Sei sulla pagina 1di 10

Poggio Imperiale

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Poggio Imperiale è un comune italiano di 2 574 abitanti


Poggio Imperiale
della provincia di Foggia in Puglia.
comune
Il paese è conosciuto nel dialetto locale con il nome di
Tarranòve[5] (Terra nuova), a causa della sua fondazione
relativamente recente.

Indice
Origini del nome
Storia
Monumenti e luoghi d'interesse
Santuario di San Nazario Martire
Chiesa di San Placido Martire
Interno
Esterno
Altri luoghi di interesse
Società
Localizzazione
Evoluzione demografica
Stato Italia
Etnie e minoranze straniere
Lingue e dialetti Regione Puglia
Economia Provincia Foggia
Amministrazione
Gemellaggi Amministrazione
Sindaco Alfonso D'Aloiso (Partito
Note
Democratico) dal 26-5-
Voci correlate
2014 (2º mandato dal 27-
Altri progetti 5-2019)
Collegamenti esterni
Territorio
Coordinate 41°49′N 15°22′E
Origini del nome Altitudine 73 m s.l.m.
Superficie 52,88 km²
Il nome del comune è composto dalle parole "Poggio",
Abitanti 2 574[2] (31-5-2021)
riferimento alla collina su cui è posto, e "Imperiale", in onore
del principe fondatore Placido Imperiale. Densità 48,68 ab./km²
Comuni Apricena, Lesina, San
confinanti Paolo di Civitate, San
Nicandro Garganico
Storia
Altre informazioni
Cod. postale 71010
Prefisso 0882
Fuso orario UTC+1
Codice 071040
ISTAT
Cod. G761
catastale
Busto marmoreo del principe Placido Targa FG
Imperiale
Cl. sismica zona 2 (sismicità
media)[3]
La storia di Poggio Imperiale è legata a Placido Imperiale,
principe di Sant'Angelo dei Lombardi (nell'allora Principato Cl. climatica zona D, 1 401 GG[4]
Ulteriore). Nel 1753 il principe divenne proprietario del Nome poggioimperialesi,
Feudo A.G.P. (Ave Gratia Plena) che comprendeva diversi abitanti terranovesi
territori appartenenti all'attuale Comune di Lesina e, attratto
dalla posizione strategica di una collina ricadente nel feudo, Patrono san Placido martire
tra i centri abitati di Lesina e Apricena, decise nel 1759 di Giorno 5 ottobre
costruirvi una grande masseria con alcune case coloniche. festivo
Attorno a queste prime costruzioni nacque Poggio Imperiale. Soprannome Porta della Puglia e del
Il principe fece arrivare nel nuovo villaggio alcune famiglie Gargano[1]
provenienti da San Marco in Lamis, Bonefro, Portocannone,
Foggia, Bari e Francavilla, primi abitanti del neonato paese. Cartografia

Due anni più tardi, il 18 gennaio 1761, il principe stipulò un


capitolato con 17 famiglie albanesi (89 persone)[6], originarie
di Scutari, che erano stati sistemate a Pianiano (frazione di
Cellere), in cui si offriva[7]:

«Detti capi di famiglia albanesi […]


spontaneamente con giuramento [..] hanno Poggio
Imperiale
asserito […] alle seguenti capitolazioni, cioè:
Primieramente detto Eccellentissimo Signor
Principe don Placido promette di dare alle
suddette famiglie albanesi tomoli trenta di
grano per ciascun mese, del peso e misura di
Puglia, dal giorno che arriveranno in detto
luogo di Poggio Imperiale e sino alla raccolta
dell’anno 1762.
Di più promette detto Eccellentissimo Signor
Principe darli paia sette di bovi, terre per orti
per anni quattro senza pagare, che possino
portare armi non proibite dalle Regie
Prammatiche, che li sbirri non li diano
molestia. Case franche per anni cinque,
territori franchi per anni tre, le legne franche
sempre alla riserva delle difese proibite. Il
pascolo franco sempre nelli territori
dell’Università.
Il cappellano mantenuto da detto
Eccellentissimo Signor Principe, e sarà
parroco, li spetterà la congrua assegnata dal
Concilio, cioè ducati cento l’anno, [...].
Per ogni famiglia si assegnano due pecore,
due capre e sei somari in comune per tutte la
famiglie e dette pecore e capre ce li concede
detto Eccellentissimo Signor Principe gratis e
senza pagamento alcuno. Il medico franco per
anni quindici.
Ed all’incontro detti Capi di famiglia albanesi
[...] promettono e s’obbligano il grano di sopra
[...], e le sopradette paia sette di bovi ed ogni Posizione del comune di Poggio
altra spesa che facesse per essi detto Imperiale nella provincia di Foggia
Eccellentissimo Signor Principe pagarlo al
medesimo Eccellentissimo Signor Principe fra Sito istituzionale (http://www.comun
quattro anni da questo suddetto dì in avanti e.poggioimperiale.fg.it)
per la rata di ogni anno.
E terminati detti anni di franchigia delle case e
territori, debbano detti Capi di famiglia
albanesi insolidum pagarne l’affitto nella
maniera che pagheranno gli altri cittadini e
vassalli di esso Eccellentissimo Signor
Principe.
Tutto il grano che avanzerà a dette famiglie del
debito che si dovrà pagare al detto
Eccellentissimo Signor Principe sia a loro
libero arbitrio di venderlo a chi li piacerà.
E finalmente si è convenuto per patto
espresso e speciale, che se mai dette famiglie
albanesi non volessero commorare in detto
luogo concedutolo da detto Eccellentissimo
Signor Principe, e se ne volessero da quello
andare, in tale caso debbano detti Capi di
famiglia albanesi, siccome li medesimi
insolidum promettono e s’obbligano di pagare
al detto Eccellentissimo Signor Principe tutto
ciò che avranno ricevuto, ed anche quelli
animali, franchigia ed affitti di case, affitti di
territori, di pascolo e di qualunque altra cosa
che avessero ricevuto in dono da esso
Eccellentissimo Signor Principe sino al giorno
della partenza [..].»

(Matteo Fraccacreta, Teatro topografico storicopoetico


della Capitanata e degli altri luoghi più memorabili e
limitrofi della Puglia (https://archive.org/stream/bub_gb_
VzUtz4c0C34C#page/n89), Tomo IV, Napoli, 134, pp. 84-
88)
Questi esuli, fedeli della religione cattolica, per sfuggire ad una recrudescenza del fanatismo religioso da
parte del pascià di Scutari, si erano rifugiati in Italia.[8] A queste prime famiglie se ne aggiunsero altre 20
(75 persone)[9] come dall’atto stipulato il 4 febbraio del 1761.[10] Le famiglie erano accompagnate da due
guide spirituali, don Marco Micheli, originario di Bria, della diocesi di Scutari, e don Simone Vladagni,
nato intorno al 1724 a Scutari.[11]

Separatamente sopraggiunse un gruppo di albanesi con due sacerdoti di rito greco: Simone Bubici con la
moglie e cinque figli e Stefano Teodoro con tre figli.[11]

Negli atti della prima visita pastorale che il vescovo di Lucera, Giuseppe Maria Foschi, compì al nascente
paese nel marzo del 1761, si evince che una parte degli albanesi non trovò di gradimento il sito, sia per la
malaria che arieggiava nella zona, sia per l’accoglienza della comunità italiana - che non fu tra le più
incoraggianti - e insieme a don Micheli, dopo poche settimane dal loro arrivo, decisero di lasciare il luogo e
fare ritorno a Pianiano. Il resto della colonia, compreso il sacerdote Vladagni, abbandonò Poggio Imperiale
subito dopo la visita pastorale, anche per le disposizione impartite dal vescovo, che vietava al sacerdote
albanese di celebrare nella chiesa di San Placido le Sacre Funzioni.[12] Il 23 marzo del 1761, la colonia
albanese di Poggio Imperiale risulta tornata a Pianiano, fatta eccezione per le famiglie di Simone Gioni,
Primo Cola e Michele Zadrima, che decisero di restare.[10]

Gli albanesi non giunti con la colonia di Pianiano emigrarono verso Roma dopo un anno circa per lo scarso
raccolto dopo l'inverno gelido.[10] Rimasero a Poggio Imperiale Simone Bubici con la moglie e cinque figli
maschi, Giuseppe Teodoro con tre figli e tre figlie, Giovanni Bubici con la moglie e la madre e Giovanni
Spenser (o Spencer). Venne poi da Barletta la famiglia Mauricchi originaria di Scutari e altri da altre
località.[13] Conservarono la lingua, l'usanza e anche le "bassette".[14]

Nel 1764, inoltre, raggiunsero il borgo anche numerose famiglie dal Principato Ultra del Regno di Napoli
(da Morra, Lioni, Nusco, S. Angelo, Carbonara), che posero le basi per la costituzione di una consistente
comunità amministrativa.

Il villaggio già conosciuto come Tarranòve fu all'origine dipendente da Lesina. Ottenne l'autonomia dal
vicino centro lagunare il 18 gennaio 1816. In tale anno il paese contava 794 abitanti.

Le prime abitazioni del piccolo borgo sorsero nella parte più alta della collina, concentrate lungo l'attuale
via Albanesi. Da questa via, nella parte più vicina alla Chiesa di San Placido, si accedeva alla dimora del
fondatore, conosciuta come Palazzina.

Nel 1886, in occasione del centenario della morte del fondatore Placido Imperiale, fu posto nella piazza a
lui dedicata un busto marmoreo raffigurante il Principe stesso.

Monumenti e luoghi d'interesse

Santuario di San Nazario Martire

A pochi chilometri dal centro abitato, sorge presso una sorgente di acqua termale che origina il torrente
Caldoli. Si racconta che il luogo fosse sacro già agli antichi greci. La sua notorietà è legata soprattutto alla
tradizione che lo vuole visitato dal martire protocristiano Nazario, il quale avrebbe lavato i suoi piedi nella
sorgente appoggiandosi su un cippo marmoreo. Questo cippo è ancora oggi conservato nel Santuario e, con
il passare del tempo, è stato levigato dalla mano dei fedeli che si recano ivi in pellegrinaggio
devozionale.[15].

Chiesa di San Placido Martire


La Chiesa Parrocchiale di San Placido Martire, costruita nella seconda metà del '700, si affaccia sulla piazza
centrale del paese, in direzione nord. A seguito di un crollo verificatosi negli anni 60, il suo interno è stato
completamente rivisitato.

Interno

Si presenta con due navate: la centrale, con l'altare maggiore; la laterale, con l'altare in marmo policromo
dedicato alla Madonna di Pompei (fino al 2006, anno dell'ultima ristrutturazione, questo altare aveva nella
parte superiore una edicola dedicata alla Vergine del Rosario. Sempre fino a quell'anno trovava inoltre
posto, nella navata laterale, l'altare dedicato a San Michele Arcangelo, protettore del comune garganico).

Degno di nota è il dipinto del Patrono, (olio su tela) risalente al XVIII secolo, donato dal Principe alla
comunità terranovese e realizzato dal napoletano Francesco De Mura. Attualmente questa opera d'arte è
posta nella navata laterale, al di sopra dell'altare della Madonna di Pompei. Prima dei lavori maggiori degli
anni 60, la tela era invece posta sulla parete frontale, al centro dell'altare maggiore.

Al suo interno sono inoltre conservati i simulacri di san Placido, san Michele Arcangelo, sant'Antonio da
Padova, Maria Immacolata, Madonna del Carmine, san Giuseppe e Gesù verso il Calvario, tutti realizzati
ad Ortisei. Di particolare rilevanza artistica è il simulacro di Santa Filomena di Roma V.M., in legno
policromo del XIX secolo, realizzato dall'artista napoletano Giuseppe Catello e di recente restauro.

Esterno

Domina la facciata esterna l'imponente campanile, struttura più alta di tutto il paese. Si distinguono due
ingressi: il più grande, che dà accesso alla Chiesa; il minore, un tempo utilizzato per accedere al campanile.
Prima del crollo degli anni '60 era visibile il tetto spiovente; dopo i lavori di ristrutturazione invece, per dare
spazio alla costruzione di un appartamento per il parroco al piano superiore, è stato realizzato un terrazzo.

Motivo ricorrente, che richiama le finestre laterali dell'edificio, è una semiluna con convessità rivolta verso
l'alto. Oltre che sulla parete laterale (lato est), questa figura è ripresa sulla facciata anteriore, al di sotto della
torre campanaria. Da questa semiluna si stagliano fasce orizzontali, che completano la metà sinistra della
facciata stessa. Le fasce orizzontali sono riprese anche nella metà superiore del campanile, come elemento
di unione con la facciata sottostante.

Attualmente, seppur non totalmente in ottimo stato, la facciata anteriore è tinteggiata di giallo, mentre le
pareti laterali sono bianche. In origine, invece, l'intero edificio si presentava di colore bianco, come la
maggior parte delle costruzioni dell'epoca.

Altri luoghi di interesse


Chiesa del Sacro Cuore di Gesù.
Piazza Placido Imperiale, dove è sita la damiera fissa più grande d'Europa[16][17]. Nella
piazza è inoltre possibile ammirare il busto marmoreo del Principe Imperiale (1886) e il
monumento ai caduti di tutte le guerre. Al di sotto della superficie della piazza stessa sono
ancora oggi visibili, tramite apposite aperture vetrate, le sottostanti fosse granaie, dove fino
ai primi anni del secolo scorso veniva stipato il grano raccolto.
Corso Vittorio Veneto, conosciuto come "il viale": ricostruito nel 2010 interamente in pietra
di Apricena, è sede della mostra permanente delle pietre estratte dal bacino marmifero di
Apricena, Poggio Imperiale e Lesina. Nella pavimentazione sono infatti presenti otto ovali in
pietra, abbracciati da blocchi di marmo convertiti a panchine; ogni ovale è realizzato con
una varietà diversa di pietra qui estratta, con scolpite indicazioni riguardanti la tipologia e
poesie di artisti locali.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[18]

Etnie e minoranze straniere

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 231 persone. Le
nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente
erano:

Romania 89 3,14%;
Albania 42 1,48%;
Bulgaria 29 1,02%.

Lingue e dialetti
Questa voce o sezione sull'argomento centri abitati della Puglia non
cita le fonti necessarie o quelle presenti sono insufficienti.

Il dialetto di Poggio Imperiale, localmente denominato "tarnuésë", costituisce un caso linguistico non
ancora ben approfondito. Si tratta di una parlata che, al pari dello stesso comune, è definibile come
relativamente “nuova”, perché originatasi anch'essa a partire dal 1759, anno dei primi insediamenti
nell'attuale territorio. Anche la popolazione che vi si stabilì era pertanto “nuova”, proveniente in
maggioranza dall'esterno del feudo (paesi limitrofi, Campania, Basilicata, Calabria, Albania, ecc.), e fu
ovviamente necessario raggiungere ben presto un'unità linguistica oltre che amministrativa.

Fondamentale al riguardo è stato l'apporto del Principe Placido Imperiale e del suo entourage napoletano, o
comunque campano, e la conseguente venuta di numerose famiglie del Principato Ultra, corrispondente
grosso modo alle attuali provincie di Benevento e Avellino: ne è conseguito che a prendere il sopravvento
fu una parlata di tipo napoletano, o meglio “napoletaneggiante”, considerata da un lato “più pura e attuale”
per l'epoca, e dall'altro un linguaggio “colto”, “forbito”, che distingueva i proprietari terrieri, i professionisti
e gli amministratori dal resto della popolazione, e che nel giro di poche generazioni è divenuta il dialetto
dell'intera comunità. A ciò si può aggiungere inoltre che il “napoletano” si è ulteriormente affermato a
Poggio Imperiale in relazione alle frequentazioni dei suoi abitanti a Napoli per motivi di studio, ma anche
per l'apprendimento delle arti e dei mestieri.

Di conseguenza, mentre tutti i linguaggi del Gargano andrebbero classificati nel gruppo pugliese
settentrionale, in particolare nel sottotipo “dauno”, Poggio Imperiale è invece linguisticamente esterno al
promontorio, presentando appunto una fenomenologia tipologicamente campana: ne è la prova il fatto che i
dialetti parlati nei centri viciniori, come Lesina, Apricena, San Nicandro Garganico o San Paolo di Civitate,
presentano ancora oggi delle diversità rispetto al "tarnuésë", nonostante la naturale tendenza
all'omogeneizzazione.

Le differenze più rilevanti attengono alla pronuncia vocalica, perché mentre nel foggiano (già a Lesina),
come quasi in tutta la Puglia, nonché in parti di Abruzzo e Molise, è presente il cosiddetto “isocronismo
sillabico”, che prevede la pronuncia chiusa di tutte le vocali in sillaba libera, terminante cioè con vocale, (ad
es. “bé-ne”, “có-sa”), ed aperta di tutte le vocali in sillaba complicata, terminante per consonante, (ad es.
“ròt-to”, “strèt-to”), a Poggio Imperiale vigono condizioni tipicamente campane, peraltro assai vicine
all'italiano standard (ad es. “bène” ma “méttere”, “còsa”, ma “sótto”, ecc.), tra l'altro con molte delle
difformità proprie del campano rispetto all'italiano standard ("vèro" contro italiano "véro", nonché i suffissi
in -etto/-etta, pronunciati sempre aperti come "sigarètta"). Differenze si registrano, seppure in misura meno
rilevante, anche nel lessico (ad es. “midollo” è reso a P.I. con mëdùllë, mentre a Lesina mëdòllë, “ossa”
diventa òssërë a P.I. mentre jòssë ad Apricena), e nella cadenza, percepita spesso da chi proviene da fuori
come “napoletana” o al massimo “molisana”.

La colonia albanese poco ha lasciato delle sue tradizioni e del suo folklore, per la breve permanenza che ha
avuto in questo paese. È rimasto solo qualche piccolo ricordo, nelle parole come kakagljë “balbuziente”, o
chjatràtë “infreddolito” e poche altre, citate qualche volta dagli anziani.

I pastori d'Abruzzo sono stati quelli che più profondamente hanno influenzato la lingua e le usanze durante
il periodo della loro transumanza, perché essi si fermavano per circa tre quarti dell'anno nel territorio di
Poggio Imperiale: le parole riflettono o le modeste usanze di casa: u ddaccialardë “il tagliere”, u tavelérë
“la spianatoia”, rescekarà (con la s schiacciata alla napoletana sc)“risciacquare”, u fukarilë “il focolare” o
“il camino”,o le attività di campagna: u necchiarekë “il prato non coltivato”, l'acchje “la bica di frumento”, i
listrë “la resta del frumento". Inoltre c'è da ricordare a lòtë “il fango", a pertòsë “l'occhiello”, u kacciakarnë
“il forchettone”, u zurrë “il becco”. Altri fenomeni, come la palatizzazione di si (trascì “entrare”), di s
(ruscë “rosso”, ma cusì per “così”), e ancora di c (vascë, cascë vrascë per “bacio”, “cacio e “brace”),
nonché l'uso della forma iévë pe pèrsë per “era perduto”, sono fatti tipicamente appenninici e pastorali.

Dal napoletano è derivata una terminologia più o meno tecnica: il teniere ricorrente nelle prammatiche del
Regno di Napoli, per indicare “il calcio del fucile”, a mórra, per indicare una gran quantità di uomini e
animali, a cùnnele, per indicare “la culla” etc.
Nelle forme verbali è da notare la contrapposizione tra un napoletaneggiante àmma fa' festë (con il
rafforzamento della m nella prima persona plurale), contro un appenninico magnàmë “mangiamo” (dove
non avviene questo rafforzamento della m nelle stesse condizioni).

Il pugliese di tipo foggiano è pure presente con pochi fatti, ma anche questi sostanziali: c'è da notare facimë
“facciamo”, nzònghë “non sono”, l'è ddittë con due d per “l'ha detto” e così via.

Economia
La principale risorsa economica di Poggio Imperiale è l'agricoltura. Le attività agricole preminenti sono
l'orticoltura (specialmente del pomodoro), la cerealicoltura e, non in misura minore, la coltivazione
dell'olivo e della vite. Sono presenti alcune imprese di trasformazione dei prodotti orticoli e olivicoli.

Importante è anche l'attività estrattiva della pietra di Apricena, che conta su circa quaranta imprese,
operanti nel bacino estrattivo di Apricena e Poggio Imperiale.

Nel settore manifatturiero si rileva la produzione di materiali elettrici; vi sono inoltre attività operanti nel
tessile, nel legno, nella plastica e nella carpenteria metallica.

Dal 2007 è in funzione un parco eolico di proprietà della multinazionale inglese International Power.
L'impianto è costituito da 15 aerogeneratori Vestas V80 da 2 MW ciascuno.

Amministrazione
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Primo
Periodo Partito Carica Note
cittadino
24 settembre Giuseppe Partito Socialista Democratico [19]
31 maggio 1990 Sindaco
1988 Caroppi Italiano
8 settembre Giuseppe [19]
31 maggio 1990 - Sindaco
1992 Caroppi
14 settembre Giuseppe [19]
24 aprile 1995 Partito Democratico della Sinistra Sindaco
1992 Cristino
Onorato [19]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 lista civica Sindaco
D'Amato
Onorato [19]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Forza Italia Sindaco
D'Amato

14 giugno 2004 8 giugno 2009 Rocco Lentinio lista civica Sindaco [19]

8 giugno 2009 26 maggio 2014 Rocco Lentinio lista civica Sindaco [19]

Alfonso [19][20]
26 maggio 2014 in carica Partito Democratico Sindaco
D'Aloiso

Gemellaggi
Vorë, dal 2011

Note
1. ^ [file:///C:/Users/HP8570~1/AppData/Local/Temp/Modifiche%20statuto.pdf Sito del
Comune]
2. ^ Dato Istat (http://demo.istat.it/bilmens/index.php?anno=2021&lingua=ita) - Popolazione
residente al 31 maggio 2021 (dato provvisorio).
3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in
Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile
2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
5. ^ AA.VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani,
Milano, Garzanti, 1996, p. 502.
6. ^ Ecco i cognomi dei capifamiglia: Cabascio (Kabashi), Calumetti (Calmet), Colezzi, Giona
(Gjoni), Kalà (Halla), Kubini, Lindi, Natale, Pali, Pietro, Sterbini, Zadrima (Xadrima).
7. ^ Una strada di Poggio Imperiale, chiamata appunto Via 18 gennaio 1761, ricorda ai posteri
il giorno del patto stipulato a Napoli tra Placido Imperiale e gli albanesi.
8. ^ Gli albanesi di Scutari a Pianiano, su arbitalia.it. URL consultato il 7 settembre 2018.
9. ^ Ecco i cognomi dei capifamiglia: Carucci (Karuçi), Codelli, Cola (Kola), Ghezza (Ghega),
Ghidi, Giaca (Gjoka), Locorezzi (Logoraci), Micheli, Milani, Nicoli, Midi (Mida), Milani,
Nemani (Remani), Prenca (Brenka), Zanco (Zanga).
10. La fondazione di Poggio Imperiale, su web.tiscali.it. URL consultato il 7 settembre 2018.
11. Alfonso De Palma, Poggio Imperiale. Noterelle paesane, Foggia, Edizioni «Il Richiamo»,
1984, p. 37.
12. ^ Archivio della Diocesi di Lucera: Atti della Visita Pastorale del vescovo di Lucera,
Giuseppe Maria Foschi, Marzo 1761
13. ^ L'ultimo a morire di questo gruppo il 15 febbraio del 1832 era Gregorio Maurizio di Scutari
che lasciò suo figlio Michele e tre figlie. Antonio Bubici morì nel 1768 e lasciò il figlio
Primiano. Nicola Bubici morì nel 1818 e lasciò il figlio Vincenzo. Nicola Teodoro morì nel
1803 e lasciò il figlio Felice; Giovanni Spenser morì in una data imprecisata e lasciò i nipoti
Giovanni e Concetta Spencer che al momento della stesura del libro di San Severino di
Puglia, nel 1834, erano ancora viventi.
14. ^ San Severino di Puglia, p. 88
15. ^ L'antico canto devozionale Lu péde de Sante Lazzare e come ce adòre e come ce préij (Il
piede di San Nazario come si adora e come si prega) testimonia il radicamento della
tradizione.
16. ^ La Dama | L'inviato speciale, su www.ilgiornalino.org. URL consultato il 14 agosto 2015.
17. ^ Amedeo Zullo, Stampasud - Il primo giornale di informazione on line di Capitanata, su
www.stampasud.it. URL consultato il 14 agosto 2015.
18. ^ Statistiche I.Stat (http://dati.istat.it/Index.aspx) - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
19. http://amministratori.interno.it/
20. ^ FoggiaToday (https://www.foggiatoday.it/politica/comunali-poggio-imperiale-alfonso-d-alois
o-sindaco.html)

Voci correlate
Stazione di Poggio Imperiale

Altri progetti
Wikimedia Commons (https://commons.wikimedia.org/wiki/?uselang=it) contiene
immagini o altri file su Poggio Imperiale (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:
Poggio_Imperiale?uselang=it)

Collegamenti esterni

Sito ufficiale, su comune.poggioimperiale.fg.it.


VIAF (EN ) 315942908 (https://viaf.org/viaf/315942908) · LCCN (EN ) n91021935 (htt
Controllo di
p://id.loc.gov/authorities/names/n91021935) · WorldCat Identities (EN ) lccn-
autorità
n91021935 (https://www.worldcat.org/identities/lccn-n91021935)

Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Poggio_Imperiale&oldid=122941200"

Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta l'11 set 2021 alle 10:26.

Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono
applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli.

Potrebbero piacerti anche