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ANNUARIO

R. SCUOLA ARCHEOLOGICA DI ATENE


E DELLE

MISSIONl ITALIANE IN ORIENTE

'TOL U~IE ' TI-VII


(1923 - 1924)

OON 5 'l1 A VOLE E 526 IL l1US 'l' RAZIONI

BERG AMO
I ' TI TU T O ITALI AN O D' A R TI G RA F I C H E
1 9 2 6

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S01\fl\1ARIO DEI_J \70L U1\1E VI-VII

DORO J.JJJ:VI. ll Pritaneo e la Th olos di Atene 1-25


- L'antt·o delle Ninfe e di Pan a Farsalo in Tessaglia 27-42
G. GmROLA. - Fermenia (K.ythnos-Thermjà) 4&82
A. MA1U RI. - .Jcilisos - Scavi della 1l1is.c;ion<· Artheolo.r;ica Italiana
a Rodi (Parte I e II) 83-3-11
B. PACE. - Ricerche nella regione di Conia, Adalia e Scalano11a ~-!3-402

G. ~foRETTI. - La porta di Adriano in Adalia .· 4.5341


Sculhtre in Adalia .+rn 001
In-Daghindà Qogia-ln 509-5-W
Lf> grotte satre di b.tiiadjd 547-554
llissar-Dagli = Montagnct della /orte:;za. f>anemoufril'l1os "! 555-<561

H. 8cuol1t ArchcoloF(iC'n rt11li11na in AtenP : Atti dt•lla Hcuoln ( lf)2:1- I024) 5U3-56ii
l•: len('O dc l le tavole. dell e figuro nel tt"st o 567-5n
Ind ice delle mnterit• ii7:i-576
IL PRITANEO E LA TIIOLOS DI A'rENE

Pausania 1, nella sua descrizione di A iene, dopo aver visitato l'agorà e prima
di volgere il passo verso la par te . ord della città, accenna ad alcuni edifici che
dovevano stare sulle pendici settentrionali dell'Acropoli. Da prima, sopra al recinto
dei Dioscuri, si sofferma al santuario di Aglauro; e poi ricorda che « vicino è il
Pritaneo, nel quale sono scritte le leggi di Solone, o vi giacciono le immagini di
Irene e di Estia; e, fra le statue, vi è quella del pancraziaste Autolico ,, ecc., ecc.
Così poco sotto ~, quando sta per avviarsi verso la città orientale e l' Olimpieo,
dice: « v'è una strada che parte dal Pritaneo e che si chiama I Tripodi "·
Il Pritaneo delle città greche, in genere, er a il centro della vita cittadina. B
lì che si trovava l'altare comune del popolo :~, il quale col progredire della civiltà
s'era sostituito al più antico focolare della tribù e ali' antichissimo focolare fami-
gliare, e sul quale giorno e nolrte si alimentava la fiamma sacra alla quale si cre-
deva connessa la salute pubblica•; una favil la di tale fiamma portavano con sè i
fondatori di nuove colonie e trasferivano con ogni cura nella nuova terra, quasi
simbolo dell'unione indissolubile con la patria antica r,.
Anche ad Atene, dunque, nel Pritaneo è conservato il fuoco perpetuo della
c ittà", l'Estia alla quale Pausania ci ricorda essere stata dedicata anche un' im-
magine cli culto, e darnnti la quale gli efebi prestavano il loro giuramento annuo 7•
In secondo luogo il Pritaneo è la sede d'un tribunale formato dai re delle quattro
tribù ioniche (i cpvJ.o{3aacJ.eiç) sotto la presidenza dell'arconte re, il rappresentante
della primitiva autorità monarchica, tribunale ch'era chiamato a giudicare degli
oggetti e degli animali che avevano causato la morte d'un cittadino e a pronun-
ziare condanne formali contro gli omicidi rimasti ignoti ' . Infine, come ci è atte-
stato da un ingente numero di iscrizioni, è il luogo dove si invitavano gli ospiti
pubblici e i cittadini onorati dallo stato.
1 I, I , 13. • \'eJ i lo i;cri•ion i erobiclH' CI A. Il , 46i·11 , 78 e 8~;
' I. ~Il, I. crr. OITTF.~RFRGfll, lk ep/1tbi1, p. !3.
" Pou., I, j ; per Uellì crr. /J C Il, \' ( 1881) p. 1 6~, riga 7 A111qor •• l'oli/•• 1 3~~b !8; l'11A7.ER, Pau1., IV, p. 441.
U. e 1'0>1Tow, witr11ye ~111· Topo9r. 1" L1elp/1i, p. 66. ~ A n1sTOT., •.A,?. Jl. , ~7. ·l; 1'E>10ST11. 1 c. Ari&tocr., 76;
·• C1c., de ltgg., 11, H. POLL., \'lii, ttO ; llAl\POCH. , « l:Tt :iauraYu'<{' '· Il tribunale
• llt:noo., I, U 6; Sr.1101.. , AllloTIO., p. 4$; En·JI. ~I. , sollo " ricordato puro in 1>1.r 1·., Sol., Hl, e in A~ooc., I, 11! •
. rgura .. aic.c.
2 DORO LEVI

Alcuni scrittori antichi, però, sembrano confondere il Pritaneo con la sede dei
pritani, che generalmente invece è denominata la Tholos 1 ; ma, prima di tutto, si
tratta di pochi passi di scrittori tardi e di scoliasti, e inoltre, se consideriamo
questi passi, possiamo constatar e che la confusione è spesso pii1 apparente che reale.
Questo, a es., è il caso d'uno scolio a Tucidide 2 che chiama il Pritaneo u una
grande casa dove si dava alimenlo ai cittaùini, così chiamata perchè ci avevano
sede i Pritani, i reggitori di tutte le cose » (ol rcòv oJ.wv :rear,116.wn1 c5t01%11wf); orbene,
questo scolio si ri ferisce al sinecismo di Teseo, e i Pritani cui allude non possono
essere quelli così chiamati nel!' epoca storica e che furono istituiti da Clistene;
chè, se poi si volesse intendere << quelli che si chiamavano pritani al tempo dello
scoliaste », bisogna notare che al tempo dello scoliaste i pritani non erano pitt
davvero « i reggitori di tutte le cose ,, !
La confusione si nob poi in un altro scolio, ad Aristofane :i, in cui si pone il
Pritaneo accanto alle statue degli Eponimi, che invece si sa con sicurezza essere
collocate accanto al Buleuterio e alla Tholos nell'agorà; e infine in Suida, che
sotto la voce Tholos dice : « Casa rotonda in cui mangiavano i pritani ; e si chia-
ma parLicolarmente Pritaneo perchè era la dispensa del grano "· È certamente
una falsa etimologia senza alcun valore storico, ma la confusione è innegabile. Non
così, secondo me, sotto la voce Pritaneo, dove altri invece vede la confusione mag-
giore. Dice infatti Suida: 1< Pritaneo: Thesmotetio, '11 holos. Presso gli Ateniesi, invece,
una casetta pubblica dove mangiavano a spese dello stato quelli che presso di essi
ottenevano tale onore. Ed era cosa ambiLissima ottenere questa disLinzione ; solo per
grandi meriti infatti concedevano tale grazia n. Il Pritaneo dunque era una Tholos,
o un edificio che corrispondeva alla 'I'holos ateniese, nelle altre città greche, mentre
ad Atene stessa era qualche cosa di diverso.
È proprio questa, secondo mo, l'origine della ben comprensibile confusione:
ogni città greca, probabi lme nte, aveva il suo Pri taneo 1, eh' era però precisamente
il luogo dove si raccoglievano i pritani; solo ad Atene, per una ragione che ora
dovremo indagare, tale luogo porLa un altro nome.
Per moltissimi pritanei oltre all'alLare comune è ricordata Ja sede dei banchetti:
per menzionarne uno solo, quello di Olimpia, sull'Altis, aYeva davanti un edificio
in cui v'era l'Estia, il fuoco sacro, e di fronte a questo un locale dove mangiavano
i vincitori ai giuochi :.. A Xaukratis, al contrario che negli altri pritanei, ogni
giorno sarebbe stato permesso a chiunque d'andarvi a pranzan} 6 • In un' iscrizione
di Creta ci è conser vato il giuramento « presso l'altare nel Pritaneo n ', e per
Rodi ci è aLtestato un Pritaneo sede dei Pritani 8 . I banchct.ti popolari presso al-

i Le te ~ tii11orua111t• i irure. al cootrario, sono n11 111cro... e; p. s sgg.


cfr. AlllSTOT., '.;IO . Il .• ~\. 43. -14 e ij~; e ANDOC., l. 4j • ... PAlS., \", t;;, 8.
IV, 3 . • PAcs. , 1\·, tso .\.
: Il, ss. ' UlTUIEll, c~r. d . 1-.·. Akad. d. 1r111•• \'ienua l&>!l, p. 431.
' Pau, 1183. ' l'OLL., t6, IS , 18 e l j , ~3, ~.

[
IL PRITANEO E LA THOLOS DI ATENI': 3

I' altare comune nei pritanei greci, sono ricordati anche da Dionigi d'Alicarnasso
a proposito dei banchetti comuni nelle t ribi1 romane 1 •
Già il fatto di ritrovare un pritaneo in tutti i luoghi della Grecia dimostra
che, piuttosto che Ja residenza d'una magistratura eguale per tutti i Greci, deve
essere indicata con un nome generale la sede della somma autorità dei vari luoghi.
Infatti lo stesso Dionigi di Alicarnasso ~ ci avverte che " i cos\ detti pritanei presso
i Greci sono sacri, e sono tenuti da coloro che nelle varie città hanno il potere
supremo ''. Infatti nevwvtç indica sempre il primo magistrato delle diverse città,
pure variando le sue attribuzioni secondo le diverso costituzioni. È noto l'uso deila
parola 11:evrm 1ç per (3ao1J.tvç presso i poeti"; o Aristotele ci conferma: 11 Alcuni
1

chiamano costoro arconti, altri re e altti pritani 11 •. Suida, sotto la voce 11:evrai11ç
commenta: u Re, arconti, dispensieri, amministratori, presidenti, custodi ''; in E-
sichio a tutto ciò è aggiunto ancora « coreghi ». Diodoro ci racconta che a Co-
rinto 11 i Bacchidi discendenti da E rcole, essendo più di duecento tenevano il po-
Lere, e reggevano la città tutti insieme, ma sceglievano fra di loro un pritane
che aveva potestà regi,a ,, 5 . Lo ste:;so ci testimonia Appiano per i Rodi, i quali
elessero Alessandro loro pritane: •• la quale è la carica suprema presso di essi » 6 •
Co ì a ;\lileto il pritane era « padrone di molte e grandi attribuzioni ,, ; ; in molte
iscrizioni lesbiche, poi, appare il nome 11:euicivt1ç con le stesse funzioni per le quali
altrove è usato {JaocJ.eiç; a ~Iitilene, a Ereso e in altre città il pritane è l'eponimo;
da un ' iscrizione di Mitilene, di pii1, sembra che in questa città i due appellativi si
corrispondano: <• ne abbiano cura i r e e pritani ,. ' .
Mediante queste considerazioni possiamo renderci ragione perchè mai ad Atene
sia stata chiamata Pritaneo la sede dei fìlobasilei e non quella dei pritani; pritani
infatti ad Atene, prima dell'istituzione di questa magistratura clistenica, erano ve-
ramente gli arconti re e i re delle tribi1; il loro tribunale era in quell'epoca re-
mota la somma giurisdizione, e nella loro residenza era conservato il fuoco sacro 9 •
Quando poi con Clistene la democrazia trionfante ebbe carpito tutti i poteri che
ancora rimanevano all'aristocrazia, per le nuove magistrnture allora istituite furono
create nuove sedi, che dovevano pure corrispondere maggiormente al grande in-
cremento della popolazione e all'estensione che la città andava prendendo col cre-
scere del commercio e dell'industria. Nella nuova agorà, dunque, spostata verso il
popoloso e laborioso quartiere del Ceramico, furono coslruiti gli uffici del nuovo
go,·erno. ~la mai, durante tutte le sue vittorie, il demo ateniese osò abolire vio-
lentemente tutti i privilegi che la tradizione religiosa consenti,·a ai suoi avversari.
Anche dopo Olistene le antiche fratrie conservano tanta importanza, da assumere

' .\. n., ~. ~ . ' ARI STOT., l'o/it., 5, ;,,


' A I\., 6S. ' B1.A•~, llrrmn, 13, p. :;&;.
• crr. r 1~0 .. rv111., 11 , 58, ed A>·~cn., ·11p1!f., "· 371 9 Anclu· quando a lìanco dPll ':rntori tà rt• t;i3 ~ors(· il poh'rc
(cd. Wei l) . r i,.i lt• doll 'n reonte. 1c mhrereblw che pure la sede Jella sua
• l 'ollt ., G. ma;-ist ratur:1 ,j3 ' 1313 il Pritaneo, :tl.ncno socondo 'lua ~tto ci
•• \'Il, 9, 6. •lles tn Aris tot., ' AtJ. n.. 3, 5.
'1 I\', 66.

r
4 nono 1,mv1

quasi l'ufficio di battesimo civile dei fanciulli ateniesi; così puro ci si spiega bene
perchè mai neanche il tribunale degli arconti re e dei re delle tribù sia stato
abolito, ma invece, defraudato di ogni reale potere poli tico, abbia mantenuto tut-
tavia un raggio dell'antico splendore nelle sue attribuzioni religiose. In poche pa·
role, sembra ohe Olistene con somma abilità abbia voluto lasciare agli antichi go·
vernanti tutto quanto, escludendo ogni effettiva ingerenza nella direzione della
Repubblica, abbia potuto far sentire meno la violenta innovazione delle sue ri forme.
E così il P ritaneo rimase sempre in certa maniera il centro religioso degli Ate-
niesi, mantenne, oltre al suo tribunale, il suo fuoco perenne sull'altar e presso al
quale gli efebi prestavano giuramento, la prerogativa di ospitare gli ospiti pubblici
e i cittadini pr emiati, e, oltre a tutto ciò, mantenne pure il suo ormai fittizio nome.
Oosicchè mi sembra chiaro ormai perchè, quando i nuovi pritani ebbero co-
struito il loro proprio edificio, presso al Buleuterio nell'agorà, non poterono deno-
minarlo col nome che gli spettava, e lo chiamarono invece, dalla sua forma, Tholos.
1\Ia anche la nuova somma magistratura doveva avere il suo altare presso al quale
prestare giuramento e fare i sacrifìzi rituali 1 ; non solo, ma - altra causa di con-
fusione col P ritaneo - aveva pure la sua mensa dove ogni giorno pranzavano in-
sieme i 50 pritani della tribù pritaneggiante 2 coi loro segretari e i loro scribi 3 •
Paro ehe in epoca tarda anche persone estranee al corpo dci P ritani per me-
riti speciali ricevessero il vitto nella Tholos (un' iscrizione del II sec. d. O. concede
tale onore a un sofronista) •; tanto che alcuni, in base a cer ti confronti epigrafici
di liste dei pritani e degli aesiti che ci sono pervenute per questo secolo, credono
di poter desumere che in quest'epoca gli invitati del Pritaneo e della Tholo3 siano
stati riuniti in un luogo solo~. Io per altro, badando soprattutto alla distinzione che
anche scrittori tardi continuano a farn tra i due generi di banchetti pubblici 6, credo
che non si possa a mmeLtere la riunione delle due tavole dello stato, e che l' au-
mento delle liste debba spiegarsi semplicemente coll'ammissione sempre più nume·
rosa degli impiegati .al Pritaneo ; .

•••
Per l'ubicazione del Pr itaneo, abbiamo già indicato che quello visto da Pau·
sania doveva trovarsi senza dubbio su l lato settentrionale dell 'Acropoli ~. Ma alcuni
hanno obiettato che, secondo la testimonianza di Tucidide 0, la città più antica si
estendeva solo sull'Acropoli e a S ud dell'Acropoli, cosicchè il Pri taneo visto da
Pausania non sarebbe quello originario. Aristotele racconta che, in origine, " i
nove arconti non abitavano insieme; rna il re aveva quel luogo che ora si chiama
l Cfr. PAU~., I, s, 1. ' Cfr. \\'ACllSllcTll, /Jit Stadi Aliltll, '· p. us.1, nota 4.
' oe~ ..
XIX, 100; cfr. Pou .. VIII, 155. ~ La ro~izione esatta ~·ì· \'Oluta ricono;,:cere negli u·anzi
3 OEM., X IX , :!4!).
di due eùifìei contigui sulla ''IS la terrazzo superiore, fra le
4
CIA, li i. 761. r hiese di H. Soter e di Il. Si111eon; dr. \\'AC llSll~TH. o. c., I,
; Cfr. CURTllS , Alt. SI., Il. 64 e Scuòu., lltl'lllU, n, r· >!~I.
r. .i9 . • Il , 15, 3.
4 Clr. a es. Po1. 1. .. VIII, 155 e IX, 40.

[
IL PRITANEO 1·1 IJA THOl~OS DI AT!';NE 5

bucòlio, presso al Pritaneo (ed è evidente: anche ora infalti costi avvengono l' u-
nione e le nozze della moglie del re con Dioniso), l'arconte il Pritaneo, il pole-
marco l'epilicio » ecc. Abbiamo dunque un nuovo dato per precisare l' ubicazione del
Pritaneo, che doveva essere vicino al bucòlio. Il male si è che per il bucòlio la
questione è anche piì.1 int ricata che per il Pritaneo. Polluce 1 dice che u i filoba-
silei, in numero di quattro e proven ienti dagli eupaLridi, si occupavano soprattutto
delle cose sacre raccogliendosi a seduta nel basileion presso al bucòlio ». Ma è
l 'unico caso in cui compare un edificio di Lal nome ad A tene; e inoltre da a ltre
testimonianze, fra cui un passo di Polluce poco più sotto del passo incriminato,
conosciamo il t ribunale dei filobasilei, presieduto dal re, che giudicava delle cose
inanimate o degli omicidi rimru:ti sconosciuti nel Pri ta n eo~ ; Suida, inoltre, ci dice
soltanto che il tribunale aveva sede presso il così detto bucòlio, ciò che va benis-
simo, come abbiamo visto, per il Pritaneo. Quindi l'unica conclusione possibile è
che si tratta di un errore facilmente comprensibile di Polluce, per cui Pritaneo,
per attrazione dei filobasilei appena nominati, fu Lrasformato in basileio ~ .
Liquidato dunque il basileio, e tornando a l bucòlio, s'è voluto affermare l' im-
possibilità d ella sua collocazione sulle pendici settentrionali dell'Acropoli da un
passo dello Pseudo-Demostene 1, che ricorda la condizione a cui doveva corrispon-
dere la moglie dell'arconte re per essere degna di celebrare le sacre nozze con
Dioniso: doveva essa cioè essere cittadina e aver sposato il re in prime nozze;
tali condizioni erano scritte in una stele, ch'era stata collocata presso all'altare nel
pit1 antico santuario di Dioniso lv Ai,m•a1; . Tale misteriosa cerimonia, come ab-
biamo g ià visto \ avveniva nel bucòlio, ed era fatta in occasione delle Antesterie.
Durante le stesse feste, e precisamente il 12 del mese AnLestorione 6 ) il re sce-
glieva fra le n obili ateniesi 14 dame, dette (1 le Venerabili )) , le quali entravano
con la regina nel tempio di Dioniso b1 11lµMt ç, che si apriva soltanto in quell'oc-
casione durante tutto l'anno, dove giuravano di celobrare secondo il patrio rito
certi speciali sacrifici.
In seguito a queste notizie s'è voluto che anche le nozze dovessero avvenire
nel santuario di Dioniso, e siccome sappiamo d'altra parte che avvenivano ne l bu-
còlio, il bucòlio dovrebbe essere stato una parte dcl santuario stesso. Ora la re-
g ione lv Ai1-wa1ç in cui si trovava il santuario è stata collocata nella parte occi-
dentale della città, e a ogni modo, senza addentrarci maggiormente nella s pinosa
que ~ tio n e • non era cer to nella parte settentrionale. ~Ia in r ealfa nulla ci dice che
7

le nozze dovevano avvenire do\e era posla la stele ; cosicchè, per il luogo delle
I \' ll f, lii. rlu· m3i ru rhiam:1to rrilanco piutloslo il Juogo do\·e com·eni -
• •'oLL., n11. t '.!O; A 111sToT., ' A iJ. n., ~;. ,1; DEMO>Tu.. ··ano i re cl1e non quello do'c risiede>ano i \'er i e propri pri-
r. Ari1/ocr., itl; PLl'T., Sol., 19 ; A'DOC., '· <8. crr. O>: S "· tani. L• re.;;io i· amme"a anche dal DE SA\CTI~, o. c., pp. 31
CTl;;t. "A,,?h. p. i li t'g~. e 5-0.
' As,3i pili loiira f• 'tuosla deduzione, che non per es. ' S~..Jti; C(r. llP.$YCll., dtOYt~'10t.' yfi,1to~.
•111ella ,fcl flo•rher ([Jasiltion sollo Healia) secondo il 11uole ~ ·.. uJ. Il., 3. s.
>:a rchho •t•to chiomoto ha siloio nel tempo dei re 1uello rhc • TL c., Il , i5 ; e 1'01.1... \' fil , 10$.
pili tardi ru chia mato Jlrilaneo; se pure in r~tti IJ già con~ta­ 1
\"cdi Jl o•: rctt, 1op. t'. Atlun, p. ~61 st;b. ; e OE SA~cT1s,
llltn nffini tà dci due appell ativi potrebbe aver faci litato l:a tra- o. c., p. 31, nota 7.
!> (orm:u ione dcl nome, non si potrebbe d:l\' vero spiegJ re per-
6 DORO Ll-JVI

nozze stesse, non ci resta altra testimonianza che il passo di Aristotele che lo col-
loca nel bucòlio; e al massimo. considerando il rito nuziale greco, si può parlare
d'un corteo che partisse dal recinto di Dioniso e arrivasse per la cerimonia fino
al bucòlio ; e non vi sarebbe nulla di strano che, nella stessa festa, dei riti diversi
fossero celebrati in luoghi diversi, perchè lo stesso sappiamo che accadeva anche
in altre occasioni, ad es. nelle Grandi Dionisiache 1•
Altri hanno voluto collocare il Pritaneo primitivo non già nella regione f:v
Ai;wau;, ma addirittura sull'Acropoli 2 • Si valgono questi d'un passo di Polluce 3
che dice trovarsi sull'Acropoli il Pritaneo e l'estia, passo che sarebbe confermato
da nno scolio ad Aristide (p. 48) secondo cui esso era u n luogo sacro a Pallade.
.Ma, senza fermarci su questo scolio perchè, come vedremo piì.i sotto, tutta l'Acro-
poli, e specialmente le pendici settentrionali sotto I' Eretteo, erano sotto la diretta
protezione di Atena Poliade, Polluce, in realtà, non parla dell'Acropoli di Atene,
ma descrive un'Acropoli in generale, sulla quale egli immagina raccolti tutti i prin-
cipali monumenti della città; fra l'altro, infatti, egli dice che l'Acropoli si potrebbe
chiamare anche << reggia o sede del ti ranno Il, mentre per Atene il ricordo di re
o tiranni sull'Acropoli doveva da tempo immemorabile essere spen to; e poi egli
dice non già che v1 era il Pritaneo sull'Acropoli, ma che vi è; e un Pritaneo sul-
l'Acropoli al tempo di Polluce è assolutamente inconcepibile. Un'altra testimonianza
avanzata è un'iscrizione che nomina " la sacerdotessa di Estia sull'Acropoli e di
l.Jivia e di Giulia ll 4 ; ora qualcuno ha creduto qui che si tratti dell'antico focolare,
e del relativo Pritaneo; ma non è neanche necessario insistere quanto sia assurdo
pe nsare a un Pritaneo sull'Acropoli in epoca romana; qui si tratta di Vesta, e la
sacerdotessa nominata è quella stessa che un'altra iscrizione chiama appunto " sa-
cerdotessa di Estia dei Romani I)". E infine, tornando a quella eh' è considerata la
più valida testimonianza in favore d'un Pritaneo sull'Acropoli, cioè al passo citato
di 'l,ucidide, anche senza considerare che esso si riferisco a un'epoca quasi mitica,
cioè quella anteriore al sinecismo di T eseo, e che d'altronde col nome di Acropoli
'rucidide poteva comprendere anche le sue pendici settentrionali, quella ch'era chia-
mata " la fronte dell'Acropoli >1\ si può inoltre far notare che questo passo può
essere in realtà addotto contro la teoria medesima che ne trae le mosse. Il passo
infatLi legge: " Teseo, avendo sciolti i buleuteri e le magistrature delle altre città,
raccolse tutti in quella che ora è la città imponendo un solo buleuterio e un Pri-
taneo... ecc. ecc. Prima di questi fatti, quella che ora è l'Acropoli era la città, e la
parte sotto3tante ad essa verso Sud ... o. E l'autore, come prova, cita anche antichis-
simi templi, anteriori al sinecismo, che stavano, econdo lui, per l'appunto sull'Acro-
poli o a Sud di essa. La Polis dunque, quella dove com·engono ora tutti gli abitanti
dell'Attica e dove sono posti i nuovi edifici per le magistrature comuni, non solo
qui non è identificata coll'Acropoli, ma anzi , ben considerando, ne è contrapposta!

1 t.fr. N1Lr.~os, Studia d• 1Jvo11isii• Alticis, p. l~t. ' M h. "111111., 1889, p. a~t .
, \'cdi • e•. Crnnt'S, Ml. SI., li , 55. > /CA , lii, 3HS.
" IX , 40. " Cfr. W ACIT ~MUTIT, o. r . , l, p. 411'4 •~I(.
lfJ PRITANEO Rl LA 'fHOLOS DI ATENffi 7

Scartate tutte queste supposizioni, dunque, non abbiamo nessun motivo per
credere all'esistenza d'un P ritaneo diverso da quello descrittoci da Pausania, e
anzi, ricordando le nostre considerazioni sul nome di Pritaneo, possiamo quasi cer·
tamente escludere che vi sia stato un altro Pritaneo prima di quello da noi cono·
sciuto; questo infatti risale indubbiamente a Olistene, ed essendo mantenuta l'an-
tica istituzione solo per la t-enacia della tradizione religiosa, pure riducendosi enor-
memente le sue competenze, e pure costruendosi un nuovo edificio più conforme
alle nuove esigenze dei tempi e un nuovo altare della patria piì.1 vicino al mutato
centro della vita cittadina, non è certo ammissibile che dopo Clistene l'antica ara
abbia mutato r esidenza, chè tanto sa rebbe valso abolirla ! Egualmente non è am-
missibile che si sia cercata una nuova sedo per il P ritaneo in epoca pisistratica,
quando og ni altra magistratura fu ori della tirannide poteva vivere solo nominal-
mente. Il Pritaneo dunque risale certamente fino a Solone, ed è fino dalla sua le-
gislazione che le tavole delle leggi, conservate ancora al tempo di Pausania, vi
furono collocate; nè prima di Solone possiamo immaginarci un'estensione così sen-
sibile della città e un aumento così forte della popolazione da richiedere lo spo-
stamento d'un luogo così stabi le e sacro come l'ara, che un'iscrizione di Tanagra
chiama « il cuore del popolo '' '.

IL BUCO LI O E fJA SOPRA V VIVENZA

DI ALCUNI E LE MENTI MICENEI NELLA RELIGIONE GRIWA

Parlando del bucolio e delle nozze di Dioniso, abbiamo toccato una delle ma-
nifestazioni piì.1 singolari della religione greca. In g1merale tutto il culto di Dioniso
appare come qualchocosa di estraneo al carattere della religione g reca, così come
nella tradizione il dio stesso è un estraneo che solo con la forza riesce ad acqui-
starsi un posto nell'Olimpo ellenico; la sua posizione è tanto anol'male, anzi, che
assistiamo allo strano fe nomeno della sua difesa da parte del poeta piì.1 scettico fra
i Greci, nelle Baccanti cioè di Euripide, e la sua satira spietata in un poeta che,
per quanto deridesse i vizi e le ridicolaggini degli dei, in fondo si atteggiava a
difensore del patrio culto, voglio dire nelle Rane di Aristofane. ;\fa, di tutta la sua
ricca mitologia, noi tratteremo soltanto alcuni punti che ci preme mettere in luce.
I bucòli, i cc bovari », non sono naturalmente dei soliti pastori. Conosciutissime
sono le loro associazioni in epoca ellenistica, in cui essi celebrano i misteri di Dio-
niso. Ma anche in tempi molto più antichi li vediamo nelle funzioni di sacerdoti ;
un frammento di Euripide ci attesta dei bncòli a Tebe, intenti a coronare di edera
l'antico simulacro in legno della divinità 2 ; un altro bucolio è conosciuto per Creta
da un frammento dei Cretesi di Euripide : " una sacra vita conduciamo, da
quando divenni miste di Giove Ideo, e /JouYa ç di Zagreo nottivago, compiendo i
t Clr. ruAZill, I\", p. Hl. ' .~ ntiopr, :\•l'ck fr. òO~

l
8 DOHO IA~Vl

banchetti di carni crude e levando torce alla madre dei monti, e fui chiamato ve-
nerando baccante dei Oureti " ecc. 1 •
Già il nome stesso di questi sacerdoti « bovari » ci richiama il ricordo dei
culti totemici; ma, di pili, noi abbiamo abbastanza numerose e sicure notizie che
confermano il culto di Dioniso sotto forma tau rina. Le donne di Elide, secondo
Plutarco 2 , a primavera invocavano il ritorno di Dioniso: «Ritorna o eroe, o Dioniso,
al sacro tempio Alio assieme alle Grazie, al tempio, balzando sul piede bovino, ve-
neratissimo toro ». Gli Argivi poi lo chiamano '' nato dal toro n. Non è molto
dissimile l'invocazione del Coro delle Baccanti: '' Mostrati qual Loro o dragone dalla
molteplice cervice, quale leon che avvampa di fi am me r utilo »:'. Probabilmente allo
stesso culto bisogna riferire la dedica di Thcspiae ,, 0eov 1'a<~eov » '. Ateneo ci informa
che molti poeti chiamano Dioniso toro, e che sotto forma taurina ha una statua a
Oizico "; e P luLarco aggiunge che molLi greci hanno innalzato statue a Dioniso
tauromorfo 6 • A questo culto, infine, corrisponde il sacrificio a l dio d' un toro, che
veniva ucciso con un'ascia e poi divorato a pezzetti crndi ; olt re a Greta si distin-
guono per simili cerimonie sopratutto Oh ios, Lesbos e Tenedos ; ; sacrifici di tori
(raveoq 6J 11a) probabilmente riferiti a un culto simile sono ricordati in un'iscrizione
1

di Anaphe ' . Il significato di tali riti orgiastici, solennizzati sempre con l' uccisione
di animali, viene spiegato generalmente come i dolori della natura partorien te in
autunno; di Dioniso infatti si diceva che allora scompariva, e si rifugiava in fondo
al mare o presso alle Ninfe o tra le Muse, e ritornava solamente, tra grande gm-
bilo, a primavera.
JB già stato messo in luce da altri !• il r apporLo che corre fra alcuni riti ate-
niesi, e soprattutto la cerimonia della bufonia nelle feste Diipolie, con antichi riti
micenei. Nelle Diipolie, infatti, per dire soltanto quello che narra Pausania 10, il
sacerdote ucc ideva con un'ascia un toro, cu i prima si lasciava mangiare le offerte
<li grano e di orzo dall'altare di Zeus Polieus sull'Ac ropoli ; poi il sacerdote fug-
giva quasi spaventato del suo misfatto, e, non potendo essere g iudicato lui, veniva
g iudicata l'ascia che era stata istrumento dell'uccisione. Ora in tale cerimonia, che
riusciva stranissima a i Greci stessi, vi sono <logli elementi, come la doppia ascia e
sopraiLutto il toro, che richiamano immediatame nte il culto cretese. Di questa scena
sacra si può oggi riconoscere forse un'illustrazione in una gemma di Creta" in cui
compare il toro appoggiato con le zampe anteriori a una specie di altare, rappre-
sentato con un disegno reticolato, in atto di bere secondo l' Evans, in atto di man-
giare le offerte se la nostr a esegesi è vera; un agile cretese, dalle proporzioni assai

' l'r \i5; \·edi ;rnche accomun3li i buci1li coi Coribanti • ''· 01.' 35.
in Lur., fl ., ,;9z1jr1rw.;, 7t•. ' In que•t ' i<ol• Dioniso comporr odorato sotto Sii appella·
• Qu. r.r., 36. t h 1 tli &n>u;;.v,o.:. <:>ntit)1&.; o 1.+11u1ur1j.: e ù._,,,?aw."fo990.1"<n>i;.
• \', lOli, trad. Homof;noli. Cfr. ancor• Ern1r111c, n11e- • I G, Xli', ~4:1.
eant1, !118; NtcA,DRO, in AST0'1'0 l.IDERA1.r., rop. X; l.1 • • B. M. TAMARO, in Annuario Jclla Sruola Arch. Ji Aae
co1•11n., Alex., p. 4? (ed. Stcpliani ). rw, \Ol. n·-\f' p. I .....
• 1: I e, r:rntc. St/I/, I, 1787. 1• I, ':! I, 4 .

•X l, 47~ A. u E\'A\ .. , 1he Palart o1 .llinoa, p. 3ìi, r.,. :1 ...

l
IL PRITANEO E LA THOLOS DI ATENE 9

minuscole di fronte al tor o, gli salta addosso fra le corna 1 • Ma altri esempi sembrano
ancora più perspicui; senza nominare tutte le rappresentazioni di tori feriti sopra a
grandi altar i, che potrebbero appartenere alle consuete scene d'un semplice sacrifizio,
ricorderò soltanto due cretule, di Onosso, di cui una, frammentaria 2 , rappresenta
due tori col muso accostato ad un piccolo altare, me n tre l'altra, anch'essa purtroppo
guasta lungo tutto l'orlo (fig. 1), raffigura due tori che incedono questa volta (sembra
quasi feri ti e grondanti sangue dal dorso) sopra un vasto al tare sostenuto da una
colonna con ampio capitello arrotondato, nel mezzo, e da due bucrani ai lati 3 •
Noi, ora, vorremmo far notare come molti di quegli elementi nel culto di
Dioniso, che a noi e ai Greci stessi sono apparsi estr anei alla religione ellenica, si
possono egualmente ricollegare con la civiltà cretese, le cui tracce si vanno sco-
prendo sempre pii1 numerose di
giorno in giorno non solo nel-
l'AtLica, ma anche in Beozia,
come in molte altre località della
terraferma ellenica. E, oltre a
tutte le testimonianze già citate
per il culto di Dioniso tauromorfo,
possiamo aggiungere che anche
per que to dio si celebrava una
cerimonia quasi in tutto identica
a quella di Zeus. Infatti ci rap·
porta E liano che « gli abitanti
di '!1enedo anticamente alleva- l'I<~ . I - !"llF.TUl,A 01 ONOSSO OON DIJR TORI CNOF.ORNTC
SOP ltA UN A[,TAltf..
vano a Dioniso una vacca incinta, (Ois. ingrandito, di E. Stcr.ni)

e quando partoriva la trattavano


come una puerpera; sacrificavano poi il vitellino appena nato, calzandolo di coturni;
ma colui che lo colpiva coll'ascia, veniva inseguito con pietre, in grazia alla legge
divina, e fuggiva fino al mare »'. Anche qui dun que ritroviamo il toro, o giovenco,
e la doppia ascia, ma questa volta in relazione con Dioniso anzichè con Zeus. Di
più, ritroviamo Dioniso in relazione con la doppia ascia fino dalla prima Yol ta che
compare nella letteratura greca, cioè in Omero: Diomede infatti, prima di scon-
trarsi con Glauco figlio di Ippolocho, gli domanda se egli non sia un dio, perchè
egli non voleva combattere contro gli dei come Licurgo, il quale aveva cacciato
le Menadi dell'invasato Dioniso sul venerato Jisio; e queste erano tutte fuggite,
lasciando cadere per terra gli istrumenti della cerimonia, inseguite dalla bipenne
lanciata loro dietro dal feroce Licurgo, mentre Dioniso aveva cercato rifugio get-
1 S<>eondo alrri i• il toro clic carica e getta per aria l uo1110.
0
per gentile concessione Ji Sir A. EfOns. Uo altro esempio io
1'"01· ..e 11ua ''•rianle del sog~t•lto è da riconoscere nella capr:a tui i piedi d'un altare a'surnono forma di bucrani, è dato
rhc mon;ia pre~co un altare. con accanto un bamUino o un Jall• gemma di llcrlino, Fu1Twu~G~E11, /Jncl1rdb11n9 da
l(iO\anCllO, lbid., p. ~73, fig. ~0~. yuelwillnun 1ttint />11 Antiq1<11rlum, tav. I , :!~
' Museo, Caodia, vet r. t6, 11, ~84. • Il< nat. a11im., Xl i , 34.
• Musco, Candia, 'etr. 16, 11. 10\I. Jo:ssa si puloblica ~11i
10 DOHO LEVI

tandosi nell'onda del mare, dove 'l'ctide l'accolse tutto tremante per lo spavento
che l'aveva invaso alle minacce dell'eroe '.
Che la (JouTr21/~ scagliata da Licurgo s ia proprio una bipe nne, e non un'ascia
semplice, anche qui è dimostrato sia dalla tradizione figurata, iu cui la bipenne,
coronata di tralci, è portata dai seguaci di Bacco, sia da quella letteraria che in
epoca posteriore rinarra l'episodio 2 • A Tenedo stessa, infatti, dove abbiamo visto
in grande onore il culto di Dioniso, troviamo in monete del VI sec. da una parte
la bipenne e dall'altra una testa gianiforme, che è stata ident.ifìcata come Dioniso
e Ariadne 3 : vi è spesso accoppiata, invero, anche l'immagine d' un grappolo ma-
turo, d'un cantharos o d'un altro vaso, che richiamano alla mente il culto di Bacco•.
In Tracia, su di una moneta del 400 circa, la doppia ascia accompagna la testa
di Dioniso solo 5 1 mentre in altre monete della stessa epoca accompagna il grap-
polo d'uva•:; ritr oviamo la bipenne in 'l'essaglia, in monete di Larissa ', e in altre
di Phcrae coniate dal tiranno Alessandro (369-357 a. C.) ohe ~appiamo aver tri-
butato un cullo speciale a Dioniso di Pagase, il quale era soprannominato Pe-
lekys dalla bipenne usata nei sacrifici in suo onore ". In molte monete della Caria
v'è nel rovescio una testa barbata coronata di alloro, che si inte rpreta come Giove
in omaggio al culto a noi tramandato di Zeus Labrandeus, benchè non vi sia al-
cuna ragione speciale per attribuire tali monete a Zeus piuttosto che a Dioniso;
ma certo non si possono attribuire a Zeus le monete in cui compare l'aspetto gio-
vanile del dio imb:irbe 9 ; in un'altra moneta caria, poi, abbiamo sul rovescio i grap-
poli e le spighe ' 0 • Senza insistere su parecchie altre monete in cui, accanto alla
bipenne, si potrebbe riconoscere la figura di Dioniso o quella della sua sposa 1 1, no-
teremo invece quelle in cui compare l<\ bipenne assieme al toro, cioè due monete
di Myndos e una di Aphrodisias, in Caria, di epoca imperiale 12 ; infine un serpente
è attorcigliato alla bipenne in una moneta frigia di Hierapolis del I sec. a. C.':'.
Ritornando alla tradizione letteraria, è importantissimo anche un frammento
di Simonide tfr. 172), in cui la doppia ascia è chiamata " . ltW11vaow t111axToç {Jovcp6-
vov {}egémoirca '' · Con la stessa bipenne, poi, Licurgo impazzito per castigo divino
uccide suo figlio prendendolo per un tralcio di vite 14 , scena cho vediamo raffigu-
rata in parecchi vasi attici e in rilievi •:'.
Ma si potrebbe obiettare come mai, se il dio taurino di Crela s'è identificalo
con lo 7ieus greco, si voglia trovare il ricordo del suo culto pure in Dioniso ; tut-
tavia la risposta non è difficile, perchè non è solo ammissibile ma ben compren-
' z. 137 . ~a ..d90>' t/Jc~aìov .dtQ,,,,oor 1ÒY ,·,, Jlciyo.oai..~, :J: i>:a).cho lli-
• Cfr. S'rbPllANr, Compie rtndu, t863 , p. l?:i si;i;.; 0\ID., ;,,,xv:, tboefJ1:i11 Ju~<p6~w; ,.
Jletam .. 4, ~2, 'l'rlst., 5, 3, 39 ecc. Per le allre rapp1·ose11ta- • Auso~, Il, 1111. U8·69, 11100010 di Ci licia; 1:1 fii;ura IJar -
zioni figurate Ji Dioniso con elementi taurini, in genoral1 1
1
bn1a è ai on. i2· i.I o 76.
dr. CUJITIUS, Vas Stier del Diony1us, Jena 1 88~. io Di lleraclea S•l~ace, ibitl., 11. 96.
• HEAD, llist. i\'umm ., ~. p. 550. 11 Cfr. ibid., i nn. 46, 47, 75, 82, 81-86, 90, i OI

• Clr . AtSON, 1\'umismata Cratca, II , nn. 48· 67. " Nn. 80. 81 e 95.
' HrAD, p. !!8~. 13 lbid., n. i Ot.

• ACSON, II. nn. 41-43. IC A POLLOD., 3, S, t.


; llEAD, p. 308. 1
~ RoscttER, n,, p. 21us t' ... g~.
• Scuo1. . 0 >1. 1 Il., ~\I\'. i~ '$: • fh,;:rou:r~: <f't/on• •À;J..
u, PRITANEO E LA THOLOS J)J ATEJNE 1t

sibile uno sdoppiamento della somma divinità cretese, di cui invero alcuni attributi
vediamo passare nello Zeus greco, come alLri in Dioniso; se infatti Zeus eredita
la somma autorità, è proprio Dioniso ad assumere tutti quei caratteri naturalistici
che non si possono negare nella religione minoica. Ancora in epoca tarda si tra-
mandava a Creta che il culto del sole o della fecondità della natura era simboleg-
giato nel toro 1 : e infatti, nel!' epoca minoica, è frequentissimo il comparire del
sole e della luna in anelli e sigilli di soggetto religioso; ed è proprio la scena
della morte dcl dio, che potrebbe corrispondere in tal caso al lutto dell::i. natura
per la partenza di Dioniso in autunno, che l' Evans ha voluto riconoscer~ in alcuni
anelli d'oro di Micene 2 • Abbiamo accennato sopra al frammento di Euripide in cui
i u Baccanti dei Curcti n si chiamano insieme Misti di Giove Ideo, e Butai di Za-
greo. Il mito dei Oureti infatti, fino dal suo apparire in un frammento pseudo-esiodeo,
ha un carattere spiccatamente bacchico, e i Cureti di Zeus sono accoppiati ai Satiri
di Dioniso : cc Dalla figliuola di Foroneo dicono che siano nate cinque figlie, dalle
quali provennero le rinfe dee montanine, e la stirpe dei Satiri fannulloni ed in-
capaci, e i Oureti, sollazzevoli dèi danzatori »=1• Già gli antichi hanno rimarcato la
somiglianza della leggenda sulla nascita di Giove con quella sulla nascita di Bacco,
e dei Cureti coi Kobaloi e coi Satiri dionisiaci; vi insiste però in modo speciale
Strabone 1 che, fra i molti passi poetici che cita, ci fa conoscere anche un impor-
tantissimo framm ento del Palamecles di Euripide, secondo il quale Dioniso cc assieme
a sua madre si diletta sull'Ida dello strepito dei timpani ,., sul monte Ida, appunto,
dove era localizzata la leggenda dei Cureti ; in un altro frammento euripideo dei
Cretesi risalta il carattere bacchico nei riti dei Cureti, che sono accoppiati ai Satiri
danzanti di cui gode Dioniso ; e in Nonno sono fatti addirittura i Cureti stessi balii
di Dioniso infante. Anche le rappresentazioni figurate in cui la nascita di Dioniso è
accompagnala dai Cureti sono svariate e numerose ; fra queste è importante il rilievo
del teatro di Dioniso ad Atene, una pisside d'avorio di Milano .; e un rilievo della
villa Albani '1, oltre ad alcune monete imperiali 7• Un precedente a cui forse si
può ricollegare il mito dei Cureti, sono le danze mistiche che si sono riconosciute
in diversi monumenti minoici~. Anche i leeoì yapo1, dai quali evidentemente derivano
le nozze della regina nel bucolio, sono spartiti egualmente fra Zeus e Dioniso, e
sono collocati dagli antichi per la maggior parte proprio a Creta, a Cnosso o a
Hierapytna !•; e bisogna ricordare che Ariadne, la sposa di Dioniso, era un nome
sotto il quale era venerata a Cipro Afrodite Urania, e che in essa già l'Evans ha
riconosciuto la moglie del cretese dio della luce 10•
Non vogliamo ora addentrarci nella selva intricatissima delle teorie orfiche
1 Cfr. SUIOA: ra ii(}o.: • uì <AÙ)olo~· coù ùv<l!)6.;-, e "IA IUIU, ,, llELBIG, Fiihnr, Il, os, sn.
Calu1d. Crtl. , in llend. dei Lìnal. li Ili, p. t~o .• 'AJ•ovno: 7 l\O~CllER, 111, p. 16~6.
taUeo; , , ecc . • crr. 5_.,·1cNoN1, J/011. Ani .. XIV, p. sxs si;i;.
• crr. EVA:<S, o. r., p. t ilt e ft;:. 116. • Cfr. P. M1:<cAzz 1s1, mili prt-tlltnici in Crtln,
f:11//i '
• Fr. I ~ GOETTI:; cfr, I M111811 in Roscur.R, l.e;1,;., 11 1, on /le/iulo, I . ~4 sgi;. Anrl1e di lali none I' Evans crede di
r. 1595 e si;i:. poter riconoscere delle tracce nella re1i;ione minoica, cfr. o.
' 469 sg,;. r ., p. 5?6, lì,;. 383 .
• ROSCHER, Il', fti;11ra •Il• p. 1618. to E\'ANS, Tru a11à Pillar Culi, JllS, XXI, p. tU.
12 DORO 1,11v1

di Zagreo; ma ci basterà di accennare a due o tre clementi che ci possono inte-


ressare. Le linee essenziali della leggenda di Zagreo sono queste: egli è figlio di
Zeus e di Persefone; nei suoi giuochi infantili viene sorpreso dai 'fitani, messo a
pezzi e divorato; solo il suo cuore è risparmiato, e Giove, inghiottendolo o facen-
dolo bere a Semele, fa rinascere il dio sotto forma di Dioniso. - Vediamo dunque
che Zagreo non era altro che la prima incarnazione di Dioniso. Nonno 1 aggiunge
come Zagreo cerca di salvarsi dai suoi nemici mediante diverse trasformazioni,
finchè è sopraffatto e messo a pezzi sotto forma di toro ; ed è per questo fatto,
secondo Firmico Materno 2, che si sbranava a lui un toro, per ricor do cioè dei
dolori sopportati dal fanciullo morente. A Zagreo stesso, poi, da parecchi autori è
attribuita forma taurina~ .
Abbiamo indicato, dunque, la stretta parentela fra Zeus e Zagreo, e indiretta·
mente quindi fra Zeus e Dioniso. È interessante anc;he rilevare la tradizione che
fa Zeus unirsi a Persefone in forma di serpenle e procreare Dioniso in forma di
toro\ donde deriva la formula orfica (( raveoç ;ranìe ~e&xonoç xaì. iaveov ~e<fawv li ;••
Altro,·e però Dioniso stesso è adorato sotto forma di serpente r. . Possiamo infine
far notare, senza insistere più oltre, come Euripide ricorda le apparizioni di Dio-
ni5o sotto forma di toro, di serpente o di leone, proprio i tre animali sacri per
eccellenza alla religione cretese!

Pure avendo determinato le affinità che corrono fra questi elementi della r e-
ligione greca e la religione cretese, non crediamo che, al nostro stato di conoscenza,
si possa vagliare con cer tezza quello che sia tradizione antica dal prodotto della
fantasia ellenica. Così ora vogliamo semplicemenle accennare, in alcuni miti affini,
degli elementi che si riferiscono a Creta e alla religione minoica, benchè siano
stati poi incorporati e trasformati nella leggenda greca.
Allo stesso ciclo dei bucoli e della bnfonia appartiene l'eroe Butes, r eponimo
della gente ateniese degli Eteobutadi che aveva il sacerdozio ereditario nell'Eretteo,
i maschi di Posidone Eretteo e le femmine di Atena Poliade. Esichio infatti, sotto
Butes, fa dell'eroe un sinonimo di bucolo, e il celebratore della cerimonia della bu·
fonia; l'eroe aveva un altare proprio ' e un sacerdote, come appare dall'iscrizione del-
l'Eretteo << 'heùvç BovT:ov »:<. Nella tradizione attica 9 Butes è fatto figlio di Pandione,
re di Atene, e fratello di E retteo di cui sposa la figlia Oh tonia ; secondo un' al tra
versione invece E retteo dovette sacrificare la figlia Ohtonia 10 per riuscire a vincere
Eumolpo, e sacrificatore fu destinato appunto Butcs; le sorelle di Ohtonia per la
disperazione si ucJisero, e furono trasformate in alcioni . Nel mito degli Argonauti 11
si racconta come Butes si lasciò indurre dal canto delle sirene, malgrado gli sforzi
/Jio11111. 6. 1()1.
l • I CA. lii, 30~ .
' Ve trrort proph. rtl., p. !I, Bur<. fr. XL\'111. • At•OLI 00., 3, U, IL
' Vedi l\O>CllER, l ez. 1° Chtonia Ce lle l•holta è •ncl1e un epiteto di Demelro) è
1 CLF.JI, At,., Prolr., ':!, 16; Fmx. MAT., cap. :\I.
uno degli appellativi dì Creta; cfr. STEPH. Brz., •lhn .. ed.
• crr. NoN,o, Dio11 11... , s, 564. Mein, p. 38 1 : • Jeal,.trru "Ì. ,; lf;;no; xaì ~À'f}la xaì X lJovla
• /11n. Or(., 5!!, Il. xai '/,\a/a •.
1 PAU S., I, ~6, 3. 11 Al'OLl.011. 1\011., IV, UIO.
IL PRl'fANEO E LA 'fHOLOS or ATENrn 13

di Orfeo, e come gettatosi in mare fu sal\'ato da Afrodite, che lo portò ad abitare


con sè a Lilibeo. Ma assai più importante è per noi la versione di Diodoro i, che
riporta la leggenda in 'rracia. Butes, secondo questa, è fratello di Licurgo e figli')
di Borea; egli congi ura contro il fratello maggiore e, scoperto, fugge coi suoi in
Tracia e occupa Strongyle, cioè Nasso. Qui i Traci vivono conducendo vita da cor·
sari, ma, essendovi scarsità di donne,. ed essendo tutt' intorno deserte le CicJadi,
si spingono fino in Eubea e, respinti dagli Eubeesi, fino in T essaglia; nell' Acaia
Ftiotide, presso Drios, essi sorprendon:> le nutrici di Dioniso presso il loro fuoco;
all'assalto dei pirati le donne fuggono spaventate, parte sui monti e par te al mare;
solo alcune sono rapite, fra le quali Koronide che viene costretta a sposare Butes;
però, in seguito alle sue preghiere a Dioniso, Butes impazzisce e si precipita in
una fontana do\•e muore. Notevoli sono dunque i punti di contatto con l'altra leg·
genda, di Licurgo, il re degli Edoni, che abbiamo visto riferita pure in Omero.
Al mito di Butes si ricollega quello degli Aloadi, Oto ed Efìalte, mandati dal
padre Aloeus a riconquistare le donne tessaliche rapite dai Traci. Sono essi i due
giganti che crescevano straordinariamente di giorno in giorno, perchè li nutri va
la terra fruttifera 2 , e di cui si racconta che imprigionarono Marte a Greta e lo
tennero legato per 13 mesi, e lo avrebbero lasciato morire senza l'intervento di
Ermete. Un loro altare è attestato a Greta 3 , mentre la loro madre Iphimedeia
aveva un culto a Mylasa 4 • Il nome stesso di tutti questi eroi indica chiaramente
l'origine naturalistica del mito :,_
Nel ciclo di leggende da noi trattato entra indubbiamente anche Buzyges.
Era questi nella tradizione ateniese colui che per primo aggiogò i buoi all'aratro
·- vanto però che gli è contestato a nc he da Zagreo e da Dioniso stesso 6 • Egli
avrebbe promulgato pure delle leggi riguardanti la coltivazione della terra, le {3ov-
Ctlyeioi àeat, fra le quali la più importante era il divieto di uccidere il toro dei
campi; un simile divieto, la cui trasgressione rappresentava addirittura la morte,
ci è attestato presso i Frigi da Eliano, proprio sopra al passo in cui ci riferisce
la cerimonia della bufonia di 'l'enedos •. Da Buzyges vantava la discendenza la
famiglia dei Buzygai, che aveva vari pr: vilegi religiosi, fra cui la custodia del
Palladio. Ad essa spettava puro la custodia del « terreno sacro », secondo la no-
tizia di Esichio : " Bo1 Cvy17ç · <> Tovç ìegoì•ç àg6rovç bmeJ.ciw ,, . Gli Ateniesi colti va-
1

vano infatti tre di questi terreni acri, uno a Sciro, uno presso Eleusi, e il terzo,
chiamato Buzygion, sotto l'Acropoli ~.
Ci è assicurato da molte tesLimonianze, che risalgono fino ad Ari st.olele n, che
Buzyges non è che una denominazione tarda di Epimenide. il famoso poeta e mago
cretese; di questa figura è notevolissima la mescolanza di elementi mitologici con

I V' SO, ~. 1101110 della madre lpltimede i• pal'O voglia indicare il sole frut·
, Od., l, 30a. t irero che dà forza e vii;ore.
, PL1~ . • •Vat. lli11., \'Il, i3; SER\'., ..itn., lii, Si!!. • lk nat. a>1., Xli, 3,1.
I l>AtS., X, ~.'), 4. ' OIOO., I\', 4, :! e lii, ij4 , I.

1
Aloeu~ =
il pianlutorc; 0103 de riva d:. cl1•?hv == tritare • PtUT., Cont'. ,,,.aec., A~.
il grano; Efialle dn ir1<i.J.i.01tar 1 il nigin1·e dcll"uva, 111cntl'e il • Vedi TOF.Pvrn11, A/lische Gc1ualoyie, p. UO, 1101a ~.

l
14 DORO LEVI

elementi storici '. La maggior parte degli seri ttori lo fanno nascere a Onosso, altri
a Festo. Della sua fanciullezza si racconta che, essendo stato mandato dal padre e
dai fratelli ad una fattoria vicina a prendere una pecora, durante il calore meri-
diano si fermò a riposare in una ca verna, e si addormentò. Oolà egli dormì una cin-
quantina d'anni; si svegliò però credendo d'aver fatto un sonnellino, e si r ecò alla
fattoria del vicino; trovò naturalmente la fattoria venduta e i padroni cambiati.
Tornò quindi a casa, ma anche lì non ritrovò nessuno, se non un fratello più gio-
vane, dal quale riuscì infine a capire l'accaduto. Della sua attività in Attica si
racconta poi che, infuriando una terribile peste in Ate ne in causa del misfatto
compiuto dopo la congiura ciloniana, essendo giunta colà la fama di Epimenide
come indovino e veggente, si mandò a chiamarlo, ed egli purificò la città, atti-
randosi però la disapprovazione di Solone 2 • Secondo altri, al contrario, sa rebbe stato
grande amico di Solone, che avrebbe aiutato nella compilazione del suo codice.
Epimenide fu compreso fra i Sette Savi della Grecia. L'indovino affermava di es-
sere debitore delle sue qualità divinatorie al contatto che aveva avuto, durante il
suo sonno, con gli dei, con la verit~t e con la giustizia. Secondo la tradizione la
grotta in cui egli s'era addormentato sarebbe l'Antro di Zeus sul monte Dikte, e
Platone afferma che il poeta doveva la sua ispirazione a Giove, come Minosse il
quale nello stesso AnLro Dicteo era stato ispirato da Giove a dettare le sue rino-
matissime leggi ".
Famosa era la longevità del veggente ; i Cretesi la facevano salire a niente
di meno che 299 anni ; essi rendevano a Epimenide onori divini e lo chiamavano
" il nuovo Onreta H . Gli si attribuivano inoltre diverse qualità magiche, come per
es. la facoltà di uscire dal suo corpo e di rientrarvi quando volesse; ma d'altra
parte, senza voler insistere maggiormente su tutti gli episod i della ricca leggenda,
oltre alle testimonianze di molti storici seri che riconnettono la sua attività con la
congiura ciloniana e con le riforme di Solone, parecchi autori citano per di pi\1
molte delle sue opere, di cui dei frammenti sono conservati fino a noi 1• Da tutto
questo mi sembra che non si possa negare la storicità d'un Epimenido; ma d' al-
tronde non è neppur possibile che intorno a un personaggio dell'epoca soloniana :.
si sia formata una leggenda così ricca e così sf raordinaria. 1~ ovvio quindi che la
leggenda di Epimenido sia esistita assai prima del VI sec., e non è escluso che,
se tutta la mescolanza fra i due personaggi non è dovuta a pura confusione, l' in-
dovino cretese abbia attinto autorità e gloria attribuendosi il nome e le gesta del
suo precursore mitico. È da questo antico Epimenide leggendario, dunque, che di-
scende il Buzyges ateniese, e ne risulta un nuovo legame dei nostri culti con Creta.
Soltanto di passaggio possiamo accennare che quella specie di teofania, a cui fu
soggetto durante il suo sonno il mago, è stata da tempo riconosciuta nella r eli-
1 \'edi le notizie raccolle in 0.-MOGLl:I, t:plmlttitl• de ' Ooi dati intorno alla :.-.ua e1à non dobbiamo 1enerc gran
Crèt<, t901. conio, pe rd1è le fonti si sono eviden1cme11 to ricollegate con la
t S11rnAt 'h'ni,1ut1 i61F. suppOil• età dell 'all c nl:olo ciloniono, che la nos1ro. cri• icn sto-
" ,l/inos, f'. 31\) C. rica '• ormai scendere tli p•rccchi decenni dopo la XLIV O-
• Dl&LS, fr. der l'or1okr. , 4~9·50~. limpiade; cfr. DE SANCTIS, o. c., p. 'i!SO •ri;.
IL PRITANEO E LA THOLOS DI ATlrnl~ I~

gione cretese in grazia alle scene rappresentate nelle gemme e negli anelli 1• Più
degna di nota è la conferma delle nostre induzioni che ci ò data da una rappre-
sentazione figura ta, cioè un gruppo di bronzo descritto da Pausania, nel quale ac-
can to a Epimenide seduto, si vedeva una vacca che sembrava condotta al sacrificio ~ .
La madre di Epimenide è chiamata Blasta, e il nome stesso, C'he si riferisce
allo sbocciare e allo svilupparsi della semina 3, indica il carattere naturalistico del
suo cullo. Ora ad Atene è stata trovata un'iscrizione terminale, che si conserva
al Museo Epigrafico, la quale legge : " Ingresso al saccello di Blauta e della Kou-
rotrofos, dedicato dal popolo "· Questa Blauta è stata già da altri ' identi.ficata con
la nostra Blasta; il suo nome d'altronde è stato anche peggio storpiato da Plutarco "
che la chiama Balte. La Kourotrofos per eccellenza è Gé; e a Gé è dedicato un
santuario assieme a Demetra Ohloe, secondo Pausania 0 • Ora il nome Ohloe 7 ha lo
stesso significa to di Blasta, e dimostra che ci troviamo almeno nella stessa cerchia
di cul(,o, se non si vuol pensare a una doppia forma del medesimo appellativo s. Lo
stesso santuario di Demetra Ohloe è nominato in un' i crizione metrica, sfortunata-
mente incompleta, in cui Apollo Pitio e ~orta gli Ateniesi a tributare ancora certe
primizie dovu te agli dei, secondo i patri riti !• .
Questo recinto si colloca generalmente sulle pendici Sud-Ovest dell'Acropoli,
per il fatto che Pausania Jo nomina dopo a ver descritto la parte meridionale del-
1' Acropoli stessa, e prima di salire i Propilei; una volta gli si riservava una piccola
terrazzetta sotto alla Pyrgos, ma ora è stato spostato pitt git1 1 0 , accanto al tempio
di 'l'hemide colla tomba di Ippolito e a quello di Afrodite Pandemos nominati poco
prima da Pausania, per fare posto sulla terrazzetta al tempio di Egeo che vi
sembra essere indicato da Pausania quando stava visitando il tempio di Atena
Nike 11 •
Orbene, se noi seguiamo attentamente il cammino di Pausania, vediamo che
tale collocazione non è affatto sicura. Pausa11ia, visitata l'agorà, immediatamente
dopo il santuario dei Dioscuri ricorda l' Aglaurio o il Pritaneo •·z . L' Aglaurio con
tutta certezza si può collocare sul lato Nord dell'Acropoli; Erodoto infatti ci rac-
conta che i Persiani salirono dall' Aglaurio, malgrado la ripidezza della roccia. " sulla
fronte dell'Acropoli ". Ohe per fronte si intendesse la parte Nord ci è dimostrato
da due passi dell' Ione di Euripide: in uno (v. 493) ci è descrit to Pan che suona
nella sua grotta presso le " lunghe rocce ., dove Aglauro e le sue sorelle dan-
zano al suono della sua zampogna davanti al te mpio di Atena; queste « lunghe

• Clr. p. c1. l'anello di Cnos,o, E\ ASS, o. c., fig. H5; il ' Cfr. SCll OL. SOl' ll .. fkd. f.ol. 1 1600, e Evxi.oo; , in CI A,
sii;illo di ~licone. ~:vA''• 1ru aud l'illar Culi, JH S., XXI . 111 . ili!.
fl • IOH. fo;;. 4 ; la crclula di Zakro, llOCARTU, JllS, XXII , p. <1, ~ Il luog\) -.: acrortato ancl1u da E~ichio . • B).aVr:,, · r:O.'To;
li;. I , e •1••ll• Ji Il. T ri>1fo, llA LB HF.ftn, Mon . Aut ., .'\Ili, p. ~ J {hjr11001
•; ma nc ... ~un lume purtro ppo ci è dato da un passo
13, ni;. ~- Ji l'olluce ancora in•piefò•lo (PoLL ., \"Il , 81).
' I, I.I , 4. • At/1. Jlltth., X\'111, 1!13. Il t.u>pio di Demelra Chloe
" Cfr. S.;uor . P1, u.• .\ e ·u., u, t o ; PLAT.~ Phntd ,.. , ~;,1u ouonxionato anche in t:upoh, Cr. t 83 (cd. Koch).
• ltg~., 111, UWb, \"I , w:; · ecc. to LOLl. f'G , Alh. Jfilllt., X I, 3 ~~ .
• To1•rn " • Alt. Ct>1t a l., p. 111 , 1101• I. u I ,~ .~..
•Sol., H . '" I, l!S, ~ e 3.
" I , 2~, 3.
16 DOHO uliJVI

rocce ,, sono precisate nell'altro passo (v. 8) dove sono collocate a Nord della col-
lina di Pallade. L'Aglaurio dunque si trovava a Nord dell'Acropoli, e precisamente
sotto il fianco dcli' E r etteo, dal quale si accedeva mediante la scaletta che ancora
oggi si può distinguere scavata nella roccia.
Pausania, dopo aver accennato a questi due edifici, passa brevemente a de-
scrivere la città orientale, e poi ritorna all'Acr opoli riprendendo dal punto in cui
l'aveva abbandonata, cioè dal Pritaneo e dalla TTia del 'l'ripodi; ma, venendo dal-
1' agorà e <lall'Aglaurio, aveva lasciato fuori l' angolo Nord-Ovest, gran parte cioè
della fronte dell'Acropoli, nella quale non è ammissibile che non vi fosse nessun
monumento; so non altro, egli non nomina il bucolio, che pure doveva t rovarsi accanto
al Pritaneo I La maniera in cui nomina poi il santuario di Gé Kourotrofos e di
Demetra Ohloe, è quas i una parentesi : " V'è poi il santuario di Oé Kourotrofos e
di Demetra Ohloe, e per chi voglia aver ragguagli sui loro nomi, è possibile in-
formarsene discorrendone coi sacerdoLi. Dell'Acropoli v' è un solo ingresso » ecc.
È quindi ben ammissibile che Pausania qui, come altrove del resto, dopo aver
descritto il lato meridionale dell'Acropoli e giunto propri o davan Li ai Propilei ,
visto alla sua sinistra il recinto che aveva dimenticato venendo dall'agorà, ne faccia
un breve accenno, quasi affrettato, e poi si accinga tosto a descrivere la vetta
del colle.
Una magnifica conferma alla nostra asserzione sarebbe data potendo dimostrare
che verso la parte Nord Ovest dell'.\cropoli, sotto i Propilei, sia stata vista in situ
una pietra di confine con l'iscrizione « Koveo•eocpol' ,,, di cui ci dà notizia solamente
il Kohler ' ; ma, ad onta delle mie ricerche, non m'è stato possibile di rinvenire
traccia della pietra. Molto maggior poso dunque daremo a un'altra iscrizione 2 , che
è quella d'uno doi sedili del teatro di Dioniso, e legge: 11 Koveo•Q6<pm• N ~lyJ.aveou n .
Il Dittembel'ger vi unisce un frammento su cui è scritto l11/lo1•eoç, l>enchè sia di
scrittura palesemente diversa e non possa in nessuna maniera essere collegato al
frammento precedente, soltanto per il fatlo che, secondo lui, Kourotrofos non può
essere disgiunto da Demetra. Ora, nel mio parere, questo non corrisponde al vero :
Kourotrofos è appellativo per eccellenza di Gc\ e talvolta può stare anche da sè,
senza il nome della dea; l'abbiamo già visto in Pausania e insieme al culto di
Blasta; così è da completarsi pure un'altra iscrizione " [I'iji Ko1•e]ore6qicm »3 • Invece
per Demetra non testimonierebbe in fa,•ore che l' iscrizione che nel Corpus segue
alla nostra " 1lf),1u1•eoç "oveore6cpov '.Azafaç », corrispondente alla Li{J,m7T(Joç ~zalaç del
n. 337, e nella quale d'altronde il tJ[llMIIT]POE è integrato'. Invece il sedile
potrebbe appartenere a Demetra Chloe, la quale ad ogni modo riappare nel sedile
n. 349, e della quale si parla anche in un' iscrizione riguardante Td 1t:eufJavva, la
parte del sacrificio dovuta ai sacerdot i :., iscrizione del principio del IV sec. Infine
• A/11 • .l/i/111., Il , l i7. 41. che de'e essere un errvre per CI A, lii, 4H, 1lov' i• op·
'CI A, lii, 37~. punto liscrizione dcli• Kourolrofo, e di lllouta che, secondo
3 CI A, I, n. 4; dr. inoltre PllFLLER, Gr. Jl/yth., I, 63<), rnc, non è da attribuirsi a Oemetro.
uota t . • I G A, li, G31.
" g• citata anche una Demetra. J\ourotrofos in CI A, lii,

[
IL PR ITANEO E r,A THOLOS m ATEJNE 17

Gé Kourotrofos e Demetra Ohloe sono ancora riunite in un'altra iscrizione in cui


un certo Eisidotos dedica a Demetra Ohloe e a }{ora '' r:1ìv Kovoor:e6g;ov xai' lJvneov ,, ,
la statua cioè della loro compagna di culto 1 •
Mi sembra stabilita, quindi, la posizione presso ali' Aglaurio del sacello della
Kourotrofos, e precisamente di Go Kourotrofos; e siccome abbiamo visto dal citato
frammen to di Euripide che l'Aglaurio doveva estendersi a Occidente fino quasi al·
l'Antro di Pan, alle pendici dell'Acropoli immediatamente sottostanti all'Antro
poteva trovarsi il nostro sacello.
L'oracolo, come abbiamo detto, incita gli ateniesi a offrire alle divinità, se-
condo il patrio rito, i frutti di certi campi " dove da prima germogliò la spiga
della sacra seminagione 11 . Ora, secondo me, non v'è dubbio che qui ei tratti del
ieeòç èieoioç. È ben vero che è dotto che il tempio si trova cc dove tutto il popolo
celebra Atena dai glauchi occhi ,, (se veramente col nome di Atena si debba in-
tegrare il verso) ; ma infatti l' Aglaurio, e tutta la parte settentrionale dell' Acropoli,
sono immediatamente sotto il tempio e la protezione della dea Poliade. In fondo,
t utto quello che si trovava sotto l'Acropoli era sotto la protezione della dea, dalla
quale l'Acropoli poteva essere eh iamata « la collina di Pallade '' ; non dovremo
quindi troppo meravigliarci dell'espressione di Plutarco, che cioè i Romani durante
l'assedio mangiarono « tòi• rreeì. r:lJ'' :t:l.Y.g6;roi.1v q v6pevov ;rag{}b11011 oìr:ov n 2, e non v'è
bisogno di pensare che il grano del Buzygion fosse dedicato ad Atena R. È evidente
invece il rapporto fra il mito di Buzyges e quello delle dee eleusinie, per cui le
sue stesse funzioni nel mito eleusinio sono assunte da rrriptolemo '; ed è anzi pro-
babilissimo che presso ai campi di Buzyges si debba collocare l'Eleusinio e il culto
di 'l'riptolemo :>, e che alle sue funzioni di protettrice di questi campi sacri e di
fecondatrice, in generale, DemeLra qui debba il suo epiteto di Ohloe u. Presso questo
luogo meglio che in qualsiasi altro, dove comincia la ripida salita dell'Acropoli, ci
si può immaginare la fermata della processione panellenica, e qui, assai meglio
che in basso, nel quartiere popolare irto di abitazioni e di tuguri, poteva estendersi
il terreno della coltivazione sacra.
Le conclusioni che possiamo trarre dalle precedenti osservazioni, ci servono
ora anche a convalidare le nostre induzioni sul cammino di Pausania. Il iee6ç éi.eo-
w ç sotto l'Acropoli, si trovava precisamente sulle pendici Nord-Ovest\ su quella
vasta terrazza sotto le grotte che era ben pitt adatta alla coltivazione che non il
piccolo bacino a Sud, fra l' Asclepieo e l' Odeo di Erode, nel quale poi ci sono già
attestati due o tre sacelli, mentre nulla sappiamo della parte Nord, al di qua del
Pritaneo, dove con ragione potremmo aspettarci altri edifici pubblici fra il Pritaneo
e l'agorà. È che proprio in questo vasto spazio si trovava il grande recinto del-

I /k /tÌOll, 1889, p. 130, S. 1Jio1111101 Jly1tt1, .lltm . dt ll'Acc. di Sapo/i, 111, ,(1!11 ~) p. 36
• .Sulla , 13. e iR.
J Ma l ' intog1 ·:.zione di oìto•• 11011 ·" aifatto sicur:i; cfr. • Cfr. P11E1.LEll , o. c., p. 771.
1',\l.; 1. \ .. \V., ti(!oroc ir(!o,·. •l lbid., p. 76().
" rer i rapporti fra Dioniso e le Ji,inità eleusinil", in ge. ' \ o.est lo culloc• anche il P nELLEll , o. c . , I, i ii
no rale , ba>u rirordare PllEl.LPll, o. r ., I, i69 •I);:.; e IHao,
18 DORO LEVI

l' Eleusinion; e la ragione del silenzio di Pausania ci è data dal periegeta stesso,
che ci racconta come gli è stato vietato di parlarne da un sogno 1•
È in questo spazio, o nei pressi, che doveva stare anche la sede del Buzyges ~,
che di questo sacro terreno aveva cura, e quindi anche il bucolio, che è infatti
collocato presso il Pritaneo, e che abbiamo visto avere tante relazioni con questo
culto. Infine a questo culto si ricollegano, ed è ben possibile che in questo vasto
spazio potessero trovarsi anche degli altri sacelli, come quello di Gé Kourotrofos e
di Demetra Ohloe, che veniva quindi a t rovar si pr ecisamente non lontano dal-
l' Aglaurio, e che poteva spingersi tanto verso Ovest da raggiungere quasi la strada
dei Propilei, ed essere quindi visto da Pausania al suo ingresso sull'Acropoli.

GLI AXONES ED I KYRBEIS SOLONIANI

Con quest'ultime osservazioni siamo riLornati al Pritaneo, di cui Pausania ci


informa, fra l'altro, che 11 dentro vi sono scritte le leggi di Solone >. Sono preci-
samente i così detti èi~oveç, come ci avverte Plutarco 3 : « E diede valore a tutte
le sue leggi per cento anni ; e le trascr isse in axones di legno, che girano in sca-
tole quadrangolar i, delle quali fu rono conservati fino a noi dei piccoli frammenti
nel Pritaneo ». Anche una glossa di Arpocrazione, che studieremo più a lungo in
seguito, ci afferma che n gli axones sono conser vati nel Pritaneo >J.
Però non tutti ammettono che il Pritaneo fosse la sede originaria delle tavole
delle leggi soloniane ; ci è t ramandato infatti da due notizie che la sede primi ti va
era l'Acropoli : il primo passo è un' altra glossa di Arpocrazione, che riporta l' in-
terpretazione di Didimo sulla frase di Demostene « o ~6:rw{}ev v61-wç " 1 ; la glossa dice
dunque che, secondo Didimo, cc gli axones e i kyrbeis dall'alto dell'Acropoli sa-
r ebbero stati trasportati al buleuterio e all'agorà da Efialte ». Ma il buleuterio è
nell'agorà, e poi, così, niente sarebbe stato trasportato nol Pritaneo, dove invece
abbiamo la certezza assoluta che v' erano delle leggi d i Solone, che Pausania ha
visto ; quindi dobbiamo ammettere una confusione, non difficile, fra buleuterio e
P r itaneo; infatti questo ci è confermato dal secondo passo, che pare egnalmente
derivato da Didimo o dalla stessa fonte a cui Didimo può avere attinto, di Polluce,
passo che appare anche piìi dettagliato del precedente, benchè non nomini l'autore
della trasposizione delle leggi: n I kyrbeis sono delle tavole triangolari, di aspetto
piramidale, sulle quali erano scritte le leggi. Gli axones invece erano quadr ango-
lar i, di bronzo, contenenti le leggi. E tanto gli axones quanto i kyrbeis stavano
anticamente sull'Acropoli, ma poi, affinchè tutti potessero servirsene, furono tra-
spor tati al Pritaneo e all'agorà, e perciò li chiamarono le leggi di basso, in con-
trapposizione all' Acropoli ,, 5 •
I f, f4 , 3, • Sol., ~5.
'tede dcl Buzyges non lia n1ai un nome suo prop rio;
" l..<1 • ~3. ~8; cfr. invece I' interpretaziono nel Ltx. R/111.,
il JJov:ur•o• dPI pas.o di Plutarro non è alTatlo da intendersi ~U:I, U.
come un nome di Juogo, ma de\•e sottinlend er~i Ù!iorov. •\'lii, H8.
IL PRITAN~~O E J,A THOLOS DI AT~;N~; 19

Non mi sembra dunque che si debba prestare eccessiva fiducia a questa no-
tizia, tramandataci al servizio d'un'errata etimologia, e contro la quale si oppongono
forti ragioni di verosimiglianza 1 , ma dal passo vediamo almeno chiaramente di-
stinti i due t ipi di leggi, scritti su tavole di forma differente, e che in epoca
classica pare dovessero trovarsi in due posti diversi, di cui uno abbiamo visto essere
il Pritaneo, e laltro ci è detto essere un luogo nell'agorà. A nche questo secondo
luogo ci è dato di delimitare, perchè precisamente Aristotele ci avverte : (< E dopo
aver scritto le leggi sui kyrbeis, le posero nella stoà basileios n 2•
La diversità fra ky rbeis e axones è riferita anche da Arpocrazione (in Suida);
ma Suida stesso ci precisa poi la differenza fra le due specie di tavole: 11 kyrbeis
sono dei pinakes triangolari sui quali erano scritte le leggi sulle cose sacre e le
leggi politiche; erano chiamati axones invece quelli che avevano le leggi sulle
cose private, ed erano quadrangolari >. E, più sotto, attingendo ad una fonte ot-
tima, cioè ad Aristofane, uno dei più grandi grammatici alessandrini, scolaro di
Zenodoto e di Callimaco (vissuto circa fra il 257 e il 180), scrh'e : <• Aristofane poi
dice che (i kyrbeis) sono simili agli axones, soltanto che gli axones portavano le
leggi, mentre i kyrbeis i sacrifici. Di entrambi poi la costruzione è la seguente :
un grande basamento, di altezza d'uomo, che teneva incastrati i legni quadran-
golari coi fianchi ampi e tutti ripieni di scritture, o che avevano alle parti dei
perni, in modo da potersi muovere e girare dai lettori "·
Un'altra testimonianza che non è priva di valore è quella di A mmonio, un
grammatico che si crede di epoca bizantina, ma la cui opera (lleeì opofwv ;wì bta<p6ew,,
U~t<n v) pare che non sia altro che un riordinamento alfabetico di un lavoro che
risale circa al 100 d. O., di un certo Erennio Filone; Eustazio non conosce an~ora
l'opera di Ammonio, e cita invece sempre quella : « )Eelvvwç <PO.wv l:v TqJ nteì bta·
<f0f2<0V OYJ/latvOflÉvWV n, o (C )l!,(!aJ1Eov <Piì.wvoç :neeì ~ia<poeélç m7µaotaç ». Ammonio, dunque,
ci mostra che l'accuratezza della distinzione è ancora rimasta in vigore fino al I-II
secolo d. O. : (< C'è una differenza fra axones e kyrbois; infatti gli axones erano
tetragoni, i ky rbeis invece triangolari; e gli axones avevano scritte le leggi private,
mentre i kyrbeis le cerimouie sacre pubbliche, e cose del genere '' =1• Ancora la
stessa distinzione è fatta in Plutarc0 ", e in un importantissimo scolio di Apollonio
Rodio su cui ci soffermeremo fra poco.
Ma, in quanto al di verso contenuto dei kyrbeis e degli axones, vi sono, secondo
me, delle testimonianze assai più importanti. Che le leggi di sangue, che Solone
aveva accettate da Draconte, siano state scritte su tavole chiamate axones non vi
può essere dubbio alcuno, perchè ne abbiamo la garanzia dalla fonte più sicura,
cioè da un decreto pubblico, eh' è la famosa iscrizione dell' arcontato di Diocles
(IV anno della XCII olimpiade), la quale ci informa come in quell' anno fu fatta
una copia su una stele di pietra delle anticho leggi draconiane ; queste leggi sono
copiate precisamente dagli ax:ones di Solone 6• Dunque la denominazione ufficiale
1 Vedi al contrario WACUS>IUT ll, o. r ., I, 535, nota I. ' Sol., 25.
• Jt.?. Tl., 7. ' C I A, I , 61 •
IX Ditf., tO~.
20 DOHO LJ::Vl

di queste tavole era axones già sino dalla fine del V sec. a. C. ! rè vale obiettare
che le leggi di sangue dovrebbero appartenere alle leggi sacre, perchè, anche poi,
troveremo sempre specificate le leggi sacre come -auotw e foeonottai, sono cioè sol-
tanto le prescrizioni per le feste e le cerimonie di culto, e i doveri e le peno inerenti.
Un'altra testimonianza quasi sicura è il passo di Demostene ', in cui l'oratore
fa legger e un decreto che conferma le antiche leggi di Solone sugli assassini (eh' è
lecito uccidere se colti sul fatto, ma non mutilare nè mettere a riscatto), « com'è
detto nell' axon '" Si tratta qui dunque della citazione d'un decreto, riferito con
tutti i suoi particolari, e nella quale quindi, se pure non è riportato un brano del
decreto stesso, sono certamente adoperate le parole legali nella denominazione
del codice.
E così tutte le altre volLe in cui compaiono leggi cli diritto civile, sono no-
minati gli axones e non i kyrbeis. Luciano ne fa menzione a proposito degli adul-
teri: " Se non mentiscono coloro che ne parlano, anche un adultero fu preso una
volta, come dice l' axon, membro a membro » 2 ; nel primo axon, secondo Plutarco 3,
era vietata severissimamente 1' esportazione da Atene di qualsiasi genere alimentare
ad eccezione dell'olio, e gli arconti erano tenuti a faro al principio della loro carica
solenni maledizioni verso i contravventori della legge; nel tredicesimo axon • era
contenuta la famosa amnistia soloniana; e nel sedicesimo::.. a proposito delle leggi
contro il lusso, il legislatore limitava i prezzi delle vittime scelte. Osserviamo
dunque anche un progresso logico delle tavole, che partono dalle supreme necessità
statali per arrivare alle piì1 minute prescrizioni, e vediamo come un netto taglio
fra le cose private e le cose sacro non può essere osservato, poichè, dovendo parlare
in generale negli a.'\:ones delle spese private, vi include anche le spese per i sacri-
fici che, a tutto rigore, avrebbero dovuto appartenere al campo dei kyrbeis.
Dall'altro lato, poi, quando si parla di prescrizioni per le cerimonie sacre sono
nominati sempre i kyrbeis e mai g li axones. Parallelo al passo di Demostene ab-
biamo il passo di un altro oratore attico, di Lisia: " .Mi meraviglio infatti che non
si pensi, quando egli mi accusa d'empietà perch' io dico che bisogna fare i sacrifizi
secondo le prescrizioni ohe sono nei kyrbeis e nelle stele, che egli accusa anche la
città: voi stessi infatti le decretaste. Se dunque tu giudichi empie quelle, stimi
assai colpevoli coloro i quali sacrificarono solo seguendo i k~-rbeis.. . . Invero gli
antenati nostri sacrificando secondo i kyrbeis ci trasmisero la più grande e la più
felice delle città greche, in modo che bisogna che noi facciamo gli stessi sacrifici
che fecero quelli, se non per altro per la fortuna che il loro culto conseguì » 6• E
poco più sotto: « Non più lontano dell'anno scorso le spese di culto furono di tre
talenti inferiori a quelle fissate nei kyrbeis " 1 •
Non manca un accenno ai kyrbcis che dovevano essere dedicati alla sacra
teoria di Delo, certamente una delle istituzioni più arcaiche fra lo cerimonie sacre
' .Mv. Aristocr .. H29, \!8 (cd. Bloss). .-. lbid., \!;!.
• E111111ch., IO. • Adv. Nicom., 17.
• Sol .. \!4 . ' lbid., \!O.
• lbid., t9.
Iu PRITANKO E LA TllOLOS DI ATBNE 21

ateniesi ' ; l'accenno compare in Ateneo : u Così sta scritto nei kyrbeis intorno a1
Deliasti 11 2 • Infine anche Suida accoglie la tradizione che le feste sono contenute
nei kyrbeis : " I kyrbeis, che hanno le feste degli dei, (sono così chiamati) per essere
quasi segreti (Y.euf3tiç w ec oùaai), nei quali dovevano rimaner celate le cose divine »3 •
1

A tutto quanto siamo venuti esponendo finora, però, si opporrebbero alcuni


passi di autori che non fanno, o addirittura negano alcuna distinzione fra kyrbeis
e axones. Dobbiamo quindi esaminare ora il valore di queste testimonianze con-
trarie alla nostra tesi.
Alcuni passi, infatti, possiamo scartare senz'altro, perchè siamo in grado di
controllare la fonte del loro errore. Così il passo citato di Plutarco\ dopo aver
detto che alcuni resti degli axones sono conservati nel Pritaneo, continua: <• E
furono chiamati, come dice Aristotele, ky rbeis » . Che si traiti qui proprio del passo
della Costitnzione degli . lteniesi, ci è assicurato da uno scolio di Aristofane 6 ;
ma noi abbiamo visto che in quel passo Aristotele non dice affatto quello che
Plutarco vuole fargli dire, e d'altra parto comprendiamo l'orrore di Plutarco per
il fatto che Aristotele delle leggi di Solone nomina soltanto i kyrbei s nella stoà
basileios e trascura affatto gli axones del P ritaneo. A ogni modo a Plutarco era
pervenuta tuttavia la ben definita distinzione fra i due codici, e subito dopo l' ac-
cenno al passo di Aristotele, continua : <• E Oratino il comico disse in un luogo:
" davanti ai kyrbeis di Solone e di Draconte, presso cui ora abbr ustoliscono
l'orzo " 0 • Alcuni però chiamano più propriamente kyrbeis quelli in cui sono con-
se rvate le cerimonie e i sacrifici, e gli alt.ri invece axone3 "·
Egualmente possiamo scartare lo scolio ora nominato di Aristofane; infatti, a
proposito dei kyrbeis delle cicogne, lo scoliaste dice : 11 Kyrbeis sono delle tavole
di bronzo, dove scrivono le leggi ; secondo alcuni axone triangolari, sui quali
ernno scritte le leggi delle città e le pubbliche cerimonie di culto, come dice Ari-
stotele nella Costitu zfone degli Ateniesi e Apollodoro; o sono chiamati kyrbeis
sia per avere in alto un prolungamento a pu nta, sia dai Coribanti; per chè sono
un' invenzione di quelli, come dice Teofrasto nel suo libro sulla Pietà "·
Ora questo scolio è copiato pa rola per parola da una notizia di Apollodoro 7,
come apprendiamo da Suida : ,, Kyrbeis dunque si chiamano per avere in alto un
prolungamento a punta (Y.exoevrwai9ai), oppure dai Coribanti; perchè sono un' in-
venzione di quelli, come dice anche Apollodoro i>. Ma a noi è pervenuto un altro
passo in cui ApollÒdoro parla dci Kyrbeis, senza cadere nella confusione con gli
• crr. o~ $A ~cns, o. c., 1i. H3 1 Dico notizia di Apollodoro, ma credo verarucutc rhc si

t VI, ~3 1 c. trott i di un autore che altini;o dirct1a111e111e da Apollodo ro;


3 Suida
1
romo anche :.llri autol'i, adopC'r,,no la forma intatti subito ... otto tro\·cro mo un'altra noti1ia Ji Apollodoro,
remminilc; sonia insi~tere su tale diver:.i1:a , noi adop<.' reremo che ci dà I• stessa elimolo;;i• di kyrbei$ d• ><O!JV<p•j, ma mollo
la (orma m:1srhile, più ro1uucl:t. più dett3gJiat:t, cosicchè n1i ;;;cn1bra eviJcnte che questa sia
' Sol., ~5. stato lrasrritla in succinto dallo (outo comune di Suida e dello
'· ,\v., t 3M. !rol io di Ari sto fallc. Suid:a è 'llli cddentc111en1c meno nccurato
•iSon dubhiamo prest3re alnina at1en1ionc a que,la spede .tcllo scolio, pcrchi• non cita la fonte della >econda eli111ologia
di ieusma usato dal poetat che con ri~oro .. a tlistinuone u·reb- J1 Apollodoro , cioè Teofra•IO, ~he .\pollodoro però Jo•C•• certo
be do,·u10 \'Ortmente chiatnJ re a~ones quelli di Ducon1c e \..yr- mcnzion3re, t" che lo scolio infatti raccolse.
beis soltonto ~uelli di Solo110.
22 DORO LEVI

axones; il passo è in Arpocrazione: u I kyrbeis, come dice Apollodoro, hanno


scritte le leggi, e sono delle pietre poste ritte, cosicchè dalla loro posizione sono
chiamate stele, e dall'elevarsi in alto finendo a punta kyrbeis, a modo d'una kyr-
basia, d'una tiara posta sul capo ,, . Dunque lo scoliaste di Aristofane adopera qui
la parola axones che gli viene in mente perchè pitt comune nell'uso volgare senza
r endersi conto della disputa sulla differenza fra axones e kyrbeis.
Che tale disputa ci sia stata già fra i grammatici alessandrini, infatti, ci è
testimoniato dallo scoliaste di Apollonio Rodio 1, che certo ha letto Apollodoro
porchè ne riferisce anche il brano che abbiamo già trovato in Arpocrazione. Questo
scolio importantissimo, che dobbiamo citare per intero, legge : u Kyrbeis sono le
stele in cui sono scritte le leggi, come dice il comico. Apollodoro poi dice che si
chiamano kyrbeis tutte le iscrizioni e le leggi del popolo, Costumarono infatti gli
antichi di seri vere le loro decisioni erigendo delle pietre, che dalla loro posizione
chiamarono stelo, e dall' elevarsi in alto k,vrbeis, vale a dire xoevcpw; e poi per
sincope e mutamento della cp io p kyrbeis. Infine, anche quando scrissero su tavole
di legno imbiancato, anche queste chiamarono k,vrbeis. Alcuni invero chiamano
kyrbeis quelle in cui vi sono le sacre scritture. Eratostene invece dice che si
ch iamano kyrbeis quelli che ad Atene vengono chiamati axones, nei quali sono
scrit te le leggi. I pit1 precisi però distinguono gli axones, che sono pietre quadran-
golari, e i kyrbeis che sono triangolari ; su entrambi in Atene v' erano scritte
delle leggi ".
Da questo scolio appare dunque come Eratostene di Cirene, il grande scolaro
di Callimaco e bibliotecario della biblioteca di Alessandria, abbia fatto il tentativo
di dimostrare che il nome vero di tutte le leggi, sacre e private, era kyrbeis, e
che poi una parte di esse ad Atene si denominò popolarmente axones. Secondo
questo scolio sembrerebbe anche che Apollodoro abbia seguito le tracce di Erato-
stene, perchè avrebbe chiamato kyrbeis « n6.oa11 017.uoofo.11 ygo.<Jì~11 xaì v6,tWl' "; ma in
realtà possiamo dubitare che qui lo scoliaste abbia citato esattamente parola per
parola l'opinione di Apollodoro; se riprendiamo infatti per un momento in consi-
dera:i:ione lo scolio di Aristofane, troviamo che secondo Apollodoro nei kyrbeis
v'erano scritti " ot -cwv :i:6ù:w11 v6,uot xaì al l!171wolw frgonodw ", che corrispondono
esattamente ai 11 n egì YWv 1eewv v6pot xaì ;ro).mxoi " che abbiamo letto negli scrit-
tori che accentuano la differenza dagli axones; lo scoliaste di Apollodoro avrebbe
fatto, direi quasi, una crasi fra i due concetti. Infatt i, da quanto abbiamo visto di
Apollodoro, egli sempre unisce " Y.. ve{Jw; xaì anjJ.w .. , ma non li confonde affatto
con gli axones, benchè il grammatico ateniese, a cento anni di distanza, sia uno
dei principali seguaci di Eratostene. A ogni modo non è affatto necessario che egli,
nella sua opera Tleeì hv/toi.oy1wv si sia occupato espressamente della vertenza fra
axones e kyrbeis.
Ma che il tentafo·o di Eratostene non abbia avuto successo e sia rimasto iso-
lato, abbiamo la prova non solo dallo scolio stesso di Apollonio, in cui subito è
I <I, ~80.
LI PRITANEO E LA THOLOS DI ATF:Nl,J 23

contrapposto il giudizio dei grammatici pili esatti che fanno distinzione fra i due
codici, ma anche dal commento di Polemone ad Eratostene, di cui il passo relativo
ci è conservato in una glossa di Arpocrazione sotto èi~ov1 : u Le leggi di Solone
erano scritte su axones di legno. Demostene contro Aristocrate " com'è detto nel-
1' axon ,,. Erano, come dice Polemone nel commento ad Eratostene, quadrangolari
di forma, e sono conservati nel Pritaneo, scritti su tutti i lati. Ma danno talora
un'impressione triangolare, quando sono voltati 1 dalla parte stretta dell'angolo ».
Da questo passo, che tanto più vale in quanto pare che Polemone abbia voluto
constatare de visu la forma delle tavole, si può pensare che Eratostene per la sua
identificazione si sia basato anche su di una supposta eguaglianza di forma delle
tavole, mentre Polemone abbia voluto rimettere in luce la differenza tra la forma
quadrangolare delle une e quella triangolare delle altre. Un altro passo infine, che
ci dovrebbe far credere nell'antica unic:a denominazione di kyrbeis, è la glossa di Esi-
chio che definisce i kyrbeis : •• stele triangolare o axon di legno, sul quale in antico
si scrivevano le leggi ». Ma, _a l contrario, l'antica denomillazione ufficiale di axones
ci è assicurata in modo inconfutabile dalla già citata iscrizione della fine del V sec.
Prima di esaminare però questa iscrizione, consideriamo in breve due passi
che ad alcuni sembrano testimoniare contro il contenuto r eligioso dei kyrbeis e
quello civile degli axones. Il primo è una g lossa di Suida sotto òeyewve<; ~, in cui
dice : <• Seleuco nel Commentario agli axones di Solone dice che orgeoni si chia-
mano dei convegni che hanno luogo intorno a certi eroi o dei >1; dunque negli axo-
nes si parlava di materia religiosa ! - Ma questa testimonianza non ha quasi alcun
valore, perchè, prima di tutto nel commentario sugli axones Seleuco poteva tuttavia
citare in qualche punto anche i kyrbeis; e poi, specialmente, se pure gli orgeoni,
come ogni associazione greca, avevano un fondamento religioso, noi sappiamo quanta
importanza civile essi presero per opporsi alla prepotenza delle « genti ", e quante
volte perciò si potevano nominare a propos ito di diritto civile :i. Egualmente il se-
condo passo non dà alcun punto positivo; è puro questo in S uida: « Kyrbeis sono
presso g li Ateniesi delle tavole triangolari, sulle quali scrissero le leggi e le pene
verso i contravventori. Da ciò il proverbio che così chiama i scellerati , : tanto
le leggi quanto le pene possono riferirsi a colpe d'indole religiosa.
Noto, di più, cho molti di questi passi che sembrano contraddire allo nostro
conclusioni, e soprattutto quello di Eratostene dal quale la maggior parte degli altri
dipende, si possono spiegare in modo diverso. Come abbiamo visto, infatti, Erato-
stene dice che « si chiamano kyrbeis quelli che ad Atene si chiamano axones , .
Ora può darsi benissimo il fatto che, lungi dall'identificare quelli con questi, Era-
tostene abbia voluto solo sottolineare l'osservazione, che non è affatto esclusa e
anzi in certa maniera probabile. che axones furono chiamate le tavole del Pritaneo
1
Alt ri interpretano • chiu"'i , : m1, ricordandoci dei perni rnente pri:-,matici, non como r~pi.,.ce il C A111 EJ11fn1:-- m DAR.-
sui •1uali ai muo"evano le assi e la .:rande alte•» dello tovole, SACLIO.
possiamo immo~inare cho, guordandoli in conJiiion i speciali da t Cli'. anche Fozto.
uno degli spi~oli, potevauo dare l'illusione di essere prismatici. • Clr. o~: SANCTIS, o. c., p. 65.
Questo però d~i:li ••ones, al contrario dei kyrbeis che •ono 1•c1·a.
24 DORO LEVI

soltanto per antonomasia, perchè giravano intorno alle assi, e forse originariamente
erano chiamate diversamente, fo rse anche kyrbeis; ma tutto ciò non menoma af-
fatto la nostra constatazione che, già nel V sec., esistevano i due codici diversi,
e chiamati col nome ufficiale differente.
Vediamo ora la famosa iscrizione dell'arconte Diocle, che secondo alcuni rap-
presenterebbe la più forte contraddizione alla nosLra teor ia. 11 decreto dice: «Tra-
scrivano gli scrivani delle leggi le leggi di Draconte snll' assassinio, ricevendole
dal segretario del senato per la data pritania, in una stele di pietra, e le pongano
davanti alla stoà basileios )) ecc. E seguono le antiche leggi per ordine di axon.
Ora qui la denominazione di axones è confermata, ma verrebbe smentita
quella di kyrbeis perchè gli axones sono posti proprio davanti alla stoà basileios;
oppure si dovrebbe ammettere che si chiamino indifferentemente con un nome o
con l'altro le leggi soloniane. Eppure io credo che non vi sia bisogno di far vio-
lenza a tutti i testi sicuri che abbiamo vagliato finora; anzi, mi pare che questo
decreto stesso sia in certo modo una conferma di essi: infatti, il comando stesso
di porle davanti al portico regio indica chiaramente che le leggi originariamente
stavano altrove. Inoltre qui è detto davanti al portico, e non è affatto necessario
che fossero poste assieme ai kyrbeis testimoniati da Aristotele dentro al portico,
se pure, come diremo tosto, di questi kyrbeis era rimasto ancora qualche cosa.
Non mi sembra dunque difficile farsi una ragione perchè nell'anno 409-408,
l'anno in cui, caduto il governo oligarchico, piì1 che mai dovevano infuriare gli
od1 di parte e le vendette personali, si sia pensato, per far sentire maggiormente
ai cittadini il rispetto delle leggi, di copiare su pietra e di mettere in mostra nel
luogo più frequentato di Atene le venerande leggi di Draconte, come un secolo
prima vi erano state affisse le prescrizioni sul campo lelanzio, o pochi anni dopo
vi saranno pubblicate le leggi della ricostituita democrazia '.

Da quanto abbiamo esposto finora si possono t rarre dunque le seguenti con-


clusioni : delle leggi di Solone, almeno fino da quando abbiamo notizia noi, e cer-
tament,e fino dal V sec., si distinguono, per modo di dire, due codici, çuello ec-
clesiastico detto kyrbeis e quello civile detto axones.
Gli axones stavano nel Pritaneo~, e frammenti si conservarono fino in epoca
assai Larda. Essi erano delle tavole di legno :i, <1uadraogolari e girevoli su dei perni.
Per la loro forma, oltre ai passi di Plutarco e di Suida, abbiamo solo un passo
dell'Etym. M. ', che non fa che esagerare la loro grandezza facendoli arrivare dal
pavimento al soffitto. Comunemente si interpreta che su ogni base fossero collocate

I \'eJi Jl DEICll, O, c., p. ~. trt• nu1nero .. o 1101iiic, bi:iogou. 'c1rlare ~enz.'allro qualche spo-
1 Nou possiamo attribuire -.o,·erchio ,~alore alla notizia di radica otfcrmuione, rome 1>er e" quella di Polluce, che i;li
Didimo che li fa scendere Jall'Acropoli, per trarne un'assurJ• a' on~s ,.fono in Lirou1c>.
~pie1o::u1011e dcll3 \UCe det110!-teniCa 6 x<i.c<•>{)u• .,,;,uo;, SOf'tal- " • Gli :none' erano dei legni quadrangolari, che si esten ...
IUllO -e pensio1110 che al tempo di Solone appunto il Pritaneo Jc\•anu dal pu 1111ontu al ..,offiuo e ~ira\•ano intorno a una specie
ò il centro della 1 ila eh ile ateniese. Ji pernio, "'ui •lu:ali erano scritte le leggi di Solone cl1e c:iri.
3 Contro la sicurissiin:i testimonianza di Plutarco e le al· 'ano .. 11 a$... i :simili alle a3si 1lclle c3rro.<:ce •.
IL PRITAN EO E LA THOLOS DI ATENE 25

quattro tavole, girevoli ognuna sul suo asse, e accostate agli spigoli m modo da
formare un quadrilatero.
Per il secondo codice sembra che la denominazione usuale sia stata %ue{Je1ç
Y.aì orijJ.a1 1 • Dal passo di Aristotele sappiamo che stavano nella sto~l basileios, la
c1uale in quest'epoca era probabilmente l'abitazione dell'ar conte re ~ ; la tradizione
generale ci afferma eh' erano triangolari, e siccome Suida ci avverte che la loro
disposizione non differì va da quella degli axones, dovremo pensare che bisogna in-
tendere semplicemente che inveée che quattro solamente tre tavole erano riunite
su un sostegno. Ma sulla loro forma non possiamo assicurare nulla di preciso,
perchè appare evidente che, al contrario degli axones, i kyrbeis originali non furono
visti da nessuno degli scrittori che ce ne parlano :i ; non è esclttso neppure che
siano andati presto distrutti, forse dai Per:;iani, e che siano stati sostituiti da una
nuova redazione, probabilmente in pietra. Alcuni passi assai importanti, come Ari-
stofane in Suida e Plutarco, non accennano affatto alla differenza di forma delle
tavole, e il primo anzi dice che non differivano per nulla se non per il contenuto
delle leggi. Non c'è quindi da stupirsi come sulla loro forma si siano sbizzarriti i
commentatori antichi; infatti, mentre in generale triangolare è detto probabilmente
per prismatico, ~\rpocrazione, interpretando male l' etimologia di Apollodoro ', crede
che siano dei blocchi quadrangolari che terminano con un triangolo aggiunto, una
specie di cappuccio superiore~; infine altri scrittori capirono che fossero piramidali v.
Ma cercare di arguire la loro forma esalta :;arebbe avventurarsi nel campo
delle pure congetture, e val meglio accontentarsi dei dati di fatto positivi che siamo
stati in grado di accertare.

Dono LEv1.

1 Olhe 1 pa~ ... j ~·ila1i, dr. PLAY., Poi., ~9, e LlSIA, XXX, t1. di .\ri.,tofJne, Jitc \C111plin:me11ti• f"hC così :-i clti;;.mano • da J
' Vedi 81 'OLT, Gr . .' t11au 1md Recillsa//alilmer.• ~ 131. tcnd~r" \Cr<O l'alto •, d•ll'cs-<•re eroi• delle >lclc di Corona ol-
3 AJ errczionc for ...e Ji Ari ... 1otelt, clic prrò non ci dire lun;:lla. e che solo ,\ rpocra1ione 111 Suida ag-;iun~c il partico.
null.1 ... olla loro form3. loro Jell• kurba1iu e P''n·• rlre le .1 .. 1e terminino in punl:t.
• Vedi l'•hra eliu1olo"ia dcli' Etym. ,11. che r. derivare lo In •JU3nlo poi al credere che i k) rbei' ~iano sull3nlo una co--
JHuvl"' do. H.!Jt'•:uw. • percl1è vi do,·e,-ano essere nascoili i .. c. riu urJa di una pa rie Jc;li a\ones, e precisamente una scell:i
;.:roti dh·ini •, ci+> d1e ci ronf.-rm~l che i kyrheis in epoca ~•o~ dello pìu importanti le~~i .1.1.1ti, 'errehbe fallo allora di do-
rirn nou ~rauu 'j .. il1ili. mau1lnr~i perch;· m;,j por 11uesl ioni rellgio .. 1• ,·engono sempre
:, Il W1u~ow1TZ, Adsl. und Athe11, p . .15, 1, crede elle cita li i k_\rhei .. , e m3i S'il a\onc"" che sono il testo originale,
~i.1110 pir3111id .. ti, nia 3 ha•e quadrangolore, fidandosi del pa- •(UOllO CIH• >i poteva \Cdcrc da lutti, e eh' e citalo sempl'C al
rai;oue con la k!Jrbalin ; ma dobbiamo O>~ervare che, se anche rontrario por lo Jeg~1 civili .
si ,·oeli.a :.cccllaro l'etimologia da xof!t•<f-,i ecc., ApolloJoro, '' Oltre • l'ullur" , 'ed i anche Un~rn. Anecd. Cr., I, p.
corno ci I· 11·011wr><la10 dallo scolio di Apoll. Rotlio e da •1uel lo i:!i ~, cfr. \\'u ,01., o. r., p. ·~~,, 7.

[
j
L'ANTRO DELLE NINFE E DI PAN A FARSALO
IN TESSAGLIA

TO PO GRAFI A E 'CAV I

Xe/ conchizulere la mia memoria sulle iscri::io11i dell' anfro di Pharsalos


confrontale con quelle dell'antro clell'Ilimetto (pubblicata nel vol. IV-V di questo
Annuario, pag. 147 sg.) io diceva che dell'antro di Pharsalos non essendo stato
esplorato che l'in.r;resso, la completa esplorazione di quell'antro era resa desi-
derabile anche da quanto sul suo contenuto si accenna nella maggiore delle due
ù;crizioni. L)alta importanza, a più di un titolo, cli una tale ùulagine non
isfuggì al direttore della nostra Scuola Archfolo,r;ica di Atene, prof. A . Della
Sf'ta, che senza inditgio 1ni annunziò che aveva deciso di tosto inlraprendere lo
scavo e· la completa esplorazione di quell'antro. Ed infatti così /it; lo scavo fit
puntualmente eseguito ed esaitrientemente condotto a te1·1//ine dall1allievo della
R. Scuola dott. Dor o Lev?°, assistito dal!' altro allievo della medesima dott. G.
Ba,qnani. T10 scavo però f u costanteniente sorvegliato e diretto su,l litogo dal
prof. Della Seta. L a se.r;uente relazione sitllo scavo e sit quanto se n)è ottenuto
fu redatta dal dott. Doro Levi ed accuratamente rfreditta e controllata da nie
~d <°' stata anche fornita di tittte le illustrazioni e riproclitzioni fotografiche de-
>iderabili.
Di questo prezioso ed essen:;ialissimo docwnenlo io mi l'arrò poi per la
nia nuora, completa e definitiva illustra;;ione critica delle due epigrafi.
D. COMP-JRETTI.

La grotta si trova a circa un'ora di distanza da Farsalo, nella località chia-


n-ata Kukuvàia, ed è situata sulla sommità d' una delle colline che da Farsalo si
etcndono in catena verso Occidente, e sulla pr ima delle quali si elevava l'Acropoli
del'antica città. Già dopo pochi minuti di cammino sulla strada che da Farsalo si
diige alle Termopili e ad Atene, si vede biancheggiare in vetta al colle, sopra

[
PIO. \ - I.' INGRl!SSO OELl,A (ll!OTTA E I,\ TF:Rll.\7:tA ;\I Sl'OI 1'1&01.

l'(O , 2 - ,, 'INGll•;sso OELL' ANTRO E LA ORAO INA1'A o 'ACCESSO. 1'10 , lJ - C NO l t«: ~S O OELb' ANT RO OALl,'F.STER NO.
J} ANTHO DEIJU~ NINFE Vi Dl PAN A l~ARSALO IN TESSA GLIA 29

alla macchia oscura dei fitti cespugli che ne ricoprono il dorso, il masso roccioso
in cui s'apre la caverna (fìg. 1); ma bisogna giungerne fin quasi ai piedi , per poter
distinguere la spaccatura alta e profonda della montagna che la costituisce (fìg. 3).
La grotta si apre sul fianco Nord del colle, dove le rocce scendono perpendi-
colarmente al terreno sottostante e con pareti liscie; la bocca dell'antro però non

P l(;, 4 - I SC RIZIO~P. SVLL A llOCC I.\ Al, L' l:<GRESSO 0 1'1.L 'A N'rtio.

si trova alle radici della roccia, ma è molto piì.1 alta e incassata nella montagna,
e vi si accede per mezzo d'un' erta gradinata di alti scalini rocciosi (fig. 2). È sulla
parete orientale, in alto sopra al primo degli scalini , eh' è scolpita, in caratteri
grandi e profondi, quasi perfettamente conservati, l' iscrizione arcaica in prosa
che ricorda la dedica di un albero alle Ninfe da parte d' un certo Pantalkes (fìg. 4);
sulla par ete occidentale invece, alla destra dell'ingresso e molto piì.1 in basso, è
scolpita in caratteri più minuti e tanto malandati che non si possono pii\ leggere a
30

prima vista, malgrado la rubricazione apposta dai primi interpretatori, l'iscrizione


metrica piì1 recente che fa la réclame del santuario e dà la lista di tutti gli dèi
in esso venerati.
Alla base della gradinata si estende una va ta terrazza, pressochè quadrango-
lare ma in forte decli,,io, limitata verso Oriente dal prolungamento della parete
rocciosa che scende dalla caverna, e dal!' altra parte da un banco di pietra che si
stacca dalle pendici della roccia, dove la vetta del colle piega in dentro. Da questa

lllG. 5 - INGRESSO DELL' AN1'RO D.\f,f,' IN1'1utNO l·l VlS'rA 1) 111,LA l'IANUIH TES$Al, IOA .

terrazza l'occhio spazia sull' ampia pianura tes alica (fig. 5), limitata lontano dalla
caLena degli alti monti fra cui s'eleva la cima nebulosa. dell'Olimpo.
Davanti all'apertura del!' antro si trova una specie di pianerottolo (cfr. la
pianta, fig. 6) abbastanza spazioso, che prima dello scavo era ombreggiato da alcuni
piccoli caprifichi, e l'antro stesso è formato dal prolungamento della spaccatura di
ingresso in uno stretto corridoio interno, che dopo circa una ventina di metri fa
un gomito a destra; qui soprattutto si notano alle pa1·eti delle formazioni stalat-
titiche, che tuttavia non sono molto cospicue; solo vicino all'ingresso il corridoio
è un po' piì1 ampio, con una sorta di vestibolo di cui una parete sembra quasi
arrotondata a nicchia.
r,,,..;i-r,,. 1> E" i...? ~r.cr r<o ~· 1< u~ u vf' 'A
f' p~ )$ o 'f P'~~l" Lo • ...\f.7Jf'•uf,l p. ~

~' I O. 6 -- PIA:-ITA DEt,L'ANTRO DI KUKUVÀIA - l<'A llSAl.0.

[_
32

Lo scavo fu condotto da prima sulla terrazza sotto alla g rotta, e fu qui, e


sopratutto presso alla gradinata d'accesso, sotto ai densi cespugli e alle numerose
pietre cadute che la ingombravano, che fu trovata la maggiore quantità di cocci
e di :::tatuelte. Un piccolo saggio fu fatto piì1 ad E st, sotto alla parete liscia e ben
riparata del monte, ma riuscì negativo; lo stesso fu di un altro saggio in una se-
conda grotticella, a un centinaio di metri piì1 ad Ovest, e che dall'annerimento
della volta appariva essere frequentata dai pastori moderni. Poi si procedette allo
scavo del pianerottolo, dove pure si trovarono abbastanza numerosi frammenti di
vasi e di statue; al contrario, lo sterro della g rotta stessa diede poverissimi risul-
Lati, benchè nel vestibolo si sia giunti fino ad una profondità cli pii1 di due metri
prima di incontrare la roccia; tuttavia alcuni cocci i. ola ti si rinvennero fino circa
la metà del corridoio interno, dove l'acqua s' è scavata atLraverso alla caverna uno
streLto canale serpentino, non molto profondo, e che lascia passare appena un uomo
alla volta. Pit1 in là, nessuna traccia umana nell'antro abitato da miriadi di sca-
rafaggi e <li mosccr ini.

CATALOGO DEGLI OGGETTI RINVENUTI

La ceramica della grotta, rinvenuta in quantità. abbastanza considerevole, so-


pratutto nella terrazza darnnti all'antro, presenta una notevole varietà di epoca,
di tecnica e di decorazione. La magg ior parte, invero, è formata da un rozzo im-
pasto g iallo-chiaro con granulazione bianca, o da un impasto un· po' piì1 fine, verde -
g ia llognolo; molti pezzi di tegole e di manichi :;ono decorati a rilievo, con linee
oblique, o più spesso a spina di pesce; ma non mancano diversi frammenti di coppe
e purn di grandi anfore attiche, a vernice nera. lucida, e Lalvolta con resti di pit-
tura. U epoca della- ceramica si estende, con tutta certezza, dal VI secolo a. C.
fino all' epoca greco-romana.
Quasi intere si sono trovate soltanto
tre piccole lekythoi votive, accuratamente
verniciate (fig. nn. 7, 90-92 1), dentro una
delle quali s'è rin-
venuto un minuscolo
pendagl ietto di bron-
zo, in forma di vaset -
t.ino con coperchio (n·
PIO. i ·a - l'E~OA ­
PIO. 1 - PICCQr,ç LCKYTHOI VOTl\'E, 9-1, fig. 7-a}. Gl, IETTO DI RROXZO.
T/ANTRO Dll:LLJ'j "'IKFE E DI PAK A FARSALO IN TESSAQl,J.\ 33

Gli oggetti di bronzo, oltre

o
a questo pendaglietto, sono assai
rari : un anello rotondo (n. 96,
fig. 7-b), un gancio di cintura
(n. 95, fig. 7-c), dei frammenti
di bocca di un grande vaso a PIO. 7-r.
rm. i b - ANlll.f,O or Blt0N7.0. OA ,~e ro
01 01.NTC'R.\ (N RRo:-:zo.
lamina con l' orlo ribadito (n.
97, fig. 7-d), e infine una pic-
cola rnoneta di bronzo che rappresenta da un lato la testa di Atena coll'elmo, e
sul rovescio nn Faunetto nudo che innalza un trofeo (fig. 7-e); appartiene ad una
serie già ben conosciuta di monete macedoniche di Antigono Gonata (277 -239 a.
O.), com'è dimostrato dal monogramma
di A ntigono che
si t rova fra le
o()'ambe dc>l Fau-
no AT 1 • nel
' 1T\l '
campo, a inistra PIH. 7•t - \IO:o;t-;T.\ DI RRO."ZO
Ili ASTIGQ:-;o GO'\\TA.
rio. 7-d - Ol<LO UI ''ASO Ol l.\l(l~A I~ BRO~ZO. del Fauno, le let-
tere JJA (o DA ?J,
e pii.1 sopra un oggetto poco distinguibile, for e il lituus o il casco che si vede
in altri c·emplari ~ .
Un solo frammento di pietra lavorata, che sembra appartenere al lembo d'una
veste femminile, sta ad attestare l' esistenza <l' una grande
immagine del culto, o forse di qualche più cospicuo dono
votivo. Del resto, se togliamo pochi frammenti di lucerne,
ed una piccola fusarola in terracotta (n. 88, fig. 7-f), tutLi gli
altri ritrovamenti della grotta si riducono alle statuette ed ai
frammenti di statuette fittili, dei tipi delle quali diamo un
l'IG. i ·/.
piccolo catalogo riassuntivo. 01 TEUUACOTTA .1 ~\fSA ltQJ_.,A

1 - (fig. 8). - Due rozzi idoleLti in terracotta, con le braccia conserte ed il


volto a becco d'uccello, simili a quelli di tipo geometrico riprodotti nel \Vinter,
Die T!Jpen der figiirlichen Terrakotten, I, 2-1, I. Dal!' esemplare del ~Winter ap-
pare rappresentata una figura femminile, che stringe un bambinetto fra le braccia;
siccome però questi due idoletti restano isolati, e non
s'è ritrovato nell' antro neppure un sol coccio che si

f
possa attribui re con cer tezza al periodo geometrico, non
è il caso di avanMre l'ipotesi d'un culto pre-O'reco
' Cfr. Jlon., M10,~n. I, 581, un. $55·86S, e Suppi. lii, ~11, n. 5t'9.
' Mt Oll~ET, l, nn. 851 e 8!>6-%8. - Che si tratti di un Fauno, e non di un in:tl·
tc"lalo Pan col codino sulla ...c11tcno. e co11 gambe umane, ba ,•isto bene il M1onnet, con ..
trariomcnte n <1'1ui tutti i più tardi tnlerprol•tori, come lo HrAn, l/isl. Num., p. ~31, PlG. 8.
' 1~11oor.1l1 t•~s11, J/011. t:rtcqun. p. 1~1 •~;;., occ. (cfr. J\osc nER, /,txiro11, 111, '" 1366). llOZZ! l00t.>"T1'1 01 'l'F.RRACO'l'TA,
34 DORO LEVI

nell'antro. o addirittura d'un culto di Cibele, della Mift11e 'Oeeta, e dobbiamo


pensare semplicemente, invece, che le due figurine siano un avanzo, nel periodo
greco arcaico, d' una tenace tradizione religiosa che risale a più secoli addietro.
2--! - (fig. 9) - Frammenti di ;rh•a;m; votivi, con figma femminile arcaica che
incede verso sinistr a sorreg-
gendo con la mano il lembo
della veste ; i capelli ricadenti
sulle spalle e le pieghe del
panneggiamento palesano chia·
ramente la maniera arcaica.
Per lo stile, si possono para-

l ' ln. !I - l' HA\tME~- rr 0 1 PIXAKt.:S ,~ Ofl\1 1 ARCAtCrco x FIGU RR Pf:\t\UN'n.. r.

gonare alle tavolette votive di Corfù della Collezione Cara-


pano (\\"inter, o. c. , I, 96, 8; cfr. il nostro n. .JO). Si può
anche stabilire un confronto con le belle tavolette votiYe di
J,,ocri Epizefi ri (Quagliati, Attsonia, III, 1909, p. 1-W, fig. 1,1,
<·he però sono di un'arte pili avanzata delle nostre, e molto
pii1 raffinata.
5-9 e 44 - (fig. 10) - Statuetta femminile arcaica, seduta
su di un trono e con le braccia stese rigidamente lungo le
ginocchia; la testa è velata, coi capelli ricadenti sul petlo ;
il dorso è piatto. Questo tipo corrisponde perfettamente a
quello trovato nell'antro di Pan e delle Ninfe sul Parnete
(vodi .Eph. Arcl1. , 1906, p. 108), ed è molto diffuso anche
F((~ . IO - S'l'ATlJETTA FE,1 -
altrove (Winter , o. c., I, 49, 11; cfr. anche il framm ento della '.\llNlJ, ...: S J'10l"TA .

sLatueLLa di Santorino, Thera, II, p. 77, fìg. 276, 8).


10 - (fig. 11) - Testa fe mmi-
nile arcaica con stephane e due
bande di capelli divisi sulla fronte.
Le palpebre sono fortemente rile-
vate; l'ossatura quadrata della fac-
cia, e la sporgenza del mento e
delle labbra, imprimono alla fi<>'ura
un carattere personale ed energico
assai notevole. Probabilmente è un
frammento di protome, di cui non
conosco un altro esemplare rasso-
Pl(l. 1 l -n - ·rF:STA PF.,l\lll<ll .E
t•10 . ll - ·r ~:S'r A to'IUDU~l~ E
AH CAI OA, PH O~PET1' 0 . migliante, e che può sostenere il Ait CAIOA, Pl? O.P cr~o.
L' ANTRO OELIJE NINFE E Dl PAN A F AR SALO IN T FJSS AOJ, IA 35

paragone con le belle maschere del British .Museum (Cat. of the lerracottas, tav.
V III), e sopra ttutto con un' altra che si trova a Costant inopoli (Cat. des fìgurines
de ten ·e cuite des Musées impériaux ottomans, tav. \ r, 2).
l l - (fig. 12) - Importante
framm ento di grande testa femmi-
nile ornata di stephane con orlo
ad a nello, e capelli ad onde rego-
lari e stilizzate, divisi sulla fronte
e tirati dietro l' orecchio spropor-
zionato.
12 - (fig. 13) - Bella testa
femminile di stilo del IV secolo,
con capelli ad onde e sugli orecchi
due pendenti a cerchietto. Ac-
canto, a sinistra, si vedono tracce
lltG. 12 - P AR T•~ Sl1PE RIOIH: DI ORANOt; TESTA P E lU!INlL'E
di un' altra testa ; forse era una OON
$1'~PllA ~rn .

duplice protome, o, più probabil-


mente, un framm ento di due figure appaiate con le teste
riavvicinate (cfr. \Vinter , o. c.,
II, 106, 2). P er la forma del volto
rimastoci e la trattazione dei ca-
pelli, io raffronte rei la testina
disegnata nel ·winter, o. c., I,
129, 5.
13 - (fig. 14) - Volto fe m-
minile di stile ellenistico, con
alta acconciatura e diadema, die-
f'l(}. l::J - 'f~S'l,A V~MMI N I J_., J~ tro cui forse ricade il velo, come l'I().DI14$TU..,E - vor.·ro F>H CMINCLF.
Et.. L K~lSTl C O.
l>laf, lV $MC. A. O.
in 'Ninter, II, 5, 7.
14 - (ftg. 15) - 'restina, probabilmente maschile,
coronata di edera ; forse Dioniso. Per l' acconciatura, le
si a vvicina no le teste di alcuni efebi alati, \Vinter, o. c.,
Il , 357, :, e H, 205, 2.
15 - T esta femminile molto con-
sunta e spezzata iu due, con alta stepha ne
triangola re.
16 - (fig. 16) - Frammento di pro·
tome arcaica, con una specie del così
detto klaft, e collo molto lungo ; la bocca
è atteggiata a sorriso, c_on le estremità
~,o . 16. delle labbra rialzate, come iiegli esem-
P ICf'OLA T•:S1'A DI PIV li).
O IONISO . plari consimili del Winter, I, 206, 6 e 81 l' l? AM l ll-: NTO 01 l'HO"f0 .\1 1·: A RO ACOA.

[
36 DORO 1,EVI

e più ancora in quello dato dal Ludwig, Die Tel'1 acotten ron Sicilien. pag. 8,
fig. 2-a. Il nostro e5emplare è frammentario dal naso in su.
17 . (fig. 17) - Altra testa fem-
minile, con alla corona di capelli,
forse parte di un rilievo. È molto
consunta.
18·20 - Parti superiori di teste,
con stephane e capelli divisi sulla
fronte, ondeggiati e di tipo arcaico.
21 - (fig. 18) - Altra parte su-
periore di testa fe mminile, con ca-
lfl(i. l7 - i'Alt'r>J $1)-
l'llltlOR I, 01 STA-
pigliatura a melone e velata poste- l•'I O, 18 - l'AR'rl!: $Ul'EIUOllB 01
'tKSTA FF..'.\lMlKILF..
·ru•~·rTA FEl~UU.NlLE. riormente ; tale acconciatur a è fre-
quentissima nelle terrecotte ellenistiche
(cfr., p. es., Winter, o c., I, 258, 3 ecc.).
22 - ~\ 1tra, con capelli striati
e diadema.
23 - Frammento, che sembra
di testa satiresca coronata di edera.
2-l - Tre frammenti di stephane.
20-30 e 32-33 · (fig. 19) - Fram-
menti di volti, che sembrano tutti
fomminili, di buono stile del V-IV sec.
31 . (fìg. 20). - Frammento di
fronte, con capelli ondulati.

l'l(l, w ll•r - FRAlDJF:N'rr 01 VOl,Tl PB)llllNIC,1. ~·I<;, 20 - I'Ali'rB SlJPE1'101t1' IH 'tBSTA FEMMINILE,

:i4 · (fig. 21) - Testina con alto cappello conico, da cui esce la capigliatura
a ciocche che ricade sulle spalle.
35 - Altra, molto consunta, appoggiata ad uno sfondo.
36 - (fìg. 22) - 'l1estina femmi-
nile con alta acconciatura a doppio
nodo sul capo, di tipo ellenistico, quale,
p. e., nella statuetta del Wint., I, 1, 4.
37-38 · (fig. 23) -Altre due, una
con stephane, ed una minuscola, ir-
PIO. :!l - PlOOOl,A l'ln. 2:! - r•!OCOLA FIO. 23 - PICCOLA
TESTA >'CMmNILK. riconoscibile per la corrosione. F.&MMlNlLE. 'rE~TA
TESTA FEMMlNILK.

[
L' A~TRO DE[,LE NJNFB E Dl PAN A FARSA LO lN TESSAOLI.-\ 37

39 • (fig. 24) - Testina


di aspetto arcaico, in alto
rilievo su di un frammento
di tavoletta votiva, su cui
si vedono delle tracce di al·
tri oggetti incerti ; l' accon-
ciatura sembra quella degli
>'JO, 2~ - l'RMt.\IENTO 01 ALTORl- efebi della metà del V sec., l 'Jtj. 2t1 - PU.iUIMF:N'rO 01 'fA,~or... P.T rA.
1,lEVO OON TES'rA MA!IOlllX.&. \rOTlVA CON PlOUHA f."E3.fltl~!L ..:;.
1
quale 1 Apollo di Olimpia,
con la massa dei capelli riportata sulla nuca.
40 - (fig. 25) - Testina femminile con stephane e Lrecce ricadenti sulle spalle,
in rilievo su di un pinax votivo; la mano destra sembra portata all'orlo della veste
presso il collo; per lo stile e l'atteggiamento sembra corrispondere perfettamente
alla figurina arcaica di Corfi1, \Vinter, o. c., I, 96, 8, e appartenere quindi alla
stessa classe di tavolette da noi già elencate ai nn. 2-4.

1'10. 26 - VltA IUl ENTO


l'l(;.-_27 - PRAMYENTO] or TAVOLF.TTA VOTl\'A PlG. 2'3 - l>AftT ..:
01 TAVOL&TTA VO'rl\'A
INFERIORL 01 TESTA
OOX Tf:S'r A l'•; MMtN(1 ,t: . COS Tl::$TA J.'ElU((N'(LF:. StLENICA.

41 - (fig. 26) - Altra simile, con sopra il foro di so-


spensione del pinax; molto corrosa.
42 - (fig. 27) - Frammento di altra
simile, pure s u ;p inax, di profilo, e che
sembra ornata di cuffia.
43 - (fig. 28) - Quattro frammenti
di barbe sileniche, di cui una di profilo
11ro. 28 a - 1•A1i·rg 1s1~1:;.
RIOltfl 01 ·msTA s11,1;x10A.
con le labbra ed i baffi, ed un' alti a, più
grande, di prospetto.
45·6 - (fig. 29) - Frammento di pinax
votivo con figura femminile rappre entata
fino alle anche, vestita. e con alta cintura.
47 - (fig. 30) - Idrofora, vestita di
peplo, che sorregge l' idria ul capo con
ambo le mani, come altri pochi est:mplari
del Winter (o. c., I, 158, 1 e 2; 159, 8),
che però sono di un tipo più tardo e as-
FIO 2!1- FHMUI. 01 TAVOLETl'A PlG. 1!0 - STATUETTA
PITTI!,!: OON PJOURA ~'EMYINll.t}. solutamente diver~o. 01 IDl!OFORA,
DORO Ll>Vl

48-49-(fìg. 31) - Busto di


altra, che regge egualmente
l' idria con le due braccia, ma
di stile più arcaico, con altis·
simo collo, e un panno fra l' i-
dria e le due bande di capelli
divisi sttlla fronte . Pure questo
tipo è nuovo.
50 - (fig. 32) - Busto di
una figura femmini le seduta,
ammantata, che sostiene con
la destra un capriolo od un
cerbiatto al seno ; ricorda le l'l(i, 32 - PARTE SUPE-
RIOR& Dt Pl(}URA FElàUllNl-
l ' I U . 31 - FAlt'rll lNll'flRtOREl DI STA-
TU&TTA l)I IOROPORA.
grandi statueLte di Ar temide Li; CON CERBIATTO.

trovate dal Oarapano a Oor fù


( H C ff, XV, 1891 , p. 1 sgg.), che egualmente sono rappresen tate reggendo la
cerva; ma per l'esecuzione il nostro esemplare pit1 si aV\'icina a quello dcl \Vinter ,
o. c.. I, 130, 6, soltanto che il manto della donna le ricopre il capo, e la mano
sinistra, anzichè reggere pur essa l'animale, è
portata al lembo della veste al collo ; lo stile
è pit1 severo, e dal manto esce un'unica massa
di capelli lisci.
51-56 - (fig. 33) '.__ 'l'orsi val'i, acefali e
frammentari; uno (55), di rozza lavorazione,
sembra arcaico; un altro [56) sembra appar-
tenere al tipo dell'idrofora.
F lG. 33•.1 - TORSO
57 · (fig. 34) - Figura seduta su di un OI S'rA'rUETrA A)l-
.\fAN"TA'l'A .
1•, 10. 8» - ·r oRSO DI STA-
trono a spalliera, volta di tre quarti verso gli
'l"UET'rA AMMANTATA , spettatori, che sembra tenere una kylix presso al grembo, reg-
gendola con una mano all'orlo e con l'altra al piede;
il seno è piatto, e le gambe sembrano nude, ma non
si può stabi lire con
tutta rertezza il es o
della figura . 1 on ram-
mento alcuna altra sta-
tuetta che abbia ri ·con-
tro col nostro esem-
plare.
58 - (fig. 35) - Don-
na sdraiata sul leLto,
con alta stephane o
PIO !H - Rl l,JE:\'O CON FIGURA SEDUTA l'IG . ;1,j - PAR'rE SUl'Elt!ORE DI STA-
OUf: llEGGE UN OALtC& , trecce ricadenti sulle 'rUETTA 1''F::\Utt~JLE 0($TESA .
L'ANTRO DELLE :NlNFE E DI PAN A FARSALO IN TESSAOl1IA 39

spalle; il braccio sinistro è disteso lungo il corpo; il genere


è molto conosciuto (cfr. ·winter, o.
c., I, 192, 3), ma tlOn ho trovato a1-
cm1 altro esemplare perfettamente
eguale.
59-(fig. 36) - Frammento, che
sembra cli figura seduta ammantata,
molto rozzo e frammentario.
60 - (fig. 37) - Parte inferiore
<li figura femminile in corsa verso ~IO. Si - PAltTJ'l INPER.!Oltli:
O{ Ji'tGURA .,EMMl SILfJ
l"JO. 86 - 11nA 'C M l1:NTO Dt
J"IOl!llA A \lMAN'J'A'rA. sinistra, con la veste svolazr.ante. COR.Rl'lXTE.

Tipo del IV secolo.


61 - Frammenti di vesti femminili.
62 - Bracci e gambe di statuette, di vano tipo e
grandezza.
63 - (fig. 38) - Statuetta di giovane nudo, con le gambe
incrociate, la destra al fianco e la sinistra dietro al capo col
gomito appoggiato ad una roccia
o ad un albero, alla maniera pras-
sitelica. L'atteggiamento è predi-
letto nei tempi ellenistici ; cfr., ad
es., \Vinter, o. c., II, 244, 3, esem-
plare che tuttavia differisce alquanto
nei par ticolari dal nostro.
64 - (fig. 39) - Altra statuetLe1,
acefala, di giovane nudo, appoggiato
col corpo e col gomito destro ad
1'1'1 , 88 - S'rA'rUJ;'l'1'A Ol
un'erma su cui ha gettato il manto,
O lOVAN>; NUDO.
e col braccio sinistro alzato; simile PIO. 11!1 - srATUJ;TTA ACEl?Al.A
è l' esemplare del Winter, o. c., U, 01 (110\'AK& NUDO.

252, 6, ma la trattazione del corpo


ne è meno accurata.
65 - (fig. 40) - Altro fram-
mento di giovane nudo, col braccio
destro alzato, e volto verso si-
nistra.
66 - (fig. 4 1) - Altro fram-
mento, forse di figura ma chile, col
braccio destro al petto.
67 - (fig. 42) - Bambino nudo,
piegato verso sinistra, e che string<'
PIO. ~o -
ST A' r u t:TTA AC El-
con la destra un braccio che si
Pl(l. 4l - $TATUE:Tl'A ACE
FAI . A, l?OttSP. >IASCH!LE.
PAl.A DI GI O VAN~; N UDO .
40 DORO TilWI

vede appoggiato ad una roccia; forse è parte d' un gruppo


simile a quello di Venere con Eros, del 'V"inter, o. c., II, 130. 2.
68 - Gamba femminile, di figura
seduta su di una roccia, forse parte d'un
gruppo simile al precedente.
69 - Tor o maschile, acefalo, col
manto sotto il braocio sinistro.
70 - Due framme nti di cosce e di
pubi maschili.
71 e 74-76 - (fig. 43) - 'rorso di
Pan che suona il doppio !lauto, con
guancia gonfiata e grosso ventre. L' iden-
1110 . 42 - STATUETTA 0 1 tico tipo s' è trovato fra le poche sta· ,., ;. 43 - 11usTo oc PAN
JlA,llJ JNO Al'l'OOOlATO AD <JU" SUONA IJ, DOPPIO
UNA
111
r.uiiA 11 •:>1 Mrn1t,•:. tuette dell'antro delle Jin fe sul Par- t1LAu-ro.

nete (Eph. A rch., 1906, p. 108). e molti


al!.ri esemplari, circa una quarantina, si trovano al Museo Nazionale di Atene, pro-
vonienLi per la maggior parte dal Tempio del Oabiro presso Tebe (Winter, o. c..
I, 216, 6).
72 - (fìg. 44) - Altro tor o
di Pan , che suona la siringa, iLi-
fallico e cornuto, con ampia barba /
sul petto; è frammentario sotto il
pube, ma con tutta probabilifa
era seduto con le gambe incrocia-
te, quale appare nel frammento
i'IO. 45 - >'l<A>llUJ:-11"0 0 1 STATUETTA
simile trovato nell'antro del Par· 01 "\N cFrn riuosA r,A srnrNoA.

nete (Eph. Arch., 1906, p. 109).


Anche questo tipo è g ià ben conosciuto (Winter, o. c., I,
221, 5); u n altro esemplare è stato trovato nei nostri scavi
1
1 10. ' ' ·r onso 0 1 PAN o us
SUO"A LA SIRINGA.
di quest' anno a Chephalos, nell'isola di Cos.
73 - (fig. 45)- 'forso
acefalo di Pan giovanetto e ammantato che suona
la siringa; doveva appartenere ad una figura si-
mile all'esemplare del Winter, o. c., II, 408, 2.
77 - Enna itifallica, acefala.
7 - (fig. 46) - Frammento di rilievo a su-
perficie con vessa, con mano protesa che stringe
un oggetto incerto, verso un altro oggetto ton-
deggiante.
78 - (fig. 47) - Altro, con mano che porge
una specie di ghirlanda.
l'IG. ~fj - l'ltA \Ul&NTO or Hll,JE\"O CON YANO
80 - (fìg. 48) - Frammento di rilie,·o con PROTESA.
J}ANTHO DELLFl N I~FE E DI PA~ A FAHSALO lN 'l'P.SSAGLl.\ 41

l'IG. 4i - h'ltAMMENTO DI RILIEVO OON MAN O.

ruota di cocchio (cfr. i cocchi nelle scene di rapimento di Locri, Quagliati, o. c.,
p. 168 e sgg., e Orsi, Bollettino cl) Arte del ]Jfiniste1·0 della Pubblica lstr1tzione,
III, 1909, p. 464 sgg.).

PIG. ~8 - PRAMMENTO DI Rll.IE\"0 FIG. 49. l'IG . :;o -- Ollli:CCJllNO A ROSETTA


CON llUOTA Dl OARRO. BRACCINO DI BAMIJOJ, A, I'< Tf:RIUCOTYA.

81 - (fig. 49) Braccino di bambola, senza la mano, con foro per l'articolazione.
82 - (fig. 50) Rosetta, come orecchino, con peduncolo.

l'lG. 5 1 - COLO\IRE IN Tf:RRAOOTTA,

83-86 - (fig. 51) - Colombe e frammenti di colombe, con dorso scanalato o


con le ali marcate per mezzo di un incavo triangolare, muso a punta e zampe
rozzamente disegnate a cono.
87 - Gruppo di numerosi frammenti minuti e irriconoscibili di statuette diver se.

6
42 DORO r,1w1

Riassumendo in poche parole, possiamo osservare che la maggior parte delle


statuette è di figure femminili; fra queste molti esemplari sono di tipo arcaico,
come la donna seduta sul trono 1, la ninfa idrofora, l'interessante figura di profilo
della tavoletta votiva, e alcune delle più belle teste. Al periodo greco arcaico pos-
siamo attribuire anche i due idoletti di apparenza geometrica. Le poche figure
maschili che abbiamo, al contrario, rappresentano quasi tutte Pan, nel suo tipo
ben conosciuto di suonatore di flauto e di siringa, e sono di stile tardo; forse anche
le altre figure maschili di giovanetti non sono che delle rappresentazioni dello
stesso Pan nel suo aspett,o giovanile, col pedum cd i cornetti appena visibili, quale
venne di moda coll'imperare della smania bucolica ellenistica, e di cui un esempio
corto è dato dal framme nto di Panisco ammantato con la si ringa.
Di altri culti, oltre a quello di Pan e delle Ninfe, si potrebbe appena vedere
1111a testimonianza nella donna seduta che stringe al petto un cerbiatto, che po-

tr ebbe essere Artemide 2, e nella testina giovanile coronata di edera, che assomiglia
alle classiche teste di Dioniso; senonchè v'è qualche esempio in cui Pan stesso.
appunto come il lieto compagno di Dioniso, è rappresentato col capo coronato (cfr.
Baumeister, Denkni. d. kl. Altertums, II, 1149, figg. J3-!L-42). Le numerose sta-
tuette di colombe, invece, attestano un culto di ~\.frodite nella grotta, culto che
<.I' altronde, come vedremo pii1 sotto, è quasi intrinseco al carattere del culto di
Pan e delle ~infe, e che ne è raramente disgiunto nella religione popolare.

DORO LINI.

1 Cfr. la donna >e<lula in lruno dcli' antN dcli' lmello o ,1; A1·1r111i.le; dr. Od., \'I, 10:; ;~;; .. do1<~ lo l\info occump•-
'll'C l che no dice il Comparclli in A1111uario, IV-V, p. t5:>. i:-11:100 la do:t nei ~uoi ~iuof'l1i e uclle ~ue cacci! ::mli' Erimanlo
t I.e Nrnfè non ~ono, del 1-t'slo, del tutto ejlranet.· al mito e "lii T:-i;:cto.
:F ERME N TA
(l{ Y T H N OS-T JI E R ~[ J J\J

< •. florent omquo Cythnon >


(0\IO., .lftlam., VII, 4631.

/n.<;ieme cogli articoli già pubblicati inforno alle isole cli Serfino 1 e di
Zea 2, il presente laroro completa il rapporto della breve esplorazione da rne
compiuta nelle Cicladi nel giugno 1910, per conto del R. Istituto Veneto di
Scien=e, Lette1·e ed Arti~.
Compagna di viaggio e collaboratrice nelle illitstrazioni grafiche fit mia
uwglie Ernesta. Alla visita di Fermenia fit pot'ltto dedicare il ristretto spazio
di tenipo fra Varrivo e la partenza di im piroscafo, dal 2 1 al 24 giugno.
L e osservazioni altra volta fatte sitlle cause per cui i dati raccolti ditrante
la affrettata esplorazione non possono avere altro valore che di semplici ap-
pwnti, si intendono ripetitte per il presente rapporto.

4: . GEROLA, Str{ino (Srriplio•) , in • Annuario della 1;. 3 G. GeROl. A, ntta >10/l f 1u/la brtvt mluiOll( nel Levanu
Sruola .\ rchcoloi;i ca di Atene " voi. lii, Beri;a1110 , tO~t. l't11tlo, in • Att i del R. lstlluto Veneto •, tomo LXX, parte li .
• G. GEROl.A, Zta (Keo1), ibide m, ··ol. IV-V, 19n. Venezia, tutO.
[_
TOPOGRA~ IA,
1
I - NO)IE, D}ljVA 'l '.\Z lONI

Il nome dell'isola 1 tramandatoci dal!' antichità classica semr,a notevoli varianti,


è quello di "'. l(ythnos (Kv191·0;).
-----
La denominazione di * Thermjà ( 6se 11ta), derivata. all' isola dalle sorgenti calde
1

presso al porto di S. Irene, si incontra per la prima volta in uno scrittore della
prima metà del secolo XII 2 ; e da allora in poi sostituì il vecch io nome, che solo
in questi ultimi tempi è ritornato in onore accanto a quello medioevale.
Alcuni scrittori del secolo XVII e XVHT, cui era ignota Ja denominazione
classica dell'isola, fantasticarono che questa all' epoca oll enica s i chiamasse 011ea,uvia 3•
E, malgrado la totale assurdità del nuovo battesimo, anche quel nome non mancò
d i incontrare per qualche tempo una certa forLuna.
Ma nel mondo marinaresco italiano il nome originario di 'l'hermjà subì ulte-
riori trasformazioni, fra le quali la variante più comune cd usitata fu quella di
Fermonia '. Accanto a questa troviamo pure le fo rme Fermenie °, Formenie 6, For-
mane 7, Fermia ', Ferme ne ~, T ermenie 10, Fermino 11 , Fi rminia 1 ~. e tante altre.
Nell' età classica l'isola contava una sola città, chiamata pur essa Kythnos.
Le sue rovi ne si vedono tu ttora verso la metà della costa occidentale, nella località
che nei secoli piì.1 r ecenti si disse S. Luca i:: ed è 0ggigiorno dPnominata "'Righò-
kastro o • Vrjòkastro 11 •
1
Per l 'i ..ola in ~cnere clr. A. P111Lwr:;o~ 1 /Jtilr1i9t .:.ur rh4! citorerno fHu O.\Jnti - I·: B. UcRno~E, Libro ntl quale. s-1
lfr11ntni1 der Critchische11 lnulnwelt, in < Petermanns ~l it- ragio1111 di rullt lt lsolr dtl 111011do, \'cnc1io, 1 5~8. p. 4~ .
1ctlunge11, l::rµ-..in1ung~hcrt , 11. 13k Goll1:1, 1.00-t. 111 • rpi.•CO/Hts Ttrmt11 iar11111 1t 115): C. !':~DEI, lliera r-
2 1Y"').ot1 1to:o:1:ar!!io1•, '1'<.A!'.; TW11 .-r«T!!l«!Jlt%t~1· /J!!t;""'"· cllin call101ica mrilii atvi, ,·ol. Il, Mo11n-1eri i, i UH, I'· H8.
in lll BllOCl.ES, .Synecdem11s et ù'oliliae 11raecae epi scopatu11111, " • ahi int~t ar11am11 l'rr11imr ; (1470): 111a deve essere
llc roliui, i ~litl, p. 300. 11 documento i· dcl 1U3. una erron<'tt lc l tura iu,·cco Ji l 'tl'mhu• (11nturalmc11tc col la
:i lJci.).J, ,111Ja, Kv;?.,ta><&. 'l':a.tto11;r,Oi.tc ~V(!ot11 t ,'{,S ~,
'..1L pron1111ri:o dol v =- !): I\. l\011111t 1ll', Jt1•1tsaltm/ahi'I des (;ra -
11· 5 ; 'A. llU.J.J. 1111Jf~. 'Iaroe«« n}: njaou K V0 11ot1, ' .A 01j 1·a1.;, [w G a1u/t11~ 1·011 liirclibrl'!f. in , Forsc hungcn uud Mit l eilun-
f 806, p. 3 o '10~; 11: 1'. ZeaJ.ù·rot" 'E% r<~•· 1·111J1&1nx<7u1, in ;;cn 7.111' GO '<l<'hit'•l1to 1f'irol:S. ' \'OI. li, r.1 sc. ~. l 11nsbruck , Ht05.
S1/mMt1x1ì 'Jr.';-i1 n1(!i.:, '1J(J1,ov;iOì.e1 t9t8, p. 67.
1
p. l ii!.
1 Vedasi, I'· e., .1. \'AN G111 S1'ELB, Tt'oyage, Ghc11J1, i5:1i , a \(. SAXllllO, I <li ari, ,·ol. X I, \' cnez ia, i IBi, p. ~ l O.
I'· 31~ . i:i ' Ad occiduum. ""rr•ivo il lh1on1lclmonti, 1'0rlus optimris

• • ili ]>Ol'lll '"' Ftl'me11iis • (B78) : G. L. f'. TAFEI. u. c11m allq 1111 rrclnia Jlf<lcra rrprrllur, in quo cit•i/as ampia
r.. M. 'l'J10)1A•, I r/11111drn :zu1• 11//cr <'•I lfa11dels u11d Staatsgt- t1·igrbat11r • (Cli . 11& U110,uv.1.\I01'r1Ulf>, L ibcr iffsutarum ar-
aclliclltc der Tlt/11tblil' l'e11tdi9, in < Pontes rerum :iustriaca· ci1iela9i, 111•. ::os doltn Uihl 1olcca ro1111111;ile di l\a,enna), meu-
"""' ., •eziouo 11, \OI. XIV, parte 111, \\'ic n , -1857. p. i73 ; 1re nol l:i r:t1'l in.t fìguraL.1 ,1:. 1u·o"l.:;t.t la ch iesa si chianu Sane-
, loc111 '"" ' Fe1·11w11iar11111 ' (t 33:.): K. llo1•F, reneto-by;ia11 - "'" l.ucaa, p11frr11 trrlt•ia. i-; .\ ghjos Lukàs è dello l ut lora
tini1cl1t A11alekle11, in • Si11t111;;sbc1 ichle dcr K. Akademie der lo "iCoglieuo cl1e clliudc •la occide11 te H porlo o'e sono le ro·
Wi•-en<rh•ft cn •, phil. hist . Gla<~e, voi. XXXII , fosc. 3 - 4 , ,·ine Jcll'01nt1c.t K '; /111101.
\\'ien, ll!S!l, I'• Sl)S ; I:. PllrnRLLI, I libri Commemo1•iali della Cl10 -o il Curouclli inform• • i•i si 1·rdono alc1111i castri/i
/lepubblica cli lenuia, '01. Il", \'cuezia , t 89tl, p. t 6. dfruli, 11t91i av1111;/ dl'i q11rili alberqano pastori e 1>escatori,
• < ad Fol'lne11ia1 in µortri quod dicitur Stla 11u •: G. come in q11tllo di S. l.11ra rl1r dd il nome ad u110 de' porli
L. f'. 'l'APt:1 c . G. M. TllOMA•. l'r lmnde11, cii., p. ~~I ; • do- rrr.10 me;,:09ior110 • (\'. Co11n\BI LI, lsola1·io, \'cuezia, 16()/ì,
111i11ntori i11111lar111n Forme11 • (133"): K. llOPF, l'e1uto-b11:.a11- p. ~~'), 'fUe,t' uh imo Jato, :tllallo erroneo, è certo rica,·a1 0
t l 11isrlie M1altktw, cit . , p. 50;;, •lallo 'ecchie C3rlc ;.tè:o;ralìcho poco e ..aue, come era del rc~to
7 n. Ml '\TA'•:n, (.ronache calalnnt traJ . 1b. F. l1oi'è, 4tni•ll:a del Uuondt:lmonti Pro'a ne .. ja elio nel secolo ~egucnlc
parie I, Virente, t 88 1, p. '!8;,. il Pa-,ch de hrienen rcllilic~• la po~izionc dell3 località, ricor-
• , terram Fer11ue • (t3~5): L. L• Gr.ASD, llelalion du d:aotlo, uon ~eul'a nuu'e confosioni, la ~·il tà di S. Luca, col
7Jt'ltr111aqr 11 Ur1uale111 d, ,\1colas de Jlarto11i, in • l\crnc dc ror10 Cotonaclti (l':tttualo · "014·,na , p1·c~~o il nostro scoglit>) o
I' Orienl latin •, \OI. Ili, fase. 4 , Pari., t 895, p. &lt; s1;1;. - col ca,1cllo J1 \'iol.a-tN ( Il. L. PA•Lll \'A~ K111E~E~, Bl•rt·e
Ctr. pure E. 111 OCll&T, llelalio11 cJu voyage e11 Oriml do Car- tleacrl~io11e 1/tl/'Arciprla90, Livorno, t ;;3,
lle r lit l'tno11, ibiJc111, voi. Xli, lasc. t-~. Paris, ! 909, p. t &l. .. J. Pt'rTO\ 01; TOLl\l<HOR'r, /lelalioll d' fltl t·oyaye ""
• , domi111ts ,..ermn1ar1m1 • nella pergamena del 1397 l.eva111, voi. Il, l.)·011, 1>17. p. I~ .
G. GEROlo\

'lt **
La capitale dell'evo medio, situata presso al porto che dicevasi Sclavo 1, inti-
tola vasi a sua volta dalla coeva denominazione cieli' isola ~ . ~la la rupe ove essa
sorgeva si chiama al giorno d'oggi * Paljòkastro ;: o nj:: cbeaio.ç TÙ K6.aTeo ', o sem-
plicemente * Kastro, <]Uando non prenda nome dall'attiguo promontorio di * Ifata-
kje falu.
n'inalmcnte il capoluogo dell'età moderna e contcrnporanea :. mutò pitt volte
denominazione attraverso ai secoli. In genere portò il 11omo stesso dell' isola, come
ci assicurano già scrittori del secolo XVII••; e quando questa, all'epoca dell' indi-
pendenza, per imposizione dei dotti, ritornò al classico suo nome di f(v{h 0:;, lo 1

stesso vocabolo fu assunto anche per la capitale'. Con temporaneamente però, come
in tante altre località della Grecia, essa adottò presso il volgo quella denomina-
zione antonomastica di ~, Khòra (Xwea) che tuLtora è popolarmente la più diffusa'.
Quanto al nome di * Mesarjà che ci è testimoniato fin verso la metà del secolo
scorso'', sembrami verosimile l'ipotesi che esso cosLituisca l'originaria denomina-
zione del luogo, allora quando il capoluogo trovavasi tuLlora al * Kastro, e * Mesarjà
non era che un villaggio affatto secondario.
:\Ia all' infuori dell'odierno villaggio, l' isola di Formenia annovera pure, pii1
vor o mezzogiorno, un altro villaggio. Il suo nome volgare dovette essere anche
stavolta quello antonomastico di • Khorjò (Xwa16) 10, in con trapposizione con* Khòra.
Partieolarmente però, fin dal 1700 almeno, lo troviamo denominato Sllaka 11 • E
solo quando invase fra g li isolani la manìa delle esumazioni classiche, gli fu im-
posto, a ricordo dei Driopi colonizzatori di Kytlmos, il nome · di * Dhrjopidha
(LIQVOJTiç) 1 ~ .
E non basla: tutta una serie di scrittori del secolo XVII. dopo aver descr itta
la moderna capitale di Fermenia, ricordano al tempo stesso trn grosso villaggio,
denominato Mesi, che alcuni di loro, con tutta l' imprecisione che caratterizza quei
Lesti geografici e quelle carte nautiche, pretendono collocato sulla sponda ocGi-
' l'oo ~c1·i1tore dl'I seiccnlo (1667) pl"elende elle tale no · 1t Crr. l.. Ro~~, lnt,lr,istn rit., I' · !IO - Xon cou\'engo perù
mo fos,1• portato pure dalla ciii~: • ila11110 1111a sola clliua, sulle el imo logie che ll1•J nomo c.ono proros 1e in ·. 1. Jf11i.1r1.~rl.Y.1/ ,
dc1111·0 la cillà recchia, chiamata Sciavo • (G. $E nAsTJ A'1, Jfr aaa.ala. in lfrì.rltw rij: foroao,;;.: >mi lth•oi.0/«%1j: irwgct'a:.
l'ia11•110 r 1rnt'iy11tione dtll"Arcipela90, Roma, '-ti87, p. 9i). lV , ',Uhjra1.:, t8!14. (Ma crr. r. X ...Xar:-1ò..-l.%t. lltf!Ì -roii in'•-
' cr.-. il pos'o di Cri~toforo Buondel1non1i che ci1eren10 ,1eov rij; ).l:t"'~ .lfto~acti..; 1 io ~.ilh1rc"i1 \'l, 'A{hj••17ot, t $ù:4).
fra llre,e. 1' 1\'cd:. .. i il ,j~illo del 1;;~, ibidc111, I'· 13.
11
• J. 1'1rio~ or Torn~EPonT, 1:t1ation tii., \OI. Il, p. I ~. Co)Ì il ~c~uita J.a<"obo Sa\'er;o Porticr, che fu a Fcr-
• L. 1\0''• ln1tlrti1t11, 'ol. I. llalle, t 9H, p. 91. - Intorno meuia ncll'au1unno del t iOO (lellru ldi/la11tu ti curieuses
l1 11uc ... 1:1 dcnon1in11ione, ;, ..... ai di1ln,a nel Lenrnte., e conne .... a conurna11t l'Asl,, l'A{riq1u ti l'Am!riqttt, \'OI. I, Paris,
-empre con •1ualrl1e Je,:.;end•, dr. da ullimo G. GtROLA, Str- ISSl!, I'· 00); •' co,1 il Tournefort nell'anno stesso (J. Pinoli
fmo, cit.. I'· ~tH, 11013 5. PI 10111\HUllT, lttllllion cii., p. tO). l'er l'etimologia cfr. L.
' Le due leg,;cn le ri~u;1rdan1i la sua fondazione sono nar· Ro''• illulrtistn cit., I'· I O~.
r31e io. A. R1ii.i.111·t}(A. K,·{h•t<oai Cli . , r. 30 :S~. " Vedasi il sigillo •lei l 63o in '.I. BrJ;.i.~··<><• •ln10~•«
' G. SHIA-llA"· r1aqyio cii ., p. !l1. E Jopo di lui il Pot: - cii., p. t\l:.. Jl1•r l'ori;:iuc del nome dr. rure p. 2 e 5 (dove •·
Tllll il 1'0l 11Sf.l'ORT, ecc. rirordalo l"ambii;uo pas•o di Stefano Bi,anzio: KvtJ•o= v;;Qo;
' Co•ì i;i.1 ucl sigillo comunale dcl t83;), per il •1uale dr. :Tf!ÌJ; tfi 1(>1'ti:r11\c -,,;;,. Kr•Hltid<-w .. . 'Exai.eìio xa.Ì • Oq 1oì-oa
A. /11i.i.J.,J.,,,1... ~ l11roaia rit. , p. ti5. xoi 4!}l'Otrl; (Sri l•UA\I B\/A'\Tll , 11-;1Jv1x<-:J,., Liv.siac, i$3<l, p.
• l"edanoi aJ esompio i docu m",nt i del 18:!0 e '11\'ll'· ibid., l i:i).
P· or; 'Il'\;'·
FERMENIA (KYTHNOS-TH R: IUl.J:\)

dentale verso settentrione 1 • Due ipotesi si affacciano a noi : Mesi potrebbe essere
il nome secentesco di Silaka, che * Silaka trovasi già chiamata nell' anno 1700;
oppure esso è invece nient'altro che il nome antico del villaggio di * ~1esarjà, e
tutti quegli scrittori del seicento non fanno altro che plagiare ciecamente e cieca-
mente tramandarsi d' uno all'altro qualche brano di testo geografico antiquato de-
scrivente le condizioni delFisola al tempo che la capitale trovavasi tuttora al * Kastro
ed il secondo luogo abitato dell'isola era per l'appunto * Mesarjà 2 •
Avanzi di abitazioni di varia epoca sono sparsi finalmente anche in altre lo-
calità dell'isola, senza che si riesca a determinare più esattamente nè l'epoca in
cui quei casolari erano abitati, nè il tempo del loro abbandono. Essi si chiamano
* Kukunàs (fra il * Kastro e le terme), * Ghalatàs, * Khoridhakja (ambedue non
lungi dall'attuale capoluogo), ed * Elinikà (all'estremità orientale dell'isola presso
il capo S. Giovanni); mentre anche le località * Kòmi (un'ora a nord-ovest della
capitale) e * Meghalokhorj6 (un'ora a mrzzogiorno da * Silaka) sembrano alludere
a vecchi insediamenti ::.

***
Ma in quale epoca precisamente la capitale dell' isola Lrasmigrò rispettivamente
dal • V rjòkastro al * Paljòkastro e da questo alla sede attuale ?
È già stato osservato che, mentre fra le rovine di * \f rjòkastro non si incontra
neppure un pezzo il quale possa discendere ai secoli dell' evo medio, nessuna. delle
reliquie tuttora superstiti al * Paljòkastro mostra di risalire all'epoca classica:
donde la naturale illazione che quest'ultimo insediamento sia da assegnarsi all' età
bizantina, in rapporto coli' introduzione del cristianesimo nell'isola 1,
Ma assai più ci interessa, per rientrare direttamente nel nostro campo, il quesi to
riguardante l'epoca della traslazione della capitale dal • Paljòkastro a * Mesarjà. 11
problema non può tuttavia essere risolto senza un previo esame degli avvenimenti
storici che, attraverso i secoli, replicatamente condussero l'isola di Fermenia alla
completa devastazione.
1
• Ila anco 1111'allt·a /lf<billalio11t, ,r r ivc'" 1101 1608 il ~il ll & IO a S Ud OV05l tio lJ'isola: il <(lla(O rc r IO lllCllO dal tempo
J.11 ri:o11olo , tli molte a11iint, ad1m11ndata Nui, che t'Ol dire 1lc l Tou l'llofor l in poi •i c hio mò d i S. Ste fano p . P1Tro:< llE
muo • (I". Llf'A lZOl.O, Isolario, i038, Londo11 , llritish Muscum, 'l'Ol' llS EFOHT, tltlatiO>I ci t., r . l.0). Quello d i lla rza irwece,
M1. La ndsdow e, 11. i9! , p. H ); e, •1t1alche dece nn io pi ù l ardi, era, - 01·onJo il Milio, d.1lla po1·tc J i ponen te; e non può q ui nd i
il The vc no1 : • Il y " un. t•itttx chastenu. (con che e~li si rifo- c he rorri<poudoro a •1 uc l por to di Mi·riko, c he il Buorulelmonli
ri-cc alle ro,i11e del • Vrji1kostro) ti un t·il/aye a utli ar nt1d chi:un:. ili Mcrr.- (o cho ~olo per una crrone:1. scritt ura o Jet-
appt/U •lui • (li. T11 c1·csoT, Ut1criµ1io n d'1111 f'oyaae f ai/ n11 tur;i do, cl 10 mutar e il suo nonw ~cnuino con ~ler.,;-a. e roi l far-
l.ti:a>ll, Paris, I 'llS, p. :Oi); mentre poco doro il P ioccn» 11). l h, come dicc,•arno 1e .. tf·, Of;Oi discu .. sione (-. supern ua. di
rirordo • 1tall'ore<110 il pircJ/o t:ilfo9gio d i .llu i • (P. P tACESZ A, fron t e olle lrorpe ine••lleue topo~roficlre 1lcllc carie e dei
1.·e~o rtdit"ll'n, Modeno, t DSS, I'· 303); ed il Coronell i r ipete : 1est i sec~ntcschi .
• Il p/crolo t•illaagio di .1ft1i 1111/a 11•onda occidtnlalt •·t r.•o • La citt11 o vill•glliO o ca- tello dr S . Luca. rhc o llri scril·
u11rnlri11nt. /IOCo ltm9i da porto _;1nr: 11, cli 'è il magaiort tli tori in1•<ot t1mcnte mcniionano (cfr. A. T n t \"FT, 1- a cosmogra-
11111; " ( \'. COllO\Er. 1.1, 110/ario rii.). phie llllit•trstltt, r ..... 1;;7$, \OI. I, p. ~34), \'3 iJentific>tO,
Qmald è 'lùfJ'to porto di Marz3 ? Esso è r iro rJato anche come çià ~i o~-.cnav3, ('Oi ruderi dolla capitale ellenica dl"l-
d•I Milio, unit amente oi porli di S . I rene (Ja lui dello. run 1' i<olo, I" qu•le • •111~1 1empo r r • certo già t o talmente Ji-
1111 3 corruz.ione clic ri,,.ale per lo meno già a Bartola mC'o fl3j s t rut to.
:;011ot1i, Santo Chl in i) e di S. Ann o (A. Mr t r.o, Ar i• del 11avi- 'Cfr. :1 . '8U).),i1vda , lù 1 {) ••• ax<i. rit .t Jl . 50 st;.; ' A. B ci.i.-
t•11r, i :>:.>0 1 \'c nc1ia , Uib liotera ~:uiorule , lls . llal., I\\ '%, r· i.t/ YAa,·rarol}/a rit., r. 44 o UO : O \ C .. t 1101Hina pure la loca·
Ki). Q rr o~1· u ll i rn o, malgrado I' e r ro1wo inJicoziou c de l Milio, lr t à ' "( h CO tÌl~O$ .
che lo dico po:Ho a g.'t rhino, Y:t c·c rhuneule identificalo col porto • ·A . TltlJ.J. ~··~a. /\,.,?,•.ax« cii. , I'· ·16 e •O.
-18

Tutta la storia dell' isola - a cominciare dall'efa classica - è intessuta delle


gesta di pirati d'ogni razza, che periodicamente por tarono la desolazione e la rovina
su quelle spiaggie '. Ma nel periodo di cui più particolarmente qui ci occupiamo,
tre dovettero esser e le incursioni per turbatrici, capaci di arrestare per più anni
ogni attivit~t umana nell' isola: la prima circa l' inizio del secolo X V, intorno al
1470 la seconda, verso la mefa del cinquecento la terza.
Nicola Marton i, nella sua peregrinazione per il levante, giungeva a F ermenia
il 5 fe bbraio 1395, al tempo del dominio di Ja nuli III Gozzadini, e si tratteneva
colà ben 17 g iorni : prova evidente che l'isola er a allora normalmente abitata ". E
abitata del pari la trovava nel 1422 Cristoforo Buondelmonti: ma si affrettava a
soggiungere " r1ua111 'l'urci, meo lempore, ia11i dudwn ibi mancipii, v roditorie in
nocte, adiuvamine malefactorum desolarerunl ; mmc auteni dermo a Latinis
populata remane! ,, :i . Di tale subi ta nea rivolta dei prigionieri turchi detenuti nella
città e della seguìtane devastazione che rese necessaria una novella colonizzazione
italia na, ci manca qualsiasi altra testimonianza.
Verso il 1485 passava per di là .Joos van Ghistele ', e l' isola era di bel nuovo
spopolata:'. Molto verosimilmente la novella sciagura si era rovesciata sull'isola al
tempo della guer ra sfor tunata che, dopo aver costa to nel 1470 a Venezia la perdita
di Kegroponle, si era chiusa colla pace del 1479. Ma ancor una volta F ermenia
riusciva a rimettersi tanto sollecitamente della batosta, che nel 1489 essa doveva
essere di bel nuovo forni ta di gent.e •:.
Più gravi a ncora dovevano risultare invece gli a vvenimenti del secolo seguente.
IJa testimonianza del Bordone, se potessimo essere sicuri che egli non attinge le
sue notizie di seconda mano da scri ttori ben più a ntichi - e sopra tuLto dal Buon-
delmonti - , ci dimostrerebbe che le cose dovevano correre t uttc»ra liscie nel 1528;.
L a nuova catastrofe coincise molto verosimilmente colle gesta degli in fedeli nel
1537 da prirn a ', nel 1566 da poi. I / asserzione di un viaggiator e - il Pinon -
che, passando fugacemente da presso all'isola nel 1570, credette di vederla deserta !•,
non deve co nsiderarsi di alcun valore di fron te alla precisa testimonianza contraria
del Thevet, il quale stampando la sua opera nel 1575 la dichiarava non solo ria-

I 4'"1. H(li.).l/Yf)a, · 1nrO!,!Ut. Cii .. p. ~; . . rn, GO(' r;1 .. -titn. abil3uti c,iJPntcinen:c nell'isola (C. llo1•t·, (;o~:ad i ui in Crit-
' L. L~ GnA~ O. p. li lli sgg.
1'rlat1011 !'Ìl., chr 'ila ud, in • A l l ~cmcinei Eur.rclop;_iol ie da r \Vissenschaftcn
" C11. DE B co~ 1n:1.110NTllll ', l.ibtr ci i. und l\ iinslo herausgci;chen ,·un I. S. Er:td1 und J. C. Gl'uùc r •,
'1 f /)1<S a /tijdS ?'OOr l :.tye llt /ljd I/le/I ?IOC/i ftll tylalltft• "0 1. LXXVI, Lcirzi ~. t8oa, p. ·l~I.
11111 t·an uotdtr groollen ligyhwdr ter recilltr ha•ltl ul1rnae11t ' . .. • 11/ ca;10 dtl quate 1,1 dlld tli 'l'er 111 ici s ietlt , otti-
Ft1mtnia , a/11111 011 bewoo11t " (J. 'A~ G111::.rrLr, 1'rouayr ma111t11te habllata • (C . Bonoo~r.. I.ibro cit., p. 4~)
rii., '" 315). • Cos'1 Andrea Curuer nel narrare le g9't• di " lwireddiu
'°' H:1r1olomeo Y.amb •rii, che scriYeva fra il I i ~ì e il t lS:i, ll3r1J.oros<a: • l'atto qllUto, ri111i1r /( grnti nLl/t ga/trt e IÌ
r;1re d1e consideri l'isola ro11w ripopolila (6. OAl~l.I So,tr n, parti l'ar m11ta, la qualt, divisa1i poi 111 parli, preu l'i10/a
Isolario, \'cne1io, • · n.); 111.1 1•i;lì dipende troppo dir!'tt3meule di rermia t l'i1ola di Zia sit't Zeo, la qualt llidruua da
tl:d Uuom.lelmo:1t i per poler a.:. ... urt;erc a ,·alorc di pro,a. Grtci (H drtta, ado1·nata d'uu btl 1'01'tO: e Ile mtnaro110 da
Il Di ratti, a\·eudo in < 1ucll'an110 due sopracornili \'C 11czi:.111 i circa doi mille 111•iyioni • (A. Co11 srn , r:on1ilw11lio11e dl'lla
~.1C'd1cggi ;& ta l'isola Ji besti :uni, J:111u li V Gozzad ini ol teoc"a I/istoria Ca111ti1111a , \OI . Il , p. 286: nl!. i t:il ., \ ' I, ~!lll de ll .1
Ja V~·11ozia prome;,sa di ri:tnrci rnento -.lei danni (Vf'\nozi.1, Mu- Bibl io1cco 11.iziou:do di Vc nezi:i).
"t'O Cl\'ÌCO, Ms. Cicognnl n. ~=->a~, r.1~c . 3i) f.' ' L,· ~ vlsmr.t a m ai11 drorrte F1r111ia, une isle i nl;a-
Vcdosi pure il 1locum.. 1110 del ~3 sellembre H !l11 in cui sì bilf, • (~: . llLOCllU, Jle/a /ioll dt , , p . ltl8).
no111111.1no llll \'Ìt3rio dc.•I \e"i('OUÙQ ed un cariuno Ji Fermcnia I

l
FER~IEN IA (KYTHNOS-THl'JR~IJ.\) 49

bitata, ma poteva fornirci interessanti notizie sulla recente devastazione, di cui ci


fissa pure l'epoca u peult y avoir cinquante ans 11 1 • il che può coincidere benissimo
col 1537. Meno credibile ci appare invece il cosmografo francese là dove attribuisce
la causa di quella distruzione ad una vendetta dei Turchi dell'Asia Minore, esa-
sperati per il saccheggio perpetrato da parte di certi corsari rodiesi allo spedale
già fondato dai turchi presso ai bagni di F ermenin.; e così pure ove egli soggiunge
che, dopo quella strage, l'isola venne ripopolata dai Greci delle terre circonvicine:
laddove Antonio Milo nel 1590 la dichiarava colonizzata di recente ad opera di
Albanesi - e la notizia ci è confermata anche da altre fonti~.
Sulla distruzione della vecchia città, già situata sul promontorio del * Kastro,
vige nell' isola una popolare tradizione, secondo la quale il castello sarebbe caduto
nelle mani del Turco, circa 300 anni fa - a calcolare dal 1882 - al tempo della
Pasqua, con grande strage dei Cristiani, il cui sangue avrebbe arrossato il mare
per lungo spazio, fino all'isola di Zea 3 ; che è quanto dire per tutto il tratto per
cui tendevasi la favolosa catena piantata dai dinasti di Fermenia per accalappiare
le navi transitant i per quello stretto'.
Quel <lato cronologico, che ci riporta così alla seconda metà del secolo XVI,
è co nfermato da una testimonianza ben più attendibile. Antonio Giustinian, vescovo
latino di Sira, deltando nel 1700 certa sua relazione, sostiene che la distruzione del
vecchio capoluogo era avvenuta circa 130 anni prima di allora: cioè intorno al
1570 r•• A parte il divario di pochi anni, troppo spiegabili in calcoli così approssi-
mativi, sembra lecito concludere che la catastrofe dovette coincidere colla terza
delle devastazioni ricordate poco fa, verso la metà del cinquecento.
Altre fonti storiche confortano indirettamente tale deduzione: La descrizione
che della città di Fermenia ci ha lasciato nel 1395 il Martoni non può riferirsi che
alla sede del * Kastro: « ... terra FerJJiie sistente sitpra montes, tonge a portit
p e1· nrilearia octo 11 .... « terreani Fermir>, que est fortissima sttpra immn saxwn,
itltra quam dici potest )) 6• Nè diversamente possono interpretarsi, nel 1422, le
parole del Buondelmonti, che giova qui - una volta tanto - riprodurre per intero:
u Est ecia111, post supradictani insulam, alia Thermia dieta. Et dicititr thernw
.rp·ece, latine calùlum. Qitae niontuosa miliaria circuit quinqitaginta; in longum
vero, de frione ad meridiem, qitindecim protenclihtr miliarìa. Ad orienteni

' \ . Tun n , ln co111109rap/iit cit., .-ol. I. p. '!'35. ma•tc nolo•oli traccie ncll' isola (Cfr. ' A . llV.l.i.•/"~a, K.,o.
' • J:o/10 ltmpo dl6abitata, ma ora da porrra gitntr •i "'"'"' rii., p. 78 e 139; 'foroata cii., p. 611.
r abitata : 101M nndati ad nbilnr.' molli Alba11t11 •. (Cfr. ~·. ' : 1. BV.J.l.r7v6a, K"Omo«l c1t., p. •!I.
\\'. llA SI I Ck, Alba111a11 Stttltllltllll Ì11 tltt M gtall /lland1 , 'L. Ro••, l•ittlrtlun cit., p. 95. L' ..seJio a.-rebbe du·
in rhe Annuol of the British Sdtt>OI al Atheus >, vul. X\', ratu Jodici o pui qualtordiri anni. Cau•a della sconfill• ; a.
l.0;1Jon, 1009). Alla •·onuta de~li Albone•i in Fermenia olinde rebbe stata una donn1 turca, che, fiugcndosi incinla e perse-
nfiJeu1 ..Jmen&e 1nrhe il Lnpauolo, nel secolo scguen1e (nel ;;uitata dl1:1i :uulitori, a' rcbbo impietosita la fi~lia di chi ru-
brano che citeremo più :w:1nli), nonchè M. T11 EVE:"OT, f)t1crip- ~•odh:. I' in;;resso della cit1i1, riuscendo :. farseae spalancare
tfo11 cit .. I'· ~o;; F. 1'1Ac1:<1A, J, 'Earo cit.. p. 303; \'.Cono- le porte. M.t an:11o;::a IP~~'·nJa corrP a rroposito di ta111e alt re
'r1 I.I, /1n/arlo rii ., r. ~3:1: C riti e•plicilamente ancoro il lorali tò dcli' ~:~ro (Crr. 11010 4 a r•ll'· 401.
Sau•tlr: ~ '·'' habilt11u dt Ctl deux ilts (Zc:i e Fermeni:1) .ron t r. Jf. 'I. Jftc(!>Uj."f()j t , ' Il 1h•rotÌJ Ù<HÌ.tJOÙJ ,,·,.. K t·i?vCf>, in
aujo11rd 'li11i du Cr rcr rt la plupa rt All>a11ai• • (!iArr.rn, lli- f.°iHO't'O"/f!«'f'J!'/.,,1 •t:orl<J, :anun l:i~fS, fo~c. 16.
1tofre 110111·,lle dts ancit111 d11c1 dt l'Archipel, IG9J, p. 353). •i l.. 1. .. 1:1n~o, Ud11tio11 cii., p. U,\ ti si).

Ci•'• non di 111e110 di tp1eHa i1nmi g-r3zione al h3ne'C non t.1.0110 ri-
50 G. GlòlllOLA

Sancta I.frini cernit'l.lr, ubi planus ampliatur, cuius in medio capite Termie
ciritas erigitur : quam Turci m.eo tempore iam duclum ibi mancipii proditorie
in -n octe adiuvamine male/actonun desolaverunt, nunc aitfem deniw a Latinis
popitlala r emane/. Post hec ad occicluwn portus optim'l.ls cum ali9ua ecclesia
pnlcra reperitur; in quo civitas anipla erigebatm·. hi montem cl1wbus milia-
riis tnrris erigititr: a qna recentissiina a(/Ua r>manaL et irrigando hinc inde
domestica, usque mare fiectendo citrsmn capit et in plano Apocros derivando
finitar. A d m erid·iem sinus habet1tr, in q1to est planicies Piscopia dieta; et
hinc rid duo miliaria alter clistendititr planw;, Jlfe!'cci dictus. Est deniqi1,e vino,
blado et sirico satis plena et amigdolo1·wn copiosa. l!Jghas comeclimt, quae pe1·
montes aridos saltando captantitr; et mia cum eis assatis ad soleni vitam
elunganclo laborant.... Semel, clum Titrci ùi portu arl dapniflcandnm pernoctarenf
et per insitlam securi ad predand111n prosequere11L1tr, ecce ante diem d1w ga-
learw11 Cretensiiun ob tempestatem maris ad eundem porl1.un sunt clelata, ni-
rhil de malefactoribns usqiw in anroram percipientes; mane aittem facto,
CILristiani audacter irruentes, eos onines ad in/eros mandaventnt '' 1 • .Nialgrado
l'oscurità della frase « cuius in medio capile "• non v' ha dubbio che il Yerbo
erigitit1· non potrebbe in nessun modo riferirsi al capoluogo di * Mesarjà, s ituata
in pianura, ma solo alla vecchia capitale, ergentesi sullo scoglio del mare. Senza
dire che, mentre l'attuale capoluogo trovasi nelle immediate vicinanze del ruscello
della rrorre (•ò ~i•a%t wii llvgyoi•) ~, al tempo del Buondelmonti quest'ultimo, come
si è visto or ora, apparisce in luogo deserto e la capitale situata ben lungi di
là:•. Fino al quattrocento almeno il capoluogo non erasi dunque ancor mosso
dal Kastro.
Inoltre se nel 1667 la popolazione latina di Fermenia no.n aveva altra chiesa
del proprio rito che quella di S. Antonio al * Kctstro, semidiruta, ciò denota che
la desolazione di tale località non poteva rimontare molto addietro negli anni.
Qualora la catastrofe fosse avvenuta nel secolo XV o al principio del XVI, e la
capitale fosse stata fin da allora traspor tata a * Mesarjà., la popolazione latina del-
l'isola avrebbe perduto ben presto l'abitudine di recarsi per le funzioni del proprio
rito fino a quell'inospite scoglio e d'altra parte i dinasti di F ermenia non avreb-
bero mancato di erigere sì fatte chiese del rito cattolico della nuova residenza da
lasciarne sicura eredità ai tardi nepoti della fine del seicento 1 •
Tutto concorda ancor una volta a stabilire che il trapasso della capitale dallo
scoglio del * K<istro alla pianura di • Mesarjà, do,rette avvenire, in seguito alla
distruzione dell'antico capoluogo, verso la metà del cinquecento.

1 C11. ot~ lJO,nF.l.\lO~TIBt.rs. L1bl'r cii . dionalo Ji l'errneni•. cort1• 'orrc~b<- il Buondelmonti, occupano
· L. r;o ....... , Jnsdrti1ni cit., f'· iO~. la metà della co,t• di occi1le11te. Ciò non di meno la colloca-
' La cartina geografica annessa all' oper• del Buo11dd111011ti zione dolla ci1t.1 d1 Termia nella carlina s tessa corrisronde
pecca Je l ~rosso fallo originalo di 1·appre;entare si può dire abbastanza c~atta mcnte a 11uella del · Ktl:.otro, anche se , m:rn ·
solo la meti1 settentrionale dell'isola, perchè i pian i di · Mè · canJo,· i un huon pol'lo. è àllont:\nala :alquaoto d~l 111are.
d~a e di · Pi~kopì, anzich~ essere situati a.li' i·Slremit:, meri .. I c;r.-. pUt'U ~ .. /11ii.i.11vòa, 1-.;t.fJl'H,l;<t). cit.. P· 3'.t.
FERl!ENIA (KYTHNOS-Tll ER~!.J;\) 5l

II - IL DOMINIO FRANCO - STEMMA GOZZADINI


LE MEMORIE l'l'ALIANE

Nessuna notizia diretta ci è stata tramandata sulla storia di Fermenia durante


l'età bizantina; ma l'esempio delle Cicladi vicine lascia adito alla supposizione che
le incursioni dei pirati costituis:Sero il tema obbligato delle sue storiche vicende
attraverso tutta quell'età pit1 remota.
Ben più sicuri dati possediamo invece nei riguardi del lungo periodo - durato
complessivamente ben cinque secoli - della dominazione italiana su quelle spiagge.
Contrariamente a tante altre isole dell'Arcipelago: ove la storia si complica in
un vero guazzabuglio di dominazioni, chiamate a suddividersene la signoria ed a
sovrapporsi e sostituirsi le une alle altre, Fermenia non conta che tre famiglie di-
nastiali, ordinatamente succedutesi nel governo dell' isola - e la prima di esse
corrisponde a quella dei duchi dell'Arcipelago - : i 'anudo dal 1207 al 1322; i
Castelli dal 1322 al 1336; i Gozzadini dal 1336 al 1617.
)fa anche la cronaca di quel primo secolo di dominazione veneta non registrò
alcun fatto notevole, all'infuori della incursione piratesca di Ruggero de Lluria,
nel 1292 1 •
I veneti duchi dell'Arcipelago, che - al pari di tanti altri avventurieri ita-
liani e stranieri - se ne erano impadroniti ai tompi della quarta Crociata, fon -
dando quel loro piccolo principato nell'Egeo, feudatario della Sèrenissima, se ne
ebbero poi a tramandare il dominio di padre in figlio per cinque generazioni -
.Marco I, Angelo, Marco II, Guglielmo I e Nicolò I - finchè l'ultimo di essi cedeva
a sua volta in feudo l'isola a Gherardo Castelli 2 •
Questi apparteneva ad una vecchia famiglia trevigiana, costretta nel 1283 a
riparare a Milano; ed aveva un fratello, Nicoletto, vescovo di Modone. Nicolò chia-
mavasi del pari il figliuolo, il quale, dopo quattordici anni che la sua famiglia si
era stanziata a Fermenia, perdeva nel 1336 la signoria dell'isola, in seguito alla
usurpazione di Francesco Gozzadini ::.
I Gozzadini 1 costituivano un ramo della nobile famiglia bolognese, stanziatosi
in Levante nella seconda metà del secolo XfU: ma ben presto, malgrado la loro

I n. Ml NTA\IA, ll"onaclu·. cii., J>. !85. drr k. A~adcmi•· 1lcr Wissonsrhoften ., phil. hist. Classe, ,·ol.
~ Intorno al dominio d<-i SanuJo nell'Arcipela~o. in ;:e :-.XXII , l••c. 3 \, Wion, ll!S!l, r• 50i sgg.
nero po1r:1 con•ullar-i C. llOPP, ni11trla~io11e documrnlata Lo -1emmo della lamiglia rarpre-enta un costello lurrito
1ulla 11or1a dr/I' i10/ a di Andro1, trad. da G. B. de :»rda. d'argento in r1n1po azzurro.
gna, \"N1ezia, i ~S!). I Sui Cou:ullni, crr. l'I. 11.i.J.i.1J••OO Kt•{h,,axà ,uti.~u;,uait.r..
Lo •temmo della fomi,;lia ero 0110 scudo d'argento allo oi A"'o:<ulìi-ot, in• 11,t~r(!oi.,;ywv /'1·,10•0.,,iov :::i.r(!ov, •1-.~,t<ov:rOi.~c,
banda 11 'ouurro. hsgv; o C. lloN·, Co:.iadilu '" Cr1tchenland, in , Allgemcine
• Sui Castelli •i •eda: C. llOPt·, l"tneto by:.nntiniuh' A EnrJ~lopiidie dor Wi•sen.chaften und Kun.1e herausge~cben
1111/r ktrn: <lit Schia1·1 vo11 Sio und A1norgos, die Castelli vo11 von J, S. Ersch und J, C. Gruber •, 'ol. LXXVI, Leipzig, 18(>3.
Thrrmla unti dlc LJet·aua•1i 11011 iVikaria., in • Sitzungsberichte
52 G. GEROLA

origine emiliana, furono considerati come veneziani pur essi e da Venezia presi a
proteggere 1 • In Oriente, dal 1307 in poi, andarono acquistando man mano la si-
g noria di ben quattro fra le Oicladi : Nanfio, Fermenia, buona parte di Zea e Si-
tanto, oltre a qualche altro possedimento a Santorini, e cinque nuove isole nel 1570.
Francesco era fratello appunto di Domenico, signore di Namfio, e su Fermenia
accampava alcuni vecchi diritti, che Nicolò Sanudo mostrò di riconoscere, nel con·
cederne a lui quella infeudazione dell'isola che qualche decennio prima egli aveva
largita invece al Castelli.
La signoria di F ermenia, dopo essere andata suddivisa coi signori di Namtìo 2,
ritornò nel 1405 in mano del solo Nicolò, abiatico di Francesco; ma ancora una
volta si sdoppiò nella successione dei figli di altro Nicolò, morto nel 1504; finchè
Adriana nel 15 17 non r imise la sua parte in mano dello zio Angelo.
Il dominio dei Gozzadini, che anteriori incursioni turchesche avevano già più
volte ridotto puramente nominale :i, fu bruscamente interrotto ancor una volta a
metà del cinquecento: ma le fortunate imprese del capitano Querini ridavano nuo-
vamente Fermenia nel 1570 ai vecchi dominatori, ampliandone il dominio su pa-
recchie altre delle Oicladi circonvicine : finchè nel 1617 quel minuscolo staterello,
che miracolosamente era riuscito a salvarsi - solo esso - quando gli altri posse-
dimenti latini erano già naufragati nel pelago del Turco, scompariva per sempre
pur esso.
L'albero genealogico che qui segue r iassume brevemente tali dati:

1 è'icll• pace 'cucio lurca del U l\I Fermenia è rousidenla ~93). li durumenlo, ro:;a10 dal caucellier•• Lorcn10 de' Monaci,
ali• slrcgu• delle ollre isole "cne•iane (R. PnfnP.Lt.I, I libri conlieno la promess• di Jn11111i a Francesco Corner q. Nicolò
commrmoriali della flepubblirn di \tt:t~ia, ,·ol. IV, Venezia, di Candia, d1 dar~li iu i~pos:1 la fi1rli• Tomuina ron 5000 pcr-
1896, p. 16). E prell;1111en1e veneziani vengono rilenuti i suoi pcri cretes i, !000 per i doni e 4000 per la dole; cd il Corner,
domin>lori dal Piacenza (P. I'tACt:Nn, /,'Eueo cii ., p. \!30); u obbl ignndosi di prendere iu mo;;lie Toma~inn, a i;1r3nzia dell:'
Il. L. PASCll »R f\111EH~, Br•1·e ducri:.ione cii., p. 80. dole offre i .uoi feudi.
• Januli, fi~lio Ji Dvmenico e padre di Francesco, Il ricor- :a Per il creduto \'3~~:.lla~~io dci Gozudini di Fermenia
dato in uno peri;•mena del 18 m•i?~io 13:J'i, comunicalanii da al 1urco 'erso la metà dcl cinquece1110, dr. C. G>llOLA, 7.~a
Villorio La ual'ini (Museo civico di Padova, 1Ji\'01·so, XX\'1 11, cii., p. 18:., noi" S.

J
FERMENIA (KY'fllNOS-THEIU!JJ\) 53

JASl' LI
1307 signore di Namfìo
I
I I
Domenico fRA~~ESCO
vil'rnte 1:155

--,
1936 occupa fcrm onia

,--
J ASULI Balzana
13a'.l ollieno la Ponta di Santorini
I
PIETllO
rne11to 1886·1389 sr. P ietro Dalle Carce r i L833 01ti011e conferma di Permcni•
rc~~cnle di Negropon lc
I ---,
d ..1 fro11cosco Crispo duca dell'Arcipelai;o
I
I NICOLÒ
FRANCJ!S~O Tomasina L405 sp. Filippo Sanudo che G'li porla 4 à
1406 redo di riti i su F<·rmenia 1389 sp . Froncesco Corner corali di Zca
" Nicolb Gozzadini di C.111dio U05 compe..a d iritt i su Ferme nia
1'20 cede dirilli su N:1mOo da Fra11cosco Gouod ini
ai Crispo duchi dell'Arcipolo~o Tesi• 110,.cmbre 1440
I
Pietro
' 'i l'r1110 1440
I
.i \i\CtLO
I
I
Figlia
-,
Marcolina
U29 >p. Calorina Crisro r rcm~rl• (natura le)
I t 29 ricc"e dal padre ~·cr111011ia o parto di Zca "ivente U6S
''il'ente 1468 'P • Francesco Zane
I
I I
NICOL0 Ma rie li• Jar!uli
I~ sr. M.orie11a d• Coro1;11a monaca ecc. ecc.
1163 credila Silanto e llllO\'a r•rte di Zea RAMO DI 7.EA
ceduta poi al fratello
146 1 confermato da Jacopo Il I Crispo
due• rl~n •Arrirelai;o
t 150~
I
I I I
JANlU Caterina A ~GELO
sp. T•ddea Sommariu sp. laeoro Ili Crisro sp. Mariella Zorzi
t a<anli 1499 duta dc li" Arcipelai;o di llodonina e t.aristo
I 'i venie 153'
AontA~A I
llil7 sr. Gio,·anni IV Crisr<' 1- I
duca dell' Arripelai;o NtCOLO Fiorenza
1517 rede dirilli su Fermrnia sp. Caterin a Crispo •p. Franceoco Crispo
ad Ani;elo Cozudini sp . R>'racchio Sirigo signora di Santorini sp. Francesco Pasqualii;o
1570 aument; dominio su •lire i•ole \'ÌVC11lC 1550
1589 cede la Ponta di $antorini a Mari;herit• t.:odo;;nct Calho
I
I
Taddea
I I I I
Marielta ANGELO ANTO~I O Piorenza.
sr. Giul io Uella Gra111111atica sp. Tom:tso Gius tinian sp .... Della Cram•n•tira sp . Mi chele Codoi;nel
d i Scio spodestalo 16li I
t dopo 1610 ~lari;herita
ere. ~cc . sp. Gi~· mbatt i st a Calbo

** •
I Gozzadini, abbiamo detto, furono sempre considerati come veneti e come
ferventi patrocinatori della religione cattolica in Levante. " Accepimits '» scriveva
il papa Paolo V il 18 ottobre 1607, « dilectum filiu,m Angelettwn Gozadinimi ex
nobili urbis nostrae Bononiae f amilia ortmn, Si/ani, Ferminiae, Ohùnoli, Po-
limoli, Policandri, Gnii et Sichinii in sitlaruni maris Aegei potfri eoque in re-
cesu, Catholicae religionis cultum et in A postolicam, Sedem antiquam 1naiorwn
suorwn devotionem Dei benefUio conservare 11 1• Francesco Gozzadini, figlio di
Angeletto, veniva eletto nel 1654 vescovo di Zanle.
Ad onta di tutto ciò, quell'unico ricordo monumentale che in Fermenia ancora
si conservi del dominio dei vecchi suoi dinasti, non sembra confermare pienamente
tali dati.
Sulla facciata della chiesa di S. Saba, nel capoluogo, vedesi ancora una lastra
1
Oa copia l r Hmcssaci dalla Biblioteca comuna le di Boloçna .
G. GE ROLA

di marmo, recante scolpito uno stemma ; mentre una


epigrafe accompagna l'architrave della porta 1 •
Lo stemma corrisponde nel suo complesso ali' ar ma
dei Gozzadini, quale era scolpita in altre isole circon-
vicine: a Sifanto (in parecchi esemplari) ed a Milo 2 •
Ma la rozza esecuzione della scoltura è condotta in
modo così infelice da svisare addirittura anche il car at-
tere araldico della rappresentazione; ed il cartiglio che
accompagna lo stemma e reca la data del 1611, è con-
trassegnato da due sigle in caratter i greci, Al\T - L~, le
quali alludono evidentemente ad Antonio Gozzadini, il
fratello dell'ultimo signore dell' isola.
L ' epigrafe poi dell' architrave è tanto imbar occhita
di significato e sgrammaticata di grafia, che si pena
davvero a ricavarne un significato, sebbene sia evidente il
concetto che la fondazione della chiesa era da attribuirsi
PIO, I - LO ST&.\l.\I A OOZZAOINI
'1&1,LA C B IRSA 0 1 S . S AB A.
al merito dello stesso Antonio Gozzadini :1 .

~K'fioP ONKal1 1CoCEC IOl'EONoVOC IOV nai>oc. 1MOl'I c.~ SAi5Y IR4C MENOV
n Eci>llSc ~ na NTE; e, 11 orov HN !<.Il i C.I aNcLN IOV r(.)z dAINOV rov 11·H<.J'1~KJ\ I C. l t:t
VRPE E I<. oN PI llil~OE.l'MEC I ri::?EC'H € N "fion 00~c.1a KOf"HC.MOX/1 IC "EOMOV'E Kd NA.I\~
....

Forse è da interpretarsi: 'O XT/YfWlQ <Ì>V xai.21ot'Oç / ot6VEOV (??) wii oo[ov riaieòç
1/,1aiJv Eo.{3/3fi toii 1] yiao,uivov :rré<pvx:. xaì n avttv ).6yov , nìv xi.1jat11 ~vtw11iov1 f 'ol;l;aOivov
ro ù:rrfxl.iv, h~x).17otav 1/yuetv be iwv xe17ntowv, li• /don yao t on lv t // wno-Oeotq, x 6noiç
/l<)zJ.o1ç tt, OftOV 'lS x aÌ Òva),wµcfrWr . ''Qy 1) r1vW {[(!6VOW. 1Jo'>QYJOE1 X'lfoEL x aÌ EÌoayayfi
1oxvecf:J i6mp zJ.617ç . 'Ewvç AXII '.

1 J\1prodo1to con poca fcdelt1o iu J. A. B uc 110~ . NOt1t'tllr1 Gonadi11 i cit. , I' ·1~6 ; E. GEn 1. A'"· l!eri chl cii ., p. 386). - I.
rrtltr r c//cs ldstoriqurs sur la principauté (r ançaisr de ,I/o- S ila nto - Ghion di S. Ciov~1111i dell e monache a '11ungù, porta
ri~. l'ari•. 18 13, ali.o-, 1av. Xl.I, n. 21. laterale. Stem ma (l bide111). - 5. S1 f:rnto - Ibidem sopra la fac-
• ~; preci.amen te: 1. Siranto - Cui e Ilo (mo ora a Sin ). ciala. S1emm1. ( Ibidem). Ma in J. A. Bcc uos, Xouvtllu
Ila la dota del U OO, fionche\;~iata dalle iniziali N. G. (Nirolò recherchu cit., ta' . Xl., 11. 20 e ta''· XLI, n. U sono roffigu-
Gonndiui), ma la hltura pare dinoti un ri facimcn10 dcl secolo rat i due altri stemmi dcli' isola di Sifan10 1 che for~e sono da
\\' Il (Cfr. ~·. PIACE'ZA, L" Egeo ci i., p. 286; Il . I.. PA•Cll idenlificar'i con taluno de i precedenti. Il Buchon non s• che il
Ili l\ nu.~E~. /l"re df1cri:aio11e cit.; J. A. Brcuo~. Xout:ellu primo di es;i s ia dci Goi udini; o crede che il secondo appar-
r,cJurch.tl C'it.. la,·. Xl, n. ~G; '], Ji K c'Y';)j_n , l h9è o ,'xo· 1eni;a ai Soran•~· - 6. Milo • Chie•a di • Paleòkhora. S temma
01juMv, 111 .Yia 11,,.,,&0ao, ,·ol. IX . fase. iOO, ~4 01jv11on•, t85W, (C. llo1•r, Coundi11i cii., r. '~; E. G El\J.AND, /Juichte cit.,
p. tW. con lii;.; i;. llo1•r, Go:nadini cit., p. 421!; E. GlRLA!m, p. 386; \\'. l llLLtn, TM Lali111 i n the Levane, London, 1908,
11.-richl 11bfr Cari llop(s lillerari1chen Xachla11, in • Byu11- p. 64:,). - Il ronsole fr•nce-e Gu ion di S ifanto consen·ua il si-
t oni•rhc Zeihchrifl , 'ol . VIII , Leipti~, 1899, p. 3813; Oè . 1;illo d1 Angelo Gouadini col duplice titolo di ~i;nore di Sifan to
.lliV.tf!1 • 1tJ1o!!ia uj.: •rrJarxoxaau·a; iv· Ei.ùi.d, , ~tJ,j,.ac;, t910, e di l'ermonia (J. Pirro' o~ Toi;R~tFORT, Rtlatio11, cii . , 'ol.
\UI. Il, p. 43~. - 2. ::i1fan10 - Chiesa di S . Gior;;io pre- so al I, p. 213).
' l\ a•tro, por ta orientale . Con dat a del 16i0 e nomo di be l nuovo QuMHO " i 1•retesi s ternmi dei Gouadini ne li 'isola di Zea,
in i;•·eco (J. A. BLCHO~ • .\'011 i·ellu r echer ches ci t., la" . X LI , n. U ; clr. 1:. Gr1101 A, 7.ea cit .• p. t OO.
C. llOPF, Go;u;adini, cit. , r.
4i5) - 3. Sifaut o - Conve nto ,11 3 Lo sten11n:l Gouadini ì· : Trinciato d i argento e Ji rosso,
S. Croce, presso la porta : P iccolo s te mma e lapido (C . 11 01·r , a lla hordo tur• di nero bisantata d'o ro, col capo guelfo. Il no-
FER~mNIA (KYTHNOS-THER~f.JÀ) 55

Che quel misero dinasta di Fermenia non avesse a sua <lisposizione un lapicida,
modesto fin che si vuole, ma capace almeno di riprodurre lo stemma della famiglia
senza renderlo irriconoscibile; che egli non avesse a sua disposizione un cane di
un letterato, che sapesse dettare due righe senza infilzare spropositi, è davvero
sintomatico per dimosLrare lo squallore cui doveva essere ridotta quella microsco-
pica signoria dell'Egeo al principio del seicento. Ma ben più strano apparisce come
non solo l'epigrafe incisa sull'architrave, ma le stesse sigle che fiancheggiano lo
stemma siano vergate costantemente in lingua greca, sì da farci apparire il com-
mittente di quelle sculture come un latino ormai in gran parte trasformato.
Peggio ancora. La chiesa è dedicata a S. Saba, uno dei santi pit1 venerati dal
calendario greco; l'epigrafe dell'architrave nel suo testo non differisce affatto dalle
solite e ben note iscrizioni dedicatorie dei templi scismatici; la chiesa nella sua
struttura segue perfettamente i canoni delle tarde costruzioni bizantine 1• È vano
illuderci: siamo di fronte ad una chiesa del rito greco, anche se la presenza di
due absidi acconsentisse di usare eventualmente di uno degli altari per il rito latino.
Il Sebastiani del resto, scrivendo nella seconda metà di quel secolo asse>era
esplicitamente - come vedremo - che nel capoluogo non c'erano chiese latine,
che l'unica cappella di rito romano trovavasi fra le rovine dell'antica capitale e
che il vicario latino, quando capitava a Fermenia, era costretto a celebrare messa
in una delle chiese scismatiche. Solo poco dopo fu provveduto ad un sacello per i
latini.
Anche dal punto di vista religioso, la decadenza, malgrado le buone parole di
papa Borghese, non poteva e3sero più grave. Evidentemente quando i Gozzadini
erano rientrati a Fermenia nel 1570, ringalluzziti bensì dal possesso di nuove isole,
ma in realtà stremati ormai completamente di forze, e in causa dèlla distruzione
del vecchio capoluogo al * Kastro, si erano ridotti ad abitare nelln nuova capitale
di * Mesarjà, non furono neppur da tanto di riservare una chiesa al rito latino, appa-
gandosi di mantenere al culto degli avi, per le scarae occasioni che se ne presen-
tavano, le vecchie cappelle sullo scoglio de olato. Quarant' anni dopo, alla vigilia
della catastrofe definitiva, erigevano una chiesa a S. Saba, dedicandola al rito
greco e accontentandosi di destinare al rito latino un altare secondario!

* **
Le sorti del cattolicesimo poterono risollevarsi a Fermenia, poco dopo, per la
durata di qualche decennio: come vedremo fra non molto. Ma già si delineava
allora, emula della potenza veneLa, l'influenza religiosa e al tempo stesso politica
della J:i,rancia, destinata ad imporsi specialmente a mezzo dei uoi consoli ~.
stro esemplare reca pure un primo capo, colla croce da ll:ilta; i B' ad unica na,· at1, con due absidi. La bifora m1rmorea

ma il capo d'Angiò è 1otalmcn1e camuffato colla •11"1>iun1a di del lato ~ud forse è di altra provenienza.
un secondo lt'lmbe11o inferiore COJ)U\Uhv ! EJ il lducJato è con- t r cr I consoli spe<'lnlmc n1e di Francia e di Vener.i:.i a
Lenulo entro un Sllcondo ~cuJetlo compreso ne I carnpo dclln Pcrmonia, clr. '.-!. 116.J.J.111'<)«. Kt•Ov.ax6. rii.. f'· 37, 38, ;;o, ~I
.,cudo. e ~ I.
56 G. GER OLA

Durante il periodo della dominazione turca, interrotto appena dalla parentesi


russa del 1771- 1774, Venezia mantenne tuttavia onor ato il posto che le vecchie
tradizioni le avevano assicurato: il commercio era in g ran parte in sue mani; la
moneta della Serenissima era I' unica che corresse a Fermenia, come nelle isole
cir convicine ' ; buona parte dell'abbigliamento e della suppellettile domestica, dalle
vesti femm inili alle sedie, dagli specchi alle vetrerie, alle lavagne e persino ai
dozzinali quadri moderni proveniva dalla Terraferma ve neziana ~, mentre le fonderie
del Veneto rifornivano di campane di tipo assolutamente italiano le chiesuole del-
1' isola. Come il dialetto indigeno di Fermenia risentì più fortemente che altrove
l'influenza dell'elemento veneziano :i, la lingua dei vecchi dominatori lasciò impe-
rituro ricordo di sè nei cognomi dell'isola ·1 e neJla toponomastica locale:.. Nè sa-
rebbe corto azzardato il ricercare le traccie della dominazione fran ca anche negli
usi e nelle costumanze dell'isola n.
Alla modestissima inflnenza dei dinasti veneto-emiliani, che in quattro secoli
di vita non erano riusciti a lasciare di sè alcuna memoria men che mediocre, Ve-
nezia, anche se il dominio politico dell'isola era già caduto in mano del Turco,
·ostituiva direttamente la propria egemonia e pronunciava essa stessa l' ultima parola.
Ohe se qualche moderno scrittore malignamente crede di osservare come colla
cessazione della signoria veneta in Levante e coll'inizio della dominazione turca,
soltanto allora sia cominciata per le Cicladi 11n'èra di benessere, di progresso e di
civiltà •, sarebbe assurdo il dimenticare come ciò abbia potuto verificarsi soltanto
perchè, impadronitisi i Turchi dell'Egeo, ebbero naturalmente a cessare quei pira-
teschi loro assalti che per il passato avean menato st rage nell'Arcipelago. Ma a
noi importa particolarmente di accentuare come in quell'epoca di civilizzazione che
si inizia col secolo XVIT, il nome di Venezia - a dispetto degli scrittorelli della
nuova Greci a - emerge, primeggia e trionfa fra tutti ed in tutte le manifestazioni
del viver civile.

III - IL VESCOVADO - LE CHIESE LATI NE

La p1u antica notizia pervenutaci intorno alla storia medioevale di Fermenia


si ri ferisce al duplice vescovado di Keo.s e di '11iermja, ricordato la pr ima volta
nel 114:3.
Le due isole continuarono a rimanere congiunte in unica circoscr izione eccle-
siastica, non soltanto attraverso l'epoca bizantina, bensì anche al tempo del dominio
franco, allorquando il vescovado fu retto da pastori del rito latino .
' • I. a m onn u11t dt T11rquit 11'11 paut poinl, mai• u1.. • v.·d•si 1·1·lcnco Ji lulli, ibide1n. p. 11 e 116.
lt utn" et ile de \'e 111 1f, conam.t tlan1 1'lu sieur # atllrt • i1lt~ ·' Ibidem, p. 1 IU. ,
1tmblablt1 • (TIH\E,Or, llescription cii., p. \!O~. Cfr. t'. • ·A. Bdi.J.11v6a . A·1·t>v1a><<l cii , p. IOt; •;;.; IL llAl:rTE.
l'IACf\1.A, l 'f:yeo ci i., p. 303). ~ Of Lll, l• (ulklori dt l'//1• 1tt fiyl/11101, llruxelle s ,
t ·.11. BdJ.).11v&t, l\ti{Jvw.x c'i c it, p. i'7. 1
n. I '. Zte). i11rov. •t:'K ,o;,.. "''10'fWttY.Wv cit., p. i3.
3 l111<lo111 , 1>. 131.
FFJRM!iJNIA (KYTHNOS-TH ERMJÀ) 57

Ohe se, caduta Zea in potere del Turco probabilmente già nel 1566 e rimasta
invece Fermenia per mezzo secolo ancora in mano dei Gozzadini, la serie dei
vescovi cattolici di Zea si chiude con Giovanni di Gaona 1, quella di Fermenia ~
annovererebbe invece ancora qualche successore - l'ultimo dei quali potrebbe essere
quel Jacopo Giustinian della Rocca, che Leone Allazio ricorda come vivente nel
1648 \ quantunque allora dovesse essere comunque spode tato, con semplice carica
di vescovo titolare.
In realtà però dall' epoca del!' ultima devastazione, che aveva costretto gli
abitanti a ritirare la capitale a * Mesarjà 11 pare che il vescovo latino non riuscisse
a mettere più piede in Fermenia, in causa specialmente dell'ostilità degli Albanesi
che erano stati chiamati a colonizzare quelle spiaggie dopo la catastrofe : " Fu
cittcl con bonissimi pala::zi - scrive il Lupazzolo - e vescovato latl'ino: onde
occorrendo poi abbandonare gl'habilanti l1isola, al ritorno che in cotesta fecero
.r;li Albanesi, si itsurparono tutte le sue iurisditioni u. Come e perchè i Gozza-
<li ni signori dell'isola non volessero reagire contro tale abuso, è già stato da noi
riferito.
Prosegue il Lupazzolo : " Nò vi restò alcuno det rito ; così sono tutti greci
ton il loro vescol'o: quale fa residen=a sei mesi de l' anno in Termia (voleva
dire in Zea) per esser poco discosta et altri sei qu,ivi » :•• E di parecchi di quei
vescovi greci del sei o settecento, alternanti la loro dimora nell'una e nell'altra
isola, ci è stata tramandata memoria •:.
Quale chiesa servisse di cattedrale nell'isola ai piri antichi vescovi bizantini
cli Keos, allora quando si recavano a 1.'lzermia, non ci è noto.
Ma il nome di * Episkopì, tuttora conservato da una
delle località dell'isola non lungi dall'approdo di * .Meri-
khas, non può riferirsi soltanto a possessioni vescovili quivi
alLra volta esistenti 7, bensì deve testimoniarci della sede
sussidiaria del vescovado di Keos. Che se * Episkopì non
mostra oggigiorno che alcune chiesuole affatto insignificanti
(S. Biagio, S. Salvatore, S. Demetrio, S. Giorgio), e nessun
avanzo di tempio bizantino si riscontri in questa plaga, non
Ì:} questa una ragione sufficiente per negare la possibilità

dell'esistenza di una chiesa oggi totalmente scomparsa".


Nè comunque è privo forse di importanza il fatto che quelli
PIO. 2.
fra i pochis imi marmi dell'isola che ci richiamino all'epoca IL Pl.t:TEO 1)1 •·r11co·rò1.:os

1 Cfr. C . CEllOLA, Zta cii .. P· 193.


caso di rito ~reco - col loro patria rca: • rt l111iclit Haqui
' Nel U99 è ricordato 1nche un vicario del vescovado di avtc leur patriarcht qu•il1 at·oit nt conduict pour vltiter
Fermeni• (C, llol'I·, Gouadinl cit .. p. UI). deux t vescl.e:i: qui ioni tn re litu là • (A. T11eve·r, I.a co-
• • llac aelate episcopi J11111 ... 1'/ienniontm Jacobus Dtl- smograpllit cit., p. i35).
//1 n uccha Chius, • (L. ALLATll, Da eccleaiae occidentalia 01- • F. L Ul'AZlOl.O, lsolal'io cit., p. 7~. - Cfr. li. T1u:\"E~OT,
qur orlt11tulis pe rpeltla co1uen1io11e, Colon iae, i618, p. 1051). nucriptio11 cii., p. !07 ; V. Co11o~ELL I , /1olario cit., p. ~3U.
• Il 'fhe•·et ci lr•m•nda in proposito dei pa rticolari ••1·;1- • Cfr. G. CtROLA, Zta cit ., p. !05.
uitwtu roco credibili : fra j cri~tiani ma:ts:acratl dai Turchi I ~ Così 'orrebbe.ti iu :.i . B&i.i.t].-~a. ~ / orogc'o cit., p. H e 4i .
i-~crme1H11 ti nrebbero tro\ali anche parecchi 'esco'i - iu 1111 ·• Clr. G. GEllOLA, il•a cit., I'· Hl!
58 a. GERO r,A

bizantina, si trovino non molto lungi di qui, a * Theotòkos: ricordiamo fra essi un
pluteo cosLiLuente in origìne la spartizione di una bifora. Nella odierna capitale ·non
c' è che un capitello presso il tempio della T rinità; ma non è improbabile vi sia
stato portato da altro luogo, laddove un marmo, depositato in ~lunicipio, ma prove-
niente dalla chiesa della Madonna Dedazu ', recante una crocetta ed il num. 1075,
I O anche se dovesse significare una data, è di fattura del sec. X\rlI
7 )' o più recente ancora. Dei capitelli d i * Veh'dhi, di * Nikos e del
* Kastro, toccheremo più avanti .
Al tempo della dominazione fran ca noll' isola è a ritenersi che
la cattedrale passasse comunque nella nuova capitale, al * Kastro.
Ma, poichè Fermenia costituiva soltanto la sede secondaria del ve·
scovado, e ad ogni modo sappiamo assai bene che i vesco,-i latini
se ne stavano per lo più ben lungi anche dalla residenza di Zea,
non è a credere che la nostra isola, straziata nel medioevo da tante incursioni
piratesche, offrisse t roppo spesso ospitalità ai presuli del ri to latino.
Quanto ai vescovi greci del sei e settecento, è probabile che la chiesa da loro
preferita, a tempo del periodico soggiorno nella nostra isola, fosse quella del Sal-
vatore a * Mesarjà: finchè Nicodemo Russo, neéinoç ,ll:l]"C(!Onol.tn7ç ]([aç xaì e ee,1dw1•
non fondò quivi nella prima metà del secolo scorso la chiesa di S. Barbara 2 •

***
ll Sel>a ·tiani, che altra volta abbiamo ricordato, stampava di Fermenia nel
1667: o I Latini sono pochi et hanno una sola chiesa denti-o' la città vecchia ...
dedicata a S. , I ntonio abbate •):i; il che concorda coi dati del vescovo Giustinian,
asseverante che quella chiesa veniva olliciata di rado, in causa della sua distanza
dal capoluogo ·•. Contemporaneamoni,e però il padre Portier allude bens'1 a due chiese
latine, ma ambedue in rovina: « Paroit sitr 1tne enii1u•11 ce un reste de vieux
clultean, avec... les masitres de deu.r eglises latines >1~'.
I rude ri attualmente riconoscibili di vecchie chiese entro al r ecinto del * Kastro
sono invece tre: sebbene la solita iperbolica credenza popolare voglia portarne il
numero a 101, anzi a 365, una per ogni giorno dell'anno r.. Quella che ora si chiama
della Madonna Eleusa è incorpor ata nelle fortificazioni del castello; l'altra, che si
intitola a lla 'l1rinità, sorge pitt in al to, verso il centro ; l' ultima, sul lato meridio-
nale, è costruita in parte nella roccia e non ha alcun nome. Alle due prime cre-
diamo intendesse di alludere il Port.ior, a quella forse della Madonna, che tuttora
viene qualche volta officiata, il Seba~tiani. ,

1 'A. JJ6J.i.r11·~a, 1.·1•11r1axd ciL, p. 31. ' ldtru edi{iantes ciL, r• 66.
i Gfr. 'A. llai.i.11 •·d<t, J\1 ,/h•u..1.%0. cit., p. 35; 'A. Jlt1.i.1.11 1·òa * J. P1TTO!'t 01:: lotn,.:ronT. llelalion rit ., p. t~; · À.
l or1;!Jc·a cii., p. !M. !Jlii.i.11•·da, Kt•l>riaxU rit . , p. ,7 ; 'A. Rcii.i.11•·~0., •1oroeia cil.,
, G. SP.BASTIA~I, l'ioggio cii., p. 9i . r ..~.
• J/. "I . Jf«!JK,;,.,oi.1, ~ Il 6tno11) FxY.i.>1ai11. ti I.

J
FERMENIA (KYTHNOS·Tl!lrn~IJ;\)

Quest'ultima presenta il comunissimo schema di tutte le chiese levantine, ridotte


alle forme pitt sem plici: di pianta rettangolare, lunga metri 9.30, larga -l.00, con
l'abside semicircolare a levante, e coperta di volta a botte fasc iata da un arco che
poggiava sopra due mensole: di queste qul:'lla tuttora conservata ripete la stessa
foggia che ri troveremo al convento di Nik0s. Semplice la porta, nella facciata ovest,
già sormontata da un marmo, ora caduto a terra, sul quale sono malamente incise
le iniziali di lardi visitatori o simile, di nessun conto 1 • L e due finestre meridionali,
in muratura, sono strette, a doppio sguancio. Nella parete a destra di chi entra.
nel vano di una nicchia, conservasi tuttora infisso il piliere per l'acquasanta, co-
stituito da una vaschetta di marmo del diametro di cm. 45, che in origine era
forse un antico ossario di pietra a fo rma di tronco di cono. Nella volta qualche
resto di affreschi.
Chiesa modestissima dunque, così per le proporzioni, come per l'ornato; e mi-
:>errima davvero, se essa dovette rappresentare il massimo sforzo dei dinasti del-
1' isola e della popolazione latina per esplicare ad un tempo il fervorn religioso e
le tendenze per l'arte. Nulla di nulla, ali' infuori del piliere, tradirebbe il culto
latino cui la chiesuola doveva essere destinata. E quanto all'epoca della sua co-
struzione, l'unico indizio ci è offerto da quella mensola scolpita, che ce la farebbe
riportare al secolo XIII.
.Molto simile è anche la chiesa della Trinità. i\la gli archi che fasciano la
vòlta sono quivi portati da pilastri. I resti di affreschi, fra cui si riconosce nella
volta il Battesimo, la Risurrezione di Lazzaro e la Ascensione, appartengono, per
quanto se ne può giudicare, alla corrente bizantina: e potrebbero assegnarsi al
trecento.
Nulla di notevole nella terza chil!suola, ridotta ormai ad un r~ucchio di rovine.

***
Vedemmo già come, trasporLaLa a capitale la * Mesarjà, gli stessi Gozzadini si
accontentassero di mantenere il culto latino nelle vecchie chiesuole del * Kastro,
senza provvedere alla erezione di un tempio per il loro rito nella nuova sede o
senza per. lo meno adibire all'esercizio del cattolicesimo una delle numerose chiese
del novello capoluogo.
Cessata la dominazione franca su Ferrnenia, i segnaci del rito latino andarono
totalmente scomparendo: a tale che il Lupazzolo nel 1638 non ne trovava più uno 2•
~Ia ritornarono poi un po' alla volta, verso la metà del secolo. anche se al vecchio
elemento italiano si andò sostituendo quello francese, dedito l'uno e l'altro alla
nobile professione..... della pirateria. Al Sebastiani parvero pochi :: : in realLà erano
da dieci a dodici famiglie 4, con una ventina di pe rsone in tutto :..
1 Vi si volle le::;gcro ,\' f' A .V O 1· 1138. in1orpre1a 11do: " Vedi I" 58.
,\"fKOAAOY I'OZAtJf.\'()I' ("A . /Jai.J.>1v6a ffv1?1•wx6. cii . I /,P/11'($ ld1/ia11tes cii., p. 66; J. PITTON DR Toun~EFORT,

p. 48; 'A . B6.J.ì.11v~a . • forof!t"« cii . , p. 3\). Rel11tio11, cii., p. tO .


.t F. Ll'PAZZOLO, Isolario cii .• I' · i:!. ·, Jf. " I. _lfa!?>-:O:Tt>).1, "H ~tno<1j lx>ti.•;t1/a rit.
60 G . GEl< OùA

La nuova popolazione non tardò a sentire il bisogno di provvedere alle esi-


genze del culto latino in maniera che il vicario ca ttolico, arrivando a Fermenia,
non fosse costretto ad officiare le chiese scismatiche 1 • E anche stavolta il merito
spettò ad un italiano : il corsaro ligure Giammaria Cardi.
La novella chiesa, dedicata a S. Giovanni Battista, dovette sorgere ver:3o il 1676 ~ .
Misurava 13 piedi in lunghezza e 6 in larghezza, col vòlto coper to di tetto a tegole.
Come primo curatore d' anime vi fu mandato certo Francesco Rossi da Sira.
i\la fu misera ed effimera vita ! Nel 1752 Leonardo Rossi, prete nell' isola di
Zea, informava l' arcivescovo di Nasso che " nell' isola di Thermià non ve s' at-
triwva ven,tn catholico e la chiesa è rovinata "· La suppellettile, già affidata a
Stefano Dellagrammatica console di Francia, fu arbitrariamente trattenuta dal
nipote di costui, il quale si era pure impossessato della campana - già dal tempo
del Giustinian involata alla cappella latina - per usarne nella sua chiesa greca 3 •
Quella chiesuola, per quanto ci assicura il vescovo Giustinian, era situata ad
una delle estremità del paese•. Più specificatamente il Tournefor t ce la dice posta
" dans la maison de champagne '' del console francese, soggiungendo trattarsi
del resto di « 1me peu,i-re chapelle •1 \
Non si saprebbe bene se identificarla colla chiesa alla località * Frangoklisia 6 ,
la quale venne distrutta nella prima metà del secolo scorso 7, oppure invece colla
chiesuola di S. Croce, immediatamente fuori del villaggio, verso sud-est, alla loca-
lità * Padù a.
Della prima di tali chiese nulla siamo in grado di diro, nessuna più precisa
notizia essendocene stata tramandata: notiamo soltanto come una località parimenti
chiamata '' F rangoklisi<t, ed alludente quindi pur essa ad aUra eventuale chiesa
latina, pare si trovas~e pure nel villaggio di • ilaka ~. ·
La cappella di • Padlisa, in parte rovinata, presenta be nsì ancor una volta il
solito tipo - con l'abside però pochissimo sporgente - ; e l'epigrafe che accom-
pagna la croce della facciata è dettata di bel nuovo, in lingua greca:

...,..
\WN"E Mcri:tl<tt
At1 r P~ E N<EN ICE
N A O (?)

' • F. per cllè 111 11idtlla cilie111 è tnt:io ru vl11ata, 11011 t'i ' ·'· l'ITTOS DE TornsE•·on·r, nt1alio•1 ci i,, p , IO.
Bi c<ltbra pl ti; ma il vicario quelle rolte che pauu da Zia • M . ' f . Ma~xo:roJ.1, ' Il 6v ri><'1 l><><), ~al« ri t , : il ,quale,
11 quut' i1ola, dict la me11a in alcuna cilit1a .u· Greci • (G. pel' difendere questa tesi, uuerva come a l tempo del "esco"o
SEBASTIASI, \'/aggio cit. , p. 97). Giuslini1n ta le località pol e\a benissi mo conciJcr;arsi come
• li Scbis tiani r iferisM che al suo tem~o (166i) - i stava po•I• ad una estremit à del (Me- e.
racco~liendo i fondi per erii;ere la chie sa ( G, S &DASTIASt. 1 Ibidem, comp reso 1· ataro sc rit to, di '.;t . 8 tiU11v6a qui"i
l'iaggio ci L. p. 97), citato: no11cl1è 'A, 8<i.Ht1v6a , KuOvcax<i. ci i. , p, 7H e ~~
3 1U . 'J1f. ' I. J\faq xO;yoì.t, ' lf rS vcooj i xxl.·qot'a cit.
s 'A. B6Jh,.·ba, Kv0,,1a><a ciL. p. 7(); ma c fr , •.11. /JtU -
• Ibidem. .i.?••6a, 'loroeia cii., p. 48.
F<·~;R~I IDN IJ\ (f.\ Y'fllNOS - 'rll l~ IUt.JÀ) 6l

ma il nome è quello appunto del console francese cui allude il Tournefort; e questi
vi aveva murato sulla facciata lo stemma di Francia ', ed aveva dotata nel mede-
simo anno 1695 la chiesa di una icone - ora a S. Nicolò 2 - ove l'offerente stesso
è raffigurato - come diremo - negli abiti del suo grado n.
Del resto accanto alle chiese prettamente latine dell' isola, conviene ricordare
anche quelle del rito greco, occasionalmente officiate dal clero cattolico. Ohe ciò
piì.1 di una volta av,•enisse ci è testimoniato dallo stesso Sebastiani, che per l' ad-
dietro abbiamo riportato; nè la cosa ci reca d'altronde affatto meraviglia, a ripen-
sare all'arrendevolezza dagli stessi Gozzadini dimostrata verso il culto della popo-
lazione indigena ed a considerare cho nell'isola dovette in realtà essersi verificata
una reciproca tolleranza per non dire una vera e propria armonia fra i due riti,
quale ben di rado riscontriamo nelle altre terre del Levante.
Sotto questo punt.o di vista può essere quindi nel vero la tradizione locale, la
quale cerca di spiegare le numerose chiese dotate di due altari - per lo più con
due ab:;idi - nel senso che tale particolarità avrebbe avuto più precisamente lo
scopo di riservare l'ara di sinistra (per chi entri) all'officiatura del rito latino.
Chiese di tale tipo si pretendono essere state nel capoluogo quelle già ricordate
di . Saba, di * Kathòliko e di S. Nicolò, nonchè S. Michele, S. Pantaleone, San
Giovanni Evangelista, ' . Grisostomo e la ~Iadonna • Oedazu. E nei dintorni: la
cappella descritta poco fa di S. Croce a * Padùsa, S. Maria di * Nikolètu, S. Barbara
di * Astèras, S. Nicolò a * \-or ini, S. Michele a * Veliadhi ed altra rovinata, la
* Rjàkji tu Pirghu. A * Siaka finalmente S. Maria, S. Mena e qualche altra 4. A
conferma della quale tradizione non addurre mo la circostanza delle numerose cam-
pane di fabbri ca e di t ipo prettamente occidentale 11 ate in quelle chiese greche:
perchè, se le campane a Fermenia come in tanti altri paesi del Levante sono tutte
latine anche nelle chiese scismatiche, gli affreschi e le iconi viceversa compariscono
soltanto di stile bizantino anche sopra gli altari cattolici. Ma citeremo almeno il caso
delle due iconi offerte alla detta chiesa di S. Nicolò dal francese Luigi 'ribau e quello
- veramente inusitato e molto significaLi,To - della immagine della Madonna nella
chiesa di S. Pantaleone, la quale porta, come vedremo, epigrafe bilingue, greca e latina.

IV LE CHIESE IDO I MONAS'J'ELtI GRECI

A Fermeuia - come è facile attendersi - si ripete il fenomeno, tanto co-


mune nelle terre greche del Levante, della stragrande frequenza di templi, di
chiese e di cappelle greche, così nei villaggi, come per la campagna.
1 ·A llti).i. 1p,,Ja Kt11?•1taxU. rit., ('• 3!!. ~la già allorn lo ,; lro,·ano pure nel gill'dino alla localitì1 · l\11hòliko (presso
s to111ma u1·a Sfomparso. S. Trinità); dove già ricordammo alcuni ma r mi di e11oca ro-
2 L' •Il•.. icone della chiesa d1 $. Croce, ropprcsenlnnte lo maua e bi7anti111. Ma il nome - di ben •llro s i~nificalo -
IJcposiiione , l rova• i atlualmenlo nell• Madonna di • :oìi~ol/•tu. non de,·e trarci in in:;.inno ad 3Ssegn:ire a tale luogo la sede
('A. 81i).J. .,r~a, ' /mo2ia rii . , p. ~~) . dell'ult ima chiesa latina d1 Fermenia.
i Ruderi d1 c1Jic:$a a duo :wib .. idi, di e tà non mollo rt•mou, • ·A l:lc.ì.i.•1•11<« •"1Mf!'" cii . , p. 51 •(;i;.
62 G. GEROl~A

Cinquanta chie~e su 4 mila abitanti con 4 papà · annoverava nel 1667 il Se-
bastiani per tutta l'isola 1 ; mentre il L upazzolo, qualche decennio prima, aveva
trovato 2200 anime nella sola capitale, con quindici chiese ( la~: preminente fra le
quali dedicata al Salvatorcr; ed il Portier sugli albori del settecent.o)·iscontrava
quattro parrocchie nel villaggio di * Silaka ::, e tredici (il Tournefort dicevaJ invece
quindici o sedici) nella capitale di * Mesarjà, fra le quali " fort jolie 1> di_ bel
nuovo la chiesa del Sal vatore~ .
Al giorno d'oggi le chiese del capol110go sono una venLina J; quelle del vil-
laggio una diecina e pil,1; ma innumerevoli sono le chiesuole e le cappelle, in gran
parte rovinate, sparse nei sette monasteri dell' isola, nell e varie plaghe della cam-
pagna e sopra tutto lungo le coste in r iva a l mare':. Vi è venerata! la~ ,Trini tà, il
Salvatore e la S. Croce; la Vergine, sotto molti epiteti; i santi Acindini, Artemio,
Biagio, Cosma, Costantino, Demetrio, E lia, Giovanni Battista, Giovanni Elemosi-
nario, Giovanni Evangelista, Giovanni Grisostomo, Giorgio, Luca, Mena, Michele,
Nicolò, Pantaleone, Patapio, Saba, Soste, Spiridione, Stefano, ecc. ; e le sante Bar-
bara, Caterina, Fotina, Irene. Parasceve, ecc. :.
Fra tutte quante la più notevole era con ~ id e rata per il passato yuella di San
Salvatore nella capitale, ricostruita nel 1636 al posto de i SS. Cosma e Damiano'.
Ma sul principio del secolo scorso la chiesa metropolitana - come si vide - era
quella di S. Barbara. Ed oggigiorno i due t<'mpli principali del paese vanno consi-
derati quelli di S. Trinità, che si pretende - in origine - il piì.1 vecchio di tutti 9 ,
e quello di S. Giovanni Evangelista, completamente rinnovato nel 1845 10 , per tacere
della ricordata chiesa di S. Saba, fondata da Antonio Gozzadini nel 1613.

***
L/architet,tura ecclesiastica si riduce a due soli tipi: quello piì.1 semplice della
navata rettangolare con vlJlta a botte, sorretta o meno da a rchi di fasciatura; e
quello più complicato, pe r cui nel mezzo della navata stessa sorge una :cupola, im-
postata su due di tali archi della volta e su due arC'ale ciechel'ricavate nei muri
longitudinali : il quale schema ricorre frequentem ente nella vicina isola di Serfino 11 •
Naturalmente non mancano le chiese a due o tre navi fra loro accostate ed in-
tercomunicanti; ma in tal caso la cupola non si riscontra che nelle chiese a tr e
navate, nella nave centrale.
A quest' ultimo schema appartengono le due chiese dei conventi di "1\-elidhi
e di S. ~laria di * ~ikos, che, mentre si assomigliano notevolmente l'una all' altra,
e per i dettagli plastici si riaccostano a loro volta - come fu già detto - alla
I G. SEBA STJASJ,_ \"iaogio d t., p. 97. •ò Crr. ibidom, p . Il , U e IO
' P. Lu1..1u0Lo, /$0/fl rio cil ., p . H ; cfr. pure TllE• B~ O'r. ' Crr. pure ibidem, v ·~>.
llt1r 1lpl1on çit. , P· ~ o; , "· CORONELLI, l1olario c i t., p. 2Sa. i" Crr. ih id1.·m, p. 30 e at
, l.tttru rdi/ìalllet c ii., p. 66. • c rr. ibide m, I'· 30 o 33.
' J . 1•1 no~ Ot T OGJ\~EFORT. Relalio11 : cit., p. i O. 111
t:fr. ibidem, p. 3~.
,·, ' A . B1U i.111•,)a, Kvt7vw.x6. cit., p. 35. " G. CEllOLA, St r/1110 dt., p. 16 >!rg.
FER~IENf A (KYTHNOS-Tll l~R~f.JÀ) 63

Madonna della vecchia capitale. costituiscono probabilmente i pii1 antichi ed i pii1


notevoli saggi di architettura ecclesiastica di Fermenia.
La chiesa di S. ì\Iichele a * Velidhi è dunque a tre navi, di cui solo la me-
diana munita di abside e di cupola centrale; esse comunicano rispettivamente fra
loro per mezzo di trn arcate, destinate ad interrompere le due pareti longitudi-
nali. Una colonna con capitello oppure delle mensole aggettanti dal rimanente del
muro divisorio sostengono gli archi. I capitelli stessi sono di marmo a foggia di

P!G. 3 - • n:1.foni • cemSA DI "· MTOrrnt,it.

pulvini, c·on una foglia alle scantonature angola ri , una croce nel mezzo della faccia
ed una fila di dentelli più sopra. L'atrio, che sorge davanti alla facciata, è più
tretto che non la t riplice chiesa; e consta di un locale a volta, nello stesso senso
di quello della navata cenlrale, mentre due ba e nicchie che si sprofondano nei
fianchi costituiscono una specie di navatella traversale pii1 bas a. Sopra la volticina
di tali arC'ature, si arrampicano all'esterno due scale. La fronte dell'atrio è aper ta
a Lre arcate, la centrale delle quali, più alta delle altre, è ora in parte colmata.
La 1Iadonna di * Nfkos (wu Nix ovc;) è pure a tre navate con unica abside ed
unica cupola; ma la divisione fra le navi è otte nu ~a soltanto per mezzo di un CO·
lonnato di quattro archi. L'atrio è largo stavolta come tutta la chiesa, di cui

[
64 G. GEROLA

ripete lo schema, culla differenza che le due navat.ello laterali non hanno la volta
parallela alla centrale, bensì perpendico-
lare ad essa, a guisa di nicchioni : e sul-
1' incrocicchio sorge ancora la cupola ori-
ginaria, e la fronte dell' avancorpo è di
bel nuovo ravvivata dall'accesso a bifora
e dall'occhio soprastante. I capitelli somi-
gliano a quelli <li * \Telidhi: più ricchi
sono però, perchè adorni di foglie di a-
canto stilizzate alla bizantina, il primo
di sinistra (entrando), le due mensole
sporgenti dalla parete ovest, il capitello
costituente l' aghia prothesis e forse
quello <lell' atrio, nonchè una delle due
me nsole al cominciamento del catino ab·
WICJ, {i !, "AQUILA IltZANTl~A DI * ~flWS.
sidale; alquanto semplice invece l'altra

[
PIG. G- I >IAIUI( 01 NfKOS.

0
P!G. 7 - PR<)O HllOMOS - CHIESA 01 $. GIO\' ANNI.
66 1; . GEHOfu\

mensola analoga, ed un marmo impiegato rwlla muratura ,della facciata; lisci del
tutto finalmente gli altri capitelli, le due mensole orientali e qualche marmo er-
rante. t\Ia fra le sculture della chiesa clevonsi ancora ricordare il gradino alla ser-
raglia, due pezzi di marmo prismatico (uno dci riuali con capitello) a svariate raffi-
gurazioni ; e la lapidetta coll'aquila bizantina sopra alla porta.
Tale emblema non mostra una eccessiva anLichiLà; e potrà agevolmente ripor-
tarsi al secolo XVIII, cui appartengono altre consimili figurazioni nelle isole di

Serfìno e di Zea : specialmente quella di S. Croce, in quest'ultima isola, al pari


della nostra, attribuibile all'influenza russa. :\fa pur Lultavia è interessante per lo
studio dello sviluppo di quella insegna ' .
Gli altri marmi non sono facil i da datare. Pur riattaccandosi coi prodotti neo-
bizantini verso il mille ~, li troviamo a contatto con costruzioni che noi non rite-
niamo anteriori al secolo XJU.
Ma l'imbianchimento delle pareti delle nostre chiese, che ne ha camuffato tutto

t G. t.iEHOI A, Str/illo cit., p. ~30 s~c.; Zea dt., p. ! t3.


2 ~folto p1·ohlcm,1tica -.eml)ra lulla,·ia l..i. notizia Ji cerio
~ anche: ~. J. G1A~~oron.os, Les co1istrurtionf( /Jy-;auti11,~· 111ar1110 c.,i~lcnte per il pa.,..;.ato alln ~latlonua tli ,. ~iko-.. dcco·
dr la. rtoion tlf lh!t11Ytrias in • Hullèl in <le corrcsl'on1l:incc rato nclli· 11u:t1tro facric ili roul! fo;orazi..mi ~acre e d3lalo
hl:llcni•1ue •. XLI\', Po ri,, i!'~O. 1lt·ll'an110 1000 (',i. H•;V.1p·•lci K1°{)1·w><<i. cii., p. :J9).

[
FEIOIENI,\ (K.Y'l'l l :\OS-'J'll ~H ~I.JÀ.) 67

I' aspetlo, e le gravi manomis-


sioni seriori, che ne hanno
sconvolto le muraglie, non ci
permettono di arrischiare una
datazione piì1 precisa : accon-
tentandoci d i riportare e i
marmi e le due ch iese nell'o-
riginaria loro f'abbrica al pe-
riodo d i trapa:;so fra la domi -
na;,,i one bizantina e la vene-
ziana . A quei rimaneggiamenti
piìt tardi va ad ogni m odo
riportala la cupola dell'atrio PIH. U - • rL.-\.~tUlJR,JANl • Cl-lll•:SA OELLA MADONNA.

di * N ikos, la quale occul ta la


vec;c;h ia calotla primitiva ed è
in rapporto invece col campaniletto sporgente. Che se questo, negli archetti di so-
sleg110 e nel timpano l,crminale, ripete motivi dello stile gotico, 11011 per questo ci
embra da riportarsi nei secoli dell'evo med io.
Ghect'hè ne sia di tutto questo, il partito a rchitet.tonieo della chiesa con cupola
al cenlro della d>lta della na,·ata rettangolare si tramanda a Fermenia ai secoli
pili tardi . Che, mentre nessuno degli altri templi d i tale tipo dimostra di risalir e
all' anllichilti dei due com·enti testè ricordati, taluno di essi va certamente ricon-
dotto ai secoli a noi piì1 vicini.
Così è, nella capitale, la chiesa della
Trinità, tutta rinnovata e -ridipinta; così
quella del Salvatore - visibile, nella sua
fo rma genuina, parzialmente all' interno - ,
che due ep igrnfì, ora illeggibili, attribui-
scono al 1U36, assegnandone il merito al
prete Giovanni Vavlida, vicario del . vesco-
vado 1 • L' una di esse, s ulla porta setten -
t rionale, dice : ....Yewrt u Gròç xaì oorc1ìe 1]1-aòJ'
aw!;r roì•; af{Jonaç ar, <rliJ.ane J,urgwrà avwùç,
fllzo1• {•;rÌ:'!J ni>1• Tt/w)vcw1 ae. '1ln:rxa[v1ç xaì. 1

F;oòo' ' f(I). leg. Ba/fo~a. ;aiì oìxo,,6,uov Gerr


pui>1 "l !-rn;; A . .Yil c,. L' al~ra, sopra. la por ta
1 •

di sera, uona : •fl ;rr1111\111 11•E /llJU{!J {•::rie 1

TW l 1 Tl/WJl 1U1)V OF fÌ'l.01'. 1636 ~.

Coeve e consimili le chiese del con-


1 • Il Safralort, q11ale l1a follo (11brirort Il 1 ica1·io dr/ i·e·
>COVO a IUt 1Pt8t l'a11110 1098 •. ( F'. LI PAZZOl, O, /1olal'io cii .,
p. i~).

l'l(l. l 0 $. GIOllOIO - CUI F.SA DI S. 010'1010. i r.r1·. •.L /jf~),),JJ,'tlu, Kt•1?vrnxd. til ., p. 3~.

[ __
lì8 G. GEROLA

vento del * Pròdhromos, e del monastero della * St.ratilatisa. E così pure quella
della * Flamburjanì (ora molto rimodernata): la quale ultima sarebbe dovuta allo
stesso \ ra\rlida che vedemmo fondare Ja chiesa di S. Sahratore alla capitale e che
avrebbe costruit,a del pari la chiesa del convento di S. Giorgio, del medesimo stile 1 •
La chiesa invece del monastero di S. Elia, se pure ripete il solito schema, vi
introduce una variante nel senso che quella parte dei muri longitudinali che, an·
?.ichè regge re la cupola, è coperta di volta, most.ra quat.t.ro paia cli a rchi ciech i, a
guisa di nicchie, destinati ad alleggerire e ravvivare quelle pareLi .

* **
I convonLi di Fermenia, ai quali pii1 volte ci è avvenut.o di accennar€', sono
complessivamente sette, sparsi per le diverse plaghe de ll'isola: sei di calogeri ed
uno di monache greche.
Al lempo del Sebastiani (1667) i monasteri abitat.i erano quatt.ro : con 40 frati
nei Lre primi e 7 monache nell'ultimo 2 • Xel 1700 invece, mentre pure si ricordano
tutt.i ette~i conventi 3 , soltanto quelli di S. )Iiehele a * Velidhi ed a * Miljès e

P!G. Il - S. f:t; t ,\ • ClllESA 01 S . Et;IA.

I lllltlùffi, r• a:; O 4~. :s M.t d111p10 soli, e tutti mascltili, sono menzionali nelle
' G. S>DAHlAM, 1'1auu10 cii., p. 9i. Lmru ldi/lanlfl cii., p. 66.
FERMENL\ (KYTHNOS-Till~IUl,JÀ) 69

PIG. 12 - • l' RÒOBROMOS - CONn:NTO.

della .Madonna * tratiléi.tisa e quelli nrrwoomn 1awi della Madonna d~ * :\ ikos 1 e


1

delle lllOnache del * Pròdhromos 2 erano tuttora in fiore. Di quello di * V elidhi si ha


rnernoria di bel nuovo dopo Ja metà di quel secolo, quando un documento del 1775
ci trama nda un'inventario della modesta suppellettile sacra di quella c:hicsa~{: l'abate
vi si chiamava Gregorio 1 • Ma al giorno d'oggi sono tutti abbandonati in rovina.
Il convenlo di S. Elia sorgeva sul monte a nord-esL del capoluogo. Intorno
rimangono i ruderi delle celle in riquadro, fra i quali si riconoscono gli avanzi di
una seco nda cappella. Della chiesa di S. Elia abbiamo già detto testè; delle iconi
toccheremo piti avanti.
Il monastero delle monache, al * Pròdhromos, dedicato al Precursore, trovavasi
invece ad oriente della capitale : e le sue celle erano contenute entro un recinto
rettangolare, discretamente conservato tuttora, tranne che verso sud, con una spor-
genza dalla parte di sera. È noto il diploma del 1691 con cui fu confermata la
diretb sua dipendenza dal patriarcato di Costantinopoli, stabilita già pochi anni
prima dal patriarca Giacomo ( 1679-1683, 168->-1 686 e 1087-Hi88) :•.

1 J. l'I TTON ot: TornNuORT, R1lntic11 ci t., I'· IO. l ltovyh,, ~ Il ...,''!!"''"HiJ m•i.).011i "'tt1..1.4wv in ..Yio~
"::.

' Jt. · 1. JloaxO:roJ.t, · Fl Òtnix1ì ixxi.17m'a cit. auuo r11 , r.1.cr . :. '.A {hj Yl/QfV, HH~. r- ~31.
* f.').;.,,,.,>.,,,,,;,owtJ,
:1 \"i si 11omina110 le reliquie Jolla Croce, di S. Caralambo, .:. Cfr. *A H1().ì.11vl>a /ltir?1•1a>:té cl t., p. ;,!).
J i S. Giacomu, di S. llasilisso e di S. Sofro11io.
70

Quivi presso sono i ruderi del convento di • Nikos, la cui chiesa, dedicata alla
Assunta, fu da noi g ià descritta più addietro. ~la del monastero non si vedono più
<'he poche celle.
E così pure pochi avanzi delle celle poste a ll' ingiro caratterizzano il convento
di * Miljès, a mezzogiorno di * Dhrjopidha. La chiesa di S. Michele, a semplice
vOlta informe, è tuttavia notevole per l 'alto campanile, fo rse del secolo X V.
Parecchio più al sud, in mezzo ali' i ola, il convenLo della * Strat ilatisa, di cui

FIG. 13 - • M! LJl:S • C'ONVl<:NTO.

fu già ricordata la chiesa della Madonna, è costituito pur esso da un recinto di


abitazioni, poste in quadro. Ed in stretto rapporto col monastero stanno, sulla riva
del mare, le altre due chiese gemelle di • Kanala sulla costa orientale, e della
* F!amburjanì, rammentata pur essa, sulla sponda di occidente 1 •
Del convento di * Velidhi, presso la via t ra il capoluogo ed il v illaggio, fu
i,;ià discussa la chiesa di S. Michele . Del monastero non restano che poche celle, in
rovina, donate nel 1830 al convento dei • Taxia rkhi della vicina isola di Ser1ìno ~.

• r.rr. ibiJ em, p. 4:!.


11 '/'. ·J-;. P:i"•oyfri.idoP, ' {{ •1rjf'10.: ~·t!!'7Jo:, 'f.!!1tot 1."tOJ." 1 t!J09, p. 105, llOlt\ ~.
FElnrE:-llA (KYTH:-IOS-TllElntJA) 11

Ed altri pochi ruderi del convento circondano, nella parte settentrion ale del-
1' isola, la chiesa di S. Giorgio, alla quale venne pure già accennato.
Come si vede, lo schema dei conventi di Fermenia è dunque costantemente lo
stesso : un riquadro di celle, nel cui mezzo sorge la chiesa. A proposito della quale
è notevole osservare come delle nove chiese caratterizzate dalla tipica cupola cen-
trale, ben sei appartengano ai conventi dell'isola.

V - ICONOSTASI rnn JCONI


UA ~I PANII1l E CA MPAN ~ - ATRI .ACCl1JSSOlU

Dei pochi avanzi di affreschi riscontrati nelle chiese del * K<tstro, si e già
toccato pitt indietro. All'infuori di essi, non abbiamo trovato a Fcrmenia altri resti
di pitture murali se non nella chiesa di S. Michele alla capitale, ove è un tardo
affresco del santo titolare. Quelli di S. Trinità, che si dice fossero analoghi alle
pitture dell'omonima chiesa del * Kastro, non appari ·cono oggigiorno più 1 •
I saggi dell'arte pittorica dell'isola vanno ricercati esclu ivamente nelle nu-
merose iconi, sparse per le chiese e per le cappelle, di cui costituiscono molto
spesso l' unico oggetto degno di nota.
i\Ia anche le serraglie che racchiudono le absidi delle varie chiese e servono
ad appendere le sacre immagini, rivestono non di rado interesse d'arte e meritano
di essere ricordate.
La migliore è forse quella lignea della chiesa dcl Salvatore alla capitale. Seb-
bene appartenente al secolo xvn, conserva ancora qualche reminiscenza gotica.
PorLa la daLa del 20 febbraio 1()38 ed in una corretta epigrafe il nome del pittore
d i Canea, cho aveva di pinte le iconi quivi applicale:

+T~VT'4C TdC IEPdC l)c an O E:K. THC nEPl<t>~CèSKPH


EIKON~ f. 8 04~ IX CEBdC ìHC THC. 0Eoq>P~P l ~ no
M?J ~~ N?I~ ~ CPc Xv JlECA:>C KV~WN l a C K.4
rE-r P4<t> . . . . . . ntP Td TO A X/1H ~T(d
.....--
8 . . . . . . . OòEn CP ION q> f:VP~ ... I(•

cioè:
Ta1~w:: T<Ì.; feeà.:: xai ''yw.:; e1 xu1•a:: wìi 191'ioi• %<iÌ cnffao,111ou ro1~rou 1•uov wi:. 2.wujgo;
Xewrov yi'lf!Cl(ff' . . . llagtJ . . . o LJe;régoç o 1% T 1j.; ilE(!l</ IJ/tOll VIJ<iOI' 1,·f!IJT:l}ç nj.:; {Jto.
<t eouefrou ;rcUecv:: J\.u(}w11iaç xar<Ì rò _•lX.Jfl b:o; OWTIJ(!lOI' 9 EU(}U [Qiot>] K.

l
i:2 G. GEROLA

E riccamente intagliata è pure la serraglia secentesca alla chiesa di S. Gio-


,·anni al convento del * Pròdhromos.
Quanto alle iconi stesse, le pit1 notc,·oli sono limitate alla sola capitale. Ap-
partengono ai secoli X\TII e XVIII; ed in quanto sono firmate, portano nomi quasi
esclusivamente di pittori della scuola cretese, come avviene del resto anche per le
altre isole circonvicine.
11 prete Antonio Scordili firma due iconi del 1700 ed una senza data. Ma altra
sua immagine del 1708 trovasi nell'isola di Zoa '.
Coevo a lui è Emanuele Scordili, prete anch'esso, autore di una icone priva
di anno, ma tuttavia databile con s ufficiente approssimazione. Altre sue opere si
incontrano nell' isola di Serlìno 2•
E Parten io Depero(?) da Canea, che come si è veduto testè, aveva condotte le
iconi della chiesa del Salvatore non ci ha trnmandata nessuna opera sicura di lui.
Non va tuttavia dimenticato quel pitt.ore Costan tino Oalcopulo, prete a sua
volta, anzi fratello dell'arcivescovo g reco di Zea Germano, vissuto a Fermania nei
primi anni del secolo XVIII, il quale fu voluto iden tificare coll'autore d i un icone
di S. Giovanni, ipotesi alquanto malsicura :i.
Ecco ad ogni modo l elenco delle v-ecchie immagini della capitale:

CHIESA DELLA ANXUNCIATA.


1. Immagine di Cristo fra gli Apostoli .

.6EHCIC "HC
~èSMciev XEI f>
EJ1EN-iCrPEC t:NG5NI~ IEPEOC
BITE.Pt\C CKOPti.l/H

CHIESA DEL CRIS'l'O.


2. Immagine della Ascensione.
Epigrafe dedicatoria del secolo XVIII difficile a decifrarsi.

OllrnS.\. DI S. GIOVANNI EVANGELISTA.


3. Icone della visione apocalittica.

Xfl lrM1T
l tP~OC. ~4 ...

1 G. G~llOLA, Z( a cit., p. '.!18.


1ero, \'iene 1:.h-olla iutcrprct~lo f'ornc ~Yai.>:10."tOt.'i.o; r .: l. B&).•
' t;. GlttOl.A, tr{ino cit., p. 235 s:~. tit , p. 98), tah·oJta roow ~\W.Y-1Wu1; (A. B&J. ..
i.11vfJri , ' l u1oaù.1.
J ~fa lautore Ji tiuella icone si firma i n\'i·ce col nome di ;,,,.~,,.. J\uil1•11A1<u r·1t., p. 33).
lhrn1ul do, ed il ,:,UO cognome, che nol non aùLi:ono rile,·310 in-
FER~ENIA {KYTHNOS-'J'HEIUl,J À)

FCO. l~ -· • "ESARJÀ • CCO ~ I> l)fJ t. 1, A cnrns~ 1)1 i; , OtOVA:<:<(.

4. Grande immagine con la Madonna su trono ril evato e riccamente arabe-


scato al pari dei nimbi, . Elisabetta e S. Anna. Secondo la leggenda sarebbe ar-
rivata miracolo amente da Atene al porto di * Kolòna di F e rmenia 1 •

CHIJ~SA DJ~ LLA XA'l1 l\·ITÀ DELLA )1ADONNA.


5. Icone della nascita della Vergine. In basso è raffiguralo l' offerente, il papà
OosLantino eia Corogna, discendente della nobile famiglia dei dinasti di ifanto e
di Zca, il quale è ricordato anche da un documento dcl 1701 ~. Ha lunghi capelli
e baffi; e veste di tunica nera, risvoltata al gomito rosso: bianca è pure la cravatta.
1
·A. IJt'i.i.J.jJ.,A''· h."t1 {h1w><,( rit., p. 33. mente un pcr~onal;\;H1 JcllG ... lt~u:t fJmiglia, 11ella chie,:)a di
' "A. JJ1ii.1.11•1\u. "fo rof!I« c i i. , p. 3o . Molto -imile i· il Sor1inu (G. GHlOI.\, Str/1110 l"Ìl. 1 p. ':!36).
l'Ìl1'.,ltO Jirinto d3llo slPsso pittor•· 1~ J'11pp1·ese1Hante prol.1~1ldl.

IO
74 G. GFlROf,A

La fìrma dell'artista dice:

XEIP
E Mvta·HSHJ1 1E PEwc
CKO PLll/H

OrIIESA DI S. NICOLÒ.
6. Icone della Annunciazione 1, con 2..J. f{ua<lrett i. Il donatore J,,u igi Tibau da
1
J'olo11e fu da noi altra volta ricordato 2 •

1706
. f!>060C/l ~ H XE.IP
T1Ml~~t:IE:TO ài<!; N I~ I EPEWC
110 CKOP~l /\H
1700. "H:ooo:; Aomì T1,u:r<lw vrÈ Toì.u

7. [eone di S. ~Iichele, in 16 quadretti, ron iserizioni analoghe alle precedenti.

1706
\.
EjO~OC/\~1-N XEIP
1irvT142SNTE cNTONl~IE.PEWC CKOP
To110 .61/H
I 70(i. "1',~olJoç AoP1'!11 1ìp:r0.ov n È Toì.u

8. Im magine del Te1p6ecp101 {il Sai vatoro, la Madonna e S. Giovanni Evange-


1

lisl,a). Proviene dalla chiesa di S. Croce; e roca pure - come gi~i si disse - i l
ritratto di Gianachi Dellagrammatica, console di li'rancia, colla sigla }Q,.\'1'.L.IT'MTK
(' l c1)0.11i117c NdJ.i.a If!a1i,u6.uY..a), la data 1695 e lo sl,cmma di famiglia (due leoni re-
can(,i uno scudo con un fiore). Ma a noi non fu dato di trovare questa icone, che
siamo cosl,reLti a dare sulla fede degli scriUori locali 3 •
OIIl l1~S A DI S. PANTALE01 E.
9. Tmmagine della Zwoou1.o; fl17y1/, già ricordata, sulla slrssa tesLimonianza ~.
pPr l' i"crir.ione bilingue :
.\I Il P - 0 V M A 'P l~ R I) E I
1 11 - X P I O H li r S 'I' V S
zno .l o\ oe 11 11 r 11 A Q V.\ R V····
1
"A . JJ /,V.11n>u. ' /Q102i(( f'il., p. 49 e 53, è Jell:t iurere cil., p. ~ t, 52 o ~,3 (Ju,·e per(, :.ii dice che lo stc111111a
' l oro!}Ùc
di ~ J-:lia. •Hriibe quello •li F ranl'ia on1ichi· quello Dell:oi;ra1nmatica).
' I hitle111, V. 49. "•A . lJ<i}.1.11vd<,, ' f oroaùc cit., p. ~3.
l ",;L ll1ili. iJl'tfo. /{,.,'},,,a~& cit., p. iH; :~. tJQiJ.,11·Ju 1

L__
75

CHIESA DI S. SABA.
10. Icone di S. Onofrio, di pessima fattura, <lel 1668.

AX~H
~ f HC I C. ~A~/1~ e~ KONCTa1-IN?5 VEP
E-o c

CUI fiiSA DELLA MADONNA * tu Nikolétu.


11. Icone <lolla Deposizione dalla croce, proveniente anch' essa dalla chiesa
latina di S. Croce '.

* **
I campanili di Fermenia ripetono il tipo soliti simo dell'oriente greco, in
qua nto sorgono sopra un lato della chiesa e sono costituiti da una semplice parete,
a limpano, aperta ad arco in modo da lasciar adito alla campana .
•\.bbiamo già ricor dato, fra i pit1 notevoli, quelli dei conventi di • Nlkos e di
• ~Jiljè ; e "i aggiungiamo ora anche quello della chiesa di S. Pantaleone a *Drjo-
phldha, il quale sembrerebbe pii1 antico che non importi la data del 18-13 segna-
tavi in ba so.
Quello di • Miljès, a doppia arcatura, è fiancheggiato da due ordini di gradini
e traforaLo nel coroname nto da una serie di piccole aperture triangolari, che gli
conferiscono un aspetto non solo origina le ma anche g razioso. Ma è rimarchevole
anche il partito delle mensoline, reggenti o meno dogli a1·chetLi, destinate ad ar-
ricchire la base dei campanili, quali vedia mo a • NJ'.kos ed a l * Pròdhromos; nonchè
quello delle due gugliette terminali che Rancheggiano il Limpano nei campaniletti
di • Volidhi e cli bel nuovo del * Pròdhromos.
l1e vecchie campane da noi trovate sospese su quei campanili sono otto: e
vanno dal 1516, ai tempi cioè del dominio dei Gozzadini, fino al 1727, quando
quella signoria era cessata da un secolo. Ma ciò non di meno, come altrove osser·
vammo, sono tutte quante di fabbri ca italiana non solo, ma non di rado adorne di
immagini di santi prettamente latini, quali S. Anlonio da Padova.
Una sola di esse, del 15-13, segnata con uno stemma a noi ignoto, è caratte-
rizzata da una strana epigrafe, in caratteri simili ai greci, ma che non danno
alcun significato.
Facciamo seguire l'elenco sommario di tutte :

1. • KHÒRA - Chiesa di S. Michele.


Data MOOOOCXYI. Mar ca di fonditore (= Zuan de P .. . .. ?) che troviamo
1 Ibidem, p. ~~.

....J
76 G. GEROLA

anche in Istria ed a Greta (l522 - 1540) 1 • Monog ramma di Gesì1; Volto sant-0 di
Lucca ; bu to della .Madonna.

2. * MÈRIKAS - Chiesa dei S . Acindini.


Data :VIDXXXXIIT. i\larca di ignota decifrazione.
Madonna e santo vescovo. Stemma: partito, nel primo al
ramo di albero; nel secondo troncato, ognuna delle due
partizioni caricata di una lettera H - anche questo non
idenLificabile 2 • E finalmente la strana iscrizione :

OAO TO<D/\ N I BOA/\ o V I ov


BACAEA~/\ HCI C 6A

3. * KHÒRA - Chiesa della Annunciata.


Data llIOOXOIV. Crocifisso, Madonna, S. Antonio da Padova, S. Barbara.
4. * KHÒRA - Ch iesa della Madon na * Khrisopighjì.
Data MDCC. Crocifisso, Madonna e altri due santi.
5. * T~HÒRA - Chiesa del Cristo.
Dala ;\1000. Crocifisso, i\ladonna, S. Pietro e . Paolo.
6. * OJ-lR.JOPIDHA -
Chiesa deUa Trinità.
Data MDCCXI. F irma di Martino Picinini , nolo per altr e campane dell' I-
stria (l7 l5 · 1743)3.

OPV S
MA. R'l'C r I
PIOIN ! N l

Cristo, Madonna, S. A ntonio da Padova e S. Nicolò.

7. * DHR.JOPÌDHA - Chiesa dei SS. Anargiri.


Data MDCCXXVII. llfarca di Paolo de Poli, autore di a lLri bronzi dell'Istria
e della Oarniola (1718 . 1733) 4 •

OPVS
P..:-\VLI D E POLIS
VEKE'l'I

Crocifisso fra la ..Madonna e S. Giovanni, Madonna, S. Carlo (?) e altro santo.

1
G. G&ttOLA, I monumenti veneti ddl' isola di f.'rrta, glia \eneta d4·i (lut' ri11i, O\'C ritorna 1mr1J ripetut.;1 •1uclla lct-
vol. Il, Bergamo, IUOS, p. 31; e A. G~IRS, Alte und 11t11r Kir· te ra Il.
c/11·11qlockt1', Wieu, !017, p. ~i . 40 e tm.1. 'Cfr. A. lìNrn~. Mlt 1t11d 11r1u /\ircl•t11ylocktn cii., p. ~19.
' Ila u11a lo11ta11n analoa;ia con alcuni stemm i della fa111i- 1 Ibidem, p . ~~O.
F'ERllENIA (KYTllNOS- TllglUIJÀ) 77

8. • VELlOill - Chiesa di S. )Iichele.


Senza data. Crocifisso, .Madonna del Carmine, S. Nicolò o altro santo.
La campana della chiesa di S. Nicolò a * Khòra, conservatasi fino a pochi de·
cenni or sono, proveniva dalla chiesetta lat ina 1 • Ignoriamo dove sia andata a finire
o se deve forse identificarsi con una delle precodenLi .


* *
Completano la decorazione delle chiese di F ermenia pochi altri oggetti, per i
qua li giova spendere ancora qualche parola.
Nella chiesa della Trinità al capoluogo conservasi tuLtora, sopra l' altare, il
vecchio ciborio di legno. Una iscrizione ora assai guasta, scolpiLa nella parte su-
periore, dovrebbe conservare il nome del fondatore Bartolomeo de Angeli 2 •
Nella chiesa dcl convento di * Nfkos merita invece ricordo l' h m6.rwç, quan-
tunque di epoca relativamente moderna.
Fra le tombo costruite da canto alle varie chiese, citiamo alme no le due ad
arco, accostate al lato sud della chiesa di S. Giovanni del com·ento del * Pròdhro·
mos; le tombe terragne di marmo degli altri monasteri; e la lapide sepolcrale di
Nicodemo Rota davanti alla chiesa di S. Saba della capitale:

+EN0aAE
\
KITETE-OA~
J1 OC TCS SE~ NHK.OJlAOC
N11x6i.ao ç ' Pora-: l v ht 1789
POT4C.. EN tTI 1789
/WUOI' 20 ~.
Mav~ i.o

VI - L'ANTICA CAPI'rALE - AV.L1ItE FOWl'lFl UAZIONI

Il monLe del * Kiisiro sul quale sorgeva l'antico capoluogo, eala direttamente
al mare per vari dirupi; solo verso mezzogiorno si sprofonda invece una valle, e
dalla parte di oriente lo scoglio si riattacca, attraverso ad una sella, alle altre
montag ne. LJa fortificazione è quindi da questa parte.
Essa eonsla di un muro costruito quasi tutto a ecco, qualche volta tenuto
insieme con terra, pit1 raramente ancora con calce. La muraglia non raggiunge il

' ·....1. 8ii.i.i.11n)tc, ~ hno2i« ril.,


p. Sl. Allai rit. 1 ln\, XL. 11. 3j ); rii••. a ooslro ;1Hi~o, .. j lralla in-
' 'A. B ti.Ì.Ì.l/Yt)o. }{p{)vm.x&cit., p. à3. \CCC di 1111 cen1pl1re 4'111hlom:1 1·cligio1to 5Cllt3 ulteriort> si~n iti-
;i li IJuclwn \UOI altl"ibulrc \':llore aralJico ad una c1·ore C:tlo.
,colpito sul la po1·ta di u11a rltiesa dell'isola (.I. A. B~cuo~.
-.J
PIG. 1n - • K .\STRO - J.' INTf!RNO Or.I.LA c uu:sA.

P!G. l j" - • K<\STttO f,A PORT.\ VISTA OA ~ l/Otir.


80 G. a1mor,A

metro di spessore; manca di merli, ma è intercalata di feritoie, corrispondenti,


verso l'interno dell'abitato, sopra un cammino di ronda.
La chiave della fortificazione è costituita dalla chiesa della .Madonna, che oc·
cupa il centro del lato orientale, ed i cui muri, facendo parte appunto della for-
tezza e scendendo profondamente al basso, sono costruiti piì.1 solidi, con blocchi
squadrati agli angoli. Dalla chiesa la cortina prosegue in quel lato verso nord alla
stessa altezza; mentre un secondo muro più basso si diparte dal!e roccie sotto alla
chiesa e termina di bel nuovo alle rocc ie, costituendo - insieme con queste -
una prima difesa inferiore. Verso mezzogiorno in vece la cinta cala dalla chiesa a
basso: ove, protetta da una sporgenza ad angolo rotto, trovasi la rozza e bassa
porta orientale.
el !alo meridionale, verso la vallata, pare che i ree i nt i murari fossero due:

FIG. 18 - • KAS'rno - ' •-' 1·01t·r .1. v1s·r.1. 1) .\ ""STRO.

uno in allo, in prosecuzione della chiesa, lal tro in basso, in continuazione della
<:or Lina della porta. Ma altri muri i ntormedl non s i comprende bene se facessero
parte della cinta o di case o di altre costnrnioni; lungo questo lato si spiega la
strada che sale alla vetta.
E lo stesso ripetasi per il lato di tramontana. Quivi, tuttavia, una piccola in-
senat.ura offri va acces.so al castello; e, dove era probabilmente la por ta, resta an-
cora un muro di fortificazione. Del resto le mura stesse delle case offrivano di qui
una specie di fronte fortificata.
Nello spazio destinato all'abitato si riscontrano per ogni do,·e ruderi di costru-
zioni a secco: miseri resti della miserabile antica città, della quale il piccolo piaz-
zale tuttor a denominato * Piàza doveva costituire il cent.ro. Le attuali rovine risal-
gono tuttavia in buona parte alla tumultuaria ricostruzione tentai.a dagli abitanti
ùcl!' isola al tempo della rivoluzione del l82 l.
I soli edifici ove sia impiegata la calce sono le due chiese già ricordate; la

[ __
FIDRì\lrnN IA (KYTHNOS-TH G!UfJÀ) 81

grande cisterna a volta, costruita in emergenza dal suolo ed impropriame nte chia-
mata « prigione n, e gli altri serbatoi di acqua cavati nella roccia e rivestiti di
calcestruzzo. Ma pare che un condotto sotterraneo permettesse di attingere acqua,
in caso di bisogno, anche dal pozzo dell' insenatura di * Ghjalt'.tdhi 1 •
Al di fuori della cinta verso mattina, restano gli avanzi di una torri cella
esterna 2 • E sul monto che quivi si innalza si notano resti di una chiesa, di ci-
sterne, di pozzi e di altri edifict.
Sette archi di arsenale dicesi si trovino nella piccola insenatura di * klavos 3 •

* *•
Ma se la vecchia capitale era completamente recinta dalle mura del castello e
dalle difese naturali, non del tutto destituita di fortilizi doveva essere anche la
nuova residenza di • l\lesarjà.
La tradizione pretende che la parte pit1 antica del paese fosse quella d'attorno
alla chiesa di S. Trinità, sede di un piccolo castello, intorno al quale sarebbero
sorte le abitazioni più notevoli dette tuttora • Arkhondikà 4 • All'infuori delle quali
sarebbesi da notare la torre di epoca ignota, distrutta nel 1847, che conservava il
nome del francese Bonet 5 • Laddove l'altra torre, pochi minuti a nord della città,
che già vedemmo ricordata dai descrittori di Fermenia - a cominciare dai più
antichi - come corrispondente alle fonti del ruscello che sbocca nel mare dalla
parte di sera, è probabilmente da riportarsi aH' epoca ellenica 6 •
Rovine di un fortilizio medioevale, denominato * Kàstelas 7, si -troverebbero fi-
nalmente sul promontorio di sud-ovest dell'isola 8 •
Altri avanzi di edifici medioevali degni di essere illustrati Fermenia non con-
serva.

**•
Ma, poichè il nome stesso dell'isola è in stretto rapporto colle sorgenti termali
alle quali deve la precipua sua fama 9 , chiuderemo ricordando come il Thevet ra ~­
cogliesse la tradizione o leggenda che il primo spedale d' accanto a quei bagni fosse
eretto, insieme con una moschea e dotato di 11na rendita di 12 mila ducati per
opera di un benefattore turco, ossequiente ai precetti di Maometto II; e la distru-

1 'A , B ci!.)"J'da, l\v {} "'() x Q. cii., 11. 4i. • L. Ros., 1tuelni ser1 cit., r· 10~; e' A. B6.i.J.1}'•Ja,
2 Ibidem, p. 48. K vbvlaxQ. ci t., p. 5 l.
• I bidem, p. 47. ' lbidc111, p. 51.
• Ibidem, p. 30. Per la più bello e la piit •Il• C•s:o ,lel 8 li 'l'aljòpiq;ho,, •ll'es1re111i1à nord.eveot dell' i;ula '"'
capoluogo, apparlenuta alla lami;lia De Angeli, <fr. 'A. Bw.- rehbe ÌR\"CCC di bel llUO\O di (Jtlura ellenica.
l1J •1~a, • l<n-oa<'a cil ., p. 31. 9 Per la biblioi;rofoa sull'ort;omenlo dr. 'A . •ll11i.•aq6.x~,
& ' A, B Q.i.!.11v4«, Kv01'taxci ci i., p. 30 e 51; 'A. JJ«i.- .Ytot).ì.11vixÌ/ yuuyf!«<ptx1J rp1).o).oyla, A 0 1jvcu~, p. 60 ~gg.
1

).1p1òa, 'larop{a ci t., I'• 31.

ll

[
82 G. GEROLA

zione di quello sta bilimento perpetrata nel secolo X VI da alcuni cristian i sarebbe
stata appunto la causa della desolazione dai Turchi infli tta all' isola intera 1 •
Pochi avanzi di quei vecchi bagni 2 si scorgono tuttora non lungi dalla nuova
cisterna a volta, costruita ai SS. Anargiri nel 1782 da un muratore del luogo, di
nome Costantino Zannachi . Ad essa si riferisce l'epig rafe, trasportata nel nuovo
SLab ilimento 3 : OlxoOO,lllJ ol lç6owv xaì oan6.n7<; ioù l voo$occfrou nave-vyeveot6.r:ov Y.aÌ
JTE{}l/JUmo1• li(]z ovroç O(]ayo1t6.vov 'tOU 11tyrHov atOÀO!J xvetov Y.V{!LoU N1xoU1.0v 11Iaveo-
yfi.ov.; · A 'l1ll B 'IovUov 28 K H ' 1•
Q11ivi presso, al por to di S. Irene, il 11oss trovava le rovine di un vecch io
avvolto a due locali , ad uso fo rse di magazzino 5 •

G. GEROLA.

1 A. Tn tn:T, la co• moaraphit cii., p. ':!35 nom~ vonolo di • Fund:.ln:t ("A . .H6li.11.,Ja1 Kvt"J..-u.1.x«. cit., p.
• J. PITTO' or. TOt:llNEFORT, Rtlatio11 cit., p. Il. 3U : 'A. H6.V.11•Jn, loro<Jia cii., p. ~':!j.
0

' Pl'ima di fasciare le acque di Fcrmenia, ci1eremo :i l- 4


·.,1. B6.V.>1v.la, Kr 10.-u.1.x6. ci t., p. 15.
111e110 antl10 I> fonte di •rqu> potabi le che con•er.'3 tultor• il • I.. flos•, /11ulrt1u11 cit., r. 103.

_J
JALI S O S
SCAVI DELLA MISSIONE ARCIIEOLOGl CA rI,ALIANA
A ROD I

I NTR OD UZIONE
Delle tre antiche città in cui l'isola di Rodi era tripartita in vetusta confede-
razione politica, Lindos, Camiros e Jalisos, ricordate da Omero, Il. B 656:

ed esaltate da Pindaro nella poesia del mito delle antiche stirpi colonizzatrici (Ol.
Yll), sfruttata ormai fino all'esaurimento l' immen a necropoli di Camiros che
tanto copioso tesoro di ceramiche e di preziosa suppelleWle aveva ~ato al Museo
Britannico, al Museo del Louvr e e ad altre pubbliche e private collezioni europee,
con i fortunati ma disordinati scavi praticati dal 1858 al t 865 dal Salzmann e dal
Biliotti 1, esplorata sistematicamente la rocciosa acropoli di Lindos con il suo ce-
lebralo santuario di Athena L india da K. F. Kinch della Missione archeologica
danese ( l 902-19 14) 2, restava tuttora, per una promettente indagine archeologica,
l' eccelsa Jalisos non seconda alle città sorelle per antiche testimonianze e per la
s ua stessa felice posizione geografica di vedetta presso Jo stretto canale che divide
I' isola. da un acuto sperone della costa d'Asia, a guardia di una delle grandi vie
di comunicazione dei popoli del mediterraneo orientale :i.
Gli scavi precedenti del Salzmann e Biliotti a Jalisos, se a,·evano avuto il
merito di rivelare, prima ancora delle scoperto dello Schliemann a Troia, a ì\Iicene,
a '11 irinto, tra gli anni 1868- 71, il primo apparire dei prodotti della civillà micenea,
non portarono t utta la luce necessaria all'illustrazione del materiale; si limitarono,
1 Su;.:li ... C.l\Ì Jt•I Oiliulli a J3Ji~O$ v. FlnTWAE:\CLEn-LoE- Il (1904), lii (190~1, !\' (HIOl), \' (!!10!1), \'I (191~). E' do au-
<CllL•E, .lf•,At11i1d1t rau11, p. '.-18; L OESCllCKE in All1tll . guro rsi che lo pc1dit3 di I,. F. Kiuch, dircllorc della llli<sionc
Ali t//1., 1sg1, p. I ~g.;.; l'OTT•rn. Ca talogue du l'a1t1 Anli- e :1lta111cnto l1enemori10 41elfe antiehitj rodie, non ritardi di
q11n ti. ,J/11ile d11 J.oi.rrt, 1, 130 ••· trorpo la puhblica1innc tldìnit h·a e -:0111pleta dccli sca,·i del-
t I ri,ullati dt.•~li .. cJ,•i della Mi..,..::io1c :1rrheologic3 danc-:c 1'o cropoli lindi.1,
:-.ull':.erropol i di Li11do~, tro,·an ... i fino aJ. ora C:'posti, in raprort i s ~ulln ,j1ua1ione di J.ili:to' , .. il mio rapporto prclim i11are
prcli111111ari, 11cl 1!111/et. dt /',tcad. Il. de Dan,.nar k, I (l!!O~). su;;li >cavi Jol 191U 111 11uco to Amwario lii, p. ~;,\! SS!;·

e_
84 A. MAlURl

per le difficoltà stesse che presentava la ricerca e per lo scar so conto che si tenne
allora di quei ritrovamenti, ad una -parte ristretta della necropoli, nè tentarono di
metter in luce le necropoli successive del periodo geometrico ed arcaico, nè di
saggiare la vasta acropoli del M. Fileremo fortificazione naturale della città antica,
dalla quale occorre forse attendersi, pit1 che dalle cretose colline della cc biancheg-
giante 1> Camiros e dalla rocciosa e troppo sconvolta e ristretta acropoli di Lindos,
il quadro pili completo delle antichissime civiltà avvicendatesi nell' isola'. Il fatto
stesso che con la fondazione di Rodi, in virtù del sinecismo del 408-7, Jalisos de-
cadde rapidamente dal suo splendore fino a ridursi ad un semplice villaggio e quasi
ad un sobborgo della vicina metropoli, accresce valore al suo territorio archeologico,
poichè da esso dovremmo attenderci più abbondante o meno manomessa dalle stra-
tificazioni ellenistiche, la messe dei materiali delle civiltà anteriori.
Se Jalisos peraltro, non ostante l' insigne scoperta del suo ricco sepolcreto mi-
ceneo, restò per lunghi anni quasi completamente immune dalle vandaliche deva-
stazioni degli scavatori clandestini che imperversarono in tutta l'isola durante
l'ultimo cinquantennio del regime turco, disperdendo corredi di intere necropoli e
rendendo ormai d ifficile e penoso il ricostituire nella sua integrità il quadro storico-
archeologico della civiltà rodiese, ciò si deve forse esclusivamente alle condizioni
speciali del terreno che custodisce le sue tuttora inesplorate necropoli. Mentre il
sistema collinoso che si distacca dal massiccio del M. Fileremo si presenta a fianchi
molto ripidi con poche terrazze pianeggianti per la profonda erosione subita, in
seguilo ad un più rapido e completo disboscamento, dagli agenti atmosferici, nella
fertile pianura di Trianta lo strato archeologico si trova a notevole profondità per
la colmatura del terreno prodotta dai materiali di erosione e dai depositi alluvio-
nali dei torrenti a brevissimo percorso 2•
La Missione Archeologica Italiana non poteva fare a meno di non porre, fin
dal momento della sua istituzione (1914), tra i suoi compiti principali l'esplorazione
dell'agro jalisio. S'imponeva in primo luogo l'esplorazione di quella parte della
necropoli micenea che era rimasta per avventura intatta dai precedenti scavi del
Salzmann e Biliotti per integrare con i necessari elementi l'esatta valutazione del
miceneo rodiese, e, in un secondo te mpo, tentare la più difficile ricerca delle ne-
cropoli arcaiche successive, nella speranza che dal suolo di Jalisos si potessero ri-
costruire, in organica visiono, le sparse vestigia della primitiva civiltà rodiese e
fosse possibile chiarire qualcuno doi molti problemi che pone questo che fu indub-
biamente uno dei pili produttivi e più importanti centri di rielaborazione delle varie
correnti di civiltà nel mediterraneo orientale 3,
Do in questo primo rapporto i risultati degli scavi che fu possibile eseguire, a
seconda delle esigenze del momento e compatibilmente con le molteplici necessità

1 Oci pr;mi -,:a:gi di "C:t\O nc11'acroroli j:ilisia t rallerù nel die-e e della su a funzione nell~ chillà ei;co-orienlale, h• por-
prussimo ,·olumo di questo Annuario. tato un ouo,· o efficace conlribulo ~·. PousE:>, Der Oritnl u.
• crr. Al1>1ttarlo lit , p. ~:.3. dit (r1lhgritcM1che li1tnll, t91~, p. 83-99 , t43 S'1;., 156 s".,
1 Per una più adeguala \al ulazione dell'arte primith a ro- 165 s~i;.

[
JALISOS 85

del serv1z10 archeologico nelle isole del Dodecanneso, nell'agro jalisio dal 1914 al
1922 e cioè della prima campagna di scavo nella necropoli micenea dall'aprile
all'agosto del 1914, dei primi brevi e saltuari a ssaggi nella necropoli greca ar-
caica fatti nell'autunno del 1916 e della seconda campag na ripresa dal settembre al
novembre del 1922 1•
Il copioso materiale raccolto in queste prime brevi esplorazioni del territorio
di Jalisos è entrato a far parte integralmente delle collezioni del nuovo Museo
Archeologico di Rodi 2 che può vantare ormai di possedere, a pochi anni dalla sua
fondazione, un patrimonio della più alta importanza per lo studio archeologico
dell' isola 3•

Rodi, 28 dicembre 1922.

A. MAJURI.

1 6re,•i rapporti preliminari su questi scal'i v. in Annua- di ricompo•izionc dol r~slauralorc dPI llusro di Rodi, Jlussein
rio Il, Hll6, Noliziario, p. i sgg. ; lii, t9~. Nolitiario, p. Ell'. Caravella, olla cui sag;ore peri lia ed esrerla conoscenza
100·7 e in Attnt t Rorna N. $., Il . 1!1\!I , p. 65 s~. con 3 del materialo rodiese s!l(!lla il merilo di O\Cr risus•ilalo, dal-
I:". - Una rrima dcsrritionc sommaria del m:tleriale lrO\·asi in 1' informe t rilum• dello deposizioni dci roghi ruuebri, forme
lt ,11 n1 A., Rodi, p. i7-84: Alfieri e LacroiJ, Roma. cd eSClllfo)ari rrtziosi dO'JIC labbriche arcaiche dcli• isola .
1 O:alo lo stato di estrema frammentarietà in cui si rin· 1 Alla mi;a rri1113 r:unpagna di sca,·o nella necropoli mi -

'e11nero buona parie delle cer.miche delle lombe micenee e cenea. di Jalisos, 3~ .. i.itè ron diJi;;entc cun il to>Oprast:inte Do-
~'>\'ntutto il minuto frantumamento ed il deterioramento, su- me11ico Oliverio del 1'e rson,. lc dell" Oir~•ionc Generale delle
blto doli• con1b11s1ione, dello ceromiche dei sepolcri • crema- Anliehilà o Bollo Arti : debbo trib111ari;li una parola di lode
1ione della nc1· ropoli arcaica, l'illus1raiio11e di i;ran parie del per la dili~cnzn con ru i red:a-.sc il suo g1or1t3le di sca.\'O.
111alerialc sarebbe s iat a impoosibile senza l 'abili ssimo lavoro
PAR'l'E l

LA NEC ROPOL I MICENEA

Il Furtwaengler ed il Loe.schcke che presero ad illustrare in un'opera che è


ancora fondamentale per lo studio della ceramica micenea dell'ultimo periodo, il
materiale del British Museum e del Louvre proveniente in massima parte dallo
scavo della necropoli di Jalisos e, solo in piccola parte, dalla necropoli <li Camiros,
non poterono accompagnare all'acuto esame stilistico di quei primi rari prodotti
dell'arte micenea una più precisa valutazione di quella necropoli, poichè ma ncò
loro il necessario sussidio di notizie sul!' ubicazione ed estensione della necropoli,
sulla deposizione e ripartizione dei singoli corredi funebri e sulla forma delle tombe 1 •
Le tracce che tuttora restano sul terreno fanno riconoscere agevolmente le
località esplorate dal Biliotti a Jalisos negli scavi del 1868-71. Sono due piccole
colline denominate dagli abitanti del vicino villaggio di T rianda A1oschu, Vmiara
e Macra runara poste ai piedi del M. Fileremo, l'antica acropoli jalisia (fig. 1).
In nessun'altra località del vasto sistema collinoso che fa parte del massiccio
del Fileremo sarebbe stata segnalata lìno ad oggi I' esistenza di altre tombe

1'10. 1. - LE COLl"INE DI ~OSCBU E l!AOllA VUNARA NF;LLA PJANIJRA OJ 'l'RJANOA,

1 fVRTWAENGLER-LOESCllCKE o. c. , p. i -.1.
1
JALISOS 87

micenee le quali perali.ro per esser state praticate generalmente sul fianco delle
colline, per la profonda apertura del dromos, possono essere state asportate dall'e-
rosione suuita dal terreno. Secondo le notizie tratte dal Furtwaengler e Loeschcke
dal giornale di scavo 1 Je tombe scavate dal Biliotti sarebbero state 41: quelle sco-
perte dalla Missione nel 1914-23 furono complessivamente 60; un insieme pertanto
notevole di l 01 tombe che, tenendo conto dell'area tuttora da esplorare e, approssi-
mat,i vamente, dei sepolcri franati a valle con l'erosione delle pendici delle due
colline, può far calcolare che la necropoli micenea di .Jalisos avesse in queste due
sole località da 200 a 300 tombe, numero assai cospicuo e che di pel' sè solo ba-
sterebbe ad atLcstare la grande importanza di questo centro d'importazione e d'ir-
radiazione della civiltà micenea nell'estremo bacino orientale del mediterraneo.
Delle forme o peculiarità della necropoli diremo appresso nel nostro riassunto
generale; qui è opportuno premettere che la necropoli micenea delle due colline di
.111acr<i
. Vimara e di Mosclm Vmiara ci si è rivelata nel corso dei nostri scavi,
senza commistioni e sovrapposizioni di necropoli posteriori. Come vedremo nella II
parte di questo rapporto, le necropoli del vero e proprio periodo geometrico ed ar-
caico si estendono in altra area, a nord-ovest del Fileremo fino a raggiungere
l' odierno villaggio di Cremastò ed il corso del largo torrente che segna verso
ponente il limite delle immediate dipendenze della ciWi. Anche a Jalisos pertanto,
come a Camiros, si verificherebbe il fatto dell'enorme estendersi delle necropoli
i11torno al centro abitato, quando le condizioni favorevoli del terreno, non rupestre
qual' è quello di Lindos, lo consentivano.

COLlJINA DI " MACRA VUNARA ,,


Dalle balze nord·occidenlali dell'acropoli di Jalisos si stacca come una delle
estreme propaggini dcl monte verso la pianura di Trianda, la lunga e stretta col-
linetta di Macra Vitnara, in direzione da nord a sud, fiancheggiata da due cana-
loni, e con la sua estremit~L a terrazza quasi pianeggianLe (fig. 2). Alcuni assaggi
fatti nella parte più alta della collina confermarono quanto avevo raccolto dalla
memoria degli scavatori del luogo, che cioè il Biliotti ed il Salzmann avevano
precedentemente, ma solo parzialmente, esplorato quest'area, interrompendo in se-
guitio il lavoro per le maggiori difficoltà che presentava il lavoro di scavo a causa
della profondità delle tombe e della natura stessa del terreno della collina, che non
dava speranza di rinve nire camere sepolcrali con la volta conservata e di ricupe-
rare la suppellettile in buono stato di conservazione. La struttura del colle si pre-
Sènta infatti del consueto banco di arenaria eguale e compatto ma senza un vero
e proprio strato di roccia calcarea al di sotto della quale potesse essere ben pro·-
tetta la tomba a camera di tipo miceneo. I primi assaggi sulla terrazza superiore
del colle verso il Fileremo portarono alla scoperta di alcune tombe già scavate:
1 l'uhhlicato iu o<troll i Jol LOESC llC~E, Alllen. Jlilllieil., 1881, p. I ~go; .

[_~
88 A. :MAlURI

una di esse aveva il dromos lungo 14 metri. Condotta la nostra esplorazione sulla
terrazza inferiore e lungo il fianco occidentale dell'altura, si rinvenne un impor-
tante gruppo di tombe (n. 24) rimasto intatto da procedenti manomissioni.
Le tombe, tutte a d romos e camera sepolcrale, si aprivano generalmente dal
lato occidentale della collina con orientazione pressochè costante NNO-SSE (vedi
pianta fig. 2); alcune sull'orlo della spianata avevano parte del dronios e della ca-
mera sepolcrale asportata dal naturale disfacimento e franamento del colle; ali' e-
stremità nord della terrazza si osservò una doppia serie di tombe di cui alcune
risultavano avere i dromoi sovrapposti. 'l'utte Io tombe di questo gruppo avevano

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1110. 2 - NECRoror.t MICE NEA OJ~J, J,A cor,r,(NA DI ~~u VUNARA. - 'l'Omm 1-x1, XVH·XXXI (SCAVI 1914)
TOMRE xr.vur-1.x (SOA\'J lU28).

la volta del dromos e della camera interamente franale ed il ricupero della sup-
pellettile frantumata e schiacciata dal duro e compatto seàimento di arenaria, fu
fatto con la maggiore diligenza possibile.

To~mA I - La camera e il dromos sono appoggiati al fianco della collina (fig.


3) ed appaiono per metà franati per lo scoscendimento del terreno : la camera
quadrangolare doveva misurare originariamente m. 3. LO X 3.00; orientazione NNO-
SSE. Del corredo funebre asportato dalle frane e dalle acque, poterono ricuperarsi
frammenti di alcuni vasi :
1. (2907) - Frammento della parte superiore di una grande anfora a tre anse di-
pinte a fondo giallo-roseo decorato a zone di tre fasce rosse orizzontali e

[~-
JALISOS 89

sulla spalla, tra le anse, di una zona di bugne m rilievo mammelliformi con-
tornate alla base di un circoletto (fig. 4). Di questa caratteristica decorazione
a bugne mammelliformi la necropoli di Jalisos ci ha dato due altri ma-
gnifici esem plari nei vasi n. 1, 2 dei sepolcri VII e X (cfr. p. 108, 115).
2. (2908) - Piccolo rhyton (cm. 17) spezzato alla base ed all'orlo decorato su fondo
giallo-roseo lucido di fasce e linee rosso vivo e di quattro fiori a lungo stelo
diritto a corolla rovesciata e corte foglie lanceolate in basso (fig. 5); cfr. gli
altri r li yta di g randi dimensioni delle tombe IV e VI, p. 94, 106.

rn. 3 - OISOOPRIMS:NTO 0111,LA TOMBA 1, SUI.LA OOL!;INA MAOlt i VIJNARA.

3. (2909) - Frammento della base di sostegno di un vaso calefattorio, for temente


svasato, con un'apertura a rombo e traccia di altre due aperture, a fondo
rosso.marrone lucido dipinto a vernice bruna con decorazione di tipo geome-
trico (fig. 6). Il vaso doveva avere la stessa forma del grande cratere a
support.o della tomba V. n. 1; il sostegno serviva evidentemente per vasi desti-
nati ad esser esposti al fuoco e al calore del focolare per un tenue r iscal-
damento; nessuno di questi due esemplari ha peraltro tracce di annerimento,
il che mostra che ai corredi funebri si riser vava, di regola, suppellettile
nuova e non usata.
12
90 A. :MAIUHI

To~rnA II - Lungo Io stesso pendio del colle con il dromos, Ja porta e buona
parte della camera franata a valle (v. pianta); i lati della tholos conservati misu-
ravano 2.65 X 2.80 X 0.65. Posta allo stesso livello presentava quasi la stessa
orientazione della tomba I.
Nella camera si rinvennero pochi frammenti di un cranio e due freccioline
m bronzo (mm. 35 e 47).

T9MBA III - È la prima grande tomba della necropoli micenea trovata con
il dromos e la camera ben conservati. Posta ad un livello superiore delle prece-

FlO. 4 - FRMU!BN1'0 N. [ Dl!Ll,A TOMIJA !,

denLi ali' orlo della spianata superiore del colle, segue la slessa orientazione NNE-
SO. Il dromos (lungo m. 7.10, larO'o 1.60) corre quasi parallelo al fianco della
collina con una sensibile graduale inclinazione verso la porta della tomba; davanti
alla porta si rinvennero poche pietre brute e scheggioni di arenaria che ne costi-
tuivano la chiusura e probabilmente l' arco stesso dell'entrata; la soglia non ap-
pariva rilevata da alcun gradino o rialzato del terreno (largh. 0.90, prof. 0.85). La
camera sepolcrale con il suo piano giungente alla profondità di m. 3.95 appariva
di forma quadrangolare irregolare (v. pianta) con i due lati più lunghi misuranti
m. 2.50 X 3.00; la v6lta ricavata, come in tutte le tombe di questa necropoli, nel
banco vergine di arenaria del colle, era interamente franata schiacciando e frantu-
mando la suppellettile ; qualche pietra bruta e rozzamente squadrata rinvenuta
nell'interno della tomba e non in prossimità della porta, si pensò potessero costi-
JALISOS 91

tuire rozzi pilastri di rafforzo agli angoli della camera ; erano piccoli blocchi e
scheggioni di arenaria ricavati dalla roccia stessa della collina e dai materiali
dello scavo della tomba. A causa del franamento del muro di chiusura della porta
della camera sepolcrale, non è da escludere qualche antica e parziale manomis-
sione. Si accertarono poche tracce di uno e più scheletri ed avanzi di un sol cranio.
I vasi erano collocati tutti nell'interno della camera parte presso Ja soglia, parte
all' angolo rm, parte presso la parete di fondo.

l. (2912) - Parte superiore di una grande anfora a tre anse ver-


ticali a fondo giallo-rosso dipinta su tutta la zona delle spalle
a color rosso vivo brillanto a decorazione embricata formata di
tante zone di semicerchi inscritti e sovrapposti, con fasce cir-
colari intorno alle anse, alla base del collo e delle spalle e, sul-
1' orlo, linea di segmenti a spina
di pesce desinenti a riccio spira-
1i forme (fig. 7; alt. 0.20). Il vaso
che doveva misurare integral-
mente cm. 50-60, non si potò rico-
struire nella parte inferiore per
la forte deformazione subita dalla
l'lH. à - PRA\l\l&S·
TO DI PICCOLO pressione del terreno. Per la de- PIG, 6 - PRA~IMRNTO OELI.A BASlo: 01
un,·ro~ 0•;1,L \
IJN 0RAT!:ll6 OELI.A TOMBA 1, N. 8.
TO\I RA r, N. 2. corazione embricata, v. riassunto.
2. (2913) - Grande '.ed elegante
c ratere restaurato per due terzi (alt. 0.38) a piede as:>ai rist,retto, spalle for-
temente curve, collo alto e rientrante, anse larghe e piatto a nastro, dipinto
a fasce ed a fondo unito rosso-bruno sullo spalle, al piede e sul collo, con
bella decora7.ione a corolle stamiformi aperte lungo le spalle (fig. 8).
3. (2D14) - Parte superiore di un a nfo rone a collo ch iuso in creta ordinaria roseo-
ch iara con strato di leggera ingubbiatura, dipinLa a fasce orizzontali e linee
ondulate e circoli concentrici in rosso opaco (alt. 0.19). ~ il tipo di anforoni
o brocche grezze che troviamo in altri sepolcri di questa necropoli destinati
probabilmente soltanto per acqua. li becco assai largo serve egualmente
tanto per una rapida immissione quanto per una rapida fuoruscita del li-
quido; cfr. tomba IV, n. 3.
4. (2915) - Coppa biansata mancante del piede (0.11) in creta fine gialletta, deco-
rata d'ambo i lati d'un polpo a doppi tentacoli serpeggianti in rosso cupo:
il disegno del polpo appare schematizzato.
5. (2916) - Ciotola monoansata in creta fine dipinta a fondo mo11ocromo rosso
vinoso chiaro con circoli in rosso e rosso-bruno intorno al piede talt. 0.047,
diam . 0.127).
6. (2917) - Elegante minuscola oinochoe (O.ll) a tre anse verticali e beccuccio,
decorazione in rosso vivo brillante con zona sulle spalle ad angoli diritti e

[
!)2 A. MAIURI

rovesci ed a linea di semicerchietti staccati; di questo tipo di vasi ab-


biamo numerosi altri esemplari.
7-8. (2918-9) - Due brocchettine con beccuccio prolungato e manico di presa ad
anello impostato verticalmente sull'orlo, di eguali dimensioni, di egual forma,
d'identica decorazione e con lo stesso part ito di fasce e linee rosse; uscite per-
tanto da una stessa fabbrica e da una stessa mano (0.106). Simili brocchette
ricorrono di frequente nelle ceramiche micenee di J alisos; cfr. p. 117, fig. 37.

PIO. 7 - PARTE SUPERIORE DI UN'ANFORA (2U12) Dfll, LA TOMDA li!.

TOMBA IV - Con questa tomba s' inizia un ·gruppo di camere scavate sulla
spianata stessa della collina ; orientata da NNO a SSE ha il dromos lungo m. 8.50,
largo all' inizio m. 1.80, alla fine 1.30, la camera sepolcrale di forma quasi quadrata
con i lati di E e di S lunghi m. 2.90, il lato di O m. 2.60 (v. pianta fig. 2). La porta
fu t rovata ben conservata con l' apertura ad arco tondo irregolare (alta 1.52) e
chiusa da una maceria di blocchi di arenaria di forma irregolare e di varia gran-
dezza; la soglia della porta era formata da tre lastroni di calcare duro (sidero-
petra) alti m. 0.17 dal piano del dromos. La vOlta appariva interamente spro-
fondata ma erano ben visibili gli attacchi della véllta sul banco di arenaria ai quattro
angoli della tomba; l' altezza del piano della camera sepolcrale era fino all'attacco
della volta di m. 1.70. L'altezza complessiva non poteva esser per tanto, trattandosi

[ _J
JALISOS 93

di volte assai ribassate, più di 2.20-2.30. Insieme con poche tracce di ossa umane
si rinvennero due rrani Jungo il lato di nord; lo scheletro appariva disposto lungo
l' asse stesso di orientazione della tomba. f vasi di minori dimensioni e tutta la
suppellettile varia si rinYennero nel mezzo della. camera : i grandi vasi trovati
pressochè intatti erano collocati al di sotto degli angoli di attacco della Yòlta
fra nata come per una maggiore intenzionale misura di protezione dalla faci le ce-
ùibilità dcl krrcno. Diamo partitamente l'elenco del ricco materiale:

FIO. s- cnATFlltE OJJLbA 'l'OM BA lii, N. 2.

1. (2921) Grande anfora (alt. 0.58; fig. 9) a tre anse verticali, corpo sferico e
spalle tondeggianti, collo svasato a fondo giallo-marrone lucido e decora-
zione in color bruno e rosso-bruno a zone di tre fasce orizzontali sul corpo,
a larghe fasce brune al piede e nel cavo della bocca; sulle spalle sono raf-
figurati stilizzati, negli spazi tra le anse, tre nautilus argonauta con largo
disegno di spirali con gli spazi vuoti riempiti di motivi lineari e floreali ;
sull'orlo piatto sporgente decorazione a spina di pesce sciolta. Per la mo-
dellatura del vaso. il disegno della decorazione di grande e sicura eleganza,
la fresca conservazione del colore, è questo uno dei pii1 belli esemplari della
ceramica di .Jalisos. Per la tecnica dell'esecuzione è da osservare che il di-
segno della spirale, fatto a mano libera, lascia chiaramente riconoscere molte

[ __
94 A. MAlURl

tracce di ritocchi di colore fatti con colore bruno più denso sopra un primo
strato di color rosso marrone chiaro. Si distinguono nettamente in questo
esemplare le ridipinture e tutte le irregolarità prodotte dalle sovrapposizioni
di varì strati di colore; il colore sovrapposto è più denso e quasi a tinta di
seppia assai cari<>o, il sottoposto è un rosso marrone diluito. Fondamental-
mente è un unico colore dato a strati pii1 o meno densi. Le zone a fasce oriz-
zontali a tinta bruna più omogenea venivano date nel movimento di rotazione
del vaso. Il pennello doveva essere piuttosto setoloso perchè traspariscono
qua e là, sotto lo strato unito, le tracce lasciate dai fìli setolosi (Tav. I).

Ft(}. 9 - 0 JUNDE ANrORA (2~21) OF.J, t,A TOMllA li' .

2. (2922) - Altra anfora a tre anse, corpo sferico (alt. 0.385) spalle tondeggianti
a fondo giallo chiarissimo con decorazione a color seppia bruno a zone di
fasce e a superficie embricata t.ra le anse. Esemplare di buona conservazione.
3. (2923) - Grosso anforone (alt. 0.47; fìg. 10) a corpo ovoidale, collo chiuso e
becco assai grosso, in creta ordinaria a leggera ingubbiatura a fondo gial-
letto·chiaro, decorato a fasce in rosso vivo. Questo t ipo di grossa brocca a
pareti ed anse robustissime e che ripete in grandi proporzioni il tipo della
" biigelkanne 11, destinato certamente per acqua, si ritrova nella necropoli
coeva di Encomi (Cipro) 1•
4. (21}24) - Elegante rhyton conico (alt. 0.32 fino all'orlo, 0.37 ali' ansa; v. Tav. I)
a fondo giallo-chiaro lucido dato anche nel cavo del vaso fino a metà altezza,
con la parte inferiore dipinta a fasce e linee orizzontali in rosso bruno e
1
M rn 11AV-$>11T11-\\'AJ.Trns, E.cca1·ation8 in Cypr111, i900, quelli di .fali•os; d r. l'anrora di Orcomeno con scrittura li-
o. c., p. 48, ftg. 73, n. 967 simile per forma e dimensioni a ncarc dipinl3.

[ __
JALISOS 95

rosso-chiaro; nella zona superiore campeggia un octopus disposto vertical-


mente con i tentacoli ravvolgenti il cono del rhyton; gli spazi vuoti della
parte posteriore sono riempiti di piccole palmette stilizzate. Il colore del·
l'octopits è in rosso vinoso brillante con ritocchi di colore scuro per ottenere
qualche effetto di chiaroscuro nelle parti pil.1 carnose. L'orlo è decorato a

FIO. 10 - ANll'OltONE DA ACQUA DELLA ToirnA IV.

gocce. L'attacco dell'ansa verticalmente sull'orlo è a nastro ovoidale. Questo


bel rhyton per dimensioni e per lo schema della decorazione sembra il gemello
dell'altro simile rinvenuto nei precedenti scavi del Salzmann e Biliotti, attual-
mente al Louvre; per la fresca vividezza del colore costituisce uno dei più
bei esemplari della ceramica micenea di Jalisos a vernice brillante 1 •

l Cfr. FUll'rll'H~Ctrn-LoESC ll CH , o. c ., tav. Xl, il e quell a di Jalisos : P OT'rlEll, Catalogue des rases Autiquc•, l,
PERl\OT-C1111'1Ez, o. c., \'I, fig. 473: <1 ucs to 1·hyton >Ombra p. i59, u. iiu. Uu altro più piccolo rllyton conico con scm-
dcblJa ullribui •·si alla necropoli mi<'cncJ <li c~m i rts ;uu.ichè a plice decorazione a fasce orizzo11 1al i (nlt . 0.!2) fu rinvenu lo in
96 A. MAlUIU

5. (2925) - Elegante vaso a forma di oinochoe (alt. 0.315) a piede sottile, a corpo
quasi perfettamente sferico, bocca poco allungata piatta, ansa costolata a
nastro. È dipinto a fondo gialletto lucido dello stesso tono e della stessa fi-
nezza del rhyton precedente, con decorazione in rosso vivo brillante atte-

P !G. Il - 0 1.'IOCUO& t29'ljJ l>t;t, f, A TO\IUA I\'.

nuato qua e là da gradazioni dal rosso vivo al rosso bruno. Il corpo sferico
dell' oinochoe è ornato da fasce unite e fasce a quattt'O linee a curva ondu-
lata serpentina che danno alla linea sferica del vaso un aspetto di estrema
eleganza e di movimento, ottenuto con i mezzi semplicissimi della linea
1iu11s ti ultimi :umi a Camiros in una tomba micenc3 a f\:iniina· c i~ to a Hl•Hori alc dc li ' ult iu10 rt riodo.
J.. i l.ure.;. : /Jollt lt. d'Arte, IX, 1915, p. ~!).) ~g., fib. 7, n... -;o·

[
J A J, I $ O S 97

ondulata (fìg. ll). L/ ansa è attraversata alla so111111ità da un piccolo forellino


per una cordicella di sospensione, come in un a ltro esemplare della colle-
zione di Monaco 1• ~\.nche questa oinochoe rappresenta per 1' eleganza della
modellatura e la finezza della pittura uno dei pii1 bei prodoLti della fabbrica
di .Jalisos.
G. (2926) - Oinochoe con beccuccio (rest.) e tre manici verticali a piede alto e
corpo sferico appiattito (alt. 0.245) con decorazione a fasce o linee in rosso
e bruno; sulle spalle una decorazione a metope e alla base del collo zona
no reale a corolle aperte : colori alquanto cvanicli.
7. (2027) - Vaso a paniere a tre piccole an se ad occhio per sospensione a corpo
·sferico schiacciato a fondo giallo cinereo con <lecorazionH alla base di circoli
concentrici e, nella parte superiore, d i una zonn. ad on<le c fasce ondulate

p;(';. t:i - COP P \ 01:1.1. \ ·ro~I HA l\'· :-;. 1:.S.

che potrebbero rappresentare delle alghe marino stiliz;mte (alt. 0.10, diam.
0.19). Di vasi simili a paniere ha fornito pii1 esemplari la necropoli di Ja-
lisos nei vecchi e nuovi scavi 1 ; un esemplare ci viene dalla necropoli di
Phaisios 3 • Nella Grecia continentale sembra che gli unici esemplari di
questa foggia di vaso siano venuti alla luce dal sepolcreto miceneo di Tebe 1
denominati dallo scopritore vasi a forma di pani (ùerow5fi<:).
8. (2935) - Grosso vaso a tipo di cratere a corpo conico svasato con beccuccio
poco prominente e ad anse orizzontali molto aderenti, a fondo gialletto chiaro
senza ingubbiat ura brillante, con decorazione in rosso vivo a zone a fondo
unito e a linee serpeggianti nella zona fra le anse. li piede appare assai
ristretto per l'ampiezza della bocca dcl vaso (alt. 0.29. diam. all'orlo 0.28).

i .:)n:u :h.l'G·flActr-.1, Dfr 1\. last1uammluny .:.u Jlii nclu n , rfr. 13 uu .. tra 10111ha ~IX, n. ~ .
I, tUH, ID\ . I\', 17a: c rr. un e .. c111pl.1re d,t l::ucomi, ~ ll\l\A) . 3
.1/on. ' ' "'· d. l.i11al, '\I\', .-ol. 56~. li;;. 45.
1 l\.FRA'l0Pt'l.O~ i11 1-.·1,Ju•m. Ar cll ., 1010, col. !HG, fìg. 11 e
o. r ., la•. lii (C 57(1) e1l uno uc l llu;co di llcrhno, C.W»Alll•S,
ll~ofo1oe1x~ ·.. 1!,)J.Woi.oyin 1ij.; .. J:i.i.rMo;. :Hnu, fig. 132-i. in tll'C/1. /Mtion, lii, IUii, l' · !H, ti~. 65.
' F1 HTWH\\r.t EH ~ LOF .. Clll:Kr, o. c., l a\ , \'Ili. ~:; , ix , 5~:

13
98 ,\ . ~!A ll'Hl

<)uesta foggia di ,·aso di grande capaciti•


rispPtto alla piccolezza dl'l beccuccio cli
fuoru$<.:ita do,·eva ,;crvirc per travasare li-
quidi in recipienti dcl Lipo delle anfore a
collo ristrcLto e a collo chiuso con la bocca
cioè inadatta a raccogliere grandi quantità
di liquidi.
9. (:2984) - Anforctta a collo chiuso ed a corpo
sferico schiacciato a vernice brillante in
l'W. 11 - C01'11 \ 0 1; 1, 1,A '1'0\fB.\ 1\', N . lJ. c1·eta finis sima gial letta a fasce e l inee rosso
e 1'0!'so-brnno con 7.0na di decorazione flo-
reale (callis1u,1·ia spil'alis) alla base <fol collo (0. 12).
10. (:2fl33) - .\nforettina triansata a corpo eonico svasato assai slanl'iato, bocea larga
ad orlo ripiegato in creta giallo-cinerea con decorazione a vernice bruna
lincar0 in gran parte evanida: tra 10 nn:-:;0 zona di segmenti obliqui (0.18).

\
)

::<. 20 ::<. l!I


"· 2L
.J .\ 1, I 8 O 8 !JU

l'l'•· 16 - \"l;:HG.\ 01 1--JOllBO IH:Ll~A ro\JB.\ tv, -.:. :H.

l l - 2. l W36-7) - Due coppe atl alto picdl', bia n::all' a f"on<lo 11ionocro1110 giallo-
marrone lucido (alt. 0.205 e O.Hi; fìg . 12).
J3. (2D28) - - }~legante tazza attingitoio n model luL11 ra irrego lare per deformazione
ne ll a coLt.ura, ad alta al13a verticale ovoidale a nast.ro e beccuccio orizzon-
t.ale, dipinl.a a vernice ro.3so bruno brillanto a rasce e li1wo concentriche e
linea ondulata a.ll"orlo (diam. 0. l i:i; fìg. 13).
I L (2$.:1~0) - A lt.ra piLt piccola lazza atLingitoio a corpo conico, ad ansa ,·erticalc
ed ovoida lC' a na:SLro ed il peduccio formato da 11n di::;chetlo a bottone in
rilie,·o: linee rosse concentriche e segmc'nlii sull'an~a (<liam. 0.103; fìg. 1-l).
l 0. (2031) - Copp.1 a piede corto bian::ata (manca 1111 • an:;al a fondo giallo marrone
lucido (0.1 ~).
IG-1. (~9:lO· l J - Due coppe a corto piede, corpo conico, orlo IC'ggermente svasato.
ad una soh ansa. ad anello. in creta giallcLta grezza semm decorailione (0.085).
La f"o r111a di queste coppe riproduce in esemplari ordinari i ricchi modelli
aurei delle tombe di .Jiicene.
qucsla tomha ci ha <lato alcuni fra i pit1 imporLanti l'Scrnplari di anni 111
bronzo clL• lla necropoli di .Talisos.
100 ,\. ~IAl\ 1 1H

18. (3!)22) - Lunga e sottile spada a lama diritta (m. 1.09) rotta in t re pezzi,
con tre fori attraversati da grossi chiodi piatti circolari all'impugnatura e
due perni alla guardia, rin forzata per tutta la sua lunghezza e dai due lati
da una costolatura mediana a forle rilie\'O semicircolare (fig. 15). È uno dei
pitt belli esemplari, per la sua lunghezza e ·oltigliezza, delle spade del t ipo
a lama allungata e sottile con nervatura di rinforzo.
19. (362 t) - Spada in bronzo a lama piL1 la rga a punta triangolare (Iung. 0.60)
con leggera costolatura di rinforzo profìlata da tre nervature, di eccellente

conservazione ; l' impugnatura ad incavo, per l'in nesto del manico in osso
di cui restano ancora evidenti tracce, è attra,·crata da due chiodi e due
pe rni (fìg. 15). Per il tipo v. anche fìg. l ~4.
20. (3623) - Pugnale a lama piatta e assai Iar<>'a (lu ng. 0.38, Jarg. mass. 0.07;
fig. 1.->) ad impugnatura incavata con tracce dell'originario rivesti mento in osso.
21 . (3624) -- Col tello a lama trapezoidale con Ja costola profilata da nervature, a
corto manico ric111TO altrarnrsato da tre perni (0.1 '6 ; fig. l i)) : restano sul
manico le fibrature del rivestimento o~sco . Il coltello è aderente ad una la-
mina d i bronzo appartenente ad un vaso rinvcnulo in frammenti. P er il
tipo diversifica dalla pitt comune forma falcata.
,J A LI SOS 101

22. (3625) - Verga in piombo fusiforme attra,·ersata da due fori ali' estremità per
pot<.'r es·er infilata ad un cordone di sospensiono (lungh. 0.186, peso grammi
:.liBJ. La for ma di verga e i due fori di sospensione inducono a pensare che
si tratti cli un peso o, più probabilmente, della forma speciale con cui questo
metallo ,·eniva importato e commerciato (fig. 16).
23. (3523) - 'rre rosette del consueto tipo miceneo a lamina d'oro, lavorata a
sbalzo, assai guaste dalla compressione dcl terreno.
24. (3521) - Seri e di ventidue pendagli in pasta vitrea azzurra a forma di ricciolo
ondulato con nell' estremità superiore in serita in apposito incavo una rosct-
ti na in pasta vitrea color verde-mare (fig. 17 e 18): ciascun pendaglio è
forato all'estremità inferiore da un lato ed ha quattro forellini in alto a
Lraver;;o i qnali doveva essere pratiC;ala la cuciLma che doveva necessa ria-
mr nle fì:-;sare i pendagli ad un pezzo di stoffa (v. fì g-. 1!)). La forma a rie-

f
l'lG. lU - PJ.:1<0 .\ GI,( nr.1.1, \ 'l'O\trl \ I\'.

uio lo 01tdul:tLo ed il copioso numero <lei pez;1,i rinvenuti in questa tomba,


viene a confermare quanto da altri s i era g ià. :-;11pposlo circa la destinazione
di queslo ornamenLo sicurnrncnte fernrninile : osso ciot', i111 i!.ando una spe-
(•i;1 le aC;conciatura dei ca pelli , doveva esse r <li sposto, a guisa di diadema,
sulla fronte della. morla., secondo il diseg no schcniatiC;O della fig. 19 1 • Altri
pendagli di egual t ipo si raCCO)SerO nclJa tOJll\)a XXXf, Il. 29-30.
15. (i:l5'.2:2) - cric di trentadue pinslrinc rettangolari (fìg. 17- 18) in pasta viLrea
azzurra terminante alle due e:;trcmitil con u11 can1wllino foralo; su ciascuna
pia,;lrina è figurata una Slìnge alata araldicamcntc disposta, ritta sulle zampe
posteriori con uno dei seni prominente cd il capo :-:ormontato da una specie
di diadema: nel campo riempito a glol>uletti sembra rappresentato dietro il
corpo della Sfinge un elemento vegelale. Questo t ipo era già noto da un
solo esemplare del Jilusco del Louvre pro,•cnienle dalla necropoli di Camiros~
o attribuito ali' industria fenicia del vetro.
1 Si111ili penJ:.c;li n ri(·ciulo ~tili11ato con circoletto inra- ril'1·vJuc~111!t> un c ... ~m pln1·1• ilJ Spala, pensa,·a fo., ..t·ro pen i Jai
\ato por l'in:-crtionc lii una rosc ltina, l'irorrono :rnrl1c nella oprl icare a•I o•n;t1t 1i d1 :u· rc1lomento.
1w1·ropoli mi<'CIH'<ì ili C11r fu : CA\'\AlllA', o. c., p. 367, fig. 45:-i. ì JltlUlhl'·C11w1•:1, u. r., Hl, p. 'H5 $~.,lì;;. 53L

l'. l'l'OUl~a 11wulc ti 111 BllOl'·C llll'lf.I, o. r., \'1, p. 9U, rì~. 503,
102 A. ~IAIUHI

29. (35::!4) - .\Itri quattro pendagl ietti in pa ta Yilrea ~ngia muniti anch'essi di
cannellino con decorazione globulare euoriforme (fig. 19); (35:25·8) - Elementi
vari di coJI~nine in pasta Yitrea a grani, a globuletti, a cerchiellini discoidi;
p~.):d9-~1) - Due fusernole ed una tesla di ago crinale in teatite ed un
bottone discoidale in pasta vitrea \'erdernare.

'folrnA \ ' - .\.. SE del gruppo delle tombe I-Hl e lungo il fianco O()cidentale
della collina, tomba a camera con la parete de l lato di ovrst quasi interamente

PIG. 20 - cn:.\'1'1:1u: 1>sr~1.JA ·rO\(UA V.

franata per lo smottamento del terreno, preceduta. da lungo d1·0111os (m. 11) e orien-
tata da X~O a SSE. L'apertura del dro111os fu riconosciuta a m. 0.90 dal piano
di campagna ed era, come altrove, a piano gradatamente discendente ed a pareti
sensibilmente convergenti in alto tagliate nel vi\'O del banco tenero di arenaria e
senza alcuna traccia di copertura a lastroni; l'altezza del taglio del dromos rag-
giungeYa presso la soglia della porta m. 1.80. La camera sepolcrale era a pianta
quadrangolare irregolare (m . ~.20 '< 3 '< 2. 70 X 3.15): la profondi fa dal piano di
campagna di m. 2.60. Le ceramiche erano disposte in parte sul limitare interno
della lomba, in parte all'angolo SE; la collana in /ai·enrr e oro all'angolo X8
tlov<· si osservarono poehe tracce di os:;a umano.
JALISOS 103

l. (20il8J - Grande cratere con sostegno traforato <la aperture trian~olari (alt. 0.30,
diam. alla bocc:a 0.212; fig. :20) a corpo conico svasato munito di due anse
larghe c piatte a nastro, a fondo giallo-roseo opaco decorato di fasce brune,
di linea a dente di lupo sul sostegno e, nella zona fra le anse, di motivo
floreale assai stilizzato formalo da spirali peduncolate altt•rnati vamenle diritte
e rovescie. Il sostegno ed il Yaso formano un so l pezzo; al punto di attacco
una leggera cordonatura di rinforzo; pareti 0tl anse robusle. Cn esemplare
pressochè identico trovasi nel Museo del Lo11vre dato come proveniente da
Hotli 1 •

I'((), ~I - Plt0080Fl om.1.A ·ro>tHA \',

2 (2930) - 'i~aso a forma d i calaLlt os con anso e becco orizzontali (prochoe) con
ù0corazione sul piede, sul corpo e nel ca,·o di linee e larghe fasce in rosso
brillanto e bruno ed esternamente di una zona a doppia spirale (alt 0.155,
diam. alla bocca 0.285; fig. 21 ). Il colore nelle duo metà esterne del vaso
passa dal rosso vivo al bruno; la diversittt qui e in altri casi non sembra
allro che prodotta dalla di versa esposizione d<•lle pareli dcl rnso alla cottura
nel forno o ad una dirnrsa reazione del colore originario rosso al pili o meno
forte calore. Un altro esemplare di calathos da mescere si ha nella t-0mba
XXV. n. 4- (p. 148) ed un terzo fa parte della collezione micenea donata
dal sig. Riliotti al ~Inseo di Rodi, proveniente a quanto pare dalla necropoli
sub-micenea di f;artos lungo il Yersante SB doll' isola.

1 01 -~Ali>, l.t> Chlli1ntio111 1•rl hellt'11iq11u, ':l:i cd., p. ':!03, /ìg, H~I.
104 A. ~IAIUJU

~. (2943) - Eleganle anforctta trianS<lta in creta gialletta pallida dipinta a ,·er-


nice bruna con zona a fit.to reticolato tra le anse (alt. 0.16).
..i.. (2943) - Coppa ad altissimo piede (alt. 0.19) a corpo ~tretto conico alquanto
irregolare ad anse ovoidali molto prominenti e ad orlo leggermente carenato:
fondo monocromo giallo- marrone opaco. In quasi lutti gli esemplari di queste
eoppe ad alto piede derivate evidentemente da modelli della metallotecnica
è difficile trovarne di perfettamente regolari nella modellatura; sono gene-

PlG. 22 - DISCOPJ(l'.\IJ::x ·1·0 O P. I VA') I Oltr.r. A '1'0 \IUA ''r.

rnlmente distorte a causa probabilmente del cedimento :della forma 11el mo-
mento della cottura.
5- 7. (2940 -2) - Tre piccole coppe a corto piede, corpo conico, orlo carenato, mo-
noan ato, d' irregolare modellatura, grezze (0.085-0.103).
. (294-1-) - Ta;i;za a corpo a tronco di cono, ad orlo c·arenato, a due ansette oriz-
zontali a fondo marrone grezzo (0.07 X 0.15).
9. l29-l6) - :.\Iinuscola tazzettina monoansata a corpo fortemente svasato dipinta a
fasce e linee rosse (0.08 X 0.06.)).
10- 11. (29-17-8) - Due vasi calefattori ad impasto, a treppiede, con ansa verticale
ad o:--chio. a piede bifìde !\mo e trifide l'altro, a corpo globulare, forat i nel la
JALISOS 105

parte superiore e muniti di bugne mammelliformi in rilie,,o (alt. 0.16·0.20).


Per il tipo e la destinazione di questi vasi che ricorrono in uno o pitt esem-
plari in quasi tuLti i sepolcri della necropoli micenea di .Jalisos, v. riassunto.

PIG. 23 - APERTOR.\ oer..1,A TO\IB.\ VI.

12-3. (3ò3-!) - Serie di diciannove rosette in pasta vitrea azzurra (diametro mm.
25) perforate da un sottile foro per essere infìlat.e a collana: riproduce il
tipo ben noto della rosetta in pasta vitrea rinYenuta in pit1 necropoli mi-
cenee 1 • - (35:-35) - Serie di ventidue pendaglietti d' oro a forma di ricciolo
1 Giit nei prccoJenti sra\i Ji Jalbos, F 1:1~·n,AEl'\CLER-Lor:.
IJcntirho rtuctlO :.d
r i\'CSli111cn to. ~ rctali ~i rill\'CllllCro :);l ..

jo.C IH.:""•'i U\'. A·i 6, U\'. U, 3: il Furtwaen gler :asserisce cho a che nell• necropoli do Cnoni ru•.
1pu~4'ti 1,li ... chc lli a rùSCllc s i accomp:1gnavano lamine d'oro di

[_
106 A. MAIORI

stilizzato con cannellino perforato all'estremità superiore con grano al centro,


fusiforme, in lapislazzuli placcato in oro alle due estremità. Le rosette ed i
pendaglietti a ricciolo facevano evidentemente parte di due fili di collana
sovrapposti o intramezzati fra di loro.
Si raccolsero infine alcuni frammenti in::;ignificanti di sottili lamelle d' oro e
frammenti di cordoncino in piombo.

ToMnA VI - Accanto e con i lati del cl1·onws e della camera allineati


quasi parallelamente a quelli della tomba IV : il dromos gradatamente discen-
dente e restringentesi (m. l.80-1.60) appare tagliato
ad arco ogivale nd banco di arenaria; la porta
chiusa da maceria di pietre a secco s' apre sugli
stipiti sensibilmente rastremati in alto ad arco
tondo irr egolare (alt. 1.20, lungh. 0.75, prof. O 70);
la camera a pianta rettangolare (m. 2.85 X 2.40)
giungeva alla profondità di m 2.60 dal piano di
campagna. Tutti i vasi del corredo ad eccezione
del solo vasetto a treppiede n. 8, erano allineati
lungo la parete est della tomba ('· fig. 22-23 al
momento della scoperta); dalle poche tracce di ossa
non si potè determinare l'originaria posizione ed
il numero delle deposizioni.

1. (2953) - Grande e finissimo rhyton a cono molto


allungato (alt. 0.455) frammèntato all'orlo, a fon-
do gialletto chiaro lucido decorato per due terzi
dell' altezza, m. 0.28, a fasce brune alternate
da zone di tre linee di rosso vivo e, nella parte
superiore, di elegante ornamentazione floreale
PIO. 24 - VASO A TREPPIEDE CON l!ANICO
llASTll&\IATO DELLA TOMUA vr, x. B. alternata di fiori lanceolati e fiori a larga corolla
aperta su fasci di steli filamentosi a colori bril-
lanti rosso·chiaro e rosso.bruno. L'ansa ovoidale soprasta l'orlo del vaso.
Per la finezza della decorazione è uno dei più belli esemplari di questa ca-
ratteristica classe di vasi (v. Tav. I).
2. (2954) - Anfora a tre anse (alt. 0.38) a fondo gialletto pallido dipinta a zone
di fasce rosse cangianti qua e là in bruno con la zona superiore decorata
a doppi circoli spiraliformi e vernice brillante: buona conservazione. Di
armoniche proporzioni è la modellatura del vaso a corpo sferoidale.
3. (2955) - Altra anfora a tre anse a decorazione in rosso-bruno lucido divenuto
opaco, con motivo nella zona superiore di una catona di anelli continui a
circolo chiuso, degenerazione della spirale ricorrente (alt. 0.39). La forma del
vaso è meno armonica della precedente: le spallo assai rialzate o la picco-
JALISOS 107

lezza del collo danno ali' anfora una forma quasi biconica. La qualità della
vernice deteriorata ed offuscata si dimostra di qualità scadente.
4. (2950) - ~\..ltra anfora a tre anse a corpo qua i sferico con collo assai ristretto
restaurata da molti frammenti ; la decorazione tra le anse è formata da
fasci di linee ad angolo; vernice guasta come nel n. 3 (alt. 0.44).
5. (29..J.9) - Altra anfora a tre anse simile per forma al n. 3 e 4 dipinta a fasce
di coloro ro~so-bruno assai evanido con tracce di decorazione a superficie em-
bricata tra le anse (alt. 0.44).
6. (295 L) - Elegante anforetta a collo chiuso, piede alto cilindrico slanciato, corpo
sferoidale, a fondo gialletto pallidissimo, decorata a fasce e linee brune con
zona di corolle floreali aperte intorno al collo (alt. 0.24).

>'lG. 2ij - Oll\JPPO DI GRANO! VASI AL MOMf;NTO Dfllr,r.A SCOl'l'lWrA rrnr.1.A ·ro)IBA V[(,

7. (2956) - Grosso anforone (alt. 0.445) a collo chiuso, corpo ovoidale, becco assai
largo cd eretto giungente fino all'altezza del collo chiuso; impasto nerastro
che dà l'aspetto di un bucchero grezzo al va o. Per la forma ripete gli
esemplari già descritti delle tombe III· IV (cfr. tombe VII, XXVIII); per
la qualità dcll' impasto cfr. p. 126, n. 60.
(2952) - Vaso a corpo a sacco, a treppiede, munito di manico curvo (rest.) a
fondo marrone lucido con decorazione a zone continue a spina di pesce;
piedi trifidi (alt. 0.26, fig. 24). Ofr. i due es<'mplari della tomba XXXI
di cui uno munito di coperchio (fig. 91); cfr. F'urtwaengler-Loeschcke, o. c.,
tav. VII, 3 .

ToMnA VII - J~ la prima del numeroso gruppo di tombe scoperte verso


l'estrema spianata settentrionale della collina di " Macra Vunara '' cd orientate gene-
l08 A . MAIURI

ralmente da OXO a ENE. Il cfromos della tomba VlI lungo m. 7 franato all'inizio
per lo smottamento del terreno, largo m. 1.50, a taglio ogivale, raggiunge la ·pro-
fondità di m. 3.65: il piano della camera sepolcrale è a m. 4.1 0 dal piano di cam-
pagna. La copiosa suppellettile era disposta lungo i JaLi nord e sud della camera.
'i ri conobbero i resti di t re scheletri dispost i secondo l' asse longitudinale della
tomba; uno dci crani era collocato presso la pa rete di nord-ovest a destra della
porta ed aveva accanto quattro vasi ed una punta di lancia. La grande e superba

FtG. 26 - ASt'ORA ORLI.'\ TO~tnA V'U, N. 1.

a nfora n. l era isolata dal resto del corredo nel mozzo e aderente alla parete di
est in modo da esser protetta dalla curva delle pareti della vòlta (fig. 25).
l. (2957) - Grandiosa anfora a tre anse verticali a nastro, costolate, a piede for-
temente rastremato, a corpo as~ai espanso sferoidale con le spalle compresso
ed a collo piccolo e corto leggermente svasato (fig. 26-7; alt. m. 0.58, circ.
mass. m. 1.60). A fondo giallo-marrone lucido è dipinta nella parte inferiore a
larga fascia in rosso brillante intorno al piede e a triplice zona di tre linee
in rosso e bruno sul corpo; sulle spalle elegante e ricca decorazione a bugne,
in rilievo, mammelliformi, disposte a serie regolari a somiglianza di bulloni
J A I, I SO S 109

P1G. 27 - PARTE SUPElUORE DELLA f.iRASOE: A.NPOR \ 0&1,LA TOllOA \"111 N. l.

<li giuntura di un vaso bronzeo. Dipinto in rosso, le bugne sono contornate


alla base di un circoletto puntiforme corno nell'al tro esemplar~ della tomba
X (v. fìg. 85); gli spazi tra le bugne sono riempiti di una fitta decora-
zione floreale a corolle aperte disposte diritte e rovescio in modo da r iem·

l'IG . 2iS - A !{ FO RONI DELLC 'l'Oll lH: \' li r: X'X \' Ctl 1 N . ò.

[_
I LO A. MAIUIU

PIG. 29 - l'ARTICOl ••\RP. DEJ,l,"A'ò"l'OllA N. ~-

pire tutti i vuoti. La vernice è generalmente in rosso vivo brillante ad ec-


cezione di una piccola zona ritoccata a colore bruno. È !'esemplare di mag-
giori proporzioni e tra i più fini della numerosa classe delle anfore triansate
della fabbrica jalisia.

J'I<'<. 30 - COPPE DEI.LA TO\lllA VII, N. G-7.

[ __
.J A LI SOS 111

~IG. 31 - DECORAZIONlll DELLA COPl'A N. 6 01!11.LA TOMllA VII.

2. (2958) - Parte superiore di un' altra grande anfora in creta giallo-cinerea chiara,
dipinta a vernice bruna con decorazione tra le spalle di tre na1ttili : colore
e decorazione assai guasti (alt. della parte conservata 0.28). Jon si potè re·
staurare la parte inferiore perchè disfatta dalla compressione del terreno. A
quest'anfora dovevano appartenere alcune sottili verghette in piombo che si
trovarono altrove applicate come perni di giuntura di vasi restaurati fin
dal momento della loro deposizione nella tomba.
3. (2959) - Anforone da acqua in creta rossiccia ordinaria, a collo chiuso, a grosso
becco verticale, rozzamente dipinto a fasce e palmette (0.42); cfr. gli esem-
plari simili (tombe IV, VII: fig. 28).
4. (2960) Elegante anfora a collo cieco, piede pìccolis·
simo, corpo sferico schiacciato, decorata su fondo
gialletto chiaro a zone di fasce rosse e sulle spalle
di una zona di angoli diritti e rovesci a serie con·
tinua (alt. 0.33; fig. 29).
5. (2961) - Anforetta senza piede a corpo sferico assai
schiacciato in creta finissima dipinta a vernice bril·
lante rosso-bruna a fasce, lineole e corolle floreali
(alt. 0.123).
G. (<:!962) - U'inissima coppa a piede alto, biansaLa, dipinta
a fondo gialletto chiaro con larghe fasce in rosso
vivo e, nella zona tra le anse, di quattro gru volanti
ad ali erette, lungo collo ricurvo e becco dentellato
(alt. 0.16; fig. 30-1).
7. (296J) - Altra coppa biansata (0. 135) con decorazione
di ornato a treccia (fig. 30).
(2964) - Piccolo bicchiere a campana monoansata in
creta finissima dipinto in rosso brillante a fasce,
linee e segmenti verticali (mm. 62).
9. (2965) - Vaso a forma di pyxis a due ansette verti·
cali, corpo cilindrico, spalle oblique, decorato di fasce,
l'H<. 32 - PUNTA DI r.ANOIA
lince <' ,,;ona di elementi stamiformi fra le anse nEftTtA •rv\fRA vu, ~. 10.
112 A. i\IAlURI

(alt. 0.085). Vasi di questo tipo di varie dimensioni si annoverano in buon


numero in questa necropoli e nelle altre necropoli coeve lCfr. Egina, Tebe,
Cipro, ecc.).
10. (2966) - Punta di lancia, corta, lanceolata, in bronzo con orlo raddoppiato di
rinforzo ali' estremità dell'innesto (0.132; fig. 32).

TOMBA VIII - Tra le lombe VII-IX si apre la piccolissima tomba vm la


più piccola dell'intero grnppo della collina di << l\lfa1w1i Vunara 11 e la meno pro-
fonda : il dromos è largo m. 0.60, la camera sepolcrale si apre quasi a forma di
fossa alla profondità di m. 1.95. La piccola volLa era anch'essa franata. Trattasi
evidentemente di una tomba di bambini; nell' interno si identificarono due piccoli
crani. Il corredo sepolcrale era costituito da due vasetti: 1) - anforet.tina minu·
scola_(0.07) monoansata a cor po sferico schiacciato ; ~) - anforeLta a collo cieco ed
a corpo globulare (O.lOò) dipinta a fasce e linee in rosso-bruno con filamenti flo-
reali alla base del collo. Si raccolsero anche due chicchi di collana in pasta vitrea
frantumati e numerosi fìlamenLi a cordoncino in piombo d' ig110Lo uso e destina-
zione : erano forse usati per riparazi one di vasi frammentati.

TOMBA IX - Ì~ scavata pili addentro e pili profondamente della tomba VJIL


ma con l' identica orientazione : il dromos tagliato a sezione fortemente ogivale
misura all'apertura superiore m. 0.-15, al piano inferiore m. l.20; la porta è a
stretta apertura rastremata in alto (0.55-0..±5); la camera ha i suoi lati pili lunghi
di nord e di sud di m. 2.30 e 2.10. Si ossen'arono nell' interno due scheletri inu-
mati disposti paralJelamcnte ai lati di est e di ovest con i crani ben riconoscibili
ad ovest. La suppellettile era tutta disposta addossata alla parete di sud ai piedi
dci due scheletri, eccettuato il piccolo ago c rinale rinvenuto quasi all'altezza del
c ranio del lato di ovest.
I . (2836) - Anfora a Lre anse a corpo globulare (aU. 0.39) decorata a fasce in
rosso brillante ed a zona ern bricata a rete nella parte superiore.
~. (2837) - Anfora a corpo ovoidale assai allungato, a tre anse impostate ad orec-
chia, con decorazione a colore opaco evanido a spirali multi pie tra le anse.
In questo esemplare trovasi accentuato il tipo dell'anfora a forma ovoidale
giit osservat.a nel vaso n. 3 della tomba VI.
i~ . (2838) - Coppetta ad alto piede in creta fine giallo-cireneo chiaro. biansata, con
decor azione floreale a vernice bruna quasi dcl tutto evanida (alt. 0.145).
4. (2839) - Anforettina a collo cieco con beccuccio spezzato a corpo sferico a
fondo gialletto-marrone con de<·Orazionc di tipo ordinario a linee e semicer-
chi in bruno opaco.
5- 6 (~626-7) - Hasoio in bronzo a larga lama leggcrme11t.e ricurva con il manico
forato ed attraversato da tre chiodi che ne fissavano l'impugnatura (lungh.
0.152); accanto al rasoio si rinvenne una picLra di forma trapezoidale, forata
in alto per esser sospesa e ron una regolare scanalatura in basso prodotta

l: J
JALISOS 113

VIO. 33 - ARMl IN BRONZO DEI.L A TOMllA 1)(1 N , o-li E 7.

o dall'uso o per render pi\.1 facile l'affilamento dell'arma (fig. 33). Altri
rasoi o coltelli a lama falcata si raccolsero nei recenti e vecchi scavi della
necropoli micenea di Jalisos: cfr. fìg. 7G e Furtwaengler-Loeschcke, o. c.,
tav. D, fig. 8-17 : dello stesso tipo ne raccolse anche lo 'l'suntas, insieme
con pietre d'affilare, nel sepolcreto di Micene (FJphem. Arch., 1888, p. 171,
tav. 9, n. 17-8) e, recentemente, il Keramopulos nella necropoli micenea di
'l'obe (Arch. Deltion, III, 1917, p. 140, fìg. 103).
7. (:1G28) - Lungo e fine punteruolo in bronzo (mm. 135) e frammenti di lamina
di bronzo fortemente ossidati appartenenti ad oggetto non identificato.

ToMnA X - Di piccole dimensioni alqmrnto piì1 spostata in direzione da


prof. m. 3.20, largh. del dronws m. 1.15 ; la camera a pianta rettangolare irrego-
lare aYova i lati di nord e di sud lunghi 1.20-1.00 cd i lati di est e di ovest lunghi
1.03-1. 50 ; la porta arcuata, misurava largh . 0.50, alt. m. 1.00. Nella metà occi-
Jcntalc della camera erano disposti due scheletri in stato di quasi completa corro-
sione i cui crani con le evidenti caratteristiche di crani senili, gia~evano verso la
parete NO con gli scheletri orientati secondo lasse longitudinale della t omba. I
vasi di maggiori dimensioni erano collocati presso gli a ngoli.
15
114 A. MAIURI

I. f28-H) - Vaso in creta fine giallo-cinereo con il corpo a tronco di cono allun-
gato, spalle fortemente rialzale, orlo piatto e largo, a tre anse verticali (alt.
0.44; fig. 3-1), con decorazione a colore bruno opaco a!i~ai ernnida. Tutta la
zona inferiore fino all'altezza delle spalle è decorata di largo motivo floreale
a grandi palmette cuoriformi e foglie di loto su teli ondnlali con g li spazi

qua. e là riempiti di rosette; la zona superion• è a dPcorazionc embricala


squami forme con triangoli iscritti; il collo a Iin<>u ondulale continue. Per
la modellatura del V<lSO e per il moYimento largo naturalistico della clecor;t-
zione, questo esemplare si stacca completamente dal tipo comune dell' an-
fora triansata del miceneo rodiese o si riaccosta invece allo stile del palazzo
deJ!a ceramica. cretese. Non riterrei debba vedersi in esso un prodotto di
diretta importar.ione di fabbrica. cretose perchè la qualità di argilla giallo·
cinerea dipinta generalmente a vernice bruna poco resistente, trovasi impie·
JALISOS 11 o
gata per un gran numero di vasi di forme del tardo miceneo di questa ne-
cropoli e per i quali non può arumeltersi una provenienza esotica. L'asso-
ciazione di questo Yaso, di stile ancora naturalistico, agli altr i vasi di questa
::;tessa tomba di tipo sub-miceneo e preludenti al geometrico, non dimostre-
rebbe invece se non una sopravvivenza ed un'influenza indiretta della ce·
ramica cretese.
2. (2851) - Grande anfora a corpo sferico allungaLo, triansata, collo corto e n-

Pi•>. 35 - GUAXDE ANFOUA DECORATA DI Rl:GNJl .\ lllLU:\"0 1rn L LA TOMllA X 1 N, 2.

::;(,retto, in creta'_verde-cinerea~dipinta, a color bruno, di larga fascia al piede


e di fasce orizzontali e circoli intorno alle anse ; nella zona superior e è de-
c:orata di bugne mammelliformi in ri lievo alternate con circoletti dipinti
contornate le une e gli altri di circoli puntiformi (alt. 0.475; fig. 35) 1 •
3. (2 32) - Anfora a tre anse (una mancante) a fondo gialletto chiarissimo di-
pinta a larghe fasce in rosso-bruno e bruno con decorazione nella zona su-
periore di segmenti a palmette di tipo geometrico (alt. 0.397; rìg. 36).
4. (2853) '-- Anfora dello stesso tipo del numero precedente a colore br uno rilu-
1 Per la dc1·oro11:i o:11• :t borchi(• mammclliformi cfr. un kernos di ~gin~ in Rplt,-,n . .'1,·rli., t.'10 1 HH' , lii, 23.

[
116 A. MAlURl

cente decorata tra le anse di zona di circoletti e segmenti di circolo di-


sposti a superfice squamata 0.395 (fig. 36).
5. (284a) - Anfora a corpo ovoidale allungato, con due anse impostate obliqua-
mente a fondo gialletto lucido con decorazione a fasce e tra le anse di fila.
menti floreali stilizzati di tipo geometrico (alt. 0.305 ; fig. 37).
6. (2845) - Brocchetta a collo cieco con beccuccio a corpo sferico dipinta a fasce
in rosso lucido brillante e segmenti a palmetta (0.14).
7. (2846) - Brocchettina minuscola a collo cieco decorato a fasce e linee (0.07).
8. (28-l3) - Brocchettina in creta gialletta cinerea a collo cieco (spezzato) di fo rma
sferica assai schiacciata: a fasce e corolle floreali (0.08).

P!G. 36 - AN l'Oltlll O!ILLA TOMllA X 1 N. 11, 4.

D. (284-l) - Coppa a calice biansata deformata nella cottura (m. 0.14), in creta
giallo- cinerea con decorazione di anelli marini (serpulae) disposti a raggiera
nella zona esterna: colore bruno quasi completamente evanido. Ofr. per il
motivo della decorazione il vaso della tomba XVII, n. 53, p. 126.
LO. (2842) - Brocchetta con beccuccio obliquo prominente e manico di presa im-
postato Yerticalmente sull'orlo in creta cinerea chiara dipinta a linee brune
e linea serpentiforme (0.135; fig. 37). Ofr. altri esemplari simili nei sepolcri
XVII, n. 62; XIX, n. 1-:1:; XXI, n. 35; XXVIII, n. 15-6, ecc.
11. (28-17) - Ciotola monoansata senza piede a fasce e linee concentriche (alt. mm.
43, diam. 11).
12-3. (2854-5) - Due ciotole grezze senza anse, a corpo conico svasato (mm. 50).

[
JALISOS 117

15-6. - Si raccolsero nella stessa tomba due piccole palettine 111 bronzo in fram-
menti ed una piccolissima fu ser uola conica in steatite.
14. (2849) - Gros ~o vaso calefattorio in creta ordinaria rossiccia a piedi t rifidi
ri torti a corpo biconico con la parte superiore forata e decorata di bugne
in rilievo mammelliformi: esemplare di buona conservazione (alt. 0.22).

To;1rnA XI - Piccolissima tomba interamente franata alla profondità di rn.


2..+0. Si raccolse solo un piccolo vaso dipinto, in frarnm enti: nessuna traccia della

>'10. 37 - GitUPPO DI YASl o&r. r,A TO >lll A x, N. (), 7.s , 9, 10, Il.

deposizione che, dalla piccolezza non comune della camera sepolcrale, è facile ar-
gui re dovesse essere di bambino.
(Il gruppo delle tombe XII e XVl scoperte s1iccessivamente dopo la tomba Xl sulla
collina di Mosohu Vunara, sono descritte insieme con lo altre tombe di qtMlla collina).

TOMBA XVII - E insieme con la tomba XXX[ tra le più grandi scoper te
su questa collina: il dromos (lungo m. 10) tagliato a forte arcatura ogivale, la
porla (laro-h. 0.95, alt. 1.58, prof. 0.60) conservava intatta la sua chiusura a ma-
ceria di sassi, la camera a pianta retta ngolare irregolare scavata alla prof. di m.
3.90 misurava nei due lati più lunghi m. 2.95 X 3.45. La copiosa suppellettile, ben
76 vasi oltre alla suppellettile varia, è spiegata dalla presenza di almeno 10 sche-
letri, dei quali poterono identificarsi i crani disposti per la maggior parte verso il
lato d' ingresso della camera ed orientati perciò secondo l'asse d'orientazione della
118 A. ;\lAlliRI

tomba. Ripulito il piano della camera sepolcrale, vennero alla luce ai due angoli
~NO e NNE presso l'entrata due pozzetti circolari con sepolcri a cremazione lv.
pianta fìg. 2): il pozzetto A' del diametro di m. 0.-1:5, scavato nel banco Yerginc
di argilla per la prof. di m. 0.30, era cope1·to superiormente da una pietra circolare
di arenaria rozzamente lavorata (diam. 0.48 X O.O ) ; su questa pietra di copertura
era collocata un' anfora monoansata del tipo a fig. 41 ed altri quattro vasetti forse
tutti appartenenti allo stesso corredo; nell'interno del pozzetto ammasso di ossa

F!G. 38 - IL COI'IOSO CORR&OO 01 \'ASl DELLA TOMBA X''Jl.

a""m corrose ma delle quali era evidente l'appartenenza ad uno scheletro umano
e la deformazione prodotta dalla cremazione subìta prima della deposizione. L'altro
pozzetto circolare B' pii1 piccolo del precedente t0.30 X 0.30) era chiuso a sua volta
da un lastrone di arenaria di forma irregolare l0.55 X 0.-l8); nell'interno era de-
posta l'anfora globulare descritta appresso a n. Hl monoansata chiusa alla bocc'.a
da una semplice scheggia di calcare e ripiena di ossa umane sottoposte a crema-
zione ed a frattura. L'anfora cineraria occupava quasi t.utta la cavilà del pozzetto
protetta all'intorno da uno strato di sabbia. Su questi sepolcri a cremazione vedi
riassunto.

[
[
120 A. )IAIUIU

D~scrivercmo il copioso materiale di <'Namica a~gruppando i rnri tipi di forme


(ng. 38) :

1-4. (2708-10, 2769) - Quattro anfore di egual forma, a corpo più o meno glo-
bulare a collo cieco e beccuccio vorticale con decorazione sul fondo giallo-
marrone o giallo·chiaro dell'octopus a color rosso· bruno o rosso·vinoso:
(2708) - Grossa biigelkanne panciuta (0.29) a fondo rosso marrone lucido e de-
corazione in rosso diluito con sovrapposizione e larghi ritocchi a color bruno.
Due polpi raffigurati nelle due motà emisferiche del vaso di diverso disegno::
sulla parte anteriore con il corpo allungato quasi sospeso con i lunghi ten-
tacoli ricadenti e svolgentesi a s piral e, sul lato anteriore a disegno assai
pili schematico. La figurazione dci due polpi si sovrappone qua e là alle
fasce orizzontali che contornano la base ed il collo.
(270!)) - Rosso·vivo su gialletto-chiaro. Sul prospetto polpo schematicamente
rappresentato con tre paia di tentacoli divergenti a larghe volute, sormontate
da una singolare linea crestata a triangoli inscritti: ai lati negli spazi, tra
le volute, quattro anatre acquaLiche ad ali spiegate (ng. 39).
- (2710) - L a decorazione parL' dall'asso posloriore del vaso e raffigura due
corpi di polpi sovrapposti l'uno sull'altro a disegno quasi geometrico: ai
lati e sul prospetto due tentacoli a spirale staccati dal reslo e ridotti a puro
moti,·o ornamentale con una linea. mediana di rombi che peraltro vogliono,
con circoletti, ripetere il moli,·o schematico del polpo occhiuto. Nel campo
dei due tenta.coli è raffigma.to d'ambo i la.ti un pesce natante con le
pinne sporgenti sul dorso (alt. 0.26..J.; fìg. 39). i nota anche qui il largo
impiego di ritocchi di color bruno sul rosso ,·inoso quasi ad ottenere un
rozzo effetto di chiaroscuro.
- (2769) - .B11gelkanne panciuta a fondo giallo arancione, con due polpi a ten-
tacoli svolgentisi a spiralo nelle due melà emisferiche del vaso (O. 283): nel
campo molluschi a disegno geomet.rico.
5-7. (2703-..J:, 274-±) - Altre tre anf'oretto a collo cieco, sferoidali, di pit1 piccole
dimensioni con decorazione di octopits a color bruno, in par te od in tutto
evan ida..
8- 13. (2608, 2702, 2105-7, 2756) - Sci anforctlc a collo cieco, corpo sferico, di -
pinte sul fondo giallo-marrone a fasce ori;1,zonlali brune con zone intramez-
zat<> a spina di pesce, a segmenti, a semice rchi sulla spalla o intorno al
campo delle anse, a disegno poco accurato o colori poco ben conservati. Il
miglior esemplare della serie è costiLu ilo dal n. 2707 a superfìce giallo-rosea
brillanle, a fosco e linee rosso·bruno intramezzale sulla spalla da zona a
relicolato, a triangoli riempiti anch1 essi a r eticolalo di schietto tipo geome-
trico (0.123).
1-l-. (:H80) - Vaso ollare a corpo ovoidale assai allungato a tre anse verticali
molLo riavvicinate alla base del collo, a colori giallo e rosso-bruno terroso:
JALISOS 121

la decorazione, ad elementi geometrici, è costituita di zone a fasce e, tra


le anse, di triangoli e di segmenti di cerchio (0.38; fig. 40). Per la forma
del vaso ed il tipo dell' ornamentazione è questo uno dei prodotti del tardo
miceneo che più chiaramente preludono alla ceramica del primitivo geome-
trico rodiese, come parecchi altri vasi di questa stessa tomba.
15. (2699) - Vaso ollare a corpo piti globulare del precedente con tre anse ver-

lii(), 40 - VASO (2735),

ticali ad orecchia assai prominenti, dipinto rozzamente a colore nerastro


opaco con motivo di spirali peduncolato (0.275; fig. 41).
16-7. (2696-7) - Due vasi globulari a tre anse verticali a superfice ingubbiata
giallo-roseo (0.186-0.22). Kell' esemplare meglio conservato la decorazione è a
scomparti a fasce lineari a color bruno opaco riempiti nel campo di semi-
circoletti concentrici.
18. (270 l) - Vaso ollare a due anse impostate ad attacco obliquo nella sezione
diametrale del vaso, a collo alto svasato (0.27): tutta la superfìce è dipinta
16
122 A. MAIURI

di un bel fondo giallo-roseo con sovrapposizione di fasce orizzontali a colore


rosso cupo.
19. (2695) - Anfora ollare cineraria, monoansata, a corpo sferoidale e collo imbu-
tiforme, rinvenuta entro il pozzetto circolare B' della camera sepolcrale (v.
p. 118). A fondo gialletto lucido è ornata di una semplice fascia in rosso e
bruno sulla spalla, alla base del collo e sul rovescio dell'orlo e di una fascia
serpeggiante sul dorso dell'ansa (0.25; fig. 41). L'interno del vaso, chiuso
alla bocca da una scheggia di arenaria, era riempito con le ossa di uno
scheletro umano calcinate dalla combustione del rogo o fratturate in fram-

FIG. H - l'ASI or,T,ATU Ol'lJ,f,A TO>TllA Xl'I[ (2695, 269!1).

menti perchè potessero entrare nella stretta bocca dell'olla; cfr. un identico
rito di sepoltura nella tomba XXXII della collina di Moschu Vunara.
20. (2700) - Anfora ollare dello stesso tipo del numero precedente ma di fattura
pit1 grossolana a colore bruno terroso della decorazione a fasce orizzontali
sulla pancia, serpeggianti sulla spalla e sul dorso dell'ansa (0.263). Era
deposta al di sopra del pozzetto circolare A ed apparteneva indubbiamente
al corredo di questa tomba a cr emazione. Il tipo di queste due anfore di
carattere cinerario, per forma e decorazione, prelude insieme con gli altri
esemplari affini della tomba XXXII, n. 6-10, fig. 104, al tipo peculiarmente
caratteristico delle necropoli geometriche dell'isola, dell'anfora a giragli
usata per deposizioni d' infanti (cfr. Parte JT).
JALlSOS 123

21. (2111) -· Piccola anforetta biansata globulare a fondo giallo-marrone con de-
corazione lineare in rosso opaco: sulle spalle un nastro serpeggiante, motivo
anch'esso ricorrente nelle anfore a giragli del periodo geometrico (0.095).
22. (2754) - Vasetto ollare a fasce brune a tre anse verticali prominenti: stesso
tipo dei n. 23.4 (0.15).
23-4. (2748-2758) - Due vasetti ollari triansati, ad anse oblique, a fasce orizzon-
tali e zona, nell'uno, a spirale ricorrente, nell'altro, a corolle di fiori di loto
a catena.
25. (27 46) - Vaso a forma di pyxis a piede rialzato, corpo alto cilindrico, spalle
oblique, triansato, con ornamentazione a fasce e fitto reticolato nella zona

h"!O. 42 - 'fil'! DI OAI.A'fAOI ~ l'Y'.'CI$ l)f:f, LA 'L'Q\tllA '\\'li,

superiore (O. L17; fig. 42); cfr. un esemplare simile nella tomba XXXI,
n. 22, p. 164.
26-38. (2712, 2715-7, 2719, 2726-8, 2750, 2752, 2755, 2757, 2761) - Serie di tre-
dici vasetti ollari biansati di piccole e minuscole proporzioni (da mm. 135 a
mm. 42) decorati generalmente a semplici motivi lineàri a fasce, a zone di
triangoli inscritti ed in un sol caso a corolle di fiori di loto come nel vaso
n. 23, a colori bruni o semilucidi. I/ esemplare più notevole della ser ie è
dato dalla fig. 43 a colori quasi brillanti.
39-42. (2736, 2743, 2145, 2747) - Quattro vasi a forma di calathos a base piatta,
a forte strozzatura nella parte mediana muniti di due anse orizzontali: due
esemplari sono decorati a fasce orizzontali esternamente e internamente a
fondo monocromo rossastro diluito ; due altri a fasce e circoli concentrici
esternamente ed internamente (alt. 0.13-0.15, <liam. 0.23-5; fìg. 42). L' esem-
SERIE 39-42, TIPO DI OALATROS .
VASETTO OLLARll DlllL GRUPPO 26-38,

..
\...

(2730)
(27.W)

(2740)

N. 55 (2i51)
N. 54 (2721)

FIG. 43 - VASI DELLA TO.MBA XVU.


JALISOS 125

plare 2743 presenta la caratteristica di aver innestata su una delle anse e


sporgente al di sopra dell'orlo una tazzettina, frammentata, globulare a so-
miglianza di alcuni altri vasi di questa necropoli muniti di tazzettine all'orlo
(cfr. sotto).
43-9. (:2763-4, 2766-8, 2741) - Sei brocchette monoansatc a corpo sferico, a becco
d' anitra bucherellato a fondo giallo-marrone con decorazione in bruno e in
rosso chiaro a palmette a disegno geometrico e a circoli spiraliformi (0.175 ;
fig. 44). - (2765) - Altra brocchetta di egual tipo ma con il becco buche-
rellato terminante a tazzetta ed ai lati figurati due serpentelli svolgentesi
sinuosamente sulla spalla, dipinti in bruno con ritocco in bianco di linea
puntiforme sul dorso (fig. 44). Sul motivo dei serpenti affiancati al beccuccio
di un vaso cfr. una simile brocchetta con i serpenti a rilievo nella tomba

FI(}, 44 - DUE BROCCHETTE ED \;NA OLLt:TTA OELI,,\ TO~IOA XVII,

XX, n. 4, Cìg. 58-9. Questo tipo di brocchetta, a becco bucherellato, che ri-
corre in più tombe della necropoli di Jalisos, non poteva che esser destinato
per bevande d'infusione ottenute probabilmente con erbe aromatiche.
50. (2737) - Anforetta globulare a collo imbutiforme, ad ansa tortile, decorata a
Jarga fascia e a palmetta in colore nerastro ed a linea di gocce sul rovescio
dell'orlo (0.23).
51. (27.JO) - Elegante scatola fittile, a forma di pyxis, circolare con coperchio, in
creta giallo-cinerea finissima, decorata a color bruno a circoli concentrici
sulla baso e, stù coperchio, a rosone centrale a zona di rombi e circoletti
puntiformi (0.06 X 0.153; fig. 43). Forma anche questa inusitata nella cera-
mica micenea.
51-2. (2739-2770) - Due kernoi formati da quattro olletLine biansate riunite da
un manico ricurvo verticale a paniere: l'uno di essi è decorato di motivi
floreali stilizzati e di segmenti a spina di pesce sciolta (0.135) 1 •

• Un ktmo1 a quattro Tasclli accoppiali di questa stessa necropoli in Ft llrWAESCl.ER-Lorsc11cKE, o. c. , ta,, lii, \!3.
[ 26 A. ~IAIURI

53. (2722) Coppa a calice ad alto piede


(frammentata), biansata, a fondo mar-
rone scuro decorata intorno al bordo
di tro paia di molluschi marini (ser-
zntlae) e di circoletti puntiformi (0.17).
5-1:. (2721) - Ooppettina biansata a piede
raccorciato dipinta nel cavo a color
rossastro slavato ed all'esterno a zona
FIO. 45 - TO:..CB,\ xvu, N. 66. di angoli (0.09; fig. 43).
55-6. (2751, 2762) - Due eleganti tazze
a campana, ad anse oblique, a bordo incavato, decorate est.ernamente l'una
a sottili giragli spiraliformi (fig. 43), l'altra a circoli puntiformi e dipinte
ambedue nel cavo a tinta monocroma nerastra.
57 -9. (27 13, 2720, 27 49) - Tre tazzette a campana a bordo incavato in creta
giallo-rosea dipinte esternamente ed internamente a fondo eguale nerastro
(0.082-3).
60. (2731) - Minuscola anforettina a collo cieco e beccuc.::io in bucchero grigio
(mm. 85): è insieme con l' anforetta in bucchero brillante della tomba XXV,
11. 6, p. 149, uno dei più caratteristici prodotti in bucchero della fabbrica
di Jalisos: cfr. p. 107, n. 7.
61. (2730) - Minuscola ed elegante tazzettina a campana munita di peduccio, di
ansa ed originariamente di beccuccio orizzontale, ornata di una semplice
linea a gocce sul!' orlo (mm. 47; fig. 43).
62. (2724) - Brocchettina rustica con manico verticale sull'orlo e beccuccio pro·
minente a linee rosse orizzontali ed ondulate (mm. 104);
63-4. (2723-9) - Due vasetti a tre piedi, grezzi, ad una ansa, bucherellati (mm. 105).
65. (2734) - Idoletto fittile (mm. 9; tav. III) a corpo cilindrico a campana, braccia
sollevate, volto profilato e cercine sul capo a guisa di diadema dipinto a
linee rosse leggermente ondulate.
Oltre al materiale ceramico i seguenti oggetti
di corredo:
66. (3545) - Impugnatura di pugnale o testa di
mazza in steatite grigia decorata superior-
mente ed inferiormente di doppi cerchiellini
incisi (diam. 0.06:J; fig. 45). La poca resi-
stenza che offre la steatite per l' impugna-
tura di un' arma può far supporre che si
trattasse di un oggetto di offerta sacrale.
67 -9. (35-!0) - Anello d'oro a castone elissoidale a
lavorazione g ranulare con innestata nel ca-
Pl(l, 4 11 - OE.\tllA OELLA TO.\t8A XXI,
stone una pietra in steatite grigia alquanto 1'. 50.
JALISOS 127

scheggiata. - (3541) - Anello


d'oro a castone elissoidale liscio
conves:o. - (3542) - Anello a
cer chio d'oro e castone in ar-
gento elissoidale liscio: questo
esemplare era probabilmente
rivosLito in lamina d'oro.
70. (3539) - Tredici grani globulari
di collana in pasta con rive-
stimento in oro.
71. (3538) - Tre cilindretti di cui
uno in agata, uno in pasta vi- r1e1. 47 c1L1No 110 oi;i,1,A ·rolrnA xvu

trea ed uno in pietra dura


cerchiato all'estremità in oro con figurazione incisa (fig. 47).
72. (B546) - l:"n puntale in bronzo: un altro esemplare vedi in una delle tombe
seguenti.
73. (3548) - Pettine in avorio con i denti spezzati e frammenti di un vasetto si-
milmente in avorio.
74. (3547)- Grande anello in ferro rotto in tre pezzi e profondamente ossidato (diam.
O.O ) a forma di armilla circolare. È questo il solo oggetto in ferro rinvenuto
in tutta la necropoli micenea, oggetto anch'esso d'ornamento e non d'uso
comune; comunque la presenza del ferro in questa tomba è del più grande
interesse per la datazione dell'ultimo periodo della civiltà micenea a Rodi.
TOMBA XVIII - Piccola tomba alla prof.
di m. 2.60 con la stessa orientazione della pre-
cedente : lungh. dcl dromos m. 5, largh. della
porta 0.70; la piccola camera sepolcrale misu-
rava da tre lati 0.50 X 0.60 X 0.60 essendo il
quarto lato occupato interamente dall'apertura
della porta senza risalto di stipiti. Unica traccia
di deposizione un cranio appartenente proba-
bilmente ad individuo giovanile collocato presso
la porta. Il corredo rinvenuto consisteva nei se-
guenti tre vasi di piccole proporzioni adatti per
un sepolcro giovanile isolato:
1. (2967) - Hydrietta (0.21) a corpo a tronco
di cono slanciato in creta fine giallo-cinereo
decorata nella parte inforiore di zone cir-
colari a linee fiLte e nella parte superiore
di foglie cuoriformi acuminate su triplice
~IO. 4!l - fl''Olllr.TrA. ·ro\lRA x:nu, N. I. stelo ricurvo in rosso vivo che ricordano

[
128 ,\ , MAIURI

un motivo frequente nei vasi dolio stile dol Palazz'l a foglie cuoriformi ele-
gantemente peduncolate (fig. 48).
2. (2968) - Anforetta globulare monoansata a fasce brune (0.095).
:i. (2969) - 'l'azzina monoansata a piede rilevato a fasce brune (mm. 47).
4. (2970) - Vasettino in miniatura di proporzioni minuscole (mm. 35) il più piccolo
di quanti si rinvennero nello scavo.
5. (2971) - Parte superiore di un idoletto fe mminile del consueto tipo a corpo ap-
piattito con rilievo dei seni, braccia sollevate, dipinto a lineole rosse.

FI(}. 49 - VASO A PANtF:ttR ll&Ll,A TOMUA XIX, v. 2.

ToMBA XIX - Con questa tomba s'inizia un gruppo di cinque tombe (XIX-
XXII, XXX) disposte in un secondo piano e formanti insieme con i nn. 23--1, 26-7,
31, un secondo allineamento sulla spianata del colle. La tomba XIX si presenta
con un larghissimo dromos (m. 1.90), il pi ì1 ampio di quanti siano stati rinvenuti
in questa necropoli: davanti alla porta della camera sepolcrale si osservò una specie
di anticamera, che gli scavatori del luogo per analogia con costruzioni e tombe di
altra epoca chiamano neoo.(;J.wv, ricavata a volta dalla roccia e sostenuta nel mezzo
da una specie di pilastro tagliato rozzamente anch' osso dal banco di roccia del

L__
JALISOS 129

colle. Lo spazio della piccola anticamera era limitato verso il rlromos da un bas-
s issimo muretto di rozze pietre: in quest'area, all'altezza di m. 0.90 dal livello dcl
clromos, profondo m. 2.7 5 dal piano di campagna, si rinvennero in frammenti una
anforet.ta a collo cieco ed una grande anfora triansata (v. n. 1, 2857). La porta della
camera sepolcrale (alt. 1.60) arcuata era anch'essa chiusa da una maceria di pietre
informi: la camera a pianta quadrangolare (2.60 X ~.20) aveva peraltro la volta
sprofondata e la suppellettile appariva aver subìto lo sconvolgi mento prodotto dalla
caduta del terreno e delle acque piovane. Un solo cranio si riconobbe appoggiato
verso l'angolo NO ma dal numero dei frammenti di ossa umane rimescolate nel

terreno si può arguire che il numero delle deposizioni fosse almeno di -!-5 scheletri.
Lungo Ja parete di est della camera i apre un pozzetto irregolare (m. 0.55 X 0.36,
prof. 0.20) non protetto come i pozzetti della tomba X \'Il da alcuna copertura;
nell 'int erno un ammasso durissimo e compat.to di ossa fran tumate e sernicombuste
Pd una minuscola oinoclwe (v. n. 23).
l. l~8òl) - Anfora a tre anse a corpo tondeggiante a fondo giallo lucido, decora·
zione in ros-o-bruno. KeUa zona tra le anse fascia a fitto e fine reticolato
(0.381).
2. (2 oj) - Grande vaso circolare a spalle schiacciate, a forma di paniere, in ce-
ramica fine ed elegante decora;liono in rosso brillante e rosso bruno. Sulla
17
130 r\, ~l.\IURI

bas<', decorazione a circoli concentrici; sulle spalle zona di curYe piene a


onda contornate di puntini e rettangoli puntiformi negli spazi vuoti della
decorazione principale. Le tre anse robuste servivano per Ja sospensione del
vaso (diam. alla base 0.33, alla bocca 0.1-1: ; v. fìg. 49).
3--t (2858-9) - Due hydriette (alt. 0.20·0.213) triansate, a decorazione a fasce e
linee in rosso cupo e, nella zona superiore, a zona a rete.
5. (21 71) - IJyclrietta a corpo a tronco di cono assai slanciato (0.20) dipinta su

FIG. o( - RYORIETTA OEM, A TO,!OA '1:1\'., li. 7.

fondo giallo brillante a linee orizzontali spazieggiate e a spirali semplici


peduncolate: colori vi vi ben conservati.
G. (~86-!) - Hydrietta (alt. mm. 212) di forma alquanto diversa dalle prercdenti n
~ palle piìt curve, collo alto, bordo svasato ed orlo largo, anse pit1 distaccate.
in creta gialletto·cinerea dipinta a colore bruno . .. ei due spazi tra le anse :
due uccelli con le ali spiegate a piume grosse rappresentate, con un ben
riuscito effetto d'insieme, a mezzo di un irregolare reticolato, affondano il
becco in una pianta a foglie lunghe carnose dai fiori sbocciati a corolla
aperta; nel terzo spazio un folto cespuglio fiorito di fiori a lunghi steli (\'.
.J A L I ~ <) S 131

fig. 50). I/ ingubbiatura ed il colore del vaso sono alquanto guasti. Questa
fresca figurazione naturalistica di uccello beccante, rara nella classe delle
ceramiche micenee, trova il suo riscontro in due vasi con identica rappre-
sentanza rinvenuti nella necropoli micenea di PhaesLos (1Jfon. Ant. d. Linc.,
XIV, p. 567 sgg., tav. XXXVII·VIII).
7. (2863) - Elegante forma d' hydrietta a corpo sferico schiacciato (alt. mm. 147)
co n due anse impostale obliquamente ed un'ansa verticale fino all'orlo del
vaso, di creta finissima a fondo giallo-marrone lucido con decorazione in
rosso vivo brillante con sovrapposizione di lineole a colore bianco agli orli

l'W. 52 - GRlil'PO DI V.\$1 OE!.LA TO~IRA XIX, N. 6, !J, 3, 8, j (DA S IN. IN Al/l'O).

della decorazione (v. fig. 51) 1 • 11 vaso è foraLo alla base, da un lato, da un
foro circolare fatto al tornio. Snl prospetto è raffigurata una bipenne sorgente
su lungo manico da due foglie basse lanceolate, simile a stelo floreale; in-
torno alle due anse si svolgono simmetricamente quattro fiori inclinati dalla
stessa banda, del tipo o-igliaceo, a corolla ripiegata e pistillo ricurrn, tra
basse foglie lanceolate. Per la viva freschezza dei colori è uno degli esem-
plari pit1 belli e pit1 caratteristici della ceramica a Yernice brillante di Ja-
lisos. La sacra bipenne che qui, senza perdere il suo carattere sacrale, ap-
pare st ilizzata come un motivo floreale, trovasi gfa associala con elementi
1
I.' i111pioi;o dcl ritocco bianco , ul color rosso ne l tardo lhudidi s r i1e11110 che ciìo -i do,osse anrorn ali' innnPnza del l;1
111ico11co !i osscr'a onchc noi grande cral•'r~ Jella tomba di ce ramica Ji l\0111aro>. Cfr. 110113 uocropoli Ji Egina una b1ì!]t/-
\l11l i.1nì1 (Crc tA), Ff!itfm • .lrc/1., i 90·i , rol. 3,, ta<. III; lo X:111- ka nnt ron riiorchi Liancloi, f:1>liem •.4rclt., ta\'. l'T, ~.

I
132 A. ~IAIURI

,·cgdali e decorati vi in un vaso di Pseira (Seager, f!lxcacat. in file island,


o/ Pseira, lav. VIII), in una larna.r di Paleocastro e in due frammenti di
Onosso e di H. Triada.
8. (2866) - Grande bicchiere circolare a corpo :;vasato, con ansa verticale ad anello
munito di foro circolare ad un lato della base com e il n. 7 (alt. mm. 11,
diam. l2); ò dipinto a fasce in bel rosso brillanto su fondo giallo lucido e
a fini circoli concentrici alla base: tra le fasce decorazione a metope del
t.ipo della fig. 52. In basso, alla linea mediana e ali' orlo, alla decorazione
dipinta si aggiunge una fascia a linee orizzontali incise regolarmente al
tornio. Esemplare anche questo di g rande finezza e di freschissima conser-
vazione degli originari colori brillanti (v. lìg. 52).
!), (29(i5) - Elegante oinochoe a piede sottile slanciato, corpo s ferico a spalle

PIO. 53 - DUE i;oP1»: .\ 0Ar.1oi-: O>; r.r •.\ •roMllA xrx, :-:. UHI.

schiacciate, a tre anse verticali o beccuccio prominente, finelllente dipinta


a fondo roseo, a fasce piene e fasce di lineole rosse con corolla a pistillo
aperto alla base del collo (alt. 0.243; fig. 52).
LO. (2875) - Oinoclioe a piede sottile, corpo sferico . collo a becco smussato, ansa
con a ttacco alla base a rilievo a bugna, in creta giallo-cinerea con decora-
zione a fasce e linee serpent.ine, della ste"a forma e tipo dell'esemplare
simile al n. 5 della tomba IV (cfr. fig. 11).
ll. (2876) - Anforetta a collo cieco e beccuccio, a corpo sferico piatto, dipinta a
vernice rossa a fasce e linee orizzontali e corolle floreali nella zona fra le
anse (mm. 12).
12. (2867) - Hydrietta minuscola triansata (mm. 105), giallo e rosso-bruno, con
motivo floreale stilizzato.
13. (2870) - Vasettino a cestello riproducente in minuscole proporzioni il vaso a
paniere triansato; due vasi con fol?;lie acuminato cuoriformi sn triplice stelo
ondulato (diam. 0.10).
.J ,\ 1, I 8 O 8 133

l-l. 1~8il) - Brocchetta in creta verde cinerea chiara, a beeco obliquo pro1uinente
e manico verticale impostato verticalmenlc s ull'orlo {O. t.3; cfr. p. 116, n. 10).
15-G. (2868-ll) - Due fini coppette a calice biansatc (alt. 0.10) a vernice bruna
con dewrar.ione sull'una di zona di corolle aperte rnvescie, nell'altra di ele -
menti stainiformi stilizzati lfìg. 53).
17. l ~di -l:) - Coppa a calice a piede alLissimo e
bordo carenalo a fondo monocromo g iallo-
mar rone lucido (0.18).
18. (2861) - Coppa a piede raccorciato a due anso
verticali in creta rosea dipinta esternamente
cJ internamente a vernice rossa cupo bril-
lante lmm. 143).
l!..l. (2872) Coppa dello stesso tipo del 11. 18,
dipinta a colore monocro1no giallo-cinereo
lustro (mnt. 115).
::!O. (:2860) - Coppa a piede bassissimo a <lue anse
oblique colorata esternamente ed inlcrna-
ment.e a fondo monocromo nerastrv (mm . 106).
:H. t:28ì:·l) - Coppettina a piede basso rnonoan-
sata, a bordo carenato in creta giallel~a
~ruzza t0.087 ).
~2. j'.!878) Yaso ca lefattorio ad impasto, a corpo
globulare, a tre piedi bassi ricurvi, buche-
rellalo nella parte superiore d'una quadru-
plice serie di fori (mm. 148).
:::!3. (2Rfi2) - Ya:;eLtino in miniatura rlel tipo di
oinochoe, guasto e mancante dell'ans<t (111n1.
i)) rinve nu to entro il pozzetto con avanzi di
ossa cre11rnLe (v. sopra).
Si raccoh;ero altresì lungo la parete O ed rn
della camera sepolcrale :
l'f(t, 54 - P O N'r~ OJ r.A~Cf ._\ or.LLA TO\IH~
:24. (8630) - Lunga punta di lancia in bronzo o .... x, "· 2t· f>.
<·ostola mediana rilevata (lungh. 0.35; fig. 5-l).
20. (36:31) - Altra punta di lancia a lama lanceolata a co,tola mediana rilernta,
con bordo a rilievo, rigato alla base (lungh. 0.203; fì~. 5-l).
TO\JOA XX - Dromos lungo m. 7.25, lal'go 1.80; camera sepolcrale :2.70
X 2.15; prof. 2.80 : la tomba presentava i caratter i di \' iolazioni o manomissioni
subite fin dall'anLichità; della maceria di chiusura della porta non restava che
qualche filare di pietre: la suppellettile e le deposizioni appal'i \'ano rimossi dall' o-
riginario collocamento e frammenti do Ilo stesso ,·aso erano dispersi qua e là nel-
!' area dcl pavimento della tomba. Ultimato il lavoro <li ripulirncnLo l.· apparsa, sca-

[
A. ~I A I l:I< I

rnta nel piano roccioso della camera o lungo I' a se del d,.omos (v. fig. 55), una
tomba a fossa rettangolare (m. 1.15 X0.58) della prof. di m. 0.65 con una. risega
superiore su cui poggiavano tre lastroni di a renaria grezza. Nell'interno, insieme
con la suppellettile descritta a parte, si osservarono scar.5e Lracce di uno schele-
t rino infantile tali da non permettere di giudicare con certezza se si trattasse di
una deposizione ad inumazione o a cremazione (\r. p. 137 sgg.).

ru;. 00 - TNTf;RNO DELLA 'fOllUA xx ClJN~•·ossA DI DKl'O:.IZIOXE.

l. (2072) - Grosso vaso a forma ovoidale, monoansato, a collo svasato piuttosto


strelto, rn creta roseo-chiara dipinto sul fondo dell' ingubbiatura a larghe
fasce nerastre nella parte inferiore e nella zona supe riore a fondo mono·
cromo egualmente nerastro (alt. 0.343 ; fÌO'. :'56).
~- (:2973) - Anfora panciuta a collo cieco e beccuccio a corpo sferico (0.256) di-
pinta a fondo giallo-marrone con decorazione a fasce e gli spazi riempiti
nella parte superiore di motivi puramente lineari ; zona a segmenti, a rombi
quadrettati riaccostati per uno dei vertici, a triangoli e a rete. È uno dei

[
.) ,\ f, I S 0 S 135

molti esempla ri di quesla necropoli a de-


corazione geometrica (cfr. p. 121, fig. 40).
:~. 1:2Vi6) - Va o a forma di animale in creta
gialletto-chiara con decorazione a fasce in
bruno opaco in parte disqua mata: corpo
c ilindriforme a botte, zampe a piolo, parte
anteriore piatta, la posteriore alquanto ri-
curva con la coda in rilievo aderente al
corpo; sul dorso è innestato un vasettino
biansato n l'oggia di un imbuto su d i un
cn ratc llo. l\fanca disgraziatamente, per la
manorni::;sione avvenuta nella tomba, la te.
sta di questo singolarissimo vaso: il collo
do,·eva essere eretto e la tesLa, probabil-
nwnle cli forma bovinn , di poco sporge nte
dalla li nea delle zampe (lungh. mm. 195, J'I Q. 0'1 · toltOS.:o;O ,. A~O
l)IU.J ..\ TO\lU \

nit. 207; fig. :Yi). In questa stessa ne- "". "· l.

cropoli trova riscontro nel vaso a figura


d' anirnale della tomb:1 XIT, n. 17, fig. 98. Per la qualifa dell'argilla ed il
tipo della decorazione è da ri tenere sicuramente di fnbbri <'a locale.
-1. (:2H7-IJ - Brocehetla ad ansa trifida con beccuccio a lazz~ (restaurato), in creta
giallcLla marrone a fasce brune: sulle spalle duo ser pentelli 111odellali a lutto
rilievo separata mente e attaccati alla superfìcc dc l va o, dipinti a colore 11e-
rast,ro, si srn lgono sinuosamente e Yengono ad nppoggial'si con le teste da
c11i $porgono gli occhi a r ilievo globulare, ai duo lai.i dell'orlo del becco a
tazza (al t. 111m. L7 3; fìg . 08-0). Ori -
ginalo ed ardita applicazione di cle-
me nti de lla clocornzione a rilievo su
ceramiche dcl tardo miceneo. IL mo-
ti,·o doi serpenti, che è difficile dire
se in questo easo cl iano al nostro va ' O
un carattere sacra le o ritua le, ricorre
dipinto in un'altrn simile brocchetta
nella tomba XVH (v. p. 12:), n. 49);
e~so è indubbiamen te una persistenza
del vaso rituale con serpenti di cui
due esemplari provengono dal piccolo
santuario di Gurnià nell'isola di Cre-
ta 1 • Singolare sopravvÌ\'enza di culti
antichissimi a Rodi mostra anche il
' E· ripro<lollo iu Uorn llAll'f S, Co11r11i11, p. 17-8, ta\·.
Xl e i11 ~hll ACllll\SI• , 1lntiq11it11 l "r éto/1n, I, ,,,,.. 36.
A. MAIURI

caratlcristil'o rnso rituale <lei :iiuseo tii Berlino pro,·cniente da Cnn1iro,;, dl'l
primitivo geometrico rodiese, su cui egualmente Jigurano :;erpentelli in ri-
lievo 1 • La brocchetta di Jalisos è quasi anello di congiunzione tra i vasi del
acello di Gurnfa cd il vaso rituale di Oamiros.
5. (2975) - Brocchetta sferoidale (0.20) monoansata a becco d. anitra bucherellato,
por liquidi ad infusione, dipinta nella parete superiore a decorazione di tipo
geometrico a coloro bruno rossastro slavato (fig. 60).
6. (2977) - Coppa a calice, frammentata (0.185) dipinta a fondo marrone luc·ido
con zona di Mllisneria spirali.e; tra le nnsc.

FIG. 5H - nnOCOlll:'fTA ,\ S&RPC::<TC UP.I.Tu\ TO:UBA xs:, N. 4.

7- 8. (2H~0 - 1) - Due YaS<'LLi a navic<'lla del Lipo della nostra fig. GO cli cui 1'11110
conserva l'ansa a nastro attac·c<1ta perpendicolarmente sul dorso, in creta
O'ialletta decorata a striscie bruno·rossastre f}ung. 0.1 45). Un vaso simile
presso il vil !aggio cli Castello, è stato segnalato dal Kinch, o. c., p. 56, fìg.
24, e descritto come avente forn1a di un delfino (?). 'l'rattas i ovidenternonte
di piccole luceme fittili portatili ad olio con un unico foro per l'immissione
del liquido di combustione e per la fuoruscita dello stoppino da ardt>re ~.
1 lllu.ir~w Ja Z.111:> IL, /\11//acriit '"" 11/iotlos in l\ 1~c11, pfaro ~i 111i lc provcnienlo J,1 Sia11:1 (llotli) Cli :u·11ui.;l:110 1lnl Uri.
l'ùuilltt de l'rordia (Rhodos), HJU, p. ~ti •;;;;.. fi;;. 13-a·b·r. ti .. h Mu:s'Junt.
Ai pro•lo11i :uulo~hi indic~ti J3llo Z1hn ortorre ::.:;~iun.erc una .t l.IHfR, in Ja/Jrb. O'l'dt. 11111., tHOi, ,). ~O'i e ~13 h~

.-nfor:i roditi del pcri0tlo ;;coructrico ron un ~erpente in rilic'o rarcolto i v:irì e~empJ;1ri di 1p1eslt• l11rer11e fittili proH•nient i
.. ull'au':' ilhhlrata. d:al Fui 1w:ienglcr in Jal1rb. a1·cll. ln1t. 1 I, Lia Mirc1c 1 Tirinto e Cipro : C'fr. hEll.A'IOf'l·Lo~, 1'/;ebaittì,
(1R8!i), p. t:l5, lì!;. ~910: il l'urlwà~ll!(h•r cila un àllro c•~m· A1·rlr . 111/llMI, lii , ili li, p. !li, fii;. iO·li o p. 153, n;:. li H .
JALISOS 137

9. (2979) - Ollettina assai grezza triansata dipinta a rozze fasce rossastre (0.10).
10. (2982) - Tazzettina minuscola mancante dell'ansa, rozzamente modellata con
il labbro distorto, dipinta internamente a colore bruno-rossastro diluito (0.03).
Nella tomba a fossa entro la camera sepolcrale si rinvenne la seguente sup-
pellettile:
11. (2978) - Hydriettina a corpo quasi biconico (0.112; fìg. 60) con due anse
oblique impostate sul ventre ed una verticale, con decorazione a motivi li-
neari ad angoli multipli, a segmenti serpentini a catena ed a linea ondulata.

ll'!G. 59 - 81\0CORETTA A: SRRl'EN'fl DEJ, LA TO\lllA )('( 1 N, 4.

12. (3633) - Collana formata di 21 grani di agata, amigdaloidi, di varia grandezza,


con tratti ad incisione, intercalati, nella nostra ricomposizione, da piccoli
grani globulari in agata (fig. 61). Di questa collana doveva fare indubbia-
mente parte la :
13. (3632) - Grande gemma lenticolare in sardonica legata in un cerchio d'oro e
attraversata orizzontalmente da un foro (diam. mm. 28; fig. 62): questa
gemma a guisa di bulla doveva occupare il centro della ricca collana. Vi è
raffigurata una divinità femminile vestita della caratteristica gonna del co-
stume muliebre cretese ricorrente su molti altri monumenti della pittura e
18
138 A. :MAlURr

della gliptica micenea, incedente con il gesto rituale delle mani levate ed i
grandi seni scoperti, tra due gr ifi alai i ed araldicamente affrontati. Il capo
della figura è sormon tato da due lunghi nastri serpeggianti anguiformi e
dall'emblema schematizzato a « T » della doppia ascia. Alla tecnica dell'in-
taglio assai accurata si è aggiunto l'incavo globulare al tornio nel disegno
dei seni, nell' occhio dei gr ifi e nelle ali decorate anch'esse ad occhio.
Questa gemma, evidentemente di arte cretese, appartiene ad un periodo an-

N. 5 - (2975) N. Il • (2978)

FllG. 60 - VASI OBI.LA TOllllA XX, N. o, 11, 7.

ter iore a quello documentato dalla ceramica d i t ipo tardo trovata nella ca-
mera sepolcrale e dalla presenza della hydrietta n. 11 rinvenuta nell'interno
della fossa.
14. E lementi vari di altre collane : (363..J) - erie di trentotto grani di collana in
pasta vitrea con rivestimento di lamina d' oro a forma allungata o a calice
di loto; - (3635) - Grani, chicchi e rotelline in pasta vitrea di varia forma
e dimensioni; - (3636) - Dischetti forati in pasta vitrea verdemare in-
tramezzati da chicchi globulari in agata; - (3649) - Minutissimi granellini
in pasta vitrea azzurra; - (3640)- Un cerchiellino in oro; - (3648) - Nove
anellini in argento ossidato, dei quali alcuni a forma di orecchino falcato.
JA L lS OS 139

lllG. 61 - ORI E COLL AXE OEJ,[,A TOMBA XX.

15-7. (3638) - Anellino di bambina con il castone formato da una scimmietta ac-
covacciata (fig. 61): per il motivo esotico della scimmietta nell'arte micenea
è da ricordare la scimmietta in porcellana dell'acropoli di Micene.
- (3639) - Anellino circolare d'oro con decorazione incisa di un ornato a treccia;
- (3637) - Grande rosetta a sei petali
d'oro lavorata a sbalzo con quattro forel-
lini al centro (fìg. 61).
18. (3641- 4) - Due grani amigdaloidi forati
con incisione di tecnica più corrente di
un' aquila ad ali spiegate e di un leone
accosciato; - (3642-3) - Un cannellino
cilindrico liscio ed un grosso chicco sferoi-
dale in agata.
19. (3645) -- Tre teste coniche di fuseruole
di cui uno in ambra, uno in pasta vitrea
rotta, ed~ uno in fa'ience con decorazione
di rosetta a sei petali; - - (36-1-7) - Una
1110 . 6'.! - GEMMA O fJLl, A T OMBA XX. piccola armilla in argento ossidato.

I
t40 A. MAIURI

TOMBA XXI - A vòlta franata ma con la porta ben chiusa ancora da ma-
ceria informe di sassi : la camer a preceduta da un dromos (lungo m. 6, largo al-
1' inizio m. 1, al termine m. 1.62) di forma pressochè quadrata giungeva alla pro·
fondità di m. 2.55 e misurava nei suoi due lati più lunghi 2.25 X 2.15. Gli scarsi

PIG. 63 - O ltul'Pl 01 \'ASI DELLA TOMIJA XX E XXI,

residui di ossa e il car attere che presenta la copiosa suppellettile tutta di piccole
dimensioni, farebbero supporre di tro,·arsi dinanzi ad una tomba con deposizioni
prevalentemente di bambini (fig. 63).
1. (2993) - Elegante finissima anforetta a collo cieco e beccuccio eretto in creta
gialletta con ingubbiatura pallidissima cinerea ricoperta per tutta la super·
fice del corpo sferico di ricca decorazione a colore bruno opaco: l'ornamen-

_J
JALISOS 141

tazione risulta di un polpo stilizzato sul prospetto con i lunghi tentacoli


avvolgenti, con gli spazi vuoti riempiti di circoletti con segmenti curvi in-
scritti, di triangoli punteggiati, di circoli con segmenti a raggi e, insieme,
di due anatre volanti a becco aper to (alt. 0.15; fìg. 64).
2-G. Cinque anforettine a collo cieco di piccole e minuscole proporzioni:
(2986) - A color rosso vinoso con fasce brune e triangoli con segmenti in-
scritti di tipo geometrico (0.12).
(2987) - In creta gialletta chiarissima con decorazione a triangoli e segmenti
curvi a color l.Jruno· completamente evanido (0. Ll5).
(:2909) - A fondo giallo-cinereo con sovrapposizione di colore rosso mattone
opaco con fascetta risparmiata sul ventre, sulle anse, sul collo (0.085).
- (2984) - Pit1 piccola, ordinarissima con zona a segmenti o a punti e sotto il

b'l(l. 64 - AlH'ORE<:'fTFJ E IJROCCHlllTTA D11LLA TO.\lllA XX( ,

piede, nel cavo, un rozzo segno cruciforme con gocce di colore agli angoli
(0.063).
(2995) - Di minuscole proporzioni (0.06) frammentata con motivo di polpo sti-
lizzato e circoletti puntiformi.
7. (3020) - Coppa a calice ad alto piede (0.1-!5) fortemente distorta nella cottura
a fondo cinereo a fasce brune e zona di tipo floreale assai stilizzato intorno
al bordo.
8. (3035) - Coppettina a calice a piede raccorciato, anse verticali a nastro, orlo
rientrante e svasato dipinta a fasce e lince rosso-brune con zona a onde
lungo il bordo: quest'esemplare deformato anch'esso nella cottura ripete
noti modelli delle coppe in metallo (0.115).
U-10. (29 3-2902) - Due coppettine di egual forma a piede corto, ad anse oblique,
bordo a gola rovescia con decorazione di tipo lineare e<l il cavo dipinto a
fondo monocromo rosso e nerastro (0.10-105): cfr. lig. 43, n. 55.

I
142 A. MATURl

11 (3006) Coppettina dello stesso tipo dipinta esternamente a fondo rosso cupo
opaco, internamente a colore nerastro (0.085).
12. (3003) - Minuscola coppettina (0.047) a pareti sottilissime con motivi lineari
con il cavo a fondo eguale rossastro (fig. 65).
13-5. (2985, 2989, 2991) - Tre tazze di egual forma a piede basso, corpo svasato,
bordo carenato, a due anse verticali ad anello : due di esse sono dipinte nel
cavo a fondo monocromo e sull'orlo a linea di gocce (0.09, 0.092, 0.07).
!G-7. (2988-2890) - Due tazze di egual tipo delle precedenti, ma ad anse impo-
state obliquamente sulla linea mediana (0.08).
18-23. (2997-8, 3013, 3021, 3030, 3034) - Serie di tazzine monoansate di piccole
dimensioni (0.07 ·0.055) ad orlo carenato a fondo gialletto e giallo-roseo, di-
pinte sul bordo, sul dorso dell'ansa e nel cavo a colore rosso mattone opaco
o nerastro.
24. (3010) - rrazzina minuscola con ansa ad anello e ad orlo fortemente carenato,
decorata di linee a gocce sul rovescio dell'orlo (0.05) : esemplare derivato
dalla metallotecnica.
25-7. (3007-3009, 3014) - Tazzette a corpo a tronco di cono, una grezza, le altre
dipinte di linea a gocce sull'orlo (0.05-0.07).
28-9. (3033, 3039) - Due tazzette ad orlo carenato e a due anse orizzontali.
30. (3025) - Oiotoletta a corpo emisferico decorata di circoli concentrici e forata
al centro (0.042) : la presenza del foro non giustificata dalla forma e dalla
piccolezza del vaso, è probabilmente anche qui da attribuire ad un ignoto
uso rituale.
31. (3024) - Vasetto a forma di calathos a base allungata · tondeggiante, a corpo
fortemente svasato, dipinto sul fondo dell' ingubbiatura giallo-chiara, a fasce
bruno opaco e a linea di gocce sul rovescio dell'orlo: sul bordo figurano
innestate e rozzamente plasmate quattro statuette fittili contrapposte due a
due, delle quali restano ben conservate due (fìg. 65), grossolanamente mo-
dellate e dipinte anch' esse a fasce con il consueto gesto rituale delle braccia
aperte o sollevate ad arco (alt. all'orlo 0.085). Cfr. gli altri vasi di questo
tipo con eguale decorazione plastica nelle tombe XV, n. 13 e XXXII, n. 25-6.
32. (3017) - Altro vaso a forma di calathiscos decorato esternamente ed inter-
namente a fasce brune orizzontali e linea di segmenti a gocce all' orlo
(diam. 0.173).
33. (3000) - Vasetto del tipo del n. 31 monoansato e munito di beccuccio a fasce
rossastre (0.075).
34. (3027) - Brocchetta sferoidale, ad ansa trifida e becco prominente munito di
sei fori, dipinta sul fondo rosso mattone di rozze spirali rosso·brune e di
nastri ricadenti dall'ansa (0.21).
35. (2994) - Brocchettina del tipo della fig. 117 con ansa verticale ad anello im-
postata sul bordo, a fasce brune e linee serpeggianti (0.13).
N. 12.

N, 31,

N, 35.

N , 3~. N. 49.

N. f!l. N. 41.

FIG. 65 - VASI DELLA TOMBA XX I.


144 A. :MAIURI

36. (2996) - · Grosso bicchiere campanato, monoansato, decorato a fasce ed elementi


lineari r ossastri all'esterno e internamente a larghe fasce brune (0.113 ; fig. 65).
37. (3031) - Scodella a base piatta, ad anse trifide oblique a fondo giallo mar-
rone lucido con decorazione in rosso slavato ad elementi lineari e r ozze
spirali all'esterno ed all'interno (alt. 0.044, largh. all'orlo 0.18; v. fig. 65).
È uno dei rari esemplari della ceramica del tardo miceneo rodiese che pre-
lude per la forma e per la decorazione ai prodotti del per iodo geometrico.
38. (3002) --- Vaso gemino formato da due ollettine biansate riunite da un manico
verticale a nastro decorato in rosso e bruno a palmette lineari ed a seg-
menti (alt. 0.125 ; v. fig. 65).
39. (3018) ·- Kernos a vasettini minuscoli riuniti da un sol manico a nastro, di-
pinto in color bruno a segmenti a catena e sul dorso del manico a spina di
pesce (0.085).
40. (3016) - Kernos a quattro vasetti accoppiati con manico ricurvo a nastro di-
pinto in rosso opaco e decorato di elementi lineari a palmetta, a rombo
quadrettato, a circoli riempiti a linee intersecantisi: sopra uno dei vasetti è
disegnato rozzamente un uccello a disegno schematico lineare (v. fig. 65).
41. (3005) - Vasetto a forma anulare con manico trasversale e beccuccio verti-
cale, rozzamente modellato, dipinto a fondo roseo e fasce nerastre (diam.
0.07 ; fìg. 65). Il vaso ricorda il kernos eiprioto a più vasi e protome taurina
disposti lungo la base anulare 1 e mostra altresì una singolare affinità con
vasi anulari del periodo geometrico rodiese (cfr. Kinch, o. c., p. 45 sg., fig.
18-20).
42-7. - Serie di ollette biansate e triansate a decorazione lineare o a fondo mo-
nocromo nerastro : v. es. simili nella tomba XVII.
48. (3004) - Parte superiore di un idoletto femminile a corpo appi~ttito con rilievo
mammellare, braccia levate in alto (di cui una mancante), collo e volto af-
filatissimo ed un alto cercine sul capo fortemente svasato, a cui si attacca
e pende sulle spalle, rozzamente modellata, la treccia dei capelli in rilievo :
il corpo è dipinto a fini segmenti lineari a color bruno e rosso opaco ; gli
occhi sono indicati da due circoletti con punto al centro; il cercine che
sovrasta come un diadema è decorato di linee curve a forma di ghirlande
(alt. 0.06; Tav. IV).
49. (3038) - Affilatoio in pietra argillo-schistosa a forma rettangolare con il solco
di scanalatura prodotto dall'uso (0.85 X 0.049 ; fig. 65).
50. (3653) --· Bella gemma lenticolare in sardonice variegata bianco e nero (diam.
mm. 22) con scena di caccia finemente intagliata : una figura virile armata
di spada nella destra e brandente un manubrio con la sinistra insegue a
gran corsa uno stambecco (?) galoppante che accenna già con il movimento
del capo volto all'indietro a stramazzare al suolo; nel campo inferiore un

1 0U~SAPD O. C.,
1 p. 358, lìg. 2()i.

[_-'
,J ,\ 1, l so $ 145

cane dal corpo squisiLamentc modellato è 1n pos1z1one d'attesa con il muso


levato verso la preda e la lunga coda avvolta a spirale (lìg. 46).
Nella stessa tomba si rinvennero: cinque grani di collana certamente infantile
di cui tre a dischetto, due a t ipo floreale ed uno a grano oblungo, alcuni pochi
frammen ti dei consueti fìlamenti di piombo e tre conchigliette di Cyprea lnrida.
'l'utto il materiale in ceramica di questa tomba si presenta con le stesse uniformi
caratteristiche : decorazione a colori opachi con motivi prevalentemente di tipo li-
neare e preludenti nettamente alla decorazione geometrica : mancano inoltro com-
pletamento vasi di medio e grandi dimensioni. Ad eccezione della gemma h.:nLi·
colare d'importazione indubbiamente cretese, t utto il r esto della dcposir.ione può
ri ferirsi agli ultimi periodi del mi ceneo o sub-miceneo rodiese.

TOl\lBA xxn - ' L'omba di piccole d imensioni scarnta alfa prof. d i m. 2.10
con la porta e la volta. franata: dro nws m. 2.80, largh. I .-1-5 ; la camera sepolcrale
mis u ra noi lati piì.1 lung hi 1.26 X 1. 20. Si riconobbe un sol cranio poggiato iìll' an-
golo di SE ed altri pochi framm enti di ossa. Il corredo era costituito dai seguenti
vasi :
1. (30-10) - Anfora a corpo pi ri forme, spalle molto ricurve, a tre an:>e in creta
g iallo-cinerea chiara dipinta a c0lore bruno eYat1ido c.:o n decorazione a fasce
di segmenti ricurvi t ra le anse (alt. 0.47). lG alquanto deformata dalla cot-
tura o dalla compressione del terreno.
2. (30-13) - Anforetta a collo cieco, slanciata a fasce e segmenti cun·i in ros5o
brillante (0.1 8).
3. (3042) - Grande coppa a calice biansata a bordo diritto dipinta a fondo rnono-
cromo giallo-manone lucido (mm. 192).
4. (30-11) - Vaso a tre piedi trifidi e ritorti a ricciolo, grezzo, monoansato buche-
rellalo nella parte superiore e decorato di bugne a rilievo mamnielliforme
(0.197).

To~rnA XXIII - Separata da un maggior intervallo delle precedenti e con


un angolo di deviazione verso S I~~, si apre il dronws della tomba XXllI che giunge
presso la porta della camera alla profondità di m. 3.40 : il cb·omos lungo ed arcuato
(lungo 5.55) presenta la caratteristi c.:a maggiore inclinazione di uno dei lat i rispetto
all'altro; la porta si presentò murata da una doppia cortina di pietre a stipiti ra-
stremati e ad a rco ribassato; la camera a pianta quasi per fettamente quadrata,
misurava 2.20 X 2.25. Nello scavo praticato al di sopra della vOlta franata della
tomba, si osservò al li vello del!' arco della porta u no schelet.ro inumato con il cranio
a sud deposto sopra un letto di pietre grezze ed appartenente eviden temente ad
una deposizione po teriore a\1 venula quasi cer tam ente quando Ja vòlta della tomba
era già franata: disgraziatamen te l'assenza di oggetti del corredo non permise di
assodare l' epoca alla quale pot.eva riferirsi questa singolare sovrapposizion e. Al piano
della ca.mora sepolcrale si osservarono t.re schele tri di cui due erano orientati da
146 A. MAllì RI

~O a SE, il terzo di orientazione incerta. La suppellettile era ammucchiata in due


gruppi agli angoli della parete meridionale, quasi ai piedi dei due scheletri allineati
lungo le pareti di E e O. ~ello scavo del dromos di que ta tomba si raccolse un
idoletto miceneo in frantumi e vari frammenti di ceramica a vernice brillante,
non sappiamo se residui di altre deposizioni o tracce di manomissioni.

1. (3045) - Elegante anfora triansata a piede si,reLto, corpo sferoidale dipinta a


fasce e linee rosse e brune e zona embricata a circolctti punteggiati sovrap-
posti (0.385).
2. (3044) - Anfora in creta verde-cinerea a decorazione in color brnno con zona

}'IG. 66 - ANI/ORA o~:r.r.A ·rol!llA xxiv, N. 2.

tra le anse a fine reticolato intramezzato da scompart,i a spina di pesce


sciolta (0.378).
3. (3046) - Elegante anforetta a collo cieco e beccuccio, a corpo slanciato, a fondo
giallo-marrone dipinta in rosso brillante a fasce e linee orizzontali e corolla
floreale alla base del collo (0.18).
4-6. (3048-50) - Tre anforettine a collo cieco a decorazione a fasce brune e zona
di palmette alla base del collo.
7. (3047) - Oinoclwe a corpo sferico a becco orizzontale ali ungato, ad ansa con
costolatura mediana e rilie\'O a bugna all' attacco, decorata rozzamente a
colori opachi rosso-bruni a triangoli e zone a dente di lupo (0.267).
8. (3052) -- Vasetto monoansato con decorazione in bruno ad angoli diritti e ro-
vesci (0.097).
9. (3053) - Vasetto calefattorio a tre piedi ritorti, a corpo quasi biconico, forato
nella parte superiore.

[
.JALISOS lH

TOMBA XX.l \' - Dromos ben conservato ed ampio (lungh. 5.50, largh. 1.55);
camera a forma pressochè ovoidale di piccole proporzioni rispetto all' ampiezza del
dromo.c; (lungh. mass. dell'asse m. 1.60): davanti alla porta della camera sepol-
crale arcuata e ben murata, si è notato, a somiglianza della tomba XIX, una
pecie di anLicamera coperta anch'essa di vòlta franata e limi tata verso il dromos
da un basso muretto fatto di pietre e schcggion i di arenaria : in questo spazio si
rinvennero i vasi elencati ai nn . 1-5. Nell'interno della piccola camera, lungo la
parete di est, erano deposti tre scheletri con i crani appena riconoscibili e i soli
duo vasi elencati ai nn. 6-7. Nell'anticamera non s i os ·ervò alcuna deposizione.

1. (3054) - Anfora a tre anse a fondo gialletto-chiaro lucido, ad elegante corpo


sferoidale allungato, dipinta a zone di triplici fasce brune e nella zona su-
periore a superfice embricata : colori brillanti (alt. 0.40).
2. (3056) - Anfora di tipo più ordinario restaurata solo n ella parte superiore, a

1'1(1. 6i - TAZZA DELLA TOl!DA xxiv, Il. 3.

forma ovale allungata, a decorazione rosso opaco slavato con motivi stilizzat i
di foglie a palmetta del tipo della :fig. 66.
3. (3057) - P.Jlegantissima tazza a due anse orizzontali ed una verticale, con piede
rialzato e bordo leggermente carenato in creta finissima giallo·rosea, con de·
corazione di circoli alla base e di serzn.tlae marine svolgentesi a raggera
tutt'intorno al corpo della tazza (alt. 0.07, diam. ali' orlo 0.15; tìg. 67).
4. (3051) - Anforetta a collo cieco e beccuccio a corpo sferico schiacciato, dipinta
a colore bruno opaco (0.095).
5. (3060) - Olpettina minuscola monoansata grezza (0.06).
6. (~039) - Anforetta a collo cieco a corpo quasi biconico con le anse rialzate di
tipo ordinario dipinta a fondo monocromo nerastro (O.IO).
7. (3055) - Vaso ca1efattorio a corpo globulare a tre piedi ritorti, bucherellato
ne lla parte superiore (0.20).

Dall'interno stesso della camera si raccolsero pochi grani globulari in pasta.


vitrea appartenenti al corredo di una delle deposizioni.

[
148 A. MAIUIU

TOM BA XXV - A sinistra del gruppo


IV e VI si mise in Juce un'altra tomba
a camera egualmente orientata da KNO a
SSE: la pre ~enza di un vigneto non per-
mise di metterne in luce completamente il
dromos che potc,·a misurare approssima-
tivamente un 6 metri: Ja camera alla pro-
fond ità d i m. 2.80 a pianta quasi. quadrata
misurava nei lati d i est e di sud m. 1.60
X 1.00. U n solo scheletro era ben ricono-
scil>ile d isposto parallelamente a ll a parete
d i est con il cranio verso l'angolo di NE;
la suppellctLile, ad eccezione del la grande
anfora n. 2 scoperta ali' angolo NO, si rin-
~IO. 0$ - A:<FOl!t:TTA IN B UCCHERO "':no venne tutta agli angoli della parete me-
DELLA TOllB.\ XXX, "· 6.
ridionale.

l. (306~) - Anfora a tre anse a fondo gialletto pallidissimo, a decorazione bruna


a fa>cc e a zone di palmette t rian ~olari sulle spalle (0.402).
2. (3061) - Altra anfora a corpo pit1 tondeggiante dipinta nella zona tra le anse
di reticolato a maglia a colore rosso-bruno lucido (0.425).
3. (3063) - Anforetta di tipo corrente con ornamentazione di zona a spirale ri-
corrente negli spazi tra le anse : ùisegno trascmato, colori in rosso slavato
opaco (0.37).
4. (3067) - Grossa epichysis a forma cli calathos munito di lùngo beccuccio oriz-
zontale a sommo dell'orlo a fondo giallo cinereo con decorazione g uasta a
fasce e a zona a onde e linea di segmenti sul bordo (alt. 0. 187, la rg h. 0.28) :
cfr. l'esempla re simile della tomba V, fig . 21.
5. (3064) - F ine anforetta a collo cieco e beccuccio eretto, a colori brillant i r osso
v ivo e .rosso bruno, a corpo sferico schiaccin.Lo, con corolle florea li alla base
del collo (0.14 ).

PIO. 69 - OOl.lu\"(NA DELLA •rol(ll;\ xxv, N. 8.


.JAl.dSOS 149

6. (3066) - .Minuscola anforettina a collo cieco e beccuccio a base


piatta e la parte inferiore a pareti quasi verticali, in bue·
chero fine nero lucido (mm. 75; fig. 6 ). È uno dci rari e-
semplari e pitt finemente ese-
guiti dei vasi in bucchero della
necropoli d i Jalisos: c fr . p. 126.
7. (3065) - Brocchettina con ansa
verticale ad anello e beccuc-
cio prominente, dipinta a colore
monocromo nerastro (0.02).
8. (8607 - 9) - Elementi di collana in
f ai'mce a g rani amigdaloidi, a
fi ore di loto, a broccheltina, a
perline globulari e a minuscoli
dischetti color verdemare (fig.
69) appartenenti probabilmente
ad una deposizione infantile.
Tra e si 1111 g rano di collana
forato foggiato a doppia fuse-
rnola in steatite ner a.

Tol\IDA XXVI -- Per la sua po-


sizione sull'orlo ori entale della colli-
na, ciuesta tomba appa ri \'a per buona
parte asportata dall'erosione del ter-
reno e forse in parte manomessa: il
piano dolla camera era a lla profon-
dità di m. 2. Si ricuperarono i se· F IO. 70 - OOL'r!>Lr,o rm Ab' F lbA1'010 o r, J,LA TOMBA XX\'l.
guenti oggetti:
1- 2. (3068-9) -- Due anfore triansate a corpo pirifo rme a colore bruno opaco su
fondo giallo-marrone con zona a spirali l'una ed a superfice embricata l'altra
meno ben conservata e dai colori quasi completamente evanidi (alt. mm.
855-~66).
3. (3070) - Anforettina globulare a collo
cieco, a fasce, linee e palmette stilizzate
in rosso vivo su fondo g iallo chiaro
(mm. 103).
-!-5. (3072) - Coltello in bronzo a lama
leggermente ricurva con manico in osso
e gl'Ossa pietra da affilare di forma trian-
r io . 71 - llL l nlES'rt 01 oor.LAllA or-:r,1 ..\ TOMBA XX\"!. golare (fig. 70).
l f) () A. )IA I UHl

G. (:3GU6) - Quattordici gran i m fai'ence grigia amigdaloide fo rati per collana


(fig. 7 1).

To)IBA XX\' J[ - Carnera alla profonditli di m. 2.60, a pianta rettangolare


allungata con i lati pii'1 lunghi di m. 2.50-2.40; la vòlta sprofondata lasciava vedere
gli attacchi all'altezza dal piano della tomba di ni. 1.60; la porta ben murata mi-
surava m. 1.50 X 0.95. :N'el d?'Om os solo in parte scavato, sviluppandosi in gran
parto nell'attiguo vigneto, si rinven nero frammenti vari <l i ceram ica micenea a
vorn ico brillanto, tracce for se di precedenti deposizioni. A l di sopra dell'arco della
por La giaceva nel terreno una pietra calcarea ritagliata e rozzamente levigata a
forma di piccola stele con un fo ro circolare nel
mezzo (alt. O.i32, fìg. 72). Nell'interno della tomba,
insieme con a lt ro materiale frauato, si r invenne un
blocco rettangolare di com une arenaria locale, ac-
curatamente squadralo con innestato a cuneo un

L'IO . 78 - ULOOOO l)'AnOllLTRAl'E Ol<:LLA


J'((t, 7;! - Sll\{A ·roMBAl.. E - TOMBA XX:\'H. 'l'O~CUA XXVll.

all.ro pitL piccolo concio di pietr a (0.55 X 0.3 1 X 0.25 ; fìg. 73) che poteva proba·
bilmonte servire come chiave d' arco della volta della camera sepolcr ale: il blocco
appariva infatti caduto sopra una delle grand i anfore del corredo funebre, schiac-
ciandola. Si accertò la presenza di due scheletri di cui l'uno presentava il cranio
appoggiato ali' angolo ~O, ma verosimi lmente le deposizioni saranno state in mag-
gior numero.

l. (3075) - Elegante anfora a piede ristretto, corpo espan o, a tre anse verticali,
dipinta su fondo giallo-marrone a larghe fasce in rosso vivo con zona sulle
spalle decorata a squame del consuoto tipo a segmenti di circoli inscritti e,
sull'orlo, di linee a spina di pesce sciolta. Colori br illanti e ben conservati
(mm. 4l5).
2. (3074) - Altra anfora della stessa forma e colori con zona a fine reticolato
romboidale a lineole rosse dipinta tra lo anse mm. {315).
JAL I SOS 151

3. (:3073) - Anfora a corpo ovoidale munita di sole~ due anse verticali impostate
sulla curva delle spalle : fondo cinereo pallidissimo con decorazione, a colori
completamente e rnnidi, a circoli spiraliformi peduncolati e linea a zig-zag al
di sotto delle anse (0.40).
.J. (3076) - Grande cratere a piede sottile, corpo espanso, collo svasato, anse piatte
o larghe a nastro, in creta fine dipinta a fondo giallo-marrone lucido e de-

J'IG. 74 - GRA~DE CltA'N~RI~ DP.1.1.A 'rOMUA X~\'11, ~ • .&.

corazione in rosso vivo in parte guasta. Da un lato si ha la tipica rappre-


sentazione del carro da guerra con auriga ed un sol cavallo raffigurato di
profilo, con il corpo smisuratamente allungato e la coda €' la criniera sche-
maticamente rappresentate a linee di segmenti: nel campo elementi floreali
a palmetta a steli ondulati e circoletti punleggiati negli pazi vuoti come
nella posteriore decorazione geometrica. Dall'opposto lato ornamentazione
soltanto floreale a palmette diritte e rovescie con elementi zoomorfi marini
di riempimento. Il disegno nell'insieme è assai schematizzato e la decora-
zione si distacca poco dal fondo per la poca diversità dei toni di colore del

[
152 A. ~IA!URI

ro:-so vÌ\'O son-apposto sul roseo marrone (alt. 0.33, largb. ali' orlo 0.255 ;
fìg. 74-5). In un cratere miceneo, proveniente egualmente da Rodi, dell'An-
tiquario di :.\Ionaco, ricorre l'identica rappresentazione del carro da guerra
a due cavalli con auriga e guerriero ; così anche nel cratere d'Amatunta del-
1' isola di Cipro di egual tipo.
5. (3077) - Elegantissima oinochoe a piede alto slanciato, corpo tondeggiante,
mnnita di tre anse verticali e beccuccio orizzontale (fìg. 79) : decorazione
accurata a color i smaglianti in rosso bruno e rosso palli do sul fondo giallo
c·aldo levigatissimo della superfì ce del vaso : è composta cli fasce brune in-

PIO. 75 - CHATB IO: OBf,lo\ 'l'O~ll~A XXVH • N , 4.

tramezzate ua lineole chiare e, sulle spalle ed alla base del collo, da una
doppia zona di corolle fiorite di Mllisneria spiralis (alt. 0.26).
6. (3078) - Grnssa anfora a collo cieco e cor po globulare mancante della parte
inferiore dipinta a colore bruno semilucido su fondo giallo chiaro. La ricca
ornamentazione è formata da scomparti altrrnaLirnmonte riempiti di linee
a zig-zag e di palmette floreali stilizzate a forme pressochè geometriche .
alla base del collo linee a spirale ricorrente (m. 0.25; 'l'a\'. III). B uno dei
prodot.ti più tipici della tarda decorazione del miceneo rodiese.
'. (3081) - Anforettina a collo cieco a colori brillanti in rosso Yinoso con motivi
a pa lmetta alla base del collo (mm . 17 5).
8. (3079) - Altra anforetta a collo cieco e cor po sferi co : fasce e corolle floreali
in bruno lucido su fondo chiarissimo (O. LO).
JALISOS 153

9. (3080) -· ~Iinuscola anforettina a fasce in ros o-vinoso (mm. 67).


10. (308-!) - Coppa a calice a piede alto, biansata in crch gialletta dipinta ester-
namente ed internamente a fondo rosso lucido \'inoso (O. l-1).
11. l3083) - Ciotoletta monoansata dipinta in rosso opaco (mm. 13).
12. (3085) - Vaso grezzo a tre piedi con lunga ansa ad anello bucherellato e de-
corato nella parte superiore di bugne a rilieYo marnn1olli forme (0.18).

l'lfì.. 7V - Pl"S""rA J)I LASCIA, COL.TEl.. Ll g l'R~("C IQf,(~ \ IH'.: 1. 1.A. ·ro\fOA XX\'ll, s:. 13-U.

'i rinvennero inoltre i seguenti bronzi (v. fig. 76):


IB- 6. (3661·4) - Punta di lancia con costolatura mediana di rinforzo e lungo ma-
nico cavo d'innesto con foro alla base per chiodo trasversale (0.19). Coltello
a larga lama leggermente ricun'a, fortemente ossidato, con manico spezzato
munito di tre chiodi (0.18). Altro coltello a lama lunala con manico serpeg-
giante a margini rialzati (0.245). Frecciolina ad alette corte e lungo codolo
<l'innesto (mm. i52). Si raccolse inoltre una fuscruola biconica.
20

[
154 A. ~!AlURI

XXVIII - Di questa tomba lo scavo si dovè limitare soltanto alla


T O:lIBA

camera sepolcrale, perchè il dromos si svolgeva completamente nel vicino vigneto.


La camera. cli ampie proporzioni ed a pianta quadrata, presentava lungo la parete
di ovest una specie di podio ricavato da lla roccia del colle, sopraelevato di m. 0.20
dal piano della camera, largo 0.40, lungo 1.15 : su questo banco era deposto uno
scheJcliro giovanile con il cranio appoggiato all'angolo di NO ed avente accanto i
rnsi elencati ai nn. 6-9. A questa deposizione dovevano appartenere i grani di
collana (n. 22) raccolti al d i sotto del podio. U n secondo scheletro di adulto era
disposto co n la stessa orientazione a sinistra della porta ed aveva presso il cranio
ed ai piedi i vasi descritti a i nn. 6-2l. Il resto della su ppellettile era quasi am-
massato lungo la parete occidentale della tornba.
I. (3097) - Grande anfora a t re anse, restaurata da molti frammenti, a corpo ovoi-
dale a lquanto deformato, a fondo g ialletto pali id issi mo, decorata fino all' al-
tezza delle spalle di zone a triplice fascia rossa e nel campo delle anse di
moti vi assai geometricamente schematizzati fìLomorfì a palmetLe e filamenti
111 rosso pit1 slavato (fig. 77 ; alt. 0.587). Colori poco ben conservati.

2. (0099) - A sinistra dell'entrata : elegante


anf'ora di medie dim ensioni (0.406) a
c:orpo pi ri forme, dipinta su fondo
giallo marrone brillan te a zone di
fasce rosso e rosso-br uno con deco-
razione a fi ne reticolato tra le anse.
:3. (3100) - Altra anfor a a corpo pit1 e-
spanso, vernice brillante, con zona
a palmette georneLr iche tra le anse
e segmenti a spina di pesce sciolta
sul rovescio dell'orlo (0.375).
-!. (309.?) - Al centro della tomba : grande
anfora a forma OYoidale allungata, di-
pinta sul fondo roseo-mar rone a zone di
Lriplice fasce ed a superfiee embricata
1'(0. 78 - VASO A l'I \SC"lll~TTA ntU-'11A TO\fOA xxnn,
in ro::;so cupo brillante (alt. 0.52). s. 7.

_ _ _J
,J A J, ISO$ 155

5. (3096) Anforonc ovoidale a collo cieco e grosso bt•cco verticale, dipinto più
rozzamente a semplici fasce orizzontali in rosso mattone opaco (0.425): cfr.
i tipi identici nelle tombe IV, YI e VII; cfr. fìg. 28.
Al di sopra del letto funebre :
6. (3105) - Anforettina a collo cieco e beccuccio, ornata di fasce e lineole e co-
rolle norcali intorno al collo (mm. 95).
7. (3118) - Vaso a fiaschetta, biansata, a corpo sferico, in creta finissima dipinta
su fondo giCJlletto chiarissimo a circoli concentrici ed a spina di pesce in

Pl(l. i1l - Ol:<IOOROE DELLA 'fOMBA xxvrr, N. li ·~ XXl'lll, "· IO.

rosso vinoso (0.155; fig. 78). Vasi a fiaschetta della stessa forma e con la
stessa decorazione elegante a circoli si rinvennero in Cipro.
8. (3108) - Vaso tripode, a piedi t rifidi, globulare con manico arcuato verticale
decorato su fondo marrone opaco a zona continua di segmenti curvi (0.2-!) :
cfr. gli esemplari simili della tomba XXXI, 23·4 e della necropoli di Lelos
(tomba VI, 3361-2).
9. t3119) - Vaso grezzo a tre piedi r itorti, monoansato, bucherellato (0.18).
10. (3101) - Bella oinochoe a corpo sferoidale, collo alto, becco smussato, ansa a
nastro con costolatura o bugnetta in rilievo, a colori brillanti e di fresca
conservazione: fondo giallo-marrone lustro con decorazione in rosso vivo di
I 06 A • .\IAIUIU

un grande polpo s'·olgentesi con i tentacoli al·


lungati e sinuosi intorno al corpo del vaso
(fìg. 79). Anche qui come nel vaso della tomba
XIX, n. 7, fìg. 51, si o:;serva i I colore sovrapposto
bianco per dar maggior rilievo al di::;egno sche-
matico del polpo (0.'35). B anche questo uno
dei prodotti meglio rnpprcsPntativi della tecnica
a vernice brillante della fabbrica di Jalisos.
l l. (3114) - l ~lcganLe piccolo bicchiere a campana
in crela lino giallctta, dipinto a doppia zona di
palmette geometriche ed a circoli concentrici
1' 1 ; , 80 - OICClttl~Rl)l)F.J1T ...-\ 'l'O~fB.\ XXXLIJ,
X. 11. alla base (0.07 ; fig. 80).
12. (3115) - Altro bicchiere a corpo conico for-
temente svasatoI monoansato l a piede leo-O'ermenle Ob
rilevato l dipinto sul fondo
giallo-chiaro a circoli spiraliformi a colore bruno (alt. 0.066, largh. all'orlo
0.10; fig. 81).
13. (3L11) - Tazzina mescitoio a beccuccio orizzontale dipinta in rosso vinoso con
r.ona a palrnette geometriche (0.071.
1-J.. (3116) - )linuscolo vasetto monoansato fincmenLe dipinlo a lineole e palmette
brune (0.067).
15- 6. (3112-3) - Due brocchettine a manico verticale <' beccuccio prominente di-
pinta l'una a fondo monocromo nerastro, l'altra rosso-cupo (0.09-0.11 ).
l 7-8. (3107 -3110) - Due coppe a piede raccorciato, biansate, dipinte esternamente
cd internamente a colore eguale ro'SO-vino:;o e rosso-cupo (0.078-0.1-1).
18-D. (:3 108-9) - Due tazze monoansate ad orlo c·arenato, a ·piede raccorciato,
grezze (0.08).
20-1. (3102-3) - Tazze a forma di kylikes a piccole anse orizzontali sull'orlo leg-
gennente carenato, rozzamente dipinte a colori opachi : l'una di esse è de-
corata sull'orlo a segmenti lineari. Per la forma e per la decorazione questo

PIG. $1 - B!OOHIE!U; DELLA TOMllA XX\'lll , I<. 12.


J A r, I SOS 157

tipo di coppa sembra preludere alle 1.-ylikes del periodo geometrico rodiese
(0.010-0.105).
Gli elementi vari di collana ed altri oggetti di ornamento rinvenuti presso il
lelto funebre, sono rappresentati nella fig. 82:
22. (3550J - Lunga collana formata da quarantotto grani amigdaloidi in pasta
vitrea grigia; - (3551) - Collana composta di ventun grani oliviformi e
di un cannellino cil indrico decorato a lineo inciso; - (3552) - J_iunga col·
lana a grani a bacche di mirto (n. 47) con una rotellina, da noi collocata

•·ro. 8~ - COI.LANA DELLA TO llOA XXl'lll, N 22.

al centro, in pasta vitrea gng1a. Questi vart elementi formavano probabil-


mente un'unica collana a piì1 file (fig. 82).
23. (3554) - Pendagli in pasta vitrea grigia e in gran parte frammentati con de-
corazione a due o tre riccioli usati come diadema.
24. (3558) - Serie di otto rosette di tipo miceneo in lamina d'oro sottilissima
in parte guaste dalla compressione del terreno.

TOMBA XXI.X - A profondità di m. 2.30 dal pia •1 0 di campagna piccola


camera sepolcrale a pianta quasi circolare (m. 1.55 X l...JO), preceduta da un dro-
mos lungo m. 5.80, largo L30; la porta, bassa e ben chiusa da murelJo a secco,
misurava 0.90 X 0.60 X 0.40. Si accertò una sola deposizione con il cranio volto
verso SSK L'anfora n. 1 è apparsa sollevata di 40-50 cm. al di sopra del piano
della tomba, ma ciò si deve unicamente al sollevamento prodotto dal franamento
del terreno.

l
158 A. MAIURI

l. l30861 - Grande anfora, rest:mrata da molti framm enti, a tre anse a corpo glo-
liulare, a fondo giallo-marrone chiaro, dipinta a larghe fasce bruno ed a
11ona a reticolato nella parte superiore (0.436).
2. (30 7) - Finissima anfora a colori brillanti in rosso a rosso-scuro sul fondo
giallo lucido : fasce e linee orizzontali e zona a palmette ondulate sulle spalle
che danno al vaso un' aria di eleganza e di movimento (0.253; fig. 83). E-
semplare bello per fresca e viva conservazione di colore.

lfJO. 83 - ANl·"OllA OKLLA •ro"nA XXIX, N. 2.

3. (3090) - E legante vasetto a forma di paniere, triansato, a fondo marrone lucido


con fascia a onda, circoletti puntiformi e circoli concentrici alla base (0.067;
fig. 8-1).
4. (3092) - Vasetto a forma di navicella, con ansa sul dorso, dipinto a fasce on-
dulate rosse (lungh. 0.12; fig. 85): è probabilmente come i simili vasi della
liomba XXI, n. 7-8, fig. 60, un tipo di lucerna fittile.
5. (3089) - Minuscola oinochoe a bocca trilobata con decorazione lineare a colori
opachi (O.O 5; fig. 8ù).
7-8. - Una brocchettina ed una coppettina biansata a colore monocromo rossastro.

[
J A f, I S OS 159

S.} - r.uo1: 1tNA A ':{A vro~r.r,A DE1.1.A ·ro,rnA ~xrx,


"'°· Hl VAs11·no rrnr.r.A ·ro~rn.\ xxrx, N. il.
IH(}.
N. 4.

TOMBA XXX - A monte della tomba IX cd allineaLa insieme con il gruppo


di lombo XIX-XXII, si rinvenne una camera sepolcrale con la porta franala, pre-
ceduta da un lungo dromos che aveva inizio al di sopra della vòlta franata della
tomba n. lX, segno evidente che essa dovè essere scavata in epoca successiva a
quesla ultima tomba. La camera a pianta ret.tangolare misura.va m. 1.90 X 1.70.
r.Ja scarsa suppellettile era costituita da pochi ''asi di piccole dimensioni: Ya-
setlo minuscolo <lei tipo a paniere (n. 3395) decorato di zona ondulata; anforetta
a collo chiuso a forma schiacciata, spalle piatte e beccuccio ,·erticale (n. 3400);
broc:chet.tina a manico verticale sul bordo e becco prominente (n. 3396); due coppe
(3397-8) in creta giallo-rosea dipinte a colore nerastro; tazza (3401) a campana di-
pinta a fasce e ci rcoli rosso·bruno. Si raccolsero inoltre vari grani e · pendagli di
pasta vitrea a lavorazione granulare.

TOMHA XXXI - Nell'area fra le tombe XXIV


e XX Vl U solo parzialmente esplorato in questa cam-
pagna, a causa della coltivazione a vigna: si miso in
luce una delle pitt ampie camere sepolcrali della ne-
cropoli il cui asse d'orientazione era da NNE a SSO. La
camera a pianta rettangolare irregolare misura nei
lat.i più lunghi m. 2.85 X 3.20. La ricca suppellet.tile,
t.ra le piit ricche ed abbondanti della necropoli, era
disposta ai due lati dell'entrata, lungo le pareti di
O\'est e di sud e nel mezzo della camera: si accertò
la presenza di lrc scheletri disposti lungo l'asse prin-
cipale della tomba, ma, data la corrosione subìta dai
relit.ti ossei e lo sconvolgimento prodotto dal frana-
mento della Y\)lta, il numero delle deposizioni poteva
essN maggiore. PI(>. /l6 - OINOOROE 01;1,1. ,\ '1'0\lllA
X'\lX1 "\, .).

_J
160 A. MAIUHI

l. (2879) - ~\nfora di grandiose proporzioni (0.056) a forma sferoidale piuttosto


allungata, a spalle tondeggianti, anse scanalate e molto riavvicinate alla base
del collo, piede ed orlo piatti ed a.;;sai sporgPnti. La decorazione sul fondo

PIG 8i - GRA!-:DE ASI'ORA UblLL ~ TOMBA XXXI (l!Sill),

giallo-roseo e grigio risulta per la metà superiore del vaso di fasci di linee
ondulate con tutti gli spazi vuoti riempiti da molluschi marini stilizzati a
forma di meduse o di actinie. Si ha pertanto anche qui una persistenza
della predilezione della ceramografia micenea a raffigurare il mondo subacqueo
marino, poichè evidentemente nei fasci di linee a onde il ceramografo ialisio
JALISOS 161

ha inteso di raffigurare il fondo del mare popolato di molluschi (fig. 87).


Per la singolarità-.: della decorazione è uno dei prodotti pit1 interessanti della
fabbrica di Jalisos.
2. (2880) - Altra grande anfora a corpo pit1 panciuto, spalle tondeggianti, collo
assai ri:>tretto (alt. 0.53). Decorazione sul fondo giallo marrone lucido a zone
a triplice fascia in rosso vivo e, sulle spalle, a uperfice embrica ta formata
da una fitta sovrapposizione di segmenti circolari: colori brillanti.
3. (2884) - Parte superiore di un'anfora di grandi proporzioni (diam. 0.48) in

l'IG. 88 - A:<FORONE ODl; l..A TO ll llA l('('(I, s. G.

creta giallo-cinerea- con decorazione in bruno di tre nautili negli spazi tra
lo anso a lunghi tentacoli spiraliformi.
4-.3. (2 81, 28 3) - Due anfore tria.usate di tipo comune con decor azione a fasce
e a zona embricata semplice sullo spalle (0.496·0.39).
6. (2882) - Anfor one a collo cieco, corpo sferoidale allungato con decorazione nella
zona ·uperiore di fasce orizzontali a spina di pesce e fasci a embricata
(0.41).
7. (2885) - Altro anforone a collo cieco a corpo ovoidale con due zone di deco-
razione in rosso opaco alquanto guasto: in basso fasce in trecciate a pal-
metta, in alto corolle floreali (0.368; fig. 88). Questi duo anforoni del t ipo
21
162 A. MAIURI

della biigelkanne ripetono in esemplari più


fini decorati, i grandi e simili anforoni delle
tombe IV, VI, VII, XXVIII.
8. l2890) - Parte superiore di un'anfora a
tre anse dipinta a colori brillanti rosso e
rosso-bruno con figuraz ione di nautili svol·
gentesi a lunghe spirali come nell'esemplare,
meno bon conser vato, n. 3.
9. (2886) - ·1GJegantissima oinochoe a corpo
sferico o becco prominente ad anatra ed
ansa con costolatura mediana in rilievo e
bugnetta all'attacco, finemente dipinta a
fondo giallo-marrone lucente. Intorno al
corpo del vaso si svolgono tre nautili, un
mollusco marino a forma di pecten dipinti
1'10. 8() - OINOOllOK OF:!,J,A TOllBA XXXI, ::<. 15.
a colori brillanti di straordinaria freschezza
in rosso vivo e bruno: dall'attacco dell'ansa
ricade una benda a tro na~ tri serpeggianti: alla base del collo corona di
segmenti a linea discontinua a zig-zag (alt. 0.29). rrav. I\'·.
LO. (288i) - Altra oinocltoe frammentata al collo, simile per forma e decorazione
a fasce ,·erticali serpeggianti all'esemplare meglio conservato della tomba
I V, n. 5, fig. 11 (0.30).
11. (2900) - An foretta a collo cieco, restaura la da molti frammenti, a piede alto, corpo
espanso a forma sfer ica appiattita sulle spalle, dipinta sul. fondo giallo-roseo a
fasc e orizr,ontali in rosso cupo brillante o due 7.0ne a linee cli segmenti (0.23).

PIG. 90 - VASETTO A PORllA DI AN1'1Al,•l OEl, LA TO)dlJ \ \.\.X:(1 N. 21.


JALISOS 163

12. (~888)- Anforettina a collo cieco e beccuccio in creta verde-cinerea, sferoi-


dale, a decorazione bruna (0.11).
13. (2901) - Anforettina a collo alto cilindrico, biansala, a fasce rosse e corolle
floreali (0.13).
14. (2889) - Fiaschetta, biansata, guasta, simile per forma e per il tipo della de-
corazione a circoli concentrici, all'esemplare meglio conservato della tomba
XXVIII, n. 7, p. 154.
15. (2894) ·- Minuscola e fine oinochoe in creta gialleLta con decorazione a fasce
brune, segmenti e circoli punt.iformi (0.08; fìg. 89).

Fl G. 91 - VASO A •r&E PIEDI OEJ,l,A ·rom JA io::x r, N. 2a.

16. (2903) - Minuscola olpettina a decorazione lineare rossa (0.07).


17-20. (2893-2902) - Due coppe a calice ad alto piede, con le due anse verticali
aLtaccate a ll'orlo a fondo monocromo gialletLo-cinereo; - (289:;!) - Una coppa
a piede raccorciato con le anse verticali attaccate al di sotto dell'orlo ; -
(2896) - 'l1azzettina grezza, monoansata, ad orlo carenato.
21. (2895) - Vasetto a forma di animale con manico di presa sul dorso, forato
sulla cervice e nel muso foggiato a grifo : occhi incavati a cerchio e rile-
Yati, orecchie ben distaccate, zampe a piuolo, coda e linea della giogaia
modellate in riliern: I' attacco delle corna, che dovevano essere molto pro-
minenti, indica che il rozzo modellatore ha voluto raffigurare un toro. Il
vaso in argilla rossiccia è dipinto a fondo rosso-bruno opaco con sovrappo-
164 A. ~!AIURI

s1z1one di fasce bianche che avvolgono il collo cd il corpo a guisa di un


ornato di bende tlungh. 0.16, alt. 0.123; fìg. 90). Per la modellatura e per
i colori ed il tipo della decorazione, questo singolarissimo vaso si differenzia
nettamente dagli altr i vasi a figura d'animale che ricorrono in questa ne-
cropoli (tomba XII, XX, fig. 57) e mostra invece una grande affinità nel
partito della decorazione con il vaso a forma d'anatra della tomba XV, n.
12, fìg. 100, che riterrei anch'esso di provenienza esotica. La ceramica cipriota
ha dato un buon numero di vasi ~del gener e ed alcuni di essi riproducono

ll'IG . 92 - ORI E OOLl,ANm DmJ,LA TOl(IJA xxxr, N. 20"34.

un identico tipo di toro 1 e tr attasi probabilmente anche in questo caso di


un prodotto di fabbrica cipriota.
22. (2897) - Vaso a forma di py.ris ad alto corpo cilindrico, munito di tre piccole
anse impostate obliquamente sulle spalle, decorata di semplici fasce orizzon-
tali in rosso- bruno (0.18).
23. (2898) - Vaso a tre piedi con alto manico ricurvo, munito di coperchio inne-
stato nel manico del vaso, a fondo giallo grezzo decorato rozzamente a fasce
e linee ondulate di un bruno terroso (alt. 0.245; fìg. 91).
1 ... re11uenti nella necropoli di Encomi i ,.3.~i a forma Ji
fi~. 4HU·!>O!. Un ,., . . o rhvto11 a forma di bue $i rin,·enne a.nche
huc : lltllllAI', o. c .. I" 31, 45, 47-8, fii;. tl" n. l!!\O, fii;. 71 • llochlo'; ali ri "•si • (orma J • animale dcl perioJo miceneo
n. 0;,1.s, li;:. 7~ n. 800, fig. 'il n. J.176 ; cfr. nella necropoli t1·ovo1hi nella colleiionc Jell' Anti11uario di Monaco, pro\'e -
di C11riu111, o. c .. p. ì4 lig. 10(). Per queste forme pl•stiche nienti da Creta, Ei:ina, Cipro e RoJi (S1r.ir.1<1~C-llAC1'L, o. c.,
dio ~embrano particolarmente care alla ccr<1mica cipriota cfr. tav. Il e V.
"'"hc le buone riproduiioni dcl PERROT·CHJPJF.Z, o. c., lii,
.J A (,, I SOS 165

2-l. (~890) - AILro rnso simile a tre piedi trifidi, mancante di coperchio, in rosso-
marrone opaco decorato a superfìce embricata nella parle superiore (0.26).
25 6. (2891 -2904) - Due piccoli vasetti a tre piedi ritorti grezzi monoansati a
corpo globulare, bucherellati nella parte superiore.
(2H06) - Insieme con la suppelletti le di que~ ta tomba si rinvenne in minuti
frammenti e potè esser ricomposto un uovo di truzzo la cui importazione
fra il materiale miceneo rodiese deve essere avvenuta a traverso i commerci
con l'Egitto: esso e ra considerato come un oggetto raro di abbellimento.
J./ unico altro esempio che possiamo citare per questo stesso periodo è l'uovo
d i struzzo della tomba V dell'acropoli di Micene, abbellito da una decora-
zione di delfi ni in fa i·ence e sostenuto da un piede di alabastro e sormontato
da u 11 dis;;o in oro : altri frammenti d i uovo di sLruzzo si sarebbero rinve-
11nLi anche nella tomba IV di Micene 1 •
28. (2903) - Pomo d'impugnatura di un pugnale in s0rpentino ''erde.

1'1(;. 9<:1 -
".<:1.:.'.'.
-
PE:SD.\GLI DELLA 'f0ll6.\
.

xxxr, s. 31 (3,;66) .
)_ __

2!l- 30. (3558) - Serie di dodici pendagli in frli'ence a ricciolo ondul_ato dello stesso
tipo e dimensioni dei pendagli del diadema della Lomba lV, fig. 18, in pasta
vitrea azzurra: solo in luogo della rosettina in pasta vitrea verdemare in-
nestata all'estremità, questi pendagli in fa i'ence hanno una rosetta a lamina
d'oro ; - (3557) - Serie di docl ici pendagli in /a i'ence grigia con cannellino
forato e tre riccioli stilizzati (fig. 92). Un ornamento sim ile che troviamo
nltresì nella tomba XXVUI ed in istato piì.1 frammentario in qualche altra
tomba, si rinvenne anche nel materiale dei precedenti scavi del Salz-
lllann e Biliotti ed in altre necropoli micenee dell'isola: serviva anch'esso
indubbiamente per diadema femminile.
31. Eleme nti vari di collane in oro ed in fai'ence grigia: - (3562) - Otto penda-
glieLti a forma di calice floreale a doppia voluta; - (3563) - Serie di dieci
grani in fai'ence grigia oliviformi e sette più piccoli grani a forma di bacche
di mirto con rirnstimento in oro; - (356i5) - Venti minuscole rosettine a
ot.to petali in lamina d'oro perforate da due forellini; - (3566) - Collana
ipote ticamente ricomposta con piastrine di fai·mce a foglia di edera cuori-

1
Cuiuo r:u·o o;~cllo di or11amenlo ruoel.iro J'uo,·o di :-.lruz- nell:.i 10111lJa Pollcdrara tli Vulci: v. ri1•roduzloni in PEl\1~01-
10 di pi1110 cJ iuri,o ron il conlorno 1lcllc figure, si ritrova C111r1r1, o. c., lii, 11· 855 si;g ., li;;. (!~4.g,

[
166 A. ::\lAI UR I

formi e pendagli d'oro a doppia rosetta, attraversate le une e gli altri da


due fori per cordoncino di sospensione (fìg. 93); - (3567 ·8572) - Grani globu-
lari cd otto fuseruole in steatite usate anch' esse probabilmente per collana.
32-3. (3559) - Grande anello d'oro a superfice g ranulare a filigrana con il castone

ll'I(l. 94 - ANELY,0 ,\I) INTAl?SCO l) l•l Lt. A TOMBA xxx r, N. 32.

ovoid ale riempito ad intarsio con lassellini di pasta vitrea azzurra e fai'ence
grigia (fig. 94) in parte caduti. Per questo tipo di anello ad intarsio cfr.
un esemplare simile della necropoli di Festo cd uno della necropoli di :\fu-
Iianà nell'isola di Creta 1 ; - (3561) - Cerchiellino d'oro fo rse per orecchino.
34. (3560) - Cinque rosette micenee a otto petali a lamina d'oro sottilissima in
parte guaste.

CO L 1 IN A DI '· MO ~ OII U VUN ARA ,,

La collina di Moschu Vunara (= la collina del vitello) si eleva isolata a forma


di rn ammellone, nel mezzo della pianura di 'l'rianda ai piedi del M. Fileremo, se·
parata dalla vicina altura di « Macra Vunara •> da una valleLta interposta solcata
da profondi canaloni. Presenta lo stesso carattere geologico di emersione marina
con banchi affioranti, nella linea di erosione, di arenaria ed a fian chi precipiti sul
laLo meridionale verso il monte (fig. 9:5). Sulla spianata su periore del colle restano
tuLtora le tracce ben visibili degli scavi praticati nelle campagne del 1868, 1870-1,
da parte del Salzmann e Biliotti, che in questa locali t~t sembra che raccogliessero
i maggiori risultati ed i più cospicui ritrovamenti. Sono ancora ben riconoscibili
non meno di 18 tombe disposte per la maggior parte lungo l'orlo inferiore e su-
periore della spianata, scavate a pozzo al di sopra della camera sepolcrale senza
tener alcun conto dei dromoi: in tutto questo gruppo un sol dromos appare essere
stato regolarmente scavato ed è quello di u na tomba rinvenuta con la volta della
camera ben conservata (v. pianta a fìg. 96) ; esso ci dà l'orientazione da NNE
a SSO. Con il sistema dello scavo a pozzo, praticato per vecchia consuetudine
• .\A~Tll UDIDIS, L a tomba di Artzà e la t1ecropo/i di ,lfu- t•i e uoperlt 11tlla lltcropoli di Phaestos in Jlo111m1. At1t. ,
lla 111l in f:/J/iem., Arch., HJOI, col. 50, fi:;. 13; SAVIG~ONI, Sca- XIV, i901, col. 591, fig. 53.
JALTSOS 167

locale e per economia di tempo, sono andate distrutte le volte di altre camere
che, a giudicare dalla forte crosta calcarea che forma la spianata, dovevano esser
in gran parte intatte e conservare in buono stato i corredi sepolcrali.
Abbandonata pertanto la terrazza terminale della collina che risultava esser
stata completamente esplorata dal Salzmann e Biliott.i, la nostra campagna di scavo,
in prosecuzione di quella sulla « .l\facra Vunara », si è estesa alla terrazza irnme-

FIG. 95 - COLLINA DI MOSOUIJ \"lJ.s'A ll.\.

diatamente sottostante a quella dei vecchi scavi, scoprendo in essa una parlo ancora
intatta della necropoli con altre 18 tombe. Un assaggio praticato nella terza ter-
razza inferiore portava allo scoprimento di un'altra. g rande tomba a dromos, la
quale appariva peraltro esser stata completamente depredala fin da epoca antica.
Le tombe (v. pianta a fig. 90) si presentano allineate in serie di due gruppi
principali, separati da un largo spazio interposto nel quale non si rinvenne alcuna
deposizione 1 ; come nella collina di <e Macr:;i. Vunara n, i dromoi hanno inizio al-
1 La 111•11c:1n7.0 di tombe :i dromo, nell'arca centrale dd la d•ttc rondizioni del 1or1·cno, prolmbil111011te alla pre<cnza <li un
torr:1n:t ritcugo !(i debba attribuire esclusivamente a meno a.. hanro di arena.da 111c110 (arilmcntf\ Ja,ornhile.
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J A T, I SO S 169

l'orlo della spianata e si profondano a piano sensibilmente inclinat-0 e ad apertura


ogivale, fino ad incontrare il banco di roccia meglio adatto per resistenza e per
spessore allo scavo della camera sepolcrale. L' or ientazione è generalmente da NNO
a SSE con maggiore deviazione, rispetto alle tombe della Macrà Vunara, verso

1110. 07 - NBOROPOLI )1!0 ENBA 01 MOSOBU V UNARA • OMllllRA 1; DtlOllOS D&l, LA TOll8A Xli.

sud dovuta alla diversa conformazione ed orientazione delle spianate delle due col-
line. Dei caratteri generali di questa seconda necropoli e delle particolarità di al-
cune tombe diremo in seguito.
TOMBA XII - All'estremità ~E della spianata: ampio e lungo dromos (lungh.
m. 7, largh. 1.10-1.35); camera a pianta quasi quadrata (2.65 X 2.70) giungente
alla profondità di m. 4.25, con la volta franata e preceduta da porta arcuata chiusa
per due terzi dell'altezza da rozza maceria di sassi e scheggioni d'arenaria (fig.
170 A. ;\IAIURI

97). Le tre pareti della camera, oltre quella d. ingresso, apparivano esser state
inca,•ate a nicchia nello spessore del banco vergine di arenaria per permettere
evidentemente una piì1 comoda deposizione degli scheletri e dei corredi funebri.
Peraltro la scarsa suppellettile di tipo povero e tardo, il tumultuario sconvolgimento
in cui fu rinvenuta e la parziale demolizione della maceria di chiusura della porta ,
inducono a supporre che questa tomba, insieme con altre di questo gruppo, abbia
sub\to nel periodo stesso miceneo una spogliazione per successiva deposizione. La

ll'IO. 98 - VASO A lllGUnA UI ANl\CA!.11 0~!.l,A TOMllA Xli, N. 17.

ceramica rinvenuta nella tomba rispecchia, nella forma e decorazione dei vasi, il
periodo sub-miceneo, mentre alcuni frammenti di ceramica a vernice brillante rac-
colti nello scavo del dronios possono essere i relitti di una più antica deposizione.
Concrezionati nel terreno durissimo si osservarono i frammenti di due crani r i-
mossi e sconvolti dal franamento della tomba. La uppelletlile era formata da 17
vasi della maggior parte dei quali non si poterono ricuperare tutti i frammenti.
1. (3120) - Grossa anfora a collo chiuso, corpo sforico. a fondo gialletto con de-
corazione a fasce orizzontali Ìll rosso·hruno (0.31).
2-6. (3125-8, 3130) - Sei anforette di medie e piccole dimensioni a collo cieco e
beccuccio con decorazione in rosso diluito e bmno a semplici motivi lineari
di tipo geometrico (mm. 87-135).
.J 1\ 11 I S O H t7 1

7-10. (3121) - Brocchetta monoansata a fasce brune; - (3l:Z2) - Tazza a cam-


pana ad anse oblique in creta rossa dipinta i nternamentc ed esternamente a
colore nerastro (mm. 93); - (3123) - OalatMscos a corpo a campana for-
temente svasato con decorazione lineare guasta (mm. 105 X 215); - (3124)
- Brocchct,tina mescitoio monoansata con beccuccio terminante a coppetta
per infusi (cfr. i numerosi tipi del genere delle tombe XVII, n. 43-9; XX,
n. 4-5; XXXII, n. 20- 1).
11-6. - Vasettini minuscoli frammentati tra cui un piccolo bicchiere cilindrico
(3134) a fasce rosso-opaco e linea orizzontale a palmetta geometricamente
stilizzata (mm. 71).
L7. (3L29) - Il pezzo più importante della tomba è costituito dalla parte anteriore
di un vaso a figura di animale (cavallo) ù.ello stesso tipo di modellatura e
decorazione dell'analogo vaso della tomba XX, n. 3 (fìg. 98). Con le gambe
a piuolo assai divaricate, il corpo a botte, cilindrico, le orecchie distaccate,
la criniera rappresentata da una linea crestata in rilievo, gli occhi globular i
anch'essi in rilievo circondati da un circoleLLo bruno. J_ia decorazione suUa
creta roseo·chiara è a fasce orizzontali e ver ticali leggermente ondulate
(alt. 0.25).

TOMBA XUI - Separata da poco più di un metro dalla precedente, ha il


dromos pit1 breve ed egualmente profondo (lungh. m. 5, largh. m. 0.95-1.25, prof.
mass. m. 4), la camera sepolcrale con la volta interamente franata a pianta più
irregolare (m. 1.90 X 2.50). Sul piano della tomba non si rinvenne alcun oggetto
ma pochi frammenti di ceramica e di ossa che indicavano un'antica violazione.
Solo negli angoli risparmiati da manomissioni si ricuperarono tre minuscoli vaset-
tini ricoperLi dalla dura concrezione del terreno calcareo e pochi grani di una col-
lanina a perline globulari in pasta vitrea bleu appartenenti a l corredo di una tomba
infanLile.
1-3. (3137) - Minuscola pyxis biansata ordinaria a fasce rosse e a linea di gocce
(mm. 55); - (3138) - Ollettina biansata (mm. 65); - (3139) - Anforettina
a fasce brune (0.085).

TOMBA XIV - Piccolissima tomba infantile di forma diversa dalla comune


(v. piant,a a fig. 96): il dromos largo all'inizio m. 0.60 si restringe alla fine a m.
0.30: un solo lastrone di arenaria collocato verticalmente a due terzi della lunghezza
del dromos e rinforzato da pietre grezze minori, formava la porta di chiusura t ra
questo e la camera sepolcrale; la camera alla profondità di m. 2.BO a forma ovoi-
dale allungata (m. 1.10 X 0.45) conteneva una fossa ret,tangolaro approfondita nel
piano della tomba ed occupante quasi tutta l'area della camera. Disgraziatamente
la tomba appariva violata e nessun oggetto si potè ricuperare. Per il tipo della
tomba a fossa scavata nell'interno della camera a dromos cfr. r analogo esempio
dato dalla tomba XX del gruppo di Macra \Tunara, p. 133, fìg. 55.

[
172 A MAIUIU

T01'1BA. XV È la prima delle tombe di qUt•sta necropoli rinvenuta con Ja


volta ben consen'ata e la suppellettile in buono stato di conservazione. Il dromos
lungo m. 7.30 oltrepassa la linea delle tombe circostanti e presenta a due terzi circa
della sua lunghezza una specie di alto gradino (0.30); la porta ad arco era ben
chiusa dalla consueta maceria di sassi. La camera a pianta rettangolare (m. 1.80
X 2.00) presentava intagliata nel banco di arenaria una rozza volta ad arco ribas-
sato la cui sommità r aggiungeva l' altezza di m. 1. 70. La suppellettile era disposta
lungo i lati ed al centro: solo qualche vaso appariva frat,turato dalla caduta di

l!!G. 99 - GRU PPO 0 1 VASI Ol!C.J, A ·r om1 A xv.

scheggioni della vòlla: due scheletri erano di posti parallelamente ai lati di NO e


di SE; l' olla cineraria con le ossa combuste, n. 25, era lungo la parete di SE.
1. (315-:1:) - Elegante anfora a collo cieco e beccuccio, a corpo sferoidale allungato
(0.26; fig. 99) dipinta a fondo marrone lucido con decorazione in rosso
brillante a tentacoli di polipo avvolgentesi al ventre del vaso con sovrappo-
s izione a color bianco di una linea a zig-zag; t ra le curve dei tentacoli
grandi rosette di tipo miceneo a sette petal i.
2. (3155) - Finissima anfora a collo cieco, a corpo s ferico compresso, a colori bril-
lanti, gialletto e rosso-bruno (0.205; 'l'av. lI); sul prospetto polipo a tentacoli
sinuosamente svolgentisi e nel campo due molluschi marini e due teste di
anatra. Esemplare di accurato disegno e di grande freschezza di colori.
3. (3140) - Anfora a collo cieco dello stesso tipo e decorazione del n. 1 a polpo
e rosette ma a colore completamente corroso (mm. 275).
17:-{

..J.. (3L-H) - Altra anfora a corpo panciuto a decorazione lineare in bruno opaco,
con zona interposta a fiori di loto e intorno alla base del collo, a triangoli
riempiti di segmenti (mm. 235).
o· 6. (3142-3) - Due anforette a collo cieco, globulari, a color rosso vinoso scuro,
e decorazione a fasce: nell'esemplare 3843 ricorre la caratteristica zona a
metope che si riscontrerà di frequente nelle coppe del geometrico rodiese
(fìg. 99) ed il triangolo a reticolato, motivo anch'esso caro alla ceramica
arcaica di Rodi.
7-9. (3144, 3150-1) - Tre anforetto a collo cieco, sferoidal i, dipinte a fasce e a
motivi lineari con zone a reticolato.

FIG. 100 - VASO A FORMA Dr ANATllA DltLl,A ·roMllA x1·, N. 12.

10. (3165) - Anforetta a collo cieco del tipo piì1 volte esemplificato a corpo slan-
ciato, spalle tondeggianti, a colori giallo e rosso brillanti con palmette sti-
lizzate geometricamente l0.19).
11. (3149) - Mescitoio a forma di grosso bicchiC're a campana, monoansato, con
beccuccio orizzontale profondamente corroso noll' ingubbiatma e nella~ deco-
razione (mm. 155).
12. (3159) - Vaso modellato a forma di anatra accovacciata, con le zampe distese
formanti la base, il becco, forato, ricurvo, gli occhi globulari, la coda corta
a ventaglio, il corpo pingue panciuto. Sul dorso, sorretta da un'ansa si apre
una tazzet.tioa imbutiforme per l'immissione del liquido destinato al vaso
(fig. I00). La decorazione è a fondo rosso-cupo con SOYrapposizione di fasce
bianche intorno al collo ed al corpo. La modellatura ispirata ad un fresco
senso realistico ed il tipo della decorazione mostrano grande analogia con
I7 I A. ~IAIURI

il vaso a forma di bue della tomba XXXI; l'uno e 1' al tro probabilmente
d'impor tazione cipriota (alt. mm. 12, lungh. 205).
13. (3156) - Piccolo calathiscos a campana a fasce ro so-mattone opaco con tre
idoletti femminili attaccati sull'orlo, r ozzissimamente modellati e dei quali
uno è fratturato alla base : dei due rimasti
l' uno è a braccia conser te sul petto, l'altro
è con le braccia sollevate ad arco sul capo
e mostra il rilievo mammellare (0.067 ;

N. 13 (3156) N, t8 (8169)

N. 26 (8579)

N, 29 (3582)

VlO. 101 - OA uATlllSOOS, VASETTO, OOLTIJLLO Il SOALPlilLL O Dt BLIO:l'ZO DllL.t.A TOMBA X:V .

fig. 101 ). Ofr. i vasi con idoletti in rilievo sul bordo provenienti dalla tomba
XXXII, n. 25, p. 179 '.
14. {3157) - Altro simile calathiscos a semplice decorazione dipinta (O.OS).
15 -7. (3 1Gl-3) - Tre piccoli e rozzi idoletti muliebri, dei quali l'uno con le braccia
strette al seno, e gli altri due con le braccia ad a rco sul capo; a corpo ci-
lind riforme con la base incava ta, volto profilato, ·eni ed occhi dipinti a
cerchio pun tiforme senza alcun riJie,·o (alt. 0.07-8; fig. 99).

An.loi;o '"'etto co11 due idoli in rilie•i .ull"orlo a brac- IJiliolli; ,.Frnr\\A>:C'GLER-LOlSCllt~E,o.c ., 1a,-. Vl,35(!'!),chc
ri.l "'l'rl'.•IC ~i rin\Cfllll! nei prt•('('tlt•nti sca\· j tlt•l Salzmann ,. s i ri ft•ri:;cono pt·r il tipo tl SCllLU:MA:"tN, Jlycène1, tav. e, 1.
JAI.itSOS 1i5

l8. (3160) - Singolare forma di vasetto in creta grezza non depurata, formato da
un dischetto piatto circolare nel cui mezzo è innestata un' olletta globtùare
collegata all'orlo del disco da un' ansetta orizzontalo (alt. 0.02, diam. alla
base 0.103; fig. 101). Forma nuova della tarda ceramica sub-micenea.
19. 13l60) - Vasetto gemino formato da due ollette accoppiate riunite da un
manico trasversale a nastro, con decorazione a semplici motivi lineari a fi.
lamenti, a spina di pesce sciolta, ecc.
20-·1. (3152-3, 3166-8) - Serie di cinque minuscoli vasetti a tipo di olletta, di an-
foretta dipinti a fasce in color rosso o bruno opaco.
25. (3148) - Degna di speciale attenzione è la rozza olla cineraria monoansata
contenen te le ossa umane di un sepolcro a cremazione, dello stesso identico
tipo delle olle cinerarie rinvenute nelle tombe XVCI e XXXII (p. 1J 8 e 176),
ma interamente guasta per profonda corrosione e conservata nel Museo nelle
stesse condizioni di frattura e di corrosione in cui fu rinvenuta. Le ossa,
frammiste al terriccio caduto, mostrano le stesse condizioni di prolungata
combustione e di frattura degli altri sepolcri a cremazione di questa ne-
cropoli: cfr. Caratteri generali ecc.
Insieme con la ceramica su descritta si rinvennero i seguenti oggetti:
26-9. (3579) - Lungo coltello in bronzo a lama serpentina con l'estremità dell'im-
pugnatura fatta ad anello circolare (0.26; fig. 101); - (3!582) - Piccolo scal-
pello in bronz:-> (0.122; fig. 101); - (358-l) - Due ami in bronzo fortemente
ossidati (m. 0.05; fìg. 101). Ami in tombe micenee si rinvennero anche a Mi-
cene; - (3580) - Nastro a lamina d'oro a forma di tenia con due forellini
all'estremità (mm. 142); - (3585) -- Un bottone discoifor me in avorio ed
un frammento d i pettine in osso; - (3583) - Due fuseruole in steatite ed
una fittile biconica.

TOMBA X VI - Piccola tomba con il <iromos in parte franato (lungh. m. 3),


la camera a pianta quasi elissoidale (m. l.70Xl.40) con la vòlta ben conservata ad
arco assai ribassato (alt. mass. 1.10). La conservazione della volta permise di osservare
l'originaria deposizione della suppellettile e degli scheletri meglio che in altre
tombe. La tomba conteneva due scheletri appartenenti evidentemente a due deposi-
zioni di diversa epoca: l' uno di essi, appoggiato lungo la parete destra della camera
con il capo all' angolo NO ed i piedi verso la parete di fondo, appariva nella posi-
zione di rannicchiamento con le tibie contro lo sterno; le ossa ed il cranio del-
1' altro scheletro erano invece ammassate a cumulo ne ll'angolo SSE come se fossero
state rimosse dalla loro originaria positura per far posto a nuove deposizioni. Che
ciò si debba attribuire ad un vero rimuovimento per successive deposizioni è con-
fermato dai numerosi casi analoghi osservati dal Cavvadias nello scavo della ne-
cropoli micenea di Kephallenia (v. Cavvadias, o. c., p. 3Gl sgg.). Disgraziatamente
la suppellettile, all' infuori del vasetto n. 5, sembrava appartenere alla posteriore
deposizione e nessun criterio cronologico era offerto dallo srarso corredo per deter-
17G A. MAIUHl

minare l'epoca delle due deposizioni nella tomba. La ceramica, a vasi di piccole
proporzioni, è tutta del più tardo periodo, di tipo sub-miceneo, a decorazione esclu-
sivamente lineare. Il ripiano della camera appariva accuratamente ricoperto di uno
strato di ghiaia.
1-3. (3170-2) - Anforettine a collo cieco e beccuccio dipinte a fasce in rosso di-
luito e in bruno opaco (mm. 105-12).
4-6. (2175) - Vaso ollare a tre anse oblique a fondo marrone chiaro con zona
sulle spalle a reticolato bruno a colore evanido (0.16); - (3173) - Ollettina
biansata ordinaria a decorazione lineare; - (3174) - Olpettina sferoidale a
fasce brune su fondo rosso-mattone (mm. 105).

T ol\rnA XXXII - Grande tomba alla profondità di m. 4.70 dal piano di


campagna, preceduta da lungo ed ampio clromos ogivale (m. 7 X 1.20) con porta a
forma trapezoidale (1.20 X 1.00 X 0.70) chiusa per l'intero spessore da maceria di
pietre brute; la camera, tra le più ampie della necropoli, a pianta rettangolare (m.
3.75 X 3.00), a pareti ben tagliate nel banco di roccia, conservava la volta ad arco
ribassato con lo sviluppo di m. 2.10 di altezza. Erano deposti sul piano della tomba
nove scheletri dei quali sette allineati nell'asse di orientazione del drornos, due
parallelamente alla parete di sud con i crani volti verso SE. Nel piano roccioso
della tomba erano scavate tre buche rozzamente circolari, delle quali due ai lati
dell'entrata ed una quasi al centro della camera: nella buca a pozzetto presso
l'angolo NO, maggiore delle altre (0.95 X 0.65 X 0.28), si trovò coricata un'anfora
ollare dello stesso tipo della tomba XVII, p. l l8, riempita di ossa cremate. Negli
altri due piccoli pozzetti non si rinvenne alcuna traccia apparente di deposizione,
ma non è da escludere che potesse trattarsi di scheletrini d' infanti : erano ad ogni
modo pozzetti preparati per sepolcri a cremazione. Dato lo spesso numero di depo-
sizioni e la copiosa suppellettile collocata per la maggior parte intorno alle pareti
ed in minor numero nel mezzo, non sarebbe stato possibile sceverare i vart corredi
funebri e distinguere la rispettiva appartenenza per ciascuno degli inumati. La
ceramica, come vedremo, presenta lo stesso omogeneo carattere del più tardo pe-
riodo di questa necropoli (fìg. 102).
1. (2805) - Anfora a collo cieco, a corpo sferoidale allungato, a fo udo gialletto
marrone a decorazione bruna: sul ventre, tra fasce orizzontali, zona a doppia
spirale ricorrente: sulla spalla linea a zig-zag, a semicerchi diritti e rovesci:
ai lati del becco due anatre di mare ed intorno al collo due anatre e due
pesci natanti (0.29 ; fìg. 103). Per il motivo delle anatre e dei pesci sulle
anfore di questa necropoli cfr. la tomba XVII, fig. 39.
2-4. (2780, 2809, 2827) - 'l're grosse anfore panciute a color giallo-cinereo, giallo-
marrone, con decorazione sul prospetto di un polipo a tentacoli svolgentisi
a nastro intorno al corpo del vaso e, negli spazi delle volute, figurati anatre
di mare, pesci e grandi rosette di tipo miceneo sul tipo dell'anfora della
JALISOS 177

tomba XV, n. 1-2, p. 172. La corrosione del!' epidermide del ,~aso e la non
perfetta cottura del colore, han fatto comparire in gran parte l'originario
aspetto della decorazione che nell'esemplare 2809 non era privo di eleganza
(0.235-0.31).
5. (2801) - Anfora a collo cieco, a corpo sferico compresso, in creta fine a fondo
giallo-marrone con semplice decorazione lineare a fasce rosse (0.25).

llIG. 102 - GRUPPO OI VASI OlllLJ,A TO&lllA XXXII.

6-9. (2772) - Rozza anfora biansata olliforme con Ie anse attaccate all' orlo a su-
perficie grezza ornata da tre fasce sul ventre e da fascia serpeggiante bruna
sul dorso delle anse (0.322; fig. 10-!); - (2773·4) - Due anfore monoansate
olliformi a fondo giallo-cinereo chiarissimo con decorazione a larghe fasce
brune ; nell' es. 2773 le fasce ricadono a nastro dalla base dell'ansa (0.25 ;
fig. 104); - (2 26) - Anfora dello stesso tip:> ma dipinta a bel fondo roseo-
marrone semilucido con sovrapposizione di fasce rosse e rosso-brune (0.27).
10. (2828) ·- Anfora olliforme panciuta ordinaria con fasce a color evanido, rin-
23

_J
178 A. ).IAIURI

venuta nel pozzetto circolare, riempita di ossa di uu sepolcro a cremazione,


chiusa alla bocca da una scheggia di arenaria (0.29). Per l'esame anatomico
ddle ossa di que3to sepolcro v. appresso: CamttPri generali, p. 239.
11-6. (2779, 2782, 2787, 2790, 2810, 2816) - Serie di sei anforette a collo cieco
e beccuccio, di piccole dimensioni (mm. 9:2- LGO), a corpo sferico decorate ge-
neralmente a motivi lineari a colori opachi.
17. (2814) - Elegante anforettina a forma sferica allungata in creta roseo-pallida

PlG. 103 - ANFORA OBLl,A TO~HIA XXXII, N. I.

con decorazione da un lato di un polpo stilizzato e dall' altro di elementi


fitomorfi schematizzati a segmenti filiformi (O. Ll).
18-9. (2 08, 2812) - 'I'ipo di oinochoe a becco tondo, corpo globulare con larga
fascia mediana bruna con circoli spiraliformi o semicerchi inscritti sulla
spalla: l'una è ad ansa tortile (0.20).
20-1. (2776, 27 3) - Due brocchettine monoansate a mescitoio con il beccuccio
terminante a tazzetta ad un sol foro (0. L7); cfr. i tipi identici nelle tombe
XVIJ, XX.

[
JA LIS08 179

22--!. (2 ' ll, ~818, :2825) - Gn calatlws e due calathiscoi a tronco di cono ro-
vescio con strozzatura mediana e la parte superiore molto svasata, dipinti
a fondo roseo-marrone con sovrapposizione all'esterno ed all' interno di
circoli concentrici (0.095-0.1-1).
25-6. (28 L3-2815) - Due minuscoli calathiscoi dipinti nel cavo a fondo monocromo
rosso-mattone e a segmenti sul rovescio dell'orlo : il primo ha innestati
sull'orlo ed in corrispondenza delle anse due idoletti muliebri in miniatura
del consueto tipo a braccia sollevate ad arco sul capo; il secondo ha egual-
mente sporgenti sull'orlo due protome bovine attaccate per la base alle

rio. 10~ - TIPI DI ANFORE El OOPPA OMLt.A TO~IUA XXXII (2778-1).

sottoposte anse (mm. 45 X 55). Cfr. il calathiscos con identica decorazione


plastica della tomba XV, n. 13, p. 174.
27-8. (2796, 2829) - Due vasetti circolari a forma di pyxis su tre bassi peducci,
con due anse oblique e due bugnette salienti sulla spalla: !'es. 2829 senza
peducci, ma a colori bruni ben conservati, è dipinto sul fondo marrone-cupo
a fasce ed a zone di semicerchi (mm. 92; fig. 105).
29-30. (27 5, 2824) - - Due pyxis circolari minuscole (0.06·0.08) l'una triansata,
laltra biansata, con decorazione sulla spalla a palmetta schematica ed a
zona a reticolato bruno (fig. 105).
31-3. (2803, 2807, 2830) - Vasetti globulari olliformi triansati e biansati; due di
essi con elegante decorazione di tipo geometrico e con zona a spirale ricor-
rente: colori freschi e brillanti (0.12).
34. (280-!) - Vasetto gemino formato da due ollette accoppiate e riunite da un
180 A • .\fAIUIU

alto manico arcuato a paniere: decorazione a fasce oblique e curve in bruno


pallido sh!.vato (0.10) ; cfr. il tipo analogo nella tomba XXXVIII, fig. 115.
35-6. (2795) - Coppa a calice ad alto piede a due anse ver ticali a corpo conico
sensibilmente deformato all'orlo, dipinta su l piede, lungo le anse ed intera-
mente nel cavo a vernice bruna a riflessi metallici, con zona risparmiata a
fondo grezzo nella parte superiore esterna (O. lG:) ; fig. 10-!); - (2782) - Oop-
pettina a calice della stessa forma a fondo nerastro slavato nel cavo (0.08).
37 - 40. (2786, 2798, 2821, 2823) - Quattro tazzettine a piede raccorciato a fondo
grezzo, monoansate, a bordo carenato con semplice decorazione a gocce sul
rovescio dell'orlo (0.07-8).
..J. l. (2784) - Coppa a piede raccorciato a due anse oblique, bordo carenato in
creta fine giallo-rosea, dipinta a linee concentriche al piede e a tinta mono-
croma nerastra (0.115).

f'IG. 105 - •rfPO DI PYXIS O f:Lr.A TOMlJA XXXII, N. l!!J.

42-3. (2ì93-7) - 'razze a campana carenate, a due anse verticali, di cui l'una
con linee a spirali all'esterno e tinta nerastra nel cavo, l'altra con semplice
decorazione a gocce sul rovescio dell'orlo (0.08·0.09).
4-!. (;H8U) - Brocchettina ad ansa a nastro verticale sull'orlo e lungo beccuccio
prominente con decorazione bruna a triangoli e a fasce (O. 135).
-!5-05. (2777-8, 2781, ~791, 2794, 2799, 2800, 2820, 28~1·2, 2775) - Serie di va·
setti ollari, per la maggior parte di minuscole dimensioni, biansati, di tipo
ordinario con decorazione a fasce in bruno o rosso opaco con motivi geo-
metrici (l'esemplare più piccolo misura 0.06, il più grande 0.133).
56-7. (2802) - Vasetto globulare monoansato grezzo del tipo dei vasi a treppiede
bucherellato nella zona superiore; - (2806) - Vasetto a treppiede, frammen-
tario, bucherellato.
5 . (2819) - Anforettina sferica monoansata con triangoli inscritti sulla spalla (0.095).
Oltre alla copiosa ceramica descritta, si raccolsero da questa tomba i seguenti
oggetti:
.J A L l SO S 18 1

59. (3598) - Idoletto fi ttile muliebr e a corpo campanato del consueto tipo con le
braccia sollevate ad arco sul capo (uno dei bracci è spezzato), dipinto a li-
neole rosso-brune: seni ed occhi dipinti a circoletto punteggiato (mm. 95).
60-3. (3086) - Grande coltello a lama trapezoidale, in bronzo, con tre chiodi sul
manico (lungh. 0.22, largh. 0.07; fig. 106); - (3587) - Pugnale a lama stretta
aguzza, rotto in due pezzi, molto ossidato (0.22; fig. 106); - (8589) - Col-

PIO. 106 - llRO~ZI DELLA TOMllA '('('(([,

tello a lama lunata a forma di rasoio con manico ricurvo (0.22 ; fig. 106) ;
- (3588) - Pinzetta in bronzo rotta in due pezzi (fig. 106).
o.J.. (:-3590) - Lunga e stretta tenia a lamina d'oro forata alle due estremità (lungh.
0.31). L ·uso della semplice tenia aurea a nastro, usata probabilmente solo
per contenere l' acconciatura dei capelli, si tramanda alle necropoli del pe-
riodo geometrico rodiese (cfr. Parte II).
Gò-8. Oggetti in avorio e in osso: (3597) - Pomo in a vorio a pera, forato, per
essere innestato al manico di un coltello o di un pugnale; - (3594) - Piccolo

[
l82 A. MAlURl

fuso in avorio con verticillo, frammentato (0.10); - (3599)- Parte terminale


di un ago crinale in osso; un bottone discoide forato in avorio.
69. (3ò95) - Serie di venticinque conchigliette di Cyprea litrida forate per esser
disposte ed usate a collana; l' uso di conchiglie per ornamento del costume
femminile era già documentato a Rodi nelle tombe del periodo geometrico, .
a Vrulià (Kinch, o. c., p. 160-1); due esemplari di Cyprea litrida forati per
esser sospesi a pendaglio d'ornamento provengono al British Museum da
Camiros e probabilmente dalle tombe micenee di quella necropoli.
70-1. (3592-3) - Due affilatoi in pietra argillo-schistosa a forma trapezoidale con
foro di sospensione (0.05-6).
72-4. (3591) - Tre piccole fuseruole a tronco di cono e biconiche in steatite nera.
Questa tomba per la ricca esemplificazione del materiale tutto omogeneo per
forma e decorazione, costituisce insieme con la tomba XVII uno dei gruppi più
eminentemente caratteristici dell' ultimo periodo del miceneo rodiese ed offre nel
complesso elementi tectonici e stilistici di grande evidenza per il trapasso alle
forme ceramiche del successivo per iodo geometr ico.

T oMBA XXXIII-IV - A sinistra della tomba XII si aprono sul fianco stesso
scosceso del colle, in parte denudate dall'originaria antica protezione del terreno,
due tombe immediatamente contigue una all'altra tanto da avere una parete
comune così sottile da esser stata rinforzata da un roz·zo muretto di sassi: i dromoi
appaiono franati e caduti nello scoscendimento della collina. La tomba XXXIII
ha intorno ai tre lati della camei·a un basso podio rialzato, ricavato dal banco di
roccia, a guisa di un letto funebre : su di esso si rinvennero . quattro anforette a
collo cieco ricoperte da durissima concrezione calcarea e pochi relitti di ossa ap-
parentemente di due scheletri inumati; nella parte bassa della camera incavata a
guisa di fossa r ettangolare un pozzetto circolare piccolissimo tanto da contenere
nella sua cavità un rozzo vaso ollare riempito di terriccio e qualche avanzo di ossa
sottoposte a cremazione. La tomba XXXIV a pianta quasi trapezoidale e più fra-
nata della precedente, presenta va, allo sbocco del dromos nella camera, un poz-
zetto rettangolare contenente due vasi in frammenti. La poca profondità di queste
due tombe rispetto a quelle vicine (m. 1.50) e la poverissima ceramica inducono a
riconoscere in esse una delle ultime deposizioni dell' intera necropoli. È anche da
dubitare se in queste due tombe avesse potuto esser praticata la costruzione a
volta o non piuttosto la semplice fossa.

TOMBA XXXV - La camera sepolcrale, alla profondità di metri 3, pre-


ceduta da clromos largo all'inizio 0.70 ed al termine m. 1.55) è a pianta ovoidale
con gli angoli di risvolto della porta appena accennati (m. 1.85 X 1. 70); la volta
appariva solo in parte conservata. Le poche tracce di deposizione appartenenti a
non piì1 di due scheletri, erano sconvolte dal franamento del terreno , la suppel-
lettile, assai copiosa rispetto alle modeste dimensioni della tomba, era disposta in·
JALISOS 183

torno ai lati e nel mezzo della camera, in parte fram·nentata dallo sprofondamento
della volta.

1-2. (3179· O). - Due anfore a collo cieco, a corpo sferico panciuto, a fondo giallo-
marrone decorate ciascuna di due polipi stilizzati sul prospetto anteriore e
posteriore con riempimento, negli spazi delle volute, di molluschi, di pal-
mette e circoli puntiformi: color rosso-bruno in parle corroso (0.245·0.28).
Per il tipo della decorazione si riaccostano alle anfore n. 1-2 della tomba XV.

~~-~ ·..,

l?JG. 107 - l'ASI Oli1Ll,A TOMBA XXXV.

3. (323:3) - Anforetta a collo cieco con beccuccio spezzato, decorata a fasce con
zona a denti di lupo e, intorno alla base del collo, a rombi con appendici
spirali formi: disegno di tipo geometrico a colori opachi evanidi (0.201 ).
J. (3232) - Anfora ad anse verticali ad orecchia a corpo globulare decorata a
fasce rosse ed, intorno alle anse, contornata da cerchielli (0.32). Per la forma
e decorazione cfr. l'esemplare analogo della tomba XVII, n. 15, p. 121.
5. (823 L) - Vaso ollare panciuto a due anse oblique a ciambella ed a quattro
bugne salienti forate ad occhio per la sospensione a cordicella, dipinto a fasce
brune 10.1 !13; fìg. 107).
184 A. MAIURI

6-7. (325G-7) - Due vasetti ollari a tre anse: l'uno di essi a fondo lucido roseo-
marrone reca sulla spalla una zona a fitto reticolato bruno.
8-9. (3237-8) - Due calatho'i dei quali l'uno più ordinario a corpo a tronco di
cono con fasce brune, l'altro a bordo carenato con le anse verticali cilin-
driche terminanti a protome taurina e con linea di gocce sull' orlo (0.150-
0 115).
10. (3185) - Ciotola a corpo emisferico, orlo diritto, dipinta a fasce e linee con-
centriche, forata al centro da un foro eseguito al trapano (0.055).
11-2. (32-14-5) - Due brocchette a beccuccio bucherellato di cui l'una, meglio
conservata, è decorata a fasce e spirali a color bruno.
13 (3234) - Vasetto gemino a due ollette accoppiate e riunite da alto manico
arcuato a paniere, munite di peducci, di bugnette e di due piccole anse,
dipinto in rosso a rozzo reticolato e a segmenti sul manico (0.095; fig. 107).
14-26. - Serie di tredici vasetti di piccole e minuscole dimen ioni a decorazione
di tipo lineare-geometrica formanti probabilmente il corredo di un sepolcro
infantile: i tipi principali sono rappresentati nella fig. 107. Da notare in
questa serie tre esemplari in creta giallo-cinerea a forma di minuscola pyxis
ed un' anforettina (3246) a corpo quasi biconico con decorazione sul fondo
rosso-mattone a fasce ed elementi floreali geometricamente stilizzati sulle
spalle. Per il numero e la destinazione di simili vasetti è da ricordare la
tomba XXI, p. 140, che ne ha fornito anch'essa in gran copia.
27. (3235) - Idoletto fittile del consueto tipo miceneo a corpo cilindrico, braccia
levate, occhi dipinti a cerchio punteggiato, alto diadema sul capo a guisa
di cercine, decorazione a fasce brune intersecantisi (alt. 0.007). Per altri tipi
simili in questa necropoli cfr. 'rav. IV.
Si raccolsero infine anche in quesla tomba i consueti frammenti di filamenti
a col'doncino in piombo.

TOMBA XXXVI - Questa tomba si apre con un ampio e breve dromos,


piì.1 ampio della camera sepolcrale, gradatamente restringentesi verso la porta, e
munito all'inizio di tre scalini intagliati nella roccia argillosa che danno acce;;so
al dromos (v. pianta fig. 96). La camera a forma semicireolare ha la volta a leg-
gera arcuatura beo conservata (alt. m. 1.25): all'angolo sinist ro erano raccolti in
un cumulo le ossa di più scheletri che dal numero dei crani in parte conservati
in parte fratturati, potevano essere non meno di 4-5. Presso l' entrata giacevano
sul piano della camera molti frammenti di vasi non naturalmente frammentati ma
sconvolti, spezzati e dispersi : appartenevano a ceramiche dipinte a colori brillanti
e di grandi proporzioni del primo periodo. Sul lato destro della tomba, insieme con
altri pochi relitti di ossa, si raccolsero due vasi interi di tipo più ordinario (numeri
3-4). Le circostanze del rinvenimento ci inducono a riconoscere in questa tomba
due epoche distinte di deposizioni ; gli scheletri ammassati all' angolo si nistro ed i
framment i di ceramiche di tipo brillante, ,·anno riferiti ad una deposizione ante-

[
J A r, 1 SOS 185

riore; i due vasi interi del lato destro appartengono irn-cce alle ultime più tarde
deposizioni della necropoli, in cui piì1 che di vera e propria ceramica micenea,
trattasi di persistenza di motivi micenei pressochè geometrizzati.
Della suppellettile della prima deposizione poterono essere restaurati:
L. (3261) - Parte superiore di un'elegante oinochoe a becco obliquo prominente
con ansa costolata terminante a bugnetta con fine decorazione a corona di
petali alla base del collo ed a nautili sulle spalle, a color nero lucido su
fondo gialletto pallidissirno (fig. 108).
2. (32GO) - Uydrietta di tipo miceneo a piede alto, triansata, in fino creta cinerea

L"((I. !Od - l"AR'l'Jil SUP&IUORR DI UNA OINOOllObl l) l!LLA 1'0.l !IJA XXXI'!, N. I.

dipinta nella parte inferiore a zona di linee brune e nella superiore a spirali
peduncolate, motivo già più volte esemplificato in questa necropoli (0.216).
Appartenevano alla seconda deposizione :
H. (3202) - Anforetta ollare biansata, ad anse prominenti ad orecchia, m creta
gialleLta con decorazione a fasce in rosso vinoso diluilo e zona a linee on-
dulate, irregolari, sulla spalla (0.17:3; fìg. lll).
-1-. F3:2C58J - Rozza tazzettina monoansata dipinta sull'orlo, sull'ansa e nel cavo a
colore nerastro opaeo f0.00-l:J.
ì\ello scavo del dromos si raccolse il piede frammentato di una coppa a calice
a fondo marrone lucido già restaurata nell'antichità mediante un robusto asse di
piombo passante attraverso il piede. Restauri di va i con irnperniature plumbee sono
stati più volie osservati in questa necropoli.
24
186 A. l!AIURI

To)tBA XXXVII - Dromos lungo m. 7.20, largo m. 1.20-1.80 discendente


alla profondità di m. 3.30: camera a pianta rettangolare (2.00 X 1.55) con la porta
assai bassa (alt. m. 1.05) arcuata con la sua maceria di chiusura franata a metà o
manomessa nell'antichità. La ve>lta ad arco ribassato si era in parte distaccata
riempiendo il piano della camera di terriccio e scheggioni per l' altezza di metri
0.30-0.40: le pareti della tomba apparivano accuratamente tagliate nel banco di
arenaria e lasciavano scorgere qua e là il t..aglio regolare della scalpellina a spina
di pesce. Anche in questa tomba apparivano evidenti le tracce di una doppia depo-

FIO. 109 - BYDRIA (3176) R PYXIS (3184) DELLA TOllllA XXXVII.

sizione dal numero di frammenti di fine ceramica dipinta a vernice brillante sco-
perti nel dromos e dal caratteristico ammassamento degli scheletri al centro e
nella metà destra della camera. A differen11a della precedente sembra peraltro che
in questa tomba il periodo intercesso tra le due deposizioni sia stato brevissimo,
poichè la ceramica presenta un carattere pil1 omogeneo di fatl ura e di decorazione.
1. (3176) - Elegante hydria di tipo miceneo a corpo allungato e spalle tondeggianti
con tre anse a ciambella impostate verticalmente: la decorazione sull'ingub-
biatura gialletta-chiara risulta di due zone a palmetta triangolare rovescia
J A I, ISO S 181

con due foglie alla base, contornate e riunite tra loro da linee curve ptm-
tiformi come grani di collana : una terza zona superiore è a spirale ricor-
rente (m. 0.36; fig. 109). Per quanto il tipo già geometricamente schematiz·
zato della decorazione ed il colore opaco facciano attribuire questo vaso ad
epoca posteriore a quella dei pili bei prodotti della fabbrica di Jalisos, è
tuttavia uno dei più eleganti e caratteristici esemplari del periodo di tran-
sizione dalle grandi hydrie a vernice brillante ai più modesti e rozzi pro·
dotti dcll' ultimo periodo.

FIG. 110 - OINOOIIOE DlllLL.6. TOHD.6. XXXVII, N. 2.

2. (3177) - Grossa oinochoe panciuta a corpo sferico schiacciato, con ansa a co-
stolatura mediana e lungo becco orizzontale assai prominente, dipinta sul
fondo marrone opaco a zona embricata a linee ondulate a color bruno eva-
nido (fìg. 110). Il tipo di questa oinoclzoe panciuta a becco d'anatra che
sembra piuttosto raro a Jalisos, ricorre in un esemplare miceneo di Phy-
lacopi ; esso sembra direttamente derivato da modelli cretesi dello stile
di Kamares.
3. (3178) - Altra oinoclwe sferica a becco d' anitra obliquo, con ansa costolata a
nastro, in creta cinerea con decorazione di nautili spiraliformi a color bruno
quasi completamente scomparso (0.26). Lo stesso tipo meglio conservato os-
servasi nel corredo della tomba XXXI, rrav. IV.

[ __
l88 A • .\IA IURl

4-5. (3184) Finissima py.cis leggermente frammentata al labbro, di fresca con-


servazione del colore bruno lucente sul fondo marrone chiarissimo, a tre
ansettµ, da sospensione, dipinta a circoli concentrici alla base, a spirali pe-
duncolate lungo il corpo cilindrico ed a linee serpentine sulla spalla (0.09;
fìg. 109 e 111). È l'esemplare pi ti elegante della nostra raccolta di tal tipo di
vasi; - (3236) -- Altra pyxis a fondo roseo decorata a circoli concentrici, a
spirali peduncolate, a linee ondulate e fasce rosse brillanti (0.10; fig. 112).

TOMBA xxx,·1, I'<. 3

·roilllA XJ.Xl'lll, s. 14.


PIO, lii.

6-8. - 'l're hydriette di tipo miceneo a corpo a tronco di cono, triansate di fat-
tura e decorazione elegante a colori brillanti più o meno ben conservati,
(fig. 112) ; (3181) - zona di tre nautili stilizzati lungo la spalla a colore
alquanto e\•anido (0.19); - (3182) - a fasce e lince brune intorno alla base
e per il resto a zona a reticolato con linea serpeggiante sull'orlo; - (3 183)
- finemente decorata su fondo gialletto-chiaro a fasce orizzontali brune e
a spirali peduncolate tra le anse (0.215; fìg. 112).
9-10. t318o-7) - Due ciotole monoansate a bordo carenato, dipinta l' una a fondo
rosso-vinoso diluito con sovrapposizione di fasce brune, elegantemente deco-
.JAL J SOS IWJ

rata, l'altra a circoli concentrici allacciati sul motivo <lella spirale ricor-
rente (0.06).
11. t3188) - Coppetta a calice a piede raccorciato, biansata, con spirale ricorrente
intorno all'orlo (0.105).
12. (3190) - Singol~ire foggia di vaso colatoio a tre anse di cui una conservata,
a corpo ollare allungato, con alto piede svasato, bucherellato alla base (0.18;
fìg. 114): di fattura ordinaria e dipinto a semplici fasce in rosso opaco.
T oMSA XXXVIII - Tomba di ampie dimensioni alla profondità di metri
3.G5 : il cl1·onws misura m. 8.80 X 1.60; la camera, con la vMta ben conserrnta,

lllO . 112 - HYOUIETTI<: E PYXIS l)J>Lt.A 'l'Ol!nA xxxvu, N. G·fl,

era a pianta rettangolare (m. 3.50 X 2.62). Anche questa tomba conservava tracce
evidenti di due o più deposizioni effettuate in diversi periodi del tardo miceneo;
uno scheletro con il cranio a NE occupava il centro della camera, mentre che
presso l'angolo destro dell'entrata, erano ammucchiate a cumulo ossa di più sche-
letri, avanzo di deposizioni anteriori sconvolte e sostituite con più recenti. Nel-
l'angolo di NE un pozzetto circolare conteneva ammassate le ossa di uao scheletro
di adulto cremate ed in parte fratturate. 'l'anto nello scavo dcl dromos quanto
nel ripulimento del piano della tomba si raccolsero copio i frammenti di bella ce-
ramica a vernice brillante da riferire ai più bei tipi della produzione di .Jalisos,
relitti tutti di deposizioni del primo periodo.
Possono attribuirsi con sicurezza alla prima deposizione per lo stato frammen -
tario e per le condizioni del loro rinvenimento all' esterno ed all' interno della
tomba i seguenti manufatti fittili :

I
lUO A. MAIUHI

l. (3193) - Grosso .vaso sferico a collo cilindrico svasato, monoansato, in creta


finissima verde-cinerea chiara, decorato di fasce sulla linea mediana e di
molluschi marini « serpulae » disposti a raggera sulla spalla come nell' e-
legante tazza della tomba XXIV, n. 3, p. 147. Ricomposto da molti fram·
menti (0.28; fig. 113).

FIG. 113 - GllUl'PO 01 V.ASI DELT,A TOMBA XXXVIH.

2. (3209) - Anforetta a collo cieco e beccuccio ver ticale, a spalle appiattite, in


creta depurata verde-cinerea, con decorazione a fasce brune ed elementi flo-
reali stilizzati « vallisneria spiralis » alla base del collo (0.12).
3. (3230) - Due frammenti di grande cratere a fondo gialletto lucido con figura-
zione sul frammento maggiore della testa di un cavallo dipinto a larghi
.JALISOS 19 l

ritocchi in r03SO e rosso-bruno: dinanzi doveva precedere un guerriero armato


di lungv giavellotto di cui resta solo la punta lanceolata: sul frammento
minore resta la traccia della ruota di un cocchio e degli arti posteriori
estremamente sottili di un cavallo. Il cratere era pertanto figurato con la
caratteristica rappresentazione del carro da guerra accompagnato da guer-
rieri portatori di lancia i quali dovevano essere raffigurati nello stesso mo-
vimento di marcia e con l'identica armatura del noto vaso dei guerrieri
dell'acropoli di Micene 1 •

•10. 114 - VASO A TREPPIEDI!: om.LA TO~IBA xxxviu, ~. 2.i.

4. (3222) - Coppa a calice ad alto piede, frammentata, a colori giallo-marrone e


rosso con zona di « serpulae 11 disposte lungo il bordo (0.145). Questa coppa
si differenzia nettamente per forma e decorazione dalle altro coppe a calice
della stessa tomba (cfr. nn. 11-2).
Appartiene alla seconda o più successive deposizioni tutto il resto della co-
piosa suppellettile a decorazione prevalentemente lineare geometrica, a colorazione
opaca:
t Son Ja ricordare i110Hrf" lrd frammenti di un v:,,o del i;ura urna113. e <'3\allo: Porru~n, Cnlnfogue, I, t5~) .. g. e /l t -
runJo S•lzm"nn al )ln<eo del Louvre con rappresentant.a di fi- 1·11t Arrh., 18(11,l, I.
1()2 A. ::\fAIURI

5. (13227) Grande hydria triansata, a corpo piriforme, a fondo marrone con due
zone sulJa spalla suddivise a scomparti da fasce verticalli brune intramez-
zate da linea spezzata: sul rovescio del labbro linea a spina di pesce sciolta
(0.395).
6. (322:3) - Anfora ollare biansata in creta non ben depurata rossa decorata a
fasce orizzontali brune e zona a fasci di segmenti obliqui tra le anse (0.24).
7-10. (3205-8) - Anforettine a collo cieco e beccuccio, dipinte a fasce lineari con
qualche motivo geometrico a palmetta e a circoli puntiformi : un esemplare
minuscolo (mm. 76) è a superficie nerastra.

~IG. 115 - KERXOS A T Rf: VAS[ 011r,r,A 'rOM llA xxxv111 , N. 26.

11-2. (3195·6) - Due coppe a calice del tipo posteriore a corpo conico dipinte
alla base, all'orlo e nel cavo a colore nerastro (0.185-0.202).
12-8. (3201-3213) - Due coppe biansate a piede raccorciato, bordo carenato a co-
lorazione evanida (0.10).
14-5. (3200) - Tazza a ciotola a corpo concavo emisferico in creta fine verde-
cirenea, ad un' ansa obliqua dipinta a fasce marrone-chiaro con fasci di
linee ondulate terminanti a spirale (0.08); - (3203) - ì\linuscola tazzetta
grezza esternamente, dipinta internamente a colore nerastro (0.0-!8). Non è
da escludere che l'esemplare più fine della tessa qualità di creta del n. 1,
debba anch' esso attribuirsi alla prima deposizione della tomba (fig. 111 ).
16- 8. (~202) - Elegante tazzetta mescitoio a corpo conico con beccuccio orizzon-

[_
.J ,\ f, I S O S 19il

tale poco al di sot,to dell'orlo (fig. 111), decorata a circoli concentrici bruni
(0.05); - (3214) - 'razzetta a forma di calathiscos con beccuccio orizzon-
tale all'orlo: fasce rosse (0.05); - (3215) - Piccolo bicchiere a campana
monoansato con beccuccio orizzonLale: decorazione a fasce brune e semi-
cerchi, guasta per corrosione (0.06; fig. 113).
19-20. (3211-2) - Due calatlwi or dinari con tracce di decorazione a fasce brune
all'esterno e fondo monocromo nerastro all'interno (0.10·0.11).
2 t - 4. (3 196-9) - Quattro brocchette monoansate a grosso becco bucherellato per
liquidi d'infusione: uno degli esemplari è decoralo a palmette ricurve in

"'°· 116 - 1'EllNOS A 4 VASI DELLA TOMOA xxx•1m, N. 2i.

rosso cupo diluito con sovrapposizione di linea punteggiata sui bordi a co-
lore bianco (0.146-0.176).
25. (3229) - Superbo esemplare di vaso a treppiede, il meglio conservato ed il
più grande della raccoita, a piccola ansa circolare, a tre piedi trifidi ter-
minanti a ricciolo con una quadruplice serie di fori disposti a linee oriz-
zontali e due zone a grosse bugne a rilievo mammellare (alt. 0.25; fig. 114).
2G. (3225) - l(ernos a tre vasetti ollari riuniti e sorretti da alto manico ricurvo
decorato a motivo geometrico a semicerchi iscritti e a rozzi rombi quadret-
tati : il manico cd il rovescio dell'orlo in rosso-cupo (0.15; fig. 115). È il
solo esemplare a tre vasi riuniti : la forma pit1 frequente di quesLo Lipo di
kernos è a due o a quattl'O vasetti 1 •
tf11 l.-1·r 11os a Ire \:tsoll i :icropriiati 11t·lla rotfoxione di Monnco : Su n;,al\C· H AC1' 1, o. i', 1 lav . ll.
A. MAIUHI

27. (3226) - Kernos a quattro vasetti di minuscole proporzioni sostenuti da 110


alto manico ricurvo: rozza decorazione schematica a fasce brune ed a linea
di pesce sciolta sull'orlo del manico (0.12 ; fig. 116).
28. (3224) - Fiasca ovoidale monoansata, a collo cilindrico svasato, restaurata di
molti framm enti, è.ipinta sul fondo giallo-marrone scuro a fasce rosse, con
due lunghe palmette terminanti a spirale e riempite di segmenti lineari
(alt. 0.242).
29-30. (3221, 3227) - Due ollette triansate con l'orlo frammentato: l'esemplare
meglio conservato è dipinto nella parte inferiore e sul collo a fascia piena
rosso-cupo con la zona risparmiata tra le anse decorata a semicerchi inscritti
(0.077-0.118).
31-3. (3216) - Brocchettina con becco obliquo prominente di fresca conservazione
a fondo giallo-roseo con decorazione di fasce brune sul ventre sul manico di

P!V. Ili - BROCOBETTl'<A DELLA TOMBA xxxvm, ~- 3 1.

presa, impostato verticalmente sull' orlo e sul beccuccio {fig. 117); - (3217)
- Ollettina biansata dipinta a fasce rosso vivo brillante (0.09); - (3219) -
Altra ollettina a fondo marrone e fasce brune (0.088).
Oltre alla ceramica si raccolse solo una fuseruola in steatite, biconica.

Tol\1BA XXXIX ·- In luogo della consueta tomba a camera preceduta da

dronios si rinvenne, a poca distanza dalla precedente, una tomba a fossa alla pro-
fondità di metri 2.30, scavata nel banco di argilla, coperta da due grandi lastroni
di arenaria (1.25 X 0.60 X 0.19) e da un cumulo di pietre grezze irregolari dello
stesso tipo del riempimento delle macerie di chiusura delle camere sepolcrali. La
fossa a pianta rettangolare misurava metri 1.63 X 0.95 ai lati, metri 0.95 <li pro-
fondità. I...io scheletro inumato era deposto secondo l'asse della tomba da SO a NE.
All'angolo di sinistra presso il cranio era collocato un vaso ollare grezzo, un pic-
colo bicchiere frantumato e fortemente incrostato, un coltello di bronzo in fram-

[
,JJ\LISO S 1!J5

menti; ai piedi, dallo sLesso lato, una anforettina triansata ed nna lunga punta di
lancia (3601; lungh. 0.295) con costolatura di rinforzo ed anello spezzato alla base.
Per la forma del sepolcro e per il tipo povero e grezzo della ceramica, questa
tomba rappresenta una delle ultimissime deposizioni della necropoli.

TOMBA XL - Piccola camera sepolcrale con la porta e la v(jlta franate,


alla profonditc\ di metri 3.10: dronws metri 5.30 X 1.25, la camera metri 2.25 X
1.80. Dal numero e dal modo della deposizione degli scheletri commisti e corrosi
dal terreno durissimo calcareo, appare che anche in questa tomba dovè aver luogo
più di una deposizione con il relativo sgombero delle suppellettili più antiche ed
il rimuovimento degli scheleLri : degli otto scheletri che la tomba conteneva si
osservò che tre crani con ossa alla rinfusa erano ammassati in fondo all'angolo
S.E ; altri tre crani giacevano l'uno accanto all' altro presso il lato meridionale

PIO. 118 - VASO A llOft)IA DI i'IASCA DEL L A TO>l 8A XL, N, ( ,

anch'essi apparentemente rimossi, mentre due scheletri, quelli dell'ultima deposi-


zione, disposti parallelamente ai lati di E e di O, sembravano conservare l' ori-
ginaria deposizione. La suppellettile, dell' ultimo periodo, si raccolse tutta nella
metà sinistra della camera. Nello scavo del dronios si rinvennero vari frammenti
di ceramica dipinta di tipo più fine di quella raccolta nell' interno della tomba.
1. (3266) - Vaso a forma di fiasca a pareti emisferiche compresse, ad un'ansa
verticale, con due bugnette in rilievo alla base del collo, decorato sul fondo
grezzo marrone a circoli concentrici con ricciolo spiraliforme al centro in
rosso e bruno opaco (alt. 0.24; fig. 118). Il vaso di forma non comune, de·
stinato per essere senza piede, a venir sospeso, riproduce per usi più comuni
e in maggiori dimensioni, l' elegante tipo della fiaschetta di questa stessa
necropoli, dipinta a finissimi circoli concentrici.
2. (3275) - Grande idoletto fittile muliebre con la superficie in parte guasta per
corrosione (alt. 0.19 ; Tav. IV) dipinto a fondo marrone-roseo lucido e ricca
decorazione in rosso brillante ; è a base espansa circolare, parte inferiore
I !J() A. ,\!Al Li Hl

del corpo cilindrica, parte superiore triangolare appiattita con i seni mo-
dellati a fo rte rilievo e contorn ati da cir coli puntiformi: nel solo braccio
conservato sollevato in alto e rattratto a guisa di moncherino, è schemati-
camente accennato il disegno delle dita della mano. Nella testa svasata in
alto, come fosse diademata, il rozzo modellatore ha accentuato il profilo del
naso e del mento. Con la ricca ma confusa decorazione che copre la parte
anteriore e posteriore è indicato il ricco ves timento dell' idoletto. È indub·
biamente uno dei più interes ant.i esemplari della coroplastica micenea di
questo tardo periodo, non molto ricca di varietà di tipi. Dato lo sconvolgi-
mento della tomba, non è possibile accertare a quale delle successive depo·
sizioni appartenga questa singolare statuetta fittile: la forte corrosione subita
e la tecnica della decorazione a colore brillame inducono ad attribuirla ad
un periodo più antico di quello del resto del corredo.
3--!. (3~6ì) - Anforetta a collo cieco sferoidale dipinta sul fondo giallo-roseo mar-
rone a fasce brune con interposte zone a rozze linee ondulate (0.18); - (3268) -
Altra anforett,ina a collo cieco, ordinaria a fasce e triangoli quadrettati (0.13).
5. (~:27 4) - Minuscolo bicchiere a campana, con piede rilevato, alquanto slabbrato
all'orlo, in bucchero grigio (0.045); cfr. gli altri esemplari in bucchero a
p. 126, 1-18.
6-LO. (3269-3273) - Cinque vasetti minuscoli, una tazzina grezza a bordo care-
nato, una olletta biansata, tre olpettine a fasce orizzontali rosse e brune.

To~rnA XLI - · L'apertura di una grande trincea nell'area fra le tombo


XL o XXXII (v. pianta) mise solo in luce un'altra tomba a fossa più piccola
della XXXIX alla profondità di m. 0.50 dal piano di campagna di m. l.20X0.90.
La tomba appariva precedentemente violata e non si rinvennero che alcune coppe
in frammenti concrezionate nel terreno durissimo e due frammenti di pasta vitrea
« bleu "·

TOMBA XLII - Preceduta da lungo dromos (m. 8 X 1.45) con la vòlta


ben conservata ma con la porta interalllente manomessa, appariva frugata e violata
fin dall' antichità. All'estremità del dromos dinanzi alla porta si rinvennero fram-
menti ceramici di varia epoca e tra essi il frammento del vaso a forma di animale
(v. n . G): nell' intorno, insieme con i pochi vasi del più tardo periodo rinvenuti
intatti, frammenti di yasi a vernice lucida. Gli altri oggetti più ricchi del corr edo,
come le piastrine a metope taurine, si raccolsero nel ripulimento ultimo della ca-
mera e son da riferire quasi cer tamente alle deposizioni del primo periodo. Si ac·
certò la presenza di un solo scheletr o con il cranio all'angolo NE. Sulla parete di
fondo erano stati trasportat i dal!' esterno due grossi blocchi rozzamenLe squadrati
e destinati evidentemente a servire da letto funebre per successive deposizioni.
1. (:~270) - Anfora a collo cieco o corpo globulare, decorata con due zone sul
ventre e sulla spalla di motivi geometrici rozzamente eseguiti : a fasce di
JA1~1sos I !J7

1'10. lii! - VASG'l"rO Ol'OIOALE E VASE'rTO A llOIUIA 01 PYXIS OllLL.A 'l'OMllA xr.u, N, 3 E 4.

semicerchi riempiti di segmenti contornati di punti, a triangoli inscritti :


colore opaco nerastro su fondo marrone (0.20J.
2. (3277) - Anforetta a corpo quasi biconico con due anse oblique a ciambella,
dipinta a fasce larghe orizzontali e linee serpentine tra le anse e alla base
del collo (0.17).
3. (3278) - Vasetto ovoidale biansato dipinto a colore rosso-opaco a linee orizzon-
t.ali e verticali e a reticolato (0.09; fig. 119).
4. (3279) - Vasetto a forma di pyxis sostenuto da tre peducci, a due anse oriz-
zontali a decorazione di tipo geometrico in bruno opaco (0.090; fig. 119).
5. (3280) - Kernos a quattro vasetti accoppiati a corpo conico, mancante del ma-
nico di presa, dipinto a fondo monocromo rosso opaco (alt. 0.0Gp).
6. (3281) - Testa fittile equina con occhi globulari, orecchie e criniera raffigurata
a modo di cresta eretta, dipinta a fasce brune evanide (fig. 120): questo
frammento, raccolto nel dromos dinanzi alla porta della camera, appartiene
ad un vaso a figura di animale dello stesso tipo di quelli già descritti nelle
lombe XX e XII.
Nel ripulimento della camera sul piano della roccia, si raccolsero i seguenti
altri oggetti di corredo:

PIO, 120 - T&STA PlTTll.111 01 UN VASO A llORMA OI ANIMAJ,f; l)>:LLA T OMBA xr, u, l<. 6.
198 A. MAIORI

!'I(;. 121 - PENDAGLI A PROTOME TAURINA DELLA TOMBA XLH, N. 7.

7. (3574) - N. 18 piastrine in lamina d'oro lavorata a sbalzo a protome taurina,


delle quali otto con rosetta micenea tra le corna e dieci senza rosetta, at-
traversate le une e le altre da due o tre paia di forellini all' altezza del
muso, della fronlie e delle corna (mm. 25; fig. 121-2); negli esemplari senza
rosetta si vede chiaramente che la rosett~ fu asportata· mediante il taglio
del tratto di lamina tra le corna. Protome simili taurine vennero scoperte
nel sepolcreto di Haghia Triada e nella necropoli micenea di Encomi (Cipro)
e caratterizzate dagli scopritori come pendagli e più precisamente ad Enco-
mi come orecchini (Murray, o. c. , p. 43 sg., tav. X-XII). Peraltro il numero
trovatone in queata tomba e la disposizione dei forellini fatti perchè la la-
mina sottile fosse fissata ad una materia più consistente che doveva riem-
pire il cavo della protome, induce piuttosto a pensare ad una collana anzichè
a pendagli di orecchini.
8. (3573) - Nove grani di collana globulari ricoperti di sottile sfoglia d'oro (fig. 121).

0
FU). 122 - PHOTOME TAURINE IN LAMI NA D 0RO DELLA TOMBA XLU.
JAT,ISOS 199

9-10. (837 5-6) -- Un anello d' oro a semplice fascia circolare (fig. 121) ; un anello
in bronzo.
ll-2. (3577-8) - Ago crinale m frammenti (bronzo): frammenti di filamenti a cor-
doncino in piombo (?).
TousA XLIII - Tomba di grandi dimensioni, la pili vasta della necropoli,
ma completamente franata e devastata forse in epoca non remota. La camera
giungente alla profondità di metri 5 dal piano di campagna misu-
rava metri 4.50 X ;3.7 5 : la porta con la maceria manomessa era
alta metri 1.70 : con una disposizione già osservata in altre tombe
(XIX, XXIV) la v6lta della camera continuava nello spazio anti-
stante alla porta in modo da formare una specie di anticamera.
Nello scavo del dromos molti frammenti di vario stile miceneo
relitti della spogliazione : tra essi un fram-
mento di rhyton conico ed un frammento
di grande vaso con figurazione di un'anitra
di mare, una rosetta micenea su lamina
d'oro lavorata a sbalzo con il rilievo ap-

!HO. 123 - VASO IN Pl&TllA DllLLA TOMBA XLIV, f'IO. 12~ - ARMI IN llitONZO DELLA TOMBA Xl,\',

piattito dalla compressione del terreno, un puntale in bronzo (3619) ed una fuse-
ruola in steatite. Nell' interno della tomba pochi altri frammenti di ceramica ed
avanzi ancora di uno scheletro orientato verso SSE.
ToMBA XLIV - Anche questa tomba praticata sull' orlo occidentale della
seconda spianata, alla profondità di metri 2.50, con la camera a pianta quasi qua-
drata (m. 2 X 2.10), si rinvenne completamente violata. Nello scavo del dromos
alla profondità di metri 1.90 si rinvenne un vaso in pietra a tre piedi, dello stesso
tipo di altri analoghi rinvenuti a Creta e sovra tutto a Mochlos (3282; fìg. 123).
TOMBA XL V - Tomba franata sul margine della terrazza superiore della
collina. In un accurato ripulimento, insieme con i frammenti di tre anforette a

[_ __J
200 A. MAIURI

collo cieco con decorazione a fasce di tipo tardo miceneo, si rinvennero i seguenti
bronzi (tig. 124) :
1-B. (3601) - Spada in bronzo, spezzata in due pezzi, con costola mediana di rin-
forzo, con l'impugnatura incavata per l' applicazione di un manico in legno
o in osso (lungh. o.:i7): ripete in minori dimensioni l'esemplare della tomba
IV, n. 19, p. 100; - (3600) - Lama di coltello a forma espansa ovoidale
con i margini bitaglienti (0.207) ; - (3602) - Grossa punta di lancia con
manico d' innesto a forma conica con apertura angolare (0.28).

TOMBA XLVI - Esaurita l'esplorazione della spianata n. 2 del colle di


" Moschu Vunara »; si volle prima di chiudere la campagna esaminare, per future
esplorazioni e per rendersi. meglio conto dell'estensione della necropoli) la terrazza
sottostante. Presso l'orlo inferiore all'angolo O della spianata, si mise in luce
una camera sepolcrale preceduta anch'essa da lungo dromos (m. 10) con la vòlta
franata ma con la porta ancora chiusa da maceria. L' asse della tomba era sensi-
bilmente spostato rispetto alle tombe della spianata superiore da NNE a SSO. La
mancanza di suppellettile ed i frammenti rinvenuti nel terreno, mostrarono che
anche a questa spianata si era estesa, in epoca remota e imprecisabile, l'opera di
manomissione e di spogliazione fatta con lo scavo a pozzo al di sopra della camera
sepolcrale.

NECROPOLI MICENEA
(Scavi del 1923)

Nella campagna di scavo del 1914 sulla collina di « Macra Vunara >> si dovè
per il momento rinunciare all' esplorazione di un appezzamento di terra, piantato
a vigneto, delimitato dall'orlo della spianata e dalle tombe XI, XXIV, XXIX,
IV e XXXI; era evidente peraltro che la serie delle tombe continuasse anche
da quel lato occupando tutta la spianata fino al limite dell'area che, dalle buche
tuttora esistenti sul terreno, risultava essere stata scavata precedentemente dal
Biliotti. Lo scavo potè essere ripreso ncll' estate del 1923 sì da esaurire sistemati-
camente il gruppo delle tombe di « ìVIacr<i Vunara n che, pur presentando una
maggiore difficoltà di lavoro a causa delle vòlte delle camere sepolcrali general-
mente franate) a,·evano offerto materiale ceramico più fine e corredi meno mano-
messi da deposizioni dell'ultimo periodo della civiltà micenea nell' isola. La nuova
campagna metteva in luce, entro l'area del vigneto, altre 13 tombe a di·omos
della stessa forma ed orientazione delle tombe scoperte nella precedente campagna
(v. pianta a fig. 2).
Si volle inoltre saggiare la spianata, già parzialmente da noi scavata, dell'altra
collina di '' Moschu Vunara >J lungo il fianco dello scarpata della terrazza e nelle

[ _ _____,
J A [,I S 0 S 201

aree precedentemente inesplorate per accertarsi sovratutto se anche qui, come a


« Macr~i Vunara la necropoli fosse distribuita in pitt serie di tomhe ; ma i nu-
J),

meros i per quanto lìmitat,i assaggi fatt i in quella località non misero in luce al-
cun' altra importante serie d i tombe. Un ico rinvenimento una piccola tomba a ca-
mera, a fian co del grande e ricco sepolcro precedentemente scavato (XXXII),
con corredo poverissimo riferibile alle ultime deposizioni J i quella necropoli (vedi :
Caratteri generali ecc.).
TOMBA XLVIII - Tomba di medie dimensioni a pianta pressochè quadrata
(m. 1.90 X 2.10), preceduta da dro11ws della lungh ezza di metri 9.30 : la porta ad
arco a stip iti rastremati in alto era chiusa da rozzi scheggioni di pietra; della
vòlta della camera non restavano che i pennelli d'attacco agli angoli per l'altezza
di metri 1.40. Nello scavo del dromos si raccolsero a varia profondità frammenti
di vasi micenei dipinti e deeorati a vernice brillant~i ed opaca dello stesso tipo e
tec nica delle ceramiche rinvi:lnute nell'interno della tomba: indizio certo in questa
come in altre tombe simili di precedenti deposizioni di epoche peraltro molto vicine.
Al di sopra della vòlta frana ta si rinvenne un piccolo tamburo di colonna rozza-
mente ricavato da un bloC'co di calcare che a somiglianza degli altri blocchi con
segni incisi osservati in più tombe in questa campagna (v. pp. 207, 223, 228; fìg.
131), doveva avere la funzione di sema sepolcrale. La fig . 125 ci rappresenta il
taglio del dromos dopo lo scavo e la distribuzione dei corredi e dei sepolcri nel-
1' interno. I vasi nn. 1-2, 4-5, 8-9, 12-3 si presentarono ammassati in un sol gruppo
verso la metà sinistra della parete di fondo e presso di essi all'angolo SE g iace-
vano alla rinfusa ossa di uno scheletro ; un secondo scheletro con il cranio all' an-
golo NE appariva coricato in posizione quasi di rannicchiamento verso il centro
della camera ed a questa deposizione sembrava appartenere la èoppa n. 10; un
terzo scheletro disteso lungo la parete occidentale con il cranio verso l'angolo SO,
aveva da un lato la g rande a nfora n. 1 ed alla testa appoggiati diritti alla parete
della tomba i due coltelli in bronzo descritti ai nn. 14-5. Dalla distribuzione della
suppellettile risulta in modo evidente che il gruppo dei vasi nn. 1-2, 4-5, 8·0, 12-3
apparteneva ad una o più deposizioni precedenti a quella degli scheletri n. 2-3 ; il
corredo delle prime deposizioni fn alla rinfusa accantonato verso l' angolo d i fondo
della camera insieme con le ossa degli inumati a cui apparteneva, per far luogo a
nuove deposizioni con corredi più poveri e che, forse in segui to allo sprofondamento
della vòlta, si limitarono al numero di due.
l. - Anfora a tre anse, diritta contro la parete di fondo, a corpo ovoidale allun-
gato, di pinta a fasce rosse e decorata tra ansa ed ansa della doppia spirale
(al t. 0.44): forma alquanto distorta per effetto della compressione del terreno
e colori in parte evanidi.
2. - Anfora di g rand1o::;e d imensioni rinvenuta coricata quasi a l ce ntro della ca·
mera ed ai piedi dello scheletro n. 2, ricomposta da molti frammenti (alt.
0.52; fig. 126). Per le dimensioni, per la forma a corpo sferico su alto piede
202 A. ~IAIUHI

as;ai ristretLo e per la decorazione ripete i magnifici esemplari delle tombe


I V, XI, LI ; colori bruno denso nelle fasce più larghe dell'ornamentazione,
rosso-bruno slavato negli elementi di riempimento. Si vede distintamente in
questo come in altri esemplari la tecnica usata dal pittore vascolare nella
decorazione : lo schema fondamentale della decorazione ,·eniva preparato con

colore rosso slavato sul quale si ripassava cou colore bruno denso ; restano
visibili le tracce della sovrapposizione dei due strati di colore e talvolta il
ceramografo ha trascurato di ripassare il primo strato. Il caratteristico motivo,
già stilizzato, del « nautilus argonauta " mo,•ente sui tre tentacoli a spirale,
ha qui, negli spazi fra le spirali, grandi e piccole palmette diritte e ro,·esce:
lo spazio al di sotto delle anse è anch'esso riempito con linee ondulate,
for.sc schematica rappresentazione del fondo marino.
3. - Anfora triansata (alt. 0.37) a fondo cinereo, colorazione bruna; la decora-
,J .\ I, I S O S 203

zione sulle spa Ile risulta di una zona di corolle fio real i ro\·esce, callisneria
spiralis, distribuite tre a tre fra ansa ed ansa.
-1: - 7. -
Gruppo di quattro anforettc a collo cieco delle quali l'una ad alto piede,
le altre a corpo sferico tozzo, dipinte tutte a fasce orizzontali in rosso bril-
lante ed elementi floreali stilizzati intorno al collo.
8. - Grande bicchiere a calice biansato (alt. 0.205, diam. all'orlo 0.18; fig. 127)
a fondo giallo-roseo; nella zona tra le anse si svolge una linea ondulata

PIG. 126 - ANllORA DELLA 'fOMllA Xl.Vltl1 N. 2.

continua cosparsa di punti a color bianco sovrapposto raffìgurante i tentacoli


di un polipo snodantesi sinuosamente intorno all' orlo della tazza. Il processo
di stilizzazione dell'elemento naturalistico si è qui limitato alla rappresenta-
zione di quella sola parte del polipo che meglio si adatta va all'ornamenta-
zione del conlorno di una coppa.
9. - Bicchiere a calice, lievemente distorto, in creta gialletta cinerea (alt. 0.17 ),
decorato fra le anse di elementi fitomorfi ondulati.
10-1. - Due coppe a calice (m. 0.16; fig. 127) dipinte all'esterno ed ali' interno
a fondo monocromo rosso cupo brillante. L' 11na del le coppe presso lo sche·
letro secondo, frammentata fin dal momento della sua deposizione nella


__J
204 A. MAlURl

tomba appare restaurata lungo l'orlo del!' antica frattura da quattro suture
compo3te di bastoncelli plumbe i passanti attraverso fori fatti al trapano.
Questa necropoli ci ha dato alt,ri esempi di grandi anfore restaurate con
verghette plumbee; l'aver trovalo qui applicata la sut,ura metallica anche
ad una coppa di tipo assai frequente e di fattura corrente, mostra qual
conto si tenesse anche delle più modeste stoviglie.
12. - Oalathos a treppiedi con coperchio a manico oblungo innestato nel manico
di presa del vaso (alt. 0.25; fig. 128) dipinto a colori bruno- opachi; linee di
segmenti ai pied i trifidi, fasce orizzontali, zona di triangoli a reticolato sulla
spalla, segmenti e macchie a gocce sul coperchio. ÌD da confrontare con
questo esemplare la schietta ornamentazione geometrica, i due calathoi della
tomba XXXI e quelli della necropoli di Lelos e di Lartos (v. Appendice).

PIG, 127 - COrPE , N. 8, 10, 11 OE t,l.A TO>IBA X[,\ '111.

13. - Piccolo tripode, g rezzo, forato e munito di coperchio anch'esso forato e con
manico verticale di presa (altezza complessiva 0.16). ]~ uno dei più piccoli
esemplari di questa copiosissima categoria di vasi.
1-1-.3. - Coltello a lama larga lunata del t ipo comunemente noto sotto il nome di
rasoio, con tre borchiette per l' impug natura (lungh. 0.175) ; coltello a lama
lunga e sottile leggermente ricurva con manico incavato dai due lati pfll'
l' inserzione ad incastro dell'impugnatura in legno o in osso (lungh. mm. 305).
Si raccolsero inoltre due fuseruole coniche in steatite.

TOMBA XLIX - Piccola tomba a soli metri 2.30 di profondità, a pianta


irregolare (m. 0.95 X l.60 nei lati più lunghi), preceùuta anch'essa da dromos,
con la piccolissima porta mancante del l' a.reo superiore : la poca elevazione della
camera (m. 0.60) la fa rassomigliare ad una tomba a forno. U no scheletro indub-
biamente di giova neLto era corica to con il cranio a XE in senso trasversale; altri
due crani egualmente di giovanetti , ma senza altre tracce dello scheletro, erano


J .\ L J SOS 205

deposti all' ang.1lo NO con accanto l'unica anforettiua n. 7 contenente elementi di


una collanina a dischetti di pasta vitrea, mentre altri elementi di collanina si rac-
colsero a ccanto al cranio dello scheletro deposto trasversalmente. L'elegante hy-
drietta n. 1 era appoggia ta alla parete di fondo. B evidente anche in questo pic-
colo sepolcro infantile una duplice deposizione; i due crani all'angolo NO furono

l'IG. 128 -- OALATBOS A TRRPP!EDI DEl;LA TOllllA xr,vm, N. 12.

rimossi per far posto all' ultima deposizione, ma si ebbe cura di raccogliere nel-
1' anforettina n. 7 la collanina che apparteneva ad una delle due precedenti depo-
sizioni .

I. - Elegante hydrietta (alt. 0.273; fig. 129) decorata a fasci di filamenti ondu-
lati e cerchielli nl:'lla zona fra le anse, color rosso e rosso·bruno.
2-2-a. - Due rozze coppe ad alto pieòe dipinte a fondo monocromo nerastro: erano
deposw sul limitare interno della camera sepolcrale.


206 A. ~IAIUl!I

3-0. - Brocchettina a beccuccio con manico verticale sull'orlo: minuscola oinochoe


grezza; anforettina in miniatura (mm. 50) a fasce rosso-vivo.
_,.
G - - Oinochoe minuscola parzialmente annerita ed anforetta a superficie ne-
rastra, appartenenti l' una e l'altra a quella speciale categoria di buccheri
grigi di cui la necropoli di .Jalisos ci ha fornito qualche altro esemplare
(fig. 129).
8. - Collanina in pasta vitrea raccolta presso il cranio dello scheletro n. 1, com-

FI(). 129 - l'ASI, N, 1, 6·7 DEf,LA ·roMHA x1, 1x.

posta di piastrine rettangolari a uno o due cannellini forati, decorate a ric-


ciolo stilizzato o a duplice rosetta, di grani a mandorla e di rotelline forate
discoiforrni.
9. - Altri pochi elementi di collanina a sottilissimi cannellini incisi, a grani amig-
daloidi e rotelline racco i ti dentro l' anforetta n. 7.

TOJ\1BAL - Camera molto ampia a pianta rettan~olare (m. 3.15 X :2.85)


con dromos della larghezza di m. 2.10 rastremantesi in alto fino alla larghezza di
m. L.2.) e <lolla lunghezza e.li circa m. LO; la porta, alta rn. 1.40, fortemente ra-
stremata ma con la sommità dell'arco rotta era chiusa da maceria che, dalle


JALJSOS 207

pietre rinvenute nello scavo del dromos, s1-mbrava essere stata manomessa nell'an-
tichità e pit1 rozzamente ricostruita in seguito per più recenti deposizioni (fig. 130).
In mezzo allo scarico della volta franata si rinvenne anche qui un rozzo blocco
di calcare contrassegnato da un circolo a croce inscritta dello stesso tipo degli
altri rudimentali cippi funerari di questa necropoli (fìg. 13 1). L'aver trovato fram -
menti di vasi al di sopra del piano del giacimento del corredo, l'ammassamento a

PIO. 13() - MACERIE DEf,LA PORTA SCON\'0!,TA DEr,1,A 'fOAlllA 1,.

cumulo di tutte le ceramiche ai due angoli presso la porta (tìg. 182) e sovratutto
all'angolo NO, dove si raccolsero uno sull'altro più di 30 vasi, l'incerta identifi-
cazione dei tre scheletri con le ossa di sperse qua e là su 1 piano della tomba, sono
chiari indizi che questo sepolcro subì nel più tardo periodo miceneo lo sconvolgi-
mento di nitre pili pO\'ere deposizioni. Le ceramiche rimosse dal loro originario
collocamento furono ammassate ,·erso la porta ed i corredi pili ricchi in ori e
collane \'ennero depredati, abbandonando~enc solo insig nifìcanti reliquie. Alcuni vasi
giacevano deposti presso l'angolo nord-est a sinist,ra <lclla entrata; i r imanenti


208 A. l!AIUl!l

era110 stipati ed ammassati nell'angolo opposto, coricati l'uno sull'altro e quasi


tutti in frammenti. Ai tre scheletri che giudicammo appartenere all' ultima depo-
sizione nella camera sepolcrale, vanno riferite le armi in bronzo che trovammo
deposte loro a lato.
J. - Grande anfora a tre anse (alt. 0.52) a corpo sferico schiacciato, dipinta a
color bruno alterato qua e là, per eccessi va cottura, in rosso- vivo ; la deco·
razione dell'ampia zona delle spalle è costituì La da bugnette in rilievo con-

TOMBA l(L\'111, TO\IRA J,. TOllBA LI\'.

'1'0MllA LIX.

F I O. 13 l - 011•1•1 TO~rnAJ. J 0 1{ 1.l.A NJ•:ono1•01,1 ,, , JA J, ISOS.

tornate da circoletti puntiformi alternati con cerchiolini inscri tti dipinti a


linee e pu nti int ra mezzati gli uni e g li altri da lunghi fiori liliacei stiliz·
zati su fasci di filamenti ondulati (fig. 133) imili a quelli del rhyton della
tomba VI (cfr. Tav . IV).
2. Altra grande anfora a tre anse (alt. 0.5:35) a corpo più tondeggiante, deco-
rata sulle spalle con il motivo così frequentemente esemplificato in questa
necropoli, del « nautilus argonauta 1> muovente sui tentacoli stilizzati a spi-
rale ; colori in parte guasti.
3-4. - Due anfore triansate (alt. 0:-t/5 e 0.365) decorate a semicerchi inscritti a
superficie embricata.
5. - Anfora (0.37) ; nella zona tra le anse fasci di fì lament.i cur\'Ì, motivo vege-
ta le geometricamente stilizzato.


JALISOS 209

G. - Elegante anforetLa l0.31) a corpo slanciato a fondo giallo marrone dipinta a


color bruno e rosso lucido (fig. 134): la decorazione fra le anse è formata
da grandi palmette ovoidali ricurve riempite di semicerchi inscritti, di linee
a onde e a fondo unito bruno ; in una delle palmette figura una fascia si-
nuosa quasi di serpentello. Bell' esemplare di stilizzazione naturalistica geo-
metrizzante, eseguita ancora con la perfezione della modellatura e della
vernice del le fabbriche di Jalisos.
7-8. Due anforoni a collo cieco (0.395-0.435) dei quali l'uno, grezzo e con rozza

li' IO. l::B - lN'l'ERNO O l~J, J~A 'l'OMIJA 1..i.

decorazione a fasce orizzontali e serpeggianti sulla spalla ed a corpo ovoi-


dale allungato, ricorda i già più volte descritti anforoni da acqua.
9. - Piccolo rhyton conico imbutiforme, forato alla base, mancante dell'ansa,
distaccatasi probabilmente nel rimuovimento delle antiche deposizioni (alt.
0.315, diam. ali' orlo 0.10; fig. 134). Si differenzia dai rhyta delle tombe
IV e VI per lo schema più semplice della decorazione: il corpo conico è
decorato da una fitta e continua serie di cerchi orizzontali sottilmente di-
pinti digradanti Yerso il piede coloralo d'una fascia bruna; all'orlo linea di
gocce.
10. - Oinochoe a corpo sferoidale (alt. 0.30; fig. 134) a fondo marrone lucido de-
corata sul ventre da t re grandi molluschi stilizzati a tre tentacoli spirali-
formi; dall'attacco dell'ansa nast.ro ricadente a tre fiocchi: colore in rosso vivo
27


210 A • .MAIUHI

brillante. Per la forma e la decorazione cfr. l'esemplare simile della tomba


XXXL n. 9; Tav. IV.
11. - Vaso a treppiede con manico e frammenti del coperchio (alt. 0.25); l'oroa-
mentazione a colore bruno opaco diluito risulta di rozzi elementi geometrici
associati e già distribuiti a fasce: serie di segmenti, di semicerchi, di angoli
a spina di pesce e di punti a gocce.
12-3. Coppa a piede raccorciato dipinta a fondo monocromo rosso-scuro. Altra

l'I(;. 133 - (;l!ANOFl ANl'ORA o ru,r, A TO\IUA L, N. I.

coppa a calice, frammentaria, a fondo giallastro con due anst' singolarmente


sopraelevate, a na:>tro, al disopra dell'orlo.
14-8. - Due coppettioe ad una sola ansa ed una tazzina a fondo grezzo. Gna broc-
chettina con manico sull'orlo e beccuccio dipinta a vernice rosso-scura ed
un'anforettina minuscola a collo chiuso, decorata a fasce e segmenti (0.07).
19. - Minuscolo bicchiere a campana, ad un'ansa, con piede rilevato (mm. 36), a
pareti sottilissime, in bucchero grigio; cfr. tomba xvrr, n. 60 e xxv, n. 6.
20. - Vaso a treppiede ad impasto, bugnato e bucherellato nella parte superiore
con i piedi bifidi terminanti a ricciolo (alt. 0.205).


J A I, I SOS 211

21. - Dal complesso delle ceramiche di questa tomba i stacca nettamente un vaso
di fattura ordinaria rinvenuto un poco al di sopra del piano di giacimento
degli altri vasi e conservatosi intatto per la pesante robutezza delle pareti. È
a tronco di cono, leggermente espanso nella parte superiore, con i due manici
impostati obliquamente al di sotto dell'orlo ed a superficie grezza (alt. 0.27).
Fanno parte del corredo delle prime deposizioni: una gemma lenticolare (mm. 24)
in agata, perforata, con la tipica raffigurazione di uno stambecco con il muso volto
indietro e le zampe anteriori ripiegate quasi in atto di stramazzare; alcuni pen-

FUJ, 134 - ANPOIU,, N. 6• RIIYTON, N. 9 E OINOOBO&, S. 10 DELLA TO:\IBA J,.

duglini rettangolari in lamina d'oro decorati secondo il consueto schema di simili


pendagli di collana ed un grano biconico di steatite; scarsi avanzi di più ricchi
corredi .
.Appartengono pii1 probabilmente alle ultime inumazioni di questa tomba un
pugnaletto in bronzo (mm. 0.16) con :,emplice codolo d'innesto nel manico dell' im-
pugnatura, e tre frecce ad alette di diversa misura (m. 0.06, 0.08 e 0.10).

TOM BA LI - Si apre a monte della tomba XLVIII con clromos lungo circa
m 8, largo m. 1.70-1.80 in direzione da NNE a SSO; la porta era anche qui
ben chiusa da maceria a secco; la camera sepolcrale presentava lungo il lato occi-


[
2l2 A . .MAIURl

dentale una specie di podio ricavato anch'esso dalla roccia (largh. 0.70, alt. 0.10)
sul quale, insieme con gli avanzi di uno scheletro giovanile, erano deposti i vasetti
n. 1-6, il coltello in bronzo (6-a) e chicchi di collana in pasta vitrea (6·b). Un se-
condo scheletro di adulto era collocato lungo la parete orientale con presso il cranio
molti elementi di collana ed ai piedi le due anfore 11. 7- 8. Gli altri vasi erano al
centro e presso la parete di fondo ed il rinvenimento di alcuni grani di collana
accanto ad uno dei vasi di questo gruppo lascerebbe supporre la presenza di un'al-
tra deposizione infantile. [1a presenza di un podio a guisa di letto funebre si è di
già osservata nelle tombe XXVIII, XXXIII; cfr. appresso tomba LVII.

P CG. I&) A:-l>' OllETTA, ~ . 2-3 - VASI ,\ F I ASOHE'l'rTA, S , 4-5 01%LA 'roM!lA I, (.

Appartenevano alla deposizione dello scheletro infantile sul podio i seguenti


oggetti:
1- 2. - Anforetta a collo chiuso ed a piede alto dipinta a zone di fasce e lineole
orizzontali ed a gruppi di filamenti vegetali stilizzati intorno alla base del
collo. Altra più piccola anforetta globulare a collo cieco a fondo gialletto
pallidissimo con corolle ed elementi floreali nella zona superiore (fig. 135).
3- 4. - Vaso a fias chetta a corpo sferoidale, biansato, finem ente decorato in color
rosso vivo brillante da fitti circoli concentrici nelle due metà emisferiche e
da palmetta e serie di segmenti al di sotto delle anse (alt. 0.14; fig. 135, cfr.
tomba XXVIII, n. 7). Anforetta a corpo sferico schiacciato a fasce orizzontali
e palmette geometricamente stilizzate (alt. mm. 125 ; fig. 135).
5. Minuscolo bicchiere (mm. 54; fig. 135) a linee orizzontali e ondulate.
6. Vasetto s feroidale in creta giallo-cinerea, a collo corto svasato, dipinto a color


[ __
213

bruno; larga fascia mediana e circoli concentrici alla base e nella zona supe-
riore; manca di anse.
6-a. - Coltello in bronzo a lama leggermente ricurva e con manico munito di 3
borchie (lungh. 0.20). - 6-b. - Collanina composta di grani globulari, amigdaloidi
e a conchiglietta bivalve in pasta vitrea e di qualche grano in corniola.
Sono da riferire alla seconda e probabilmente anche ad una terza deposizione
le altre ceramiche ed oggetti di corredo :
7. - Anfora di grandi proporzioni a corpo tondeggiante leggermente ovoidale

L'I(;. 136 - ANFORJll N , 7 ~ 8 ONC.C.A •rOMOA t.I.

(alt. 0.505; fig. 136) conservatasi intat.ta sotto la protezione degli attacchi
della volta; il colore pallido del fondo ed il colore rosso cupo brillante della
decorazione mantengono la viva freschezza originaria. Nella zona tra le anse
ricorre l'elegante motivo, tuttora di fresca espressione naturalistica, per quanto
di già stilizzato, del nautilo muovente sui tentacoli terminanti a spirale,
motivo, come abbiamo visto da più esemplari, prediletto nella ornamenta-
zione delle grandi anfore di Jalisos (cfr. La Ceramica); gli spazi liberi delle
volute delle spirali sono riempiti qui come altr ove di elementi floreali e di
zone di segmenti a palmetta o segmenti sciolti (fìg. 136). Per la vividezza
del colore è uno dei più belli esemplari della ceramica di .Jalisos a vernice
brillante.
8. - Anfora Lriansata (alt. 0.41; fig. 136) elegantem ente decorata sulla spalla a fasci


[_
:214 A. JllAIUIU

di linee ondulate riempile negli spazi di segmenti curvi e del caratteristico


moti,,o stilizzato della valva di conchiglia che appare così di frequente come
elemento di collana in lamina d'oro e pasta vitrea. Per la decorazione è da
confrontare l'altro più grandioso esemplare della tomba XXXI, fìg. 87, in
cui negli spazi fra le linee ondulate schematicamente raffiguranti il fondo
marino, si hanno, in luogo di valve di conchiglia, stelle di mare.
9-10. - Due anfore, nel mezzo della camera, schiacciate e ridotte in minuti fram-
menti: l'una ricomposta (alt. 0.42) presenta sulle spalle la decorazione geo-
metrizzante e linee spezzate, l'altra, deformata dalla pressione del terreno, è
dipinta a minuto reticolaLo come molti altri esemplari di grandi e piccole
dimensioni di questa necropoli.
l 1-3. - Eleganti anforette ad alto piede (alt. 0.17 5-0.20) e a collo cieco, dipinte a
fasce o lineole brune e rosse con corolle floreali di vallisneria spiralis alJa
base del collo. Altra anforettina a corpo globare decorata superiormente a
segmenti cur vi, stilizzazione di elementi floreali.
14. - Calathos a treppiede, rinvonulio mancante del manico di presa e del coperchio
(alt. 0.165) dipinto a vernice bruno-opaca e sulla zona delle spalle con deco-
razione di semicerchi inscritti a superficie embricata.
14-a. - Presso il cranio dello scheletro n. 2 si raccolsero numerosissimi elementi
di collana e frammenti di una sottilissima stephane di argento; la collana
er a composta di grani amigdaloidi, di ciondolini discoiformi e conchigliette
bivalvi in pasta vitr ea e di un solo chicco di corniola; lungo il lato destro
si rinvenne una fuseruola conica in steatito od una fuseruola a forma di
bottone in terracotta dipinta in rosso.
~el bel mezzo della camera il ripulimento definitivo mise in luce un piccolo
pozzetto di forma irregolare contenente un leggero strato di detriti carboniosi senza
peraltro alcuna Lraccia di residui ossei ; trattasi in questo caso di avanzi di un
sacrifizio funebre c non, come abbiamo potuto accertare in altre tombe di questa
necropoli, di veri e propri sepolcri a cremazione.

TOMB ALII - Camera sepolcrale delle seguenti dimensioni: m. 2.85 X 3.:20,


alt. 1.40; il dromos della lunghezza di più di 10 metri, largo al piano inferiore
m. 2, si rastremava in alto formando un vano di luce di m. L.20; il vano della
porta (m. 0.85 X 1.20) era come di consueto ostru ito da maceria a grandi e rozzi
scheggioni di pietra.
Lo scavo del dronws mostrò airevidenza che anche questa tomba aveva subìto
manomissioni nel periodo stesso miceneo per successive deposizioni con relativo sgom-
bero e ripulimento dei materiali dei precedenti corredi; oltre a vari frammenti di
ceramiohe si raccolsero nella terra di riempimento del dronws un anellino d'oro a
semplice cordone ravvolto a spi rale, un dischetto aureo a sottilissima lamina con 4
fori d'attacco ed il noto motivo della doppia r osetta micenea e numerosi elementi
di collana a grani amigdaloidi, chicchi globulari, piastrine rettangolari in vetro e


[ _J
JALISOS 215

pendagli cuoriformi, chiaro indizio di ricco corredo sconvolto e rigettato alla rinfusa
al di fuori della camera sepolcrale.
Nell'interno della camera si rilevò la presenza di tre sole deposizioni, due di
adulto ed una di adolescente con corredo poverissimo ; gli scheletri, deposti sopra
uno strato di ciottoli, erano allineati lungo le due pareti di lato e la parete di fondo,
lasciando libero per altre deposizioni, che non ebbero più luogo, tutto il vano centrale
della tomba. I soli oggetti di corredo funebre rinvenuti erano disposti verso la pare Le
di fondo accanto allo scheletro di adolescente e rivelavano per la piccolezza delle
forme la natura stessa della deposizione : tre piccole anforette globulari, di cui l'una
con decorazione a semicerchi diritti e rovesci, le altre con il motivo della palmetta
a segmenti geometrici; vasetto ollare a Lre anse, rozzamente decorato; brocchettina
con beccuccio. Presso il cranio si ricuperarono elementi di una collanina infantile,
formata di pcndaglini di corniola, a forma di fialette, forati ad una delle estremità,
chicchi g lobulari rilegati da cerchietto d'oro e minuscol i chicchi in oro. ~essun
oggetto si rinvenne accanto ai due scheletri di adulti.

Toi\rnA LIII -- È scavata sul marg ine della spianata e per le esigenze dello
spazio il dromos, dello sviluppo di soli m. 4.50, si presenta di maggiore ampiezza
(m. 1.80) ed ò tagliato a gradini ed a rampe nel banco di calcare (cfr. la tomba
XXXVI); la porta è ad apertura trapezoidale con gli stipiti segnati da una fascia
rientranle (0.80 X 1.30); le dimensioni della camera sono di 2.50 "'< 2Ai5. Si rico-
nobbe la presenza di una sola deposizione intatta con il cranio poggiato all'angolo
~E, e lo scheletro disposto trasversalmente all'asse della tomba; nell'opposto angolo
:NO erano ammassati relitti di ossa umane, avanzi di una precedente deposizione
che dovè cedere il posto a quella da noi rinvenuta. Di tale rimuovimento è prova
anche l'aver trovato il vaso 11. 2 in franLumi al di sotto della maceria ùi chiusura
della porta. Peraltro dal carattere uniforme delle ceramiche si deduce che il periodo
di tempo inter corso fra le due deposizioni cade entro una sLessn fase di sviluppo
dello stile locale miceneo.

PIG. 137 - •~C1'.\ 'JF. 0•~1,1. \ TO\fHA r.rcr, :-;. 2 •


216 A. ~IAlURI

Quali avanzi della precedente deposizione, oltre a pochi elementi di collana rac-
colti lungo il lato della parete occidentale presso il quale doveva originariamente
essere deposto lo scheletro ammassato all'angolo NO nella camera sepolcrale, pos-
ono essere riguardati i seguenti vasi :
1. - Coppa ad alto piede a vernice lustra con il caratteristico motivo ripetuto dai
due lati di una seppia schematicamente rappresentata con il corpo disposto
verticalmente ed i tentacoli allungati a spirale; raccolta in frammenti nel
dro111os presso la porta della tomba.

FIG. 138 - GltANDF. CltAT ~ ltE DRr.r,A ·ro~rnA r,111, N. il.

2. - Al di sotto della maceria di chiusura della porta, si rinvenne in frammenti, e


potè essere interamente ricomposto, un elegante vaso a forma di lelcane a
bacino fortemente concavo, orlo carenato, munito di una sola ansa verticale
a nastro con due piccole protuberanze su l dorso e, in corrispondenza, di lungo
becco orizzontale ~perto (fig. 137; a lt. 0.77, diam. 0.32, largh. dell'ansa al
becco 0.36). La decorazione a colori fini brillanti risulta all'esterno di fasce
e di una zona di segmenti stamiformi ricurvi, sull'orlo di serie continua di
segmenti vermiculati, sul fondo del bacino di una serie di nautili stilizzati
disposti a raggiera intorno a cerchi concentrici. Qursto tipo di lekane è rap-


J,\I,ISOS 217

presentato da un altro più grande ma pit1 rozzo eselllplare proveniente dalla


necropoli di Lartos (v. Appendice Il).
Ali' interno della camera sepolcrale il re ·to del corredo appariva disposto tutto
intorno (ceramiche, bronzi e collane) allo scheletro dell'ultima deposizione.
Ceramiche a vernice brillante:
3. Grande cratere (flg. 138; alt. 0.275, largh. 0.29) a piede tozzo e corpo legger-
mente rastremato, con le due anse ci lindriche impostate obliquamente e mu-

f'IG. t39 - \'ASO " l'IASCUETTA Of:l, L.A 'rO\lllA J,ur, :-i. 4.

ni te in alto di bugna a linguetta, simile per la forma ad alcuni crateri di


~licene; la zona di decorazione sulla spalla è formata da una serie di
murici disposti verticalmente ed alternativamente riuniti due a due. Ofr.
gli altri crateri di tipo diverw di questa necropoli (Ca1'atteri generali -
La Ceramica).
-l. - Vaso a fiaschetta sferoidale ad un'ansa, senza becco, con il collo cilindrico
chiuso munito di piccole bugnette in rilievo intorno all'orlo; il collo e la base
sono soltanto perforati da un foro regolare cilindrico fatto al tornio (fig. 139;
alt. 0.180); la zona emisferica superiore è riempita di molivi vegetali e ma-
28


218 A. MAlURI

rini sLilizzaLi; sul pro petto un segmento cun 'O in rilievo sembra \'Oler ripro·
durre il motivo di una collana. Per la sua forma singolare, non documen-
tata da altri esempi di questa e di altre necropoli, questo vaso a fiaschetta
munito di un semplice foro d'immissione al basso e di fuoruscita alla base,
sembra dover appartenere ad una classe speciale di vasi sacrificali e rituali,
dei quali, come per i rltyta, non siamo in grado di sapere il preciso 11 o e
destinazione.
5- 7. - Coppa e coppetta ad alto piede, di cui l'una (alt. 0.185) simile per tipo e
decorazione al n. 1 di questa stessa tomba, l'altra di più fine eleganza, ornata
di una serie di murici partenli dal collo del piede a raggera fino all'orlo della

1'10. l40 - COPPE, /<, i).1 • Oll<OCBOE N. 10 H TAZZA O•:LJ,A TOl[IJA 1.tll.

tazza. Altra coppa a piede molto slanciato di pinta a fondo monocromo giallo-
marrone lucido (0. l95 ; fìg. 1-10).
Ceramiche a colori seniilitcidi ed opachi:
8-9. - Due anforette a collo cieco, a corpo a tronco di cono e spalle appiattite, con
motivi di decorazione floreale geometricamente stilizzati.
10. - Oinochoe a corpo sferico, decorata sulla spalla di linee geometriche ad an-
golo intramezzate da rozze :;pirnli peduncolate (alt. 0.33; fig. 1-10).
11. - Grosso va o a treppiede sormontato da manico di presa arcuato, a fondo
marrone terroso opaco, decorato a fasce e macchie in color bruno opaco eva-
nido e con tre corolle floreali disposte ai due lati dalla spalla; per le dimen·
sioni è uno dei più o-randi e.;emplari di calathoi a trepp:Nle, di cui è straor-
dinariamente ricca que La necropoli (alt. 0.3-1).


J A J, J SO S 21 !)

12- :3. Urande vaso a treppiede ad impasto, bucherellalo e bugnato nella parte
superiore, con i piedi bifidi ritorti a riccio; è il più grande (alt. 0.33) di
questa singolarissima categoria di vasi ai quali per l'impiego che se ne faceva
p<'r emanazioni di odori aromatici, torna assai acconcia la denominazione
datane comunemente dagli scavatori del luogo, di kapnist-irion (v . in fine).
- Altro pitt piccolo esemplare ad un sol manico (0.173) munito di una qua-
druplice serie di fori .
Li- 22 - Serie di tazze biansate del tipo degli skyphoi, di coppette monoansate,

FIO. 141 - BACINELl,A IN ltAl!e l)J~ l, LA 'l'OM UA t, IJl,

di ciotole a corpo conico, alcune con decorazione di elementi stilizzati geo-


metrici, altre a fondo monocromo o grezzo.
Bronzi:
23. - Presso il cranio dello scheletro deposto a traverso la camera, era collocato
sul terreno un bel bacile di rame, intatto, a pareti robuste con bordo legger-
mente ricunro e due manici impostati obliquamente (alt. 0.08, diam. 0.2-t;
fig. 141 ), uno dei pochissimi esempi di vasellame met.allico rinvenuti in
questa. necropoli (cfr. tomba L\YI, 11. 15).
24. - Al lato sinistro dello scheletro, si raccolse un bel pugnale in bronzo foggiato
sullo stesso tipo delle lunghe spade micenee di qu~s to periodo (lunghezza
con l'impugnatura m. 0.37): è a lama stretta appuntita con costolatura di
rinforzo a forte ril ievo e con la pesante imp11g11atura guarnita tutLora ai


2~0 A. MAlUHl

due lati da una massiccia placchetta in avorio fissata sul manico e stùla
guardia da borchiette a larga capocchia; al termine dell' impugnatura, la
guardia con le due alette ricurve in basso, assume la caratteristica forma delle
spade di questo periodo.

llCO. 142 - CORll E:OI Dl:LLt: TOMut: r. fl L(ll.

25. - Vari frammenti di sottili aghi in bronzo muniti di cruna.


Oggetti vad di co1'redo. - rrutti gli oggetti di corredo appartengono piut-
tosto ad abbigliamento femminile ed inducono a supporre che il pugnale sopra de-
scritto debba riferirsi a qualche precedente deposizione. Tutt'intorno al cranio si
raccolsero, commisti al terreno durissimo della v6lta franata, gran quantità di ele-


[
2:H

menti di collana, di ciondoli e pendagli che dovevano costituire il ricco abbiglia-


mento della defunta (fig. 1-!2): prevalgono grani globulari, rotelline, rosette e dischetti
in vetro e pasta vitrea, una serie innumerevole di perline minutissime ad anello e
discoiformi in pasta vitrea verdemare, simili alle nostre margheritine 11 1 da infi-
(r

lare indubbiamente in collane a più fili; qualche grano in cristallo e quache chicco
d'ambra, uno dei quali ben conservato, costituisce una delle rarissime documenta-
zioni del commercio dell'ambra nel periodo della civiltà micenea a Ro\li. Doveva
far parte di questa collana una piccola gemma lenticolare in ametista (mm. 12),
con l' incisione, sommariamente eseguita e poco riconoscibile, di un animale (stam-
becco?) con il capo volto all'indietro, ed un grosso grano (mm. 28) amigdaloide di
agata. Lungo il lato sinistro dello scheletro si raccolsero duo anellini di argento a
somplice cordoncino ricur vo ed un anellino od orecch ino (?J in oro a due fili ritorti
a tortiglione. Ai piedi giacevano sul piano della toml.>a (appartenenti forse ad altra
deposizione precedente) una ventina di fuseruole in st~atite di varie dimensioni,
parte delle quali della forma pii1 comune conica perforata, altre della forma a bot-
tone: due di queste ultime di maggiori dimensioni (mm. ~9, mm. 46) erano deco-
rate, l'una sulla superficie conica, laltra dai due lati, di palmette e di circoletti
incisi (fig. 142).
Tracce di precedenti corredi rimossi e manomessi si rinvennero anche lungo
la parete occidentale della camera, dove nell'ultimo strato di terriccio a contatto
del pavimento, si ricuperarono alcuni elementi di collana del tipo a bivalve olivi-
forme, a globuletti, ed una piastrina rettangolare in oro con rilievo di octopus.
TOMBA LIV - Il dromos è a gradini, ampio e di breve sviluppo (lungh. -!.20,
largh. 1.35); la porLa ben murata ma con l'arco spezzalo, la camera a pianta qua-
drangolare irr egolare, misurava nei lati di est e di sud m. 1.95 X 2.15; al di sopra
della porta un blocco di calcare a guisa di cippo, contrassegnato dalle incisioni rap-
presentate nella fìg. 131. Nel ripulimento delle terre franato nel vano della camera
si palesò all'evidenza lo sconvolgimento a cui la tomba era stata sottoposta fi n dal-
l'epoca micenea : la suppellettile funebre appariva spostata dal luogo del suo origi-
nario collocamento, in parte frammista al terreno a cm. 50 dal piano del pavimento,
in parte sparpagliata qua e là sul pavimento della camera. Si accertò la presenza
di un solo scheletro intatto e ad esso, che sta a rappresentare sicuramente l'ultima
deposizione in questa tomba, dovevano appartenere i soli oggetti di corredo rinve-
nuti in frammenti ma ammassati in un sol luogo (nn. 1-5). Residui sconvolti di un
altro scheletro si osservarono lungo la parete sinistra con il cranio all'angolo NE,
orientato cioè in senso opposto a quello dell'ultimo inumato.
Possono riferirsi all'ultima deposizione della tomba i seguenti oggetti:
1. - Grosso anforone a collo cieco, a corpo sferoidale, con largo e tozzo becco,
dipinto a semplici fasce or izzon tali rosse (m. 0.38).
2. 'l1azzetta attingitoio, sormontata da alto manico a nastro.
3. Affilatoio in pietra argillo-schistosa e accanto :


222 A. MAI URl

4. Piccolo coltello frantumato a lama leggermente ricurva con il manico attra-


versato da due borchie (lungh. mm. 125).
5. Due freccioline in bronzo ad alette.
Alle precedenti deposizioni vanno probabilmente attribuiti gli altri oggetti del
corredo rinvenuti dispersi alla rinfusa nella camera sepolcrale:
6. - Grande cratere a piede sottile, corpo conico, anse larghe piatte impostate
all'orlo (alt. 0.32, diam. 0.31) in fine argilla verde cinerea con decorazione
bruna quasi completamente distaccatasi sul primo abbozzo fatto a color mar-
rone diluito, come di consueto in tutta quest,a classe di ceramiche in argilla
grigia e decorazione bruna. Nella zona fra le anso, da ciascun lato, sono figu-
rate due grandi anitre affrontate, becco cont,ro becco, con il corpo ingros-
sato oltre il naturale; al centro palmetta geometricamente schematizzata,
e nel campo motivi floreali a riempimento degli spazi vuoti. Il gruppo
dei due uccelli è espresso in modo schematicamente eguale ai due lati: nel·
l'uno il ceramografo si è contentato di ramguraro le piume del pennuto pal-
mipede con più serie di lineole orizzontali, nell'altro ha ricorso all'artificio
anche più innaturale di un fitto reticolato, come nel già descritto vaso della
tomba XIX.
7. Anfora a tre anse a corpo globare con la decorazione guasta (0.42); nello
spazio fra le anse grandi corolle floreali.
8. Anfora a collo cieco (0.31) di forma alta slanciata, della stessa qualità di
argilla e decorazione bruna del cratere n. 6: alla base del collo corolle flo-
reali, sulla spalla zona di alghe marine e di murici.
9. - Oinochoe sferica a becco d'anatra con decorazione sulla spalla di quattro grandi
murici: color rosso e bruno t0.26).
10-1. - Due coppe ad alto piede di cui l'una con il consueto motivo del mollusco
con i tentacoli a spirale, l'altra con fascia a linee di segmenti curvi.
Fra il terreno sconvolto dalla seconda deposizione si raccolsero inoltre alcune
rosette a otto petali in pasta vitrea, un grano sferico di ametista, due fuseruole in
steatite, ed un frammentino di ambra appartenente anch'esso ad un grano o cion-
dolo di collana.
TOMBA LV - Dromos della lunghezza di m. 7.50 gradatamente restringentesi
da m. l.uO a m. 1.10; camera a pianta quadrata di m. 2.60 X 2.GO. Anche questa
tomba si presentò profondamente manomessa e sconvolta fin dall' antichità; del muro
di chiusura della porta non restavano che pochi filari di pietra, gli altri giacevano
arrovesciati e dispersi nel clromos insieme con molti frammenti di belle ceramiche
a vernice brillante; nell'interno della camera la su ppellettile. ad eccezione di quat-
tro o cinque vasi interi, era dispersa in frantumi; i depredatori se trascurarono le
ceramiche non rispar miarono i corredi più ricchi in oro ed in collane perchè, ad onta
del più accurato ripulimento, ~non si rinvenne il menomo oggetto in metallo o del-
l'abbigliamento femminile. Si accertò la presenza <li tre deposizioni con gli scheletri


[
JALISOS :223

ammassali alla rinfusa. Nel terreno di frammento della camer a si rinvenne un blocco
di arenaria dello stesso tipo di quelli ai quali abbiamo riconosciute la funzione di
cippi in questa necropoli con alcuni segni rozzamente incisi (fig. 13 1).
l. - ,.\nfora di grandiose dimensioni, uno dei pit1grandi esemplari di questa necro·
poli (alt. 0.56), a corpo assai panciuto quasi sferico, di forme sensibilmente
asimmetriche per imperfetta modellatura o per distorsione avvenuta nella
cottura, decorata a zone di semicerchi inscritti sovrapposti del tipo da noi
detto a superficie embricata.
2. -- Altra grande a nfora (m. 0.505) a vernice rossa brillante ben conservata, con de-
corazione di tre « nautili ,, raffigurati come negli alLri esemplari già descritti
più volte a due tentacoli avvolti a spirale sollevati in alto, con un terzo
Lentacolo ripiegato in basso e con palmetLe geomeLricamente stilizzate riern-
pienti gli spazi vuoti della figurazione principale.
3. - Anfora di medie dimensioni (m. 0.4:3) con tra ansa ed ansa, sulla spalla, una
zona floreale formata da una serie di 9 gra11di corolle aperte e ripiegate in
basso del tipo della vallisneria spiralis.
~. - (:rosso e ordinario anforone da acqua a collo chiuso e becco molto largo per
l'immissione e la fuoruscita del liquido, dipinto a fondo monocromo marrone
opaco (m. 0.-13); cfr. La Ceramica.
:) - (i. - Due oinochoai di forme e dimensioni pressochè eguali (rn. 0.32-0.35), a piede
più o meno slanciato. corpo sferico o sferico-schiacciato, collo alto terminante
ad orlo piatto o sensibilmente arcuato con il bordo smussato. La decorazione
a color bruno in un esemplare, a color rosso brillante nell'altro, è quella che
ricorr(J in tutte le altre oinochoai di questo tipo e che dà al corpo sferico del
vaso un effetto di elegante movimento: fasce piene e fasce a più linee leg-
germente ondulate disposte verticalmente tutt'i ntorno al vaso.
7. Elegante oinochoe su alto piede, a tre manici verticali decorata fino alla base
dcl collo di fasce e lineole orizzontali e di corolle floreali tra le anse (0.255).
8. 'r azza, epichysis, a due manici e lungo beccuccio orizzontale (0.1 t) a colori
brillanti rosso e bruno : decorazione a fasce e nella zona superiore spirali
peduncolate, quasi tentacoli isolati della nota figurazione del nautilus argo-
nauta, e linea a spina di pesce sul bordo. La stessa forma di vaso ma di
maggiori dimensioni in più tombe di questa necropoli.
9-12. - Serie di quattro anforette a collo cieco di piccole dimensioni (da m. 0.225
a m. 0.095) del tipo a piede alto e globulare senza piede, a motivi lineari e
floreali.
Li3. - Piccolo br aciere ad impasto, bucherellato, rinvenuto mancante dei tre piedi
(0.08).
TOMBA LVI - IJ dromos di questa tomba appariva per la maggior parte frana to
sulle pendici della collina, lasciando intatta la porta ben murata; la camera di
forma irregolare (m. 2.75 X 2.50) presentava la parete di fondo leggermente inca-


224 A. MA I URI

vata a nicchione. Si accertò la presenza di duo deposizioni: uno scheletro giaceva


allungato nella met~i destra della camera con il cranio accanto alla porta, mentre
avanzi confusi di ossa appartenenti ad una o pit1 inumazioni si osservarono nella
metà sinistra dove il terreno coper lo di uno strato di ciottoli rivelava la presenza
di un letto funebre. La suppellettile ad eccezione di un solo vaso molto guasto ed
in frammenti, era collocata presso la porta, ai lati ed ai piedi dello scheletro di
destra. La disposizione del corredo, lo sconvolgimento dello scheletro che doveva
essere originariamente collocato al di sopra del letto funebre, i pochi oggetti di
suppellettile ornamentale rin venuti dispersi qua e là nella camera, provano che anche
questa tomba subì nel tardo periodo miceneo parziale manomissione per un'ultima
deposizione.

1. - Grande anfora a tre anse a base larga tozza, corpo sferoidale, dipinta a vernice
rossa e bruna brillante: tra le anse tre grandi " nautili » a tentacoli spirali-
formi con la conchiglia disegnata schematicament.e a r eticolato; nel campo
valve marine e segmenti lineari (alt. 0.477). Presso la porta della tomba.
2. - Altra anfora a fondo gialletto chiaro e a vernice bruna con decorazione di tipo
floreale sulla spalla schematicamente eseguita a linee di segmenti di colore
più pallido (111. 0.36): all'angolo sud-ovest della camera.
3. Oinochoe a corpo s ferico, orlo smussato, ansa costola.La con bugnetta d'attacco,
<lecorata sul fondo giallo- marrone a fasce ondulate (c fr. fìg. 1 l ; m. 0.31 ).
4. Altra oinochoe a piede alto, corpo sfer ico schiacciato, biansata, dipinta in
vernice rosso brillante a zone di fasce e lineole orizzontali e a palmette di-
ritte e rovesce alla base del collo (0.24).
5. Minuscola oinochoe a vernice bruna a fasce lineari e serie di semicerchi sulla
spalla (0.87).
6. Vaso a tre anse, due orizzontali ed una verticale, forato al piode, in argilla
giallo-einereu , decorato a vernice bruna a palmette ed a circoli puntiformi.
Per b forma ed il foro alla base è da ricollegarsi con l'altro più interessante
esemplare della tomba XIX, n. 7, fig. 55 (m. 0. 133).
7. Anforetta a collo cieco e corpo schiacciato a fasce, linee e corolle floreali (0.11).
8. - fi'ine ciotoletta con manico a nastro impostato verticalmente sull'orlo dipinto
a vernice rossa, a serie di gocce sul rovescio dell'orlo ed a fasce ed a linee
orizzontali all'esterno ed all'interno (diam. 0.115).
9 -14. - Serie di 6 coppe ad alto, medio o basso piede, a superficie grezza ed a
fondo monocromo rosso cupo e nerastro, ripetent.i i tipi maggiormente in uso
in questa necropoli.
15. - Sul lato destro dello scheletro si raccolse un vaso in rame a forma di baci-
nella circolare, a base pia tta con la sola zona centrale rilevata, munito di
due anse, mal conservato; gran parte dell'orlo era rimasto fratturato in minuti
framm enti dalla compressione del terreno. Dalle tracce di venature rimaste
sull'ossidazione e sull' incrostazione, sembra che il vaso contenente probahil-


\
_J
JALISOS 225

mente offerte di vivande per il defunto, fosse deposto nella tomba con un
coperchio ligneo. Si rinvennero anche frammenti di altro pii1 piccolo vaso in
rame, probabilmente di tazzina.
Della suppellettile pii1 preziosa ornamentale che doveva appartenere alle più
ricche originarie deposizioni non si raccolsero che un bottone in galanite (?), una
rosetta in fai"ence, una spirale in oro pallida ed \ll1a fuseruola in steatite.
[_,VII - Camera poco profonda ed a pianta assai irregolare quasi tra-
TOMBA
pezoidale; a l lato sinistro il piano della tomba appariva alquanto rialzato a guisa
di letto funebre con uno strato di ghiaia e ciottoli minuti di mare e sopra di esso
due scheletri con i crani verso la parete di fondo: al lato destro altra deposizione
con il cranio orientato in senso opposto ai precedenti e, da quanto si potè giudi-
care, d'individuo giovanile. La suppellettile sembrava essere stata collocata sepa-
ratamente fra il gruppo di sinistra e lo scheletro deposto a destra. A causa della
poca profondità del terreno le ceramiche erano per la maggior parte gravemente
deteriorate dalla più rapida infiltrazione delle acque e dei 20 e pii1 esemplari che
si osservarono e si raccolsero in frammenti dall'area della camera sepolcrale, pote-
rono ricuperarsi e restaurare appena la metà. Si rinvennero intel'Ì i vasi di piccole
e minime dimensioni. L'anfora n. 1 era ancora appoggiata alPangolo NE, al di
sopra del letto funebre ed appariva notevolmente sopraelevata sul piano di giaci-
mento degli altri vasi. Dei fittili restaurati appartengono alle due deposizioni di
sinistra i nn. 1-2, allo scheletro giovanile i rimanenti; a quest'ultimo appartenevano
anche i numerosi elementi di collana in pasta vitrea rinvenuti presso il cranio.
l. -Anfora a tre manici a corpo molto espanso globulare, decorata sulla spalla a
zona di semicerchi inscritti sovrapposti; colon\ gnasto (m. 0.38).
2. - Coppetta a piede raccorciato dipinta su tutta la superficie a color rosso vivo
brillante ( m. 0.18).
il- G. - Quattro brocchette a collo cieco a corpo slanciato ed a corpo sferico schiac-
ciato decorate a semplice motivo lineare o a corolle floreali stilizzate; l'esem-
plare pili grande misura m. 0.175, il pili piccolo, di forme minuscole, intero
m. 0.055.
7-8. - Oinochoe ad alto piede, biansata, a corpo sferico schiacciato, a fasce e
lineole orizzontali rosse, di colore svanito per deterioramento (m. O255); altro
esemplare minuscolo, monoansato, a fasce e lineole brune (m. 0.096).
9. - Vasetto biansato a fasce rosso vivo (0.145).
Gli elementi di collana sono costituiti da piastrine romboidali con doppia ro-
setta e duplice foro, da pendaglini discoidi a ricciolo, da grani amigdaloidi e da
qualche trito e consunto grano d'ambra; al centro della collana era probabilmente
un g rosso grano in pasta vitrea.
To,rnA LVIII - In cattivo stato di conservazione si trovò anche il materiale
della tomba posta a fianco della precedente. La camera a lati ineguali (m. 2.65
X 2.:35 '< 2.25 X 2.30) presentava sulla parete di fondo J> incavo di un rozzo nic-


'
226 A. MAlUIU

chione praticato nella roccia soLto il quale era deposto uno scheletro; due altri sche-
letri erano deposti lateralmente alla parete di est e di ovest. Dei vasi ridotti in
minuti frammenti e disfatt i per imperfetta cottura, poterono ricuperarsi :
1. - Anfora a tre anse con fascia a spirali allacciate a color bruno molto eva-
nido (m. 0. 35).
2-5. - Quattro anforette a collo chiuso delle quali due a piede alto, due a corpo
sferico e schiacciato con decorazione a palmette, semicerchi e segmenti lineari.
6. - Ciotoletta con ansa a nastro finemente decorata all'esterno a spirali peduncolate.
7. - Coppetta monoansata grezza. P resso il cranio dello scheletro deposto lungo la
parete di est si raccolsero molti pendagli in pasta vitrea tutti dello stesso
t ipo e dimensioni, perforati alle due esLremità del consueto tipo a cannellino e
doppio ricciolo, ornamento di collana o diadema della defunta (mm. 26).

~IO. 143 - l nu~ OllA'rll:ttl OEf,f,A TOMBA 1.rx, N, 2 n 8.

LlX - Evidenti tracce di an~ica manomissione presentava questa tomba


TOi\fBA
con l'arco della porta caduta e le pietre di chiusura disseminate nel dronios insieme
con molti frammenti di buona ceramica a vernice brillante. Del ricco materiale che
aveva dovuto costituire il copioso corredo funebre di questa tomba, che dobbiam
pensare fosse fra le più cospicue della necropoli, restavano ancora interi alcuni
grandi vasi appoggiati alla parete di fondo ed il resto in parte ammassato in parte
disseminato su tutta l'area della camera sepolcrale. La depredazione antica sembra
essersi limitata, come si è avuto campo di osservare in qualche altra tomba di questa
necropoli, al corr edo più ricco e minuto di ol'i e di collane, poichè l'accurato ripu-
limento del terreno non ci fece ricuperare che quattro chicchi di collana sporadici.
Si osservarono due inumazioni, l'una delle quali, posta trasversalmente all'asse
della tomba, si pensò potesse esser avvenuta in una seconda deposizione. Nel dro-


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2~8 A. ~IAWRI

mos a poea prnfondità si rinv-enne un rozzo blocco di calcare squadrato con l' in-
cisione riprodotta a fig. 131 con funzione, come abbiamo supposto per altri blocchi
analoghi, di sema tombale. Le dimensioni della came ra a pianta quasi regolare
sono di metri 8.10 X 2.60.
1. - Anfora Lriansata (rn. 0.53) a color giallo chiarissimo con la zona fra le anse
decorata a semicerchi multipli punteggiati e limitata superiormente da una
serie di grosse bugne in rilievo mamrnelliformi; il color bruno sovrapposto
sul color giallo marrone appare in gran parte disquamato e caduto.
2. - Grande cratere a corpo quasi conico e piede molto slanciato (alt. 0.355, dia-
metro 0.31; fìg. 142) a fondo giallo·cinereo pallidissimo e decorazione a fasoe
brune. Nel campo, ai due lati delle anse, campeggia un grande polipo a color

~l(i. 14.i - BICOF((F.ltE A CALICE OBLLA TQl[l!A 1, tx, N. fj,

bruno, a fondo unito con i tentacoli allungati a spirale in basso ed a linea


ondulata in alto; la forma stessa di quest.o cratere, che ricorda per la sua
forma allungata le caratteristiche coppe ad alto piede, sembra aver indotto
il ceramografo ad applicare lo stesso motivo ornamentale del polipo stilizzato,
usato prevalentemente sulle eleganti coppe di Jalisos. Anche in questo cra-
tere come sulle coppe e nei rhyta il corpo del polipo viene a sovrapporsi nella
parte inferiore sulle fasce orizzontali della decorazione.
3. - Altro cratere a piede più corto, sensibilmente distorto nella cottura (altezza
m. 0.32, diam. 0.275 X 0.30), dipinto a fa sce rosse e a zona continua di
spirali allacciate e intramezzate da palmette diritte e rovesce (fìg. 143).
4. - Anfora a corpo sferico, collo corto imbutiforme, monoansata, dipinta a fasce
brune nella metà inferiore, a fasce rosse vive nella metà superiore, sul collo
e sul dorso dell'ansa (alt. 0.33). La zona sulla spalla presenta la raffigura-
zione, r ara nella pittura vascolare micenea, di due cervi dipinti anch'essi in


.J
JALISOS 229

color rosso vivo a fondo unito, galoppanti e quasi inseguentisi r un l'altro


da sinistra a destra: chiudono il campo di questa scena agreste due elementi
floreali (fìg. 14-1). È questa una singolare e preziosa documentazione della
persistenza dei motivi naturalistici nella tarda arte micenea e della più rozza
traduzione e deformazione di vecchi motivi alla vascolaria: il ceramografo
locale si è forse ispirato alle figurazioni della glittica cretese che, grazie al

t·· ro. 14'3 - UIOOBH:ru;, ~. 9 E lDOLETTC, s. l G·i, Dl~ J,I, ,\ T O.\CllA J..1IX.

facile ed esteso commercio delle gemme incise, dovè qua e là stimolare il


gusto dell'imitazione delle figurazioni animali.
5. Oinochoe sferica a collo imbutiforme, orlo piatto a fasce rosso-bruno brillante
su fondo giallo-roseo chiaro; nella zona superiore due uccelli a larga coda
forcuta, simmetricamente affrontati con i lunghi becchi ai lati di un cespo
formato da tre liliacee (alt. 0.315; fìg. 1-IA); per la forma del becco e della
coda forcuta sono da confrontare gli uccelli (grt1) della graziosa coppa della
tomba VII, n. 6, fig. 30.
6-8. - Elegante bicchiere a calice a color rosso vivo brillante con la figurazione,

[ _J
230 A. MAIURI

su ambo i lati, di un polipo disposto verticalmente con i tentacoli svolgentisi


a spirale: è un altro bello e vivido esemplare di queste coppe con decora-
zione di polipo, che dobbiamo nelle forme più tecnicamente perfette alla ne-
cropoli di Jalisos (fig. 145). Altra coppa sensibilmente deformata, a fondo giallo-
marrone pallidissimo, con decorazione di murici ed alghe marine (?) disposte
a raggera intorno al corpo della coppa. Coppetta grezza in creta giallo-cinerea.

l'lG. l~i - BRONZI Dlll.LA TOMllA LIX.

9. - Grande bicchiere a campana con fascia mediana a rigature incise, decorato


di murici disposti ver ticalmente tutt'intorno al vaso (alt. m. 0.1-!-1, diam.
all'orlo 0.16; fìg. 146): cfr. altri esemplari della stessa grandezza a tomba
XIX e XXI.
10. - Anforetta a collo cieco e corpo panciuto decorata per l'inter a superficie a
zone di fasce piene e di lineole, con corolle floreali stilizzate alla base del
collo (0.18).


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JALtSOS 231

11. - Calathos su treppiede con manico cilindrico di presa decoraLo in marrone


bruno a fasce verticali riempite da triangoli a dente di lupo intramezzati da
fitti segmenti lineari sì da dare I' impressione dell'intreccio dei vimini dai
quali la forma del vaso evidentemente deriva (alt. compl. 0.2G).
12-3. - Grosso e piccolo vaso caJefattorio su tre piedi di forma bifida e a ricciolo,
bucherellati nella metà superiore: nell'esemplare minore i fori ono disposti
in triplice serie spazieggiate l'una dall'altra.
14-5. - Si raccolsero inoltre un vasetto triansato a forma di pisside e una minu-
scola tazzettina, oggetti indubbiamente di una deposizione infantile non potuta
meglio accertare per lo stato di sconvolgimento della tomba.
16-7. - Due idoletti fittili di egual tipo e decorazione (m. 0.11 5) decorati in tntta
la superficie di linee rosse e brune vermiculate (fig. t46).
18. - Grosso e robusto Yaso a forma di grande fiasca, a pancia appiattita e ad una
sola ansa, a fondo grezzo marrone scuro, di fabbrica probabilmente cipriota
(alt. 0.47): cfr. l'esemplare pit1 piccolo in questa stessa necropoli della
tomba XIJ, n. 1, fig. 118.

Rronzi. - (fig. 147) - Punta di lancia con innesto a cannone e costolatura di


rinforzo, ben conservata (m. 0.38). - Coltello a lama sottile leggermente ricurva
con tre chiodi d'innesto nel manico ad impugnatura incassata (m. 0.29). -
Altro coltello a lama triangolare con manico ad alette in rilievo per l' incas-
satura dell'impugnatura in osso ed in legno e codolo per l'innesto del pomo
dell'impugnatura, fortemente pie~ato e ritorto per la violenta caduta della
volta della tomba. · Coltello a lama corta trapezoidale con il margine fram-
mentato e tre chiodi sul manico (m. 0.17). - insieme con queste armi si rin-
venne anche l' immancabile pietra da affilare con il solco già pronto per
l'affilatura.
Unici oggetLi dci corredi pit1 fini della toeletta femminile sfuggiti a l depreda-
mento sono, come abbiamo detto, quattro chicchi di collana in pasta vitrea ed una
fuseruoletta in steatite.

TOiuBA. LX - Questa tomba profondissima (m. 5.40 dal piano di campagna)


posta sul margine della collina e perciò con il dromos quasi interamente franato
lungo la pendice, con la camera sepolcrale assai vasta e a pianta regolare (m. 3.20
X 3.35), con la porta delle notevoli dimensioni di m. 1:20 di larghezza per m. 2.20 di
altezza, era indubbiamente una dello più importanti e più ricche della intera ne-
cropoli; il depredamento deve esserne avvenuto in epoca relativamente recente
essendosi trovaLi presso il piano della tomba frammenti di povere ceramiche mo-
derne abbandonate dagli scavatori; la difficoltà dello scavo e qualche improvviso
franamento debbono aver impedito che il depredamento fosse completo e ci hanno
permesso, con un accurato ripulimento, di ricuperare alcuni interessanti residui
dell'originario corredo.


232 A. ~IAIURI

1. - Anfora di grandiose dimensioni (alt. 0.73; fìg. 148) ricomposta interamente


con i frammenti originari, a pareti assai robuste, triansata, a corpo quasi per-
fettamente sferico, dipinta a fondo marrone scuro, decorata in tutta la metà
superiore da cinque fila di bugnette mammelliformi intramezzate da elementi
floreali geometricamente stilizzati a forma di triangoli in color bruno opaco:
sull'orlo largo della bocca fasci di segmenti lineari a zig-zag. È il più grande
esemplare delle anfore venute in luce in gran numero da questa necropoli.

FIG. 148 - GRANOE .\Nl'OltA llF.1,1.,\ 1'0\lllA 1,x, N, l.

2. - Grande cratere a piede moli.o alto, cot·po conico, collo alto rientrante (m. 0.43;
fig. 149), ricomposto da molti frammenti, a fondo giallo chiarissimo ed a
fac:ce nerastre, a fondo unito sul piede e sul collo: la scena sul prospetto
d'ambo i lati è dipinta anch'essa a color bruno diluito nelle parti piene del
disegno e in rosso pallido slavato nei tratti lineari della composizione. La
parte meglio conservata (fig. 150) ci offre abbastanza nitidamente la caratte-
ristica scena del carro da guerra con la stessa tecnica e composizione d' insie-
me che conosciamo da altri ben noti esemplari della vascolaria micenea, sovra·
tutto di Cipro, quali il cratere di Amatunta e l'altro egualmente ciprioto della


JALISOS 233

collezione Barre, ai quali o::!corre ora aggiun gere il c ratere, già descritto, di
questa necropoli della tomba XXVII, n. ..J., fig. 74-:). Jl nuovo esempla re,
non ostante la caduta del colore~ aggiunge qualche elemento di più alla figu-
r azione del pit1 noto cratere di Amatunta. Le figure in abito lungo talare
distinguibili per il sesso dalla presenza o no delle lnnghe trecce ricadenti
sulle sp~1lle, hanno tutte il gesto ritua le delle mani protese; chiaramente
distinguibili sono le part icolarità della forma dcl carro con la parte anteriore
riservata all'auriga e la posteriore al nobile personaggio che sembra esser con-

dotto in solenne pompa ad una cerimonia sacra; a nche il pettorale dei cavalli
si è voluto decorare con borchie a color bianco sovrapposto quasi di una
gualdrappa te:;;suta ed ornata nello stes:;o gusto delle vestimcnta talari delle
figure che assistono alla cerimonia. Di pretto moti\'0 ornamentale sembrano
anche le lunghn frecce da cui pendono nastri e bende svolazzanti. Nel campo,
il consueto riempimento di element i animali e vegetali (un murice ed una
corolla floreale) e circoletti e rosette che sembrano anche qui preannunciare
il gusto incipiente dei riempimenti ornamentali della posterior e arte geo-
metrica. Sull'altro lato ident ica rappresentazione piìt deteriorata e con tre
figur,· innanzi al carro in 111ogo di due.
30


234 A. llAIURI

FIG. 150 - ZONA l'lGUllATA DEL CnA·rnn1·: N. 2 DELLA TOMHA J, X.

3--t - Due calathoi, l' uno frammentato, con beccuccio orizzontale (proclwai ),
dipinti a fasce orizzontali brune; un esemplare ha nella zona superiore interna
ed e3terna una serie di pesci natanti.
i5. Parte superiore frammentata di una lucerna micenea in serpentino con deco-
razione sul labbro diritto e rovescio a foglie del t.ipo del hymation dorico
(fig. 151); dallo stato di framm entarietà. si ricava che questa lucerna era inne-
stata su piede ed era pertan to del tuUo simi le alle lampade in pietra di tipo
e di fattura cretese, rim·enute precedentemente anche in altre necropoli, a
Phaestos (Mon. Ant., X IV, 552, fìg. 36), a Micene ('L1suntas-Manatt, p. 80,
fì g. 153) e a Rodi stessa.
Ohe anche questa tomba non difettasse di oggetti di minuto e più ricco cor-
rodo, non sfuggiti ai primi scavatori, apparve dal ri cupero che potè farsi di alcuni
chicchi di collana, di frammenti di sottili
brattee d'oro, di minutissimi dischetti au-
rei e da una rosetta spezzaLa in pasta vi-
trea azzurra.

•*•
Con lo scavo di questa tomba si riten-
ne di ave r esaurito quasi completamente
l'area della necropoli micenea della collina
di Macrci Vunara; le zone non esplorate
dalla nostra ricerca apparivano essere state
precedentemente saggiate e scavate nei
l"lC.. !.jl - LAMl'AOA FRAM~IEXTATA 1:-1 SERPEN-
TINO 0111..LA TOllRA LX , vecchi scav i clul Biliotti.


JALlSOS 2%

CARA'rTERI GENERALI DELLA NECROPOLI )!ICENEA

Le tombo od il rito funebre. -- La necropoli di Jalisos non ha dato, nei vecchi


e nuovi scavi, alcun esemplare della grande architettura funeraria micenea della
tomba a (( tholos » costruita in buon materiale di pietra squadrat:t con il caratte-
r istico elemento costruttivo della volta conica ad assise concen~r iche di pietra gra-
datamente restringentisi ed aggettanti. Questa assenza delle grandi for me tecto-
niche sepolcrali Hi osserva del resto, fì no ad oggi, in tu tte le necropoli micenee del-
1' isola; solo a Oarniro negli scavi del alzmann ven nero alla luce alcune tombe a
camera costruite in belle assise di pietra con corridoio d'accesso a gradinata, ma
dalle troppo monche notizie dello scopritore e da qualche i mperfetto disegno è im-
possibile trarre un'idea precisa della str uttura di tali sepolcri e dell'epoca a c ui
debbono essere riferiti 1 • Il solo monumento che possa ricordare, in tutte le isole
delle Sporadi meridionali, le for me della tomba a <• tholos » è il cosidetto u Pozzo »
o <• Fonte di Burinna » nell' isola di Cos, camera circolare con vòlta a cupola pre-
ceduta da lungo dromos, costruzione peraltro idr aulica e non funerar ia~ ed a lla
quale non son forse estranee influenze pit1 d irette dell'architettura caria del vicino
distretto di Alicarnasso 3 •
Non è da escludere peraltro, anche in base all' incerto dato del gruppo delle
tombe camiresi costruite a blocchi, che altre tombe di pit1 nobile forma architetto·
nica fossero edificate a Jalisos in località diversa dalla necropoli, per i potenti dinasti
che nell ' ultimo periodo della civiltà micenea occuparono l'eccelsa acropoli.
A « Macnt Vunara » ed a « Moschu Vunara » troviamo il t ipo di tomba invalso
prevalentemente nelle più tarde necropoli m icenee, a Creta , a Cipro, nelle isole
Ionie e nella Grecia conti nentale, della tomba a camera e " dromos •> scavata nella
tenera roccia. La speciale costituzione geologica dell'isola in cui, all' infuori di
pochi distretti rocciosi, abbonda lo strato tenero calcareo, generalmente a poca pro-
fondi tà, dovè conLribuire allo sviluppo di quest-0 tipo di tomba prat icato non solo
sul fian co ma anche sulle terrazze delle colline.
Un uniforme criterio di distribuzione e di orientamento si osser va in questa
necropoli di Jalisos; le tombe si presentano pilt o meno regolarmente allineate in
serie o talvolta a piì.t ser ie, a poca distanza le une dalle a ltre, con i clromoi a volte
quasi perfettamente par allel i, con u na d istribuzione analoga a quella del tardo

1 :\cl giorno le di .ca"o del Salzmann si lrovn un hrcvc :oc• me ra in L\UNA\' 1 ..Yott .sur ltt ntcr o1>ole cle Camiro.e, in Rev.
cenno • un:i cnmcrn scpolrralo •balie <11 pirr res de tnille Arclilnl .. t 8!l5, p. i, fig. ~-3.
wprrp111rn et dn111 la forme rapptl/e le trrsor d 'Mrét M ' Su questo :;.ingolaris5imo monumento aùbiamo sollanto J'
Mycè11es • corrispnndonlc forse al di,egno di una lon1ba di C•- descrizione e i disegni dcl Ro-s, Archllologi1c/1e A11{10tu-, Il ,
oniros d•IO dal BILIOTTI , l '/Tt dt 11/codu. t.381, p. 410, fig. 13, 38,1-391. lav. ,., ripetuti in Archllol. Zeil., Vlll, lov XXII.
ma g-l i o::gclt i in es..,a rirtH'nuli !arcbbero sta ti di epoca eia .... • Sull' inlluenza dell' archi I<' llur3 runcrari3 rari• delle isole
sica e non micenea. Cfr. anche il di;ebno di una tomba 3 c:a- Jell'Bgeo '"· 3lcvne mie noie in An1111nrio I\' -\', p. 455 sgg.


[
23G /I. • ..\lAIUHl
Cc/o.f(a.,..,.:.,._
sepolcreto miceneo di Mazaracàta a ~1 1 • Le diversità che si rilevano di orien-
tazione ed il maggiore distanziamento 't ra alcuni gruppi di tombe, si spiegano age-
volmente con la necessità di utilizzare il ristretto spazio disponibile per un grande
sepolcreto e con le irregolarità che offriva il terreno stesso per lo scavo della
camera sepolcrale.
Come appare dalla descrizione particolareggiata delle singole tombe e dal vario
materiale grafico illustrati\'O di cui la descrizione è corredata, la forma e la pianta
delle tombe corrispondono al comune tipo delle tarde necropoli micenee: il dromos
appare costantemente tagliato a sezione Lriangolare con i due laLi tendenti a ricon-
g iungersi in a lto ed il piano sensibilmente inelinato verso l'apertura della tomba e,
in molti casi, più stretto all' inizio che all'estrem ità; la porta lagliata anch'essa
rozzamente nel banco di arenaria e delle marne argillose, niunita di stipiti e rara-
mente di una piccola soglia e chiusa da maceria di pietre, appare generalmente
arcuata e talvolta quasi a sezione trapez'.>idale, di dimensioni diverse a seconda della
grandezza della tomba; la camera è per lo più a pianta quadrangolare di forma
quasi sempre irregolare e talvolta con sporgenze a forma di nicchioni. più raramente
a pianta elissoidale; la vòlta, là dove apparo conservata c:ome nel gruppo delle
tombe di Moschu Vunara (XV-VJ , XXXU, XXXVI-VIU), è ad arco più o meno
fortemente ribassato e va da un minimo di m. 1.10-1.20 (tombe XVI, XXXVII) ad
un ma->simo di m. 2. lO (tomba XXXll) di sviluppo. L0 dimensioni della camera
sepolcrale, pur essendo in pii1 casi notevoli, non raggiungono mai le proporzioni
della grande costruzione a tholos: le pit1 ampie giungono a misurare m. 3.50-3.75
nei lati più lunghi (XVII, XXXII) cd eccezionalm~nte con la grande tomba fra-
nata XLIII, metri 3.75 X -!.50.
Particolarità notevoli di costruzione si sono ossenralc nelle tombe XIX, XXI V
e XLIH che presentavano una specie di anticamera nello spazio antistante la porta,
protetta anch'essa da vòlta ricavata dal Laglio della roccia e limitata verso il dromos
da un basso muretto di rozze pieLre: nelle tombe non manomesso XIX e XX l V
erano posti in quest'area fuori della pol'ta alcuni vasi senza però tracce sicure di
deposizione. A somiglianza di alcune tombe della città bassa di Micene ed a con-
ferma di quanto il Biliotti stesso ebbo a rilevare nei preccdenLi scavi di qut'sta
necropoli, si o:>servarono a Moschu Vunara vari dromoi con gradini (fìg. 152),
scopo dei quali era unicamente quello di abbreviare il taglio del dromos e di rag-
giungere pil.1 celermente la profondità necessaria per il taglio della camera sepol-
crale. EccezionalmenLe nella tomba XXXVI l'ampio e breve dron~os è l.agliato com-
pletamente a gradini (v. fìg. 152). Il rito della deposizione ha presentato in questa
necropoli notevoli particolarità ohe è stata nostra cura di accertare minuziosamente
durante i la , ori di scavo a scanso di dubbi e di contestazioni scientifiche.
Regola generale del seppellimento in queste tombe era la deposizione del cada-
vere inumato sul paviment-0 della camera sepolcrale su cui si osservò a volte un

1 CA\'\ ,\OI" P., lfaoio1o!J•><•Ì ' . l!Jr.a1oloyia, p. 3; 5 sgg., r.i;. 449.


_J
JALISOS 237

leggero letto di ghiaia o di piccoli ciottoli fluviali o mar1111 ; in sol i tre casi (tombe
XXVIII, XXXIII, LI) esisteva da uno dei lati o, tuit' intorno, un bas :>o podio
sul qual<', a guisa di letto funebre, erano deposti una parte degli scheletri. Ecce-
zionalmente entro la camera a vòlta erano praticate fos e d'inumazione coperte d i

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TOll8.\ XV

TOltOA XXX\T(

PIG. 152 - l'l.\XTA 1 SF.ZIOXE E \'EOUTA DELLA TOllllA X\' t: XXX\'!,

lastroni al piano del pavimento (X IV, XX) adibite forse esclusivamente per sepolcri
d' infanti; ma la sola vera e propria tomba a fossa di adulto di tutta la necropoli
è la tomba XXXIX.
Il numero delle deposizioni varia da tomba a tomba e con esso la quantità
della suppellettile: alla tomba a camera di piccole proporzioni con tracce di un
238 A . :\!AlURI

solo scheletro, alle piLt grandi e più ricche con fino a dieci scheletri disposti quasi
sempre parallelamente ai due lat i della camera in modo da essere prevalentemente
orientati secondo l'a~se stesso della tomba.
Il franamento della maggior parte delle tombe e lo sconvolgimento dei corredi
prodotto dalle frane, non ha permesso di o::;servare se non in pochi casi in qual
modo si procedeva alle successive deposizioni dei morti e dei relativi corredi. Solo
nel gruppo cli tombe della collina di « .Moschu Vunara 11 con la volta della camera
conse rvata (XVI, XXXVI-V{[[, XL), si potè accertare il completo rimuovimento di
sclwletri appartenenti a precedenti deposizioni por far posto a nuove inumazioni;
in queste tombe accanto ad uno o più scheletri deposti regolarmente sul terreno,
si rin vennero accumulate in uno degli angoli della camera, alla rinfusa, veri am-
massi di ossa appartenenti a più antiche deposizioni. I corredi dei primi sepolti ap-
pari vano essere stati asportati e frantumati: qualche traccia e residuo se ne trovò
nell'interno della camera, avanzi più copiosi si raccol sero nello scavo del dronws.
Analogo rimuovimento ed accumulo di ossa ne ll'interno della tomba si osservò
anche a ~licene nei sepolcri della città b~}Sa.,, ?ov1:1to alla necessità di far luogo ad
altre inumazioni, mentre a Mazaracàta tGérft1) si ha la sovrapposizione di più sche-
letri entro la stessa fossa 1 • A Jalisos sembra mancare, come del resto nelle altre
isole e 1wlla Grecia continentale, l'uso prettamente cretese delle larnakes sepolcrali .
• cpolcri a cremazione. - La particolarifa pitt notevole che offre Jalisos per il
rito sepolcrale è la indiscussa presenza in piì.1 toml.ie, accanto ai sepolcri d'inumati,
di sepolcri a. cremazione contenuti in semplici vasi cinerari o praticati a pozzetto
nel pavimento della camera. Le tombe in cui si rinvennero sono:
Jlacrd Vimara
TOl)JBA XVII - Due pozzetti circolari a destrae a sinistra della porta chiusi da
lastrone di arenaria: nell'uno ossa semicom buste ammassate, nell'altro anfora
ordinaria riempita di ossa umane combuste e fratturale (cfr. p. 117).
To~rnA XIX - Pozzetto riempito di un ammasso di ossa semicombuste e, con esse,
una minuscola oinochoe (cfr. p. 128).
Mosch11, Vuncira
TOMBA X V - Vaso cinerario con ossa com buste deposto lungo uno dei lati della
to•nba, senza pozzetto (cfr. p. L73, n. 25).
TolrnA XXXII - Tre pozzetti circolari di cui uno raccliìudente un vaso cinerario
ripieno di ossa combuste (cfr. p. 176).
TOMBA XXXVIII - Pozzetto circolare con ossa d'adulto combuste e fratturate
(cfr. p. 189).
Abbiarno pertanto tre deposizioni di ossa combuste in vasi cinerari, due dei
quali collocati in pozzetto, e cinque pozzetti riempiti di ossa ammassate ed anch'esse
combuste. Ohe questi relitti si debbano attribuire a schelet ri umani e non a residui
1 CA\\AIHAS P., o. c., p. 36 sg.

[_
JALJSOS 239

di acrifizi funerari d'altro genere, si ricava dall'esame anatomico delle ossa del-
l'anfora cineraria della tomba XXXI[ che riferisco a piè di pagina J. . Secondo i
risultati di tale esame affidato a l Dr. Varriale della R. Marina, Je ossa umane im-
messe nel!' anfora della tomba xxxn erano state sottoposte a cremazione com-
piuta a temperatura non molto elevata e non molto protratta, in seguito raccolte
dal rogo con abbastanza accurata cernita dei detriti della combustione e violente-
mente spezzate e fratturate per poter essere introdotte nl'l ristretto collo e conte-
nute nel limiLato spazio del vaso. Lo stesso dicasi degli altri due cinerari delle
tombe XV o XVII conservati nel Museo di Rodi e degli altri pozzetti circolari
senza cinerario osservati nello scavo. Il cinerario della tomba X VII ora chiuso alla
bocca da una piccola scheggia di arenaria.
J·c da notare infìne che il tipo del vaso cinerario è identico nelle tre tombe : è
un tipo cioè di anfora a corpo globare monoansata di modeste proporzioni (alt. 0.2ò)
decorata negli esemplari meglio conservati, e sovral.utto in quello della tomba X VII,
a fasce orizzontali sul venire e linea serpentina sul dorso dell'ansa; il cinerario
della tomba XV d' identica forma sembra più rozzo perchè guasto e corroso per im-
per fetta cottura. Questo tipo di vaso che indubbiamente appartiene alle ulLime fab-
briche del submiceneo rodioto, è rappresentato da pit1 esemplari nella copiosa sup-
pellettile delle tombe XVII e XXXII e non può pertanto essere dissociato dal
restante corredo di queste due tombe.
Sui po(:hi casi di parziale cremazione segnalati fino ad oggi in tombe micenee
dell'ultimo periodo ono stati elevati gravi dubbi e contestazioni quasi generali 2 :
tracce di parziale ed imperfetta incinerazione di ossa umane si ebbe ro a Creta nei
sepolcreti di Lilianà e di Phaistos, nella tomba a tholos dell' Heraion, ad Argo, a
Oarystos, ma si trattava più che di vera e propria cremazione, di abbruciacchiamento
di scheletri accertato in condizioni di scavo non sempre propizio per una precisa
documentazione della natura del rinvenimento :i . Di veri e propri vasi ossuari quali

I Il r• pitano medico de ll,1 Il. MJrino I\. v~rrialc si COlll- rra 1nrncn 1i è s to.I:. pu~s i l1ilo solo i11 pal'te, a caus:t delle grandi
pÌ .. ('f(lU) di osam11uaro il gruppo delle ossa cremate raccc.illo o ll oraziuni dollu r :11•1i più r~1ral tol'i :Hicl1e alturazio11i pr1.1do! 1e
1

uoll'anforn n. ~ )!?8 cd ceco, a scan so di Jubbi sull a nalura di quc- Jalla cremazione, da ozioni nwcc.·a ni cllc e dal tempo •·
•ot:. dcpo$i1iow•, la rcl~uionc iott ritl:t elle mi .autorizzò a pubhli- BHfA&l.E VAlllllALE
r arc : • Si I ra.Ila di ossa cr cm:'ltc, come appare cvidcnlc dallo ç,. p. Med. della H. M. I.
$1 110 di c:.lrina1iono r iconoscibile su gran uumerodi rrammouli .\ qucsl:i i&u:a 1·ol11innc, il Cap. ,\led. \"arrialc allega,·a l''-'-
e dallo ~c·ropol. , tu rc nu1ncro~e e profonde che ta ~liano tras,·cr- lcnro delle o-u o doi gruppi di frammc111i d i ossa anatomica-
...al 1nrnte H te-,suto coin~atto dello diafì3i. La crem;1zionc do- mente uguali e sicu ra1ne111c illenl i fica te per ouà um;inc.
'elte e~'err roinpiul:a 3 lempcra lu ra. non cecessh·:imente cle- crr.
I Uorn1•PEl.O, l'erbrn111u1111 u. /Jrerd ig1111g der Toten
\"3l•ì, nà do,·~ttc esseri' mollo prolralla, 110"1 essendo in1eramen1e im n"tfm (:'lulun/111111, in t:ll. d. Co11g1il i11ter11atio11al d'.~rell.
r:.lcrn11e le o~sa p1l1 s1~"'C e pre~en1and1.1si an ncril c le oso:a IÌ Athf11n, t .105, p 16. Ml.I. ' \ GP.b NICOL E, HJO:i, p. !):;; PEHROT
~1'11;:-no ..e pila ricche e.li so.. t31ua org..niea. Alle OSSA si lro,~ano C 111 r1H, //ili. dt l'Art, \'I, 565.
unile ('IÌPl1 uzze anrh'esse rakin:He. ma la cernita delle 0''' s Per I~ I r.1c1·e di rrcma11oue o~.sen·at i a I.ilianà e a Ph3i-
d:tlle r~neri doH~lle e ....c re abb;Ut 3nta accurata poid1;· ,-j i• slu•, No11 . n11t, d. li11cti, Xl\', HJOI , cui. 533 ; ndla 1110/ot
.. c:arso Je1ri10. Prima Jell"introduz.ione nel \'3.SO Je 0'~a rurono dell'ller•ion, Allt. Jli/lh., lii, llli!I, >!17; od Ar~o, /Jull . Corr.
'iolentcmentc rranluruate, come :appare dall'aspello delle .::che;;- liti/., HJO I. p. 391; rcre11 1e111c111e trarce di p•rz iale inciuera-
gie di tliatis1. Su alcune os~3 (frammenti di b3dno eC'c . ) . si zionc f11rono o .... er''JlC 11.a l h eramopullos nella necropoli micenea
t•i11•,3110 piccole nHlCfhie ,·erd~ .. trc e rossa.si re , come da O'Sidi di Tebe, Arclininl. litltio11, lii, l!J l i, p. IU3, I. n. l o, p . i 9;;,
di nme e ferro ; ma non !t:tprci spiegarne 1·ori~ine . t. n. 21. All re lor.dità •ono ricord•le d"ll'011s1 in "1011. 1111.
I.o osu souo tulio umane cd t1ppartcnen1i ~d un •olo indi· d. l.ine., I, r· 'il!); cfr. 011cl1c GAlllllCI, LIWta, in 41011 . Alll.d.
'iduo, d'ot:1 ;idulla come si rilea dall'aderenz• di tulle le ep i- Linc., XXII, p. 170, 11010.
fisi olle 0"" lunghe. La determinazione anatomica dei s ingoli
240 A. MAIURl

sono questi di Jalisos, non possiamo citare che l'analogo esempio offerto dalla tarda
necropoli micenea di Salamina fatta di piccole tombe a fossa, dne delle quali conte-
nevano un vaso con ceneri ed ossa combuste contornati e coperti da rozzi lastroni 1 :
è da osservare peraltro che gli ossuari di Salamina sostituivano sepolcri individuali
e non associaLi a corredi di inumat i e che il carattere generale di quella necro-
poli con la sua serie di tombe a fossa di piccole dimensioni contenenti ciascuna
non più di un solo scheletro e, generalmente, di un sol vaso, si presenta ben
diverso dalle tombe a camera di Jalisos e dalla copiosa dovizia di vasellame e di
altri oggetti di corredo delle tombe XV, XVII e XXXH in cui gli ossuari si rin-
vennero.
Dovendo prendere come base, per una relativa datazione cronologica di questi
sepolcri ad incinerazione, il complesso dei corredi delle tombe allo quali apparvero
associati, è necessario ossen ·are che ali' infuori d ella. tomba XIX, lo rimanenti (XV,
XVll, XXXIII, XXXVIII) presentano nelle forme e nella decorazione della cera-
mica le caraLteristiche peculiari dell' ulLima fase del miceneo rodioto e cioè preva-
lenza di piccole forme vascolari, pittura a colori prevalentemente opachi, decora-
zione nei moti vi animali dell'octopus sempre piì1 stilizzata e compi icata ad intreccio
ornamentale, frequente ricorso di motivi geometrici. Nella tomba XVII, è bene
notare, insieme con un bell'anello d'oro a lavorazione granulare ed un cilindretto
hittita (fìg. 47) si rinvenne il so lo oggetto in ferro di questa necropoli (n. 74).
Peraltro per la forma deg li ossuari che, come abbiamo già osservato, è identica
a quella di alcuni vasi raccolt.i nelle to mbe ed appartenenti ai corredi d0gli inumati,
e per il fatto che nelle tombe contrassegnate dalla presenza d ei pozzetti non si
osservò alcuna traccia di manomi:;sioni ali' infuori dei residui di una precedente depo·
sizione nella tomba XXXVIII, è da escludere che in questi sepolcri a cre mazione
si debbano vedere deposizioni di un periodo successivo, del g eometrico: è da rite-
nere invece che tali sepolcri siano almeno coevi dell'ultima deposizione avvenuta
nella necropoli micenc.: a. Nè credo che il carattere della necropoli di Jalisos auto-
rizzi la supposi zione che in essa abbia potuto infiltrarsi l' influenza del rito sepol-
crale delle prime popolazioni colonizzatrici greche, pcrchè troppo omogeneo è il carat-
tere di questo sepolcreto e in tutta la zona di scavo non si ebbero a notare tracce
di sovr apposizioni di altre necropoli. Come vedremo la necropoli del periodo g eo-
metrico ed arcaico si estese in tutL' altra zona.
Ritengo che l'associazione <lei due riti di seppellimento a Jaliso.s si possa più
agevolmente spiegare con la presenza nell'isola d i un elemento etnico che rientra
anch'esso nell'ambito della civi ltà micenea e cioè con le popolazioni Cario-Leleghe
della vicina costa a siatica emigrate in gran numero nelle isole e sottoposte, secondo
la testimonianza di Erodoto {I, l 71), alla thalassocrazia cretese. Presso i Cari era
parLicolarmente in uso il rito dell a c remazione ed 1ma d<:>lle loro più a ntiche necro-
poli scoperte nel territorio di Alicarnasso, ad A.ssartik, non ha dato che sepolcri di

• CAWADIAS r., Lu /1111tèet d"Alhinu, p. '!5, e /Iqoi"<no!J<><•Ì 'A!Jl.·· p. 310.


JALISOS 241

cremati 1 ; ad Assarlik accanto alle caratteristiche tombe a tumulo, così frequenti


nel distretto di Alicarnasso, si rinvennero numerose tombe a pozzo formate da pochi
lastroni disposti a circolo, coperte da una pietra orizzontale e contenenti i r esidui
della cremazione; talvolta più pozzetti di cremati erano inclusi in u n recinto più
ampio delimitato da lastroni confitti n el terreno 2 • La presenza in alcune di queste
tombe dell'anfora micenea a collo cieco 11 biigelkanne n insieme con le armi in
ferro e ceramiche di tipo geometrico, fa datare la necropoli di Assarlik al periodo
sub-miceneo e fa supporre con ogni verosimiglianza che il centro da cui s'importa-
vano nella Caria i tardi prodotti della civiltà micenea non potesse essere altro che
Rodi e le vicine isole.
Trovare in alcune tombe di Jalisos accanto alle ricche deposizioni di inumati,
pozzetti di cremati con ossa ammassate nel te.rreno o racchiuse in modesti ossuari
senza tracce di suppellettile, può spiegarsi con la condizione servile a cui i Cari
erano ridotti nelle isole sottoposte all'egemonia cretese, se pure non si voglia pen-
sare a sacrifizi umani di schiavi fatti per famiglie nobili di inumati.
I corredi funebri. - Non ostante le numerose tracce di manomissione e di
spogliazione osservate in più tombe, i nuovi scavi hanno dato un importante com-
plesso di corredi sepolcrali che pongono la necropoli di Jalisos fra le più doviziose
dell'ultima età micenea. Copiosissima sovratutto la ceramica che montre conferma
con nuovi superbi esemplari la finezza e la per fezione tecnica raggiunta dalle
fabbriche di Ro<li nella decorazione a colori brillanti, offre una varietà e talvolta
una singolarità di forme degne del maggiore interesse: non tenendo conto del
materiale che fu impossibile restaurare perchè troppo framm entario, la raccolta del
:\Iuseo di Rodi annovera non meno di 600 esemplari. La molteplicità delle deposi-
zioni in una stessa tomba e raccumulo dei corredi, ha fatto sì che in alcune tombe
si rinvenissero grandi quantità di vasi e gruppi di vasi simili per forma e decora-
zione: 50 e5emplari nella tomba XXI, GO nella tomba XXXII, 75 nella tomba
XVII in cni si contarono fino a nove scheletri d'inumati e tre pozzetti ad inci-
nerazione. Non scarsa la suppellettile delle armi in bronzo: solo in un numero
limitato di tombe si raccolsero oggetti pH1 ricchi di corredo in paste vitree, in oro
e in pie(,re dure; pochissimi esemplari di gemme intagliate.

L.\. CER AìUIC.\ . - La ceramica copiosissima e varia della necropoli di Jalisos,


scavata nelle nostre esplorazioni del 1914 e 1923, ripete con pit1 ricca esemplifica-
zione i t ipi già noti degli scavi del Biliotti nel 1868-71: essa appartiene tutta, per
tecnica, forme e decorazione alla fase che pit1 giustamente si può ora chiamare
della koinè micenea, non senza uno special carattere di differenziazione iocale venu-
tosi formando per lungo e lento proces!>O evolutivo di fabbrich e locali, la cui pre-
senza nell'isola di Rodi ci appare ora, per più evidenti ragioni, innegabile. L e due
1 l'ATO~. f:.rra,.arion .t in Caria in Jour11, /lell. Srud., VIII, si deve al MYllES in Jo11rn. l/tll. Sllld., X\'I. p. :!~:! sgg. eon
Hl >;.:i;.; tfr. UVlMMLt:11, in Ath. Jlillh., Xlii, 1&!8, 2i3, llKLDIG, nuo•i elementi roce<>lti dal Myres nelle sue escursioni in Cari•
in Gorting•.\achr., 18:1ò, 233. nel 1893- t
• Uu imporlante studio d'msieme sulle tombe della Coria

31
242 A. MAIURI

tecniche della decorazione a colori lucidi più o meno brillanti ed a colori opachi,
sono ugualmente rappresentate ed il più delle volte commiste in vasi della stessa
tomba: si osserva peraltro in più casi una assoluta prevalenza dell'una e dell'altra
tecnica nelle singole tombe o in gruppi di tombe e ciò deve esser spiegato non
tanto come una diversità di prodoLti di fabbriche esotiche e di fabbriche locali, ma
piuttosto con la natura stessa dei prodotti e della loro <lesi.inazione di stoviglie di
lusso e sto,riglie di uso corrente e, sopratutto, con il natural processo di decadenza
che si determina e si accelera, nella fase ult.ima del miceneo, nei centri di accli-
matazione di tale ci viltà.
Le circostanze, assodate nello scavo, di successive deposizioni e di successi vi
rimuovimenti e sostituzione di suppellettile funernria nella maggior parte delle tombe,
gli oggetti e frammenti sporadici delle deposizioni più antiche rinvenuti fuori della
camera sepolcrale nello scavo del dromos, fan vedere chiaramente il g raduale
s ~omparire della tecnica a colori brillanti e dei vasi di g randi dimensioni, di fronte
al sempre più comune e prevalent,e uso di vasellame povero, sempre meno accurato
nella depurazione delle argille, nella cottura e nella decorazione ed il graduale im-
poverimento dei motivi ornamentali sempre più schematizzati e più lontani dalla
fresca raffigurazione naturalistica <lella precedente fase dell'arte cretese. E a Lai
riguardo è evidente il distacco fra il gruppo delle tombe della collina di « Nfacni
Vunara '' e quello della collina di « Moschu Vunara ». Nella prima che, per le con-
dizioni meno propizie del terreno, dovè essere in un certo periodo del sub-miceneo
completamente abbandonata, le grandi anfore ed il vasellame a vernice brillante
sono in grande ed assoluta prevalenza e solo alcune tombe, quali la XVII e XXI,
presentano una omogenea uniformità di forme tarde, minute e di decorazione pre-
valentemente lineare; nella seconda invece, dove, per la maggior consistenza del
terreno, le camere sepolcrali si mantennero intatte e le volte non franarono, i rimuo-
vimenti e le successive deposizioni durarono fino all'ultimo spegnersi della civiltà
micenea nell'isola e la suppellettile di tutto quel gruppo di tombe presenta un
uniforme carattere di maggiore impoverimento nelle forme dei vasi, un'assoluta pre·
valenza della tecnica a colori opachi su quella a colori brillanti ed una maggiore
sch\•matizzazione della decorazione a motivi lineari preludenti, in molti casi, alla de-
corazione del successivo periodo geometrico.
In quasi tutte le tombe della collina <e Moschu Vunara » lo scavo del dromos
e del terreno circostante alle tombe rivelò la presenza di molti frammenti di finis-
sime ce ramiche a colori brillant.i, a decorazione di elementi naturalistici, mentre
nessun esemplare di tali vasi si rinvenne nell'interno delle camere sepolcrali: in
quella collina si ebbe anche campo di osservare più manifesti i segni delle succes·
sive deposizioni funerarie in una stessa tomba, poichè in molte delle camere sepol-
crali si notò il significativo accumulo di ossa da un lato per dar luogo alle nuove
e più tarde inumazioni. Queste circostanze bene accertate nel corso delle due cam-
pagne di scavo del 1914 e 1923 valgono ad attestarci che nella suppellettile va5co-
lare della necropoli di Jalisos abbiamo manifestamente rappresentato il graduale
J A r, I 8 O S 243

sviluppo e decadimento della ceramica micenea e sub-micenea in uno dei più im-
portanti centri della civiltà cretese nel Mediterraneo orientale.
Ma e per la qualità dell'argilla e per le caratteristiche forme adottate con spe -
ciale predil~}zione dall'industria vascolare nell'isola di Rodi, deve ritener.;i che il
complesso delle ceramiche restituiteci dalla necropoli di Jalisos e dalle altre minori
necropoli micenee dell'isola (v. Appendice I, H), siano esse a colori brillanti o siano
a colori opachi, debba a ttribuirsi a fabbriche locali sviluppatesi dal saldo e pro-
fondo innesto della civiltà cretese nell'isola: solo per pochi esemplari, come ab-
biamo visto nella descrizione analitica dei corredi, può pensarsi ad importazioni da
Creta, dall' Argolide e da Cipro, com'è il caso dell'anfora di stile ancora natura-
lisLico della tomba X, fig. 34, e dei vasetti a forma di animali delle tombe
XXXI e XV.
Nè può valere per Jalisos l'analogia di quanto si osserva nelle necropoli micenee
di Cipro. A Cipro, dove le forme dell'architettura funeraria locale restano schietta-
mente encorie ed estranee al tipo della tomba micenea a tholos, si ha più giusta-
mt•nte ragione di ritenere che le vere e proprie ceramiche del tardo miceneo siano in
massima parte d'importazione e che solo i prodotti pii1 poveri del sub-miceneo siano
di produzione locale. A Jalisos invece le forme ed i riti schiettamente micenei della
deposizione funeraria ed il lungo periodo in cui quella necropoli fu in uso, ci atte-
stano chiaramente un vero e proprio fenomeno di colonizzazione e di assoluto pre-
dominio della civiltà cretese e mostrano che i prodotti di quella civiltà si associano
a Rodi a normali e generali condizioni demografiche e non possono essere, essi
stessi , se non il prodotto di un'industria saldamente trapiantatasi, maturatasi e
spentasi nell'isola stessa.
FOltJllE E TIPI DI VASI. - Per quanto le forme ed i tipi di vasi della necro-
poli di Jalisos rispondano nei vecchi e nuovi scavi a quelli dei paesi ai quali si è
estesa la koinè micenea, tuttavia da una classificazione dci tipi prevalentemente
ricorrenti, meglio risultano le speciali caratteristiche di questa nec ropoli:
Aoforc. - L'anfora a hydria a tre piccole anse ad anello, di grandi propor-
zioni (in media da m. 0.40 a m. 0.60 ed eccezionalmente nella tomba LX di m. 0.73
di altezza) si ritrova in uno o più esemplari in quasi tutte le tombe della collina
'T
c1 l\facni unara 11. Il tipo è sempre a corpo superiormente molto espanso, globulare,
quasi sferico, a spalle pit1 o meno appiattite, ed inferiormente restringentesi e ter-
minante a piede sottile : la decorazione a motivi naturalistici pii1 o meno stilizzati
appare costantemente rist.retta alla parte superiore del vaso, mentre nella zona in-
feriore è a semplice decorazione a fasce orizzontali. Questa tipica forma di anfora
e la mancanza delle grandi anfore a forma più allungata, a tronco di cono, con
decorazione estesa a tutto il corpo del vaso, quali si hanno in buon numero da Mi-
cene, Pylos e Argo, costituiscono una delle più evidenti caratteristiche della vasco-
laria micenea nella necropoli di Jalisos. I1a decorazione è ancora derivata da motivi
vegetali o floreali, per quanto stilizzati; il tipico elemento ornamentale della fauna

[
A. ltAIUHl

manna per;;isle nel frequente ricorrere del nautylus argonauta ridotto a semplice
riempimento decorativo negli spazi fra le anse.
Più diffuso è un tipo di anfora di medie e piccole dimensioni, dove peraltro la
dt,coraziono appare maggiormente schematizzata a forme lineari, quali il reticolato,
le palmette geometriche e i fasci di linee spira li formi.
Auforo a collo cieco. - È, come in tutte le altre nec ropoli coeve, il vaso più
riccamente rappresentato sopratutto in medie, piccole e, talvolta, minuscole propor-
zioni ; nei corred i di alcune tombe della nostra necropoli figura a diecine di esem-
plari. Prevalo la forma panciuta, sferoidale, a piede basso con decorazione stilizzata
del polipo avvolgentesi tutt' intor no al corpo de l vaso: al motivo del pol ipo si accom-
pagnano talvolta pesci ed anatre. Negli esemplari di piccole dimensioni la decora-
zione è generalmente costituita da semplico zona di elementi vegetali o lineari,
disposti alla base dcl collo e da fasce orizzont.ali per tutto il resto del corpo. Rien-
trano in questa stessa categoria alcuni grossi anforoni a collo cieco, più g rezzi ed
ordinari di fattu ra, destinati verosimilmente per acqua (tombe IV, VI, XII, XXVIII,
L , L IV).
Cratrri. - 11 cra tere, nella tipica forma nota specialmente per gli esemplari
numerosi del miceneo ciprioto, ricorre nei nostri scavi in sette esemplari interi piL1
i due frammenti raccolti nel dromos della tomba XXX VI II, n. 3. È opportuno notare
che questo tipo di vaso ricorre solo tra la suppellettile delle tombe con ceramiche
a "ernice lucida; scompare del t utto nella fase ultima del sub· miceneo ed invero le
tombe della collina cc Moschu Vunara » non ne h anno restituito nlcun esempla re. La
decorazione offre i seguenti motivi: a decorazione naturalistica sono gli esemplari
della tomba LIII, n. 3, con murici, della tomba LIX, n. 2, con polipo, della tomba
LIV, n. H, con anatre; ad elementi vegetali sono i crateri delle tombe III, n. 2 e
\r, n. 1 e più schiettamente linear e è la ornamentazione dei c rateri dellt-~ tombe IV,
n. 8 e J.JX ; infine il carattPristico motivo del carro da guerra r icorre negli esemplari
de lle tombe XXVII, n. 4 e L X, n. 2 ed anche nei due framm enti della tomba
XXX 'ir1rr, nei quali sembra che la composizione ripeta più fedelmente quella del
noto cratere dei guerrieri di Micene.
llhyfà . - Il tipico rhyton che era già apparso nell'esemplare rodio di dubbia
provenienza (da Jalisos o da Camiro3, c fr. p. 95 nota), ricorre nella nostra necropoli
in due esemplari di g rande bellezza (Tav. T); in quello della tomba IY°, u. 4, con la
già n Ha decorazione marina del polipo ed in quello della tomba VI ad elegante
finissima decorazione floreale; elementi floreali appaiono anche nel piccolo rhyton
framm entato della tomba I, n. 2 ed a semplice decorazione lineare è l'esemplare
intero della tomba L, n. 9.
Oinochoc. - Si distinguono in questa classe per armonia di forme e per la
buona tecnica della vernice lucida : la oinochoe a corpo sferoidale, ansa costolata, a
becco mus ato con ornato a fasce ondulate (fìg. 11) o a decorazione marina (fig. 79
e Ta,·. IV) ; la oi nochoe a t re anse verticali e beccuccio, delle quali notevolissima è
q uella della tomba LIX, n. 5, con uccelli e qtu.,lla a decorazione floreale della
JALISOS 245

Lomba XXVIII; piì_t raro è il tipo della oinochoe panciuta a becco d'anatra allun-
gato quale si ha nel solo esemplare della fìg. 110, probabilmente d'importazione cretese.
Hyllrietto. - Nelle hydriette che ripetono in piccole proporzioni le forme delle
grandi anfore triansate, prevale la decorazione ad elementi vegetali stilizzati, limi-
tata alla sola zona alla base del collo e talvolta alla spalla. Singolare fra tutte è
la decorazione naturalistica della hydrietta della tomba XIX, fig. 50, con uccello
beccante e, nella stessa tomba, dello esem plare a foggia di brocca con l'emblema
della doppia ascia ndotto anch'esso a motivo floreale (fig. 51).
Coppo. - Le eleganti coppe a calice gi~t note dai belli esemplari dei precedenti
scavi del 8iliotLi (Furtwaengler-Loeschcke, Myken. Vasen, tav. II, 10, 16; lII, 21;
YI, 30; Vlll, XI), ricorrono anche nei nostri scavi con la decorazione del polipo
(tomb::i XLVII I, n. 8, LIX, n. 6), con grt1 volanti (tomba VII, n. 6), con murici
(tomba X, n. 9), con decorazione di moLivi floreali e vegetali (tomba IX, n. 3;
XIX, 1i. 15-Li). Alle forme decorate si accompagna il tipo frequentissimo di coppe a
fondo monocrom ttico giallo-cinereo. Una variante assai comune della coppa a c.ilice
è la coppa a piede raccorciato, a corpo pit1 espanso, dipinto generalmente a fondo mo-
nocromo rosso-marrone scuro o nerastro. Una schietta derivazione dalle forme della
metallotecnica si rispecuhia infine nelle tazze e coppe monoansate a bordo car enato.
Brocchette. - Oltre alle cornuni forme minuscole, sono degne di nota le broc-
chette a beccuccio forato, u.;at.e evidentemente per infusi di e rbe aromatiche : le
tombe X VH, XX I, XXXH ne hanno dato pit1 e:>emµlari. Questa singo lare foggia
di vasi ricorre anche nella necropoli d i Uurium a Cipro (Murray, Excavations in
Cyprzt.c:, p. 7u, fig. 13.t).
Kernoi. - L'accoppiamento di due o più minuscoli vasetti, con manico di pre3a
a forma di paniere, doveva e:;sere probabilmente di ragione strettamente sacrale e
ciò spiega meglio la persistenza di un tal tipo di vaso nel periodo geometrico.
Nella nostra descrizione ricorrono kernoi a due vasetti accoppiati (tomba XV,
XXI, XXXII), a tre (tomba XXXVIII, n. 2l) ed a quattro riuniti a duP- a d1te
(tomhe :XVII, XXf, XXXIII, XLII): cfr. per la stessa necrop ·li di Jalisos, Furt-
waengler-Loeschcke, o. c., tav. llII.
Yasi a trcp1)iede. - A giudicare dal numero degli t>Semplari interi e dei fram-
menti, il vaso a troppiede, ad impasto, bucherellato, chiamato dagli scavatori isolani
kapnistirion perchè supposto a ragione che doves,;e essere 11:>ato per ardere e.;senze
aromatiche, non doveva mancare alla suppelll-'ttile di ogni singolo cor redo. Oltre al
comune tipo ad impasto, forato e talvolta ornato di bugne mammellif"rmi, si ha
più rararnentn il tipo decorato, munito di coperchio, simile a piccolo braciere
(tombe VI, XXVlII, XXXI).
Vasi a figura di animali e con decorazione plastica. - Agli t>Semplari già rinve-
nuti dal Biliotti 11egli scavi del 18f1K-7 l (Fllrtw<urngler-Loe,;c'. wke, o. c., tav. VI) oc-
corre ora aggiungPre i va.-i con decorazione plastica di idolt'tti o di protome tau-
rine delle nostre tomho X\T, XXI, XXXH e, singolare fra tutti, la brocchetta della
tomba XX, n. 4, con serpentelli in rilievo modellati a parte e adattati ad elemento

_ I
246 A. 1\!AIURI

decorativo (cfr. anche l'esemplare di Lartos, Appendice II, fig. 160). Vasi a foggia
di animali pit1 o meno rozzamente modellati e con decorazione lineare, si h1:1nno
negli esemplari frammentati delle tombe XII, n. 7 ; XX, n. 3; XLII, n. 6 ; pro-
dotti esot.ici, quasi certamente ciprioti, sono il 1·hyton a forma di bue della tomba
XXXI, n. 21 e il vaso a foggia di anatra accovacciata della tomba XV, n. 12.
·rasi in bucche1·0. - La presenza di \'asi ad impasto nero lucido o grigio, assai
simile alla Lecnica del bucchero, non è nuova nelle necropoli mict•nee: nella nostra
necropoli abbiamo le anforettine delle tombe XVII, n. 60 e XXV, n. 6 (fig. 68), il
bicchiere della tomba V, n. 19 e il grosso anforone da acqua della tomba VI, ad
impasto piì1 ordinario di color grigio nerastro.
Coroplastica. - Gli idoletti fitti li, apparsi in numero piuttosto scarso in questa
necropoli, ripetono nella rozza tipica modellatura a corpo cilindrico, nella deco-
razione e nel gesto rituale delle mani, i tipi ben noti della coroplastica micenea
(cfr. tombe XVII, n. 65; XVIII, n. 5; XXI, n. 48; XV, n. 17; XXXII, n. 59;
XXXIIf, n. 27; LIX, n. 16·7): l'esemplare piì.1 notevole di questa serie è l' ido-
letto di maggiori dimensioni ed a colori brillanti della t·)mba XL, n. 2 (tav. IV).

BRONZI. - Sopra un comple.5SO di 60 tombe, appena un terzo di esse ci ha


restituito sLrnmenti ed armi in bronzo, dalla minuscola frecciolina ad alette, alla
spada di schietto tipo miceneo profilata da costolatura mediana con manico in osso
o in materiale pi ti caduco innestato nell'impugnatura e serrato da borchie. Le nostre
figg. 15, 33, 54, 70, 76, 101, 106, 124, 142, 147 vengono a completare, con il pre-
ciso riferimento dei singoli corredi funebri, la serie già notevole che la necropoli
di Jalisos esibiva nella pubblicazione del Furtwaengler-Loeschcke, lJ.Jyken. Vasen,
tav. D (cfr. pag. 75). Fra i t ipi già noti di pugnali, spade e coltelli a lama falcata.
gio,;erà notare il tipo meno frequente di coltello a lama trapezoidale della fig. 15
(tomba IV, n. 21), il punteruolo della fìg. 33 (tomba IX, n. 7), il coltello con manico
d'osso della fig. 70 (tomba XXVI, n. 4), il coltello a manico serpentino a fig. 76
(tomba XXVII, n. 15) e con manico terminante ad anello della fig. 101 (tomba
XV, n. 26); fra la suppellettile di carattere domestico figurano g li ami della tomba
X V e le pinze della tomba XXXII (fìg. 106). Con i coltelli ricorre frequentissima,
come arredo necessario, la pietra trapezoidale usata per affilatoio, e il più delle
Yolte con foro di sospensione e con il solco già preparato per l'affilatura. La metal-
lotecnica, sostituita com} è dall'abbondante industria vascolare, accenna invece a
scomparire del tutto nel vasellame domestico di grandi e medie dimensioni: due
soli prodotti in tutta questa necropoli nei vasi in bronzo delle tombe LIII, n. 23
e LVI, n. 15.
OREFICERIE E GE1\1ì\1E. - Negli oggetti preziosi dell'abbigliamento femminile,
apparsi in maggiore o minor copia in buona parte delle tombe, ritroviamo tutti i
motivi prediletti dalle arti minori della civiltà micenea; le tipiche rosette in pasta
vitrea e in lamina d'oro lavorata a sbalzo, i pendagli a ricciolo stilizzato, le pia-
strine granulari a rilievo di octopus e con foglia cuoriforme, la figurazione araldica

l J
JALISOS 247

della sfinge, le protome taurine a lamina d'oro e, nelle collane di corredo infantile,
la minuscola varietà di pendagli a mandorla, ad anforotta, a dischetti e globuletti.
Ma preziosi oggetti aurei sono anche in questa necropoli scarsamente rappresentati;
degli anelli delle tombe X VII, XX, XXXI, quello che è lavorato ancora nella tec-
nica a filigrana e ad intarsio è l'anello della tomba XXXI, ii. 32 (fig. 94).
La glittica è rappresentata anch'essa da pochi esemplari (tomba XX, n. 13;
XXI, n. 50; L; LIII; LVI, n. 15) importati indubbiamente dall'industria cretese;
notevoli sopratutto la grande gemma lenticolare della tomba XX, n. 13 (fig. 62);
e la gemma con la tipica scena di caccia della tomba XXI, n. 50 (fìg. 46); e fra
i prodotti della glittica figura il singolare cilindro della tomba XVll, n. 71 (fig. 47).

OGGETTI VARI. - Oltre alle numerose fuseruole in steatite, a pochi oggetti


in avorio od osso (tomba XVII, n. 73 e XXXII, n. 65), al frequente uso di con-
chigliette per ornamento, è da rammentare la presenza dell'ambra (tombe LIII, IV
e LVII) che in una delle tombe appare in forma di grano lavorato per elemento
di collana.

Da una valutazione complessiva dei materiali scoperti nei primi saggi del Bi-
liotti o nelle nostre esplorazioni del 1914 e 1923, da quanto si è osservato circa le
deposizioni più volte avvenute nella stes3a tomba ed il graduale impoverimento dei
corredi e dalla tecnica vascolare appar chiaro che la nocropoli micenea di Jalisos
non rispecchia una sola fase ed un determinato momento dal tardo periodo mi-
noico, ma abbraccia un periodo lungo e si arresta e si spegne bruscamente con
l'apparire di una civiltà nuova, di un nuovo rito di deposizione funebre, di nuovi
prodotti industriali.
La cronologia delle tarde necropoli micenee nelle isole del medit,erraneo orien-
tale ha subìto negli ultimi decenni singolari deviazioni e rettifiche: la necropoli di
Encomi a Cipro che, per il suo caraLtere misto di prodotti esotici e locali, si faceva
discendere dal Murray all'VllI sec., è stata più giustamente riportata dal F'immen
al sec. XI, fissando al sec. XII la cessazione dei prodotti più fini d'importazione.
Per Jalisos e per l'isola di Rodi, tenendo ormai presente che in una delle
tombe scavate dal Biliotti si rinvenne il grande scarabeo in faience di Amenophis
III e che frammenti di ceramiche micenee, simili a quelle di Jalisos e di .Micene,
sono venuti alla luce dal Palazzo di Amenophis Il[ a Tebe e di Amenophis IV a
'fell-el-Amarna, dobbiamo ritenere che il periodo rappresentatoci dalla grande necro·
poli jalisia, si estenda fra il sec. XI V ed il sec. XI a. O., ed in parte oltre il se-
colo XI, con prevalenza di deposizioni dell'ultimo periodo subentrate a deposizioni
più anLiche di vasellame più fine e di corredi più ricchi.
Ma il vivido bagliore della civiltà micenea che irradiò dalla rocca di Jalisos su
tutta l'isola, non poteva spegnersi improvvisamente del tutto e forme caratteri-
stiche della tecnica vascolare e della decorazione micenea sopravvissero, in parte,
nel successivo periodo protogeometrico e geometrico.
APPENDICE I

LA NECROPOLI MICENEA DI LELOS


(Scavi del 1915)

Dell'ubicazione e d~i caratteri generali della necropoli di JJelos posta nel cuore del-
l'isola, nella regione montuosa del .M. S. Elia, a circa 3/ t d'ora dall'odierno villaggio di
Apollona, dissi in un rapporto preliminare in questo Annuario (lI, 1915, p. 298 sgg.); ad
esso anche rimando per la pianta della necropoli (p. 301, fig. 17).
Una breve EISplorazione mise alla luce un gruppo di sette tombe disposte con i
dromoi egualmente orientati da ovest a est su d'una piccola spianata d'una balza del
ver:;ante meridionale del .M. ~- Elia: altre due tombe apµari,·ano essere state preceden-
temente manomesse (v. pianta, I. c .. a. b.); presso !"orlo occidentale della terrazza si rin-
venne un dr om os che pur essendo scavato con grande regolarità non conduce,·a ad
alcuna eamera sepolcrale, segno che il taglio della tomba era stato abbandonatio o per
le condizioni poco f,worevoli del terreno o per altro ignoto motivo. Due delle tombe
furono tro,·ate completamente manomesse (111-1 V) con lo macerie di chiusura delle porte
asportate e scarsi residui di materialo : la presenza in una di esse di tre scheletri in
buono stato di conservazione e le tracce di una tarda necropoli negli strati superior i
del terreno, fanno supporre che tale violazione sia avvenuta in epoca antica per sosti-
tu~iono di un più povero sepolcreto all'antico.

Tomba I - È scavata nella terrazza inferiore dol collo alla profondità di m. 4 con
la vòlta in parto franata (m. 2.60 X 2.20); la porta come a Jalisos appariva murata da
una maceria formata da grandi blocchi di pietra poggianti sopra una specie di soglia
f'vrmata anch ·ossa da lastre e soheggioni di pieLra g r(;)zza. Nell'interno tracce di due
:;oheletri.
La suppellettile pri,,a di grandi vasi era cosLitui ta : (3290) - Grande coppa a piede
raccorciato con zona a spirali peduncolate in rosso pallido; <3291-2) - Due coppe a calice
dolio q uali una acroma a corpo oonioo, l'altra in creta g-ialleLta a decorazione floreale di
color bruno evanido; (3203-4) - Due tazzette a forma di cioLola, monoansate di cui l'una
con beccuccio ; (3289) - Un'anforetta a collo cieco di tipo comune; (3295) - Vasetto a
treppiede grezzo bucherellato; (3296) - Piccolo rozzo bicchiere ad impasto con ansa ad
a nello (0.0tl), due fuseruole in steatite.
Tomba II - Piccolissima t.omba che per lo suo dirnt>nsioni, per la suppellettile e
per la mancanza di residui della deposizione, si può riferire ad un infante, Nella camera
si rin,·enno soltanto: (3297) - una fine coppetta a calice (alt. 0.095), biansata a fasce e
zona ad angoli diritti e rovesci in rosso vivo; (3298) - Vaset.to globulare in creta giallo-
cinerea. monoansato, decorato a fasce brune.
T omba V - Camera a pianta rettangolare con la vMta franata: arnnzi di quattro
scheletri con copiosa suppellettile di tipo miceneo lardo.
(32fl9-3300J - Due anfore t riansate di medie dimensioni (0.39·0.46), l'una delle quali a
corpo ornidale con anse ad orecchia risponde al tipo più tardo della comune anfora
micenea: debolis::;ima decorazione a color bruno opaco quasi dol tutto evanida.
(3301-4) - Serie di quattro coppe della duplice forma a piede raccorciato ed a piedo
alto dipinte internamente ed esternamente a fondo monocromo nerastro o rosso cupo
bri!Jante.

[
APPENDICE I 249

FIG, 103 - VASI DELLA TOlfllA \'I,

(330-1) - Oinochoe ordinario in creta rossiccia a bocca trilobata con tracce ernnide di
decorazione a color bruno (alt. mm. 198) : è una forma più povera e più tarda del-
l'oinochoe della tomba XX.li[ di Jalisos.
(3305-13) - Serie di no,-e anforetlie a collo cieco di piccole dimensioni a corpo sferoidale
con decorazione a fasce ed elementi floreali ed a palmetta intorno alla base del collo.
(3318) - Tazza bi<tnsata e (3317, 9-10) tre tazze a mcscitoio con beccuccio orizzontale
all'orlo; (3ol5J - t,ipo di olpettina grezza.
Si raccolse inolLre un chicco conico di steatitt' nera, tosta for:-;e rii ago c rinale, un
colLollino in bronzo a lama lanceolata o due conchiglie.

[
250 A. ~!Alt:R l

Tomba V [ l'amera di pii1 ''aste proporzioni (il.20 X 2.70) con tracce di 4- 5


suhelolri. La suppellettile, la più copiosa di questa piccola necropoli, era formata da ben
~9 ,·asi rappresent.ati in pre,-alenza da numerùsi e::oemplari dell'anforetta a collo cieco.
da grandi e piccole coppo e da ceramiche di modesto proporzioni con decorazione gene-
ralmente a colori poco ben conservati per dirotto cli Locnica nella lavorazione o cli cot-
t.ura (fig. 153).
(3325) - Anfora triansata a color manone terroso, corpo globulare, con la decorazione
quasi ciel t.u11to evanida : nella zona tra le anso la docoraziono sembra costituit.a da
una serio di serpentelli s,·olgentisi a spira a mo' di raggorn inLorno al collo. Il mot.irn
raro decorativo dcl serpente ci richiama a due vasi già descritti clclla necropoli di
.Jalisos (tomba XVII, n. 49 o Lomba X~,
11. 4). ru· il solo vaso cli grandi dimen-
sioni (0.37) rim'enuto nella tomba.
(HBil?) - Elegante oinochoe a t.ro an~e vor-
t,ic·ali, pieclo sot.tilc, corpo sferoidale con
la cleco1·azione in rosso brillant-e gllasta,
dello stes.>o tipo e decorazione dei bell i

PIO. 161 - llOCOAf, ll l)lllLl,A 'l'O•IBA Vl (3.'l3'JJ. l'l(l, lf):i - 0


I' ASO A r lth: l' l'J h:[)Jl DflLf,A TOMllA VI ('3361).

analog-hi esemplari della necropoli di Jalisos e 1u·ovc'nientc indubbiamente da qne:slta


stessa fabb1'ic11.
(3339) - Boccale con beccuccio orizzontalo reslaurato (0.20; fìg. 15-!) a fasce e zona
floreale: forma questa non rappresentata nel materialo di .faliso:i.
!334ìJ - Elegante forma di ciotola con alto manico a nastro, peduccio a bottone cilin-
drico e decorazione a fasce e linee brune: crr. un esempla1·e simile nella tomba 1V.
n. 14 di .Jalisos.
(33GL-2J - Due ,·asi a t reppiede con manico ricltr,·o verticalt-> dei quali singolarissimo
appare quello riprodotto a fig. 155: è in fino creta giallo-chiara a piedi bifidi ter-
minanti a riccio con il manico munito di una prosa a bottone incarnto quasi per
l'adattamento del pollice e con due minuscoli vasetl i attaccaLi ai due lati della spalla.
La decorazione è a linee rosso bmno diluito e a fitta zona di reticolato. Questo sin-
golare tipo di calathos con rnsetti accoppiati a somiglianza dei lcemoi ha subito un
rcsLauro fin dall'antichità poichè ha uno dci pit>di att.raver:iato da duo rozze imper-
niature cli piombo in corrispondenza cli una fratlu1·a antica (alt.. 0.30). Altri casi cli
ro~tauri cli vasi Psogniti a perni di collP~amento, si osserrnno nelle C<'ramiche cli Jalisos.

l
APPF.Nl1JCE I 251

(3~61) - VaseLLO a ro:.1zo impastio, corpo bi-


coniuo, monoansat.o, bucherellato nella zo-
na supPriore (alt. 0.095; fìg. 1561.
l~ucst<l tomba conteneva altresì a\·anzi
di corredo sùl1icttamente femminile e cioè
pendaali, in irran parte frammentati, in pasta
Yitrea"'decora lii a doppio ricciolo ed clemenlii
,·ari <li ùollana a grani amigdaloidi, a chic-
co in fcii'ence: figura t.ra essi una piccola
µ:0111ma Ioni icolarc in cristallo intagliala da
un lato con il semplice motivo geomelirico
a < spina d i pesco >. Questo tardo e P?vero
prodotito della glittiua micenea bene s1 ac-
cornpngna al <;arattore di l1uesta necropoli.
Tomba VLL - Piccola tomba con la vòl ~a
della onmeru in parte conservata e la port~ \.ASWl"l'O lJIOONICO llUOUERl>LLA'rO
se111 iclistrulLu: nell'interno scarse t1·ao1,;e di DKLl,A TO\IRA \'I (:J364•.
rosid u1 osso i. Si rim·ennero: (3368-9) - Due
coppo acl alto pieclc di cui l'una grezza, l'altra
clipinLa a color rosso e corolle tloreali; (3370.J) - Duo anforottine a uollo cieco; (3372) ·
l 'na broccheLta a manico di presa verticale e beccuccio prominente; (3373-f>) - 'l're
vasolt.i a forma <li py:ris.
li c;arattero <lei corredi della necropoli di Lolos ci richiama alle ultimo deposizioni
della neuropoli ùi .Jalisos e sov:-atutto a quello fra lo t.ombo della collina ùi Jloschu Vwiara
in cui s1 osservarono o,~iùenti tracce di pili deposizioni; appart.iene indubbiamente agli
ultimi periodi del tardo miceneo cieli' isola scmm ohe 1wraltro in essa si osser>i ancora
l'infili raziono della successiva ci,·iltù geomot.rica. Mancano come giìi si osservò. comple-
tamento i ''asi di grandi dimensioni che caratterizzano le piìt ric<.;110 tombe di Jalisos,
s<;arso il C'Orredo degli oggetti lussuosi dell'ornamento fe111minilo, limitaLo il bronzo alla
prosom1a di un solo coltello minuscolo; un solo o povero i•rocloLto della glittica; mancant.o
<lol tutto l'oro lavorato. Le forme dei rnsi s' impicoioliscono e si riducono a pochi tipi,
tira i quali sempre pitt frequente ricorre l"anforoLta a eolio cieco (bìi,qelkann e), la coppa
P la ta:-.za nelle sue varie forme: la decorazione sempre piì1 apparo schematizzata o la
t.ccni('a del <;olore e della cottur<t appare sempre piìt S<'adente e di facile deperimento;
si not.ano inoltro più esemplari a fondo grezzo. L'import.anza di <JUCsta necropoli è so-
l"l'<lLuUo 11olla sua ubicazione in una delle regioni pilt montuo~w (lell'isola, lontano dalla
cosLa o dai commerci marittimi che dove,·ano nlimenLaro il fìoril'O tiella civilLà micenea
noli' isola; essa mostra quanto fosse largalllento diffuso <lai g rnncli cenLri sul mare fino
agli osoui·i borghi montani il b agliore di questa civiltà nell'isola di Hodi.

APPE1KDlOID 11

LE ~ECROPOLI lll CENEE DltLI/ ISOLA DI RODI

La profonda influenza clv3 esercitò la ci \'iltii micom·a 11dl' isola ùi Rodi non ci è solo
documentata dalla grande e doYiziosa necropoh di .Jalisos. quella a cui si riferiscono co-
munemonto gli studiosi delle pitt antiche ci,·iltà ciel medit.orraneo orientalo, ma ci è al-
t ros'1 pitt co:upiutamente atte;..tata dai molti o molti luoghi di rirweniment-0 in tutto il
LOrriLorio dell'isola di ceramiche e di oggetti apparlonenti a necropoli dello stesso periodo.
DisgraziaLamente questo necropoli di centri politici secondari noll'inLerno dell'isola hanno
magiriormente soffert,o per il passai.o dell"opera sislematica di manomissione da parte
degli abitanti dei villaggi e molte di esse debbono considerarsi eompletament<> sfru ttate.
Oltre ai molti esemplari di ceramiche micenee, provenienti da Yarie località dell'isola,
disseminate con indicazioni di provenienza non sempre esatt.e in Musei e collezioni pri-
vate, il ~l11sco cli Rodi possiede tm buon gruppo di vasi sporadici residui cli Yecchi soavi

J
25~ A. ~IAIUIU

clandesLini in rnric necropoli miceneo cieli' isola stes:::a. Perchè si abbiano i necessar:
clementi per la determinazione delle caralteristiohc del miceneo rodiese, non saril su-
perlluo illustrare alcuni fra i tipi più singolari cli questa serie: trattandosi di materiale
proveniente da collezioni prinlte locali, l'at:cenamcnto delle pro,·enienzo non si è poGuto
faro por tutti i casi con ogni sicurezza.
PrcrneLLo un elenco delle località a me noto dell'isola di Rodi in cui risultano fino
ad ora apparsi resti di necropoli o comunque Lrnooe di abitato do! periodo miceneo : tale
olc n00 r naturalmente ancora ben lontano dall'essere co111plet.o.

Te 1r-itorio di Jalisos.

j a lisos . - Grande necropoli mi0enea cli Jalisos su llo coll i 110 di .Maora Vunara e Mosohu
Vwial'a. Scavi di A. Biliotti del 1868-71 o della mission e Archeologica I ta liana nel
HH-1 e 1923. l~rammenti d i ceramic he m iceneo si ossel' vano anche in alLre località
del l'agro j alisio.
Villa nova. - 'l'ombe a dromos od a camera di opooa 1nioonea nello località di Asprovito
o Kw'Ì con scarsa s uppellettile. Scavi parziali della R Scuola Aruheologica ILaliana
cli Atone nel Hl10 (Boltett. d'Arte del 1lfin. d. Pub. l str., X, 1916, p. 87).

Territorio di Oamiros.
Camiros . - Un primo gruppo di tombe micenee dello stc!'so tipo e con lo stesso corredo
cli 11uello di ,Jalisos fu scoperto nella località Papal1ires a nord dell'acropoli della
<·ittà nogli sca,·i del Salzmann (1 5<3-65) ed il materiale Lrovasi al Museo del Louvre.
Due nitre tombe micenee Yennero alla luco nel l '> 6 nella loualità di Tzitzo o Ka-
minaki-lJUres (~luseo di Berlino; Furtwaengler, Jal1rb. cl. aroh. Inst., 18 6. p. 133):
una terza tomba a Kaminaki· Lures scoperta dal Dr. Porro doli a Scuola A rch. Ita-
liana d'A ton e nel 1913 (Boll. d'Arte det Jlin. del'' Istr., I:\.. 1915, p. 2H9. fìg. 7, 9-lOJ.
Ma ndricò. - Xel l915 esplor ando il Lerritorio di ~lau<.ricò sulla strada da Camiro a
Oa:stello, misi in luce sul colle di Jfelissaki, ad oriente del villaggio, una tomba a
camera con il dromos interamonte franato e due ''asi di tardo tipo miceneo.
Liro. - (Baia di LangoniàJ. Sulle alture ad oriente clolla Baia cli Langonià sono visibili
numeroso tombo precedute da dromos le quali sarebbero stato manomesse dalla
~entp del luogo: sul terreno restano 0opiosi frammen~ i cli ceramica micenea e gcome-
l tfoa (Pornier in Boll. d'Arte del Jlin. clell' /sii'., VIII, HJ l-1, p. 23:dJ. li centro
abiluLo a cui appartiene questa necropoli dovent avere la sua rocca fortificata nel
naturale bastione roccioso dett.o Castrnk i che sharm la ,·alle ed è a ''edotta della
linia (v. Pernier , I. c.).
Lelos. - (Te1TiL. di Apo llona). Sul vcr:sanLe merid ionale dol M. S. Blia piccola necropoli
miconoa scarnta dalla Missione archeologica d i Rodi nel HH5 (.Ann. d. Souola A roh.
d'Atene, ll, 1015, p. 297 ·299); la suppelleLtile trovasi nel MuReo di Hodi.
Cas tello . Nel Museo di R odi trovasi Llna dello comuni anfore micenee a tre anse ricu-
perat.a nel 1917 da scavi clandestini del territorio dol v illagg-io di Castello (in v. 3405).
Kymis ala. - ('l'err. di Sinna). Per comuni testimonianze, ancho dalla grande necropoli
cli Kymisala. nella regione montuosa <lell'At·ramiti, ,;arehbo venuto alla luce un
cospicuo numero di vasi e di Sllppellct.t.ile mioenea insieme con una più ricca messe
di ceramiche greche. Sei 1913 il Pernier osservò nel villaggio di Siana una bell'an·
fora dipinta dcl comune cipo tardo miceneo Il. c.) e nel 1!)15, in una bre,·e esplo-
ra?.iono in quella necropoli, ricuperai una singolare stole riferibile al periodo sub-:11i0eneo
geomeLrico edita in questo Annuario, li, 1!115, p. 29Ci, lìg. 14. Altri rnsi da Siana già
della collezione Biliott.i eè Hussein Caravella sono nel ~lu sco di Rodi.

Territorio di Lindos
Lindos . - Delle più antiche necropoli cli J ,indos sul versant.ti sud-orienlale dell'isola.
non si conosce ancora nuJ la, essendosi gli sca,.i doli a Missi one archeologica danese
limitati esclusi,•amenLe all'acropoli ed ali' importante santuario cli Athena Lindia.
Uh<' la rupestt·e rocca di Lindo fosse abitaLa. fin dall'epoca micenea, si può ricavare
eia fntmmcnti cli ceramiche cli questo pf)riodo rnocolti dalla Missione archeologica
danose negli strati pitL profondi e dalla presenza nello scarico della stipe votiva del
santuario di una punta di lancia in bronzo. Ricco è invoco il rnsto territorio di
Lindo di resti di necropoli micenee.
Apollachià. - Il territorio di Apollachià è t t·a i più ricchi di nec1·opoli arcaiche in
buona parto già manomesse; la presenza di una necropoli micenea è attestata da
alcuni o:;omplari di ceramiche di tardo tipo submiceneo conservati nel Mu :;eo cli Rodi.
Kattabia. - (Uat tavia). Sono segnalat i clue sepolcreti micenei: l'uno nelle imm ediate
,·ici11anzo dell"o<lierno >illaggio nella localiU1 detta Grrmto co111pleta111onte manomesso
dagli abitanti nel 1905; l'altro nella località .Karavi a 3fi <l'ora a ~O lungo la strada
da l'aLtav ia a Vrulià (Kinch, Fouilles de Vrulia, p. 1 sg-.).
Lachanià (v illaggio cli). - Varie ceramiche micenee provenien t i da localit~i non deter·
minata del te t·t·itorio di Lachanià sono noi Museo di Rocli.
Vati (villaggio di). - Sulla collinetta di Apsalctiras a N lç ciel v il lag~io impor!;anLe ne-
c ropoli micenea con qualche tomba di ricco corrodo o vasi a vomico brillnnte, ma-
nomessa. (Ki uch . I. c., p. 2 sg-.); alcuni esemplari pro,·enient i clai vecchi scavi clan-
dest.i ni nel Museo di Rocl i (v. p. 225 ).
Jannadi (v illaggio di). - ln localitit irnprecisat;a <l ol terri torio di ,Jannacli ::>arobbero ::>tavi
sc.;oper~i por il pas:;ato sepolcri a dromos con ueramicho miconoe.
Lartos. - Importante erl estesa necropoli micenea sulle alture a nord ciel villaggio
interamente m:tnomessa: vari esemplari di ceramiche nel Museo di Rodi.
Malona (villaggio di). - N'ella località Placotò ne01·opoli arcuica con t.ombo di tipo mi-
ceneo 11 dromos e camera a ,-òlta scavate nel fianc.;o della uollina.
lllu:-:trer<J bre,•emente alcuni tipi di ceramiche micenee pro,•enienti <la necropoli e
località Yarie cie li' isola o per le quali si possa con ma~gior sicmezza accertare la pro-
'' enienzn.
Fanes. - Tra i pochi esemplari dati come pro,·enienti da Faoes figw·ano:
(3-H3':lJ Anforetta a collo cieco del tipo meno comune a corpo a t ronco di cono e
spalla fort.emente appiattita con elegante decorazione a fasce e palmette sciolte (0. lb6J.
(3476) Tazza a ciotola monoansata finemente dipinta n fascia e lince concen triche
intorno al piede <' a zona lungo il bordo a segmenti om»i diritti e rovesci (diam . 0.14).
Por fìnozza cli fatt ura e freschezza di colore ricorda gli analoghi esemplari di Jalisos.
Mandricò (tomba del colle tli Melissaki). - Grande anfori1 (340 I) a tre anse a fondo
giallo-roseo ch iaro con la oona superiore decora ta a ret.ioolat.o bruno, motivo tra i
piit prediletti ne lla ceramica di Jalisos (Oi.lB). - IT:·drietta (3403) a tronco cli cono e
tre anso in <·rota giallo·cinerea con fascia a segmenti bruni sulla spalla (O 17i>J.
Castello (da una tomba manomessa). Grossa anfora (3405) a col lo cieco. piede ::ilanciato,
vo nLre appiattito a fondo giallo marrone con clecornziono in rosso '' ivo in parte gua::i1;a,
ripartiLa iu due ;,,ono s ulla spalla: a) palmette geomoLriclie intramezzate da semi·
cerc hi pun teggiati; b) corolle fioroali del tipo della vallisneria spira!is. Fattura più
ordinaria dei buoni esemplari della ceramica di ,Jalisos.
Kymisata (8iana). - Nei quattro esemplari del Museo cli Hocli Lro,·iarno rappresentata
una ceramica pe:;ante ordinaria di fabbrica locale ed nna cli t ipo piL1 fine importata
da all re fa bhriche dell'isola :
(H..tH9) - A11 fora a t re anse a corpo globulare a fondo marrone opaco di g rande pe-
::;antezoa, a piede e pareti assai spesso (alt. 0.357): rozzissima decora;1ione sulla
spalla a color bruno evanido a segmenti curvi st.amiformi ccl a gocce.
13384) Anfora a collo cieco dello stesso t ipo di quella cli ('astello (\·. sopra) in creta
fino giallo-cinerna chiara con due zone di decorazione sulla spalla in color bruno.
(3-17-1-5) - Due helle tazze a cor po emisferico monoansate decorate esternamente a
fas ce e :;egmenti diritti e curvi in color rosso brillante: tipo della fabbrica cli Jalisos.
Apollachià. - Dalle notizie che si possono raccogliere sui passati sca>i dell· isola si
ricava ohe nelle mumirose necropoli del territorio di .'\pollaohià provale\'a in abhon-
dan;,,a il materiale geometrico ed arcaico; anche i pochi esemplari che po;:;sediamo
dol tardo miceneo a ccusano una più profl>n<la in fl nonza dcl ~eometri oo :
(3-156) -· Anfora a fondo marrone chiar0, a due nnse bifide e a bordo sYasato, dipinta
a l'asuo bruno, a ::>pirn li a g iraglio s ulla spalla, a linea ondulata su l collo, a segmenti
sullo anse o linea di gocce alla base del c.;ollo (alL. 0.273). La forma od il motiYo

l
254 A. MA IURI

della decorazione ricorda alcune anfore ordinarie delle piì.t tarde forme di Jalisos,
ma l'ansa bifida preannuncia già il tipo di anfora e an roretta invalso nel periodo
geometrico rodiese.
(3455) - Altra. anforetta 1:léllo stesso tipo della precedente (0.152).
(3499) - KM·nos a qua ttro tar.zine rozzamente plasmate e riunite due a due e sor-
rette da duplice manico ricurvo ed incrociato, a fondo rosso cupo grezv.o: ai due
lati sporgono due protome bovine di sommaria e rozza modellatura, l'una delle quali
frammentata (alt. 0.075, lungh. 0.155). Questo kernos che riproduce in forma più doz-
zinale il tipo del kernos miceneo quale è largamente rappresentato dalla necropoli
di Jalisos, accoppiandovi l'elemento plastico della protome bovina, è uno dei pitL
singolari prodotti delle locali fabbriche d'imitazione dei prodotti micenei.
Lachanià. - Dalla necropoli m icenea cli Lachanià provengono belli esemplari di cera-
mie;a fine a colori brillan ti insieme a prodotti piì1 poveri a decorazione geometrica:

r•10. l57 - •r 1Pr 01 \'ASI OELJ.A XP.OROPO:C.t (){ T~AcnA!\~IÀ .

(3458) - Gran(le coppa a piede raccorciato, base assai larga, bordo leggermente rien-
t eante, anse a nastro, in creta finissima a fondo marrone chiaro brillante con elegante
zona superiore a spirali peduncolate (fig. 157) ; per lo sue eccezionali dimensioni
(alt. 0.222, largh. 0.197) è il piì.L g rande esemplare, pel' quanto io so, della categoria
delle coppe a piede raccorciato.
(:3-Hl) - Vaso a forma di cratere con un'ansa e beccuccio orizzontale a ll'orlo (altezza
0.lf.)5) in creta fine a fondo giallo-roseo con decorazione nella zona superiore a
metopo fo rma te da segmenti ver t icali alternati con semicerchi. RipeLe in minori di-
mensioni l'esemplare analogo della tomba IV, n . 8 di Jalisos; altro vaso simile
meno ben conservato nella tomba ':(V, n. 11 di J alìsos.
(3447) - Vaset~o a treppiede frammentato in creta fine dipinto in rosso brillante a
fasce e zona cli segmenti, sorretto <mch'esso come gli esemplari analoghi di Jalisos
da un manico ricurvo (mancante) ; (alt. 0.146).
(3498) - Vaso del t ipo di lekane a corpo conico con due :anse impostate verticalmente
sull'orlo decoraLo a lar ghe fasce rosse e a segmenti sul bordo (largh. 0.258; fig. 157).
Cfr. un alt;ro tipo cli grancle l ekcme dalla necropoli di Lartos.
(3 .J-!8) - Frammento della parte superiore cli un vaso a forma di oinochoe con de-
corazione a fasce e segmenLi a cloppia spina di pesce in color bruno opaco (fìg. 157).
APPEXDlC~ Il 255

Vathy. - Della necropoli micenea di Apsakciras il ~luseo di Rodi possiede una serie
cli coppo biansate e monoansate, <lipinte a fondo monocromo ed acrome che ripetono
identici tipi delle ceramiche di Jalisos (fig. 158). Una di esse frammentata !'3481)
in orota fino reca d'ambo i lati il caratteristico moti,·o decorati,·o dcl polipo in rosso
bruno brillanto come in altre coppe di Jalisos. Pendagli in pasta Yitrea disposti a
diadema sulla fronte di una morta, simili a quelli rim·enuti a .falisos e altroYe
furono ricuperati clal Kinch da un sepolcro miceneo cli Apsaktiras (Kincli, Vrulià,
l. c.).
Lartos. - [}importanza della necropoli micenea di l.arlos ,·iono documentata dai nu·
marosi E>semplari sporadici raccolti nel Museo, alcuni clei quali notevoli per forma a
decorazione. Oltre alle grandi anfore a tn' anso o ad una bolla serie di coppo a
piede raccorciato a fondo monocromo nerasLro e rosso cupo brillanto di accu rata
faLtura, si notano i seguenti Lipi :
(3379) - Anfora do! tipo a collo cieco a corpo
globulare asimmol,rico di ordinaria fattura con
rozzissima cleooraziono a riq uaclri e palmette
(alt. 0.27): 0 uno dei pilt Lordi e più poveri pro-
dotti del miconeo rodiese indubbiamente di
fattura locale.
(3378) - 'l'ipo di oinociloe panciuta a fasce e
linee spezzate (alL. 0.27).
(3882) - Grande lekane a bacino forlemente con-
ca,·o, munit.a di un'ansa e di largo becco oriz-
zontale a fondo giallo-marrone, dipinLo a fasce
brune e motivi cli decorazione geometrica al-
l'esterno ed ali' intorno (alt. 0.115, largh. 0.33) :
è l'esemplare pitt grande cli Lai tipo pro•e-
niente dalle necropoli dclr isola.
(3383) - \"a:;o a forma <li grande bicchiere a
corpo cilindrico campanato monoansato a fondo
giallo·marrone chiaro con decorazione a fasce
orizzonLali o ''ortioali intramezzate queste da
linea spezzata (alL. O. t83, diam. ali· orlo 0.163;
··m. 1119 - 0RAN0111 1Hco1111.urn o .\ r.AaTos (3383). fìg. 159). ID' anello q nesto uno clPi pitL grandi

[
A. M.\IURI

csomplari di bicchiere di tipo miceneo


deriYalo forse da forme di carattere sa-
crale .
.\Ila stessa necropoli cl i Lartos si
deve imche attribuire un gruppo di ce-
rM1ioho micenee donate d<ll Si~nor

l'I() IGO - r.HYTO:< DIR ..Tll'OIOIE R Y.\SO A TR>:l'l'lf!nt: oru,1,A "ECllOl'OLI 1)1 LARTOS (ilt26 F. 3128).

Panajoti Uanotakis di Lindo al liluseo di l{odi. Notievoli in questo gruppo:


13426) - Piccolo rhyton imbutiforme dipinto a fasce rosso o a ;i;ona di spirali ricor-
renti 1alt. O.lo2; fig. 160).
t3 ~'.:!cl) Rozzo ,·aso a tireppiede munito cli eoperuhio innestato al manico del vaso
con 1 rac..:e cli decorazione ernnida in bruno opac 1 a fusco e segmenti a dente cli
lup;i : da una parte sullH spalla figurano pla:rnrnte ù110 roz:r.e protome bovine e, al
con~ro, in rilievo nna figura nuda solo in parto conservt1La le cui braccia distese
g'iung-ornno fino alle protome bo,'ine (alt. 0.20; fig. HiO). Disgraziatamente la cor-
rosione ha semidistrutto questa singolare figurazione p lasLioa cli carattere sacrale.
(3480! - Altro piccolo rnso a tre piedi i:ioctili, ad i111pasLo, monoansato munito di una
sola linon cli f'ori presso l'orlo (alt. O 12).
Dall'e:;ame dei prodotti sporadic;i dello necropoli seoonclarie doli' isola come da quel lo
d<'lla piceola nooropuli di L elos, appare O''idonLe un Otrual uaratt.ero di uniformit·à o di
omogonoiLà in tutto il periodo del tardo miceneo a Hodi. Anche nelle altre località del-
1' isola, la ceramica a Yernice brillante rivtlla per ht q ualiLìt cl olla ere La, per la costanLe
preclilc11iono per determinate forme e detenninaLi motivi, un unico luo30 di produzione
che non ositiamo a riconoscere nel territorio <lolla ciLLù alla quale spetta fino ad oggi
i11contrastalo il primato nella ciYiltà preellenica rodiese, a .Jalisos; per la ceramica invece
a colori opachi, gPometrizzant.e nelle forme e nella decorazione, è nece,;sario ammettere
l'esisten11a di piì1 fabbriche locali che imitaYano con croLe piì1 impure e con decoratori
piì1 do11zinali i prodotti più lini di fabbriche indigene o cli JH'o,·enienza c:<ot.ica.
La graduale prevalente associazione cli motivi c>d ole111cnLi della decorazione gco-
111ctri<·a su forme di rnsi tipicamente micenei non si cle,·e, anche nei prodotti più tardi.
ad influenze dcl vero e proprio geometrico proLoellenit·o, ma ad un processo di graduale
gcometrizzazione degli ste.:;si elementi della docorazionc micenea. e ad w1 lento naturale
i111poverimento della tecniua vascolar<'. Come vedremo n ell'illustrazione della necropoli
ciel periodo areaico, motivi dell'ornamentazione mioonea. geo111r\ ric·amente se;hematiz11nta.
sopran·i,•eran no a lungo nella ceramica localo.

_J
PAR'l1E II

LA NECROPOLI ARCAICA DI JALISOS


(Scavi del 19 lG e 1922)

Se della necropoli micenea di Jalisos si conosceva l' esistenza del ricco mate·
riale scoperto dal Biliotti nel 1868-71 sulle due collinette di Macni Vimara
e i.lloschu, Vunrira, che tanto a ltro copioso corredo hanno ri velato nelle nostre due
campagne di scavo (v. Parte I), nessun indizio di precedenti rinvenimenti soccor-
reva per la ricerca e per l'identificazione delle necropoli del periodo arcaico e clas-
sico. Vecchi scavatori dell'isola a'>Serivano avere il Biliotti senza frutto esplorato e
frugato tutto il terreno collinoso ai piedi del Fileremo, senza trovare traccia di
quelle camere sepolcrali con apertura a pozzo che nella necropoli di Camiros ave-
vano dato così r icchi corredi. Non doverono mancare anche a .Jalisos, come a Camiros
cd in altre località dell'isola, nel disastroso periodo che seguì agli scavi del Salz-
mann e del Biliotti, scavatori clandestini, ma indubbiamente i danni e le mano·
missioni furono qui minori che altrove per la maggiore vicinanza del capoluogo:
comunque i rinvenimenti, se ve ne furono, dispersi nel comm ercio antiquario, dovet-
tero andar confusi con altre provenienze dell'isola e dati probabilmente come mate-
riale cami rese.
Dopo la scoper ta e la pubblicazione della necropoli di Vrulià da parte del bene-
meri to Dr. Kinch della Missione danese 1, che da un piccolo centro aveva potuto
trarre i prirni sicuri elementi di studio sui riti e sulle associazioni dei corredi di una
necropoli del periodo arcaico, diventava sempre pitl di sommo interesse la ricerca
sistematica in una grande necropoli, tuttora ignorata, quale ora quella di Jalisos.
I prim i assaggi nella necropoli arcaica el>bero inizio nell'autunno del 1916 nella
localilà •oiò p6.f2/W.QO lungo la rotabile da Trianda a Cremastò, in un terre no ai piedi
della collinetta di Dafni, dove secondo notizie raccolle sul luogo, il proprietario
Pietro Drakidis, avrebl>e rinvenuto varie tombe con materiale arcaico; trincee e buche
rimaste sul terreno accertavano che buona parte dell'area era stata rimossa molti
anni prima per scavi clandestini. :\!folta luce su questi scavi non poteva venire dalla
piccola collezione di vasi del sig. Drakidis, perchè il proprietario non era più in
grado di fornire precise notizie sulla provenienza dei vari oggetti e sul carattere
delle deposizion i.

1 l\1~c11 1\. P. , 1.11 i\'tfc,.opole de l'ro1tlià (W1odu). Oerlin, IQI ~.

33
258 A. MAIURl

I saggi parziali che si praticarono per un primo accerLarnento della natura e


dell'epoca di quell'area della necropoli Jalisia, in immediato contatto con l'area pre-
cedentemente sfruttata dal Drakidis, misero in luce alla profondità in genere di
m. 2, massima di m. 3, una necropoli geometrica a cremazione e a dolii fittili per
tombe d' infanti, alla quale si era commista una necropoli ad inumazione del periodo
arcaico e classico non senza infilt ra..,zioni di deposizioni del periodo ellenistico.
Dato il carattere saltuario che ebbero questi primi assaggi, a differenza della
campagna sistematica del 1922 (v. p. 288), mi limito alla descrizione dei sepolcri e
ùei corredi che poterono essere da me personalmente controllati.

J - SillPOLCRI AD lNOINERAZlONE E SEPOLC LU D' IN E~'AN'rI IN DOLU

(Scavi del 19l6)

SEP. I - Vasta area ad incinerazione, scoperLa in una fo3sa di assaggio a due


nwtri di profondità, con accumulo di materiale vario combusto e con relitti di ossa
ap;>artt}nenti a più di uno scheletro. Tutti i vasi vennero nella deposizione ridotti
in minutissimi frammenti e poi sottoposti, insieme con il r estante corredo, ad alta
e prolungata combustione; tra i frammenti che non ù slalo po:;sibile di ricomporre,
ve ne hanno molti appartenenti a vasi di grandi dimensioni con pareti di note-
vole spessore. La quantità e la varietà dei frammenti, lo spessore dello strato d' in-
cinerazione (m . 0.08·0.1 O) lasciano supporre che in questa area sia avvenuto, in
epoche successive, più di un rito funerario . Dell'intera congerie si son potuti ricom-
porre i seguenti oggetti:
1. (LB22} - Coppa senza piede fortemente cpncava (alt.. 0.07, dinm. O. l 7) di argilla
finissima depurata ad anse appuntite (fìg. 161). 11 fondo <lclln. coppa conserva
traccie dell'originaria colorazione in rosso vinoso chiaro con ritocchi in mar-
rone violetto sul corpo ddla Sfinge: in tutto il resto, per effetto della com-
busLione, il colore di fontlo è il grigio cinereo dell'argilla depurata con il
lucido della ingubbiatura. Nell'int.erno: Sfinge alata volta a sinistra con tratti
incisi nel corpo e sulle ali, dipinta in nero e ritocchi in marrone violetto,
con le zampe anteriori poggiate su di una doppia voluta a spirale. All'esterno:
dai due lati, tra le anse, grande busto di donna volto di profilo con benda
sui capelli ricadenti a larga massa raccolta sulle spallo, fiancheggiato da due
stelle ad otto raggi.
ID questo indubbiamente uno dei rari e bei prodotti di fabbrica ionico-orientale,
i rnportato a Rodi, ma che con le fabbriche rodiote coeve di stile orientalizzante
prc;)enta una innegabile affinità di motivi decorativi derivati dalla stessa sorgente.
La Sfinge, benchè di tipo e di composizione diversa da quella dei vasi camiresi,
JALISOS 259

PlG. 161 - COPPA OP.I, SEPOLCRO I, N, I.

occupa una parte centrale della decorazione come in alcuni pinakes di Camiros; la
protome femminile con l'identica partitura dei capelli, campeggiante fra elementi
decorativi, è uno dei motivi prediletti delle grandi e belle coppe camiresi '. Può
esser riforita insieme con altri vasi del corredo, su alcuni dei quali ricorrono di già
le iscrizioni graffite nel dialetto arcaico dell' isola, ali' inizio del VI secolo.
l crr. KINCll, o. c., 13\'. li i .
260 A. MAIURI

2. (132-1) - Oinochoe in argilla fìne a pareti sottilissime (alt. 0.175), trilobata,


dipinta a bel fondo marrone lucido, un po' guasta dalla combustione, munita
di semplice manico circolare; sul collo sono graffite le lettere in caratteri
arcaici AAE (fig. 162).
3. (132G) - - Vaso a fo r ma ovoidale allungata (alt. 0. 195) monoansato, ricomposto da
molti frammenti, in argilla g rezza ricca di mica, di colore grigio cinereo
opaco dovuto alla combustione; presso l'ansa conserva le lettere graffite di
tipo a rcaico fPwcia (v. fig. 162).
4. (1327) -- Tazza con le anse desinenti a riccio e orlo con bordo a rilievo (alt. 0.043,
diam. 0.117) annerita dalla combustione 1 ; sulla parete esterna lettere gra f-
fite dello stesso tipo dei vasi n. 3 e 4 : AA I!.: (fig. 162).
5. (1325) - Vaso simile per forma e colore al n. 4 (alt. 0.205), a corpo alquanto
più rigonfio; in lettere piccole di tipo arcaico si legge al disotto del collo
l'iscri zione graffita AAE.
6. (1328) - Lekythos (alt. 0.235) combusta, grezza, della stessa qualità e dello stesso
colore cinereo opaco dei vasi n. -1-6, a corpo rigonfio e collo basso (fig. 162);
sotto il collo sono graffite le lettere XAP. Una grande lekythos di forma
ide11tica priva anch'essa di decorazione e con iscrizione graffita sotto il collo,
ricorre in un sepolcro della necropoli arcaica di Gela (Orsi, o. c., p. 62,
Fg. 37) ed altre simili occorsero all'Orsi nelle necropoli di Megara e di Sira-
cusa . L'esemplare di Gela e questo di .Jal isos, ambedue con iscrizioni graf-
fite, permettono di riferire con quasi assoluta certezza questa classe di
lekythoi grezr,e a fabbriche di Rodi anzichè di Samo (Orsi, o. c., p. 246).
Nei graffiti dei vasi n. 3-7 sono da riconoscere, come nella lekythos gelese,
i nomi dei proprietari o dei morti a i quali appartenevano come com:!dO
fun ebre e questa seconda ipotesi parrebbe mt•glio giustificata dal fatto che
l'arca d' incinerazione che descriviamo conteneva tracce di pil.t scheletri e
pertanto di più corredi diversi. I nomi erano trascritti in forma abbreviata,
di cui tre pertinenti indubbiamente allo stesso proprietario o allo stesso sepolto,
ripetono l'identica iscrizione .AAE = '.-lJ.eU~upoç (f), il 4° XAP = Xae1~a­
poç (?) ed una volta si ha la trascrizione intera del nome Wwriaç.
7. ( 1329) - Piccola lekythos (alt. O. I 25) pi ri forme in argilla giallo-rosea, g rezza,
annerita dalla combustione (fig. 162), del nolo tipo frequente nelle necropoli
arcaiche insulari egee e siciliane di Gela, Siracusa e Megara ed altresì lar-
gamente rappr esentata dalla necropoli rodia di V rulià.
8. - Quattro pesi da telaio a piramide 11 forati ed anneriti dalla combustione.
A questa stessa area d' incinerazione appartengono anche: ci) resti di un vaso
di bronzo (probabilmente un' oinochoe) profondamente alterato dal fuoco e di uno
o due vasetti di bronzo con manico di sospensione ; b) orecchino in oro pallido a

1 Per la forma dell•· onse a riccio crr. un> ratera nella ne- ' Sull1• piramidrlto o coni fili ili rinvcnuli anche in i;ran
c1·opoli arcaica !;"lese (ORSI, Gtla, p. i()I, fig. 151). numero nrl santuario di llilnlemi "·OR SI, Cela, p. 678, fig. 50J.

[_
Sl~P . L1 N. 3 SE P. I, N . 2 SEr. r, N. 6

scr·. 1, ~. 4 SEP. tr, ~. 1

SE:P. Il, N. 8 SEP, 11, N, 2

1rw . 162 - VAS[ ED OGGl!J'rTC DFH SEPQr,crH J I, 11.

[
262 A. ~fAIURl

falce di luna del tipo rinvenuto anche dall' Orsi a Gela, (o. c., fìg. 2, 14). Al ma·
teriale su de5critto si SO\'rapposero, o per naturale deposizione di successivi roghi o
per tumultuario accumulo di materiale di altre tombe, frammenti di più grandi
Yasi ridotti in minuto tritume ed anch'essi fortemente combusti da attribuire al·
l'industria protoattica.
I vasi 3-5-G offrono un bell'esempio della trasformazione del colore dell'argilla
e della superficie del vaso avvenuta in seguito a profonda e lenta combustione nel
rogo funebre e favorita dallo stesso sminuzzamento a cui veunero assoggettati; i
tro vasi composti di una stessa quali tà di argilla poco pura, ricca di mica, hanno
reagito allo stesso modo all'azione del fuoco, scopren<lo cioè, al disotto dello strato
untuoso e fuligginoso della combustione, facilmente lavabile, una superficie di colore
grigio cinereo eguale e regolare che li farebbe scambiare, alla prima, in prodoW
locali di bucchero grigio grezzo. Un'altra lekytllos di tipo identico alla fìg. 162, n. 3,
rin,·enuta in frammenti in terreno di riporto e non tocca dall'azione del fuoco, pre-
senta invece il colore originario in marrone rossiccio. Il trovare in0ltre in uno stesso
ustrinwn vasi poco guasti dalla combustione e vasi completamente alterati nel co-
loro, non dipende soltanto dall'essere i primi pit1 lontani dall'azione del fuoco, ma
anche e, tah·olta, essenzialmente dalle qualità diverse originarie dell'argilla, dalla
superficie grezza e pit1 porosa del vaso e dalla sua pit1 o meno buona cottura precedente.

II - Alla profondità di m. 1.70, nello scavo della tomba XXIII ,·en-


SEP.
11ero alla luce vasti residui di un sepolcro ad incinerazione, rimasto troncato e scor:-
volto dalla posteriore deposizione della tomba su rricordata. Si poterono ricuperare
i seguent.i oggetti :
I. {1340) - Vasetto a forma di animale a tosta di ariete (corna spezzale), ad occhi
globulari (fig. 162); sul corpo, manico con beccuccio trilobato, al di sotto
traccia dell'innesto dei piedi modellati a parto o caduti o disfatti nella
combustione del rogo (alt. 0.08, lungh. 0.135) 1 •
2. ( 13-!1) - Piccolo capro in bronzo (alt. O.OG7) con forn ci rcolare a 1,raverso il
corpo e la base di sostegno per l'innesto di un'assicella o di un perno me-
tallico, usato probabilmente come manico· di presa del coperchio di un vaso
di bronzo andato perduto (fìg. 162).
3. (L3-12) - Frammento di notevole grandezza (m. 0.2L), di un animale modellato
con impasto di argilla mal cotta al forno, guasto e disfatto dalla combustione
(fìg. 162); ad esso forse appartiene un piccolo morso di bronzo trovato assieme
nella zona d'incinerazione. Trattasi probabilmente di un cavallo modellato
in proporzioni pit1 grandi dell'ordinario con l'applicazione di pezzi della bar-
datura in bronzo; disgraziatamente questo che sarebbe stato, per le sue stesse
dimensioni, un raro esemplare della plastica arcaica rodiese di tipo geome-
trico, ha sofferto per la qualità dell' impasto il maggior danno dal fuoco.
1 Di simili ~olsaornl'i ro~giali od ariete il Museo di !lodi Ja rin,enimeoli spora1lici nell'isola.
polil~iede piu esemplad, interi e frammentari, provonicnti lulti

[
JALISOS 263

SEP. III - Presso un ustriniun alla profondità di 111. 2.25, contenente scarsi
frammcnLi di vasi combusti ed ossa dello scheletro:
1. (1-122) - Elegante oinochoe (alt. cm. 22; lìg. 163) a bocca trilobata, corpo sferico
schiacciato, ansa bifida, dipinta a fondo rosso-marrone opaco con decora-
zione bruna limitata al collo ed alla metii superiore del vaso; la metà infe ·
riorc è a fondo monocromo bruno 1. La decorazione i divide in due zone prin--

FIG. 163 - OllSOCllOB GllO:.t&TRIOA DEL S&rOLORO ur, N. I.

c ipali: nella prima gli scomparti a metope contengono gli elementi più •ari
del geometrico, tra i quali peculiarmente caratteristico per lo stile rodiese è il
triangolo quadrettato e sormontato dall'ornamento a u T 11 e, nella parte opposta
a quella figurata, una zona intermedia di anatre pascenti. Nella zona in fe-
riore la decorazione risLùta di metope formate alternativamente da triangoli
opposti e di tratti verticali, motivo tipico e frequente nelle coppe del geo-
mclrico rodiese ed insulare. Questa oinochoe per la sua fresca conservazione
l crr. Atm11ario Ili, Jl· :!:>ti, fi~ 105.
A ••\IAIUIH

e per l'insieme della decorazione ci richiama, insieme con un ·altra oinochoe


del Museo di :Jionaco 1 , ai più caratteristici tipi del geometrico ro :liese e viene
ad aggiungere un prezioso tipico esemplare alle fabbriche arcaiche dell'isola.
2. (1423) - Piccola pignatta globulare (mm. 95), grezza, annerita dal fuoco 2•
SEP. IV - Presso due sepolcri a pithos si rinvenne una tomba ad incinera-
zione sr.avata a cassa nel banco di a renaria orientata SSO-NNE, di dimensioni
m. 1.20 x 0.40 X 0.30, con avanzi di ossa di adulLo ed i seguenti oggetti ridotti in
minuti frammenti anneriti e guasti dalla combustione:
l. - An fora (inv. 1388) di fabbrica rodia a corpo panciuto, collo tozzo, anse bifide,
lieve cordonatura alla base dcl collo ed orlo sporgente, interamente annerita
dalla combustione, ricomposta da molti frammenti (al t. 0.29).

rio. t6i - VASI P. ANr>ORF.TTA Dr·:r. S l•l l'Ol.ORO 1v, N. t); 2.

2. - Vaso (in v. 1517) a forma sferica appiaLLita, collo a lto leggermente svasato,
a nse trifide, orlo framm entato foggiato forse orig inariamenLe a becco trilobato
(alt. mm. 246.J. Una parte della superfic ie ha conservato l'originario colore
in rosso vivo brillante, il re3to è annerito~ (fìg. 16-!).
0-4. - Due lekythoi ariballiche cuoriformi di fabbrica corinzia (inv. 1383·4, alt.
0.10) con la decorazione a fasce orizzontali brune e a radiature sulla spalla.
i>. Altra piccola lekythos (inv. 1385, alL. mm. 60) ariballica di eguale decora-
zione, corinzia (fig. 165).
<i. - Piccola lekythos (inY. 1306, m. 0.08), grezza di fabbrica rodia in creta rosea
annerita. dalla combustione. - Insieme con i vasi descritti, un arpione o
fiocina da pesca in ferro con le punte spezzate.
I Orr.A:o-, '·'$ 1·a.ft..f r1'oditU8 géomttril]lUI, in nr:u. 3H, Gi11 -,1;u11011lc il 1Jr:a~c11dorrr riport ... 'J.llCSlC doizin:ili ~toviglil', per
un~. p, 54.)t), JÌb• i_~, fo 1'0%Zlll ICCOICl.I C. pt•r la fott0:l 1 3 PPf3iSlt?0%C SOpran· i;SUli• tlj
' Pi~11'•llt•
e pig11.•tlclli d•• cucina a uno o due in.miei, t31- pcriotli :1111cdori.
\1111:. munilc di lrcpJliCtfc (l i ~o:Hc · ~no, nei .. epolcri di Thcra: :s ,., A1t11ua1·io, 111, p . 250 ~c., rig. t05.
D11A1.1.~11011n, Tlitr11isrhe (;1·iibtr in 'l hei·a, Il, p. !!31, li;;. 4~8.
JALISOS 265

TOMBE A DOLIO D'INFANTI

Al pari della necropoli arcaica di Vrulià, anche la necropoli di Jalisos ci ha


rivelato un buon numero di sepolcri d'infanti deposti in pithoi, dolii, anforoni ed
anfore con e senza corredo funebre. Il livello di tali deposizioni era quello stesso
delle aree ad incinerazione ed in parte delle posteriori tombe a cassa. Si poterono
r icuperare i sepolcri ed i corredi che descriviamo:
SEP. V - Grande anforone (n. 1373) coricato con la bocca chiusa da una
lastra di calcare locale e rivolto a NE, ricomposto da molti e minuti frammenti;

lllG. 165 - LlllKY'l'llOS DEL SEPOLCRO IV, N. 5- LEICYTIIOS DflL SlllPOLOlto vr.

misura alt. 0.72, diam. mass. 0.49, apertura alla bocca 0.24. Argilla chiara, pareti
del vaso spesse e robuste; elegante forma a curva tondeggiante nel corpo del vaso
con forte restringimento alla base, formata da un piccolo piede anulare. Nell' in-
terno dell' anforone scarse tracce di uno scheletrino infantile ed una piccola sta-
tuetta fittile (m. O. L02) di tipo arcaico rodiese originariamente dipinta in rosso vivo
e bianco (tracce del colore alla base), formante il corredo del sepolcro del bambino.
La deposizione dovè avvenire mediante la rottura delle pareti del vaso (cfr. per la
forma Orsi, Gela, p. 710, fig. 127).
SEP. VI - Nell'interno di un pithos di argilla rossiccia, grezzo, senza decora-
zione dipinta od impressa e di cui, per lo stato di completo disfacimento, poterono
ricuperarsi solo alcuni frammenti, si trovò deposta una piccola lekythos cuoriforme
proto-corinzia in argilla cinereo-chiara con il colore bruno della decorazione a squa-
me completamente evanido (alt. cm. 75; fig. 165). Nessun avanzo dello scheletro.
266 .A. MAIURI

SEP. VII - Grande pithos (n. 1367, alt. m. 1.115), coricato con la bocca
rivolta a NNE, ricomposto da molti frammenti, in terracotta giallo-rosea chiara con
leggera ingubbiatura di colore più pallido, a corpo globulare, collo tozzo. La deco-
razione è costituita da cinque fasce dipinte in bruno circolari partenti dalla base
del collo verso il corpo del vaso. Nell'interno si raccolse un vasetto proto-corinzio
anulare a ciambella piatta in argilla finissima verde-cinerea con la decorazione ap-
pena riconoscibile dalle linee in graffito: vi si raffigura una protome umana di ru·
dimentale disegno e forse altre due figure di animali (?). Vasi anulari a ciambella
sono stati già segnalati nelle necropoli arcaiche di Rodi (Kinch, o. c., p. 46) ed
ebbe a scoprirne anche l' Orsi nella necropoli di Gela (o. c., fig. 453).

.A

B
•'!(}, 166 - A - PIB UJ,fl DllL Sll POL ORO XII. - B• ll'IBULB DBL SllPOLORO xm.

SEP. VIII - Altro grande pithos (n. 1369, alt. m. 1.11) di forma e decora-
zione simile al precedente, a corpo più globulare, egualmente restaurato da molti
framment i. La decorazione è formata. da tre semplici fasce brune partenti dalla
spalla e da circoli intorno all'attacco inferiore dell'ansa. Nessun rinvenimento.
SEP.IX - Pithos (n. 1320, alt. m. 1.05, circonf. 2.05), rinvenuto coricato in
direzione NNE, a collo ampio, con il corpo decorato di tre fasce in rilievo. Nes-
sun rinvenimento.
SEP. X - Anforone (n. 1372, alt. cm. 71) di forma biconica in argilla rossa
depurata e ben cotta, a collo stretto con orlo a rilievo e robuste orecchie impostate
verticalmente sulla spalla (v. nota 1 p. sg.); forma singolare e nuova di dolio fittile
arcaico. L' inumazione dell'infante dovè esser praticata a traverso la rottura delle
pareti del corpo del vaso. I fori che si osservano due a due lungo una linea circo-
lare mediana, devono corrispondere ad una sutura del vaso, fatta al momento della
JALISOS 267

deposizione, con materia non metallica e di cui non rimase alcuna traccia. Forma
inusitata e singolare di pithos arcaico, derivata probabilmente da modelli della
ceramica micenea 1 •
XI - Dolio a forma di otre allungato (n. 13ìl, alt. cm. 75) con due
SEP.
piccole anse verticali, di cui una mancante, al di sotto della spalla, e con la parte
superiore squarciata per limmissione del cadaverino. Nessun oggetto (v. Annua-
rio III) p. 258, fig. 110).
SEP. XII - In un dolio completamente disfatto si raccolsero tre fibule e tre

l'IG. 167 - STAlolll'O OBL ssrOLORO XVI,

aghi crinali (fig. 166) appartenenti ad una o più deposizioni d'infanti. Delle fibule
è notevole il tipo A a navicella ed a piastrina quadrangolare decorata di due spi-
rali graffite alla sommità dell'arco, ed il tipo B a bolla rigonfia e a pomo 2 •
XIII - Vaso doliare semidistrutto ; nell' interno si rinvennero quattro fibule
SEP.
in bronzo di cui t re a corpo rigonfio a sanguisuga e piastrina allungata rettango-
lare ed una ad arco semplice con decorazione di cerchiellini nel mezzo dell'arco ed
alle due estremità (fig. 166).
1 V. An11uario lii , p. ! 58, fi,;. iOO. Nei;li scui del 1913
p. ! 69; P ORRO in Boli. d'Arlr dtl ,11111. I. P., I:\' W05, p. ~I;
si rin,ennero altri due e . . empfari simili: t fr. i iepolcri XL e Krncn, r roulid, tav. 36, ! , SI ; ta•. 38; t»'. 41 -! , .1 I. Ma tutti i
LXXX delli collinetta di Dafni. precedenti rinvenimenti di fibule nel territorio dell'i>ola sono
t Per le fibule e i bronzi i;eometrici di Rodi crr. \VALTERS, stati superati dul n11mcro strabocehe•ole scopertone recente-
Catai. o( lhe br Oll•rl ili Orll. Jluuum, p. i O; F URTWAESCLER mente nello ,rnvo del tempio sull 'icropoh di Jali.os (in cor,;o
in Arch. Jallrb., I, p. 156 e DUEMMLEI\ in Arch. Jahrb., 180 1, di pubblicazione).

[
208 A. MAlUHI

SEP. XIV -
Hydria (1374) a corpo globulare, solo in parte ricuperata e restau-
rata (alt. cm. 38), con decorazione a fasce orizzontali brune su fondo giallo-chiaro,
a nastri serpeggianti nelle zone intermedie e ricadenti dall'attacco della base delle
anse e dal collo del vaso; simile per tipo e per decorazione al vaso del sepolcro
CLX della necropoli di Gela (Orsi, o. c., fig. 72).
SEP. XV - Elegante anforone (1375) a corpo ovoidale a fondo pallido con
decorazione in rosso e bruno a fasce orizzontali attraversate da una linea verticale
partente dalle anse e a grandi giragli sulle spalle (alt. cm. 63); su uno dei lati
si osserva nettamente l'apertura praticata nel ventr!:l del vaso mediante trapana-
tura per la deposizione del cadaverino di un feto. Per l'eleganza della forma e per
la chiara documentazione della tecnica usata nella frattura del vaso al momento
del seppellimento, è questo un importante esemplare di quella caratteristica classe
di anfore a giragli serpeggianti segnalate nei sepolcri di Gela, di Megara Hyblaea
e di Thera '.

Pl(}, 168 - TARTARU(}URTTA lllTTILE DllL SllPOLORO XVI.

Alla stessa categoria di sepolcri d' infanti appartengono anche due deposizioni
m grossi vasi ollari sul tipo di stamnoi:
XVI- Presso il grande sarcofago monolito in pietra arenaria (XXVIII-bis),
SEP.
si rinvenne in frammenti nel terreno il grosso stamnos rappresentato nella fig. 167
(inv. 1359.60; alt. 0.29, largh. aUa base 0.12, alla bocca 0.20, largh. mass. tra le due
anse 0.40). A corpo molto espanso di forma quasi biconica, a spalle appiattite è
dipinto a fondo-giallo rosso e decorato a fasce orizzontali in rosso-marrone e sulle
spalle a fiore di loto stilizzato; era munito di un coperchio a ciotola in creta fine
più chiara dipinta di circoli concentrici a colore scialbo completamente evanido.
Nell' interno del vaso si rinvenne una tartarughetta fittile (largh. 0.07) con una fes-
sura in basso per sfogatoio (fìg. 168); l'assenza di qualsiasi traccia di ossa fa sup-
porre che si trattasse della deposizione di un feto.
SEP. XVII - Grosso vaso ollare a forma di stamnos (inv. 1439; alt. 0.23,
largh. mass. 0.36) a corpo biconico, a spalle tondeggianti, anse oblique fiancheggiate
1 Le fii;u ro dc i \'a si cinerari dei sepp . XIV-V sono 1·iprodottc nel mio r3p1101·to prelimina 1·c in Ant111ario Ili, r. %8 Sg'., fig. Ht a-b.
JALISOS 269

all'attacco da bugnette mammelliformi, in creta ordinaria gialletta, decorato da linee


orizzontali e ondulate in rosso opaco e sulle spalle da una zona a denti di lupo.
Nell'interno del vaso si rinvenne un rozzo boccale a collo rientrante monoansato
screpolato dalla combustione, tipo di pignatta da cucina (inv. 1440; alt. 0.09), ed
un' olletta a forma globare, grezza, biansata annerita anch'essa dalla combustione
(fìg. 169). Nessuna traccia dello scheletro.
Un terzo esemplare di stamnos cinerario ci è dato dal vaso della fig. 169, che
non potendo essere per le sue minori dimensioni (0.227) un sepolcro, doveva esser
deposto all'esterno di una tomba a cassa andata distrutta, a somiglianza di quanto
si è anche osservato nella tomba XVIII, n. 6. Munito anch' osso di coperchio a

l'IG. 109 - VASI OllL SlilPOLOllO XVII,

ciotola è dipinto di tre fasce in rosso vivo brillante e roca sulla spalla una linea
serpeggiante a colore bianco e, graffita. una rozza sigla non decifrabile.

'fOJ\IBE A CASSA AD INUMAZIONE

TOMBA XVIII - Sepolcro a cassa ad inumazione con copertura a cappuccina


a tre paia di lastroni di calcare locale èon fondo anche di lastroni, alla profondità
di m. 2.85 (dimensioni m. 1.80 X 0.45 X 0.45); orientazione SSO-NNE. Nell'interno
della tomba si rinvennero i seguenti oggetti:
1. (1310)- 'l'ipo di lekythos ariballica di fattura corinzia (fìg. 170), in creta giallo-
gnola finissima (alt. m. 0.16), con collo rigato, apertura della bocca ad imbuto
270 A. MAlURI

N. 1 N. 2

N. 1 N. 4 SPORADICA

i'IG. 170 - VASI DELLA TOMBA XVIII

ed ansa piatta a nastro; fondo giallo-roseo, decorazione a zone di fasce al-


ternate di bruno e rosso-marrone con zona superiore decorata di una grande
capra selvatica pascente (egagro) e di una pantera, quasi araldicarnente af-
frontate: disegno assai accurato ed a colori brillanti ben conservati. Di sin-
golare e significativa coincidenza per i rapporti delle necropoli rodie-gelesi, è
il trovare un vaso ariballico di egual forma e con le stesse caratteristiche

[
JALISOS 271

del collo rigato ad imbuto, nella necropoli arcaica di Gela (Orsi, Gela,
p. 299, fig. 221) così descritto dall'esimio scavatore: cc aryballos in creta gialla
finissima di fattura esotica •. Nell'esemplare gelese manca peraltro traccia
di decorazione dipinta.
2. (1811) - Piccola olpe (alt. m. 0.11) alquanto espansa nella parte inferiore (fig. 170)
in argilla finissima color giallo·roseo, decorata di linee orizzontali brune 1 •
3. (1312) - Ciotolettta monoansata (alt. 0.022, diam. 0.095) decorata di una sem-
plice linea circolare nell'interno.
4. (1313) - Ariballo (alt. 0.05) a corpo sferico baccellato in /a:fence, ricoperto di
uno bello smalto vitreo verde·mare con decorazione a gocce che coronano la
base del collo : colore dello sma!Lo ben conservato (fìg.
170). Appartiene alla classe dei vasi cosidetti di fai'ence
ricoperti di smalto vitreo colorato e di cui si propende
di recente a fissare il luogo di fabbricazione o a Rodi
stessa o in una città ionica asiatica (Mileto ?). Oltre ai
numerosi esemplari della necropoli di Camiros, un ala-
bastro in smalto verde è stato rinvenuto dal Kinch nella
necropoli di Vrulià (o. c., p. 67, tav. 38 6 ) ed un esem-
plare del tut.to simile a quello di Vrulià, è pur posseduto
dal Musco di Rodi. Probabilmente, secondo quanto sup-
pone il Kinch per l'alabastro di Vrulià, il colore verde
dello smalto si dovrebbe ad alterazione chimica a con-
tatto del terreno dell'originario colore azzurro. Una se-
conda piì1 piccola anforetta in fai"ence, appartenente
verosimilmente al corredo di una tomba infanLile, si rin-
venne dispersa nel terreno sconvolto della necropoli po- FIO. 171 - l'UPATTOLA
DELLA •roMBA xxx, N. 2.
steriore (fig. 170).
5. (1314) - Due scarabei di pasta turchiniccia, in buono stato
di conservazione. Si rinvennero nella stessa tomba un pendaglino d'oro, un
globetto di pasta vitrea chiara, una fuseruola, due esemplari di cyprea liwida.
Al di fuori della tomba, dal lato SO presso il cranio del morto :
6. (1319) - Grande vaso ollare (cfr. Annuario Il!, p. 254, fig. 102) a forma di
stamnos con coperchio (alt. 0.31, il coperchio 0.07) ad anse oblique trifide,
ricomposto da numerosi frammenti, in argilla rosea il vaso, in argilla più
chiara il coperchio, dipinto e decorato nello stile delle coppe e delle anfore
cosidette di V rulià 2 : due grandi zone in color e bruno opaco nel corpo del
vaso con decorazione nella parte superiore della mezza rosa a palmetta volta
in basso a foglie acuminate, nella parto inferiore di una serie continua di
foglie acuminate con la punta volta pure ver so la base del vaso. La tecnica

1 f\1sc11, o. c., p. i i~ sgg.; cfr. sovralulto per identica l{:irlsrulio a figg. 68-0.
composizione ornnmentale le anfore dei Mu<eo di Berlino e • t.fr. I\ 1 ~r.11, o. " ·• sep. XXV, n. 4.
272 A. MAIORI

della decorazione, a colori alternati di bruno e violetto con contorno delle


foglie a tratto inciso, è identica a quella delle anfore e situle di Vrulià
(Kinch, o. c., p. 186 sg., fig. 68-9, 71·2). Il coperchio, assai concavo è deco-
rato di semplici linee orizzontali a colori anch'essi alternati e della stessa
composizione dei colori dell'olla. Per la sua forma è questo uno dei più ca-
ratteristici vasi della classe delle ceramiche arcaiche rodiesi ; un altro tipo
affine ci offre questa stessa necropoli con il vaso a fig. 169.
X IX - Sepolcro di fanciullo a piccola cassa piana ricoperta da un
Tol\rnA

unico lastrone, con scarsi residui dello scheletro ed il seguente corredo:


l. (1333) - Statuetta fittile di fine esecuzione (m. 0.163) con il lato sinistro guasto
per naturale disfacimento dell'argilla dovuto ad imperfetta cottura. Figura
femminile seduta su seggio basso quadrato senza dorsale recante nel grembo

BIG. 172 - OOPPJ:l 0( STILE MlNIA'rVRISTI OO OJ:lL.LA 'l'OAIUA xx, N. l E 2.

un capretto o cerbiatto, accosciato, volto con il muso a sinistra: tipo del VI


secolo già esemplificato a Rodi da un gruppo simile di statuette rinvenuto
dal Kinch nello scarico della suppellettile voti va dell'acropoli di Lindo', raf-
figuranti in parecchi esemplari lo stesso soggett,o : donna sedut:.a con l'offerta
di un capretto.
2. (1334) - Pupattola con gambe e braccia disarticolate in argilla fine rossa (fig.
171): tipo arcaico a foggia di xoanon con la parte posteriore del tronco
piatta ed un foro alla testa per sospensione (alt. 0.123) 2 •
3. (1335) - I1eoncino accosciato guasto e di fattura scadente (0.075 X 0.0-15).

TOMBA XX - Sepolcro a cassa piana scoperto accanto ad una tomba di epoca


posteriore; orientazione SO-NE. All'esterno e ai due laLi della cassa si rinvennero
(fig. 172):

1 B1.1NKE~ULRG K1sc11, F.xploratio11 arclléologiqlle de Rllodu, ' Escmplue iJ .. nti co è r1ucllo Jcl 1lAU>1F.IHER, te11kmiiler,
IO~. fig. 35.
lii o /l apport , 100:;, p. p. 778, fti::. 830.
JALISOS 273

1. (1336) - Coppa attica (alt. 0.088, diam. 0.137) fine ed elegante in stile miniatu-
ristico; sul bordo esterno, nel mezzo fra le due anse, un ariete da ciascun
lato con leggeri ritocchi bianchi.
2. (1337) - Coppa di egual forma e stile (alt. 0.095, diam. 0.1-1); lungo il bordo
esterno, da un lato: cavaliere galoppante; dall'altro: cavallo alato a ritocchi
di bianco e violetto; stile miniaturistico.
3. (1338) - Vaso ollare, a forma di stamnos con coperchio (alt. 0.275), contenente
come residuo del!' offerta funebre un osso forse di volatile.

BIG. 173 - VASI 01:LLI? 'fOMBE XXI, XXII E XXIV.

Il vaso 1 a fondo giallo-rosa è decorato di un fitto reticolato obliquo a linee


più larghe di color rosso-carico ed attraversate da linee più sottili di colore meno
carico con fascia in basso di color paonazzo e radiature lanceolate alla zona supe-
riore; anse trifide, oblique. Per la forma generale del vaso e delle anse e la deco-
razione del coperchio, questo bell'esemplare non è che una derivazione del tipo più
ar caico rinvenuto nella tomba XVIII.
TOMBA XXI - Sepolcro a cassa a lastroni con coperchio a doppio piovente,
orientato SSO-N JE; nell'intorno a lato dello scheletro: lekythos a figure nere e
' Vedi lii;. in A11111tario Ili, 266, Jig. iOS.

35
FIG. 174 - ANFORA DELLA TOMBA XXlll - LATO A.
JALISOS 275

ritocchi bianchi (c:m. 18; fig. 173): Dioniso su uno sgabello sotto una pergola di
vite, stilizzata, da cui pende un otre, regge un cantharos, fra due ~1enadi danzanti.
La figura del dio per lo strato di vernice caduta è appena riconoscibile. Soggetto
comune e tecnica corrente. Sul collo, zona di foglie lanceolate.
To11mA XXII - A cassa a lastroni con coperchio a cappuccina; alla testata del
sepolcro esternamente dal lato del cranio (SSE): olpe a figure nere (m. 0.215);
Dioniso, coronato di edera con cornucopia nella sinistra, incedente tra una Menade

>'IG. 174-bis - ANFORA OEl-1,A TOMRA XXIII, X. 1 1,ATO B.

ed un Satiro caudato, danzanti. Viso, braccia, piedi della Menade, parti del chitone
del dio e la barba del Satiro in bruno opaco senza i consueti ritocchi di paonazzo
e di bianco. Disegno elegante e corretto, colori ben conservati (fig. 173).

TOMBA XXIII - In prossimità delle tombe precedenti e alla profondità di m. 3


circa si rinvenne, in una incassatura del banco di roccia calcarea, un grande
sepolcro a cassa con coperchio a doppio spiovente, orientato • SO-NNE; lungh. 2.10,
largh. 0.72, alt., fino alla copertura, m. 1.05. I muri laterali della cassa, scavata
nel banco ver gine di calcare, erano formati in belFapparccchio isodomico di blocchi
276 ·A. 1IAlURl

squadrati· cli calcare fine e compatto. Gli oggetti del corredo erano tJutti ammas-
sati alla testata esterna del lato SE; nell'interno giaceva il solo scheletro senza
alcun oggetto.
I

1. (1346) - Anfora di grandiose proporzioni (alt. m. 0.52) a pareti assai robuste, di


tipo' arcaico, a figure nere con ritocchi bianchi sulle carni femminili, sugli
emblemi degli scudi, su alcune parti dell'armatura e con ritocchi paonazzi
più largamente usati su parti del corpo e delle armature, sui vestiti, sulle
code e criniere dei cavalli: i due campi della figurazione, a zona trapezoidale,
sono disposti molto alti sulla superficie del vaso in modo da raggiungere
superiormente l'attacco delle anse ed inferiormente poco più della metà del-
l'altezza complessiva del vaso (fig. 174-74-bis). Il resto della decorazione è for-
mato da una zona di palmette all'orlo superiore della. zona figurata e da una
semplice zona di radiature nere su fascia rossa alla base del vaso. Esemplare
di superba freschezza nella conservazione dei colori; disegno accurato e vi-
goroso del già maturo arcaismo attico. Lato A : combattimento fra due
guerrieri sopra il cadavere recumbente di un altro guerriero; ai lati del
gruppo centrale due fanciulle in costume ionico in atto di partecipare con
il gesto delle mani e con lo sguardo alla lotta ; nel campo un uccello volante
(aquila di Zeus o eidolon del defunto). Il guerriero di destra reca nel grande
scudo rotondo l' emblema di un serpe sibilante; il guerriero caduto al suolo
ha per episema una stella a cinque raggi. Lato B: quadriga (cavalli pre-
sentati di profilo due a due) con giovane· auriga e guerriero barbuto a lato
ritti sul cocchio; due donne in ricco costume ionico e due guerrieri armati
con elmi aulopidi nel secondo piano della figurazione, volti verso i partenti;
dietro il carro un giovanetto imberbe (partenza di Anfiarao ?). Notevole la
figura dell'auriga per la morbidezza del disegno, il colore bianco eburneo dei
ritocchi sui volti femminili, la vigorìa dell'insieme. L'una e l'altra scena
ripetono soggetti assai comuni della vascolaria attica di questo periodo.
2. (1347) - Hydria di tipo arcaico (alt. 0.375) a figure nere e ritocchi bi'anchi e
paonazzi, ricomposta da frammenti (fig. 175): il campo della figurazione è
sul prospetto e in uno scomparto trapezoidale sulla spalla; orlo esterno rosso
decorato di una doppia serie di foglie di edera così come il campo della
figurazione centrale; zona di radiature nere su fascia rossa intorno alla base.
Nel prospetto: biga con suvvi un giovane auriga vestito di lungo chitone
talare bianco serrato alla cintura a corte maniche ed un uomo barbato reg-
gente con la destra una lunga lancia e nella sinistra le redini; nel secondo
piano dietro il cocchio un guerriero con elmo aulopide e davanti ai cavalli un
giovinetto imberbe ammantato di himation. Sulla spalla: Heracles che strozza
il leone Nemeo assistito da Athena armata di lancia e da Ermete con
kerykeion, comicamente accosciato quasi a significare scherzosamente la viva
partecipazione che prende il dio allo svolgersi dell'ultima fase della lotta
F IG. 175 - HYDRIA Dl!J!.,LA 'fOMBA :X:X111 1 N. 2.
278 A. 'MAIURI

PIO, 176 - ZONA SUPERIORE: DELL' BYDRIA DELLA TOMBA XXlll,

sostenuta dall'eroe, al definitivo sforzo poderoso dello strangolament,o. Disegno


e composizione accurati; soggetto assai frequentemente ripetuto sulla spalla
delle hydrie a figure nere ed all'esterno di kylikes (fig. 176).
3. (1348) - Tazza (alt. 0.12, diam. 0.23) con zona figurata esterna a figure nere e
soggetto ripetuto ai due lati delle anse: un cavaliere in corsa fra due efebi
e due pedagoghi. Stile miniaturistico di tipo corr ente e trascurato.
4. (1349) - Tazza di forma simile alla precedente (alt. O 07, cliam. 0. 172) con zona
esterna decorata ad intreccio di foglie lanceolate.

PIO. 107 - OLPETTA DELLA TOMBA XXUI, N. o.


JALISOS 279

5. (1350) - Elegante olpetta a fondo rosso (alt. 0. L21) con palmetta alla base del-
l'ansa; sul prospetto a figure nere un giovane nudo offerente un gallo dipinto
tutto in bianco con ritocchi paonazzi ad un vecchio barbuto che è in atto di
parlare: fra i due un cane con una delle zampe levate verso il vecchio ed il
muso rivolto indietro verso il giovane offerente 1 : disegno elegante (fig. 177).
Accanto a questi vasi d'importazione attica ·si rinvennero i seguenti prodotti
di fabbricazione locale :
G. ( l352) - Anforetta (alt. 0.23) in argilla giallo-rosea, color rosso-marrone a corpo
tozzo, collo elevato, anse rotonde assai sporgenti (fig. l 78). Appartiene alla
classe delle anfore ed amphoriskoi rodiesi a fondo generalmente chiaro, de-
corazione lineare e puntiforme, pur volendo essere per il fondo monocromo

N. 8 N. 6 N. 7
ll'IG. 178 - VASI Dl b.,AlllllUCU I<
! ltOOH.l omr,1,A 'rO.\lHA XX.Cli

rosso-marrone un tentativo d'imitazione dei colori della ceramica attica


d'importazione. Questo tipo d'anforetta diventerà in seguito, con qualche mo-
dificazione, il prototipo delle anforeLte funerarie grezze a decorazione lineare,
di cui abbondano le necropoli posteriori rodiesi.
7. (Ji353) - Oinochoe trilobata (alt. 0.165) a fondo rosso-marrone chiaro con deco-
razione di circoli spiraliformi in rosso opaco e orli del vaso anche in rosso
(fig. 178).
8. (rn54) - Olpettina (alt. 0.098) a fondo gialletto-chiaro con linee orizzontali e
linea serpeggiante bruna intorno al collo (fig. 178).
9. - Anfora grezza in argilla rossa a corpo piriforme (alt. 0.545).
TOMBA XXIV - Presso una tomba a cassa scoperchiata e semidistrutta gia-
cevano sul terreno in minuti frammenti e poterono essere ricomposti:
1
All'ollerla ofcbira dcl goll<J viene dato gencralmMlc signifiralo eroliro.
280 A. MAIURI

l. (1355) - Anforetta di tipo arcaico a figure nere (alt. cm. 27) con d'ambo i lati
la figurazione identica di due guerrieri al centro con scudi e lancia affron-
tati, fra due efebi nudi doryplwroi; disegno convenzionale e assai trascurato
(fig. 173).
2. - Kylix (cm. 0.07 X 0.172) con zona esterna rossa decorata di intreccio mul-
tiplo a foglie lanceolate.

ll! G, 179 - GRANDE KYLIX OJ>LLA TOldUA XXIV·bi8.

TmrnA XXIV-bis - Unico oggetto di una tomba andata distrutta, si rinvenne


in minuti frammenti sul terreno e si potè ricomporre in parte : - Grande kylix
(alt. cm. 15, diam. 0.288) di notevoli dimensioni a figure nere con ritocchi in bianco
e violetto, a largo bordo leggermente carenato. All' esterno r icca zona figurata ai
due lati delle anse: a) quadriga, nel mezzo, in corsa con uno dei cavalli tutto
bianco, criniera e bardatura in violetto, con ai lati due gruppi in combattimento
di un greco e di un' Amazone (le parti nude del corpo delle Amazoni, volto, braccia,
gambe a ritocco bianco); alle estremità due Sfingi rivolte verso l'ansa; - b) stessa
scena con sostituzione di due guerrieri lottanti al gruppo del greco con Amazone.
Il disegno della composizione d'insieme pur rilevando mano d'artista non comune,

[
JALISOS 281

appare impreciso per la sbavatura e l'offuscamento del colore nero dovuto proba-
bilmente ad errore di cottura (v. fig. 179).
To:\IBA XXV - Sepolcro a cassa a lastroni con copertura a doppio piovente,
orientata Nr O·SSE: lungh. 2.40, largh. 0.80, alt. con il coperchio 1.35. Esterna-
mente alla testata SE della tomba si rinvennero i seguenti oggeW del corredo
funebre:
l. - Grande anfora grezza a fondo giallo-roseo chiaro, a corpo globulare a base
appuntita.

F I(}. 180 - GRUPPO DI VASI Oflf,LA 'fOMBA XXV.

2. - Vaso imbutiforme a corpo conico allungato, grezzo, monoansato (alt. cm. 42;
v. fig. 180); forma, per quanto io so, non esemplificata altrove nella classe
delle ceramiche arcaiche.
3. - Anforiskos di tipo rodio (alt. cm. 28; v. fìg. 180) decorato all'orlo, sulle anse e
sul corpo di semplici fasce in bruno- opaco a colore assai diluito; nel mezzo
della spalla un circoletto riempito dello stesso colore (cfr. fìg. 183).
4. - Olpettina a corpo oblungo, orlo appena accennato, g rezza (mm. 135; fig. 180).
Su questo tipo di olpettine che ricorre in questa necropoli nel sepolcro
X VIII, 11. 2, e, in più esemplari, a V r ulià e nella necropoli arcaica delJa
rodia Gela, vedi l'Orsi, o. c., p. 667, fig. 488; per la qualità dell'argilla non
è da esitare a riconoscere negli esemplari di Jalisos e di V rulià la fabbri·
cazione rodia.
36

j
282 A . .\IAIUHI

5. - Piattello ad orlo svasato in argilla fine roseo-chiara, con due forellini per so-
spensione, decorato all'interno di fasce e linee circolari in rosso-bruno-opaco
(alt. mm. 35, diam. 190; fig. 180).
6. Patella monoansata.
TOMBAXXVI - Tomba a cassa a lastroni ed a copertura piana, SSE -NNE
(m. 2.20 X 0.-1:5 X 0.40). Al di fuori si raccolse una grande anfora grezza a corpo
piriforme; nell'interno ai piedi dello scheletro era deposta una hydrietta o piccola
kalpis a corpo biconico in argilla cinerea chiara (cm. 23). Rydric o kalpides si
trovano già usate come cinerari nella necropoli arcaica di Vrulià (Kinch, o. c.,
p. 39, tav. 29).

i
I

1110. 181 - DIJE ANFOIUSKOI DFlLLA ·ro>IOA xxvu, N. l li 2.

XXVII - A cassa a lastroni con copertura a doppio piovente orientata


T OMBA
NNO-SSE alla profondità di m. 2.30; lungh. 1.50, largh. 0.40, alt. complessiva 0.65.
Nell'interno:
l. - Elegante pic~olo anforiskos (cm. 21; fìg. 181) a corpo ovoidale allungato, piede
largo, anse circolari prominenti in argilla finissima rosea, dipinto a fondo
marrone lucido eguale, con decorazione di fasce orizzontali brune e rosso
scuro; al di sotto della base è graffito un gruppo di leLtere in sigla (fìg. 181).
:2. Finissimo anforiskos (mm. 205; fìg. 18 l) a corpo conico molto allungato in
argilla gialletta decorato di sottili linee orizzontali in color bruno slavato.
3. ·- Un semplice anellino d'argento.
Allo stesso periodo a rcaico di questa necropoli debbono anche appartenere due
grandi sarcofagi monoliti, gli unici scoper ti nella campagna di scavo; si rinvennero
alla stessa profondità delle tombe a cassa ma disgraziatamente senza alcun oggetto
cli corredo che meglio giovasse a deLerminarne l'epoca di deposir.ione:
.J A 1, I S O 8 283

TolrnA X XV III - Grande ::;arcofago monol ito in pietra arenaria lenera di g rana
fine e compatta, bianca alla frattura, con coper chio a cappuccina assai sporgente
(inv. 673) ; lungh. 2.06, largh. 0.73; del coperchio m. 2.:27 X 0.77. Jell' interno il
solo scheletro, ed m1 anello in argento (diam. 0.022) recante sul piccolo castone
ovoidale una rozza incisione (pesce?).
Toi\rnA XXVIII-bis - Sarcofago monolito della stessa forma del precedente
a lq uanto piLt piccolo di dimensioni (inv. n. 67 4; m. 2.03 X 0.67). I lati esterni del sar-
co fago sono decorati per tutta la loro lunghezza, salvo una breve incorniciatura liscia
all'orlo, di fasce gr,1ffile a spina di pesce ottenute sulla tenera pietra locale da un
::;emplice strumento a punta (fìg. 182); nell'interno lo superfìci sono accuratamente
levigato ed i quattro angoli hanno ciascuno una colonnina semicircolare di rinforzo
e di abbellimento Non si rinvenne con lo scheletro a lcun oggetto di corredo. La
qualità di pietra arenaria tenera e bianca da cui furono ricavati i due sarcofagi
abbonda, nello stesso territorio di Jalisos, nel vicino villaggio di Villanova.

PIO. !82 - SARCOPAGO IX OAT,QAl<I< D TH.T.A TOMBA XX \' lll bis.

SEPOLCRI POSTERIORI

Accanto alle tombe di epoca arcaica, nell'area del terreno Drakidis, sono state
mosse in luce numerose deposizioni di epoca posteriore generalmente con corredo
poverissimo, testimonio della scarsa importanza che la città antichissima di Jalisos
ebbe nel periodo ellenistico e romano; alcune sono costi tu iLe dai consueti sepolcri
a cassa, il cui uso permane lungamente nelle età posteriori delle necropoli rodie e
sovratu tto nella necropoli della metropoli dell' isoln ; la maggior parte erano semplici
liydrie cinerarie deposte nel terreno. Delle poche tombe a cassa di epoca seriore
rinvenute nel terreno Drakidis non si potè accerta re più precisamente l'epoca perchè
mancanti completamente di vasellame ceramico.
To'1BA XXIX - Due tombe a cassa piana coper te dai consueti lastroni di
arenaria tenera poste l'una accanto all'altra. Ciascuna di esse conteneva un grosso
anello d'oro con castone sem icircolare liscio, l'uno a cerchio vuoto, l'altro a cerchio
pieno, ed uno strigi le in bronzo; uno degli strigili era completamente frantumato.

[
284 A. MAlURl

SEP. XXX - Hydria cineraria grezza di tipo ellenistico avente per coperchio
una kylix attica a figure nere (inv. n. 1357; alt. 0.08, largh. 0.185), con figurazione
satiresca ai lati delle anse e maschera di medusa apotropaica sul fondo: disegno
trascurato del tardo arcaismo. Si tratta evidentemente di un ogget.to involato alla
necropoli arcaica e adattato al sepolcro ' di una povera e comune tomba del secondo
secolo a. Or.

OGGE'I''I'I SPORADICI NELL'AREA DIDLLA NECROPOLI

Dato lo stato di sconvolgimento di questa necropoli si rinvennero sporadica-


mente nel terreno vari oggetti degli originari corredi funebri che non fu possibile
riferire a sepolcri determinati. Descrivo gli esemplari piì.1 notevoli e che appaiono
evidentemente sincroni con le tombe del periodo arcaico e classico.
1. - Anfora (inv. n. 1451) di fabbricazione locale a corpo tozzo panciuto, spalle
appiattite, collo corto, alquanto asimmetrica, ad orlo fortemente rilevato, in
argilla rosso-marrone, ricoperta di vernice bruna metallica per tutta la su-
perficie del vaso, sulle anse e sul bordo, eccettuata una breve zona rispar-
miata all'altezza dell'attacco delle anse fino al bordo. A somiglianza dell'an-
foretta rinvenuta nella ricca tomba XXIII quest'esemplare è particolarmente
interessante perchè evidentemente non è che un tentativo d'imitazione delle
anfore attiche a vernice nera con zona risparmiata in alto, imitazione di
fabbriche locali che, abbandonata la bella decorazione arcaica rodiese di tipo
orientalizzante, adottano sulle anfore ed anforiskoi i fondi monocromi in
bruno e giallo-marrone (fig. 183).
2. - Anforetta di tipo rodiese (inv. n. 1452; alt. cm. 30) a corpo tozzo, spalle appiat-
tite, anse trifide in argilla roseo-chiara ricoperta per la metà superiore del
vaso di colore monocromo rosso-bruno assai diluito (fig. 183).
3. - Anforetta (inv. n. 1453; alt. cm. 31) a corpo ovoidale, manici circolari in ar·
gilla fine a fondo roseo con semplice decorazione a linee orizzontali brune
e evanide.
4. - Anforiskos rodio (inv. n. 1454; alt. mm. 255) di forma pressochè sferoidale a
piede largo, anse bifide, orlo carenato, con fasce orizzontali rosso-brune sul
ventre e colorazione in nero opaco sul bordo e all'attacco superiore delle anse.
5. Grosso askos panciuto (fig. 184), a largo e tozzo collo di fabbrica rodia, in ar-
gilla fine a fondo giallo ·roseo, decorato di due giragli sulla parte superiore di
fasce in rosso-bruno; alla base dell'ansa una specie di rozza raggera (Ìnv. n.
1448; alt. cm. 20, lungh. mm. 235). Forma inusitata di askos del periodo
g eometrico rodiese ricorrente anche nel sepolcro XLIX, n. 3.
6. - Kyathos (inv. n. 1449; diam. cm. 14; fìg. 184) in creta finissima con ansa a
riccio, decorato all'esterno a zone di linee sottili in rosso-bruno e all'interno
di fascia bruna e circoli al centro; prodotto di fabbriche rodie.

__J
JALISOS 285

7. Boccaletto monoansato (inv. n. 1456; alt. cm. 18), Lrl creta gialla, a pareti
sottili, ansa a nastro, dipinto a fondo monocromo nerastro; modello derivato
da esemplare in metallo.
8. Tazza in fine creta grigiastra (inv. n. 1463; mm. 159) di fabbrica locale, de-
corata a fasce e circoli bruni.
9. Patelle monoansate, raccolte in piL1 esemplari di vario diametro da cm. 18 n.

lllG. 183 - Tlrl DI ANFORE Dlil!.LA NBOROPOLl AROAIOA D I JALISOS.

forme minuscole di mm. 95, decorate di consueto sull'orlo e sul fondo di linee
circolari o di larghe fasce in rosso e bruno; per la qualità dell'argilla e per
la decorazione vanno tutte rife rite a fabbriche locali (fig. 184).
10. - 'ripi di boccaletti mono e biansati, a corpo sferoidale in creta grezza nerastra
con tracce evidenti di annerimento e di screpolature prodotte dal loro impiego
come pignatte da focolare (fig. 184). Forme identiche e simile uso furono
osservati nei sepolcri di Thera (sep. ICI, n. ~; XVII).
li. (1394)-Elegante anforiskos corinzio (inv. n.139-l; alt. 0.10; fig. 184) in creta
giallctta con decorazione a fiori di loto ricorrenti e zona di radiature sulla

[
28G A. MAIUIU

spalla a colore bruno evanido; per la forma è da ricordare il bell'esemplare


della necropoli di Gela (Orsi, o. c., p. 2~9, fig. 18 l).
12. (L396) - Minuscolo skyphos in creta finissima di tipo corinzio ma di fab -
brica rodia (inv. n. 1396; alt. mm. 35) decorato a fasce brune e rosso-violetto
e zona di linee ondulate all'orlo (fig. 184).
13. (1-119) - Coppa a forma conica svasata (inv. 1i. 1419; alt. 0.0ì5, largh. 0.L55),
a pareti sottilissime, ad orlo rientrante e verticale, rotta alle anse, in cretia
finissima gialletta chiara, dipinta a colorazione monocromatica nerastra diluita,
con piccola fascia riservata sulle spalle. Sul piede corto a forma conica è
dipinta la marca a sp irale caratteristica delle coppe cosidette di Vrulià. Per
la forma, per la sua sottilissima consistenza e per la marca a spirale appart.ione
alla categoria delle coppe gialle e brune rinvenute in frammenti dal Kinch
negli scavi di Vrulià e così denominate dai colori fondamentali della loro
decorazione ; il solo esemplare integro fino ad ora noto è una coppa del Museo
del Louvre proveniente da Camiros, eguale di forma ma alquanto più piccola
dell'esemplare di Jalisos (v. fìg. 2, in Kinch, o. c., p. :24).
1..J.. - Ooppettina (inv. n. HOG; alt. 0.06, largh. 0.104) in argilla fine, a bordo ca-
renato, dipinta in rosso vivo nell'interno e nella part-e inferiore e a fascia
bruna intorno ali' orlo.
l5. - Altra più piccola (inv. n.1418; 0.045Xù.095) a colorazione monocroma nerastra.
16. -- Piccolo skyphos (inv. n. 1417; alt. 0.045 X0.105) a corpo conico e largo orlo
rientrante e fortemente svasato a campana a colore nerastro poco denso con
breve fascia dell'orlo risparmiata.
17. - Minuscolo skyphos (inv. n. 1405; 0.048 X0.08) ad anse oblique con decora-
zione sul bordo in bruno ed in rosso, a denti di lupo da un lato ed a metope
dall'altro (fig. 184).
18 - Vasettino a forma di gutt1ts (inv. n. 1395; alt. 0.05) con ansa verticale e
beccuccio prominente in creta fine gialletta dipinta in rosso-marrone con
decorazione sulla zona risparmiata dell'orlo a spirale ricorrente (fig. 184).
l!J. - Slamnos (inv. n. 1-120; alt. 0.16) ricomposto da molti framm ent.i in argilla
gialletta con decorazione assai evanida a linee orizzontali ed a circoli spi·
raliformi a colore bruno.
:W. - Cilindretto fittile in creta depurata (alt. 0.03) rossa, originariamente dipinto a
fasce in rosso vivo; piccolo verticillo in creta grigio-cinerea dipinto a linee
circolari in rosso-marrone che dalle tracce di combustione rivela la sua origi-
naria appartenenza ad un sepolcro a cremazione. La presenza di questi due
esemplari nella necropoli di Jalisos rende ora meglio ragione della presenza di
altri simili cilindretti fittili, di fuseruole o verticilli, nei sepolcri arcaici della
necropoli di Gela strettamente dipendente per riti funerari e per suppellettile da
questa lont.:1na metropoli orientale; cfr. Orsi, o. c., p. 35, fig. 6; p. G80, fig. 512 1 •
1-

I<, u

N. 9 I<. 10

N. 12

N. 11

17
I__
N, I<. li!

FIO. 184 - VASI SPOR A DICI Dli.:L f~A NECROPOLI ARCAICA.

[
288 A. MAlURI

II - NECROPOL I ARCAICA DI JA LI SOS

(Scavi ùel 1922)

Gli scavi parziali nella necropoli arcaica di Jalisos, iniziati con buoni risultati
nel 1916, poterono esser ripresi più sistematicamente in una campagna di tre mesi
(dal settembre al novembre del 1922). Le ricerche furono condotte in un primo
tempo a poca distanza dall'area esplorata nella precedente campagna lungo la zona
di confine fra il terreno del Sig. Drakidis ed il campo immediatamente attiguo di
Costantino Zambicos; in un secondo tempo nel campo dello Zambicos (fìg. 185).
Per poter inoltre determinare l'estensione della necropoli ed accertarsi del s110
eventuale allargamento sulle pendici e sulle terrazze della collina e del vallone di
Dafni, già da altri segnalato per la copiosa abbondanza di frammenti di ceramica
di epoca classica ed arcaica d i cui è disseminato 1 si esplorarono vari luoghi di 1

quella località, mettendo in luce un altro piccolo sepolcreto arcaico sulla terrazza
delle pendici orientali, denominata dai vill ici IIJ.&r'a Toii Llacpvwii. Come vedremo,
le circostanze del rinvenimento, i riti e le forme delle deposizioni, la qualità dei
materiali hanno rivelato in questa seconda campagna una omogenea uniformità di
giacimento e di epoca in tutta questa necropoli che si estende, entro limiti ancora
non precisati, nei terreni lungo la rotabile da Trianda a Cremastò, parte in pia-
uura, parLe sulle colliue ùove peraltro il 11aLurale ùegraù;;uneu Lo del terreno molto
accidentato, ha distrutto e fatto franare a valle i sepolcri. Si osservò anche in
questi scavi la presenza di due epoche ben distinte del!' antica ci viltà rodiese: se-
polcri ed aree d'incinerazione ed a pithoi e dolii fittili con materiale del tardo
geometrico e sepolcri a cassa con presenza generalmente di produzione arcaica
attica. Per quanto apparentemenoo commiste le aree d'incinerazione con i sepolcri
a cassa ad inumazione, appare evidente che le prime furono in gran parte mano-
messe e sconvolte dalla posteriore deposizione delle seconde. Manca pertanto una
vera e propria disposizione stratigrafica in queste'\ necropoli nel senso più comune-
mente inLeso, poichè il maggior numero delle tombe a cassa trovasi o alla stessa
o, Lalvolta, a profondità maggiore dei sepolcri ad incinerazione come già si ebbe
campo di rilevare nei precedenti scavi.

A - SEPOLCRI AD INCINERAZCONE

XXXVI ·- Fossa ad incinerazione superficialmente scavata nel banco


SEP.
di arenaria (lungh. 2.40, largh. l.00, prof. 0.23) alla profondità di m. 2 dal piano
' P~n~1>11 L., llirogni:t.io11i archeologiclie 11elle Sporadi, in llollcll. d'Arte, \'lii, t91~ . p. ().
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FIG. 185 - N.llJCROPOr~r DI JALISOS (SCAVI DEL 1922) - TOMBIJJ A CASSA, DOLJI E AREE AD INClNIJJRAZIONm.

!!i
290 A. ~IAIURI

di campagna; orientazione ~~E-SSO. È la più vasta e la più r icca di materiale


del gruppo dei sepolcri a cremazione; la copiosa suppellettile ammassata alla rin-
fusa e ridotta in minutissimi frammenti in massima parte anneriti dalla combu·
stione e ricoperti da uno spesso strato carbonioso, untuoso al tatto, insieme con
abbondanti residui ossei, rivela la presenza di pit1 cremai.i e di successive deposi-
zioni di roghi. Rari i vasi o frammenti di vasi rispettati dall'azione del fuoco.
Dalla grande congerie di frammenti poterono in t.ut.to o in parte ricomporsi

PIO. 186 - AN~'Ol!A DCb $Jll'0LORO XXX\"( 1 N, I.

una quarantina di esemplari; il numero complessivo può calcolarsi ascendesse a


più del doppio. Non ostante l'accurato lavoro di raccolta e di selezione del mate-
riale, si ebbe a rilevare in questa come in alLre tombe ad incinerazione la man-
canza di molti frammenti necessari al restauro completo del materiale ricuperato :
di alcuni vasi chiaramente riconoscibili per colore, forma e decorazione, non si
ricuperarono a YOlte che uno o pochissimi frammenti. Ciò deve spiegarsi in parte con
la dispersione avvenuta nel trasporto dei residui del rogo alla fossa di deposizione,
in parte con le antiche manomissioni a\'Venute nell'area della necropoli geometrica
per la successiva deposizione di sepolcri a cassa ad inumazione. Il materiale rac-
JAldSOS 291

colto appartiene a Yar1e fabbriche: in assoluta prevalenza appare la produzione di


fabbriche corinzie.
Appartengono a fabbriche locali :
1. Parte superiore di un'anfora a corpo globare, ad anse bifide, bordo sporgente
(fig. 186), risparmiata completamente dall'azione del fuoco, in creta rosea ben
depurata e coperta di leggera ingubbiatura alla superficie : la decorazione, a
color bruno opaco poco denso, è a larghe fasce e filetti sul ventre, a radia-
ture lineari sulla spalla, a linea serpeggianle sul collo ed a fondo unito sul
dorso dell' ansa e sul bordo. Appartiene alla nurnerosa classe di anfor e ed

·. '~. a-.....~,-(/~...
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~IG. 187 - P I ATTELLO À OJ>COltAZIONR FIGVRA'l'A DEL s 1wo1, o no xxxvi, N. 4.

anforiskoi del tardo tipo geometrico rodiese, ben caratterizzati dall, ansa
bifida e dalla forma tondeggiante e sporgente Jell' orlo.
2-3. - Grande piatto annerito dalla combustione a fondo originariamente roseo, a
larga base piatta e largo bordo profìlalio sul margine interno da due filetta-
ture in rilievo e con due fori di sospensione ; anche la base e la superficie
esterna sono decorate da zone incavate e leggermente graffite a circoli con-
centrici (lar gh. all' orlo 0.33). - Piattello più rozzo dello stesso tipo tenulio
anch' esso da due fori di sospensione (mm. 172). Di questo tipo di pinakes
senza decorazione, ma strettamente collegato per la sua forma ai pinakes
decorati, un esemplare si conosceva già dalla necropoli di Vrulià (Kinch,
o. c., p. 65, tav. 37, 3-a) ; una più ricca serie ci è offerta ora da Jalisos
(cfr. tomba LIII).

_J
2!J2 A. )lAlUHl

4. PiatLello con soli due terzi dei frammenti ricuperati a largo bordo ricurvo
(diam. 0.22) guasto ed annerito dal fuoco a decorazione dipinta ed a tratti
incisi : sul fondo, al centro, rosone a ragg i falcati contornato da sei Sfingi
affrontate due a due con gli spazi riempiti di rosette circolari: sul bordo
altra teoria di Sfingi intramezzate da rosette; sulla base larga del piatto si
distingue a malappena un'altra grande Sfinge dai tratti incisi delle ali.
Questo piatto che per la forma e la qualità clell' argilla non esitiamo a rico·
noscere per rodio, si distingue dalla noLa classe dei piatti camiresi per la
composizione e per la tecnica; esso può ritenersi un tentativo delle fabbriche
locali di applicare la tecnica del traLto inciso che conosciamo dalla decora-
zione ornamentale delle coppe dette di Vrulià, ai motivi figurati e favolosi

lNTRll:<O

l"I(;. 188 - GRANO& COl'l'A A OECORAZION& IS'OISA Dr;i, i;cror,cr10 XXXVI, " · f).

dell'arte orientalizzante. L'esecuzione alquanto grossolana ed infantile ne


fa uno dei più singolari prodotti della ceramica rodia (fìg. 187).
5. - Grande coppa a decorazione incisa del tipo detto di Vrulià 1 guasta dal!' inci-
neramento e ricomposta da molti frammenti (diam. all'orlo 0.29, alt. O.lò);
sotto il piede basso con ico resta ben visibile il contrassegno dipinto della
spirale che è una delle marche di fabb rica più caratteristiche e più frequenti
di <1uesta classe di ceramiche rodiesi. .\Jl' esterno (fig. 188) dalla base: a)
corolla di petali incisi intorno al piede; b) zona mediana a palmette e fiori
di loto a disegno assai schematico; e) zona riservata con la decorazione di-
pinta di tipo geometrico a gruppi di segmenti ''erticali e triangoli accostati;

1 $1a 11ue .. 10 sin~olt.1ris,imo gruppo di eop1>4~ ''enute 110•\si p. 120-1, tic. 'J->!. Sella sua S.torin dr/In Caamica greca, p.
1•,f1u"'h311W11lc all;1 Iure J31 1crri1orio Jell' isol;st ,cdi lo studio tO~, fi;;. ~5, P. llurati si riptirta •ll'att roLuzion.. folta dai pd·
p.,r1icularcgeialo ton l"elenco di tutti gli 1·seniplari fino :.11 111i studio•i • labhrirlre l•••hio. Spetta aJ Kinch l"awr nicsso
orn noli in 1\1\Cll, rrulià, p. ti4 sgg. l'n:.liro bcll't• .. 1•111plare per il priroo in rilie,•o In presen1a d1·1l:-i l'Ontromarca dipint"
dul Mu~··o di l\01li, pro,·euicnlc J~I co111me1·ciu lo('ale. i• se.110 Ja sollo il pi"i" di •1ue-1c coppo (o. r., p. t 6'!).
"'"pubblicato in JJol/. d'Ari- d'I .lli11. I. 1•., li , Serie '?n, i 9'!3,
JALJ!SOS 293

d) bordo a denti di lupo a doppia linea incisa. All' interno (fig. 188) : su
un rosone centrale a sette foglie acuminate si innestano palmette e boc-
ciuoli di loto semidischiusi. La decorazione incisa è su fondo nero lucido
senza alcuna traccia di ritocco in rosso, che può essere peraltro scomparso
per prolungata combustione nel rogo. Per le sue dimensioni è uno dei più
grandi esemplari del genere, non superato che da un esemplare più fram-
mentario di Naucratis (Brit. Mus., A 1014·5: cfr. Kinch, o. c., p. 178, fìg.
60 ab e) e da una coppa di tipo più geometrico da Oamiros (Louvre, A 292:
Kinch, o. c., p. 170, fig. 53) senza decorazione incisa.
6. - Vari frammenti in parte ricomposti costituenti circa un terzo di un'altra
coppa del tutto simile per forma e per de-
corazione alla precedente: sotto il cavo del
piede in luogo del contrassegno della spirale,
sembra di riconoscere due circoli concentrici
come su altri esemplari di questa categoria
di coppe (Kinch, o. c., p. 180, fig. 62). Su
qualche frammento restano tracce dcbolis·
sime dell'originario ritocco in rosso sulla
decorazione floreale a palmette e bocciuoli
di loto, che pertanto non potevano mancare
anche sul!' altra coppa descritta.
7-12. - A fabbriche locali ritengo debba attri-
buirsi un tipo di alabastro a forma di fuso
allungato a base appuntita, decorato sempli-
cemente di striature orizzontali, tipo che in
questa tomba è rappresentato da ben sei >'IO, 180 - ALA6ASTRI PVSlFORMI
01~1. S11POLORO XXXVI, N, 7-12.
esemplari di varie dimensioni (0.09-0.15; fìg.
189) ; uno di essi risparmiato dal fuoco con-
serva l' originaria colorazione in rosso marrone lucido. Un solo altro esempio
ben conservato si rinvenne a Oamiros (Museo di Berlino, 305!); Kinch, o. c.,
p. 153, fig. 50) e frammenti di maggiori dimension i a Vrulià lKinch, ibid.).
C'c1·amicho corinzie. - In quantità strabocchevole si rinvenne in questo sepolcro
la ceramica corinzia della quale disgraziatamente per le condizioni di estrema fram-
mentarietà e di generale annerimento e per la ripetizione stessa delle forme e dei
motivi della decorazione non si potè ricomporre che piccola parte.
13-8. - Su più di una trentina di esemplari in frammenti di aryballoi corinzi se
ne ricomposero sei: due di essi presentano sul prospetto la figurazione di
un uccello a testa umana, di tipo affine rna non identico a quello della
Sirena, con sobrio impiego di tratti ad incisione; i rimanenti e tutti gli
altri frammenti non ricomposti presentano invece una pit1 semplice decora-
zione lineare di tipo geometrico protocorinzio a fasce ed a circoli concen-
294 A. MAIURI

trici, a zona punteggiata mediana ed a zona di radiaLure sulla spalla senza


tratti incisi. Alcuni frammenti risparmiati dal fuoco, in creta rosea depu·
rata affine a quella dei prodotti di Rodi, fan pensare che questo esotico
prodotto così generalmente diffuso nell' uso familiare, abbia potuto essere
imitato, nella pit1 semplice forma decorativa, da fabbriche locali.
19. - Minuscolo aryballos anulare a ciambella (0.055) corinzio, in argilla fine ver-
dastra: della decorazione, scornparso completamente il colore, non restano

h'IG. 190 - BOCCALI>, N. 22 E ~IASOUJJ'r'rA, N. 23 D•~·· Sfll'Or.ono XXX\'(.

che i tratti incisi, dai quali sembra solo di poter riconoscere due protome
equine. Un altro el:empio v. negli scavi del 191G, p. 266, sep. VII.
20- l. - Due bombylioi otriformi solo in parte restaurati, decorato l' uno sul pro-
spetto della consueta composita palmetta, l'altro con tracce di Sirena e
grifi alati. Tra i frammenti non ricomposti molti altri pezzi di bombylioi
a decorazione anima.le e floreale graffita.
22. - Elegante boccale corinzio a base piatta, bocca trilobata, ansa a nastro
molto rialzata sul labbro, ricomposto da metà dei frammenti (alt. al labbro
0. 165, all'ansa 0.205 ; fig. 190): risparmialo dal fuoco conserva il colore gial·
letto del fondo, il colore bruno della decorazione e solo deboli tracce dei ri·
tocchi in rosso. Due zone di animali pascenti, dei quali restano in basso due

[
296 A. MAIUR r

leoni affrontati, un' oca e parte di un egagro; in alto, Sirene affrontate e


leonesse; sul labbro rosette a punti incisi . Il campo è sovraccarico come di
solito nello stile corinzio fiorito più progredito di rosette e rosettine punti-
formi. Di un altro simile vaso si raccolsero frammen ti non riconoscibili. Di
questa singolare forma di boccale corinzio conosciamo altri due esemplari
dalla necropoli arcaica del Fusco a Siracusa (Not. d. Scavi, 1895, p. 131,
sep. CCIV, e p. 152, sep. CCCXLIV, fig. 38) di un tipo peraltro più vicino
al puro geometrico.
23. - Fiaschetta corinzia a corpo conico, collo alto cilindrico, bocca trilobata, ansa
a nastro, restaurata (alt. mm. 225; fig. 190), annerita e guasta dalla combu-
stione, decorata a zona di animali (leoni e leonesse) : la necropoli del Fusco
ed il santuario di Bitalemi a Gela hanno offert.o vari esemplari di questo
alt.ro non comune tipo di ceramica corinzia, ma senza decorazione zoomorfa 1 •
Allo stesso sepolcro appartengono altri frammenti non ricomponibili di uno
o due altri esemplari simili.
2..J.-5. - Due eleganti anforette corinzie framme ntate (0.14-0.18), con radiature
partenti dalla base e duplice zona di animali sul ventre e sulla spalla:
l'una di esse è risparmiata parzialmen te dal fuo co e conser va la fine lucen-
tezza dei colori originali ; stile corinzio fiorito con impiego di tratti incisi
e ri tocchi .

Jiabbriche ioniche e protoattiche.


26. - Coppa d i grandiose proporzioni (diam. all'orlo 0.315, alt. 0.14) a pareti
sottil i, a piede bassissimo conico, a profondo bacino ed a b~rdo leggermente
rientran te, dipinta a vernice nera uniforme nell'interno e all' esterno con
zona risparmiata, annerita dalla combustione, all'orlo, sulla spalla e filetta-
tura sul ventre. La decorazione è costituita soltanto da un fascia continua
a palmette e fiori di loto intrecciati ricorrente tra le anse.
27. - Il cimelio più prezioso di questa area d' incinerazione è dato da un' altra
grande coppa di tipo del tutto diverso dalla precedente e riccamente figu-
rata (fìg. 191; diam. all'orlo 0.36, alle anse 0.435, alt. 0.105). Fu ricomposta
d iligentemente da infiniti frammen ti ricuperati nell'ammasso d elle ceramiche
del rogo ; l' azione del fuoco pur alterando il colore originario del vaso ha
dato una bella patina grigio lucente al fondo da cui si stacca ancora niti-
damente la decorazione a vernice nera. La coppa a pareti robuste, a piede
largo conico bassissimo, a bordo piatto in rilievo, si apre a bacino legger-
mente concavo : le anse impostate all'orlo presentano la caratteristica forma
della fig. 192, a nastro serpeggiante. - All' interno, sul fondo circolare della
coppa, risparmiato, figura un semplice rosone a radiature falcate. All'esterno
due grandi zone a figure di animali. ella zona inferiore e nella metà

• OR' I, i n Snt. d. Sc11 vi, 18J5, fo1r. IO; dr. Cr la, p. 618, fog. 4~~; cfr. fig. 183.

l _J
JALISOS 297

meglio conservata si osserva: un cinghiale in posiziono di difesa fra due leoni


e cer\TO e daino brucanti fiancheggiati anch'essi da leon i; nell'altra metà
serie di due arieti (di uno resta solo un frammento), un torello e leoni. La
zona superiore interrotta dall' attacco delle anso, è ripartita in due campi :
da un lato intorno al ricco intreccio a palmette e fiori di loto sono sirnme·
Lricamente distribuiti due Sfingi, due pantere e due barbuti stambecchi (fìg.

>'IO. 102 - INTERNO E SEZIONE OJ>LLA COPPA ATTIOO-COlllNZ IA llEI. SBl'OLOUO xxxn, N. 27.

191); dall'altro lato il centro della scena è costituito da una rappresenta-


zione eroica ridotta alle dimensioni stesse della zona zoomorfa: Tetide
consegna un trofeo d'armi ad Achille trofeo composto di scudo con epise-
ma di una pantera, di elmo e due lance; fiancheggiano araldicamente due
Sfingi, due leoni e due Sirene. Completa la decorazione della parte esterna:
una fascia di radiature acuminate partenti dalla base, fascia a linee pun-
teggiate formant i il piano di posa della figurazione animale, linea a zig-zag
sul fronte e linea continua a zig-zag sul rovescio del bordo.
38
298 A. MAIUR!

Questa grande coppa che è indubbiamente per la solida armonia della sua
struttura e per la vigorosa composizione uno dei più notevoli prodotti della cera·
mica arcaica greca, offre un'evidente analogia di composizione e di associazione
dell'elemento mitico ed eroico all'ancora prevalente elemento della decorazione
zoomorfa ed orientalizzante di mostri fantastici, ad una classe di vasi dei quali
l'esemplare più tipicamente rappresentativo è un deinos del .Museo Etrusco G_re-
goriano 1 attribuito con altri vasi consimili a fabbriche protoattiche o meglio de·
nominati di stile attico-corinzio. Anche nel deinos del Museo Gregoriano troviamo
nelle zone inferiori lo stesso mondo animale e fantastico: cinghiale, arieti, leoni,

l'lO. HJa - .\ Nh'01'A 01 STii.E PROTOA'r 'rlOO DEL ShlP01;0 RO XXXVI, N . 28.

Sfingi e Sirene e solo parte della fascia superiore riservata ad una rappresenta-
zione eroica. In questa coppa di Jalisos il processo associativo del mondo animale
ed eroico ci si presenta in un grado anche più primitivo di sviluppo, perchè la
scena di Tetide ed Achille ristretta a due sole figure non occupa che una piccola
parte del campo figurativo, nè l'artefice si preoccupò di collegare in qualche modo
la rappresentazione eroica con lo schema araldico dell'elemento favoloso ed ani-
male. Si direbbe che l'artista, a nzichè mosso dal!' interesse narrativo del mito pre-
scello, si sia solo preoccupato di avere un centro ornamentale verso il quale far
convergere la teoria delle fi ere e dei mostri come nell' altra metà di questa fascia.
28. - Anfora attica ricomposta da minuti frammenti per più di due terzi, pro·
fondamenLe annerita dalla combustione (alt. 0.35): semplici zone di radiature
1 Su quc $lo dci1101 v. ora Dt t.A·rr, ~lol'ia éltlla Ce ramica yr"cn, 1•. ~li, li;;. 1i4 -J.
JALISOS 299

alla base e due campi della figurazione a metope. Da un lato: due cavalli
in corsa dei quali l'uno montato da giovane efebo, l'altro tenuto per le re-
dini (fìg. 193). Dall'opposto lato dove non resta che la parte superiore del
campo figurato, si scorge la groppa irsuta e setolosa di un grande cinghiale
e, dietro, una leonessa poggiata secondo il consueto schema, sulle zampe
anteriori : nel campo due rosette. I soggetti e la lrattar.ione del disegno ci
fan riconoscere in quest'anfora uno schietto prodotto protoattico se non
coevo di poco post.eriore dell'anfora di Nesso u di quel gruppo di anfore
che mantenendo ancora l'elemento animale come soggetto principale in una
parte del campo figurato e conservando il motivo ornamentale del riempi-
mento, rivelano ancora chiaramente i pit1 antichi modelli dei prodoUi delle

'

1>"10. IO~ - BAl,SAMAlllO A FORMA Dr SllH!NA flf!I, SPl l' Ol.OR(J xxxvi, N, <!9.

fabbriche ioniche e corinzie da cui strettamente dipendono. E così questa


mutila e combusta anfora deJla necropoli di Jalisos è uno dei pili antichi pro-
dotti d' importazione nell'isola del!' industria vascolaria attica e contrassegna
nettamente l'ultima deposizione avvenuta in questa area d'incinerazione
composta indubbiamente di successive cremazioni.
Vasetti a figura di ani1nale.
Pit1 di una ventina di vasetti del genere in parte non restaurabili, sono usciti
da questo sepolcro ed attestano con il loro numero e con la ripetizione di alcuni
tipi determinati, quanto questo genere di balsamario fosse prediletto nel periodo
arcaico a Rodi.
29. - Elegante balsamario a forma di Sirena (lungh. 0.165) ben conservato con
solo parte della coda a ventaglio restaurata: la bocca, come in balsamari
300 A. ~IAIUHI

analoghi, si apre sul capo della Sirena ; sul dorso


è un' ansetta a guisa di anellino per cordone di so-
spensione (fig. 194). Resta qualche traccia dell' o-
riginaria colorazio!1e in rosso sui boccoli della ca-
pigliatura. Un esemplare simile, alquanto maggiore
di proporzioni, proviene dal santuario di Bitalemi
della rodiese Gela (Mon. Ant., XVII, p. 50, fig. 23,
::;' e p. 715, fìg. 54-1-5), a ltri dalla necropoli di Thera 1 •
~ 30-41. - Serio di 12 vasetti unguentari foggiati a
·forma di uccello con foro a bocchino aperto sul
·dorso, rappresenLati in varie fogge, con la coda di-
sposta verticalmente ed orizzontalmente, con il collo
eretto, proteso innanzi, piegato da un lato e ab-
bassato in atto di <lormirc (fig. 195) indicando così
chiaramente che il modellatore ha voluto rendere i
vart aspetti della vita di una determinata specie
di uccelli. All'infuori di un balsamario foggiato a
corpo di anatra, tutti gli altri sembrano, come
già è stato pensato per altri esemplari simili, co-
lombi. L'azione del fuoco e l'annerimento non ha
< lasciato che tenuissime tracce dell'antica colora-
~
zione. Anche di questo tipo di balsamario han
.
o
o dato piì1 esemplari le necropoli siceliote e di Thera,
..z"
< ma è questa la prima volta che da una sola tomba
di Rodi si ha una serie così copiosa di esemplari 2 •
5o
z
:::> 42-4. - Altri due balsamari di cui l'uno raffigura uno
~ scimmione rozzamente modellato, l'altro un topo
"'.,"'
:.-
(fig. 196, la coda è spezzata). Un terzo, potuto solo
in parte ricomporre, rappresenta un mostro acco-
vacciato con volto umano sommariamente accennato.
Altre fìgurazion i di animali, quali cinghiale, lepre,

r1G. lru - VASETTO A POIUIA DI TOPO D&L $EPOLOKO XltltVI, s. .13.

' DRAGl,OOfUf', 1htra, li, fig~. 66·1: crr. \\'l'\Ttm, Typtll DRA(':t\DOUH', o. c., p. :!7; 3 Vrulià si ha un tiro più schiet-
d. figuri. Ttrraeo1tt11, I, p. ~()-·;. la111onl•• geometrico, K1~c11, o. c., tav . 34.
• Gfr. per Gelo, 011s1, o. c., p. i01 $\]"., fil]". 71; per Thcra,
J A J, J SOS 301

coniglio, pantera, oche ecc., si hanno da altre necropoli. Per la datazione


cronologica di questi balsamari, occorre tener presente che anche nel « 'I'u-
mulo del Figulo » a Vetulonia ( .Yot. d. Scav., 1894, 346- 7) essi appaiono
associati come a Jalisos con vasi corinzi.
A questa stessa necropoli di .Jalisos appartiene un balsamario a forma di ariete
del sepolcro ad incinerazione (scavi 1916, p. 261, fìg. 162). La necropoli di Vrulià ba
dato un tipo di balsamario a forma di uccello palmipede con decorazione di stile
prettamente geometrico, ed altri simili Oamiros (Kinch, o. c., p. 56, tav. 34). Nel
Museo di Hodi, provenienti da collezioni private, trovansi un balsamario analogo a
quello di Vrulià e due esemplari a forma di a riete con decorazione dipinta dci
quali esibisco a fig. 197 quello meglio conservato.

FlG, 197 - llALSAMARIO A FOtn(A DI Alll~'l'M DEL MUSl!lO 1)1 1101)1.

SEP. xxx vn - Frammenti insignificanti di vasi c0mbusti si raccolsero da


un'area ad incinerazione di m. 1.70 X 0.90 X 0.23.

SEP. XL - Area superficiale ad incinerazione (m. 1.70 X 1.00 X O.l5J. Della


suppellettile combusta e frammentata si ricuperarono :
1. - Piccola lekythos protocorinzia a rigature sul corpo e triangoli inscritti sul collo.
2-3. - hekytlwi a corpo piatto, protocorinzia, a fa sce.
4. Anforettina monoansata di fabbrica locale (alt. O. ll) con scarse tracce di de-
corazione dipinta a fasce ed elementi geometrici in rosso-marrone diluito.
5. Piattello concavo per coperchio di vaso decorato all'esterno di fitti circoli
concentrici (diam. 0.105) del tipo riccamente esemplificato nel sepolcro LIII
(Y. p. 807 sg.).
G. - Frammenti di coppa a decorazione geometrica dipinta.
302 A. l!A IUfU

7. Frammenti di un vaso iu farence guasto dalla combustione e non ricompo-


nibile.
8. Tre fuseruole di cui una a rotella e le altre a tronco di cono con tracce di
rigature dipinte.
SEP. XLI - Piccola area ad incineramento (m. l.50 X 0.80 X 0.10) con scarsi
avanzi di suppellettile combusta: ceramica di tipo grezzo.
SEP. XLV - Area sconvolta dalla deposizione della vicina tomba a cassa
(XIII): si rinvenne il frammento di una stephane aurea a semplice nastro e re-
sidni di un'olla grezza annerita .dalla combustione.

E'IG. [98 - TAZZA DEI, SF.POLCllO Xl,!X 1 N. l.

SEr. XLNI - Di quest'area non restava sul terreno che la semplice traccia
di residui ossei misti a ceneri e carboni.
SEr. XLVIII - Area a SO della tomba a cas· a (XVII) con scarsi frammenti
di vasi combusti; misurava m. 0.80 X 0.50 X 0.10.
SEr. XLIX - Ustrino con copiosi avanzi di corredo e residui ossei di adulto
(m. 1.60 X 1.00 X 0.35), incassato a fossa nel banco di calcare. Dalla congerie di
frammenti poterono ricomporsi i seguenti oggetti (fìg. 198-9) :
1. - Tazza di tipo geometrico rodiese a pareti sottilissime, a tronco di cono e ad
orlo rientrante (alt. 0.11, diam. 0.215) dipinta all'est. e all'int. a fondo mo-
nocromo nerastro con semplice zona riservata e decorata all' altezza delle
anse: fascia a reticolato, rombi e circoli puntiformi (fig. 198). Anche il labbro
è punteggiato ad intervalli regolari di lineole punteggiate a gocct'. Al di sotto
del piede il tipico contrassegno della spirale dipinta quale ricorre nelle coppe
dette di V rulià.
J A [, I S 0 S 303

2. - Oinochoe a corpo tozzo e piatto, collo largo cd alto con ansa a triplice cor-
donatura (fig. L99): è dipinta a fondo unito marrone-opaco con tracce di fasce
orizzontali (alt. 0.20). Ofr. altro esemplare analogo a fig. H34.
3. - Grosso askos panciuto simile per forma e decorazione ali altro rinvenuto spo-
radicamente in questa stessa necropoli (fig. 184): sulla spalla si ripete l' iden-
tico motivo a volute serpentine che abbiamo notato in anfore cinerarie 1 •
4. Frammenti di tazza geometrica a decorazione dipinta a metope.
5. Frammenti di un vaso in fai·ence, a pareti spesse, guasto dalla combustione.
L - Tracce di piccola area d'incineramcnto (0.150 X 0.40 X 0.05) senza
SEP.
residui di deposizione.
SEP. TJI-II - Due pozzetti a forma ovoidale l'uno, circolare l'altro, scavati nel

h'IG. HJ:J - OINOCHOE EO ASKOS IHll, $1>: 1"01.0 RO Xl, f'< , ''- 2 3.

banco di calcare tenero (diam. 0.50-0.40; prof. 0.35·0.40): nel sepolcro LI fram-
menti di vaso in fai·ence ed ossa annerite di adulto; nel sepolcro LII si raccolse
intaLto un ariballetLo (mm. 45) segnato di baccellature convergenti verso il piede
a punta e di sottili rigature incise all'orlo cd alla spalla; il colore originario della
decorazione è scomparso con l'intensa combustione. Di simili ariballetti baccellati
si rinvennero dal Kinch più esemplari nei sepolcri infantili entro dolii della necro-
poli arcaica di Vrulià 2 : cfr. fìg. 170, n. 4.
SEP. LUI - È, dopo il sepolcro I: la pit1 importante area ad incinerazione
scoperta in questa necropoli per l'abbondanza e per il carattere del materiale ricu-
peraLo : è costituita da una fossa di forma assai irregolare scavata nel banco di are-
naria senza alcun'altra traccia di delimitazione e di copertura; la fossa lunga m. 2. LO,
profonda 0.40, larga nella parte mediana m. 0.80 si restringe:·allc estremità a m.
1
t.:rr. l'altro ('<o;1•utpl:1r1• ~por:1diro mt•j)Jio consN·,·ato a p. ' l\ tNr. 11, o. '·· f;". 31, i; 3~bb 3 ; 33, p. •I.
~i. lii;. 1 11~. "· 5.
304 A. MAIURI

0.40. Del copioso materiale di ceramica, attestante la presenza di più deposizioni,


ridotto in minutissimi frammenti ed annerito dalla combustione, si potè, con pa-
ziente lavoro, ricomporre una cinquantina di esemplari.
1. - Tipo di grande stamnos a corpo allungato ovoidale a for ma di ossuario (alt.
0.305; fig. 200) ricomposto da molti frammenti, ad anse bifide impostate
verticalmente sulla spalla: il colore originario del fondo o della decorazione

FIO. 200 - GRA NDE STAMNOS O>;I, SEPOl,ORO J,111, N. l.

in bruno pallido ha subito l'alterazione della prolungata combustione come


tutti gli altri vasi di questo sepolcro. La decorazione della parte conservata
è ripartita in zone separate da sottili fasce: dal basso, a) zona di tremuli o
cerchielli concentrici alternati, b) fascia di triangoletti alternativamente di-
sposti a triangoli pieni e triangoli punteggiati, e) fascia a linea continua on-
dulaLa, d) zona sulla spalla a grandi cerchi riempiti di cerchiellini, e) con-
torno di semicerchi e linea serpeggiante al bordo. Alla bocca dcl vaso ab-
biamo sovrapposto come coperchio un piattello concavo decorato a filetti con-
centrici che por le sue dimensioni perfettamente vi si adatta. Per la sua

_J
JALISOS 305

l'l l, 20L - l.6 KYTJl 0 1 COlllNZrn DIH. s .:1'01.0ltO 1. 111, :<. 2.11.

forma il vaso ricorda gli altri stamnoi cinerari rinvenuti precedentemente in


questa necropoli (v. figg. 167, 169), per la decorazione è indubbiamente uno
dei pit1 puri ed arcaici prodotti del geo111oll'ico rodiese : il motivo dei cerchi
riempiti di semicerchi e di cerchietti è una opravvivonza delle ultime orna-
mentazioni della ceramica micenea (cfr. Parte r, passim) e così dicasi dei
fasci di filamenti a linea tremula, elemento geometrizzato di motivi vegetali
O'i~t stilizzati che vedremo frequentemente usato nella serie dei piatti di
questa tomba.
2- 6. - Serie di cinque lekythoi protocorinzie geometriche della forma intermedia
tra il globulare ed il cuoriforme (0.10-0. L15) decorate di semplici fasce e
filettature sul vontro o, sulla spalla, a triangoletti:
manca conie in tutti gli esemplari analoghi, la zona
di radiature alla base. Non ostante il profondo anne-
rimento della combustione sono riconoscibili le carat·
teristiche qualità di finezza e di colore della cera-
mica protocorinzia.
7- ll. - Serie di cinque piccole lekythoi protocor inzie
cuoriformi più o meno guaste dal fuoco con fregio di
cani correnti sul ventre (lig. 201): quattro recano il
motivo del cornetto piraliforme sulla spalla ed una
sembra a triangoli punteggiati {alt. 0.075). Lekythoi
con fregio di cani si rinvennero anche nel materiale
di Vrulià (Kincli, o. c., tav. 38, 42-3), cfr. Orsi, Gela,
fig. 146, p. 604.
PI(}. 202 - MINUSCOt.A f,Jr.K\"TUOS
01:1, SEl'O l.CllO 1;111, N. 12. 12. - Minuscola lekythos manc:ante del collo e del

[

306 A. MAIURT

l'ansa, in fa1·ence con lo strato di smalto policromo combusto dal fuoco: la


decorazione ad i ncisione ed a rilievo reca nella zona principale due pesci
natanti e due fiori di loto a stelo ricurvo (fìg. 202); cfr. l'ar iballo in por-
cellana smaltata della tomba XVIII, n. 4 e i pit1 numerosi esemplari di
tal genere di vasi che ha dato la necropoli di Camiros (Salzmann, Atlante,
tav. V).
13. - 'l'ipo di lekythos a corpo conico allungato, collo a doppio restringimento,
decorata sul fondo giallo-rosso a filettature brune (alt. 0.115). Questo t ipo
già riscontrato a Jalisos ed a Vrulià., è da attribuire a fabbriche locali: tro-
vasi più com une mente acromo.
14-21. - Dalle lekythoi di stile protocorinzio copiosamente rappresentate in questa
tomba, si distingue nettamente per forma e decorazione un gruppo di sette

FIG. 203 - J,El(Y'l'IIOI DJ>T, Siil'OLCRO LII I. )I. U-21.

o otto lekythoi (fig. 203) a corpo tozzo, piede anulare, base piatta, uniforme-
mente decorate a filettature e circoli concentrici sul ventre e all'orlo ed a
fasci di fìlamenti ricurvi sulla spalla; simile fascio di fi lamenti a spirale
analogo alla decorazione di alcuni piatti (v. nn. 41-5) ricorre anche, negli
esemplari meglio conservati, sotto il piede quasi a fo rma di contrassegno di
fabbrica (alt. 0.065-0.09). A lcuni prodotti simili sono già apparsi a Vrulià
(Kinch, o. c., tav. 41, 45 ecc). ed uno di essi con eguale decorazione (tomba 17,
6; tav. 4l). Per la qualità dell'argilla diversa dal comune corinzio e per la
decorazione, non esito a riconoscere in questo gruppo un prodotto di fabbri -
cazione locale di imitazione e di adattamento della lekytlzos di provenienza
esotica a forme pit1 tecnicamente semplici della vascolaria locale.
22-31. - Serie di dieci lekythoi elegantemente foggiate a corpo conico, collo e
bocca ricurvi, base piatta, di egual fo rma, misura c decorazione (alt. 0.12-8;
fìg. 204); in un esemplare meno annerito dalla combustione del rogo, è rimasta
traccia dell'originario colore giallo-roseo del fo ndo: La decorazione di tutto
questo gruppo è formata da una serie continua di sottili fasce dalla base al
J A J, I S 0 S 307

collo segnato <la un legge ro cordono in rilievo: in quattro casi al di sotto


<le Ila base si osserva lo stesso contrassegno di filam cnli a spirale già osser-
vato nel gruppo precedente. Di questo elegante tipo di unguentario pochi
altri esemplari il Kinch aveva rinvenuto a Vrulià (o. c., p. 59, tav. 34, 41)
e due appartengono al materiale di Oamiros al Louvro, tutti generalmente
senza decorazione. L'identica qualità d 'argilla e di decorazione ci porta ad
att,ribuire queste lekythoi alla stessa fabbrica del precedente gruppo.
i32- 7. - Serie di sei piccole oinochoai (fig. 204) a ventre ferico, ansa bifida, bocca
trilobata a fondo originariamente giallo-roseo (alt. 0.09): ai due lati gruppo
di circoli concentrici e gruppo di spirali al di :;otto dell'ansa; in alcuni esem -
plari sotto il piede anulare contrassegno di filamenti a spi raie come nei gruppi

>'IG. 204 - 1, 1;a,:Y'l'nor "' · 22·3L t:ri 011<oo nri1·: N. 82.7 1n: 1... s eP01,01<0 1.111.

precedenti. Un al tro esemplare simile di Vrulià fu attribuito dal Kinch a


fabbriche di Cipro (Kinch, o. c., p 78, tav. 42) in uase forse a semplici ana-
logie di forma con altre oinochoai affini di sicura provenienza cipriota; ma
in questa tomba il tipo che descriviamo presenta le stesse caratt.eristiche di
fattura e lo stesso contrassegno di marca d egli altri due tipi di lekythoi.
36. - Minuscola oinochoe (mm. 47) trilobata a base allargata e piede anulare con
decorazione a rombi quadrettati sulla spalla e circolo spiraliforme sotto il
piede : prodotto locale di fattura poco accurata, imitazione di modelli proto-
corinr.i.
40. - Anforetta globulare ollare anneri ta dal fuoco a zone di fasce e lineole oriz-
zontali (0.095).
Que ta tomba è caratterizzata sovratutto dal rinvenimento di una quantità stra-
grande di framm e nti di piatti e piattelli <li tipo g eometrico con pit1 esemplari dello
stesso tipo; poterono ricomporsi <.:on opera paziente di selezione resa difficile dal-

[
308 A . MAl t;RJ

l'uniforme annerimento della ceramica e dalla quasi totale scomparsa degli elementi
decorativi, più di una quindiciua di esempla ri; ma dai frammenti non ricompo-
nibili si può ri cavare che il numero complessivo dei piatti deposti in successive
deposizioni ed incinerazioni nel sepolcro, era almeno del doppio. La fig. 203 dà
un'idea di questa interessante suppellettile che doveva costituire, per la semplicità
di forma e di decorazione, il tipo usuale della scodella e del piatto nella stoviglia
domestica locale del periodo geometrico.
41 -5. - Quattro scodelle a bacino più o meno concavo, munite di due anse oriz-
zonta li a bordo piatto, piede basso anulare, del diametro all'orlo di cm. 20
annerite e screpolate dalla combustione; qualche frammento conserva l'ori- .
ginaria colorazione giallo-rosea della creta che appare generalmente ben de-
purata. Il moti,·o decorativo prevalente in tutto il gruppo è la decorazione
all'esterno ed aIF interno a fasce e linee concentriche distribuite a zone, :i
linea serpeggiante continua o a segmenti interrotti sull'orlo; tra le zone
lineari concentriche ricorrono di frequente il noto caratteristico motivo dei
fasci di filamenti a spirale o dei cerchi e semicerch i inscritti (fig. 205). Sotto
il piede di uno degli esemplari resta l'impronta evanida di una spirale.
Un'altra scodella a bordo carenato e priva di ansa reca invece due fori di
sospensione.
46-8. - Tre scodelle frammentarie della stessa fattura e decorazione ma con il
bordo arrotondato ed a labbro incavato a solco profondamente inciso: all'e-
sterno zona a filamenti spiraliformi.
49- 53. - Gruppo di cinque scodelline a bacino più concavo genza bordo e senza
piede con la base incavata (diam. comune mm. 135-140): eguale decorazione
del gruppo precedente. Un esempio con fori di sospensione (fig. 203).
54-8. - Gruppo di sei piattelli a bordo piatto od obliquo for temente sporgente de-
corato esterno ed interno a zone di filetti concentrici.
Insieme con questa ricca serie di pina.kes senza piede adoperati per gli usi
ordinari della vita e di tipo prettamente geometrico, si rinvenne anche, disgrazia-
tamente in pochi frammen ti, un piatto ad <lito piede del tipo dei piatti camiresi:
sul fondo resta il disegno di una stella a rosetta a cinque petali contornata da
linea puntiforme e zona a quadruplice filettal.ura; quel che avanza dell'esterno
mostra che esl.ernamente questa coppa era anch' tissa decorata, a somiglianza
dei piatti senza piede sopradescritti, da linee di tremoli e spi rali formi : il piede è
lo stesso largo piede cavo campanato delle coppe di Camiros. L'associazione in questo
sepolcro di piatti e scodelle e di una coppa ad allo piede con la stessa decorazione
cli tipo geometri co, è una circostanza del massimo valore per la soluzione del di-
bat.tuto problema della provenienza e fabbricazione dei u pinakes " camiresi a de-
corazione geometrica e naturalistica 1 ; nell'esemplare frammentato di J alisos vediamo
naturale il passaggio dai pinakes senza piede di uso corrente ma già con gli elc-
I lln 'anali~i d1•gli t•lemcnti della composizione dello schema decorativo de lle l'OPilO c·anti rc• i Ila tentato il l\INClt, O. C. , p. 191 sgg.
JALISOS 309

menti della decorazione disposti a schema centrale, ai lussuosi esemplari decorativi


e di carattere pit1 particolarmente sacrale, del periodo post-geometrico.
Per il carattere del materiale di stile severo geometrico, senza commistione di
deposizioni seriori, il sepolcro LIII ci rappresenta una delle pili antiche tombe
della necropoli geometrica di Jalisos da riferire alla fine dell' VIII o principio del
VII secolo a. Or.
SEP. LIV - Piccolo ustrino di forma irregolare (m. 0.55 X 0.30 X 0.08) senza
residui di materiale di deposizione.

PI(;. 20) - PlNAR:ES DEt. SRPQt,CRO t,lrf, I'. /i4 A.

SEP. LVI - Fra i due grandi pitlioi (sep. L\' e LXlll) vasta area d'incine-
razione scavata a fossa nel calcare (m. 2.10 X 0.80 X 0.20) : dai frammenti pote-
rono solo in parte ricomporsi :
1. - Coppa a bordo carenato (alt. 0.07, diam. 0.165} a pareLi spesse, annerita,
della stessa fattura dei piattelli a decorazione geometrica.
2-3. - Due tazze a pareti sottili a guscio d'uovo e ad orlo rientrante ed obliquo
decorate di circoli concentrici all'interno.
SEP. LVII - Area a fossa (m. 1.50 X 0.80 X 0.20) presso la bocca del pithos
del sep. LV; molti frammenti di coppe a decorazione geometrica dipinta, di
aryballoi corinzi. Si ricompose una grande coppa rodiese (diam . 0.23) risparmiata
dall'annerimento, dipinta a fondo marrone.
SEP. LIX - Area d' incineramento presso il grande pilllos del sep. LIII c0n
il materiale sconvolto dalla successiva deposizione della vicina tomba a cassa LX.
310 A . MA!UHl

B. - SEPOLCRI IN DOLU ED IN PITHOI

SEP. XXXIV - Grande vaso doliare a forma di pithos, coricato con la


boc('a volta a SSO, e contenente poehi relitti di ossa di uno scheletrino infantile
(alt. 0.70, apertura della bocea m. 0.24). È a corpo globulare, collo alto leggermente
svasato, con robuste anse verticali impostate aderenti al collo (v. fig. 206): per la.

P!G. 206 - Pl'.l'HOS Dt'Jf. SEl'OJ, ORO XXXIV.

forma cfr. un pithos della necropoli di Vrulià (Kinch, o. c., tav. 29 f). La man·
canza di alcuni frammenti della pancia del vaso mostra che questo dovè essere
squarciato per l'immissione del cadaverino.
SEP. XXXVIII, XLII - Si raccolsero pochi frammenti di dolii di piccole di-
mensioni, non ricomponibili, adoperati per sepolcri infantili.
SEP. LXX - Presso la cassa a lastroni della tomba LXX (v. p. 323) giaceva
in frammenti, residuo di precedenti deposizioni, un dolio a corpo biconico assai al-
lungato, con alte e robuste anse impostate verticalmente sulla spalla e sopraelevate
JALISOS 311

sull'orlo, a base appuntita e collo ristretto: altezzil fino all'orlo rn. 0.90, al termine
delle anse m. 1.02 (fig. 185). La metà superiore ed inferiore del vaso appaiono la-
vorale a parte e poi saldate prima della cottura con una costolatura di rinforzo; da
uno dei due lati l'attacco delle anse è contrassegnato da due profondi incavi digi-
tali quasi per contrassegno di marca di fabbrica. Benchè non si rinvenissero nel-
l'interno vestigia di deposizione, è indubbio che anche questa singolare foggia di
dolio arcaico fosse adoperata per sepolcro infantile: un esemplare simile, trapanato
per la ricucitura delle pareti del vaso ad inumazione aYvenuta, si rinvenne nella
precedente campagna di scavo (sep. X) ed un altro minore della stessa forma venne
111 luce dal piccolo sepolcreto del colle di Dafni (cfr. sep. LXXX).

FIG. 207 - JilNVE~DtE~TO ORL Pl'fUOS 01~1"' SEt•O T-'O HO XX'XV.

Tr.l i pil.1 importanti ritrovamenti della necropoli di .Jalisos sono da anno-


verare alcuni grandi vithoi a decorazione impressa, usati come sepolcri, due dei
quali poterono essere ricomposti e figurare fra più grandiosi e più perfetti
esemplari del genere.
Ser. XXXV - Grande pithos a d ecorazione impressa scoperto alla prof. di
m. 2 in prossimità di aree ad incinerazione dello stesso periodo. Giaceva coricato
in d irezione pressochè da nord a sud con una leggera deviazione a SO.: crepato
in molti pezzi per la compressione del terreno (1-!0: v. fig. 207), potè essere inte-
gralmente ricomposto grazie alla perizia del restauratore del Mu.;eo Hussein Ef-
fendi. Misura m. 1.60 di altezza, m. 2.70 di circonferenza, m. 0.69 di diametro alla
bocca, orlo compreso. Le poche tracce di residui ossei e la conservazione in situ
di tutti i frammenti accusano la depositione di uno scheletro infantile che potè
esse re introdotto dalla bocca del vaso senza frattura dellt:l pareLi. All'esterno ed al-
l'interno non si osservò alcun alLro og5etto del corredo funerario. Per la forma questo
FIO. 208 - PITHOS DEL SEPOLCRO XXXV HICO.MPOSTù.
FlG. 209 - PITHOS DEL SEPOLOHO XXXV - LA DECORAZIONE.

40
314 A. ~IAIUIU

pitltos riproduce la tipica forma dei pithoi geom..:trici rodiesi; a corpo armonica·
mente tondeggiante terminante in un robusto piede cilindrico ad anello, collo alto
sensibilmente rastremato, collo largo rovescio e piatto, manici alti di tutta l'altezza
del collo, traforati con barre orizzontali di attacco e dee >rati nei margini a cor·
doni in rilievo.
La decorazione sulla pancia e sulla spalla risulta di sette zone a motivi geo-
metrici spirali formi, precedute da una fascia a triplice cordonatura tfigg. 208-9) e
cioè da l basso in alto : 1) zona figurata con la tipica rapprnsentazione frequente in
questa classe di pithoi della lotta fra il Centauro armato di due alberetti di pino
ed 1111 guerriero (Herakle.s) armato di bipenne; 21 fasc ia a treccia incrociata ricor-
rente; 3) ad a ngoli spiraliformi muoventi da destra a sinistra; 4) a spirali due a
due sciolte e racchiuse in riquadri ; :5') fascia simile al n. 2 ; 6) zona a fasce di spi-
rale ricorrente; 7) simile al n. 8 ma ad a ngoli correnti in senso opposto. Il collo
è bipartito in due grandi zone separate fra loro da cordonaLure orizzontali e sud-
divise in riquadri anch'essi cordonati, in basso la decorazione è a scomparti alter-
nati di motivi spiraliformi e grossi angoli cordonati, in alto, digradanti con la ra-
stremazione del collo del vaso, scomparti lisci e motivi spiraliformi e geometrici a
triangoli riaccostati per la base : in alto al centro due rosette a cordone.
Come in tutti gli altri pithoi del genere la decorazione è limitata alla sola
mntà anteriore del vaso caratterizzata anche dal prospetto ornato delle due anse; la
parte posteriore e tutta la metà infer iore è liscia. La tecnica dei speciali punzoni a
stampo si tradisce anche qui in qualche errore d'impressione, negli arresti e riprese
dei vari moti vi della decorazione e nello scarso rilievo ottenuto da matrici stanche.
Per l'armonia delle forme e per la buona conservazione questo pithos di Jalisos
merita di esser posto accanto all'altro superbo esempla re camirese del Briti3h Mu-
seum 1•
SEP. LV - Sepolcro di fanciullo ricavato da un pi tlios interamente frattu-
rato da un lato (alt. m. 1.02) di forma ovoidale e semplicemente decorato di due
fasce in rilievo, di una fascia a t riplice rigatura e di una coslolatura cordonata
alla base del collo, simile al sepolcro IX della precedente campagna. Nell' interno
un grosso ciottolo chiudeva ermeticamente il fondo come per custodire il solo og-
getto furwbre offerto all'estinto, un'oinochoe grezza trilobata raccolta in frammenti.

SEP. LVIII - Altro grandioso ZJithos a 2 metri di profondità, coricato sul ter-
nmo con la bocca volta a SSO. La parte superiore del pitltos si è presentata nello
s.:avo interamente schiacciata ed in parte asportata: ricomposto accuratamente con
i pezzi ricuperati, misura m. l.91 di altezza, m. 3.25 di circonferenza, m. 0.88 di
larghezza alla bocca (fig. 2 LO). Uontrariamente a quanto si è comunemente osservato
nei sepolcri a pithos e in dolii di Rodi, delle isole e della Sicilia orientale, questo
grande pithos racchiudeva lo scheletro di un adulto deposto rannicchiato e coricato
1
:0:- Al. Z'IA\ 'l, .Yt!tr opole dé Camiros, lav. X\\'.

[
FIG. 210 - PITROS DEL SEPOLCRO r,v111.
316 A • .\IAIURI

su di un lato, ver so SSE, con il cranio appoggiato a lla base del collo del vaso.
Non essendosi trovata t raccia delle grandi anse, dell'orlo e di una parte del corpo
del vaso, ~ da supporre che l'asportazione delle parti mancanti avvenisse prima della
deposizione nel luogo del seppellimento.
La decoraz ione sul corpo e sulla spalla è anche per questo pithos a sette zone
precedute come nel precedente di fascia tripartita: 1) zona fìguraLa con Centauro ed
llerakles alTrontati simile a quella del XXX V; 2) a treccia incrociata ricorrente ;
:I) a spirali sciolte accoppiate due a due in riquadri ; 4) a catena a cerchielli; 5)
a doppia spirale ricorrente; 6) altra zona figurata simile al n. l ; 7) fascia a trian-
goli diritti e rovesci. La decorazione sul collo è ripartita in quattro zone; nella I
ti III suddivise in riquadri si ripetono i motivi a sp irale e a treccia della spalla di·
sposti verticalmente, nella II e IV ricorre una semplice cordonatura a dente di lupo.
I due pithoi dei sepolcri XXXV e LVIII per la composizione e per la scelta
dei medesimi motivi ornamentali sembrano il prodotto di una stessa fabbrica ed
eseguiti nei moti vi identici con gli stessi punzoni.
S EP. LXIII - Altro grande pithos con avanzi di scheletro giovanile ed il
cranio deposto verso la bocca del vaso, orientaLo ~NE-SSO. Nella deposizione venne
asportata tutta la parte superiore decorata del dolio per modo che il cavo del pithos
così d imezzato venne a formare il rozzo sarcofago dell' estinto. ~on si rinvennero
inoltre il piede del dolio e l'orlo della bocca: delle due anse l una si raccolse intera,
dell'altra qualche frammento. Eseguita egualmen te la r icompo3izione della parte ricu-
perata si trovò che il pithos misurava m. 1.80·5 di altezza e m. 0.70 di larghezza
a ll'orlo superiore. Dei motivi e della composizione generale della decorazione possiamo
g iudicare da quanto si potè ricomporne dai pochi frammenti superstiti: delle sette
fasce rimaste la I, IV e VII presentano il motivo prediletto della spirale ricorrente;
in tramezzate fra queste si hanno due zone a chevrons uncinati (n. 2, 5), ad alveolo
(n. 6), a meandro multiplo (n. 3). Gli stessi motivi app3.iono distribuiti a fasce oriz-
1-:onLali sul prospet.to col collo ed egualmente anche l'ansa ricuperata in luogo di
essere decorata di margini cordonati è anch'essa impressa in senso verticale ed oriz-
zontalo col motivo della spirale rico n ente.
Alcuni frammenti di questo pithos conservano evidenti i segni del martella-
mento subìto a colpi di scalpello per la violenta frattura delle robuste pareti.

SEPOLCRI AD INUMAfilONE

To~rnA XXXI-IlI - Nella trincea n. 3 (v. pianta) alla stessa prof. di m. I.80-
2.00 alla quale si rinvennero il grande pithos del sep. XXXV e le aree d' incine-
razione XXX VI-XXXVII, si misero in luce tre piccole tombe a cassa di bambini,
di due delle quali completamente depredale non restavano che i lastroni di copertura
senza alcun ogg~ tto di corredo. La tomba XXXI scavata nel banco di arenaria
( 1.05 X 0.-!5) orientata NNE-SSO ed anch'essa parzialmente violata, conteneva con

[
J A f, I S 0 S 317

lo scheletrino infantile (il cranio collocato a SO) un anellino d'argento a castone


rettangolare liscio; una fìbuletta d'argento; alcuni grani di collanina in fai·ence
azzurra; frammenti di un ariballetto in fai"ence e framm enti di due va<>etti gezzi.
Anche le tombe XXXII-III erano sca\'ate a fossa nella roccia d'arenaria ma senza
alcun oggetto di corredo.
ToMnA XL III - A cassa a lastroni con copertura a doppio piovente fatta a
tre paia di lastroni di arenaria (lungh. 2.05, largh. O. 70, prof. 2.60, orientarnento
NNE-SSO). Presso la tomba, alle due estremità, ma ad un livello di poco superiore,
le aree d'incinerazione XLI e XLV (v. p. 302).
Alla te.stata SSE ed appoggiata alla copertura della tomba: Anfora grezza rac·
colta in minuti frammenti coperta da una kylix attica a vernice nera a piede basso
(diam. 0.184). A lla testata NNE tipo di lekythos ariballica grezza di produzione
locale (alt. 0. 186). Nell'interno della cassa si rinvenne presso il cranio una lekythos
attica di fattura scadentissima e mal conservata (alt. 0.20) a figure nere: efebo fra
due figure ammantate e palmetta sulla spalla con impiego di rosso-pavonazzo sla-
vato: un anellino d'argento a castone ovoidale appartenente ad individuo di età
giovanile.
To.MBA XLIV - Apparentemente violata questa tomba doveva risultare ori-
ginariamente della semplice deposizione dello scheletro su tr e lastroni: nessun
oggetto.
To~mA
XLVH - Fra le t re aree d'incinerazione XLVIII, XLIX, LIII, una
tomba a cas5a piana coperta di quattro lastroni alla prof. di m. 2: lungh. 1.90, lar·
ghezza 0.85, prof. 0.30.
All'esterno, presso l'angolo SO, si raccolse in frammenti, mancante del collo,
un'anfora di tipo arcaico rodiese a fondo gialletto-chiaro con decorazione sul corpo
di grandi spirali e palmette e intorno al collo di ghirlanda a foglie lanceolate in
color rosso-marrone sbiadito, simile per forma e decorazione ad altri esemplari della
necropoli camirese attribuiti al periodo di transizione tra il finire dello stile rodiese
orientalizzante e l'introduzione della ceramica attica 1 • Presso l'anfora si rinvennero
vari frammenti di una coppa attica a figure nere con decorazione di Sfingi e figure
satiresche usata probabilmente come coperchio del vaso sopra descritto.
TOMBA LX - A lastroni con copertura a doppio piovenLe rincalzata alle estre-
mità con scheggioni di pietra (m. 2 X 0.80 X 0.35): NNE-SSO. Alla testata NNE
della tomba in corrispondenza della posizione del cranio un'anfora grezza in fram-
menti, nell' interno un solo vasetto completamente disfatto.
Toi\rnA LXI - A breve distanza dalla precedente, piccola cassa a lastroni di
un sepolcro infantile (m. 1 X 0.84 X 0.35) orientata in modo sensibilmente di-
verso dalle rimanenti da SE a NO con il cranio a SE (prvf. 2.10), nell'interno:
1
r:rr. SALlMANN, Nt cropole de Cmniroa, lav. XLVl -\'11; me pubbliralo in /lolle/I. d" Arie d<l Ni11 . /, P., Il, Serie 2.,
v, oncho 1111 esemplare di questo tipo al Museo di Rodi , da l9~3, I'· i 18, li:;. 5.

[
3l8 A. :MAIURI

l. - Ai piedi: tazzina ordinaria bian,;ata dipinta esternamente ed internamente a


colore nerastro, in parte evaniòo, con zona risparmiata, ~rezza, lungo il
bordo (alt. 0.4, diam. O.ll 7).
2. - l\1innscolo skyphos l0.03 >< 0.051) di tipo corinr.io ma di fattura locale, de-
corato a fasce brune ed a zona vermiculata lungo il bordo simile per
forma E:\ decorazione al più bello esemplare descritLo fra gli oggett.i sporn-
dici (p. 286, n. 12, fìg. 18-!).
3. - Sol I ile ago crinale in dne pezzi.

l'IG. 2ll - A:>FOllA ED Ol'<OCllO>; VIGURATE o•:LLA ·ro~BA LXV.

To11IBA LXll - Scheletro di giovanetto <leposto sulla nuda Lerra (da ovest aù
esL) : si raccolsero in framment.i un vasetto ordinario ed una lekythos attica a fi-
gure nere (O. l8) con scena raffigurante l'attacco dei cavalli ad una quadriga; un
cavallo è già aggiogato al carro, due stanno per essere attaccati dal giovane auriga
indossante un vestito a maglia aderente alla vita, un altro è portato a mano da
un giovanetto. Sul collo le lettere graffite: A P.
Tol\IBA LXIV - Scheletro giovanile deposto sul terreno (NNE-SSO): unico
oggetto di corredo alcuni frammenti di statuetta fittile interamente disfatta per im-

_J
,J A LISO S 319

perfetta cottura ed un frammento di fine ariballo corinzio foggiato a testa di guer-


riero, come il noto esamplare camirese 1•
TolIDE LXV-VI - Due tombe a lastroui poste luna accanto all'altra, egual-
mente orientate da SSO a N r ID ed appartenenti evidentemente ad un gruppo di
sepolcri di famiglia. Nel sepolcro XXXVI ben costruito a latt'rali formati a filari
di blocchi ben squadrati con il coperchio a tre paia di lastroni collegati ad incastro
non si rinvenne alcun oggetto e la minima traccia di deposizione, segno che queslo
sepolcro, non presentando alcun segno di manomissione, non venne mai utilizzato.
Nella tomba LXV più rozzamente costruita con coperchio a lastroni orizzontali
(2.10 X 0.85 X 0.30) giacevano ai piedi dello scheletro:

ASPOI{ \ Or.LLA

·ro\tn\ r.'<'<U TOUI\.\ T.X"Vll

PIG. 212.

1. - Anforetta attica a figure nere (alt. 0.19) ad anse trifide con doppia zona di
radiature alla base, doppia zona a foglie d'edera sul collo, linea a gocce alla
base del collo e palmette sotto le anse. D'ambo i lati la stessa rappresenta-
zione a disegno schematico di tipo corrente: un opliLa incedente a destra con
elmo aulopide, scudo circolare e asta fra due figure ammantate doryphoroi;
qualche ritocco in bianco e ro::;so-paonazzo. L'episen1a dello scudo ò a tre cir-
coletti pieni a color bianco (fig. 21l ).
2. - Piccola oinoohoe attica a figure nere (alt. 0.181 con il campo figurato del
prospetto limitato superiore da una triplice zona, a zig-zag puntiforme, a mean-
dro, a scacchi: una gioiosa coppia giovanile tenendo3i a braccetto incede verso
destra: il giovane efebo con calzari e mantello ripil!gato sul braccio, cinto il
capo di uua benda, regge con la sinistra un keras e trasporta con l'altro la
gioV"ane fanciulla, dall'atteggiamento timido o ritroso, vest.ita di hymation e
l Sut;li :.ril.Htlli :l testa di gu1H·ricro "· lo Slt1Jio J' rnsi~ mu rn c:-u111pl.U(.' Jatalt• ('UU j.,('1'izio11c i;l'~ro-l'cuit-iJ tlol re ,\ .
il i Roni11~os in ·lmrr. Journ. o( Arrl1., X. Hl Il, p. Hl s~:>- pritl (:i9'1-Jti9 >- G) pro, iene Ja Cos .
320 ;\. ~lAIUIU

dal profilo finemente delineaLo. Oltre all'impiego del bianco sulle carni fem-
minili e sulla decorazione delle vesti, il pittor e vascolare ha dipinto in rosso.
paonazzo l'occhio della fanciulla e la benda sui capelli (fig. 211).
3. Alla mano sinistra un anellin-0 di bronzo.
Tol\[BA LXVTI - A cassa, con copertura a doppio piovente formata da quattro
paia di lastfoni ed i laterali a bei conci d'arenaria squadrati (2.10 X 0.75 X 0.45).
All'angolo esterno SSE della tomba:
l. - Anfora grezza a corpo panciuto a pera e spallo tondeggianti con iscrizione a
g randi lettere dipinta a colore assai sbiadito ai due lati tra le anse (fìg. 212) :
sulla bocca era sovrapposta come coperchio una :

PIO. 213 - FINISSI MA R:Yl,!X l)>Jl,t,A 'fO~lllA LXVII, N. 2.

~. - Finissima kylix (alt. 0.12, diam. 0.21) con elegante decorazione a zona di
radiature, a linee serpentine, a foglie lanceolate intramezzate da fasce e linee
concentriche: nello spazio tra le anse circoletto puntiforme (fig. 213). La cassa
racchiudeva il solo scheletro.
Toi'\IBA LXVllI - Alla profondità di m. 2.20, g rande tomba a cassa con coper-
tura a doppio piovente a quattro paia di lastroni commessi ad incastro ed un la-
strone rettangolare sporgente alle due testate rincalzate da scheggioni di pietra ed
i laterali formati da due filari di blocchi accuratamente squadrati; gli interstizi
della copertura apparivano chiusi con argilla naturale. Dimensioni: 2.35 X 0.74 X
0.475: orientazione NNE-SSO. È la tomba che ha offerto il piì.1 ricco corredo dei
sepolcri ad inumazione nel corso della campagna.
J A [,I S 0 S 321

Ai piedi dello scheletro si raccolsero i SPguenti ogget.ti:


1. Tipo di kothon attico ad alto piede a vernice nera con zona risparmiata alla
base e semplice decorazione a filettature e fascia radiata intorno al bordo in
nero e rosso-pavonazzo: l'interno ed il cavo del piede dipinti a vernice nera
(alt. 0.11 , diam. 0.175; fig. 214). Credo sia questo l'unico esemplare del ge-
nere rinvenuto nelle necropoli di Rodi.
2- 3. - Due minuscoli piattelli a piede rilevato di fabbrica att.ica decorati a circoli
a vernice nera (mm. 0.027 -0.032). Trattandosi di corredo femminile questi
minuscoli piattelli a suporfice piana con il solo leggerissimo risalto del bordo,
dovevano indubbiamente servire per spalmare unguenti e cosmetici: all'uso
di essi si riferisce probabilmente la palettina in bronzo del n. 11.

PIG. 2ll - KOTHON A'rTICO Dfiil,J,A ·1·0,rnA LXVIII, N. 1.

4-8. - Quattro finissimi vasetti in vetro policromo raccolti fortunatamente intatti


appartenenti alla nota preziosa classe dei vasetti attribuiti tuttora comune-
mente all'industria fenicia del vetro: due di essi ripetono la forma più fre-
quentemente esemplificata dell'anforettina cuoriforme con il peduccio a bot-
tone e le piccole anse ad orecchia, due altri la forma più rara e più ele-
gante dell'oinochoe a bocca trilobata con alto manico ricurvo. La decorazione
policroma del vetro a disegno a chevrons, come in tutti i vetri di questo
tipo, è a fondo azzurro cupo e a filettature in giallo e verdemare con la de-
gradazione di quest'ultimo colore in bianco grigio-perla: fa eccezione l' e-
legantissima oinochoe tutta a chevrons bianco- perla sul fondo azzurro
lfig. 215). Un quinto vasetto in vetro translucido a pareti spesse, con la
bocca spezzata, è a forma di piccolo alaba tro con le minutissime anse cir-
colari forate.
41
322 A. MAlUJU

Il rinvenimento di cinque vaseLti di \•etro, di cui quattro policromi, in un· unica


tomba, se costituisce, anche a testimonianza dei vecchi scavatori indigeni, un esempio
unico nelle necropoli dell' isola, viene peraltro sempre più a conformare il grande
favore che ebbero a Rodi questi preziosi prodotti di una industria esoLica, fenicia o
più probabilmente egiziana. Com'è noto, la necropoli di Camiros ha dato fino ad
oggi la pit1 ricca messe dei vasetti in vetro policromo conosciuti sotto il nome di
« vetri fonici ». A .Jalisos oltre agli esemplari di questa tomba, se ne rinvennero
in questa campagna altri due nelle tombe XLil. L'associazione con altri oggetti del
corredo ci porta a datare l'importazione di questa speciale classe di vetri policromi

FI(;. 2l5 - B.Al.SAì\fARl PENICI IN vwruo POl~ l <'H0\10.

fenici o eg1z1ani ad epoca non anteriore al VI sec. a. C. Mancano purtroppo i dati '
di associazione dei più ricchi corredi sepolcrali della necropoli di Oamiros.
9. - Dovevano far parte del rivestimento di un prezioso cofanetto in legno nume-
rosi frammenti di piccole placche in avorio, rettangolari, alcune con disegno
lineare inciso ed alcune, potute ricomporre dai vari frammenti, con rappre-
sentazione figurata ad intaglio (misura massima r.im. 63 X 23):
(fig. 216-a). Placchetta in avorio con figura di Sirena dal corpo di pesce termi-
nante a grossa coda a ventaglio e con larga zampa di mostro marino: volto
femmi nile con lunga capigliatura a boccoli. ÌD questa una delle più singolari
raffigurazioni del tipo della Sirena derivata dall'arte orientale.
(fig. 216-b). Placchetta in avorio intagliata con la rappresentazione di un daino
accosciato e dormente: disegno di viva naturalezza.
,J A 11 J S 0 S

9. (fig. 216-c). Idem con tre uccelli (aquile) riavvicinati luno accanto all'altro
a<l ali distese.
Due frammenti di placchette in avorio con disegno a meandro inciso ed altri
frammenti con il bordo incorniciato da lineole graffite.
L'industria dell'avorio a Rodi, importata, a quanto sembra, dal mercato fenicio,
risale alle origini della civiltà rodiese: una caratteristica serie di statuette in avorio
provPnienti dalla necropoli di Camiros e delle quali non si conosce disgraziatamente
la precisa associazione con altri oggetti del corredo delle tomhe di quella necropoli,
si ricollega strettamente con i modelli dell' arte assiro-babilonese sotto la più di-
retta influenza dell'arte fenicia ': appare qui per la prima volta a Jalisos, in questa

B
l>'W. 216 - PLACORllT'rE rn AVORIO ~IOVliATll 0111, t,A TO~!llA LlCVlll, N. 9.

tomba della prima metà del VI sec., il tipo della placchetta intagliata in avorio
adattata a rivestimento di cofauetti, importazione od imitazione di modelli fenici 2 •
Alla stessa cassetta dovevano anche appartenere due dischetti in avorio forati,
uno dei quali conservava il chiodo bronzeo che lo attraversava a guisa di borchia
ed un terzo dischetto convesso liscio.
10. - Specchio circolare di bronzo (diam . 0.11) con manico in ferro innestato a
parte, fortemente ossidato : sullo strato di ossidazione è rimasta la tracc'ia
del rivestimento del manico a cordone ritorto for se di cuoio.
11. - Una corta palettina a lama trapezoidale per spalmare unguenti e cosmetici
(mm. 53).
t2. - Due dischetti, a forma di piattelli minuscoli, in cristallo di rocca legger-
' l'tH 1 ' !'.\ t'., Dtr Or ie11t 1111<1 die f r llh9riechiscl1t K1111 st, J o•ll'•l folieto ripr iotu è -t•l• notota J al i'OLLA ~, Alhen. Jlitthtil.,
I'· h3 •;; .. li,;. W-8 5. XX I, t!IOtl, p. 314 >;;.
t l.:1 prt1 irnuza nel retro di al tre simili pl3cchet1 P di iegn i

)
324 A. :\f,\ lU Hl

mente concavi (alt. mm. 11, diam. 25). La rarità del cristallo di rocca nelle
tombe antiche fa pensare che i due minuscoli oggettini appartenessero an-
ch'essi al prezioso corredo della toletta ftirnminile come vasetti per spal-
mare cosmetici colorati.
13. - Presso il cranio della defunta si rinvennero tre borchie a rosetta a lamina
d'argento, di cui l'una più piccola con leggero rivestimento in oro: facevano
parte di un pendaglio e non è escluso che potessero formare dei grandi
orecchini di cui peraltro si sarebbe perduto la maggior parte per la estrema
sottigliezza della lamina delle borchie.
14. - Alla mano sinistra un anellino d'oro a castone ovoidale inciso a tratti li-
neari lungo il bordo e con Ja rozza incisione di un pesce al centro.
ToMnA LXIX - A cassa piana coperta da quattro lastroni (1.70 X 0.47 X 0.30)
a poco più di un metro di distanza dalla tomba precedente. Racchiudeva uno sche-
letro senile senza alcun oggetto di corredo.

TOMBA LXX - Si rinvenne a maggiore profondità di tutto il g ruppo delle


tombe precedenti (m. 4) con la copertura a piovente sprofondata nella cassa, la
quale misurava 2.20 X 0.80 X 0.-!ò. Ai piedi dello scheletro si raccolsero tre astragali
l'uno dei quali, forato alle due estremità, aveva i fori riempiti di imperniature me-
talliche; alla mano sinistra un anello d'oro risegato da un lato ed a castone ovoi -
dale liscio; presso la spalla de:>tra frammenti di un piccolo alabastro in avorio ed
un fascio di bacchette cilindriche in avorio, a pezzi, terminan ti alle estremità a
testa quadrata forata.

TOMBA LXXI - Alla profondità di soli m. 1.60 scheletro di adulto inumato


nella nuda terra protetto ai lati e superiormente da una maceria di sassi. Della
ceramica, di proposito fratturata nel rito della deposizione, si raccolsero scarsi frnm-
menti di un'anfora grezza e di coppe attiche.

TOMBA LXXII - Tomba con copertura a piovente sprofondata per cedimento


del terreno (2.30 X 0.90 X 0.45). All'interno il solo scheletro di un adulto; all' e-
sterno, alla testata meridionale della cassa, un'anfora grezza a pera decorata presso
l'orlo, ai due lati, di lineola e circoletto in rosso-bruno, coperta alla bocca da una
piccola kylùr a figure nere, con il labbro distorto nella cottura (alt. 0.082, dia-
metro 0.203): ai due lati del bordo 1' impresa di Ercole strangolante il leone Nemeo
fiancheggiato da Athena e da altra figura incerta: il mantello, la cla,·a e la faretra
dell'eroe figurano appese a rami d'albero; pittura a macchia e a disegno molto
sommario con pochi tratti di incisione.

To)rnA LXX LII - Sepolcro infantile a cassa (L 80 X 0.75 X 0.25) con la co-
pertura formata al centro a doppio piovente, alle due estremità a lastre orizzontali:
due dei lastroni erano decorati internamente a spina di pesce (cfr. fig. 182). Nel-
1' interno scheletro di bambino.

_J
JALISOS 325

1-2. - Fuori della tomba ali' angolo SO: Hydrietta a corpo tozzo panciuto (al-
tezza O'.:d 15) ricomposta da molti frammenti con rappresentazione di una
scena alla fontana (fig. 217). Una giovane donna, in chitone ed hymation
sommariamente accennati, attinge acqua con un' hydria capace da una fonte
sgorgante da una protome leonina tenendo il grande vaso per una delle
anse orizzontali: la fonte è sotto un portico del quale è indicato il capitello
di una colonna e la massiccia trabeazione. Dietro la donna un giovanetto

FIO. 2li - BYORIET'rA DELLA TOllBA LXXIII, N. 1-2.

efebo cavalcante e guidante due ca valli affiancati sche maticamente di pro-


filo, sembra attendere che la giovane donna abbia finito di attingere acqua
per abbeverare i cavalli; in un piano inferiore un grosso molosso, raffigurato
solo nella parte anteriore, abbaia con le fauci aperte dietro le zampe dei
ca,·alli. Disegno di tipo corrente e composizione alquanto ammassata nel
campo troppo ristretto della rappresentazione. La scena, per quanto manchi
la figura di. Achille appostato dietro la fonte, ricorda, per la composizione,
uno dei soggetti più cari alla vascolaria arcaica : Troilo e Polissena alla
fontana.
3:26 A. MAIURI

La piccola kylix che serviva di coperchio all' hydrietta, dipinta a fasce nere
con zona circolare risparmiata e circoletto puntiforme al centro. è decorata lungo
il bordo di una schematica zona floreale a foglie e fiori puntiformi (alt. 0.057,
diam. 0.155).
3. - Egualmente ai piedi: grupro fitti le raffigurante una chioccia con le ali
aperte proteggente da uno dei lati due pulcini (mancano i pulcini dall'altro
lato, rotti e scomparsi prima della deposizione di questo giuocattolo infantile
nella tomba). Dati i rapporti che legano Rodi a Gela ed alle altre colonie
greche della Sicilia, non sembrerà si ngl>lare ritrovare nelle necropoli arcaiche
di Gela e di Camarina ripetuto l'identico motivo della chioccia proteggente
i pulcini (Orsi, Gela, I. c., p. 715, fig. 546).
4. - Sullo sterno dello scheletrino era appoggiato un aryballos in vetro poli<>romo
dl"'l ti po cosidetto fenicio, decorato a chevrons a filettature giallo e verdemare
su fondo azzurro cupo (0.12); cfr. fig. 215.
5. Pr\-'SSO il cranio: un uovo fittile in Crl:'ta fine giallo-rosea, forato e vuoto con
un gingillo internamente da servire da sonaglino, tipo anche questo di
giuocai,tolo infantile. - Alla mano sinistra si raccolse un anellino d'oro.

SEPOLCRETO DI DAFNI

La collina di Dafni, che si eleva immediatamente a sud dell'area della ne-


cropoli da noi esplorata nel piano lungo la rotabile è, per la sua conformazione ed
elevazione, la pi ì1 importante delle piccole a lture che si staccano, da ponente, dal
rnassi <~cio del M. Fileremo. Si apre ad anfiteatro verso settentrione sulla pianura e
sul mare a fianchi precipiti a causa della profonda disgregazione subìta dal disbo-
scamento e dalle acque, si rispiana in un largo ed eguale pianoro alla vetta, e
discende a terrazze ad oriente, verso il vallone di Dafni, che separa questa collina
dall'eccelsa acropoli jalisia. Il gran numero di frammenti di ceramica che si os-
servano disseminati sul pianoro superiore e sulle terrazze sottostanti, l'eccellente
posizione di vedetta che offriva l'altura, post.a in più immediato contatto della
pianura e del mare, inducono a ritenere che sulla collina di Dafni, oltre ad avanzi
di necropoli, occorra ricercare uno dei nuclei dell'abitato dell'antica Jalisos, forse
un importante sobborgo della città che non potè restare per lungo tempo ristretta
al massiccio dell'acropoli troppo lontana e di faticoso accesso dal mare.
Alcune traccie di aree d'incinerazione osservate alla superfice del terreno dalla
diligente indagine del :Y.Iaresciallo Baldanzini, indussero nella presente campagna a
rivolgere la nostra attenzione ali' esplorazione della necropoli che da molti indizi
appariva essersi estesa sulla collina e precisamente alla terrazza del lato SE, verso
il vallone, denominata << nJ..&r~a wii Lla<pvtov 11, dalla quale mi risultava provenissero
i frammenti del collo di un superbo e grande pithos a decorazione impressa da
me pubblicato in Annuario III, p. 257, fig. 107.
JAulSOS 321

Il sepolcreto che si mise rn luce, in una ristretta area di terreno, presentò


gli stessi caratteri della necropoli della sottostante pianura : si ritrovar.mo cioè i
vari riti di dPposizione, ad incinerazione, a dolio, ad inumazione a cassa o sulla
nuda terra, insieme commisti ed alla ste:;sa profondità; appariva peraltro evidente
anche qui che i più antichi corredi delle fosse ed aree ad incinerazione, erano stati
semidistrutti e dispersi dalle deposizioni delle tombe a cassa. li materiale piì1 povero
e più frammentario raccolto si deve alle maggiori e continue manomissioni subite
da qul:lsta necropoli posta a poca profondità ed abitualmente sconvolta dai ricer-
catori di pitharia per farne coccio pesto da rivestimento di forni rustici e di tetti.

.\

-~ -o---\f\

FlG. 218 - SEPOLORO DELLA ooi:,1.t~A DI DA~'IH.

La piantina a fig. 218 presenta il complesso dei :Sepolcri rinvenuti nella località
denominata llJ.&.r:'a wii Llmpvwii e numerati secondo la data del loro discoprimento.
Accen110 brevemente ai pochi oggetti del corredo che poterono essere ricuperati.

SEP. LXXTV - Piccola area ad incinerazione scavata a pozzetto nel banco


di calcare, sconvolta in parte dalla deposizione della vicina tomba a cassa LXXV.
Si raccolse solo una piccola oinuchoe gr1:Jzza.
SEP. LXXV - Tomba a cassa coperta a lastroni orizzontali (2.20 X 0.60 X
0.30) con scheletro di adulto avente poggiato sul petto un fine vasetto di fabbrica
arcaica attica.
SEP. LXXVI - Tomba a ca,sa scavata nella roccia e coperta superiormente
328 A. MA!UfU

di quattro lastroni di forma e dimensioni diverse. Lo scheletro aveva come nella


tomba precedente il cranio alla testata sud; nessun oggetto.
SEP. LXXVII - Tomba a cassa con copertura a doppio piovente con scheletro
giovamle orientato da S a N: nessuno oggetto di corredo all'interno e all'esterno
della tomba.
SEP. LXXVIII - Tomba a cassa piana (m. 2.30 X 0.80 X 0.42) con scheletro
di adulto: ai piedi si rinvenne un grande ariballo corinzio (alt. cm. 17) a larga

Fl(<. 219 - (<RANDll: ARIBAT, r,o Dli:[, SBl'Ol.0110 (,XXVIII.

base piatta, corpo sferoidale; la decorazione, con i colori originari bruno e paonazzo
in gran parte evanidi, ripete in grandi proporzioni, per tutta l'altezza del corpo del
vaso, uno dei motivi prediletti della ceramica corinzia: trofeo al centro a palmette
e fiori di loto con ai lati leone e pantera araldicamente affrontati (fig. 219).

SEP. LXXIX - Tracce di area ad incinerazione con scarsi relitti di ceramiche


frantumate e combuste; l'area appariva coperta dalla metà di un pithos coricato
su di essa quasi a protezione della sottoposta deposizione; il pithos è del tipo più
comune a decorazione di fasce in rilievo.

SEP. LXXX - Sepolcro infantile in dolio fittile con la bocca a SSO ricoperto
da un cumulo di pietre: ricomposto è risultato essere della stessa forma del dolio
J A r, I S O S 329

del sepolcro XL, a corpo biconico con i due grandi e robusti manici impostati
verticalmente sulla spalla (alt. 0.80-0.94).
SEP. LXXXI - Ad inumazione sul terreno: presso la testa un piattello mi-
nuscolo a largo labbro con rozza decorazione a gocce (diam. mm. 105), ai piedi un
vaso ollare grezr.o a fondo marrone-scuro (alt. O. L85).
SEP. LXXXI-llI, LXXXVll - Piccole aree ad incinerazione a poca profondità
ed in gran parte sconvolte dallo scorrimento delle acque e dal dissodamento del
terreno: dal ::epolcro LXXXI si raccolse una lekythos g rer.za non guasta dalla

PIG. 2-20 - 001.10 JNPANTll.F: Diti. scroLCRO LXXXV.

combustione, grezza in argilla rossiccia ricca di mica, a fondo pieno sì da renderla


assai pesante (alt. 0.195): sul collo alcune lettere graffite.
SEP. LXXXV - Deposizione infantile in dolio fittile coricato con la bocca a
sud, a corpo cilindrico, base tondeggiante, anse ad anello impostate in alto sulla
curva della spalla (alt. 0.81, diam. 0.405); per la deposizione dell'infante era stata
praticata sul corpo rlel vaso un'apertura rettangolare ottenuta mediante il taglio
paziente a colpi regolari di scalpello della parete del dolio (fig. 220), apertura che
si ebbe cura di richiudere a deposizione avvenuta. La bocca del dolio era chiusa
da un grande piatto concavo (diam. 0.25) con due fori all'orlo contro il quale
poggiava una lastra di calcare. Un altro esemplare si111ile vedi a pag. 2!37, se-
polcro XI.
42

[
830 A. ~IAIU IU

SEP. LXXXVl - Scheletro di adulto ricoperto a guisa di coperchio di sar -


cofago, dalla metà del corpo di un g rande pithos a decorazione impressa o zone
ripetenti i motivi degli altri grandi pitlwi di questa necropoli meglio conservati.
SEP. LXXXVIII - Sepolcro infantile in dolio fittile cilindrico della stessa
forma della fig. 220. La deposizione qui avvenne mediante frattura della parte
superiore del vaso.
SEt>. LXXXIX - T omba a fossa ad inumazione s:iavata nel calcare della
collina coperta di sottili lastre di arenaria (m. 1.40 X 0...lO): all'interno scheletro
senile con il cranio a SO; all'esterno all'angolo SE una lekytlws a corpo ovoidale
grezza.
SE P. XC - Deposizione d'infante in dolio fratturato ali' altezza della spalla.
SEP. X CI- II -
Tracce di piccole e superficiali aree ad incinerazione con re-
sidui di ceramiehe geometriche.
SEP. XOlll - Piccola tomba a cassa di giovctnetto (l. 50 X 0.35 X 0.38) rac-
chiusa e coperta da lastroni irregolari: ai piedi un balsamario fenicio in vet1:0 po-
licromo, a forma di anforetta.
L'ultimo gruppo di sepolcri apparve delimitato dal lato di mezzogiorno da un
muro grezzo fatto a rozzi lastroni di arenaria, dello spessore di rn. 0.65, nel quale
occorre indubbiamente riconoscere un muro di delimitazione di una parte della ne-
cropoli de lla collina di Dafoi. Per la tecnica deJJa costruzione che ricorda quella
del fortilizio di V rulià, questo avanzo di rozzo recinto sepolcrale, è da riferire al
più antico sepolcreto geometrico ad aree d' incinerazione e a dolii d' infanti anzichè
alle deposizioni posteriori delle tombe a cassa di inumati che sorst>rJ anche qui a
danno della precedente necropoli.
SEP. xor·r - Lungo il decliv io orientale della collina di Dafui, quaSL ll1 fondo
al vallone che divide questa collina dal M. Fileremo, si rinvennero altre numerose
tracce di sepolcri ad incinerazione che, per la loro poca profond ità e per la pendenza
naturale de l terreno, apparivano sconvolte dalla lavorazione dei campi e dallo scor-
rimento delle acque piornne. Iello spazio di 2 mq. circa, alla profondità di m. 0.40
dal livello di campagna, si osservò un'area d' incineramento irregolarmente scavata
nel terreno contenente quasi ad immediato contatto 7 pozzetti cinerari di for ma
elissoidale scavati nel banco di calcare delle dimensioni di cm. 30 X 40 per la
profondi tà di cm. 20. La ceramica ridotta ad un minuto tritume di cocc i anneriti
dalla combustione ricopriva tutta l'area delle deposizioni tanto da non poter de-
terminare i corredi dei singoli pozzetti : essa presentava caratteri omogenei di tipi
o di for me corrispondenti al più antico periodo geometrico rodiese, piatti, piattelli
e ciotole, coppe a decorazione dipinta, vasi di tipo protocorinzio. Poterono ricomporsi
alcuni piattd li per forma e pe r decorazione a motivi spiraliformi simili a qudli già
descritti del sepolcro LlII, p. 307 SJ.

_J
,J A !J T SOS 331

C'AR.\'l1'l1EJU HEN~JRA IJI Dl~L LA NECROPOLI GEO:\Il~'l'ItICA

ED ARCAICA DI JALl SOS

Gli assaggi parziali del 1916 e lo scavo del 1922 non hanno meilSO in luce che
una piccolissima parte della necropoli arcaica di .Jalisos; i 96 sepolcri complessiva-
mente da noi riesumati sono ancora troppo poca cosa per una città che era demo-
graficamente non in feriore a Camiros, certamente superiore a Lindos. Ma è pur
confortante l'aver e con la nostra esplorazione posto un punto saldo di riferimento
per ricerche ulteriori; si pub ritenere ora che la necropoli arcaica si estenda, in
gran parte, lungo i terreni pianeggianti ai lati della strada fra i due villaggi di
Trianda e Cremastb e solo le difficoltà inerenti ad uno scavo nel profondo terreno
della pianura, in ar ee generalmente coltivate ad orti, possono ritardarne il disco-
primento ed una pii1 sistematica e larga ricerca. Possiamo delineare intanto la par-
ticolare fisionomia di questo primo importante gruppo di sepolcri.
Mentre la piccola necropoli di Vrulià presso il promontorio Prassonisi, ben de-
limitata nei suoi 75 sepolcri, dei quali solo due a cassa ad inumazione, presenta per
uniformità di rito e di corredi, un quadro del tutto omogeneo delle deposizioni fu.
nerarie di un piccolo centro abitato e ntro un trentennio dal VII al Vl sec. a. Or.,
ancora pressochè intatto da\Je infiltrazioni dei primi prodotti della ceramica attica ',
abbiamo a .Jalisos una necropoli commista di sepolcri ad incinerazione e a dolii con
sepolcri ad inumazione a cassa, rappresentanti due periodi successivi della civilfa
rodiese : A) il geometrico o geometrico-corinzio; B) l'arcaico, con prevalente intro-
duzione di ceramica attica a figure nere. Si è già o:;servato peraltro che la diversa
età dei sepolcri non risultava da una diversa stratigrafia delle deposizioni, poichè
aree .d'incinerazione e tombe a ca sa giacevano alla stessa profondità e talvolta queste
ultime a profondità maggiori. Appariva t uttavia evidente che la necropoli geome-
trica-corinzia era stata sconvolta ed in gran parte manomessa dalla successi va de-
posizione delle tombe a cassa costruite di lastroni, poichè troppe volte si ebbe ad
osservare che il corredo delle aree combuste era disperso superficialmente sul ter-
r eno o mancava quasi del tutto. Piano comune di giacimento dei sepolcri a crema-
zione e ad inumazione era il naturale banco di panchina calcarea ricope rto di uno
strato di terra variabile dai due ai tre metri, che negli strati superiori risultava
esser prodotto da piì1 recenti depositi alluvionali.
I 96 sepolcri vanno t ipologicamente e statisticamente così distribuiti :
1 Kr~ctt, rrouliò, p. 34 .. _., p. R9 $~ .

[
33~ A. MAlUHl

Sepolcri ad incinerazione: N. 2!)

j
l
Deposizioni di adulti in grandi
~Vecropoli geometrica e pithoi: > 2
geometrica-corinzia : Deposiz. di infanti in pithoi: ' 8
Deposiz. di infanti in dolii,
irnforooi, stamnoi o idrie: > 15

Totale ~. i'.>-t

·rombe a cassa di lastroni: N. 35


Necropoli arcaica ad
I A cassottina (os:silogio ?) :
(n sarcofagi rnonoliLi:
>
>
J
:!.

l
-inumadone: Ad inumazione su lastroni: > 1
> > sul Lorreno: > 3

'fotalo N. 42

'rotali N. 9()

l due sepolcreti, per quanto commisti, si mantengono nettament.e divisi per il


rito sepolcrale e per associazione di corredi: vedremo, in seguito, quali tombe del-
l'uno e dell'altro gruppo possano rappresentare un periodo di transizione dall'ultima
fase del geometrico orientalizzante al periodo arcaico.
Sepolcri ad incinerazione. - A differenza della necropoli di V rulià, che pre-
senta le sue tombe di cremati in fosse a cassa r ettangolari scavate più o meno pro-
fondamente nel calcare, a Jalisos non si è osservata un'eguale regolarità nello scavo
di questo tipo di sepolcro, tanto da indurmi ad adolitare nella descrizione dei sin-
goli ritrovamenti più volte il ter mine generico d i aree d'incinerazione. Tratta:>i
infatti nella maggior parte dei casi di fosse di forma assai irregolare, superficial-
mente incavate nel banco di calcare ed a mala pena riconoscibili sul terreno dai
relitti carboniosi della cremazione; le profondità massime che si riscontrarono sono
di cm. 40 nella grande fossa del sep. LIII e di cm. 35 nel sep. XLIX; generai·
mente la densità dello strato dell'incinerazione è identico alla profondità della fossa
(0. L0-0.20 m.). 'I'alvolt'.l. la deposizione assume la forma di pozzetti circolari od elis-
soidali (sep. LI-U) o, come nel sep. XCIV, di piì1 pozzetti riuniti in unica fossa,
forse per associazione familiare.
L'accumulo di più deposizioni nella stessa ar.ia di incinerazione è comune a
Jal isos ed a Vrulià; a Jalisos dove è più difficile per la meno precisa incassatura
della tomba accertare le varie stratificazioni, ciò è suffici1mtemente rivelato dal
maggior numero di rditti ossei e dalla maggior copia e varietà di suppellettile
(sepp. r, XXXVI, LUI). Quanto al rito con cui veniva praticato il seppellimento,
non ho potuto determinare se a Jalisos come a Vruliit la cremazione del cadavere
aveva luogo nella fossa stessa di deposizione o in altra località come nei sepolcri
therei 1 ; per la superficialit.à delle fosse poco adatte a contenere i materiali del
1 llMGENOORFI", Thtra, li, p. 83 SS'!;·
JALlSOS 333

rogo e per la presenza di piccoli pozzetti, sono pit1 propenso a ritenere che la cre-
mazione avvenisse in luogo separato da quello destinato al seppellimento.
La cremazione si effettuava con alta e prolungata combustione di materiali
resinosi: uno strato denso untuoso di ceneri e carboni ricopre le ossa profondamente
calcinate ed i frammenti di vasi alterati nei loro colori originari e generalmente
anneriti per tutta la superficie; taluni vasi a superficie grezza subiscono per la
combustione e la presenza di sostanze grasse carboniose un processo di annerimento
tale da rassomigliare a dei buccheri grigi (v. p. 262). Eccezionalmente qualche fram-
mento isolato e più raramente qualche vaso, rimasto fuori dell' aiione diretta del
fuoco, conserva il colore dell'originaria decorazione. L'alterazione dei colori, il di-
stacco delle ingubbiature e lo sminuzzamento delle ceramiche, rendono il più delle
volte estremamente penoso e difficile la ricomposizione di tutti i materiali di una
tomba, specialmente quando il materiale sia copioso ed abbondino forme simili di vasi.
Peraltro lo sminuzzamento t rito dei vasi in centinaia di frantumi non è da
attribuire unicamente all'azione dell' alta combustione del rogo in cui erano deposti
assieme al cadavere 1 ; lo spezzettamento di piedi di vasi di notevole spessore ed
il minuto tritume in cui erano ridotte tutte le ceramiche senza eccezione alcuna,
rivelano, a mio avviso, una fratturazione violenta che doveva esser praticata nel
raccoglimento dei relitti del rogo prima del trasporto alla fossa di seppellimento.
Ciò forse si deve alla necessità di ammucchiare in uno spazio generalmente troppo
ristretto i corredi funerari di più deposizioni e certamente anche a consuetudine
tradizionale del rito della cremazione.
Di sostanziale e tipica analogia tra Vrulià e ,Jalisos è l'associazione dei sepolcri
ad incinerazione con le caratteristiche deposizioni di infanti in dolii ed in pithoi.
Il rito <lell'enchytrismòs fu riscontralo in ben 25 casi su 54 sepolcri della necropoli
più antica, ma è da ritenere che molti altri dolii andassero distrutti dalla succes-
si va deposizione delle grandi tombe a lastroni. Caso raro ma pur documentato in
altre necropoli dello stesso rito, al Dipylon e nel sepolcreto del Fusco a Siracusa 2 ,
è la deposizione di scheletri di adulti anzichè di infanti in due dei colossali pithoi
a decorazione impressa rinvenuti nello scavo (sep. LVIII e LXXXVI); in uno dei
casi metà del pithos era sovrapposta come coperchio di sarcofago allo scheletro.
Nei dolii funerari di questa piccola necropoli abbiamo rappresentati i tipi più vari
dell'industria anforaria rodia del periodo geometrico e sub-~eometrico: pithoi gi-
~antesch i a decorazione impressa fino all'altezza di m. 1.90, pithoi di grandi di-
mensioni (m. 1.10) decorati di fasce in rilievo o a fasce dipinte, dolii cilindrici e
biconici, anforoni, hydrie e stamnoi molto panciuti per deposizioni di feti. In pii1
casi si li potuto osservare la frattura delle pareti del vaso per l'introduzione dei
cadaverini : nei sepolcri per adulti o giovanetti di pii1 lustri (sepp. LVIII, LXIII,
LXXXYIJ mancava tutta la metà del pithos quasi che avesse dovuto essere tra-
spvrlato a spalla dal luogo della prothesis al seppellimento.
1
r.. 1e scn.bra e'scrc l"avvigo del Kinch per le fo.sse a crè- i \'eJi i casi di depo·•dxiu11i di aduli o entro plthoi citati
m01io110 di \'ruliò. Jall'Orsi in .Voi. d. Scavi, 18U5, p. il I, nuta.

[ J
334 A • .\IAIUl<I

L'orientazione di questa parte più antica della necropoli è data dal giacimento
dei grandi pithoi che è a SO-SSO-NE-NNE con la bocca rivolta a S-SSO : in due
casi si è potuto constatare che il cranio dello scheletro era anch'esso da questo lato.
Tale orientazione è del resto sostanzialmente mantenuta anche dalla necropoli del
VI secolo 1 •
Sepolcri ad inumazione. - I sepolcri della necropoli del VI secolo ripetono
forme di seppellimento già note e comuni senza la varietà di tipi che vagamente
sappiamo essersi rinvenuti a Oamiros 2 e che così riccamente documenta la necro-
poli arcaica della sicula Gela g . Se dalla natura del terreno non era da attenderci
celle ipogeiche che a Oamiros er ano generalmente scavate nella roccia di pendii
collinosi, meno spiegabile è la mancanza di sarcofagi fittili e di sepolcri a tegole.
L'abbondanza delle cave di calcare tenero in questa parte dell'isola deve·aver straor-
dinariamente favorito, alla fine dell'età geometrica, il tipo della cassa a lastroni con
copertura, nelle tombe di maggiori proporzioni e meglio costruite, a doppio piovente
e, nei sepolcri ordinari, a lastroni orizzonl;a.li. Nella ricca tomba LXVIII i late-
rali della cassa anzichè di lastroni risultavano di muri a due filari di blocchi ben
commessi e le lastre di copertura, appoggiate ad incastro, erano accuratamente sig-
gillate con impasto di argilla.

I CORREDI F UNEBRI

Risolvere o chiarire tutti i vari problemi che pone la civiltà rodiese nel pe-
riodo suo più oscuro dall'VJII al VI secolo, in base a questi primi risultati dell'e-
splorazione nella necropoli di Jalisos, sarebbe inconsulta pretesa, non giustificata dal1a
quantità e dalla buona conservazione del materiale fino ad oggi rinvenuto; essa
dovrebbe necessariamente fondarsi su di una immaginosa e macchinosa rielabora-
zione di vecchie e nuove teorie senza il valido ausilio di sufficienti dati di fatto.
Poichè ormai un'altra delle grandi necropoli dell'isola può dirsi aperta all'indagine
sistematica, e molto ci si può attendere dal prosieguo delle e3plorazioni, ritengo do-
veroso per ora limitarmi a quelle osservazioni e conclusioni che sembrino pienamente
giustificate entro l'ambito di questi primi ritrovamenti.
Ceramiche geometriche rodiesi. - Il rito dell'incinerazione con l'alterazione e
lo sminuzzamento dei vasi oltre allo stato di parziale manomissione dei sepolcri piì1
antichi, ci hanno tolto di ricuperar e nella loro integrità i corredi della necropoli
geometrica; dobbiamo peraltro osservare che i prodotti del geometrico locale sono
apparsi quantitativamente in minor numero rispetto alla strabocchevole copia delle
ceramiche corinzie. Da ciò non è da dedurre alcuna conseguenza circa l'effettivo
rendimento delle fabbrich e locali od una pretesa povertà dell'industria geometrica
1 A Vrulià l'orienla ziono delle tombe n fo $S> è SE: (SSE) /. 11 t1écropole de Camfros io Ret•. ,frchlol og., i805, r. I 'i;l:•
- NO ( NSO): l(rsc n, o. r., p. 54. > ORSI, Ctln .r.~3 ~ si;i; .
• lllLIOTTI, L' /le dt Rhodu, {884, P• 4 ( 5 si;,;. ; LAU:'IA\",
JALIS OS 335

a Rodi; ma viene confermato una volta di più lo straordinario favore c he la pic-


cola e delicata ceramica corinzia aveva nei riti sepolcrali dalla fine dellTIII a tutto
il VII secolo a. O. Solo alcune forme del geometrico locale tr oviamo esemplificate
in questa necropoli e talune di esse assai copiosame nte. Vengono in primo luogo i
pithoi, i dolii ed i vari vasi adoperati peculiarmente per l'enchytrismòs infantile
che rappresentano una delle forme più genuine e più tradizionali delle necropoli
geometriche insulari e ci conservano prodotti della grande industria e forme ordi-
na rie dell'arredamento domestico, anforoni e dolii per vino, olio, acqua.
1 pithoi a decorazione impressa, di colossali dimensioni, rappresentano indub-
biamente a Rodi il massimo sforzo tecnico dell'industria della ceramica ed uno dei
più singolari prodotti delle fabbriche dell'isola, dei quali, a causa forse della rarità
degli esemplari interi, non si è tenuto ancora il debito conto nella valutazione del
geometrico rodiese. Nelle nostre due campagne, oltre a vari frammenti sporadici,
ne abbiamo rinvenuti quattro delle maggiori dimensioni che si conoscano, dei quali
due ricomposti per intero e due per metà nelle condizioni stesse della loro origi-
naria deposizione nell'area della necropoli. Ma ben in maggior numero vennero in
luce dalla necropoli di Cami ros nei vecchi scavi del Salzmann e di essi disgrazia-
ta mente non si tenne alcun conto per essere generalmente in frammen ti e per la
loro stessa grande mole; il Museo Britannico possiede così un solo esemplare intero
e vari framment i ', un altro pressochè intero il Museo di Firenze scoper to da l Porro
nel 1912 2 ; un terzo infine di minori dimensioni (m. 0.99ò) adoperato per sepolcro
di bambino ed accompagnato da oggetti di corredo, nella necropoli di \ rrulià 3 • Altri
numerosi frammenti infine, per tecnica e decora11;ione simili ag li esemplari rodii, sono
stati raccolti nella penisola cnidia, nella località di Daccia, e ntro perciò la sfera
stessa dell'infiuenza del geom etrico rodiese ·•.
Della tecnica ad impressione ottenuta da punzoni lignei cilindrici scorrenti sulla
superficie del dol io~ è stato già detto da altri sufficientemente r, ; il Museo di Rodi
possiede un frammento di pithos nel quale la tecnica dt,llo stampo è chiaramente
rivela ta dall'errore del decoratore nel calcolare gli spazi delle varie zone, sì che in
un tratto del contorno le teste del Centauro e di 1lemcles, affrontati, restavano de-
ca pitate (fig. 222-a); errori di scorrimento del punzone abbiamo altresì rilevati nel
pith os del sep. X XX\~ .
P iù interessante è il problema della genesi della decorazione dei pithoi rodi i
che formano indubbiamente una classe ben distinta dai gruppi affini di Creta e
della Beozia decorati egualmente a stampo. Basta rig uarda re le figg. 208 ·210 per
dedurne che la decorazione dei pitlwi rodii non è se non l'applicazione e la com-
pJsizione geometrica dei mot ivi sopravvissuti dell'ornamentazione micenea con una
1
o. e, l:w. XX \".
:.;\l./\IA!\'· Xli , t H054S, il· 1'1 ~;:g. Sul luo~o tli rinvenimento ed il 1111111oro
1'011110 in /loll . d'A,.lt d. Jlin . I . P., IX, tn05, p. :!': O, olei pllhu1 3 <l311lJ10 " ormoi d.1 ~l;l(iorn:ore l:o li>l3 r edai Ione Jal
li;:. l. l'OTTttR in Il. r:.
Il., X 11 , 18SS, f'· 4!11 s~i;. ; cfr. Jlonum. l)'rtcl
• l\l'Cll, o. c., !>". XX IX•, XXXI ; . pub/if.t riar /',\11. /10111' /'n1co11r. d. Et11d . artrq. , 11, 1AAH,
I l •ulUll EU in All~en. Jllltthti l , XXI , p. ~ 30 sgg.; c rr. SrOKES l:l\'. s.
•1. I•., Stamped µit11oafragmrnta fro111 Ca111tfros in A. li. .'. • l'•·r i />illiol di noJ i ,etf i l\1~c u, l ro1tlià , p. iO':! s;;.

[
336 A. MAIURI

fedeltà ed una predilezione che neanche la più stilisticamente affine industria doliare
di Creta protoellenica manifesta. Prevalente su tutto è il motivo della spirale
ricorrente nelle sue varie forme, semplice, doppia, multipla o intrecciata o ad angoli
spiraliformi inscritti l' uno nell'altro simili a calici floreali stilizzati; assoc~ati alla
decorazione spiraliforme è quella a meandro multiplo o a triangoli a segmenti interni,
esemplificato anche questo in molti vasi del sub-miceneo locale (v. fig. 129). Mentre
le zone sulla spalla e sulla pancia dei grandi pithoi sono delimitate da un leggero
rilievo, sul collo e sulle anse abbiamo la caratteristica cordonatura a segmenti che
non è se non una sopravvivenza dell'antichissima decorazione ad unghia della ce-
ramica neolitica. Della vera e propria decorazione geometrica rodia debbo ricordare
qui un frammento di Camiros con zona a rombi continui sormontati dal tipico
ornamento a « T » uncinata (fig. 221), motivo prediletto delle oinochoe rodie ed in-

F !G. 2:.!l - PRUOIENTO DI Pl'HIOI DECORATI A STA~!PO.

sulari. Nel campo della figurazione altrettanto caratteristica dei pithoi rodii è la
rappresentazione del Centauro e guerriero affrontati, popolare e persistente figurazione
di un mito locale di Heracles; il Centauro ha sempre tutta la parte anteriore
umana ed appare armato di un alberetto sradicato, il guerriero è armato generai·
mente della doppia ascia e talvolta di bipenne e di spada ( fìg. 222-a-b). Più rara-
mente trovasi una delle zone decorate r.on teoria di carri da guerra o di opliti
(fig. 222-c-d) od anche a zona di tori che nel movimento della testa inclinata al
suolo o delle zampe anteriori ripiegate, quasi nell'atto di stramazzare, ricordano
anche qui i noti modelli dell'arte micenea 1 •
Tecnicamente e stilisticamente dobbiamo perciò ritenere che il pithos rodio a
decorazione impressa sia il prodotto vascolare protoellenico che più immediatamente
si evolve e più fedelmente continua la tradizione dell'arte micenea nel mondo in-
sulare; nè andremo errati ritenendo che l'origine del pithos a stampo si debba
porre piuttosto nel IX che nell' VIU sec. a. O.: cronologicamente essi tengono nel
geometrico rodiese lo stesso posto che i vasi del Dipylon nel geometrico attico. Di-
sgraziatamente non abbiamo che troppo scarse noLizie del materiale associato ai
1 Cfr. SALZMA~~. o. c., ,.,._ XX\'l e Dl1)n11. En, I. c., fog. 1 -~ e I"" · \'I.
JALISOS 337

pithoi nella loro funzione di sepolcri di infanti o di adulti; per quei di Camiros
non si ha che la relazione preliminare del Porro 1 che accenna a tre lastrine qua-
drangolari d'oro con mostri fantastici e quadrupedi alati; al pithos di V rulià il
Kinch trovò associato materiale protocorinzio e corinzio del principio del VII sec.;
nessun oggetto invece accompagnava la deposizione dei quattro esemplari della
nostra campagna. Questa assenza di materiale corinzio nei pithoi di Jalisos m'in-
duce a supporre che essi rappresentino in questa necropoli lo stadio più antico del

A B

u D
FIO. 222 -. PRAlU!ESTI DI PITBOI DROORA"fl.

geometrico puro, e debbano riferirsi alla metà del sec. VIII, prima cioè del pas-
saggio ~al geometrico corinzio.
Alla grandiosa arte dei pithoi rodii a stampo non corrisponde altrettanta perizia
nella decorazione dipinta dei grandi dolii; unico frammento fino ad ora notevole è
il collo di un pithos camirese con due Centauri e cipresso (Salzmano, o. c., tav.
39) che per lo stile e per il soggetto è da riavvicinare al gruppo del Centauro e
guerriero e perciò al puro periodo geometrico e non, come da alcuni si ritiene,
all'inizio della ceramica orientalizzante 2 •
1 PORllO, I. c., P• ~90. • OucAT1, Storia dtlla ceramica greca, p. 00, fi1:. 13.

43

[
338 A. MAIURI

Gli altri pitlwi della nostra necropoli dipinti semplicemente a fasce brune o
decorati di fasce in rilievo, segnano un grande regresso per la tecnica e per l'or-
namentazione rispetto alle grandiose forme strutli ve del pithos geometrico a stampo;
con essi troviamo in più casi associato materiale protocorinzio e corinzio, qualche
fìbuletta a corpo rigonfio, che ci rimandano alla fine dell' VIII o principio del VII
sec. Elementi decorativi si ritrovano in vasi sepolcrali di minori dimensioni: nell'an-
forone e nell'idria dei sepp. X IV-V a fasco orizzontali e serpeggianti, negli stamnoi

FIG. 223 - OECOllAZIO"E l)RJ,LO S'rAM!<OS J)fU, srwor.ctto f,lll,

dei sepp. XVI-VII. In due· altri stamnoi che si accompagnano a sepolcri ad inu-
mazione, riferibili per il corredo l'uno alla 2a metà del VII sec. (sep. XVIII), l'altro
al VI (sep. XX), abbiamo la decorazione già orientalizzante a palmette di loto
incise o il sopravvivente geometrico a reticolato ma con vernice lustra.
Dal consueto tipo del geometrico rodiese si stacca lo stamno:> ovoidale del
sep. LIII (v. p. 304), del quale il disegno a fig. 223 offre, meglio della fig. 200, lo
sviluppo decorativo, per quanto è consentito dallo stato frammentario e dall'anne-
rimento del vaso. La decorazione anzichè limitata alle spalle ricopre .}'intera su-
perficie dello stamno ed è del pii1 puro geometrico lineare non senza richiami, come
in altri vasi di questo sepolcro, nei fasci a tremoli terminanti a riccio e nei cer-
chielli, a tardi motivi micenei.

L_
JALISOS 339

Forme egualmente primitive del geometrico locale offre la ricca serie di piatti
e piatlelli ad orlo piatto, rotondo, incavato, muniti ge neralmente di due forellini
per cordicelle di sospensione, chiaro indizio del loro uso di stodglie ordinarie da
cucina, con la decorazione costituita essenzialmente di cerchi e semicerchi inscritti,
di fasci di tremoli o di spirali, di linee ondulate. Manca del tutto se si eccettua
un solo esemplare frammentario, il tipo dei pùuikes rodii senza piede o ad alto
piede conico con decorazione vegetale ed animale cho caratterizzano la necropoli
di Oamiros e che in vari esemplari sono apparsi anche a V rulià. Il piattello del
sep. XXXVI con decorazione di Sfingi, è quello che più si avvicina al tipo del
piatto carni rese a decorazione or ientalizzante, ne di versifica peraltro per l'aggiunta
di tratti ad incisione; inoìtre il vollio della Sfinge tradisce un tipo più primitivo.
Nello caratteristiche del geometrico rodiese rientra l'oinochoe del sep. III for -
tunatamente immune dai guasti della combustione e quasi gemello dell'altro bel-
l'esemplare del Museo di Monaco 1 e varie coppe a losanghe e reticolato; identico
tipo di oinochoe, ma a pittura monocroma marrone o marrone scura, si ripete nei
sep. IV e XLIX. Copiosamente esemplificato nella necropoli ad incinerazione è il
tipo della coppa conica svasata con zona riservata e decorata all'esterno di elementi
geometrici, e della coppa che alla zona riservata aggiunge la decorazione a palmette
e fiori di loto a tratti incisi e ritocchi di rosso; l' uno e l'altro tipo sono a pareti
sot tilissime, a guscio d'uovo, e recano nel cavo della base la caratteristica contro-
marca a spirale o a circoli concentrici che osservata per la prima volta dal Kinch
negli scavi di V rulià, indusse questo studioso a dare a questa singolarissima serie
di coppe il nome indubbiamente improprio di u coppe di Vrulià o 2 , mentre se quasi
certa ne è l'origine rodia, mancandone fino ad oggi qualsiasi traccia nei grandi
centri e necropoli d' Asia, non possiamo ·ancora identificarne il luogo di fabbrica-
zione nell' isola stessa. Lo stamno già ricordato del sep. XVIII è un altro prodotto
di questa caratteristica ornamentazione derivata da modelli metallici orientali e
che segna un compromesso fra il geometrico puro e lo stile orientalizzante . .
Le ceramiche corinzie. - Come per la necropoli di Vrulià, per le altre ne-
cropoli arcaiche insulari, e per quelle d el Fusco e di Gela in Sicilia, così anche a
,Jalisos il materiale protocorinzio e corinzio appare costantemente associato ai se-
polcri di tutto il VII secolo, diminuisce gradatamente nei primi decenni del VI
dinanzi all'apparire dei prodotti ionico-attici ed attici fino a cedere definitivamente
il campo a questi ultimi. Straordinariamente abbondante è la messe del minuscolo
vasellame protocorinzio e corinzio di uso pit1 particolarmente funerario (lekythoi,
ariballoi, bombylioi), esemplari dei quali si contano a più decine in un solo sepolcro;
più rari i prodotti del corinzio zoomorfo ed orientalizzante che si presenta associato
in sepolc ri con ceramiche ioniche o protoattiche e con la bella lekythos ariballica
del sep. XVIII (fig. 170) e con il grande aryballos del sep. LXXVIII (fig. 219),
in due tombe a cassa ad inumazione. Mancano invece del tutto le grandi forme
della ceramica corinzia.
1 OVGAS, I. c. , fig. 12. 2 /{INCll, I. C,

[_
340 A. MAIURl

Possono essere considerate come imitazioni del piccolo vasellame corinzio alcune
forme di lekythoi, offerte sovratutto dal sep. LIII, a corpo tozzo con semicerchi
inscritti sul collo e contrassegnate al piede da: quel fascio di filamenti a spirale
che ricorre di frequente come ornato della serie dei piatti.
Fabbriche ionico orientali ed attiche. - La necropoli di Jalisos non ci ha dato
fino ad ora alcun prodotto nè della ceramica di schietto stile orientalizzante a zone
di animali, nota sovratutto dalle oinochoai e dai piatti camiresi, nè di quella più
rara classe di ceramica figurata di stile ionico orientale, che ha nel famoso piatto
di Euforbo la sua più singolare, per quanto unica, espressione 1 • A vere e proprie
fabbriche ioniche sono invece da attribuire due rari cimeli: la tazza ad anse ap-
puntite senza piede con protome femminile del sep. I e la grande coppa del sepolcro
XXXVI a zone di animali, Sfingi ed il gruppo figurato di Tetide ed Achille.
La ceramica attica che figura già in qualche sepolcro a cremazione e nel
sep. XXXVI con l'anfora protoattica con soggetti e decorazione derivati ancora
dalla ceramica corinzia orientalizzante, appare ancora, non ostante qualche superbo
esemplare come la grande anfora della tomba XXIII e la grande kylix frammen-
taria del sep. XXIV, scarsamente e modestamente rappresentata nella serie delle
tombe ad inumazione, segno che il suo predominio non è ancora assoluto ed incon·
trastato nei primi decenni del VI secolo. Qualche tomba ad inumazione ci dà ma-
teriale corinzio tardo (XVIII, LXXVIII), o soltanto prodotti rodii (XXV, XXVII)
o il vaso cinerario rodio associato a ceramiche attiche (XX) o più caratteristi-
camente come nel ricco sepolcro femminile LXVIII, corredi lussuosi di fabbriche
orientali, cofanetto con applicazioni di decorazioni in avorio lavorato a rilievo di
fabbricazione cipriota, preziosi e minuscoli vasetti per cosmetici in cristallo, bal-
samari fenici in vetro policromo. Il commercio fenicio, che vedremo così prevalente
nella stipe del tempio dell'acropoli (Parte III), si affe.r ma fin dai sepolcri a crama-
zione con la presenza di molti frammenti di vasi invetriati e, nel sep. XXXVI,
con un ciondolo a figura di Bes, nellè successive deposizioni del VI secolo, con i
caratteristici balsamari policromi, qualche scarabeo egiziano ed avori lavorati. Così
la necropoli del VI secolo mantiene a Rodi, ed era logico supporlo, carattere pre-
valentemente orientalizzante se non nelle ceramiche, nei prodotti più ricchi e più
minuti del corredo.
Nella coroplastica abbiamo visto prevalente il balsamario a figura di animali
già rappresentato nelle coeve necropoli di 'rhera e della Sicilia ed al quale, per
l'abbondante messe raccoltane in questo scavo, non si esiterebbe a riconoscere il
carattere di un'industria locale derivata dalle tradizioni stesse dell'arte micenea
nell'isola dove già, nella necropoli di Jalisos, abbiamo notato più esempi di vasi
plasticamente figurati ad animale; scarsissime invece, per l'uso non ancora invalso
nella prima metà del sec. VI, nel rito funebre, le statuette fittili arcaiche che per
questo periodo sono più da attendere dalla stipe dei templi.

t SALZllANM, o, c., tav. Llll; cfr, DUC ATI , o. c ., p. i51.


JALISO S 341

Rari come a Vrulià ed a Gela sono apparsi i metalli: qualche anello ed orec-
chino in oro, borchiette di cofani lignei, un solo specchio (sep. LX VIII), pochi aghi
crinali. Le sole fibule ad arco rigonfio, di un tipo affine alla fibula a sanguisuga,
sono state rinvenute in due sepolcri a dolio del VII secolo, singolare scarsezza ri-
spetto all'enorme massa di fibule ricuperata nello scavo del tempio dell'acropoli
e che verrà illustrata nella Parte III di questa relazione.
Riassumendo: la piccola parte della necropoli geometrica ed arcaica da noi
scavata a Jalisos, comprende successive e pressochè ininterrotte deposizioni dalla
fine dell' VIII sec. alla prima metà del VI; sono da riferire al periodo più antico
le deposizioni in grandi pithoi a decorazione impressa e i sepolcri a cremazione con
solo materiale proto0orinzio geometrico; alla seconda metà del VII e principio del
VI le aree e fosse di cremati ed alcune fra le tombe a cassa, con materiale co-
rinzio tardo, ionico orientale o protoattico; alla metà del VI i sepolcri a cassa con
materiale prevalentemente od esclusivamente attico a figure nere.
Sarà compito delle ulteriori esplorazioni in questa grande necropoli, appena
saggiata dai nostri scavi, integrare ed arricchire il quadro tuttora schematico della
civiltà geometrica ed arcaica rodiese, colmare sovratutto quelle lacune che in essa
sono apparse nei confronti con la più ricca e non scientificamente sfruttata necro-
poli di Camiros 1•
(Segue la Parte III: I M:orcuMENTI DELL'ACROPOLI).

A. MAIURI.

• Tonto nello <ca•o della necropoli arcaica di Jalisos del delle isolo del OoJecanne-o.
{!)~! qu.into nella 2a campagna di scavo della necropoli mice- li materiale i:rafico di cui è corredata que;ta 1oonograua e
nea del Hl!3, mi fu prezioso assistente ed accurato e diligente gli acquarelli originali delle tavole a colori sono dovuti ali' a-
osservatore il Maresciallo magg. Guido Baldanzini, volenterosa bile mono del pror. llusnl EITendi, disegnatore presso il Museo
recluta doli' archeologia isolana, addentratosi in poco tempo Archeologico di Rodi.
ali ' esplor uione od alt' indagine archeologica nel territorio
,_

- ___ _J
~~
PIO. I - ADA LIA • FRA11UIRNTO BIZANTINO DAI.LA CHIESA Dl HAGlOS OUUTRIOS.

RICERCHE NELLA REGIONE DI CONIA


ADALIA E SCALANOVA

AVVERTENZA

Nel corso delle nostre occupazioni mil itari, e anzi in qualche luogo prece-
dendole utilmente, la Missione archeologica in Asia Minore nel principio della
primavera del 1919 riprendeva il lavoro interrotto dalla guerra.
Inviato in Oriente nella metà di marzo, da Rodi raggiungevo subito Adalia,
scelta - come ormai è tr adizione - a base pol nostro lavoro; e lì, qual rappre-
sentante della Missione, il 28 marzo mi toccarn l'onore di guidare e farmi inter-
prete di quella co picua deputazione di cittadini adalioti che, a presidio di pace e
di libertà, chiese e ottenne il nostro sbarco. Dal 9 al 13 aprile recatomi a Finneka,
visitavo la vicina necropoli di Limyra e risalivo la valle dall'Arykaudos fino ad
Elmaly, tornando ad Adalia per Jenigé boghaz. A fine dello stesso mese partivo
attraverso l'interno per Smirne, fermandomi a Gongiali (Jerapoli e Laodicea di
Frigia) e nella regione di Efeso. Dopo un breve ritorno in Italia, passavo poi qualche
giorno a Costantinopoli e ad Afiun Carà Bissar, recandomi quindi a Conia, ove
restavo tutto l'agosto e par te di settembre, compiendo alcune ricognizioni di cui la
più lunga - per Bei Scehir, Oaragac, Egherdir - allo scopo principale di rintrac-
ciare un percor o stradale opportuno tra Conia e Adalia. Scendevo quindi a Smirne
per la linea di Cassabà e per Rodi-Adalia risalivo a Burdur, ove potevo compiere
con profitto la revisione dei pezzi antichi adoperati nei vasti cimiteri mussulmani
- che avea già vagheggiato nel viaggio precedente - e una interessante e lunga
ricognizione, attraverso Agilar, Navlo, Karatly, Baindir, Akcé, Illias, Senir, in-
sieme con la Missione geografica mili tare. Con questa Missione mi trasferivo poi
a Scalanova e nella valle del Meandro, lasciando l'Oriente ai primi di novembre.
Le peculiari circostanze del momento - in intima correlazione coi fatti poli-
tici e militari - anche per i molti e frequenti spostamenti non hanno permesso

[
344 B. PACE

che tutto il mio tempo fosse dedicato all'indagine scientifica, mentre hanno desi-
gnato i campi della nuova attività, determinandone anche caratteri e fini speciali.
Onde i lavori di questa campagna rappresentano come il preludio di uno svariato
programma, del cui svolgimento i prossimi avvenimenti consiglieranno la misura e
lo sviluppo in un senso o nell'altro 1 •
Si è proceduto così a ricerche nel puro campo scientifico, come a indagini che
potrebbero chiamarsi di archeologia applicata - quale l'accennato riconoscimento
a fine militare del tracciato stradale romano tra Conia e Adalia - e si è curata
l'emanazione di norme per la custodia dei monumenti e avanzi compresi nella zona
d'occupazione italiana. Compito questo che si è appena sfiorato, reintegrando - ove
esisteva - la custodia precedente, e emanando norme opportune ai nostri presidi ;
ma che è amplissimo e difficile, ove si pensi all'importanza e varietà di questo
insigne complesso, che comprende così l'insuperabile bellezza selvaggia dei ruderi
di Aspendo, Side, Perge e Termessos, sopraffatti dalla vegetazione lussureggiante
- finora negàtivamente protetti dalla solitudine- come gli scavi di Efeso, Mileto,
Priene e Ieronda, cui arrecavan grave danno - con lo scompiglio dell'organizza-
zione germanica succeduto all'armistizio - un primo scoppio di furore dei soldati
turchi che si smobilitavano di loro iniziativa, e l'abitudine dei visitatori di nazioni
civili, di riportare in patria briciole di monumenti o incider i loro nomi sugli
avanzi ; della quale non potremo a rigore dolerci, se per essa Lord Byron nobilitò
una colonna di Capo Sunio.
L' estrema abbondanza di materiale in un campo che può dirsi ancora appena
sfiorato, mi ha tuttavia permesso di raccogliere qualche nuovo elemento scientifico,
che pubblico qui ora e che consiste: in circa '70 nuove epigrafi, di cui taluna come
l'inventario del tempio di Perge di specialissima importanza; in alcune osservazioni
topografiche e sulla viabilità antica; in importanti e nuovi elementi sulla preistoria
della Pisidia, ed infine in un modesto contributo allo studio dei principali monu-
menti d'arte selgiucida di Conia.
Di questi miei lavori il merito in gran parte risale a quanti laggiù mi sono
stati larghi d'ogni aiuto, specialmente gli ufficiali nostri dei presidi di Rodi, di
Adalia, di Conia, di Scalanova, nonchè agli Stati Maggiori della R. Nave Regina
Elena e dei R. C. 'I'. Nievo e Bersagliere, dei quali tutti ricordo con nostalgia lo
schietto cameratismo. Viva gratitudine debbo sovratutto a S. E. il Generale Elia,
Governatore di Rodi e Comandante del Corpo di spedizione nel Mediterraneo
Orientale, ai Comandanti Alessandro Ciano, Stretti, Ponza di S. Martino e Ghe, al
Colonnello Carlo Bergera, attivissimo Capo di Stato Maggiore del Corpo di Spedi-
zione, al Tenente Colonnello De Bisogno, patriottico e intelligente Comandante
del Reparto di Conia. E non posso fare a meno di ricordare i Maggiori Govi e
Cottafavi e gli altri componenti della Missione del R. Istituto Geografico, affettuosi
contubernali.
1 Ricoo·do elle questo rapporto è stato scrìllo nell'anno raziono che non s'inquadra più nella presente realtà dei falli,
19:!0 o Jicentiato poco dopo. Ciò i;iustilìcbi qualche conside- dato lo sviluppo degli avvenimenti.
HICERCHCJ NELT1A REGIONE DI CONIA, ADAl.IA E SCALANOVA 345

Fra le autorità e i personaggi local i ricordo per primo S. A. Abdul Khalil


Cdebi, capo della potente c:>ngregazione dei Dervisci Merlevi e poi ancora il nostro
vecchio amico Suleimàn Zadè Idriss Agà di El mali; l'avvocato Sciabàn bei, di
Conia; Bali Oglu Ali Riza bei, direttore del Liceo Imperiale di Conia ; Ahmet
Refet bei direttore e Suleimàn Fikri Effe ndi professore di Storia nel Liceo Im -
periale di Adalia.
A questi ultimi quattro debbo molte notizie sui monumenti selgiucidi, in quanto
si possano riferire a documenti epigrafici inediti o alla viva tradizione, b quale è
del resto ben poca cosa.

Palernw, Pasqua del 1921.

Fili. 2 - CONIA· MOSCU>~A DI INGtl·: MINAnE.


F(ll. 3 - SULTAN OllAI< • OSPIZIO Pfl! PEf,LEGlllNI )ff:DCOE\"AL I PRESSO CONIA.

CO~ I A

In un paesaggio piatto e uniforme, fra le piccole case moderne di grigi mattoni


di fango, Conia nasconde ora modesti avanzi, piì1 spesso opere d'arti insigni, della
sua storia millenaria. Capitale di un distretto e talvolta di un impero, e cospicuo
centro religioso, questa città trae importanza immutabile dalla sua giacitura in una
specie di fertilissima oasi dell'altopiano, punto obbligato di passaggio di una grande
via del commercio, dalle carovaniere più remote sino alla modernissima ferrovia di
Bagdad.
Della primitiva Iconiwn (città di quella Licaonia, che agli albori della storia
doveva essere sottomessa con l'Isauria al grande impero degli Ittiti ed in seguito
forse a quello dei -v~rigi), si ritrovano documenti nella bassa e tondeggiante collina
argillosa. chiamata semplicemente 'l1epè (collina), la quale occupata già dal castello
selgiucida, spoglia ora qua i completamente di edifizi - ove se ne tolga la moschea
di Alaeddin e la chiesa di S. Anfìlochio - ha costituito manifestamente il nucleo
dell'abitato in ogni epoca.
Gli scavi che vi si praticano onde cavarne argilla pei mattoni crudi, che in
tanta scarsezza ài pietra alimentano lo sviluppo edilizio della promettente città,
mettono allo scoperto nelle pendici meridionali pezzi squadrati e lavorati di edifizi
romani; oltre a talune epigrafi (n. 2-4) ho visto un pezzo di capitello corinzio e dei
RIOERCH!ll NlllLLA REGIONE DI CON IA, ADALIA El SQAf,ANOVA 34i

frammenti di cornice cun•a. Ma più interessante è il molteplico detrito archeolo-


g ico: terrecotte medioevali invetriate, commiste con rossi frammenti di cera mica
pseudo-aretina e con terrecotte brune e rossastre fatte senza tornio, a superficie lu·
cidata, di quel tipo diffuso in tanta parte dell'Asia Minore e simili a quelle degli
strati neolitici dell' Egeo, ma che probabilmente in questo paese scendono fino ad
età meno remote come vedremo appresso nel Capitolo sulla preistoria della Pisidia.
Un antico documento dell' in·
ftucnza artistica - e con tutta
probabilità politica-degli Ittiti 1,
era una stele con bassorilievo rap·
presentante un guerriero, armato
di scudo, di tridente e del carat·
terist.ico coltello ricur vo, già esi-
stente nella mura del Castello 2 •
Di Iconium troviamo per la
prima volta notizia al tempo della
spedizione dei Diecimila ~; la sel-
vaggia regione doYern allora sot-
tostare pit1 nominalmente che di
fatto alla dominazione persiana,
r,ome poi a quella di Alessandro
.M.lgno. Nè l'ellenismo vi penetrò
giam mai se non superficialmente.
Ancora nel I secolo d. Cr. il po·
polo parlava la lingua del luogo 4 •
Sono i Romani i primi ad eserci-
tare un effettivo dominio e ad
influire~ sull a civiltà del paese.
Es:;i compresero, col trattato di v1G. " - co~'" - 1scnizw;,rn ROMA~"·

Antioco, la Licaonia con la Li.dia


e la Caria nella provincia dell' Asia propria 5 •
Si riferiscono ad Iconium romano le altre poche notizie che sulla città ci hanno
tramandato gli scri ttod antichi G. Cicerone la visita al tempo della propria magi-
t Uno s1 ra1ds-,irno 1uonumcu10 chi' sembra iltila do11a J'e .. An ali. , I. 'i!
i;iono di Conia è 11nc llo che so"l,N prc s<o il :•(;o di be i Sceh ir, • Aci. A post cl .. XI\', t O , 1'11rbno au 10 111, •111u 111 vidisse111
dello Eflall111 Uumi1·, cioè fonte di Platone sul •111:•lP rfr. 11.\.- 4p1od feceral Paulus, lcvavcrmìl ,•occm suam, Lyr ao11ice dicen-
>t•LTO\ , Ruta1 clitl "'Asia Jli,.or, li, p. 350; lllnu Archi ol., te~ : 01i similcs hcli hominibus, do~cendcru11t :\d nos •.
I Per l'Amminislr~zione della rro,· incia romana cfr. \' AGLIE" I ,
\ ,i;s. p. ~7 sgi;. ; A111tr. Jo1<1·n. of 1l•thaeol.. li, l ".!Sti. p. 49 ;
1•rn110T·Ct111•rnz. llist. de /'A I, I V, 017. p. 731 -g,;.; llfllAK~­ Asia, in Ui:>. tp.dinn/, r oma11t,di ~;. DBRl'CG>rno, l, p. 115-3~.
a Stefano Uizaut ino s. v. 'lx<frio,, ri ft!1•i scc un mi 10 etimo-
PUGllSTl:I~ ' llriscn, 1890, p. ij5; w. M. i1A!I SA ' " Tlte ltiSIO·
logico di lardil·• elaborazione or11dil a ~ull'ol'igino della cilli1 .
rlcal CeoaMPllY o{ Asia Mii 0", Lonol r n, 1~9U, I'- 39; P uc11-
STE11(, Zeil tchri/I f1ir Assyrfoloqit, IMll, p. 4\ J; Fn. $\lii\&,
Uopo il d1lu,io. D~uc;.lione e Atena fal.ibricarono pe1· ord ine di
llti•e in Klti11n1itr1, For1rhu11qr>1 :11r ~ld111ki1cht11 Kur111
Gio,·e per r ipopohre I• terro ti'6wi.o. nel sito che perciò sarebhc
st alo dello• txOrc,,, '}ll:lSi E1'xOv1ov; narra :rnche che roracolo
ulld Ctograpltif del l.andu, IJcrlino. b 9ò. p. L3 •g,;.
interpella lo a pru1•osito \l i 1111 longevo ci ttadino d'lconio, Anna('o,
t Tisx1E1:, l/Altt Jlineu.1•t 1 oJ. rie /.}Cni •·n·s, '"'" \'.
1 l 1r; • h <UJ'l0 )' ni:: '1>(!11yù.1..: nOJ.1v i ar.clr:'Jl' x 1J.. Senof., ''issuto trecento n1tn i , a,·ca rispos to che sa.rcbbo morto con tutt i'
348 B. PACE

stratura in Asia e nei suoi din t.orni riordina l'esercito 1 ; trabone la conosce città
piccola, ma ricca 2 ; con Tiberio di viene proprietà di Polemone 3 e S. Paolo la fa
meta del suo pellegrinaggio di propaganda, t rovandovi grande numero di giudei '·
Cresce 1' importanza sotto Adriano, che la rinsangua di una colonia. come ci atte-
stano monete ed epigrafi : la Colonia Aelia IIadriana lconiensis 5 .
I documenti di Iconium romana consistono principalmente in epigrafi che erano

FIO. 5- CON CA • S.\nOOFAClO DA 0000 m SSA R.

passate - come in tante altre città dell'Asia Minore - fra materiali delle mura
di fortificazione medievale.
La pit1 importante di esse, che ci parla della colonia romana, si conserva
nel piccolo museo r egionale, installato in un apposito padiglione del Liceo imperiale.

l'nJu il r ro,·erbio presso i Vrigi '-"-T' 'A v>•aYoV xi.aUactr, rif~rito 1


Str:ab.. Xli , ~US ... 'cvra iiOa 6i ...... tò lxOvcov iou, 9

:rnrhcda alruni parcmiogr:afi. Cià i ,·ecchi gloss.,tori \•idero l'im- :roi.il."'10)' Cl~ t1t•J·<:1xco1-1ùro.. Y.UÌ zo)(!f!.»' (.Ì.'TVJ:l<Tlff!O>'
lzov tij.;
po.tsibililà dclii' ~camMo di te. ton '· mentre il nome della città i.riOTti'll]' ,j,.ay~o/IOror .
ò ,jrura1nente di origine locale . lconio è anche rc!;;i,1r;1ta nel • l'lrnio, "· /1., \', 3i e Strabone. /oc . cit.
cahlo;o di 1olomco, ,._ 6, t 6, efr. :rnchc Amm ian., Xl\", ~. i. ' Aci. A{J081ol., Xlii, 51; Xl\', I 'cl>·; X\'I, ~ sgi;., rfr.
1 Circrono ricord.1 tre \'Olle lconio nelle sue lettere, r<ir-
•nd10 Il ad Tirnol., 3, 11.
lan,Jo doll 1 propria magi<tratu ra in Cilici• , ad farnil., 111, tl 5 llEAo /i, 11. 2 p. 1{ I.
1 1 1
e 8; XV, 3 e 4.

[
RIOERCHE NELLA REGIONE nI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 3t9

Sebbene già edita, mi sembra opportuno per la sua alta importanza storica darne
qui una riproduzione (fig. 4).
Nel medesimo j\foseo si consen'a il grande sarcofago riprodotto a fig. 5,
del quale si trova menzione nel li bro dell' HuarL 1• Rappresenta due personaggi -
un uomo e una donna - in costume romano, seduti di rimpetto. La tabella cen-
trale era preparata per ricevere una iscrizione. Ai lati brevi sono scolpite due teste
di Medusa. Secondo la tradizione orale il sarcofago sarebbe stato scoperto nella pia-
nura di Conia, a Cocc-Hisstir.
Ecco i pochi nuovi testi epigrafici da me vcd uti in città.
L05. - Collina di Aht-eddin ('l'epé), dalla demolizione delle for tificazioni medievali.
Base di calcare compatto, alta m. 1. l2, larga cm. 53, con base 0.69 e coro-
namento 0.6-!; lettere tarde, di cm. 3 1, 2 ; alcune lacune sono intenzionali,
per evitare scheggiature preesistenti della pietra:

.1!01•. n. <l>J.6.1i,aa Il. MO.ex, (<,•>) (?) ~"wv( cii) Y.a uç oè llv brta-
l:.<iJ)' éaurr[> xa.Ì ii- ,JftY.Y.0.J,(<p) (?) ù.ntrét?- {Juia1p:o.1 {moxtiat-
xvoiç I I. ll&1 1açi Y.aÌ oaa (?) TÌJ1 i.6.eva-
1 WL q;foxw X a.

• Coi.in, p. HG.
350 ll. PAOii:

Questo L . P. Flamma che, vivente, ha fatto per sè e i figliuoli P. Pansa e P.


Marco Anniano Miccalo il sepolcro (J.&ova~ è propriamente sarcofago), non sembra
personaggio noto, fra i molti Flamma ricordati in epigrafi e nei testi; il fatto che
esso porta due prenomi, non è raro, come ognun sa, presso i Romani (cfr. esempi
in Cagnat, Ep. Lat., p. 54 sgg.). Un L .... Flamma è onorato di statua a Delos
(B. C. H., III, 160). Molti personaggi, alcuni dei quali celebri, sono poi quelli che
recano il cognome Flamma. L'altro figliuolo porta il cognome di Anniano, più volte
documentato (Prosopographia, A, n. 464 sgg.) e il soprannome di Miccalos, che
manca in latino, ma nondimeno potrebbe essere riconnesso con u :1 nome locale (cfr.
ad esempio Micca, il nome del volgare padre trace dell'Imperatore Massimino, vit.
Maxim., I, 5).
[_ia formula con cui è prescritta la multa di mille denari al fisco, è delle meno
comuni; cfr. ad ogni modo oç o'àv {Jn6.m7re, M.>aei -réjj ;aJ.. 1. G. III, 2 1432, e oç
ai a,, br1a{Jt6.a17rat IJ ào1xi]aai ézot tÒl' Jl1j1·a xaraz061 1ov xezo.?.w,td.vov, Sterrett, pag.
1

200 (Con ia).


106. - Nella chiesa Orto-
dossa del 'repè. Placca di
marmo azzurrognolo ( gok
marm{tr) di cm. 48 X 82
con belle lettere tro\'ato
nelle vicinanze.
Aovxfov
flop;cwvtov
'hmoxearovç

Secondo una formula comune si sottintende com'è noto µvijrw o simil i. È il


sepolcro di un greco che s'è foggiato un nome di aspetto romano.

l07. - Presso le rovine della chiesa Armena, sul Tepè. Stele di calcare grigio di
cm. 79 X 48, già adoperata
nella costruzione della chie~a.
Lettere alte cent. 4.

yJ.u ~vJc6.r17 1ivi]µ17ç


x]&l?"' "aì l-
auuIJ Zwv

Comune è l'erezione di
sepolcri in vita.
RICERCHFl NillLLA R ll:GIONE DI CONIA, ADAUA E SCALANOVA 351

108. - Murata sotto una finestra di una casa del quartiere cristiano presso la << Piazza
della Liber tà 11 ; blocchetto frammentario di cm . 35 X 35; lettere alte cm. 5.

P àOFÀ]cpòv xaì ti . . •

. .. Oeovç •. .. •

109. - Murato nel muro che recinge la moschea di Sciaraffeddio, di fronte al


Konak; lettere alte cm. 2 1. 2 •

N HA IAYTHZW v17m ai~rfi Zw[


,lMJ,ll] l]ç za(!IJV
HCXAPIN
110. - In una casa di ~!agir Mahallè, frammento di cornice di marmo cm. 25 X 10.
L ettere irregolari alte cm. 4. Non giova te ntare una integrazione.

CCW THP VfTE P ArAeE

111. - Ad Ingié Minarè Giaml, proveniente da Eski Scehir, si conserva la parte


superiore di una stela sepolcrale in forma di edicola (m. 1.24 X 0.83) con
acroteri. Nel mezzo del timpano, figura femminile velata del ben noto tipo
delle statue fttnerarie c. d. della Pudicizia; fra. i due pilastri a capitello co-
rinzio, un bucranio con ghirlande e l' epigrafe in lettere di cm. 4 circa.

IVN IA E · L·F· PROCVL.AE Juniae L. f. Proculae


QVAE EG NVAR.AELI quae E gnuar Aeli-
VS MANI VS AVG LIB 1ts .Maniits Aug. lib.
CA RISSIMAE VXOR I carissimae '1.txori
MEMORIAE CAVSA memoriae causa.

La sola parte non del tutto chiara di que3ta epigrafe sepolcrale fatta da E lio
Manio, liberto di uno degli impe ratori della famiglia di Marco Aurelio, alla moglie
Giunia Procula, è, a prima vista, quel che segue il Proculae; ma altri esempi ci
attestano che segue un signum o vocabulum, un nomignolo, cioè, che soleva tra
l'al tro indicarsi con le formule qui (qitae) est, ovvero qui (quae) et semplicemente
(Cagnat, Epigr. lat., p. 57); nel nostro caso è Egnua o Egnuar, assolutamente
352 B. PACE

barbarico 1• Tanto ~fanio che Procula sono invece, come si sa, nomi documentati
(personaggio spagnuolo amico di l\Iarziale; Prosopograph., P. n. 112, II, p. 328; e
Procula, id., P. n. 732 sgg., III, 99).
l 12. - Della medesima provenienza si conservano nella stes·a moschea alcuni altri
frammenti a ntich i, fra cui un frammento di Vittoria alata, con tracce di
iscrizione.
/\I
o

.: ----:.:;:.
;
. ~
.. ··- .. .
-~ .- ~-
·.--- .
...... :
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..."
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O 1 s> 3 -4 S 7 8 9
6 1o
µo w"'"""""""""'""""""""
PIG. 6- P!A:-OTA DELLA CHI ESA DI S Er,•:NA A ~11;1,t;.

1
:->un somLra possa aver rapporto con Egnaluleia, nome leslimouiato per un• lilJOrta (/Joll. dtll'/1/it., i86i, p. 8 si;:.).
RICERCHE NE LLA REGIONE DI CONIA, ADAI,IA E SOALANOVA 353

Un centro romano del suburbio di Conia sarebbe, secondo la tradizione locale,


il villaggio di Sille 1, nascosto a pochi chilometri, fra le vallate dei monti vulca-
nici del vicinato. :Jla noi non sappiamo quanto valore possa avere la tradizione,
che potrebbe anche avere una pura origine toponomastica. Nondimeno si deve
notare che la popolazione di Sille, in grande maggioranza cristiana, parla un greco
misto di elementi latini 2 • Nel villaggio è notevole la chiesa dell'Arcangelo .Michele
(pianta a fig. 6) costruita in epoca relativamente vicina sul sito di una più antica,
che si fa risalire al passaggio della pia imperatrice S. Elena da !conio, durante il
viaggio per Gerusalemme. Un'altra chiesa scavata irregolar issimamente nella roccia
(pianta a fìg. 7), è luogo di culto molto diffuso fra i cristiani della regione.

• •
• •
o 1 2 3 + 5
Q L;;J

•·1(}. 7 - PIANTA OEJ[,[,A CBIESD'l"fA DJllf, T,A PAl'! A()IA 01 s1r.r, 11.

L'importanza di Conia come centro di cristianesimo, derivata dall'origine apo-


stolica della sua Chiesa, ci è attestata dal fatto che nel 215 essa è sede di un Con-
cilio s. Sotto i bizantini la città è la metropoli della Licaonia '. Un cospicuo mo-
numento cristiano è la chiesa di S. Anfilochio (fig. 8), che sorge sul Tepè, non
lungi daJla moschea di Alaeddin.
Questa piccola chiesa - che per essere adibita a magazzino d'esplosivi, non
potei visitare internamente durante la mia permanenza a Conia - è dedicata a
a quell' Anfìlochio, nativo della Cappadocia, scrittore di cose sacre e amico di San

1 N1~. B.•C•LOCLr (o Jlacolorulo) nel cu r ioso roman•o •l<>-


0.-r:aloolu ~ono riproJ011e alcune canzoni. r3ccoot i. ldtt·re in
ric'o·fulldorico irHitot110 6 ~i·i.i~ai'o; (Smirne, t 90V) riferisce questo 4.Ji;tle tto, con riduzione in nco;rcco.
•··· ij ~·t,;.;.,, ;;.u,p, rò G>'O/UA abrijç à."'tò ToV aT~annoù :SVl i.a • • C>prian. , ep. 75, n. 7 e n; t:uschio apd. Rufin., hi sl.
p. V.
Ecciu., 7, G, coli. li, 15.
1
Qucslo dialcllo è slalo s ludialo dol DAWKt~ • . Jour11. 01 • tlicroc l., p. 679.
//ti/. S1udit1, XXX, t OIO, p. 109 sgg. ; nel cilalo r omanzo del
364 B. P.AOf!l

Basilio e di S. Gregorio Nazianze no, che nel 374 fu ordinato Yescovo di !conio e
morì sul fi nire d i quel secolo 1 •
È questa la chiesa in cui nel periodo selgiucida fu riconosciuta la tomba di
2
Platone, secondo una di quelle leggende comuni nei paesi di cultura araba •
L'edifizio consiste in un corpo quadrangolare, dal quale esce la curva dell'ab-
side. È sormontata da una cupola cent rale a base oLtagona, costituita esternamente

PIG. 8- CONIA • CHIESA D!ZANTJNA DI $ , ANlllLOOUIO.

da due ordini di a rchi a falsa finestra ; tipo di costruzione prettamente bizantina -


1crr. RICHARD e GIRAl' D, Dizion. ddl• scien:e eccluin· Le.;genJe simili ~ueli antichi io:apienti erano c.omuni nel
11icht, ;\opoli, 1843, I, p. !!I ~ s1;1;. mondo araho. Co•ì ancho a Palermo si fa,·olei;gia\'a cbe nella
• Il i:eo;rrafo arabo Jal.ul, del se c. Xl\' , dice appu nto cho a moschea princip;1le fo»e lo tomb• di Ari•totcle e nei dintorni
Conia è I• 101nb• di Platone, nella chie;~ presso la mosche• della cillà 11uella di Galeno. Cfr. AMAlll, Arch1rio Storico Sici-
(cioè la moschea principale, di Alaeddin) err. SARllE, 01'· eit., liano, Xl, p. 4~1. L'aulica popolari tà di Platone in Pers ia ,.a
p. Sl . La leggenda è ripetul a dal geografo lurco dcl sec. X\'11 probabilmente rironncs"'a con l'asilo che il re Cosroc, amico
llagi !\ballo; ,.• pai;. 3~9 noia . Il di,·ino Plaloue M·rcbhe disscc· della cultura ctleuica, dit•Je a Oamall'cio ultimo scoloarca, neo-
1

calo il ma re che occupava la pianura di Conia. Si ricordi a platonico, 9,pul~o da Costantinopoli ne l 5~ da Giust iniano. Cfr.
pro1iosi10 anche la e fonle di Platone • presso Bei Scch ir, cr,.. per que s10 ad es. G. Ah ;1. 1.1, la /i/oso/la grtca da Epicuro ai
pag. S~7 noia . neoplatonici, F ircuze, i!l2~, p. 3~.\.
RICERCHE NELLA REGIONE DI CON IA , ADALlA E SCALANOV A 355

per quanto di influenza orientale - del quale non giova indicare particolari riscontri.
Un orologio che era installato su di una torretta sul tamburo della cupola, è stato
in questi ultimi anni opportunamente distrutto.
Il complesso più insigne dei monumenti di Conia, si riferisce al periodo in cui
essa fu capitale dell'impero Selgiucida, detto dei Rumi, cioè del paese dei romani.
L' impero bizantino che usci va dalle estreme grandezze di Basilio II Bulgarot-
tono, nel 1048 veniva a cozzare per la prima volta - esse ndo imperatore Costan-

FIO. 9 - 'J'O l?IU~ QUADRANOQl,A.ll.,,

tino IX - coi selgiucidi succeduti agli a rabi e persia ni nell'assalto delle frontiere
orientali.
Non è il caso di parlare qui, sia pure brevemente, della storia dell' impero che
questo popolo fondò dall'Eufrate al Bosforo, dal ?I.far Nero alla Siria, colle vittorie
del grande Solimano. 11 benessere e lo splendore di Conia in questo periodo è anche
attestato dagli storici delle Crociate : Bocmondo di 'faranto infatti vi transita nella
prima, e Federico Barbarossa la assalta ed espugna nella terza 1 •
1 Ch·itas opulentiuima temporalihus bonis, la chi.ama nober to c. O (ivi, col. Il, p. lii); p. 133-+ (Federico ll>rb>rossa); Fui-
Mon•co, al tempo di &<•mondo di Taranto, c. ! 9, in Recuil du chi C3rnotensis, c. U (iti col. lii. p. 336); Petri T udeboldi,
hi1torie111 dei Croi1adu, hi1t. occid .. <ol. lii, p. 766 ssi;. hill .. p. 30; Gnta /'ra11corum, p. 130, 181, 4~6. ecc.
Notizie su Conia a propo~ito di f(Uesta e delle seguenti cro- Il Mot.T.,, Oru(e liber Z111t/111de 1wd 8egtbt11htilt11 i11 dtr
riare ci donno Will. T~rcn,i., lii, c. t7 (in Ree. cii., I, Pariçi, 1firkti, llerliuo, I S!13, p. 336, occenn;o a • Heili1;enbilden und
t 8H , p. 136), c. iS (p. tl:l), X\'I, c . ~ (p. iSS sg1;.}, e, 2ò; genncsische Krcute • nelle mu1•a di Conh1i ma non sappiamo
XXI. c. I~ (p. IO:H); l'lstoire de E1·acles Empe1·w1·, XXIV, con '1u a1Ha c:,:ittczza.
FIO. 10 - TERR ACOT TA ORI ENTALE. ROMA, :MUSEO DELLE TERME.

[
RICERCHE NELLA REG IONE DI CON IA, ADALIA E SOALANOVA 367

Ma il sultanato di Conia, che aveva raggiunto l 'apogeo politico con Izzeddin-


Ki ligi Arslan II (1156-88), ai tempi del Barbarossa era territorialmente ridotto di
molto. Non di meno è dopo questo periodo, sotto il regno di Kaikobad, detto le

PI<T. 11 - COXIA • L&ONE: $ELGIUOIDA .

splendore della religione (Alaeddin), che la città manda i suoi ultimi splendori
nei suoi monumenti più interessanti.
Sommerso dall'invasione dei )fongoli, l'impero nei primi anni del secolo XIV
si divide fra dieci Emiri indipendenti: Caraman, genero dell' ullimo Sultano di Rutni
Alaedùin III, tiene Conia e la Licaonia. Da lui prese nome Oaraman tutto il paese
che costituisce a un dipresso il vilayet moderno di Conia, ed egli fu famoso coi

...J
FIG. 12 - CONIA - AVANZI DEL PALAZZO DEI SOVHANI SElLGIUCIDI NEL TEPÈ .
RICERCHE NELT,A REGIONE DI CONIA, ADALIA E SC..\LANOVA 359

successori nelle storie·.-occidentali col nome di « gran Caramano,, 1 • Sul finire del
secolo la Caramannia, coi paesi finitimi viene incorporata da Bajazet I ali' impero
Ottomano 2 •
La poderosa cinta di mura che inquadrava nel medio 0\TO la forte e contra-
stata città, è ora completamente distrutta; una sola torre quadrangolare, non ancora
del tutto abbattuta, sussiste presso Lahrendé Uapì.1 (fig. 9). Possiamo ricavare

FIO. 13 - COSIA} .\IOSOilllA 01 ALAllOOCN,

3
dalle notizie degli scrittori che videro quella fortificazione , che questa contava un
t Co"'ì nc11·epitafìo in ,·ersi ~iciJi .. ni di Gio,·anni Filangieri de/l'/mprro 01mano, Roma, t S..,!; Il> llT7B611G, Storia dti bi-
(morto iu P•lermo ucl 1450), i;o,·ernalore Ji Cipro sollo il re- za11ti11t r dtll'/mpuo 01/omnno, Molono, \'ollardi, ISU7; Bt:-
nultimo Lu-,1~113110 : nEr 1>1: L osccuA~r, , Ln (atltl l'111verul1, Bruxelles, t ~!2,
Lhau di rampu lu gran Couamanu. p. t 60, IGS, ecc. ; SAnnr, llri•è in J\lt inasim cit., r. 3J s~ ;
Cfr. 01 MARZO, O.lit origini e t•icmde di Palermo dì P. Ran- Tu. llOUT»t" /liarcht 11dla 1toria dei Stlgiucidi di Asia
:aano, 1cril/ura dciliatia del 1ec. ,\T, Palermo, t 861, p. 46 noia, Jlinort negli ti/li dr/I' Mcadtmia r eale di Arn1ttrdarn, t 896;
1 Per la storia di Conia e dcli' impero di Rumi e di Cara- Aoom L GnAAD\ n El FE~nt (prorcs,ore Ji persiano del Liceo
man si po ... sono consull:lre TE\tf.R, t•A.tie Minture (cd. P:trig1, di Conia), nrtiroli dh•ersi ..;.ull3 ~toria e i monumenti di Conia,
t!!U~. ue l'I 11i1·er1), p. SSO ,,,_; llA!UCER, Cuch. der o•ma11i- nel ;;iornole locale llabaluk (t\HS).
1chen Rtichn, I, Berlino, t868; Ci.. H~ART, Re't•ue sémitiqut, ' Lr.Akr, Jo1<rt1. o( a tour i11 Asia illinor, Londra, 18~1,
Il, t8M, p. t~o. 3~0 s g.; lii, t 895, p. %1 sgg. (prezio•a sii· p. 4S s;;. ; Tn1sn, tlsle .lli11e11r, p. ~23; \'mr.s o& SA1~T
lor;o di epigrofl arabe e turche della regione); Jorn., Ko11ia la MAllTIS, /, 'A sir Ninrttl'r, Parilji , {%!, Il, p. 6i9 (descriLione
ville ilu Vervicltcs to1<r11wr1. Parigi, tS!H; E11RANTE, Storia del Ccogroro turco lln~i l\holro, f t 657) ,
360 B. PACE

gran numero di siffatte torri (il Texier dice 108), molte delle quali decorate in alto
di quella caratteristica falsa finestra con l'iscrizione, che si riscontra nella torre
selgiucida ancora superstite in Adalia.
Così fra i materiali di quest'opera come fra quelli del palazzo imperiale, che
sorgeva sul Tepè - il quale nella parte meridionale ora difeso da una sua cinta
particolare - abbondavano i pezzi decorati e iscritti 1, alcuni dei quali si conser-

r--· .

"

PI«. U - CONIA - MOSOBBA DI ALABDDIN, INTERNO.

vano nel museo. Quello riprodotto a fig. 37 è assai notevole perchè nei motivi
della decorazione si sente la sopravvivenza delle pitt antiche arti della Mesopotamia
e della Persia. Altri già noti, presentano strane rassomiglianze colle arti d'occidente,
nella rappresentazione della figura umana, dalla quale la scultura selgiucida, come
è noto, non rifugge 2 • Alludo a due grandi placche di tufo che rappresentano dei
geni alati, già collocati in corrispondenza simmetrica ai lati dell'archivolto di una
• lbn-Uibi, lraJ. di HO~SllA, apd. lltAttT, nonia ; LEA~r. 190$, I. XXIll, li;; I ; Xlii, 1009, I. XX\'I; SAIHlE, Er=tu-
I'· ~9;
TE\IEn, p. 662 e lav. 57, ecc. qnisu islami#chtr li111111, 11. 1909, fi;;. 8-9, :!I e ta'" li I ;
• IJ>.~0.:1., Cat. des Sc,.lpt. d. Jlusées lmpt riau.i; Oli., Il, c. MICIO\, ~la11. d'Art. Jlus., Il, p. 67.
p. 5~ s;;. nn. 7~·93; Rtvue dt l'art. ancitn ti mod., Xli,
FIG. 15 - CONIA - MEMBER DFJLLA MOSCHEA DI ALAEDDIN.

lf\

[_
362 B. PACE

porla della città, sono vestiti di lunghi calzoni e con un movimento di gambe quale
nei primitivi dell'arcaismo greco troviamo per indicare convenzionalmente il volo.
Sul corpo un'alta e bizzarra corona di tipo orientale 1 • La terracotta imperiale orien-
talizzante (fig. 10) con~ervata al Museo delle '!'erme, in Homa, offre un istruttivo
raffronto classico a quelle placche 2 • Una placca riproduce l'aquila araldica bicipite
quale antichissimamente ci appare nei rilievi ittiti di Jasilì Caià e riappare poi nelle
armi medievali. Un leone è rappresentato nella convenz ionale e simbolica espressione
cl ella sua forza vii toriosa, col cranio del bue abbattuto, sotto la zampa tfìg. 11).

lllG . 16 - CONIA - INTERNO DET, 'flJlrnl~ D llù SIJùTANO MAIVrmE.

La fortificazione di Conia fu cominciata, come risulta da un epigrafe che ora


i conserva nel museo, nell'anno 6l0 dell'Egira (E. V. 1213-14), sotto il regno di
lzzeddin Kaikaus I; ma fu portata a compimento da Alà-Eddin (contemporaneamente
a quella di Sivas) dopo fa. distruzione dovuta a Federico Barbarossa 3 •
Oltre la fortificazione Conia era ricca di molti edifizi. Del palazzo imperiale non
ava11za che un mode.;to frammento, costrutto in mattoni crudi ', e in via di rapida
decomposizione (fig. 12); ma sussistono altre costruzioni sacre e di beneficenza,
1
lltAnT, l\011iù, p. illS e 1H s1;. U11 altro rilievo di Co- cii., p. 3, tav. I a e b.
nia: M ~hoz, ,\11oro Bull. di Archeol. cri8tiana, Xli, {9015, ' Pci rnoJeJli per:;ioni di 11ne.ct i palazzi .. ( \·eda D1En.APOV,
p. Hl, tov. IV,!. f, 'art, 1111c1en de la Ptr8e, voi . IV, r t I~; cfr. anche Journ. o{
• lnv. n. i!!SH. Proviene da O•ti.1, mis111·a cm. ~9 >< 20. llell. Stwl., X'\À, WIO, p. 6~ •~li·
' TE\IEn, P· !17; MICÉON, P• 18, flg. 68; SARRE, op. ull.

[
RICEHCHE ~ELI,A REGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 363

monumenti quasi sconosciuti, non già che ne manchi notizia e qualche riproduzione,
generalmente assai difettosa, in libri diversi, ma perchè non esiste uno studio com-
piuto, e quel poco che se ne è scritto rimane al di fuori della conoscenza del pub-
blico colto'. Augurando che la nostra Missione possa condurre una definitiva illu-
strnzione di questo insigne complesso, che richiede studio comune di un critico con

PlG. 17 - CONIA - FDIESTllA IN LCGNO 8001.PITO DEI, Tunu l,i DI ALAllODIN

un architetto e un orientalista, presento qui qualche conLributo di notizie, con nuove


e buone riproduzioni.
Sulla collina centrale sorge la :Moschea maggiore della città 2 , costruzione co-
minciata al tempo del Sultano Izzeddin Kaikaus I, e finita come dice liscrizione
sul portale, nell'anno dell'Egira 607 (E. V. 1220-21), dal di lui fratello e succes-
sore Alaeddin Kaikobad, il più grande, come s'è detto, dei sultani selgiucidi di
1 .Specialme1110 SARllE, Reise i11 Kltinatien cit., G. MAS · Ko11i11 rii., p. 13! -1nr.
DE•, l.u palais do mllans Seldjouks à Konia e la monwn. t S.11111&, p. 47 s;;., lai'. X\'111 (mediocre riproduzione del
uldio11kldt1 d'Asit .lfi11turt, in Bull. d'ari. a11c. et mod •• 190i· po1·111h'); lo iscriziQni 00110 dalo da llUART, Rèv. Stm. ci t.,
i()O~; t:. NEniANN, Siiddeulsche Bauuitu119 1 1895; C1•• Hl' ART, 1111. !3 e 33.

_J
364 B. PACE

Conia. L'edifizio è opera dell'architetto di Damasco Mohammed ben Kaulan e consta


dell'unione di due grandi ambienti rettangolari, di cui uno (fìg. 13) sembra una
manifesta aggiunta che io reputo perciò un ampliamento, voluto forse dal nuovo
sultano, al primitivo disegno. È coperto da un tetto in legno dipinto, sostenuto da
una serie di colonne con capitelli svariati (fig. 14), molti dei quali, antichi, proven-
gono probabilmente da edifizi romani d' Jooniuin. ll complesso del piano, a molte-
plici navate divise <la una vera selva di colonne (42), rientra perfettamente nel tipo
della pr imit,iva Mos..:hea araba, quale vediamo ad esemp io iu quella di Valid a

FC(}. 18 - CO:-i!A - ~IOSCIIR.\ OAllA'rA! MllDIUISI·: .

Damasco, di Anir al Cairo o in quella di Co1·dova, nello quali gli storici dell'arte
araba vedono un influsso della forma dell'antico tempio egiziano 1 •
Il più interno dei due ambienti, che io credo il più antico, comprende la tri -
buna riservata al Sultano, priva di ogni valore d'arte; il Mirhab in marmo, deco-
rato tutto ali' intorno d' incomparabili terrecotte inrnriate bianche e turchine, con
bei motivi e iscrizioni decorative in nero, elemento caratteristico di quest'ar te sel-
giucida; o li vicino, come di rito, il Mem.ber, alto pulpito in legno nerastro scolpito,
opera paziente e di estremo buon gusto, in cui assomano in armonioso complesso
tutti gli elementi del repertorio decorati\ro di quest,' arte (fig. 15). L'iscrizione 2
che corre lungo questo gioiello della scultura in legno, dichiara eh' esso è opera di
un operaio nativo di Akhlat in Armenia, e fu fatta nel 550 (1155).

• fit VOlllA, Arch1ttttura Nussulma110, Milano, i~H . p. 30 t ll u•nT, Ko11ia, p. 1·14.


~g .. i 51 sii;., U1, ecc.

j
HICERCHE NFJL LA REGION~J D.( CONIA, A DALIA E SCAT,ANOV A 365

Sul davanti del Mirhab, la cupola, coperta anch'essa internamente di terrecotte


invetriate, poggia e quadra sui pilastri la sua base rotonda, per tramite di pennac-
chi triangolari.

rlG. w- OONI;\ • INTJmNO DELLA ouror,A 01 OA ltATAI MEOUESJ::. (TERUAOOTTA INl' l•l T lllA'L'A).

Un turbè con tetto piramidale, racchiude otto sepolcri ricopert i di mattoni in-
vetriati recanti iscrizioni a lettere bianche sul fondo turchino, disordinati nel corso
di tardive riparnzioni e pertanto pressocchè illeggibili (fig. 16) 1 • Sono sepolcri dei
Sultani più illustri di Conia, tra cui quella del « Sultano martire >> Kaikosroe I.
1 HUART, Konia, p. U2 ~;;.

_J
366 B . PACID

L'imposta in legno di una finestra di questo turbè, bel lavoro che ricorda il
member della 1\Ioschea, è stata trasportata di recente nel Museo dei Vakuf a
Costantinopoli 1 (fig. 17).
Presso a questa .Moschea si trova una grande medresè, detta di Oaratài, eretta

PIG. 20 - CONIA • PORTALE DI CARATAI llEDllCSI:.

a quanto dice 1' iscrizione, al tempo di Izzeddin Kai-Kaus II dall'Emiro Gielaleddin


Karatai, luogotenente del visir di quell'imperatore, nel 6-1:9 dell'Egira (E. V.1251).
Essa possiede un bel portale di marmo, è coperta da una grande cupola e decorata
'Cfr. I' imposu rip rodotta in SAllllE, p. Hi. Su que,to lma1·ot dl'll• Moscl1ea di Sultan Sulciman, cfr. U. MoN~rnn,
importante Museo di arte ot'Ìenta le, installato durante la i;uerr• Il Muuo r:11q11( a Co1ta111i11opoli, in Rassegna d'Arte, VIII,
per opera dello Sceicco dell'Islam nell'elei;ante eclifiiio del 10~1 1 p. 123 sin;.

[
FIO. 21 - CONIA - PORTALE D'INGRESSO Dl S IRCl.ALl.
F IG. 22 - CONIA - INTERNO DI SIRCIALI MEDRESÈ . (TERRACOTTA INVETRIATA).

[ __J
RICERCHE NELLA REGIONE DI CONJA, ADALIA E SCALANOVA 369

internamente di belle majoliche. Può dirsi sufficientemente illustrata 1, non tanto


però che non sia utile riprodurre qui alcuni particolari, in maniera più soddisfacente
che finora non sia stato fatto (fìg. 18-20).
Lo sLesso può dirsi per quell'altro edifizio, sotto il lato opposto della collina,
che per lo splendore delle maioliche profuse dappertuLto nell'interno è detto Sircialì

PIO. 23 - CO~IA - 1:Ht:R~O Dl SIRCIAf,l \ll:OUUSIJ.

11Jedresè, cioè la medresè invetr·iata, fondata ai tempi di Sultano Ghiattedin Kai-


chosroe II 2, della quale parimenti mette conto di riprodurre qui talune fotografie
(fig. 21-23) più nitide e significative di quelle finora pubblicate.
Molto sommariamente sono invece noti alcuni altri monumenti di primissimo
ordine della medesima arte. Così quel complesso di importanti fabbriche che sorge
presso l'antica porta di Caraman.
1
llLAllT, Konia, r• 155 srg.; Iter. in Rtt•. Stm., n. 31-5; t TtXIEll, tov . 9ll-0; llvART, Iter., n. 53; ID ., l\onia, p. t 78
SARRE, r. 48 SQ'Q'., llV\'. x1x.xx1. si:;.;SAllllE, p. 51 sg;. e tav. XXll ·XXV.

47

[ _J
FIG. 2-l - ENERGHÈ GIAMÌ.
lUCERCBE NELLA REGIONE DI CON IA, ADAl,IA E SC,\LANOVA 3il

La Moschea detta di Lahrendé Capti o anche Energhé Giamì o, per essere pm


esatti, il bellissimo prospetto opera dell'architetto Mamluk (o Kalus ?) ibn Abdallah 1,

PIO. 25 - PORTALE DI E~ERGBk OIAMl .

che solo avanza di tutto l'edifizio, viene qui riprodotto in modo tale da permettere
di apprezzare in qualche modo l'eleganza della linea architettonica e la finezza
del complesso decorativo di quest'opera insigne (fig. 2-l, 25).
1 ll trAllT, lscr., n. ·19; l\011ia1 p. t75; SAlll\E, p. 56. Il fianco destro del porUle i• rotto di un oarrorogo 1·omano con Medusa o uccelli .

[
372 B. PAOE

Li v1c1no, preceduto da un piccolo Giamì a costruzione rotonda con quattro


braccia, nel più lungo dei quali si apre l'ingresso, si trova un t?trbè a grande cu-
pola, che il popolo chiama di Saib Attà. In esso si trova la tomba di Fachreddin Alì,
figliuolo di El Hussein, morto nel 1285, della moglie e di quattro figliuoli, tombe
tutte rivestite di maioliche bianche e azzurre con grandi iscrizioni decorative (fig.
26) 1 • Alì che ha costruito questo complesso nel 668 dell'Egira (E. V. 1269) era

PIO. 26 - COXIA - TURBlJ Ol SAIB UATTÀ 1 TOMBR 01 TKRRACOTTA ll'AIOLIOATA.

un ricco e generoso ministro del Sultano Ghiatteddin Kaichosroe III, uno degli
ultimi selgiucidi.
Questi locali abbagliano ancora per la profusione di nitide maioliche verdemare,
bianche e nere, decorate di disegni geometrici, e di eleganti iscrizioni con versetti
del corano. Di questa maiolica, a motivi combinati di stella ed esagoni, è anche
un t raforo di finestra fra il Giamì e il rrurbè (fìg. 27) 2 •
1 t. Koma, p. t'i6 ~~~. ; hrf',·i riG"hc dcl
Hl'AKT, /1rr . n. !>O llOl:lro 5;.tib At1à. se signifìr.- • mini"tro regalo• fo1·sc conserva
!'ARll>',p. 55 e buon• riprodu1ione • ta''· XXIX . A queslo me- un -opronon10 oli Fachreddin, rilorcnlesi alla sua liboralilà.
ole<imo person•:;gio si do,·e Ta•c ~lcdrése di .~k Scchir (S•nnr, t SulJ3 foggi3. di chiusura delle finestre con I ra(ori, co1nune
p. ~I e 55), di cui qui •· ripro follo op1alche elemenlo (fi;; 40 •i:.). a tutto il mondo ar3bo, 3nche tullor:i, cfr. I' intcre~sante studio
t! - seronJo mi ha dolio un d1,.1tto personaggi!) di Conia - un1' dcl SALl~AS, Ctnlennrlo Amari, ml. Il, Palermo i !ll:!.
$ruola di mrdirina con ospedale • Sivas. La denominazione po-
RICERCHE NELLA REGIO~E DI CONIA, ADALIA E SOALANOVA 373

Ai piedi della collina di A laeddin, sorge il monumento più leggiadro forse di


Conia, in cui meglio si manifesta l'essenza di quest'arte selgiucida; ed è nondimeno
quello di cui meno si sono occupati gli studiosi: lngiè Giamì 1 •
Il nucleo dell'edifizio superstite è costituito - ed è disposizione caratteristica
delle costruzioni sacre persiane - da un edifizio quadrangolare (fig. 2 e 28), co-
perto da un' ampia cupola rivestita internamente di maioliche nere e turchine, la

PIO. '1.7 - OONIA • TllRBÈ DI SAIB BATTA ll'AHR-EDDIN. TRAPORO DI ll'lNBSTllA IN TBRllAOOTTA SMALTATA.

quale si svolge attraverso un complesso di pennacchi triangolari disposti all' in-


torno, sui quali ricorre una fascia con grandi caratteri cufici ripetuti ali' infinito.
Una fontana centrale ci attesta che siamo in un locale precedente alla vera
Moschea che andò distrutta dai terremoti, dei quali l' ultimo stroncò anche I' a-
guzzo minareto. Procede un piccolo ambiente quadrangolare in corrispondenza
col portale, aggettante dall'edifizio, per tutta la sua larghezza.

• Vedi la mezza rai;inctla (56) e la pessimo tav. XXX in HUART, /ionia, p. 160, ove è spos tato il minareto, perchè il
SAHll~, nonchò le poche parole e l'in sign ificante incisione in diSCll'llO è ricavato da una fotoll'rafia rovesciata.

[ _J
374 B. PAClll

Il portale, in tenero tufo giallast.ro cavato, forse, dalle vicine cave di Sille, consta
di due strisce mult iple, cordonate e piatte, nel quale s'apre piccola e arcuata la
porta d' ingresso ali' edifizio (fìg. 29).
È la medesima linea architettonica di quasi tutti i portali di quest'arte, a co-

~IG. 28 - CONIA - JNGI~ OIAMl.

minciare da quello di Sultan Chan e di Sircialì Medresè, linea veramente essen-


ziale nell'architettura selgiucida, che l'adopera anche nella decorazione delle torri,
come possiamo vedere in quelle tuttavia superstiti della cinta di Adalia, del tutto
simili, a quanto possiamo indovinare dalle descrizioni, a quelle distrutte e coeve
di Conia.
Una duplice fascia a nastro, carica di una iscrizione di belle, nitide e g randi

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FIG. 29 - CONIA - PORTALE DI INGIÈ GI AMI.
FJG. 30 - CONIA - MOSCHEA DI AJÀ SOPHIA.
:s:i:
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48
378 B. PACE

lettere decorative, in cui si legge il nome dell'architetto KalO, figlio di Abd-allah


(l'autore del prospetto di Energhè Giamì) 1 , contornando l'arco della porta e intrec-
ciandosi con doppia sovrapposizione sulla chiave, sale rigidamente in mezzo al nic-
chionc, lo supera e tornando poco dopo a sovrapporsi, viene a morire sulla cornice
superiore. Il resto del nicchione Yiene cornpletamente occupato da due altre strisce
decorate da figure geometriche, recanti due bozze e, verso gli spigoli della conca,
da due austere forme vegetali saldamente rilevate.
Manca nel nicchione quella caratteristica sovrapposizione di cellette a favo o a
stallattiti, che in così squisiti e svariati adattame nti troviamo nei monumenti sel-
giucidi, come del resto in tanti edifì,,,i dell' Egitto, della Spagna, della Sicilia, re-
taggio comune dell'arte araba. Ma dall'assenza di questo motivo caratteristico trae
nuova bellezza e rarità il nostro monumento, per la maggiore superficie che in esso
rimane da ricoprire di quegli ornamenti,
di cui l'arte selgiucida si compiace non
meno dell'arte araba genuina.
Non ostante quest'affinità fondamen-
tale, frutto in parte della tendenza anico-
nica della religione illusulmana, non potrà
nondime no non sfuggire ad un occhio an-
che mediocremente esercitato alla cono-
scenza dci monumenti arabi, quanto sia
essenziale la differenza tra la decorazione
araba e quella selgiucida quale ci appare
o ~ 2 ~ 4 5 nel nostro cospicuo e significativo monu-
"'"""" """""'::::.lìOOWI
>'l(l. 82 - PlAN'rA O&LL'lilDIOOLA S&POl.OlULE mento.
DI M \/$$.\LLAR.
La decorazione araba, se ben si con-
sidera, non contiene in sè traccia alcuna di
funzione tettonica ed è costantemente priva di ogni rilievo plastico. Essa non con-
torna e dà risalto alla linea architettonica, .ma soltanto ne riempie completamente
gli spazi, prescindendo dalle loro forme, sicchè ogni motivo o serie di motivi può
essere impiegato senza rapporto alcuno con Ja sua collocazione nell'edifizio. È sua
int.ima viri.Li la esuberante im'enzione dei motivi vegetali o geometrici, che ricca-
mente s'intrecciano e s'inseguono e s'involgono liberamente, sicchè l'uno, mentre
prepara con l'espandersi delle sue forme l'altro, è alla sua volta incluso e arricchito
da a!Lri motid, senza regola alcuna e con una varietà di cui è indispensabile com-
plemento il colore. Varietà fantasiosa da cui traggono immortale bellezza così l' A-
lam bra, come il soffitto della Palatina di Palermo, o i cortili delle case di Damasco.
Sebbene limitata a moti\·i decorativi geometrici, nulla di questo noi ritroviamo
nella ornamenta11ione del nostro portale. Anzitutto, sostanziale differenza, la deco-
razione rinvigorisce la linea struttirn. Ma accedono inoltre elementi plastici spie-

• lh AllT, /ionia, p. i60.


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380 B. PACE

ca.ti, quali le ricche palmette involute della conca e le trecce vigorose che sovra-
stano lateralmente ad essa, motivo questo che invano cercheremmo nel repertorio
arabo dei monumenti siriaci ed egiziani, ma è invece una diretta filiazione di forme
classicheggianti, che ritroviamo in altri monumenti spiccatamente persiani quale la
tomba del santo Imam Mehmet a Damgan 1•

PIG. 35 - TAPPETO TROVATO A CONIA N>:LJ,A TO\IDA Dl OlflBAL EOOIN RUlll.


FATTO PRR ORDINE OF.L SULTANO SE!,IM I. - COSTANTlNOPOLr, MUSRO DEl \'AKU~.

Vi è poi una ripetizione ordinata di pochi elementi decorativi, che produce un


ritmo pacato delle linee, una leggiadra alternativa di gradazione, senza for me in-
volute e involgenti. Non un insieme sovraccarico di elementi ripetuti senza legge,
bensì un organico complesso di motivi.
Un altissimo minareto sorgeva a destra del portale, diviso da due gallerie in
tre parti ineguali, di cui le superiori a fascio di colonne, come quello celebre di

t SPRINGEn-R1cc1, blan11ale di sloria dell"arle, Il, fig. t05.

J
RICERCHE NELLA R EGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 381

Adalia. Esso era già in condizioni statiche infe lici, ed è stato stroncato 111 questi
ultimi anni da un terremoto.
Un assai curioso monumento è il Titrbè che sorge nel medesimo quartiere di
Sirciali Medresè e il popolo chiama di Aja-Sofia, forse per la sua forma di chiesa
bizantina con cupola centrale. L 'iscrizione che si trova sulla porta, ci dichiara che
la fabbri ca fu eseguita nell'anno 824 dell'Egira (E. V. 1421), essendo Su ltano di
Caraman Mohammed Alaeddin l . L' Huart rileva come sLrana e degna di nota la
persisLenza della tradizione architettonica e decorativa araba in questo edifizio ; ma
è sfuggito al benemerito orientalista che le placche decorative sono tratte da una

FIG. 33 - CONIA - TO:UBA DELLO $01!:1000 SUG.\ .1.DD!N.

costruzione più antica e malamente adattate ad una parte della costruzione di mat-
toni del nuovo turbè. Le fot.ografie riprodotte a figura 30 e 3 l mi dispensano, credo,
di insistere su tale manifestissima circostanza, la quale pertanto toglie qualsiasi
valore alla considerazione suesposta.
Nel g randioso campo funebre di Mussallah, sorge un altro monument-0 degno
di particolare menzione (fig. 32, 33). Un'edicola r ettangolare, costrutta io feriormente
di otto assise di blocchi di arenaria rossastra di Sille diligentemente squadrati, su
cui sorge il resto della fabbrica in opera incerta, inquadrata da piloni di mattoni.
Infe riormente doveva esservi una cripta, cui si accedeva forse da una apertura sul
davanti, e che era coperta da una Yolta, oggi crollata, sulla quale poggiava il
• llUA!IT, Ko11la, p. i 19.
382 13. PACE

pavimento visibile dell'edicola, alto così appena m. 1.50 <lal piano circostante della
campagna. L'ardita volta dell' edifizio, a carena di nave, s'impostava sui muri
lunghi, aprendosi sul davanti in una pecie d'arco trionfale che era ricoperto com-
pletamente di terrecotte nere e verde-mare invetriate, di cui solo una piccola parte
sussiste, colla disposizione a comune intreccio geometrico. L'edifizio era coronato
di merli e senza dubbio era il sepolcro di un personaggio ragguardevole.
Degli altri e piì1 recenti monumenti musulmani meritano distinto ricordo an-
zitutto la Moschea dei Dervisci Merlevi, coi numerosi edifizi annessi, fra cui il turbè
ricoperto da una cupola di maioliche verdi (fig. 34), del Santo fondatore della Con·
gregazione, il poeta persiano di stirpe r eale Gielaleddin Mohammod Rumi, morto
nel 1274, autore del poema filosofico il Mesnevi; la Moschea fondata da Selim I,
in cui si dovrebbe studiare la sopravvivenza di motivi artistici selgiucidi in alcune
forme monumentali dei portali e nella quale è notevole un sepolcro in marmo qui
riprodotto (fig. 35) che appartiene allo Sceych Suga ad-din Lahdi; quella più re-
cente detta di Sciaraffeddin, che ci riconduce al modello essenzialmente turco
della Sulcimanié e della Fahtié di Costantinopoli, che rappresenta limmortale trovato
dell'architettura Ottomana. Movendo dall'originale concetto bizantino di S. Sofia,
coll'aggiunta delle mezze cupole laterali e la rispondenza sapiente delle dimensioni,
questi artisti seppero elaborare un complesso architettonico compatto e slanciato,
che elevandosi per una successione di masse tondeggianti accavallate, culmina
armoniosamente nella cupola centrale, dandoci l'illusione estetica di un naturale
complesso collinoso.

i'IO. fJ7 - PLAOOA DECORATIVA Sl:LOIUOIOA, - MUSBO 01 CONIA.

[
RICERCHE NELLA REGIONEl DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 383

LA STRADA ROMANA I CONIU.M-ATTALEA

L'antica viabilità dell' Analolia Meridionale è argomento meritevole ùi studio,


perchè non ancora tutti i problemi ch'esso presenta sono stati r isoluti, con l'utiliz-
zazione di tutti gli elementi 1 • Questo studio richiede una serie di ricognizioni nel
terreno, che non ho avuto agio di compiere nella presente campagna, se non per
quella par te che prPsentava vivo interesse pratico.
Necessità militari e opportunifa economiche reclamavano infatti nella primavcra-
estate del 1919 che fosse prontamente studiato un collegamento stradale diretto fra
Conia e Adalia. Falliti alcun i tentativi, volli perciò te ntare la soluzione del problema
basandomi appunto sullo studio dell 'antica rete stradale specialmente di età Romana,
per far mi guidare dall'esperienza raccolta dagli antichi, cui il tempo non può aver
tolto alcun valore, perchè in un paese accidentato come quello in questione le vie
debbono seguire punti obbliga ti di passaggio.
Allo scopo di controllare sul terreno - nei tratti da me non percorsi in pre-
cedenza - i risultati dell' indagine storica e di constalare l' opportunità moderna e
la consistenza del tracciato, concordai con il Comandante del Reparto di Conia,
Ten. Col. Marchese Giuseppe De Bisogno, una ricognizione, che condussi dal 15 al
24 agosto, e che fu coronata dell'esito più felice. Mentre da un canto sotto la guida
delle vaghe testimonianze antiche si potevano rintracciare opportuni collegamenti
stradali ricalcando orme lasciate dal senso pratico dci romani, alla loro volta le
osservazioni compiute sul terreno nel prescegliere il percorso moderno, permettevano
la raccolta di elementi per una migliore conoscenza dogli antichi percorsi. Simpa-
tico aiuto che si sono forniti a vice nda, uno studio che si reputa dai molti volut-
tuario, e un' indagine rigidamente logistica e pratica 2•
La Tab1tla Peutingeriana non mostra una strada tra Attalea ed Iconium
(fìg. 38-39); le grandi linee di comunicazione in essa segnate seguono all'ingrosso
la direzione da Occidente ad Oriente. Ma l' esistenza di una tale via ci è attestata
dall' itinerario di San Paolo 3 che, approdato presso Adalia, a Perge (20 km. ad
1 Quéllo che s i conosce si t1'0\·a nt•lla ben nol~L 01w 1•:1 del 1/tl li. /Stit •IO Ceoora{lco Militare, Ili , Il. 8, Firen xo, rn~~.
ll MISAY, llistorlral Crogrophv o{ Asia Jl/i11or, Londra, 1800. Per ('OU l :t\Ola.
il pro1re110 di qu~•lo s tudio dr. i'ACE, Ilo/I. dt/la Il ..'\ocietà • Al/i deyh Apodoh .\///.
Crogr. ila/., t!.116, - Cli //allat1i e l'uplora•iot1t dtll'Orlulfe t3 l:;t 11uum a (lapho na,·i;.;-••h<'n t Paulus t•l 'lui cum eo orant,
cl/miro, Rom• , t9~0, p. 79. \'Cnc1•un1 Puq;cn Pa111phyl iac ...
' Nella llaruy11a dell'c1t1·clto lla/ìa110, a. I, i9:!0, p. 76 i ~\ .... perlr'1ll:!!Ct1nle$ Peri::1•n, vencrunt Antiod1iam Pisidiae ....
s~~. ,l• s t:unpato, cun alcune ioe~31tezzc ed uno sc-hiuo itiuerario :it .... vencrunl tconium.
non rreciso. un ~unto del mio rJpporto otl Comando, cho ora Alti d' Oli Apo1toli .\/\',
trov:i~i pubblicato nella sua parte essen1i:1lc, con i1i 1t1•nrio, G .... Confu~eru111 ad ci,·itales Lycaoniac, Lyst ram el DMben,
11oll'opuscolo: J'er la nostra J'nCP Orie11tali', Roma, l ~tituto ot u11h·er$am in e ireuilu 1·,•gioucm.
Cu1unialv lta lhmo, 19! 1, e 111og-lio :rncora ne l' f'ni ve1·ao, llirfala ! ~ .... profeclu~ e,1 in Oerbcn .

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8

49
386 B. PAOE

oriente, oggi i\Iurtana) risale fino ad Antiochia di Pisidia (l éilOvac) e di là passa


ad !conio e poi a Lystra (Khatyn Serai) e Oerbe 1 ; da qui, dovendo raggiungere
il mare per imbarcarsi, rifa il cammino già percorso (Lystra-Iconio-Antiochia-

PIO. 40 - AK sc~;um . TASO )1 F.l>llt:Sk.

Perge-Atlalia) anzichè scendervi direttamente, il che a giudicare dalla distanza


geografica sarebbe stato pii.1 breve.

~O ... l'C\Cr~i .. uul L\ .. tra1n. et lconium, et Antioehiam ... 1 Gli :l\nnzi di t~~tra, che fu Colonia romana (Colonia

~3 Tr•'""'"'unte"''lue Ph~idiam, ,·enerunt in Pamphyli~m. Julin fè/1.r l:t111i110 l.1111rn), •ono pros.o l\haly11 Serai , nella
~ i Et lo<1uen1e~ 'erburu Domini in Pergc, dc-sccnderunt in At- lor•fità 7.oldt•ra,dr. /lu//. dt Corr. lltll •. 18'3, p. 317; STERRETT,
t.•liam . llol(t F.xptdil .. i•cr. n. \!-H sgg. Oerbe ,. cercata Corse Ira
~:> l~l inJo n:i,·iga,·t:! runt in Altaliam .•.. Gul de1·isin e Uc l\ifi,s.. . (l\ieperl, O. lii E:rmc nek).
Per llcrbe l.ystra-lco11io clr. anche X\'I, I,
HICERCHHl NFJLLA REGIONE DI CONIA, ADAIJIA E SOALANOVA 387

Ciò non prova che non vi fosse altra strada ohe conduceva in Adalia dai paesi
della Licaonia, Derbe, Lystra e Iconio, all'infuori di quella attraverso Antiochia,
perchè potrebbe darsi ohe il passaggio da qui, data l' importanza della città, fosse
intenzionale. ~la è certo che dall'itinerario di S. Paolo risulta quale fosse all' in-
grosso la tendenza della strada antica, quella cioè di risalire l'altipiano, seguendo

llIG. 41 - AK-SOB:D!R - TASO imor111sl·1.

un grande arco e profittando perciò di quei valichi naturali che s'aprono nel!' im-
mediata vicinanza di Adalia 1 , e collegando molti importanti centri intermedi.
Noi possiamo precisare più specialmente in base ad altri documenti il tratto
Antiochia-Iconio. l1a medesima Tabula Peutingeriana sogna una strada, lunga
LX miglia, c:he parte da Antiochia e si divide poi in due rami, l'uno dei quali
volge appunto con brusca diversione attraverso un valico montano fino ad foonio;
questo tracciato non può essere a mio parere che il seguente: Antiochia - valico

t l.'in ... ionw di <1110.sti valichi era forse chiamato aulicamente con Jlarola pien:unento t·orrispondonte al lurco boohaz, og;;i
x).(u«~; noi 111ccliocH> si di ccv._. con valore toponoma::tiro qrurOv ~dopernto.

J
388 B. PACE

del Sultan Dagh presso Orkenès - Philomelium (Ak Scehir) - Iconium. Sono in
complesso quasi il doppio delle sessanta miglia segnate nella tavola; ma ognuno
sa quanto poco affidamento si possa fare su di e~ sa per questo riguardo.
]~~ questo l'itinerario dei Crociati di Boemondo da Taranto nel 1097 1 , che nel-
l'ultima parte, da Philomelium in poi, coincide con un grande cammino: quello se-
guito nel 401 a. Or. da Ciro con la spedizione dci Diecimila 2 , dalle carovane del-
l'opoca selgi ucida 3 e dai " corrieri del gran signore n in tempi a noi più vicini 4,
1·icalcato oggi - a documento dell'immutabilità dei fenomeni collegati coll' immu-
tabile fattore geografico - dalla modernissima ferrovia Ilaidàr Pasci:1 - Conia -
Bagdad.
Noi ignoriamo quale fosse per contro il percorso Adalia-Antiochia di Pisidia.
Da qui partiva una strada verso Apollonia (Olù Burlù), che la Tab. Peut. segna
lunga XCV miglia, la quale, come ci attestano alcuno pietre miliari 5, correva lungo
il percorso attuale (75 Km.) che attraverso la bella pianura tocca le sponde setten-
trionali del lago di Egherdir, ed i villaggi di Ghengiali e Senir Ghent. Poichè sap-
piamo dell'esistenza di una strada Antiochia di Pisidia - Comama, di cui una pietra
miliare segna a Sceref Ujuk presso Iurkutly, a quattro chilometri da Fugla, il
O.XXI[ miglio 6 , possiamo ammettere col Ramsay che questa passasse sulle sponde
~ ord Ovest del lago di Burdur - ove presso Ilias sono gli avanzi di una notevole
citilt romana, forse Elies o Elles 7 - e raggiungesse, descrivendo un ampio giro,
Oornama, donde poi certamente proseguiva per la vicina Termessos.
Nella strada AnLiochia-Iconio la Tab. Pcut. prima del valico montano distacca
un braccio che, seguendo la vallata di un grande fiume su lla sponda destra, scende
a Sidc; il fiume deve pertanlo essere il Manavgat (antico Melas); Ja distanza di
miglia fJXXX, segnata sopra. Side, se nza strette referenze, non può che riferirsi a
questa strada. Non occorre di ricordare come la giacitura dolio varie località nella
7'ab. I'e1tt. non abbia a ltro valore so non relativo rispetto a quelltl segnate su <li
una medesima strada. Il Ramsay specilìca il percorso come segue : Antiochia,
N vapolis (Oaragac), Misthia (presso Kirili Oassabù.), Karallia (Bei= Scehir), Parlais
(Uzumla), Monastir-Mallos (Mallos ovà), Side, basandosi su qualche pietra miliare
nel primo tratto e sulla mensione di Neapolis e Misthia nel Geografo Ravennate,
che deriva, come è conosciuto, da un itinerario 8 • Egli ammette poi come proba-
bile, ma soltanto perchè verosimili le strade: Iconium - Vasada - Misthia e Ico-
nium - Dalisandos - Karallia che avrebbero permesso pitt rapidi collegamenti 9 •
N'el primo di questi tracciati esiste un tratturo.

l 1-'l 'l-Cttl.f\. CA l\'.'OTr~s·~ , r . 8. in Rt cue.il del hisl . d t • n1111. p. 6.


r r ol 11ndt1, hil/, occid., lii, p. 330 • ad Antiocbiam deinJe lco- • Hphtm. eplgr., V, n. IS!lS; ST&RR•TT, llol(t Ex ped.,
niu m • ; Cesin f 'rancorum, ivi, p. 496, ecc. n . Mli; PACP, Anriuario, l ii.
t Seuor., Anah., I, 6. T)·riaeull:l·lconio 3 giornate di camini ... • f. phtm. tplyr., V, n. t367 e USO.
no, ~O 1>a ra 3a11_.he (30 s tadi og11i par;esan;a di ,-alore non bene 7 Pietre miliari qui pres~o dr. Sn.tmErr, llol(t E:rptdil.,
1letì nil1il ·; cfr. Plinio, u. lt., VI- 30). n. 610 e 617; crr. llA!l>AI', /1is1. gto9r .. p. 57.
• SAURE, lltlle 111 Klti11asit11, p. u 'ei;-g. 8 Op. cii., p. 33?; cfr. anche p. 39t, 39\).
1 SESTINr, l 'lagoio da Cosla111i11opoli a Rauora, Lirorno, e Op. cii., p. 3~8.

[
RICERCHE NELLA REGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 389

Fto . 42 - MOSOHEA NEL OORTILF. 1)1 sur.TAN OB AN PRESSO CONJA.

***
Di queste antiche strade due collegavano adunque Iconium con Attalea :
I. - La Iconium - Parlais - vallata del Melas - Side ove~ raggiunge la lito-
ranea antica e moderna.
IL - La Iconium - Laodicea - Antiochia Apollonia - Ilias - rrefenni
Oomama - Termessos. Quest'ultima descrive un enorme giro.
390 B. PACE

Io credo che però vi fossero dei tronchi intermedi che segnavano delle corde
all'arco, riducendone lo sviluppo per chi non volesse toccare tutte queste località
intermedie. Il Ramsay ha proposto dubbiosamente una strada che da Antiochia
toccando Prostanna (Egherdir) e Oremna (Ghirme sopra Bugiak) scendesse diretta-
mente ad Adalia 1 • Ma il tracciato Antiochia-Cremna non è concepibile così come
è supposto dallo illustre archeologo e geografo, attraverso montagne del tutto im-
praticabili, nè del resto si appoggia sopra alcu n documento.
Ci soccorre qui l'esame di quei punti fermi deJla viabilità segnati dai Chan sol-
giucidi, ricoveri notturni per le carovane, eretti in un periodo in cui la distribu-
zione degli abitati del paese non era ancora molto diversa da quella dell'epoca
antica e che perciò a mio creJere ci possono aiutare a risalire alle strade romane :.
Ora una serie di questi Chan collega da un canto Conia a Bei Scheir e dal-
l'altro Adalia con Egherdir, sicchè sulla loro traccia possiamo segnare all'ingresso
la via romana.
Essi pel primo tratto sono noti e ci attestano da Adalia le seguenti stazioni :
Evdir Ohan, Kirkgoz Chan, Suzuz Chan, Ingir Chan, Isbarta, Egherdir 3• Da qui
a Bei Scelir e a Conia nella nostra ricognizione ho potuto segnalare le seguenti
altre stagioni: Ujnk Chan, Caragac, Felé Boghak, Beiscchir, Kyzil Oèren I, Kyzil
Oèren Il, Alty Napà, Conia.
Abbiamo così una non interrotta catena di Chan che, sulle orme quasi dapper-
tutto di una strada romana e bizantina, ci segnano il collegamento completo tra
Attalea e Iconium. Sotto i Selgiucidi i rapporti politici e militari tra Conia, capitale
dell'Impero, e Adalia furono frequentissimi; v'è pertanto fondata ragione di rite-
nere che questo tracciato sia il più opportuno, considerando sopratutto che quei sul-
tani, il cui regno segna l'ultimo bagliore di civiltll. nell' interno dell'Anatolia, deca-
duta poi con la conquista ottomana, si preoccuparono non poco della viabilità del
loro impero costruendo, oltre questi comodi e grandi asili carovanieri, altre non
indifferenti opere stradali.

* **
I nuovi Chan selgiucidi, segnalati in questa ricogmz1one, sono i seguenti:
I. - Alty-Napà (i sette archi), circa al 17° chilometro sulla strada da Conia
a Bei Scehir. È un edificio quadrangolare di circa m. 45 X 15, consistente in un
cor tile (cui si accede per una parte protetta da due corpi avanzati), ai lati del
quale sono due ambienti e in fondo la solita sala a tre navate protetta da vé'ìlte a

1 J11dt:z map, in principio dell'opero. l\OMA~H LI, o. r., col. 235.


t Clr. PACE, Cl' //aliani t I' up/ora:r.iont dtll' Oritnlt ti· Suzuz chan: LA~C~ollO~>• 1•, Slitdlt Pamphylitn• m>d Pi-
ltnico, p. 70. 1idit111, Il , p. t87 •;:g. , rav. XXXII.
1 Evdir chan: $Pt1ATT-FORllES. Travtls in Lycia , p. 2!1; l ngir chan: SA11t1>:, Rti1t in K/t i11asit11, p. 88 sgg. ; Ro·
RO>tANEl, Lf, ~lonrtm. dei J.incti, XXlll, col. 2~5 s~~· llAHLl, I, o. c., col. ':!U1.
Kirkòz e han: RoTT, liltlnasialische Dmkmatl., pag. ~O ;
I l-
i I

MéTR.O
()

FIG. 43 - OHAN NITIL LAGO D I EGHE R DIR.

[
392 B . PACE

botte, le due laterali più basse, sostenute da cinque archi a cuti, che basano su
quattro pilastri bassissimi. Costruzione mista di blocchi squadrati (qualcuno dei quali
antico, segnato con croci) e piccole pietre con ma!La. Dal cortile si accede alla
grande sala di fondo per una porta, sulla quale era collocata un'iscrizione ora del
l.uito illeggibile.
IL - Kyzil Oèren 1, al 31° chilometro circa sulla medesima strada; dimen-
sioni simili al precedente; cortile fiancheggiato da file di piccole celle comunicanti,
dal quale una porta, sormontata da una iscrizione illeggibile, dà accesso al solito
locale di fondo, a tr e navate divise da cinque pilastri che sostengono sei archi. Le
mura, in cui sono abbondantemente adoperati dei pezzi antichi, sono in qualche
punto munii.e di strette feritoie.
Ill. - Kyzil Oèren II, al 38° chilometro, di migliore costruzione del precedente
ò pilt grande (m. 65 X 25). Un arnncorpo in forma di torre-porta dà accesso al-
l'atrio, fiancheggiato da due locali chiusi con quattro archi ciascuno. In fondo la
solita grande sala a tre navate, divise da file di cinque pilastri, che sostengono sei
archi. Su lla porta di questa sala iscrizione anch'essa illeggibile.
P oco lungi da questo Chan, un altro piccolo edifizio quadrangolare di simile
costruzione, viene reputato dagli abitanti, non so con quanta r agione, una moschea.
IV. - P oco oltre il villaggio di Kirili, nel Felè B egaz (o l!elè bel), nel quale
scorre diretto a Sud un limpido ruscello, presso la ricca e fresca fonte fra le rocce,
sussistono pochissimi avanzi di un altro Ohan completamente abbattuto, i cui mate-
riali sono stati adoperati nelle fabbriche moderne del villaggio.
Sembra che da questo medesimo luogo prove ngano alcune epigrafi t e due
robusti frammenti architettonici romani, che esistono nel villaggio di Kirili, il cui
sito corrisponde, come s'è visto, all'antica Mysthia.
113. - Nell'interno di una grande vasca del giardino del Ohan moderno di K.irili,
è murato un blocchetto di cm. 70 X 70, che reca in lettere alte crn. 6 1/ 2
questo frammento inedito di iscrizione funeraria, di cui non giova tentare
una integrazione.

NAE TP ICAN
''<!ET(JIOQV
AnnwMAN aJr;rwµav
IAMMHAMMA taN01apµa
aret tJ.apt
ATPI I AAM I
1u•1/,u]17c: z&en1•
HCXAPI N

V. - Sulle ri\·e del lago di Egherdir, nella locali tà detta Uyu.k, esiste un altro
Chan di salda e bella costruzione, fortificato da tord angolari e la cui pianta rap-
1
Cfr. Milw . blilltil., i 883, p. 77; Bui/. dt Corr. llell., i886, p. 502; STERR&T 1 P.pio. Jour11., n. {88.

_J
IUCERCHE NELLA REGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 393

presenta il tipo piì.1 S\•iluppato di questi edifizi (fig. 43). Un portone coperto, fian-
cheggiato da due locali di guardia, immette nell'atrio rettangolare, ai cui Iati sono
due file di stanze e in fondo la grande sala divisa in tre navate da quattro pi-
lastri che sostengono cinque arch i.
L'iscrizione in belle lettere monumentali che si t rova sulla porta di accesso
nel locale di fondo è incompleta. Il dott. Michelangelo Guidi la legge : u (Edificio]
11 imperiale lo ha costruito (il Signore) del Mondo e della Religione, che Dio al-
11 lunghi la sua vita .... » - Certo si riferisce, per il frasario, ad uno dei Sultani
Selgiucidi d' Iconio.
VI. - Pochi minuti prima di enLrare ad .Egherdir, si vedono gli avanzi di un
Ohan, profondamente distrutto e probabilmente abbandonato assai di buon'ora.
Avanzi di un' edifizio simile, sebbene di apparen7.a non molto antica, si trovano
dietro il moderno Ohan della piccola città, sulla piazza dcl Oonak. Lì vicino è un
bel!' edifizio di J.liedresè (fig. 4-!).
Anche a Oaragac e a Isbarta esistevano dei Ohan antichi, di cui non manca
qualche avanzo; ma la continuità dell'abitazione non ha permesso in questi luoghi
che fossero conservati come in aperta campagna.

PIG. H - llGDlmDm .UEDnms~; .

5)
394 B. P.ACE

La piana del lago di Burdur, nel centro proprio dell'antica Pisidia, si riallaccia
verso sud-ovesL ad altre conche, in una delle quali sorge il villaggio di Oaratly 1•
Ad un paio di chilometri circa da questo villaggio, presso un rustico ponticello
della strada che conduce a Navlo, si eleva una collinetta di quelle - come rivela a
prima vista il suo aspetto caratteristico - almeno parzialnwntc artificiali, che in
Lutto l'altopiano anatolico custodiscono avanzi dei primitivi abitatori. Ad esse, fra
Lanta incerLezza sul loro uso e l'età, è bene lasc iare, come ho proposto altrove, la
denominazione locale di ujuk, plurale: itjuJclar 2 •
Mang iar U juk, come è chiamato questo tumulo, consta di un duplice cocuzzolo
di diversa altezza, a pianta comune allungata, misurante un centinaio di metri.
Attratto dalla forma caratterist ica, ho visitato quel s ito nel settembre 1919
du ra nte la ricog nizione compiuta n ell'altipiano, collabora ndo con la Missione del
R. Istitu to Geog rafico Militare.
Olt re tenui avanzi di costruzioni in piel ra, che esistono sul dorso di questo
come di tan ti altri ujuklar di cui occorrerà far cenno, non tardai a notare numerosi
frammenti di una ceramica che mi torna\'a nUO\'a. Frugando allora la superficie
con maggior cura (per quanto poteva consentire la rapidità obbliga ta del n ostro iti-
nerario), raccolsi un campionario dei cocci rappresenta ti fra gli abbondanti detriti
archeologici di cui è disseminato il terreno. Essi me ntre rendono vivo il desiderio
di uno scavo, che tut to fa presumere debba essere largo di risultati interessanti,
meritano una compiuta illustrazione, perchè non solo pongono chiaramente il pro-
blema della vita preistorica della Pisidia e regioni limitrofe: ma anche illurn inano
di un tenue raggio le fitte tenebre ond'è avvolta la primitiva civiltà del paese.
L e ceramiche raccolte, per diversità di tecnica e di decorazione, vanno classi-
fi cate a lmeno n ei seguenti gruppi, che - naturalmente - non è da escludere pos-
sano venire accresciu t i da ulteriori rinvenimenti.
'.l'ipo I. - Impasto nerastro di c reta non epurata: vasi fatt i senza l'aiuto del
tornio ; superficie a stralucido ingubbiata c·olore ne ro ebano, o bruno o rosso corallino.
l~ una ceramica del t utto simile per l'aspet to a quella neolitica dei giacimenti
egeo cretesi; quella rossa riproduce esattamente la tecnica de lla cera mica neolitica
riscon trata abbonJantemente nei tumuli preistori ci della Bulga ria, specialmente di
Denew e di Cogia Deiermen, il cui maleriale è conservato al ~Ju eo di Sofia 3 • Essa
1 Si 1c11i;.1 pr~•cnlc il bel riliern d i
S. Gon ne /, • l11i- S11/111a1101·0 (in lluli;,.o) in /111/lt/11110 drlla Società arcl1eo/09ica
1·er10, publilir:uione dc l R. Istituto Gfo!Jrn/ico Jliltlare, I, bulynra . o , I\', 1011, p. 14 s~i;. L'im portant e nwtcriJle tli
r. >lll sg., Firenzi!, i020. quesl i tumuli, non :incora. curnplet:uncnle e:ipo:,lO, ho potuto
I Cfr . il mio rrcced1•11((' rapporto in que $.l 'Annuario, lii , e-. mina rc "' I IOIO rcr <Orlesia del Si(:. Popow . dire llore dcl
p. au (30) ; 58 (5~). Mu;o•o di Sufl.1.
• li. POPOw, Il Tumulo di Dentw v rtsso it villaggio di

__J
RICERCHE :NELLA REGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 395

appare in quasi tutte le stazioni della Pisidia e della Licaonia ; per la forma ci
possono istruire i vasetti completi che ho pubblicato nell'Annitario, III, p. 59, 63,
fig. 28 e 31.

1'10. 45 - Cf:RAMICBE PREISTORICHE DBLLA PISIDIA DllL TIPO 11 (l : 1).

A Mangiar Ujuk sì è trovato molto cocciame di questo tipo, senza forme che
possano meritare d'esser riprodotte.
Tipo II. - Impasto di creta epurata; vasi fatti al tornio; superficie a stralu-

[ _J
396 B. PAO@

cido, ingubbiata di colore bruno o rosso o giallastro 1 (fig. -!7, n. 3 a e b, 4; fig.


48, n. 2-3); tah·olta su questa superficie sono dipinte in nero o bruno sovrapposto
delle decorazioni consistenti in linee a fascio disposte tutto intorno al vaso, col-
locate talvolta a scaletta o a dentelli (fìg. 46, n. 1 e 4 sono i due lati dello stesso
coccio; fig. 40, n. 3, -!, 8), ed - in un prezioso coccio (fig. 45, n . 5) - con un
vero meandro del tipo più semplice ed iniziale, quale troviamo nelle ceramiche

PIG. 4o - OERA.\llOBE l'R&ISTO!t!ORE DELI,A PISIDIA DRL TIPO 11 (l : 1).

ioniche di Myrina 2 • Nella decorazione interviene talvolta una fascia di color pa-
vonazzo sovraposto (fig. 45, n. 7).
Tipo TIT. - Grandi pithoi d'impasto grossolano di terra con punte micacee
non depurata, e di color nerastro tendente al verdognolo argilloso. Sono fatti al
tornio e decorati di cordoni sporgenti a spigolo e d'impressioni dovute a fasci di
cordicelle legate intorno al vaso non ancora cotto (fig. 47, n. 6 e 48, n. 1).
1 Quolche GOìoi1 :, tecnica con questa classe d i ceraruirhc 1901, I, Lipsia, i Oll . p. !j5 si;g; dr. anche ceromichc di
s i può I rovo re con qualche prodotto della Cappadocia (mii roten Cordion. Suppltm. rallo la/1rb11ch, la,·. !? e 3 e lahrbuch, i90ì,
Ucbcrxui;), rhe è pc1·ò decornlo con altri molivi, clr. L. CUn· p. 4110; WOS, p, tOG ccc.
TIUS opd . H. G11on, Jlti11t l'order asit11e.rptdilio11 1906 u nd • crr. f'E11no·r-C 111r1Ez, lli1t. de l'Art, IV, p. 410 sg.
[
398 B. PACE

Oltre queste ceramiche si è raccolto a .\Iang iar Ujuk un poderoso martello di


basalto (fìg. 48, n. 4 a e b) e qualche matrice di selce.
Un frammento ceramico unico (fìg. 46, n. 3) che per la decorazione a reticolato
o intreccio nero sulla superficie giallastra della creta, differisce profondamente da
tutLi gli altri, sembra un vero prodotto d'importazione che richiama in modo par-
ticolare le ceramiche geometriche dei diversi centri egei.
Nella medesima recognizione del!' altopiano pisidico ho riscontrato documenti
simili nei seguenti altri ujukla1·.
A. - Kokak bunar, nella via da Burdur ad Agilar poco prima di Iassì Girmé.
Una fonte sulfurea ma potabile da cui il luogo trae il nome (Kokak bunar si-
gnifica fontana puzzolente) sgorga presso una roccia perforata da due grotte natu-
rali a galleria, cioò con doppia uscita, di cui una abbastanza lunga potrebbe anche
servire da ricovero. Vicino è scavata nella r occia la baso di un sarcofago r ettango-
lare, che r eca nella parte anteriore entro una tabella ansala un'iscrizione illeggibile
la quale sembra cominci con il prenome )Ave. tanto comune nelle provincie per la
generale concessione della cittadinanza romana dovuta a Caracalla. Il coperchio di
questo sarcofago a doppio spiovente giace presso la fontana ove si vedono fram-
menti di terrecotte di tipo romano.
I/ ujuk, grande ed alto, a planimetria allungata (fìg. 50J è cosparso di molti
avanzi di selce e di ceramiche nel tipo I, fra cui la bocca di un vaso (fig. 47,
n. 2), nerastro - che richiama, come altri esemplari della regione (Annuario, IIf,
fìg. 28), forme egee - e il labbro di un vaso o piatto a superfice bruna con foro di
sospensione (fig. 4 7, n. 6), ambedue eseguiti senza tornio.

B. - Poco oltre, nella destra della medesima strada, altro ujuk tondeggiante,
con tracce di uno scavo centrale, ma senza avanzi appal'enti.

C. - Sull'acropoli che sovrasta il villaggio di Agilar, rocciosa punta tagliata


a piattafol'ma, difesa da piccoli tratti di muro o da una bella torre in massi squa-
drati presso la quale la tomba di un santone, un lekl.:tJ, ha salvato dalla distru-
zione un ciuffo di belle conifere.
F ra il ricco cocciame romano se ne vede mollo anche di rozzo impasto pri-
miti vo (tiipo I), ed è stato raccolto anche un frammento (fìg. 45, n. 2) del nostro
tipo 11, con decorazione bruna di linee rette ed ondulate su fondo giallastro. Si
è anche raccolto il coltellino di selce (fig. 47, n. 1).

D. - Sulla strada da DU\·er a Iarasc-lì, a circa due Km. dal primo yilJaggio,
nella sinist ra si alli nea, in prossii:nità delle coll ine che circondano la conca, un
gruppo di tre ujuklar uno dei quali, il più piccolo, con tenui avanzi di ceramiche
e selci.

E. - Sulle nve del lago di Iarasc-lì, ujuk tondeggiante, costituito dall'ossa-


tura naturale rocciosa, regolarizzata con massi erratici, piccole pietre e terra. Sul

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RICBRCHE NB LLA REGlO~E DI CONIA , ADALIA E SCALANOVA 399

cocuzzolo avanzi di una costruzione di piccola fabbrica e molte terrecotte a super-


fice rossa e bruna ingubbiata (tipo I), qualche selce e un frammento di roccia verde,
che sembra appartenente ad un vaso. Alla base bella e fresca fonte.

F. - Presso le rive del lago di Navlo, nella pianura detta Sari-Oiai, ujuk con
avanzi del tipo I.

G. - Sulle sponde del lago minerale di Baindir, ujuk con avanzi numerosi di
ceramiche dei tipi I e II (per queste ultim e fìg. 45, n. 1 e 6; fig. 46, n. 2), com-
miste a terrecotte d' imitazione aretina di sagoma e tecnica sicuramente romana.
La collinetta è piena di mucchi di pietra, che sembrano in parte avanzi di un
aggore terminale o di edifizi angolari.

PIO . 48 -
'
AVA>rZI PllEISTORICC DEI.I.A P!SIOIA • (LE CERA \llOUF. I : 4; IL MAllTKLLO 1 : 6).

Il. - Nella medesima conca, verso il villaggio di Deré Koi, ujuk più piccolo
dcl precedente, tondeggiante, con avanzi del tipo I, rossi neri e bruni.

T. - Presso il villaggio di Akcé, piccolo tumulo allungato di circa m. 30 di


larghezza, alto circa m. 6 sulla pianura levigata.
La sua forma - per la quale si vede che è composto di pietrame e terra -
dimostra all'evidenza la sua origine artificiale. Sul cocuzzolo ho raccolto scarsis·-
simi avanzi ceramici molto rozzi e di carattere indefinito.
I contadini affermano di a\·ervi t rovato nell'interno molte ossa. È certo un
tumulo sepolcrale che forse non ba relazione alcuna con gli altri ujuklar finora elen·
cati, ed invece si collega con quei tumuli presso le rovine di Lagon (Usun Ouiìt
Cahvc), che data la loro vicinanza ad Adalia si dovrebbero presto esplorare.

L. - Sulle rive del Lago di Burdùr presso il villaggio di lliàs, si sono rinvenuti
molti cocci del tipo II a fondo ro3so senza decorazione, associati con frammenti di
marmo e rottam i di tipo ellenistico e romano. Lì presso sono delle in teressanti
rovine classiche (fig. 49) segnalate in precedenza.

[
400 B. PACF.

* **
Con queste constatazioni, il numero degli ujuklar preistorici segnalati nell'alto-
piano pisidico e nelle vicine parti della Licia e della Licaonia si accresce conside-
revolmente 1 c si acquista un nuovo e notevole dato di fatto col rinvenimento della
ceramica del tipo II, che finora non era apparsa che in modestissimi frammenti quasi
sfuggiti all'attenzione degli studiosi 2 •
Ciò che sorprende in queste stazioni e specialmente in quella di Mangiar ujuk, è
il trovare avanzi di alta antichità, quali sono la mazza di basalto, le selci e le cera-

..re. 41) - ,\ IUltA PQr. roONAT,[ Dt ILIAS.

miche del Lipo I, associati con le ceramiche del tipo IC, che manifestamente deri-
vano da quelle più rozze del tipo I, di cui costituiscono un perfezionamento tecnico
ed artistico, ma la cui cronologia non può essere di molto eleYata per la presenza
dcl mofo·o decorativo del meandro. Anche piti strana è l'associazione frequentis-
sima con altri cocci numerosissimi che, senza alcun dubbio, per la tecnica e la sa-
goma appartengono al periodo ellenistico e persino romano.
Noi non possediamo ancora nessun accertam<>nto stratigrafico, condotto col
necessario rigore, che ci permetta di giudicare con sicurezza intorno al valore di
qucst.i fatti; comunque le attuali constatazioni ci permettono di intravedere come
con ogni probabilità non debbano intercedere grandi distacchi tra il moment-0 in cui
• Cfr. la hihlio.;rafoo da mc data nel precedente rapporto, prc-•o il chon sc l;:iucida di lu~ir, nella conca di Bugiak; cfr.
in ,,nnuario, 111, I. e., e le nuove constatazioni ivi contenu te. A1uu,ario, p. 3~ (3i est.).
• lic OIC\O raccolto nel l9H modestissimi sagi;i nell'ujuk
RICERCHE NELLA RBGIONE DI CONIA, ADALIA E S CALANOVA 40 1

gli abitanti degli 11juklar adoperavano armi di pietra e fabbricavano rozzo vasel-
lame senza tornio; quello successivo in cui ·- per influsso di modelli pervenuti forse
attraverso la limitrofa Licia di civiltà ellenizzante - nobilitarono la loro ceramica
indigena, rendendola splendida di superfice rossa e decorata di motivi lineari, com-
preso il meandro; e l'ultimo infine in cui conoscevano e imitavano il vasellame romano.
Il tipo di civi ltà della Pisidia, alla vigilia della conquista romana, costituiva
con tutta probabilità una fase progredita della civiltà neolitica, scarsamente in·
fiucnz:ita dalle civiltà mediterranee ed in ogni caso non in tale misura da miglio-
rare e trasformare il tipo di aggregazione paleografica, del tutto primitivo, di cui
gli ujuklar sono documento. E ciò è in perfetta armonia con le vaghe notizie che
conosciamo dagli scrittori antichi, presso i quali la Pisid ia ci nppare1 com~ e pit1
delle prossime regioni, abitata da tribù barbariche in continua rivol ta così ai tempi
della spedizione <li Ciro, come a quelli di Alessandro e fin nel periodo romano 1•

fJG, iO - K OKAK - 6 0 SÀI< UJ UK,

1 Cfr. lo rri1110 tu sli111011i•11z~ sui PisiJi ricordate Ja mc in ,\1111uario, lii , p. 00 (5l oslr.) nota I.

51
402 B. PAClil

INVEN'l'ARIO DEL TEMPIO DI A.R'l'EMIDE PERGEA

Alle falde della collina orientale di Perge, detta oggi Eilik Tepé, tra gli avanzi
di una basilica Bizantina e il solo arco superstite dell'acquedotto che s'incontra sul
viottolo che viene dal Ohan di Murtana, corre un muro di costruzione molto tarda,
che contiene fra i suoi materiali pozzi squadrati ed epigrafi. Una di esse è l' im-
portante elogio del medico .Asclepiade figlio di Mironc, edito dal Paribeni (o. c.,
col. 60 sgg. num. 48), un'altra, anche più notevole, quella che pubblico ora; essa
era stata spezzata da alcuni scalpellini di Adalia, che avevano intaccato quel muro
per trarre materiali da fabbrica, e fu salvata, sebbene parzialmen te, dal nostro epi-
state Hagginikola Fertekli.
Iscr. 126. - Di sette frammenti superstiti, cinque combaciano, formando due
facce contigue di un blocco, che sembrano lo spigolo di rivestimento di un monu-
mentino, ma sono invece la parte superstite di una stele in origine in forma di un
parallelopipedo, con almeno due facce contigue, se non con tutte e quattro, coperte
da un'iscrizione. La stele completa era alta piti dei 69 centimetri che attualmente
misura, perchè mentre in basso le due facce finiscono con margini regolari, in alto
non è conservato in nessun punto il mar gine antico. Uno dei lati, quello che noi
chiameremo B, è invece completo nella larghezza e raggiunge i 48 cent., mentre
in principio del lato A, che attualmente ha una larghezza massima di cent. 33.5,
manca una sottile striscia, che secondo le probabili integrazioni al testo sembra
essere inferiore ai cent. 15 che mancherebbero per la larghezza dell'altro lato. Dal
n. 31-32 si vede che in quel punto le lettere mancanti sono sicuramente due. La
stele era perciò quasi certamente a base rettangolare e non quadr ata.
La scrittura che ricopre interamente le due facce superstiti, è in piccole lettere
che variano da poco meno di un centimetro di altezza a circa uno e mezzo; la
riproduzione in zinco che presento, compiuta su calchi e fotografie, con g rande amore
e intelligenza dal collega Edoardo Gatti della R. Soprintendenza agli scavi di
Roma, mi dispensa da altri particolari descrittivi. Aggiungerò soltan to, ohe i due
piccoli frammenti che non a ttaccano fanno nondimeno parte, con ogni sicurezza,
del lato B e senza scrupolo si possono trascrivere, come si vedrà dal contenuto, in
fondo a questa parte del testo, sebbene non si possa provare che siano stati proprio
al disotto, ove la pietra come s'è già detto sembra completa. Disgraziatamente la
part,e superiore dell'iscrizione - che forse restò esposta a lungo agli agenti atmo-
sferi ci, mentre il resto rimaneva incorporato nel muro - è assolutamente illeggi·
bile fi no quasi alla 32 riga dal basso; ci sfugge perciò da ogni lato, senza contare
quEil che manca nella pietra, un buon terzo dell'epigrafe.
RICERCHE NELLA R EGIONE DI CONI A, ADALIA E SCALANOVA 403

Ne lle pagine seguenti dò la trascrizione coi supplementi più ovvi, non trala-
sciando anche le poche lettere che qua e là si colgono nella prima parte della lapide.
Qualche variante della trascrizione in confronto del disegno (il quale è fatto sul
calco, in qualche punto guasto) dipende dalla mia copia.
Nella col. A, i primi righi, sino oltre un lerzo della lapide superstite, sono
quasi completamente illeggibili. Quand'anche si possa integrare qua e là qualche
parola, per confronto con il resto dell' epigrafe, essa nulla c· insegna. Sul lato si-
nistro manca - come s' è detto - una sottile striscia che conteneva una media
di tre lettere, come si vede chiaramente in più luoghi in principio d'ogni rigo.
1. 7. - 'Aeii,wbo;. Si trova il nome della signora di P erge, la Dea del san-
t.uario, cui la città deve la sua rinomanza.
1. 11. - Dalla mia copia traggo elementi per 'Oeai.t6-r17ç.
I. 15-6. - avvww,uana,uoiijJ, colorato.
1. 17 sg . - -iv:n:ov più che « modello 1>, qui deve valere <e imagine '» • intaglio 11.
In un inve ntario di Delos è ricordato il 'l:U.7TOY ~uJ.1vov xeea1d~w11 'tWV b rì -iòv x€ea-cwva,
Dittenbcrger, 588, 172.
fzw11 ayxwTeo11. ~folti oggetti qui ricordati sono muni ti di u ncino, liyxta-ceo,,
sul che cfr. pag. 409 {,, q) éveau Y1xi~to11 . Sul -iu.7Toç v'era adunque una piccola
XEx11, come vediamo in tanti oggetti antichi, ad es. come manico, o comunque in
funzione decorativa.
l. 21. - Il nome a l genitivo 'An&J.ov ~va:ni(w)voç, se si considera il contesto
potrebbe parere quello del!' orefice il quale sarebbe preceduto da una parola, ter-
minante in auç, cui potevano precedere da quattro a cinque lettere, par te in fine
del v. 20, parte in principio del 21 ; lo stesso ricordo di artista si sar ebbe tentati
di cercare al v. 10.
'1D.w11 àxmvwYÒv lz. xd. Questo sole radiato, munito di uncino, appare con
frcq U('n:i.;a ncll' inventario, si che ci dimostra essere un dono rituale.
l. 25. - :n6err]aftlta. Mi sembra probabile a11 che per la vicinanza con le nee6vai.
del v. 26 e sg. (cfr. O. 1. G., 1688, 3l; O. L A., II, 545 ; Bull. de Oorr. Hell.,
VI, p. 125) con una g emma (J.t#6ew11).
l. 29-30. - àam~foxYJ ~rl. Qui appare per la prima volta uno scudetto con il
volto di A rtemide anch'esso, come il sole radiato, munito di un uncino, parecchie
volte r icordato nel lato B.
l. 31. - Le lettere del principio en forse si possono intendere - con facile
iotacismo - lY Il·

[
404 D, PAQ!l;

lSORIZIONE 126 LATO A.


HICERCHE NELLA REGIONE Dl CONIA , ADALIA E SCALANOVA -W5

A
1 aç oeo
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Ot?E ta O :mo
5
evo ot
o; oe
? Eh]aç -'.A.eiiµiooç aeupt o
cwwç Mm éov [L]to~-,;ov /1yov 6[l.-
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x~11] brì iò (a)vrò ne


1
0 al.xov Nlxa[voeov? &11]a1?[F]fta Ne-
fe]aìoç Kolnov 'Oea2t6[i ?]17ç [liyov
Q /,x 1711 e.,-u
<l ] ' , \
io\ avro
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-
1
ov òpol.ov[ç .... ]1jptw ... aio"
eouo ?wa{}efta ova '.tlo.nev-
15 Ol]ou IJ.yov obd7v brì TÒ (a)vrÒ OU1'1.IJW-
µano[.u]couòt (sic) b 017 . ... V't •••• xevooiil;
1

òpo]l.oùç ovo · I i unw ea wnove


v liyxioieov lv çl> b 1eon v1xto1ov
&va{}efta Jlavta (i) 1Anol.l.wvtov 1Aonev-
2) oiov] IJ.yov o}.xì7v xevoov(ç) òpol.oùç ouo
ouç ~mfl.ov 1Avant(w)l'oç · I 'H21ov àxw-
vw]iòv èzwv (sic) 11.yxioieov àvMe1w Ll17[p1J ?-
i]elov Evµ~}.ov(v) -'.A.onevolov liyo11
6l.11}ìv xeuoovç iéoo[aea]ç xal diae['ro11
2
5 ? n6en]a1i,ua lv (<;J) t-veou J.(i)t?aewv
xaì n]ee611m ;:,al.xai ovo àvafJeµa 'Pa-
yaç 'Eeu,uviwç -'.Ao[nevotou . . .]ç U.yov
b2x]~v oùv Ì.t~aete,p xa[ì nee]61'C!tç xeu-
ooiiç] Tiooaea; 1jµizeuo(ovv) I àomolo[x17-
ao v] 7.(!VOIJV t X,OVOav tJ.yxtat/)01'
(lv ?j) ne6ow;ro11 [-'.Agii,u]tooç <Ì11&-
{}e],ua KJ.eo;raiea[ç Lfw]efov ~fone11-
oiov]( ;) ayov 0J.x1)11 r.e[ t•ooii]ç tiooael aç
uHì.wv àxr( ei)1·w[ròv ...... i'ir-
15 xi]oieov àvaOepa ...
406 H. PAUE

ISCRIZIO~E 126 LAT O J3.

_J
HJCERCRE NELLA REOIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 40i

0 x] at' wuxevoo,,
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unov va
L']e2yéwç · li a[yov 62x]i'p1 xevo[ovç
ij]J.wv dxrwi(w)ròv c'.i[y]o,, [o2x1),, zevaovç .. • . èwd{)e1-w
Lfwyb'[ovç] )Av[e]IJ zevoovç loe(v)wv dw11 t?)
a a r xaì tlyoJ1
-,;Éoaaea n [ù.amolax17 i1xovoa no6owno11 •
1A.eréµtooç [ayovoa o2x1ì11 zevoovç . ... ù.vcWewi ... .
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xaì lfra( ov )zevoov 17µ ro11e [;wev- ?
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ò.v6.0efta TJ:moç Zo{Ja2t,ua (?) Il -'.Aorw5lax11 f'x[ovoa
20 ne6ow1wv 1A.edraooç xaì av[xtor]eov ii.yovoa o2-
x1ì(v) xevaovç ovo à.vrf.{)erw ) Oeyirov
oaç Ev{Jfov (sic) . li '1·D.ioç dxutvwròç ì.!xw11 l1.J1xwreo)1 lly[ Q )I
62xY,v zeuoovv ò.v6.8eµa OMw; r.l(Je{J17J iwç '02v11[ma-
1

vov · 11 -'.Aamoio1::17 lxovaa ne6aw:rw,, 'Aeit,wooç f!xovo[ (1


23 xaÌ aVY..l<Jl(!OV IJ.yOVOO. oJ.xr,l' Xf2VOOV~ Tl>fiç XWJ/UOV
dv6.{}eµa 1-6.,uov 'A{) 1wn6},ewç 1A.oneJ10iov · jI "IJJ.wç ( ù.)
Ò.xmvwiòç l[1.]wv G.J1Xl<Jteo11 /J.yo11 OÀY.Ì/V xevaov; Mx.a
xal] ur:aen]l' àv6.0epa Niw11oç X6.rp7roç E1017t0v . J 1 "Oe1-wç jJa-
2avwiòç È~ ftt<Jevµ6.iwv (:Ja}.avw11 oexaé~ xaì xa2r/.-
3) µwv OEXO.nÉ.v{Je (sic) XO.Ì fjJ.10; Ù.J XtCJt(!WTÒç c'iyov OÀY..IÌI'
1

brì. rò (av)rò 1.euoovç ou6;,11ov ù.116.0e,ua JO.(e)on6. r.ea;


Ltwetov 'Aonevotov · Il '.Aomofox.17 éxouoCl :re6ac1>ionv ~led.-
1u]c5oç r.aÌ (a vr.LOT(!OV a]yo[t•OQ oJ.x1JV f.l>]t•o[ov; r]iooa[eaç
?• Xat' -,;frae1]011 àvét.Oeµa . ... owroç llat .....
ayov 0J.x1)v xevaov; rrt.vu xr.o/Lwau

_J
408 B. P,\ Cfl

Anche in questo lato la prima parte dell'epigrafe deve considerarsi perduta.


giacchè poco o nulla si ricava dalle lettere che qua e là ancora sussistono.

I. 8. - "H]J.w11 &xu[1Not]òv ù[y]ov ;.:-rJ.. riappare qui il dono votivo del sole ra-
diato, di cui si ha distinto ricordo nel Iato precedente e nelle parti inferiori e pit1
complete dell' epigrafe.
È facile supplire - per confronti col seguito dell' epigrafe - àomblox?] xiJ..,
altro dono rituale, cioè registrato frequentemente.
l. 14·5. - ;.:oeu)rì7v. Mi sembra probabile questo supplemento. Si intenderebbe
,, ornamento della testa ,,, Dittenberger, 588, 20 I.

***
Un esame anche sommario ci dimostra che l'epigrafe contiene una parte del-
1' inventario di un Lernpio, quello rinomatissimo di Artemide Pergea.
Sono qui registrati doni preziosi, di cui si dà la materia e il peso, e s' intende
il nome del donatore con la formula comune ò.védh,ua, seguita dal genitivo. Sul
principio dell'epigrafe si trovava probabilmente la frase rituale l&vxapev che si ri·
ferisce a tutti i doni in seguito registrati (cfr. Bull. de Con·. Hellen ., XIV, pag.
394) dopo la quale i doni sono menzionati - con barbarismo evidente -- al nomi-
nativo o ali' accusativo. ì\on è questa soltanto l' incongruenza grammaticale del-
1' epigrafe, la quale, così come per la fonetica e l' ortografia, anche per le forme e
le discordanze è un notevole docume nto di quella scorrezione di linguaggio greco,
propria agli abitanti della regione 1 e che anzi, nella città di Soli della limitrofa
Oilicia di\•en ne, come ognun sa, proverbiale. Trattandosi <li un titolo frammentario
potrebbe sorgere dubbio sul riferimento della indicazione del donante all' oggetto
precedente o a quello che segl1e; ma dagli esernpi affini chiaramente emerge che
il nome del donatore segue la desc:rizione dell'oggetto (cfr. Bull. de Corr. Hellen.,
VI, p. 105; Ditlenberger, Sylloge, 588), la quale consiste nel suo nome, con l' in-
dicazione della sua natura e di qualche particolarità; dopo il nome è indicato il
peso come era abitudine, negli inventari, per gli oggetti preziosi (cfr. Bull. de
Con-. Jlellen., VI, 1882, p. 139).
Per la descrizione degli oggetti, il peso, l' indicazione del donatore, il nostro
inventario non differisce sostanzialmente come si vede dai documenti simili, perti-
nenti a diversi santuari del mondo antico, sovratutto dai celebri inventari di Delos 2 •
Il complesso degli àvafff)µar:a affini è una prova che nella registrazione si era
proceduto, com'era l'abitudine, per categorie, secondo la materia e la forma; per

1 Sul l'•mfilico dei 1:rcci considcr:.110 aper1a1110111e lin1:ua lr1 dlnlrctu grecs, in n ev. du Ht11dts Crtcq11e1, 1908. p. 413 •gg.
barb.,rica ($1'11 AD., X IV, 678; AlllllA~., A11ab., I, 2(); Ps. • ll OMOl.Lr, [Iuli. de Co1·r. lltlltu., VI, 188~, I" 35 Sfòli·;
Scyloc., v. 1 01) cfr. A, MEILLET, la )>lllC< dupam1il1qlfr11 parmi lllTTF.NDEnGrn , Syllooe, n. ~85 sgi;.
R ICERCHE NELLA REGIONE Dl CONIA, ADAL JA E SCALANOVA 409

buona ventura l'epigrafe conser va una par te dell'inventario generale del tempio che,
se non è troppo varia, e non registra vere opere d'ar te o devoti illustri, tuttavia
riguarda gli oggetti preziosi, fra i quali ci designa in modo sicuro alcuni doni ca-
ratteristici della dea e di natura rituale.
Anticamente non esisteva, com'è noto, un vero rapporto costante tra l'offerta e
l' offerente e tra l' offerta e la divinità; ma come ogni divinità aveva devoti par-
ticola ri, cosl riceveva di preferenza speciali oggetti t .
Due sono gli oggetti che appaiono con ma ggior frequenza nell' inventario, una
ù<:mibtoxl'/ ed un fjJ.wç.
Di essi la prima è descritta solitamente: ù.omolax17 l!z ovoa ne6oam ov 'Aedµiooç,
lfxouoo. xaì èiyxwieo'JI (vedi 20, 24, 32) e cioè uno scudetto o bot tone 2, r ecante l'im-
magine di Ar temide, avente anche un /Jyxwieov. Questa parola che ricorre spesso
nell' inventario nostro, equivale com' è noto propriamente ad amo. F ra gli antichi
ù.' 1a{}fJ1wia troviamo ricordati dagli autori armi da pesca e da caccia e se ne sono
rinvenuti nel temenos d'Apollo a Delos ~ ; ma nel caso nostro non mi pare che si
possa trattare di veri e propri ami, perchè 11.y;aoraov è ricordato quasi insieme con
ogni oggetto e in altri luoghi dell' epigrafe si tr ova àyxtoi ewY6ç invece di l!zwv
l1yxtoreov. Sicchè la più ovvia interpretazione è quella di oggetto u1ncinato, avmte
wn uncino, forse per poterlo appendere ' .
ljJ.wç, che vien detto àxn:ivwi 6ç, sole radiato, a nch' esso munito di uncino
(l1yxtoreo11), dobbiamo pensare che sia una placca rappresentante il disco solare
circondato di raggi, di cui possiamo immaginare la forma a ttraverso rappresenta-
zioni di monumenti 6 •
Non è da escludere che il disco potesse rappresentare il volto di Elio come
a vviene nell'arte primitiva e popolare, e in tal caso possiamo pensare ai molti mo-
numenti, sovratutto monete, ed anche opere della grande ar te, in cui E lio ci ap-
pare con la testa circondata di raggi divergent.i 6 •
Dalla frequenza con cui è registrato nell'inventario questo dono, si deve ritenere
che fosse rituale; esso ci dichiara talune monete di P erge, in cui nell'interno del
tempio della Dea Artemide, ai lati del simulacro del culLo, una pietra caduta dal
cielo, si vedono un sole e una luna. ell'inventario non si ha menzione di µtYioY-ot,
1
Ilo.MOLI.E,Oona r ium, in DAn&,1BERc e S ACL10, Dictionn., • Il più note,.olo i• un \'UO di l'arma con coro di s atiri ; cfr.
•. '". o vedi ROUSE, Gruk tJolil't offtri11g1, Cambridge, rn:n . Mou11m. dtll'/1/11ttto, Il , 55 = I\Ell<ACH, Rtpertoirt, I, p. 109,
• ri.a:u6io>UU crr. inv.di Oemarcs I. 3~ = ~sthenes. I. 68, ora nuovo mente edito da Al IJIZZATI, JUlangu d' a1 chlol. ti
in /,111/. dt lorr. lltlltn., VI, p. i ! I ; ri.o:rulia><a< ,;,.11r.iva: d'hi1toirt, XXXV II , p. 168, r.,. ! t \'edi anche l 'incisione di un
(piastrello d'oni(C) appese a catenelle di una cull•na, 111,·, celebre anello miceneo con scena di culto, sole e me zzaluna:
ili So<th., I. iO Ì\•1; (fr. anche inventario di llyeroclcs, I. ~S ecc. SCHl. IEMASS, >111kenat, Leipzig, t SiS, fig. !>30; cfr. Philo, de
Cfr. anrloe lles~ch., '· '· e Pollu(e, I. 113 = fimbria ve•ti~. \irt., p. 1000 ~ t. !, (l. 560, so (ard. $TEPll-HASt-01NDORF,
:.fa:utlloxoc (ti) i! piccolo scudo nel sen~o nulilare. 111e1aur., ;;. '. àxr.vwr&;) ~rùravov &Hnvrurò,. <fO!}t4. ~ù :tw.;
• llo~otu:, flonarirlm. in DARtMCrRC e SACLtO, I l, p. 371, ct..,o,.a:a.uivou rù.; 1jJ.tax,(.; 'C"'rìrai; roV T€Xrirou .
n. 17·l e. Ami ~ono 'l:ali anche raccolti in tombe della necro- • Metope Jel tempiu elleni.tico di Ilio, rìprodolla tante
poli di M)rin1. •ulte, od es. 8RCSN·llALC~llANN, D<11kmatl., n. t6~ a. Tìoi mo-
4 Il (3Uo rhe •1uc~to ,'iyx1orao., ci appare per di,·ersi Oi·
netali e bolli d'onlore rodie col tip<> (forse ispirato al celebre
~eui. ci potrebbe anrl1e inJurre a credere che si l r3lli di un Colosso Ji Cho r cs di Lindos) ecc. Tipi mone tali di Perge vedi
•e,no rituale. I n •1uesto caso il rilievo del Br. Museum (R. C. p:tg. ,if ~. lta per tutto ci1'1 rim io al mio :Studio Dinna Ptrgta,
Il., !890, "'. I), zeppo di allrihuti di Alen con mezzelune, po- arpre1-o cil:1 10.
t rebho dotrri un' imagino di quegli oggetti voti • i.

52
410 :R. PAOI!:

otl.1/via, liumlae, quali sappiamo essero dedicate alle ùivinità o oggetti di super-
stizione 1; possiamo perciò pensare che la luna fosse rappresentata da quelle àom-
oloxai col volto di Artemide che l'epigrafe r egistra tante volte.
È anche ricordata (v. 28 sgg). una collana 2 che per gli elementi di cui consta
vien detta ghiandiforme (oe,uoç f3aì.avan6ç); es~a si compone di 16 ghiande e 15
cannucce o cilindretti (x&J.a,uot) di una composizione pietrosa, forse una pastiglia o
maiolica; la parola ptoev,ua non documentata altrove, non credo si possa altrimenti
spiegare infatti se non leggendo pi~evµa come sostantivo indicante il risultato della
1d~tç cioè della miscela 3 e col significato di 11 pastiglia « composizione ». Questo i),

monile non ha certamente nulla da fare con la corona di quercia, dono pit1 volte
ricordato negli inventari di Delos, ed era corona di foglie, come dimostra anche
l'analogia con odcpavoç o&<pvlJç or. ;.aoooii ' ; è invece una collana composta di
ghiande con ogni verosimiglianza perforate e infilate in un laccio, alternativa -
mente con cannucce o cilindretti ; si può anche pensare che la collana fosse pro-
priamente costituita dai cilindretti, e recasse negli intervalli legati con catenelle o
pendenti comunque, questi oggettini in forma di ghiande e - nel mezzo - il sole
uncinato.
Gli altri oggetti registrati nel documento sono. oltre i -rli:rot (A, v. 16), il -;r;oe:ra,u,ua
(A, v. 24) e, probabilmente, la %Of!V9>~ (B, v. 14-6), alcuni spilloni o fibule d'oro
(:ree6vat zevoai A, v. 28), e di bronzo (-;r. zaJ.xaì A, v. 26), di cui ricorrono men-
zioni anche negli inventari di Delos (cfr. Dittenberger, 586, 20; 588, 157; 170). Di-
verse ;ue6vat sono state rinvenute dall' Homolle negli scavi di Delos, B. O. H., VI,
1882, p. 125, nota 5.
Come è regola quasi costante negli inventari di questi oggetti preziosi è dato
il peso. Nell'estrema molteplicifa di sistemi ponderali adoperati in uno stesso luogo
e tempo, specialmente in Asia Minore, non ci riesce possibile identificare la drachma
(62x~) qui adoperata; ad ogni modo sarà stata con ogni probabilità una drachma
asiatica del peso da grammi 3,250 a 3,5~0, se pure non è una drachma persiana
(gr. 5,500) o del cosidetto sistema assiro od olimpico (gr. 4,800) 5 . Non ci terremo
lontani dal vero, calcolando questa drachma circa grammi 4, di ritenere perciò che
gli scudetti col volto d'Artemide, col loro uncino, dei quali ve n'erano di quattro
drachme (B, v. 33) e i soli radiati, di cui uno è di 10 drachme (B, v. 27) dato che
si dovea trattare di sottili lamine, quali erano i donari, dovevano raggiungere vi-
stose dimensioni.

t lle$)Clt., s. ,.., atlt/•t':; Plaut., Epidic., \', I, 33 (nun ciruli ecc. Columella, \"Il, 5; Xli, tO e 57. lion scmbr• che
mi:iuini~li me aureJm aJ le atTerre nal:ili de (lunu1a1u ~); crr. po..... a e ..... er\j rarporln con .Jfiot1$ l'O; (n~) = effiorcscenu, di
~~. LADATUT. Amufrturn, in DAREllDERC e SACLIO, I, p. !5S •ll'll'· IUt'lallo (OiO"!COr., S.tt7, cfr . •l/l·oo• rQ z«_;.xavtJov in glo.ssis in-
l'e;;li inventari di Dtllos: Santlt., I. t 6, Claril., I. 8'; crr. t10- triris 111•5. e:r cod. ne,. l!lO (•olrato di rame), STEPllA~. llAS.-
11ou.E, IJull. de Corr. liti/., YI , p. H3. Dl'OORF, ~. \.
t t>ei donari di og1;ulli preziosi, apparlenenti al xOo,uo; • Bui/. dt Corr. lltll., VI, p. 30 = OnTE~BERCER, 58$,
dull..i. Dea cfr. lfO'I OLLt:, Donariton cit., p. 363 sr~. Per l'/J!j,UO; I. i, !!, !l, 100 ecc.
(d• •il><>>, d1J1•0;, iqµa) DtTTE~DrRcER, Syllo9e, 588, I. !lii, 4 &).H1j = drachma da il.><0> pc.so è iufotl i nome generale.

~O!. lJaj.avwrO; ::::: ghiandiformc crr. • Parmen. ' • p. iti. Sul l'Id vahn·c 01l 1e i ~oli li 111anuali di Metrolo;ia crr. Lr.xon-
3 ._u i:c; X!!(IJ,tcticw., ,'j /li.À1/Y ;.;i,IJJ-; STEPll. JIASE-Dt:'\DOHF., 'l'llt-
)IAN'f, Dracluna. in DAnurnsnc-SAG1.10, s. v.
''wr., -t, " · ; in la tino mi.dura, ••Joperato per unguenti, 1nedi~

_J
RI OE ROHllJ NE LLA REGIONE DI 0 0NIA1 ADALIA E SOALANOVA -Hl

I donatori vengono ricordati concordemonto con il nome, il patronimico e l'et-


nico. Nulla presentano di particolarmente notevole molti di essi, quali Neon figlio
di Ohares (B, v. 28), .... wxoç figlio di ì\fonnea (A, v. 8) da Side, la metropoli della
Pamphylia prima, le cui importanti rovine giacciono sulla spiaggia nel sito oggi
chiamato Eski Adal'ia, Adalia la vecchia, Cleopatra figlia di Dorios (A, '' · 31 e
B, v. 31), Mania figlio di Apollonio (A, v. 19), Demetrio figlio di E umelo (A, v.
23), t utti e tre da Aspendo, una delle tre più cospicue città - con P erge e Side
- della Pamphylia, i cui avanzi di particolare imponenza e grandiosità si tro-
vano ad oriente di P erge, sulla destra del fiume Eurimedonte, là dove ora sorge il
modesto villaggio di Bal-Kis.
È anche ricordato (B, ' '· 13) un tale <9uc,rrueiwç1 evidentemente di rrhyateira
di Lidia 1 •
Non parimen ti chia ri e comuni sono i nomi di aHri donatori, di stampo non
ellenico, quali 'l'o.m oç Zoof3ai.i1-w .... (B, v. 19), '0 Qyetou... <5aç E uf3iou (B, v. 21-2).
Altri, e cioè : OlvEÙç 1'eEfh7peùç 'OJ.up[:ua]voii (B, v. 23), L:rJ.poç 'AO,no7l-62ew:;
tl.orrevc5iou (B, v. 26) o 'Pai.... yaç 'EQu,w •iwç 'AorrevMov (A, v. 27), presentano una
stranezza: il pa tronimico non sembra per nulla un nome di persona, mentre ha
invece tutte le apparenze ed è addirittura. un nome di città.
1'ee/Jwdwç ci riconduce a Tei/Jeµa, forso meglio Tei/Jevva, citt~i ben nota al
confine della Licia. Nè può essere incorso spostamento col nome della città, perchè
questo è r egolarmen te indicato; Oineus 2 \.· infatti di Olympos, città sul monle omo-
nimo, nella prossima Licia 3 •
Del pari Samos; chi può concepire il nome ' Ai91-i6:roltç, 'A i9,ao:roJ.wç come quello
del padre di Samos, il quale è detto dell' illustre e prossima città di Aspendo ? In questo
donatore il complesso dei tre nomi sembra anche più strano perchè tutti e t re sono
- o almeno paiono - topònimi; ma Samos, collegato è vero alla nota isola, non
è nuovo come nome di persona nella Pamfilia ·1 • Anche Bai. ... aç ha un patroni-
mìco ricavato da un topònimo: '.Eev,uviwç è infatti manifestamente collegato ad
"Eev,ava, forma ellenizzante del locale Ory mna r•• Un nuovo nome di città sembra
poi vada riconosciuto nel topònimo segnato per il donatore Nereo figlio di Quinto (?),
'OeaJ.16[r ?]17ç (A, v. 11) ; nome che non sembra si possa, con qualche errore di
lapicida, ridursi a qualcuno di quelli fin qui noti nella toponomastica della regione.
A parte queste particolarità non privo d'interesse, l' epigrafe è importante so-
vratut to per il contenuto relativo alla registrazione dei due doni rit uali e votivi,
il sole radiato e lo scudetto col volto della dea Artemide.
Ora noi dalle monete imperiali di Perge, in cui è rappresenLato il santuario,
apprendiamo che nel tempio, presso il betilo che rappresentava la dea, stavano so-

' R• » SAY, /Usi groyr., I'· H l. • 'AtftO: =vapore, (umo ; '' ). {)Jto1•<>; (011dc •.. h?,1to1·cV;) de mo
t Qè,1cé~, nome deJ p3dre di Melca:;ro . Q,·,.o,,, ci1tà, Pliuio dclL\llica Pauly-Wissow•, Il , >OUS ; Athmalh• ci ttà della Pale-
I\·. TI , t, I\', 23, 3; Slrah., \"lii , 6, ~ ~. ..,tina. JWqto.,, nome di molte ci ttà di rui una in Jonia, SI r-ab..
3 Olympos, Ptolom., \' , 3; Sulin. , 3~, '!; Eu1rop. , Il, 3, ore. Xlii . 3, ~ ; Plinio, V, 31. 6.
Plio. , \" , ~3, :?, Olympia, Cir . • lir ltg. ngr .. I. ~ e:!, l!l; dr. • RAll>H, hist. gtogr. , ~1 3.
HAHSAY, hill. Gt ogr.
412 B. PACE

spesi un disco solare e una luna. E molti altri elementi del culto ci attestano la
contemporaneità del culto di un dio solare e di una divinità lunare nell'illustre san-
tuario di Perge. Le notizie òell'epigrafe perciò offrono lo spunto ad una ricerca
completa sulla natura den·importante culto della Pergea, permettendo di collegare
ed intendere le notizie monche e frammentarie che possediamo nelle fonti letterarie
ed epigrafiche e i cospicui elementi che ci ha conservato nei suoi simboli la serie
monetale di Perge. Ciò ho tentato nello studio Diana Pergea, edito nella Miscel-
lanea di scritti in onore di W. M. Ramsay, al quale rimando'.

1
B. PAcr., Diana Pergea , in At1atoli11n Sludìes Preie n- 19~3. p. 201-3t.I: La memoria è stata ripubblicala con Jì.
ltd to Sir IVilliam Ramsay, Manchester, University Press, i;ure in Ausonia , X, 19!1, p. 160-186.
RIOlllHOl!E NELLA REGIONE DI CONIA , ADA LIA E SOALANOVA 413

NUOVI APPUNTI U ADALI A

Fin dai primi giorni dell'occupazione militare della pittoresca città, mentre si
procurava di riprendere la protezione delle belle mura e torri della cinta fortificata 1,
si provvedeva anche a continuare il salvataggio - iniziato nel 1914 - di fram-
menti iscritti e decorati provenienti dalla demolizione.
Stimai che le nuove condizioni in cui eravamo riapparsi in Adalia, ci consi-
gliassero di provvedere alla pronta costituzione di un nucleo di Museo in luogo
italiano; sicchè per mezzo di alcuni soldati , prontamente conceduti dal colonnello
Mozzoni, ho iniziato una raccolta di epigrafi e sculture, nel locale del Consolato. Il
Consolato non può essere che sede provvisoria del Museo. Converrà decidere, e
presto per evitare inutili trasporti, quale debba essere quella definitiva.
In Adalia non esiste un antico edifizio in cui - secondo la nuovissima tendenza,
che in Oriente ha trovato superba applicazione in Rodi - possa allogarsi un Museo.
Soltanto potrebbe prestarsi, dato il caratter e prevalente di raccolta epigrafica che,
almeno per ora, sembra debba avere un museo della Panfilia e r egioni limitrofe, la
chiesa bizantina della Panagia, sistemata in forma di atrio, con impluvio centrale e
tettoie alle navate laterali. Nè mancherebbe a fianco un posto per costruire qualche
padiglione moderno, per le future raccolte di oggetti da conservare in vetrina.
In questo modo si potrebbero condurre impellenti e non coslosi nè difficili
restauri in quel monumento insigne che, senza ricorrere a divieti inopportuni, ver·
rebbe salvato dalle insidie di una reintegrazione al culto, vagheggiata dalla comu·
nità or todossa, rei ntegrazione la quale, data la somma di difficili problemi che pre-
senta per le speciali condizioni delle rovine, in ogni caso sarebbe delitto permet-
tere senza un elaborato progetto e la vigilanza più accurata di tecnici 2 •
Una vera gara sorse fra i cittadini di Adal ia per segnalare e donar e alla
nascente raccolta frammenti decorati e iscritti di cui è dovizia nella pittoresca città,
e fra essi, dono di una povera donna cristiana, ci pervenne il cospicuo monumento
che qui presento, come primizia di quello che sarà il Museo di Adalia.
Non è un avorio o una steatite verdognola, quale sembra sia per le criniture
sottili e il colorito caldo riflesso nella fotografia (fìg. 51 ), lo squisito rilievo che la
povera donna di Adalia offriva alla nostra ammirazione, bensì una grande placca
di rude marmo asiatico. Ma delle teche e dei dittici di lucido avorio o di molle
steatite, possiede tutta la plasticità e l'ingenua grazia.

1 Cfr . A'rnunrio, 111, p. 3 &~. bato nella fortificazione meJiovale. I primi studi e s.1gg i in pro-
' t:n •llro 1.,oro di re, tauro rhe s'impone è quello della ro•ito sono stati già condotti dol dr. C. Moretti e dall"arch. A.
l'nrta di Adriano, notiuimo monumento a triplice 3rco1 conglo~ Berretti della. nostra ltiuione.
414 B. PACE

}j il frammento superiore (cm. 103 X 93) superstite di w1a lastra destinata ad


esser veduta dai due lati, come agevolmente si ricava da una gran croce a rilievo
scolpita nel rovescio (fig. 52), la quale permette anche di imaginare, ad un dipresso,
che l'altezza originaria fosse di circa m. 1.50; una cioè di quelle placche o pannelli
svariatamente usati nell'architettura bizantina soprattutto negli amboni, o, infisse
nel pavimento, come base del templon, che divide l'abside dalla chie3a.

FIO. ol - OKANDE PLAOOA CON Rll, JBVO DI AllCANOELO.

In rilievo basso, che tuttavia consente la chiara indicazione di piani diversi,


occupa quasi tutto il campo una figura che, l'iscrizione in belle lettere greche o àez-
(&yyeJ.oç) I'a{Jei~J., designa per
L'Angel che venne in terra col decreto
Della molt'anni lacrimata pace.
Vestito della clamide ellenica, appuntata sulla spalla destra da un bottone in
forma di rosa multipetala, il Gabriele, di tre quarti, inquadra la sua figura archi-
tettonicamente con temperata simmetria, nelle due ampie ali in riposo composte a
RICERCHE NELLA REGIONE D I CONIA, ADALl,\ E SCALANOVA 415

squame di piccole penne lanceolate ed occhiute, come di pavone 1 • Il volto giovi-


netto che sul nimbo circolare risalta con la lunga chioma fluente, s'imposta su di
un collo solido, cui conferisce singolare evidenza la chiara indicazione dei muscoli
cui è affidato il movimento circolare della testa (sterno-cleido-mastoidei). Con la si-
nistra regge, perfettamente ritto, un lungo bastone che a lui, messaggero della
corte divina, si addice pili che ad ogni altro Arcangelo; con la destra il globo,
però non sormontato dalla croce, bensì, come si vede negli Arcangeli della catte-
drale di Torcello 2, con la croce scolpita nella superficie. Mano turca - rispet-

~ ·-·· · · ·· · · · ·· ·· . ~,9& • ••......• . ... ~


.J.~- ~..,,.,..,.,,.-...,,,..........~~~~~~------~~~-:·

~
.
u

e
e

FJG. 51 - GllANOI~ OllOOll A mr,rn:vo.

tando la figura dell'Arcangelo che è oggetto, anche fra i mussulmani, di culto


popolare - appiattì il globo per cancellare la croce, e lo ridusse a un disco nel
quale iscrisse in arabo il nome di Dio : lilldhi.
È cosl incer ta la nostra conoscenza della grande plastica bizantina, e questo
insigne monumento esce tanto dalle volgari serie di rilievi stecchiti e piatti finora
noti, che si rimane perplessi nel tentare una datazione della scultura, che per
1 .\li simili in un celebre a\·orio del Brilish Museum, S. Apollinore in Classe.
v~~TURI, Storia dtll'Arlt Italiana, '· p. 506; SPRl ~GER•RICCI, t Dhce<a d1 Ceto ol limbo (-ec. Xl). DALTO:<, lìg. H7;
;l/anualt, Il, fig. 00; DALTO~. By:ianlint art and arrhato/0911, nell'a,.orio cit•to di Londr• la croce sormonta il i;lobo. Arcan-
Odord, 1011, I'· l~I, fog. ~00. Per il bastone si redano gli Ar- ~eli col globo cruci~(\rO o il bastone, :ippa.iono auche nei sug-
uni;eli nei rnusaici di S. Apollinare nuovo, S. Vitale, S . Apol- gelli bizontini, cfr. Sc 11LLMD>:llGER, Sìgillogra~llir de /' tmpire
linore in Classe di Ravenna , della Basilica di Parenzo, etc. Un by:rant., J>. ~9, n. 31.
simile terma!l'lio della clamide si ha nell'Arcangelo Miche le di
416 B. PAOE

l'insieme converrebbe al periodo macedone. Mi sembra nondimeno dall'esame ana-


litico, che non possa trattarsi di lavoro molto distante dal secolo VI. Anche il
motivo della decorazione del lato posteriore ci riconduce a questo periodo 1 • E va
tenuto presente che il solo riscontro, per quanto assai vago, che a me riesce di
trovare a questo monumento, fra i materiali d'Oriente, è quello con la Nike alata,
che altra volta ornava le mura di Costantinopoli, ad Eivàn Serai Capussi, la quale
è manifestamente del secolo VI 2 •
È nondimeno da sperare che sorgano nuovi elementi di giudizio estrinseco, da
uno sc~vo che sarà bene condurre nel sito del rinvenimento.
Il rilievo è stato infatti trovato qualche centinaio di metri a sud del Giumanin
Giam1., l'antica chiesa della Panagia, monumento ben noto negli studi bizantini
(cfr. bibliografia in Annuario, III, p. 8, n. 3), e precisamente fra gli avanzi di una
piccola chiesa bizantina, Hagios Dimitrios, distrutta (con due altre chiesette vicine,
Tiagios Theodo1·os ed Hagia Katerini) in un incendio che devastò Adalia un ven ·
termio addietro. Avendo fatto frugare in quel sito ho ricavato dalle macerie molti
frammenti di decorazione bizantina (fig. 1 a p. 3-!3 e 57 a p. 428) 3 , collocati del
pari nel nascente museo.
Da vari luoghi della demolizione provengono anche le seguenti epigrafi inedite:
114. Dalle mura t ra la Porta di Adriano e Jenì Capti, grandiosa base ora al
Museo del Consolato.
'f) d1jpoç l·ulp17otv
Teeevr:iav J.l f6.exov E>uya-
06H MOC ETEIMHCEI\'
TE PENTIANMAPKOYeYrA rtea IIwJ..J.av yuvai%a yt-
TE PAnW/\/\AN rYNA IKArE vo;-dv17v I'atov Ka(n)eavi-
NOMCNllNrAIOY KAPA NI ou ~xv).uv, àyu8rrv x1..d OW·
OYAK Y/\OYArA9HN KAIC n.
f PONAIE PACAME:N H N <f'eova, leeaoaµév17v
ANTONIACSYrATPOC 'A1rrwvlaç Ovyar:eòç
TI BE PIOY KAY 6 1OY KAICA 'l'tf3eetov K(J.)auoiov Kaloa-
POC !EBACTOYrEPMANIKOY
eor: Ee{Jo.or:ou l 'teµav1xov,
XAPICAME NHNTH nO/\E I
òH NAPIAT€TPAC X € l /\IA xae1oa;-1 b117v •77 n6J.u
E ICSYC IACE THCIOYCA9HNA 017v&eia •t•12aoxetJ.1a
IT0/\1A61THCEICTH NGEON elç Ovolaç lr:17oiovç 'A.f)17v(f.
~YCEBEIAC' KAITHCEI CT H
IIoi.16.dt •1jç tlç nìv eeòv
nAT PIC.A EY N OIACE NE KA
t]vot{Jtlaç xaì njç elç r:i7[1 1

nar:eido. tùvolaç evexa .

L'imperatore Claudio dalla sua terza moglie Elia Paetina ebbe questa figlia
Claudia Antonia (cfr. Prosopographia Romana, A. n. 708), di cui era sacerdo-
1 Cfr. l••I ra di parapello di Osmanié Limenas (Thasos) al ~i confronti anrhe !"Arcangelo di arie 3"S3i meno nobile dl
~l u-eodi Co-tantinopoli, riproduzione e bibl. apd. G. M r.~DRL, Ca- un frammenlo di a.rchh·olto tli ciborio del medesimo nmt"eo, at-
tnl. du 1c11/plur<1 d. llu1lt1 lmptriaux ollomans, Il, I. H . tribuito al sec. v1. \"Il dal fili OIRA, Origini dell"archiltllurn
p. 480 •;:., n. 683-1; p. !>11, n. 119 ecc. lombarda, I, fig. '!i4, p. 201 e dal DAt.TO~, op. cil., p. i57. e
• Ora al Museo imperiale, crr. MENDFL. Catai. cii., Il. invece nl periodo Ol>Cedooe dal MENDEL, or. eit., p. ~05.
n. U6i, p. <1<19 •l>G'· ' CCr. biblioi:rafia in Annuario, 111, p. 8, nota 3.

[
ntC r; RCHEl NE t,L A RElGJONE Dr CONIA , A DALIA Il': SOALANOVA 4t7

tessa Tcrenzia Polla, figliuola di Marco e moglie di Gaio Capr.mio Aquila, che nella
nostra epigrafe viene onorata dal popolo per aver fatto dono alla città di quattro-
mila denari per i sacrifizi di Atena poliade. Quale sia questa città non è sicuro,
perchè i materiali antichi delle mura di Adalia provengono verosimilmente anche
da altro antiche rovine oltre quelle di Attalea. Del culto di Atena in Attalea non
abbiamo altre not izie; esso ci è invece documentato da epigrafi e monete sia a
Perge che, a nche più, a Side; anzi il titolo di poliade, non mi sembra pos5a con-
venire a P ergo - ove, se mai, sarebbe aspettato ad Artemide - bensì a Side.
Comunqne non è possibile decidere in un senso piuttosto che nell'altro. Ad ecce-
zione di Claudia Antonia, le altre persone qui nominate sono altronde sconosciute.
l I 5. - Dalle mura presso la porta: blocco di cm. 39 X 44 X 22: frammentario
da tre lati ; belle lettere di cm. 4.

. . . . . . . [rrm:eì
TCat:ef~oç òJ.u1i-
;cfcp oumje(i) w[i.i
x 601wu {mf:e
ujç lmf36.otwç
a ùwii <I>aodu-
uùv ~ {JovJ.~ [;:ai
[o brfpoç ?]

Il frammento è mutilo in principio; conooneva una dedica della Bulé e forse


anche del popolo di Faselide, fatta per serbar memoria di un avvenimento (vnf:e njç
brif3aoewç mhoi.i), che possiamo dire in ge nere il passaggio, l'arrivo, di un perso-
naggio importante, chiamato Olympius e conser vator m.u.ndi, e perciò facilmente
riconoscibile in un imperatore romano e precisamente in Adriano, che prese nome
di Olimpio dall' aver dedicato I' Olirnpieio di Atene nell'autunno del 129 d. G. 1 •
Questo passaggio di Adriano per le città dell'A natolia meridionale c i è documen·
tato, e risale all'estate del 123 d. C. 2 •
1
Crr. 81111. dt Corr. liti/,. I\', lllSO, I'· 391 ; \' II, 1883, DtTT1:11at11cf'n, Svlloqt, n, 389 ecc.
p. ~S:l. Questo titolo di Olimpio - uno dei mo lli che appaiono • Oun n, Dit lltiun do /•,'aiur1 lladrian, in Abband. dtJ
nelle i:Scrizioo i gretlie di Adriano - non si riscontri in tiloli arch. tpigr. Stmi11ar1 il. Univ. ll'ien, Il. Vi enna, 1881, p. 4V e
latini, oltro clic in A<i•; dr. Ephtmerig tpiyraph., Il , p. t3; H4.
53
418 B. PACFJ

116. - Da un luogo ignoto delle mura ora al Consolato, due frammenti di pietra.
arenaria giallastra, con l' iscrizione picchettata e quasi il leggibile. Lettere
del primo rigo aìte cm. 6 1/ 2 ; le altre cm. 5.

1l]1jpoç lt[ fi,107ot11


.. fW l Xl J I ovJ.iav Ee{Ji1eeì11av yuvai-
.. e JTO l (! lXI,- xa Aomdov .llov[x]xiou ,'!////
•• o oe{Jao[roii nee(a)pwroii àvuorear~-
. . Kaioaeo ç oe{Jao- you alrwxe{n:oeoç Ol1eo-
,. llJI' aliroxearo- n:aoiavov 1\aloaeo:;
.. braeJxeiaç lla,mpuJ..iaç Ee/Jao rov .

Soltanto una dedica è leggibile; si riferisce ad una Giulia Severina, moglie del
neeo{Jem~ç cioè del Lega!lts augusti pro praetore, Lucio Lucceio, il cui cognome
è illeggibile. Pot rebbe trattarsi di quel Luccei us Torquat us (O. I. G., 2977) legatus
Aug. pro praetore provinciae Asiae e procurator civitat'is JCphesinae, tan to piti
che esistono Lracce di lettere che potrebbero ri ferirsi alla t rascrizione g reca di 'l'or-
quatus. ÌD anche noto un O. Lucceius (Prosopographia ·romana, L , n. 273).
La dedica precedente reca la menzione della Provincia di P a nfìlia; questa
r egione fu provincia nel 25 d. C., governata da un procnrator per la sua picco-
1Pz7.a. Ma Dione Cassio (60, 17), ci dice che n el 43 la Panfilia formava provincia
con la Licia, e questa sappiamo che sotto Claudio era retta da un legato (cfr. C'. 1.
G., III, 6737). Se le due dediche erano collegate, la nostra epigrafe potrebbe aver
un valore per determinare il periodo entro cui fu cambiato l' ordiname nto romano
di queste regioni.
HICEHC EJEl Nl'lLLA REGIONE DI CONIA, AOALIA E S OALANOVA 419

117. Nella casa di Gilngi Halil agà, presso le mura non lungi dalle torri sel·
giucide. Base di cm. 44 X 55 X 58, frammentata a destra. Iscrizione in lettere
alte cm. 3.

eÉ/ll[<50ç
J'\lfiOOV YetY.IJOOç
naÙ~WY naJ.17y T:IÌl' àx01'[i
001 r;Ò ne(w)r;o11 l~ imoo[xé-
1

oewç T1f3teiov KJ.avo(tov xaì


A re(ei)nm:fr[17ç.

È un'epigrafe onoraria di un figlio di un certo Midn, vincitore nella lotta dei


fanciulli, in giuochi tenuti per disposizione (potremmo dire, trattandosi di personaggi
imperi al i: de consilio) di 'l'iberio ed Agrippina.
Per quesLi giuochi provinciali indicati come 1?e,1iaT1Y.ot &ywyeç cfr. anche la
nostra epigrafe n. 163 e quella edita nel prece·iente rapporLo (Annuario, Hl, n. 33),
col commento e la letteratura ivi ricordati.

118. - Placca di calcare di cm. 1.22 X68 X 18, rinvenuta nella demolizione delle
mura presso Ortà Oapù. Rimase alcun tempo adoperata in un ponticello, da
.i20 B. PACE

dove la feci togliere e trasportare al Consolato. In eleganti lettere sottili al te


cm. 4 dice:

A ve . 1A.111maret(n1òc: J\oiv-
ioç .fo[UT)cp l~1' nuaJ.ov
xareoxevaoev ;mÌ, t?i yvvat-
xì A[ve. f] lle6xJ.JJ héeq'
c5è o[ M]evl.

flveJ.oç, loculo, ci appare nella mede3ima forma di quest'epigrafe, nella nota iscri-
zione siccliota di Alesa (L G. S., 352, II, 20). U epigrafe prescrive la solita limi-
tazione dell'uso del sepolcro al costruttore ed alla moglie, ma senza alcuna sanzione
di multa.
119. - Bomisco cilindrico rinvenuto presso Ortà Capù. Trasportato nella raccolta
al Consolato. Lettere apicate.

6AMOtY/\A LlaµoipvJ.a
"LAMOY 2"..'cJ.µov
Evoefl~ç
EY2EBHL:
;r.aiee
XAIPE
Pel nome Samos cfr. appresso inventario di Perge.
120. - Statuetta r ozzissima (fig. 53) della Magna Mater, già ricordata dal Pari-
beni (Mon. dei Lincei, XXIII, col. 24, n. 13). Essa è ora passata, per dono
dalla si gnorina Keun, nella collezione del Consolato, ove avendola esaminata
con più agio, ho potuto leggere i difficili e irregolari caratteri dell'epigrafe
che dice :

L e{Jaoµoµév17 pou µ171ée[a .


RICER CHE NELLA REGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA 4 21

PIO, 53 - l\IAONA MAT&R.

La dea è dunque barbaramente invocata madre au,,qusta.

121. - Dalle mura tra Jeni Capù ed Ortà Capti, frammenti di frontone di un co-
perchio di colo~sale sarcofago, di calcare poroso; lettere apicate alte cm. 4.

[
422 B. PACg

L1wvvaiov
L.117µ17relov -roii
;wì Jlaexov 11eoyov1x6v.

La grandiosa cassa era adunque destinata agli eredi di Dionisio, Demetrio e


~fa reo.

122. Dalle mura presso H. Irene; 4 frammenti di stele di arenaria giallastra


di cm. 45 X 84, lettere apicate alte cm. 3 1/ 2 •

APTEIMACEP . )Ae-ret1ia<; 'Ee-


fWlou llei~t 'Ee-
MAIOYDEIAEP 1wlov av1i(Jt-
M AIOYCYMBI <p pvtia<;

W M NEIAC zaew.
XA PIN
1Aeulpaç per ~-rlpaç in Dittemberger, Sylloge, 587, 59, 7-1. lkia è comune trasla-
terazione di Pia al pari di Ileioç per Pius.

123. - Grandiosa placca di m. l. l6 X 67 X 34 giacente presso le mura interne di


Ortà Capà. In lettere alte cm. 12 reca una iscrizione monumentale, che
cominciava in una placca simile precedente.

[
HICEIWHE NELLA REGIONm ne CON IA, ADALIA E SCALANOVA 423

. us 'l'iti f.] Flaccus


. . . oç Tfro u v1òc;
4>2 ]axxoç .

La grandiosità e bellezza delle lettere ci attesta che questo avanzo di iscrizione


appar teneva alla dedica di un edifizio monumentale.

124. - Dalle mura presso la Posta, non lungi dalla torre selgiucida, frammento di
calcare di cm. 40 X 60 X 65 con lettere di cm. 7.

CWMAT08 OW/la'l00[1JY.I)

~IAcf>E POYCA tJiacpéeovoa


?] J.atJiavou
/\A61ANOY
tJiacpiew nel nostro senso e con identico uso sepolcrale ricorro altre volte 111 Asia
Minore 1 •

'>- -
1.-.o. Aruletta cilindrica - decorata di teste, festoni di fru tta e fi ori e bucrani,
del tipo così comune a Rodi - nel cortile della Scuola Sulta.niè; alta cm. 60,
diametro base cm. 61. ln grandi e belle lettere (cm. 5).

~ IJ\ OCL\'~$M <J>1J.oç tJ


·~eEOIC W#'/~ fJeoìç.

1 llHH~RIH.Y \ VJLllEL>'. nei,en in h"Uikitn, o. 53; \\11L11FLM, iscr. n. t~, o,·o il \ f' rbo h:i il medesimo 5ii;ni6c3lo. ma con uso
lleilr. ~ur gr iec/1. /11uh1i fto1kunde, p. t 96; PA111Rr.~1, Jlon. dei non sepolcral<'.
li11rei. XXIII, col. r,;;, n. 45; dr. anche PAc ~. A11111tario, Ili ,
424 ll. PAC1'.l

***
Il nostro amico Suleiman Fikri Effendi, erudito Choggia di Adalia, professore
di storia nel locale Liceo Imperiale ed autore di una monografia storica sulla città,
ha avulo la cortesia, aderendo a mia richiesta, di c..>rnunicarrni il testo e la tradu-
zione delle seguenti epigrafi arabe e turche, le più importanti di quelle esistenti
in Adalia, città d i cui finora e ra nota soltanto l' epigrafe araba della Medresa,
edita dal Lanchoronsky. Molte altre - scritte nella sezione circolare di tamburi
di antiche colonne - contengono, come il nost,ro num. 8, frasi morali, nè presen-
tano perciò molta importa nza. Meriterebbero invccl:} di essere aggiunte a questa
piccola raccolta alcune pietre (circa 15) che contengono nomi di costruttori di casl',
nonchè le epigrafi dedicatorie nella porta della Medresa attaccata alla Moschea di
Alà Eddin e quella della fontana di Mermeli che sembra tratta da un torrione sel-
giucida.
1. Torre di costruzione selgiucida (fig. 5-1) avanti la grande caserma, fat,la
escludere dalla demolizione dal nostro intervento, fin dal 1914. Nel piano superiore
dentro un incavo a finestra - caratteristico delle torri di quPst' architettura -
reca in bellissimi caratteri un'epig rafe che suona:
n Questa torre è stata costruita dal sultano Kcikusrev figlio di Kaikubad, sul-
tano arabo e persiano. Ohi ha costruito questa torre i chiama Ebubekir Said ì\Iimàr
(architetto), anno 642 JJ .
2. Torre della medesima linea di mura, poco oltre il nuovo edifi zio postale.
L'iscrizione differisce dalla precedente solo perchè fra i titoli del sultano reca in
più: sultano dei mussulmani.
3-4:. Mura trasversali di Occidente, vicino al taglio nei pressi dell' Ospedale
italiano. La prima contiene una iscr izione morale; la seconda ò storica, e dice: Ha
conquistato questa città A là Eddi n Kciukusrev e Klùc Arslàn, fodero della sciabola
di Allah.
5. 'l'orre presso il Bazar, a fianco dell'ormai distr utta Khalé Capii. Lunga
iscrizione turca, al di sotto del tugra di Sultano l\lahmud . .Allude alla ripresa della
città da parte di questo sultano, dopo la ribellione di Tckké Oglu. Dice: il Sultano
Mahmud ha costruito questa torre nel 123:3, ma avanti aveva regnato in questa
città T ekké Oglu.
6. Nella parte della città esiste tutto un gruppo di sacri edifizi selgiucidi,
di cui è centro la bella Moschea di Alà Eddin, ed il caratteristico minareto a fascio
di quattro colonne, decorato di terrecotte inYetriate turchine del quale diamo qui
per la prima volta una conveniente riproduzione (fìg. 55).
Sulla porta di questa moschea di Alà Eddin si legge la seguente iscrizione:
u In nome di Dio clemente e misericordioso. Mehmet Mahmut ben (Figlio) Junùs,
questo bei ha preso Adalia e ha costruito questa moschea 774. Il nome di chi ha
costruita questa moschea è ar cliitet,to Balabà nut 'l'avasc ".

[
64
FIG. 55 - ,\DALIA - MINAHETO DELLA MOSCHEA Dl ALÀ EODIN.

[_
R!UffiROllE NEl,l, A REGIO'." rn DI (·0~ 1A. ADALIA El SCALANOVA 427

7. Sul bel minareto dentro una nicchia a finestra - al disopra dell'epigrafe


dedicatoria del minareto medesimo, in terracotta smaltata, purtroppo illeggibile - è
murata una lastra di pietra, che proviene manifestamente da altro luogo; essa reca
la seguente iscrizione:
" I la costruito questo Imaré Keikubat figlio di Keikusrev, sultano Jella te rra e
dei due mari ".
È la dedica dunque di un Imaré, cioè di un refettorio, di quelli che com'è noto
entrano nelle dipendenze delle moschee e per i poveri e per gli allievi delle Medese.
8. U n'iscrizione simile, anch'essa fuori posto, con I' aggiunta della data: 612
dell'Egira, si trova murata lì vicino, in uno dei piccoli ambienti dei Dervisci.

P IO, 56 - ISOUIZlONIJ OARAMONLITIOA.

~~ probabile che l' Imaré di cui parlano queste due i ·crizioni sia quello di cui
avanza il finissimo portale a stallatili nella strada dall'altro lato della Moschea,
il cui spazio fu occupato in epoca recente da un aggregato di piccole costruzioni
dei dervisci danzatori (Mevlevi Hané), che comprende una abitazione {Cillià Hané),
una moschea per le sac re danze (Samà Hané) ed un turbè ottagonale col tetto
aguzzo con le tombe dei capi Dervisci (Mevlavi Sceiky turbè).
9. Incuneato in questi edifizi, con un ingresso sulla strada, è un piccolo turbè
che custodisce le spoglie di Sultan Korkud, fratello di Sultan Selim, e della madre
Nigàr Hanum . L' iscrizione di questa dice:
" Colei che è morta Nigàr Hanum, figlia di Habdullah. Questa donna è stata
madre del sultano Korkud figlio del Sultano Baiazid l'anno 918 ».
10. I/abbandonala moschea di Mermeli sorge presso la spianata ove - all'an-
428 B . PA CE

golo nella muraglia nel porto - sussistono pochi avanzi della dimora del celebre
Ibrahim pascià Tekké Oglu, che nel principio del secolo scorso tenne da ribelle la
città di Adalia. Presso alla moschea - compresa oggi fra miserabili abitazioni
moderne - esiste una costruzione quadrangolare, con finestre a !iena ondulata,
tomba di un venerato santone Aky Iussuf Tekké. Fra alcune tombe recenti di un
piccolo cimitero che ha invaso il santo luogo (e di cui una di donna r eca l'anno
dell'Egira 1127, un'altra maschile, l' anno 1251 ), si conserva una grandiosa stele
marmorea, ricavata da una colonna antica, appiattita da un hto, che reca in ele-
gantissimi caratteri cufici una lunga iscrizione araba. Dopo la trascrizione della sura
Et Bekaré essa dice: Questo sacro giamì è stato rifatto l'anno 647.

***
Riproduco infine una placca (fig. 56) trovata nel giardino che sta sopra la fon-
tana del porto, come un curioso documento dello stato miserevole della cultura
cristiana bizantineggiante degli ultimi secoli, nelle città di Anatolia.
Ai lati della croce, contornata da pressochè irriconoscibili riproduzioni che
chiamerei visive delle sigle IO. XP. NIKA, sono due medaglioni, l'uno con una
rozza e approssimativa figura dell' aquila bizantina insegna della chiesa Ortodossa,
l' altro dalle lettere Avyovaro;, nome forse del metropolita, se pure non si riferisce
al mese.
Al disotto, due tabellette recano l'iscrizione ~y{Jou (sic) 1:Jog (sic) mn•1], 1674, la
quale si riferisce a miracolose vir tù che i bizantini videro in codesta come in tante
altre fontane, per non aver compreso il simbolo della ZwoJ6zoc.

i-,
. \. ( ~
--,...7 .,,., ~
\

----.

i'JG. 57 - lULU:VO BIZAWrrno DI E . D!MITRIOS (ADAL!Aj.


~'IO, 58 - LE FONDAMl!INTA ANTIOBlll DfJLLA TORHG DI lllNNflKA.

Finneka-Aricanda. - Sulla baia di Finneka s'apre una pianura d'alluvione fer-


tile e incolta, circondata tutta ali' intorno da colline bo cose, con carrubi e ulivi, e
corsa da due fiumi il Datly-Hu, di breve corso, che viene dalle colline immediate,
e, verso occidente, l'Agi-Su (l'acqua amara), che proviene invece dal cuore del paese
e costituisce, come altri fiumi della Licia, una via d'accesso per l'interno della
montuosa regione.
Contrariamente a quanto potrebbe far credere il suo nome moderno, questa
baia non corrisponde a quel Phoenicus portits di Licia, di cui troviamo menzione
negli scrittori antichi e che va identificato piuttosto con Calamaki 1 ; la baia doveva
prendere nome dalla città di Limyra che sorgeva in una delle colline che circon-
dano la pianura, verso oriente, sulla quale si trovano ancora alcuni avanzi e molte
e belle tombe rupestri.
Col nome medesimo della città era anche chiamato dagli antichi un fiume 2 , che
a me sembra debba essere il Datly-Su, che lambisce la collina di Limyra, mentre
l'altro, l'Agì-Su, va identificato con l' Arycandos. del pari menzionat.o dagli scrittori
e chiamato così dal nome di una città montana del suo alto corso, Arycanda. La
notizia in Plinio che questi due corsi d'acqua fossero confluenti non mi sembra un
errore; nulla c'impedisce di credere che i due fiumi confluissero anticamente nella

'TEXIPll, L'1181t Alintur e, p. Gn; Livio, XXX\'11 , 16, la 1;. JI., I.). anche oi:,:i 11 Ll•ll~.. Su e l'A;i-Su sono r isalili d>I·
pone 3 du1• •ioruate da Pal3r:a ; t rr. t>nche STEF.\~O 817 •J .... \". le maouo.
t/JOf'l'f1"0;-.;• . •. ••1j110; :r~t;; '!Ì Àt'Xf'.(,
li ÀU.!H'f!I); ."'tot. e 1-.. cillà (dctl~t lo11tan.1 fiO stadi, per
tlu-<la mare, Li1n~·r3 cum ;uu11e, in 'luem Ar~ ca.ndus in· crrort) $•·no re;i~tr:.ti anche in quell '.111lico portolano che va
nuil, l'linio, H. h., \'. ~:i; Po ... t eius (Tauri) promuntorium, nu- sollo il """"' dt ~ladia1m111 mari1 mag11i, ~ ~37 (p. 49~ in
me n est Li111.\ ra et eoden1 nomine ch·i1a$, ME LA. I. 14 ; tlb ,; C. C• .Il., I ).
ix{Jo).~ roù Àt/H'-f!Ol' :roHutoii xaì. 1À.1r1011rt :rt~!Ì ornl>fo1•,:, fÌY.OOt l'er F1nnolu o L1111.1ra ('isitale per J:i pr ima volta dal Coc·
rà At,UiJ!>« :t0i.ix~,,, STRAHO'\t. X lV, 3, ij (p. U66J; Àl,IP..!!Ol' Leroll n~I lbU ' dr. Tnr>:r", o. c., p. UUi ; Cli. FELLOWS,
:ror. ix/Jo).o.{, PTOLi:'1 . • V , 3; A (tuiaa :r6i.1~i; ti; ;;,, <i &~a .. A Jnun1. rtrrllltn during nn t.tcurJ. "' Alia .flino r, Londra.
n.!ov; '""" tÒY :rora,1«i>, Scyl. di Carianda, 39 (p. 74 t·d. C. t83V, p. i! J .3 ; r.. I. C.. n. 4301-9 (FinnekJ); 4310-4315 (Limyra).

[
pianura e che si siano aperta una foce autonoma in periodo pit1 recente; l'estrema
acoi<lentalità dei bacini imbriferi d' .\.natolia, con l'abbandono del regime delle acque,
spiegano rivolgimenti anche maggiori, quali ad esempio quelli che si possono con-
statare alla foce del Meandro.
Finneka, capoluogo di un Cazà che comprende 12 villaggi con circa 20.000
abitanti, di cui 3000 ortodossi e pochi a rmeni, ha le sue case divise in tre gruppi:

PIG. 59 - TORRE DI l'l'<N&KA.

il primo sul mare, costituito dagli uffici, da alcuni magazzini, ca erme e case chia-
mato porto o castello di Finneka (Finneka Linuin o Finneka Kalé), il secondo
Finneka lskelessi ad un quarto d'ora di cavallo dal mare, sulla sinistra dell'Agì-
Su. risalito fino a quel punto dalle Maone (onde il nome: lskelé (scalo) e il nucleo
maggiore, fra le colline, detto solamente Finneka).
Il castello marittimo non è tutto di fabbrica moderna, come si ritiene 1 • La
' Tho 111uder11 walls oC • rui11ed fori, diceva FELtows, p. ~I i; medioevali e dei >ecoli passati. Cfr. anche Nrcno, Commi. e,•.
il c.1stello di Finneka è ricordato spesso nolle (arte nautiche graphiae, lluiloa, !~Si, p. -4M .

[
HICERCHE Nl<JLI,A REOIONl<J I>I 00'.'II.-\, ADAl, IA 11: SCAI,ANO\"A 4tl 1

torre che sorge su di una piccola punta rocciosa protesa sul mare, a pianta trape-
zoidale (m. 14.50X 16 X7.50) conser va infatti sino a sei assise del basamento di
· una fortificazione romana o bizantina (fig. 58 e 59) a blocchi squadrati di nria
dimensione, di cui i maggiori di m. I. l o X0.50 di un conglomerato locale e della
pietra delle montagne licie detta F eltliken ta.<;c.

PIO. 60 - TO)IBA LICIA DEL.LA ~ROllOPOLt DI l. l'C}'KA.

Alcune piccole finestre a feritoia (una è ancora quella classica e mi.;ura circa
cm. 50 X 121 danno luce al locale interno della torre, la quale era collegala a tutto
il sistema fortificato del piccolo castello che si estendeva sul declivio; questa parte
è di piccola muratura medioevale, con mura in talu11e parti ancora coronate di merli,
ma utilizza qua e là alcuni conci antich i, e perfino qualche piccolo tratto di fab-
brica classica; il che ci documenta che anche il castello primitivo non si limitava
alla sola torre sul mare.
U na valle di torrente che immetle nelb par te occidentale della pianura di Fin-

[
432 H . PACID

neka, Denigé Deré, cm s1 perviene attraverso i modesti aggruppamenti di case di


Alagi ed Aruf, sul viottolo che conduce al montano villaggio di Hassar euny: con-
serva un importante gruppo di sepolcri della necropoli di Limyra o di un suo sob-
borgo. Alle fig. 60 e 61 dò la pianta ed il prospetto di una di queste tombe,
inedita.

127. Su di un· altra tomba nel medes imo Dcnigé Den>, già segnalata: Joitrn.
o/ Hell. Stitdies, VI, 360, 133 e R eisen in L1Jkien, I, p. 73, n. J 56 (vedi
nostra fig. 62), l'epigrafe (leLtere alle 0111. 4), va letta con ogni cer tezza:

EtU1oç 'lOU llova1-l6a, al posto di roMp6a o Tloia,u6a de lle precedenti edizioni.

128. -- A Oumlugi, a due ore presso Finneka, in una casa, il nostro H. N. Fer-
tekli ha copiato anni or sono l' epigrafe seguente :

- --- --------- J .25 ·----··----:-


'
I

--0.57-
D
··•G . Gt - l'IASTA OP.1,LA TO \!llA J.IOIA.

~4.<peo<Je10Ea ò.nc2eu{) éea


~4.:roJ.i.wviov ròv 7:Vp/Jo 11 fo.11-
7:!] %aì àvoeì 'E,'e,1wfcp %aì vl<j'J
Zwa(_t)µcp(?) Y.aÌ yiiva<Y.Ì Y.aÌ TfY.1•otç
Y.aì 'Eq-17fi1%1J Y.aì ri%1•01ç 'A<r eobe1-
aiç1 Y.a ì 'EJ.nioq. Y.aì 'A7rg't<~ ÀaY.J.11-
:ri&oou, IJ.i.J.~ù OÌ:.· oVOEvÌ
lY.•(ét )au •<i> <pta>UfJ I?)

Afrodisia, liberta di Apollonia, ha costruito il epolcro segnato da questa epi -


grafe, per sè, pel marito Ermaios e per tutta la sua r icca discendenza.
La foce del fiume Datly-Su è risalita da maone da carico per cir ca duecento
metri e costituisce una specie di porticciuolo-canalc; molto di pilt - per oltre un
RICBl<CHE NELLA REGIONI<: DI CO:"< JA, ADALIA E SCALANOV.\ 433

c·hilometro e cioè fino alle case di Finneka lskclessi - è invece risalita, come ho già
aecennato, la foce dell'Agì-Su, che nel suo corso montano prende il nome di Bas
Jùj= ciai.
La strada che risale il corso di questo fiume, seguendone la riva destra (il

l'I(}. 62 - TO"BA l.ICIA DI SELl,103 SRI.I.' si:c:10J'OI,( DI 1, 1\IYRA.

tracciato nella carta del Kiepert è erroneo) gi~t costrnila dal governo turco e ridotta
<'arrozzabile fino ad Elmaly, è ormai in buona parte distrutta, specie nei punti dif-
ficili; ma costituisce ancora lo sbocco immediaio pit1 diretto di tutta la fertile pia-
nura di Elmaly, per cui corrono carovane di camelli carichi di grano e di le-
gnami, generi dei quali Finneka è perciò notevole scalo di carico.
,\d una buona ora di cavallo su questa strada s'incontra l'otlà di Alagì, quindi
55

[ _J
t3-1 U. PACE

una villa di I<lriss Agà, quindi il villaggio di Oiandir, e, dopo due altri mulini a
circa due ore e mezzo da Finneka, una stretta della valle - Bakaroglu Agà Oapù,
cioè la porta di Bakaroglu Agà - il cui nome ricorda uno sbarramento fattoYi un
centinaio d'anni or sono da un Agà locale che, por mezzo di esso, esigev,t un di-
rii,to di pedaggio dalle greggi che nell'inverno scendevano per la valle a i pascoli
del piano.
La strada, proseguendo nella salita, inconl,ra un altro sbarramento, segnato
da avanzi di fortificazione ellenistica o romana, a circa tre ore e mezzo da Finneka
ed in altre 4 ore e mezzo perviene in un !,ratto di Lerrono pianeggiante, in cui
sorgeva l'antica Arycanda .
Lo rovine di questa città - fra cui primeggia una chiesa od una basilica cir-
condata da un monast.ero si perdono fra la macchia di conifere 1 • Nel vicino
me::arlyk, fra un gruppo di grandiosi pini ad ombrello, ho veduto le seguenti
iscrizioni:

I :29. -· Blocco di cm. 29 X 33. Lettere apicalA di cm. 2.

CIACTO F\YnATOCTornnAN
OYAA€PIANOC€JT 1MN€C TA:
A PY KAN6E WNTOI CAPXOYC f
KA I TW C. HM W Wf!/-!Jfi'P'!'///1#/////#,;r,

[Avror.:ec:frwe J(alaa(! flo 11/fJ.1oç .!l1xti1vwçJ


Ova[J.egic.o1òç) evaef/J1)ç ùfJaankJ
~ex[ie(!eùç piy]naroç . . .
"'J,11[aQ41i-::1Jç]èçoualaç TÒ[•• • .• 7ra-
b 1:1)(> narel"oç 1h119Vn(aroç) ;.,:aì l/(aì-

aae flou{J(J.wç) Aix(ivvwç) TaJ.2o1>1Ò<: et•oF[/31)<:


~zueeuç ,uiy(ioroç) I'egfwv1r.:òç ["11,uae;;1x1Jç l~ov­
aiaç 'lÒ y {b:awç TÒ y n(an)e) n(nref"oç) <h{19tl1ratoç
Ovahewvòç b-uq>aviara[roç
IO ~i{>t•r.:av"ÉWV 'lOtç U(!);OVOt Y.a i 'l/Ì /Jo11),!Ì
Y.a Ì n:t> b1],tl<p zalee1v.

1
FrJ le epii;raft i• ben 1101:1 11uella to11tencnte 11110 supplica b. dr. la ricca bibliogr,1fta iu M>.~DEL, Ca l. 1les 1cu lpt. d. bfu.
d•\;li Al'Ìc•ndei ai;li iauporalori Mo•sim i11u e l.i ciliano per la di- ub imp. 011., p, SH si;.
fo•a dol cullo pago110: C. I. L ., lii, suppi. li, 11.i~i3~ e 136\!5;
RICE ROIIill NELLA REGION IJl Dl CONIA, ADALIA ill SCALANOVA 435

È l'intestazione di un decreto imperiale di Valeriano e Gallieno indirizzato


agli arconti, alla Bulé e al popolo di Arycanda, fatto secondo la formula comune
(Dittcnberger, Syllo.<JP, n. 404 sgg ). La data del decreto andrebbe riportata per
la tribimicia potesta.c; III di Gallieno, al 255 d. O., mentre il cos. lll si riferirebbe
al 257-60, periodo durante il quale Gallieno aveva assunto dalla IV all'Vlll trib. pot.
Non poLranno però andare oltre il 259, in cui cessò il regno simultaneo dei due,
percltè Valeriano fu fatto prigioniero. D'altro canto, poichè è attribuito a Gallieno
il titolo di Gennanicits Jfaximus, ch'egl i assunse nel 256 o nel seguente anno,
è giocoforza ammettere una anomalia - non rara, com'è noto - nella designazione
appunto della potestà tribunicia. In ogni caso adunque il decreto va riferito agli anni
256-59.

130. - Blocco di cm. 40 X 20 ; lettere di cm. 2:

THNCWMATOeH n]i• owpaw{)f].


KHN KATErTEICEN x1p1 xadorewt::v
6. OY!\A W//////$/////////,.7, Llovla .
~//$///////////////$///#­
T O ICE A Y T 01 C -roìç fov-roìç

18 1. - Framme nto di epigrafe sepolcrale per un monumento destinato alla de-


dicante e ai s uoi parenti. Lettore crn. 2 1/ 2 •

wç ~wna xaÀw; xaì rp1Àa-


WCZWNTAKA/\WC KAli>IAA . . . . n7ç xaì eùPotaç
W#//////~ THCKAIEYNOIAC
W////#/,17//. i'M X APJ N
,i1,,1],u 17 ç]xaeiv.

132. - Frammento di cm. 30 X 25. Belle lettere apicate di cm. 4 1/ .


2

• C: TIÌ1' TCt(,!i
. 1Ànç -raexo
• iqv n7ç ,u17
xc.mi ?] btaOl]x17v

Vi è ricordo di disposizione testamentaria per la sepoltura ( cfr. ad es. Paribeni,


n. J45; Romanelli, n. 154).

133. - Frammento di cm. 22X 22; lettere cm. 3 1/


2

2iov a
xaì J.o
2wv o
ÀO IJ O

n2ot
1-!-t. [i'rammento di cm. 28 X 3-t; lettere cm . -1.

LE YW////1///1/&,
Ofl' . . • .

MAPKOY~ ~vu.!!%" ' ' ..


OYANTW Wi ou J1lnw[1io- 1

oo %ùt .1101' .
OYKAIAOY .11 i'•o11Uou

AYPH/\IOY
Poco oltre - a l caffè di Akirgì ', il caffè dci nivaiuoli - si precipita dalla
roct:ia impeLuosamenLe e traversa la strada, la ricca polla originaria del fiume -
prodotta in gran parte dall'acqua di scioglimento delle nevi - che va forse a
confondersi con le fi ltrazioni del bacino del lago di Avhin, separato da un sottile
diaframma collinoso.

l-t5. - Nelle immediate vicinanze del caffè, fra un lwl gruppo di tombe rupestri,
al di sopra di una semidistrutta ve n' ò una, con prospetto del solito tipo
simulanlo la costruzione in legno, con travatura del teLto, e a due porte,
delle quali una finta. Essa reca un'iscrizione incisa pei due primi righi al
di:;opra dello stipite e pel resto nello stipite fra le porte. Fu solo una co11-
dizio11e felice di luce tangente che alcun lempo addietro permise al nostro
llagginikola di accorgersi del!' iscrizione, della quale per l'altezza consicle·
re\·ole del monumento potè ricavare a gran pena e fra curio:;e circostanze
un catlivo apografo. Qnesta volta potei farne cavar e un buon calco cartaceo
(dal quale è tratto il disegno), ser\'endomi di alcuni soldati turchi, i quali,
nella smobilitazione che a\T\'eniva alla spicciolata e per disgregazione, rien-
Lrando alle loro montagne, s'erano aggregaLi alla nostra piccola carovana.
Ma dal calco rimasero fuol'i le primo duo lince, c he perciò non figurano nel
clisel:?:no.

i Su A1)Canda, oppiJu111 dci Milu, cfr . Plinio\·, ~:l; Stcf. lino, lh ..i\n.2 Il. .\., 570. P1•r le ro,·ine Fr.1 Low ... , o. c., p.
U1i .. ' • '·; $l"ol. :l Piu 1.. O! .. VII, 33; llierocl., 6'3. 7. J...t·ri- ~18 -(;,; S1•1u1T Funin::-., l, p. tH; J\tTTEH, l\lt inaaitn, lC,

11011 i: U llA~, 111 , i3~~-3 l ; 1: . /. G., ·13!1i s:;., 45117, add. 9; i10~ •t;.; TI \Il 11, p. 6:Jll, I•• I. G., 45111.

1:. I. /,., 111, 1214 e• "'PPI.; Monete di Gordiano e Tr.1111111il-


RIC8HCHI~ Nl•;J,f,A R IWIONI~ Dl CON IA, ADArJlA El SOALANOVA 437

DaLa la scorruLtezza del tesLo di questa i:;criziono, in fa rcita di orrori dal la-
picida, e data pure l' incerlezza della lezione in parecchi luoghi, do\'<' è, pit1 che
alcro\·e, corrosa la superficie, e dove anche le tracce offerte dal calco sono memo
siournmente leggibili, ritungo irwpporLu no di farne la trascriz ione, limiLa11domi ad
OS5Prvare che, m•i ùue primi versi, che non appaiono nella fi~ura, ma furono alla

[
438 B. PAOE

meglio copiati da Hagginikola Fertokli, è contenuta parte di una imprecazione ge-


nerale contro chi avesse usato senza diritto il sepolcro. Essa è redatta con formula
propria a questa regione; ofr. a,aagiwJ.ò; l'oro Oeoi; %ataz19wvloiç, Jllitt., XXYII,
p. 264 (cfr. anche uso simile della frase, ma non in significato sepocrale: apae-
Tu>J.oì fOTWoav {)eciJv navrwv o liezwv %TJ.. ,, peccasse contra dcos putantur •>, Michol,
5 l7, 31, iscrizione di Teme.ssos del 2-W a. Cr. ).
Col v. 3, ossia colla prima linea del nosl,ro disegno, comincia una seconda parte
dell'epigrafe in cui è attestata l'erezione del monumento sepolcrale da parte di un
certo Oend iras per sè e famiglia e si ripetono i d ivieti d' uso agli altri ; anche
quesLi divieLi sono redatti con formula documentata, simile alla seguente: oç o'èò.v
b r1afJul.artTat lj Ò.Ot%1JOt:l El,Ol TÒV M1;va xaiax1? 6111011 xezoÀWf-lÉ1tOV x <),, (Perdrizet, in
Boll. de Oorr. HeU., XX, p. 156 sgg.) in cui a Men sono sostituiti gli dèi e le
dee tutte.

•••
Scalanova-Sokia. Il modesto ancoraggio di Scalanova, Kusc A.dassi, l'Isola
degli Uccelli dei turchi, conserva alcuni sarcofagi, iscr izioni e frammenti orna-
mentali provenienLi forse dalle rovine di Efeso, se non da quella antica città di
Neapolis che - su per giù - dovette occupare il sito del moderno abitato. Un
leone di marino - malamente mutilato e impiasticciato, ma senza dubbio di età
classica - è murato nella fortificazione dell' ancoraggio.
Questa muraglia si dice costrutta nei primi del secolo scorso, per d ifesa contro
lo insurrezioni delle isole. E certamente, almeno in taluna sua parte, è di origine
recente 1 ; costrutta ù i piccoli pezzi irregolari , connessi con malta abbondante, di
quel tipico aspetto irregolare delle fortificazioni Lurche, ha due porle ad arco
scemo, all'estremità della strada principale che, cla presso l'ancoraggio, attraversa
l'abitato.
Le porte coincidono con grosse torri quadrangolari, che attraversano in tutto
il loro spessore sotto voltoni a botte, costrniti in mattoni; esso custodiscono ancora
le imposte in legno, coperte di solide lamelle di ferro tirato a martello, disposte
orizzontalmente a squame, fissate con chiodi a grossa testa poliedrica.
Nessun notevole elemento decorativo o architettonico distingue questa fortifi-
cazione. Le mura verso occidente là dove sono limitate da una torre angolare a
base poligonale (fig. 63) sembrano più antiche. Un recinto rettangolare, con locali

l • C'esl t111c ~implc mur:lille, qui \';•se ratl3cher à un gm•rra dell' lndipendcn•• ellenica rrr. Pot'Ql:EVILLE, Storia
d11hea11 brlli . . ur lo cap qui (erme la baie da colé du sud •, dtlla rioo1a11~io· t dtlla Gri da, ~lila no, ISS I, Il, p. !!95 •i:i:·;
T~XH 11, o. c., p. 3 !4. SOHIA, Storia della (:ruia dal 18'11 iit poi, l'apoli, 18~, I ,
Su Scalano,·• cfr. rococ~E. 111 , r. 1n; Tou11~ero11T, Il, p. i~ •~Il'·
r. 510; CHA\LILEll, r, p. '!13. Per le importanti viccn~o nella

[ __
R ICErtCHE NELJJA REGIONE Dl CO:-.I IA, ADALIA ID SCALANOVA 439

a due piani tutto intorno ad un atrio, con loggiato (fig. 64 e 65), rappre3enta il
tipo più nobile del chàn, o doveva comprendere certamente gli antichi uffici ed
essere sede della dogana. Una vecchia donna mi ha riferito che l'antica denomina-
zione di questo locale è Cumnierchi, parola forse nostra, come il nome del ri-
dente villaggio; ma questo edifizio è anche detto Oursciùn chàn, forso per
lamine di piombo che dovevano ricoprire taluna parte del tetto.

~·10. 63 - SOALANOV.1. - TORRE DI occm~:N·m.

Da.vanti al piccolo Conak moderno giace una grossa bombarda di bronzo rie·
camente ornata nel fusto, nel tulipano, nel gorgale e nei manigli, proveniente
dalle fortificazioni. Essa reca nel fusto un'aquila coronata di corona reale, di croci
e fiordalisi, recante in petto lo stemma inquartato, al 1° e 4° gran quarto con-
troinquartato, 1° e 4° rosso con un castello d'oro chiuso d'azzurro, murato di nero
che ò di Castiglia; 2° e 3° d'argento con un leone rosso coronato che è di Leone;
il 2° e 3° gran quarto inquartato in croce di S. Andrea: il capo e la punta d'oro
con quattro pali di rosso, che è d'Aragona, ed i fianchi d'argento con l'aquila
nera coronata che è svevo di Sicilia. È lo stemma della casa di Sicil ia fondata da
Carlo V.
440 B. PACl•J

Un' iscrizione dice poi :


1558
OP \~
S F I D E R I OI
MVSARRA

~IG. 6~ - SOAl.ANO\'A • OUM~U:llCBI.

e ci conferma l'origine sicilia na di questo bel pezzo di artiglieria. 'l'ale è infatti


essenzialmente il cognome :Musarra.
Una iscrizio110 turca faticosam ente incisa alla lima, delude la nostra attesa:
invece di recare notizia dell' occasione in cui quel pezzo fu preso, con tratto ca-
ratteristico della mentalità ottomana, per nulla curiosa di cose storiche e tra-
dizionali, l' iscrizione attesta che la bombarda pesa -17 kantari e I cche ed è
RICERCHE NELLA REGIONE DI CONIA, ADALIA E SCALANOVA Hl

lunga 17 palmi. Io riterrei che essa sia là pervenuta nella campagna che l'armata
siciliana guidata dal-prode D. Ottavio d'Aragona condusse in quei mari nel 1613,
la quale culminò nella battaglia del 23 agosto a Capo Corvo (ant. Corycum) nel
canale di Samo, a 10 miglia da Segagich, e cioè a poco più di 20 miglia da Sca-
lanova. Di quella battaglia vittoriosa D. Ottavio d'Aragona consacrò come trofeo
nella chiesetta di Piedigrotta in Palermo, ove tuttora si conserva, la lanterna della
<< Capitana » turca •
1

PIO. 65 - SCAJ,ANOVA - 01rnmrnc111.

*
* *
Nella città ho visto tre modesti frammenti epigrafici:
146. - ~ella fontana della mo3chea delle donne (Hanìtm Giamissi), fra diversi
avanzi (fregi, capitelli, basi, ecc.), d'età romana, è adoperato il frammento
·uperiore di una base onoraria di cm. 5 X 85, alta cm. 27. In lettere di
diversa altezza (1° rigo cm. 2; 2° cm. -1:) reca il principio di una iscrizione:

lqa{}j'j TV'W
lla:mov L.ev17~1av6[v

• Clr. Ili MAllZO, Biblioltca storica e ltlleraria di Sici- [/{)n n11nv10 1l'Arn901H1, in il/flllOrit $1Qriche, voi. IV, p. Hl!.
/in, ... erie I , '01. li, l)alernio, t~li3, p. 85 sgg.; LA LUMIA,

56

l
4.t2 B. PACE

147. - Sarcofago romano adoperato come vasca nella fontana di Samarg1 Chàn ;
reca in lettere molto illanguidite, di cm. 2, una lunga iscrizione di cui si
riesce a leggere soltanto :

1-JS. - Capitello di pilastro in marmo, adoperato come puteale nel Bazàr (Bazargì
cuiù); in lettere alte cm. 5 reca la solita iscrizione:

149. - Urnetta decorata di bucrani e festoni, nell' interno dell'albergo di Kara-


lambaki, di fronte al Cursciùn Chàn :
1
AnoÀÀ(:(W . . . vo111

Oltre il fortilizio il solo edificio notevole di Scalanova è la chiesa di San


Giorgio; pii1 esatLamente era; perchè essa andò coinvolta nella grande e metodica
distruzione di tutto il quartiere cristiano, che imperversò con furore razionale, m
seguito e come rappresaglia di un bombardamento francese durante la guerra.
150. - Quivi nell'angolo del nartece è rimasta la seguente epigrafe che - con
taluni altri pochi frammenti ~decorativi_bizantini, murati qua e là nella chiesa
- ci documenta una più antica costruzione. Essa è frammentaria nel prin-
cipio dei versi; ma facilmente integrabile pel frasario corrente dell'epigrafia
bizantina:

? 1E{)·EµeJ.uJy{)17 o] ,,aòç wii Ayfo1J 1\feyo.J.0µ6.9rveoç Ifweyiov


1 •
lnì ·r:1jç BamJ.eiaç B]aa1),dov Y.0.Ì Kwvaiavr:bto11 TWl' evoe(3eoT6.TWV
Y.(J.l òe1fo~O~(J))I
1
Haa1Uwv l:nì . . . . ) Y.O.Ì ef,W~OJ(!OV Ae1.1Fmax6nov 'E<péoov
bovç, ç<px( t•nò 1 l w6.n 1011 7l{!f0{3vdeov .

Forse nell'ultimo rigo manca il nome dcl Patriarca che, nell'anno del mondo
6527 (= era volg. 1019), era Eustazio.

EPIGRAF I

Ecco talune altre epigrafi inedite, da me copiate in di versi lnoghi della regione e qual·
cuna di cui mi ha dato copia il nostro epistate Fcrtekli, e che riproduco in solo corsivo.
RlCERCHE Nl'lLLA HEGIONE DI CONIA, ADALlA El SCAl,ANOVA 443

151. Sokia. - Sarcofago adoperato in una fontana presso il Comando italiano.


In lettere di cm. 2, verso l'angolo:

MONVMEN
TVM.L'CALV I Jlonmnentmn L. Calvili Erotis.
Ll.EROTIS

1~} l' epitafio di un L. Oalvilio Erote, evidentemente un


liberto. Non è noto
alcun altro Oalvilio; ma da Oalvius, pit1 volte documentato (Prosopogt-., G., nu-
mero 295 sgg.) si può avere benissimo Oalvilius, come Lucius, Lucilius ecc.

152. - Aia-Sol(1k. - Urnetta di marmo adoperata come recipiente nella piccola


fontana snlla strada di Scalanova, sotto la collina del Castello selgiucida.
Dentro una tabella ansata reca, mezzo distrutto, il nome del liberto levan-
tino di cui raccolse le ceneri.

P.SEXTILIVS·p·L· P. Sextilius. P. l(ibertus)


PHILEPOS Philepos.

Non si trorn nel C. L L., III, l6086 sgg. e supplementi), che comprende le
iscrizioni latine di Efeso, nè mi risulta edita altrove.
153 a, b, c. - Porgo. - Dalle rovine della città, e precisamente da un lungo
muro bizantino che esiste presso la basilica alle falde di Eilik Tepè, pro-
vengono t re frammenti epigrafici ora in Adalia, conservati il primo nella
Scuola musulmana, e gli altri due in una casa privata di Adalia. Sono
frammenti di lastra rispettivamente di cm. 24 X 12, 20 X 22, 29 X 30,
che recano lettere di cm. 2. Per la forma delle lettere e pel contenuto
non mi sembra dubbia la loro pertinenza ad unico titolo.

a) yevv [? nénm9-]
J.ov fm J.i11p1 [ai1-]
~eaç orr.l~io[ v ;tfrim9]
i.ov i17ì.tva).

[_
444 B. PACE

bl m[rMt01•
ov.; ar[a<5wv

ayFvtfo[uç 7Tf1'TW9},(JJI !]
irogt l1vc5o[aç]
[6rr2)fr17v
IO>' Oia[v2ov ?]

e) " ;r(a)ì<)a[ç

JEJ.w]o.é{!ta h1 fl},ri [nuaì~

'A,1upt0.(!fJa

at0v

Sebbene molto mutili è chiaro che questi frammenti appartengono ad un titolo


votivo per vittorie in celebri giuochi che avevano luogo in parecchie città della
Grecia e dell'Asia Minore. Dobbiamo supporre in principio il nome del dedicanLe e
il verbo vi~l]aaç, cui seguiva la determinazione delle gare, in cui riuscì vittorioso
nei diversi giuochi, fra cui gli Amphiaraea di Orop6s (1A1-1cpwe~a = :.1,uqJiae&ra, cfr.
O. I. A., III, 1173, 12), gli Asclepiaea di Epidauro ovvero di Oos, gli Eleutheri
di Platea e, probabilmente, gl' Isthmici di Corinto. ·Ofr. per t itoli simili Dittenber-
ger, Sylloge, II, n. 676 sgg.; Larfeld, Griech. Epigr., p. 442.

[~-
RICERCHE ~ELl~A REGIONE DI CONIA, AD ALI.A E SOALANOVA 445

154. Bugiak. - Da Ingir Chàn (ant. Cararton). Blocco di cm. 85 X 48 X 55


murato nella fonta na del v illaggio. L ettere alte cm. 6 :

. La9e ..
ux]ori [C]ariss[imae
Biq1t

È frammento di un ti-
tolo sepolcrale.

155. -· i\Iagi(m Dcrè Kioei, a 5 ore da E lmaly, verso nord. Placca con rappresen ·
tazione d i A rtemide fra i Dioscuri, simile a quella riprodotta in R eisen
in Lykien, II, p. 17 1, fig. 79. Copia di H. N. Fcrtek li.

156. - 'l'og(t ùiaté presso Istanoz. Copia ibidem.

TIIOPYOYO~OTA N
157. - 'l' rebeona. - Copia di H. Fertekli.
'Eeµ6.o-ca )Aeui,tw1• %a-
Tto%evaoev <~v ow -
,uaTOfJ IJ%YJV
u'j'J :rmeì avnjç ~eui,u[<t>
) Agu,aavov %aì •!] µ17<eì (sic) aì•1[1j.:-
~4eiéµn %aì fovwìç /1611ot:;

Non mi risulta pubblicata (cfr. Romauelli, Monumenti dei Lincei) XXIII,


col. 203 sgg.). Il nome 'Eeµ6.or:a, der ivato da 'Ee/a]:;, è apparso in altre epigrafi di
T rebenna (cfr. Romanelli , n. 153, 161); nella regione si ha la forma 'Ae,u&ow.

[ __
446 B. PACE

158. - Carngelar Mezarlyk presso Oiai Keniir nella regione di Istanoz. Copia di
Fertekli. Base:
{mèe n]ç wii xvei-
ou Avwxecfroeoç
M6.exov Aùe17Uov J.Av-
,
'lWVtLVOV
o,' [ ,,
VIJ(}OV - t-
R - 't' • . • •
,.,acnov 17 xal' ''et-'
x ]17ç alwv( l)ou ota

. . . . . "A'tiaJ. . . . . . .
ielç )Aeiaratou xaì 'Ae-
uµeiç <P1J.d.nov yv-
v1) amov iòv (Jw,aov
r.aì 'lÒ zaJ.xovey17µa

zaJ.xovey17,ua è un'opera di bronzo o di ferro, che su di una base ((Jw,n6ç) hanno


1

dedicato ali' Imperatore l\iarco Aurelio questi due coniugi.

159. - l vi. - Gopia ibidem. Base:

A.vwxe6.we1 Kai-
aae1[Ti]'lço AlJ.fr:> ito[e1-
avcp ~vrwvrivço
Eùae(Jfj ù(Jaaicp
awn}el ii'jç olxov1d-
v17ç 1/ {JovJ.1) xaì
o 01J/l0ç
ffiuna dedica della bule e del demo all'Imperatore Antonino Pio, coi soliti ti-
toli ellenici corrispondenti ufficialmente a Imperator, Caesar, piits, augitstus, con-
servato,. generis hitmani (awii'je 'li'jç olxov1-d.v17ç). Manca il titolo di Pater Patriae,
che Antonino Pio assume nel 139, nondimeno questo non può essere sufficiente
indizio di datazione anteriore, data l' inesattezza di titolatura dei titoli provinciali.
160. -- Ciai Kcnar presso Zivint. Copia H. N. Fertekli, presso un sarcofago è scritto
tre volte in grandi lettere nella roccia, retrogrado :

I'ai<.,V'

161. - Zivint. - Copia ibidem. Bomos con busto funerario ed iscrizione:

E dubbio se si debba leggere : Mewve{]v17ç.

[ __
RtO~RORE NELL A REGIONE DI CONIA, ADALlA E SOALANOVA

162. - Zivint. - Copia ibidem.

Llwvvcuo; Awvuota ou[ioì ?]


~ta(t,uv1}çrou (?) uv1/- 1

µ'Y}ç 7.,0{}']V

163. - :Ros bu n'irn , presso Zivint. Copia H. N. Fertekli. Base onoraria:

Evoéf3etov
'AyWva 6é1a~o[c:
nevraen7(}t%Ò [v
&xOfria {mò
Ave. A6rrou ;;ç v·
noozéoewç w[ii
na(n)o(v) alrcou
%]aì Me[v]e%eu-
•17 ç, VSlY.1JOa ç
È.r~6~ii>; ;ral-
Jwv :raJ.(17) v

Questi giuochi provinciali quinquennali sono stati stabiliti da Aurelio Longo,


per disposizione del suo avo e di .Menecrate.
164. - ìUamatlar, tra Zivint e Bujuk Alà Fahareddin. Base di statua con iscri-
zione copiata di H. Nicola Fertekli:

'Eç vnoo7.,éoewç J\.aJ.-


rroveviov Àt%n1iov T<Ì lf.-
yaJ.,ua •i'jç 'Acpeo~b:17ç
&véo•'Y}oav or %2neov6-
1twi Aov%wç xaì. Baoooc:
KaJ.novevioi, Aou%iov vl-
oì Atxww11oii I'aioç xaì
Ka2novevwç.

Non è veramente chiaro a prima giunta chi siano gli eredi di Calpurnio
Licinio, che in ottemperanza alle disposizioni di questi, hanno é retto la statua di
A frodite menzionata nella nostra base. A me sembra che il solo modo possibile di
intendere quesLa parentela - che non è indicata secondo le norme comuni - sia
il seguente:
Calpurnio Licinio
I
I
-,
Basso Calpurnio (Liciniano)
Lucio Oalpurnio (Liciniano)
I I
Gaio Calpurnio
448 B. PACE

165. - Gaà l\fozarlyk presso Zirint. Copia Fertekli, Base. Lettere tarde (C. w.).

'H (JovJ.~ xaì


6 oij,uoç èteiµ [17ae) 1

Ave. M'ooeaiia [11


Ea(Jei'va1 n)1 &$[io-
1 1

2oywr6:r:YJv yvvaixa
rov ù~ioJ.oyw•acov
Ave. Ko.Uwr.e&rov
Over.eavov ànò Y.oe -
vouxovJ.aei(w )11

Questo comune decreto d'encomio è interessante per la menzione di Aurelio di


Callistrato « veterano » dei rorniculari, di cui è onorata la moglie Aurelia Modesta
Sabina.
Con Oornicitlari?t.s si designava com' è noto, in origine, il soldato insignito
della decorazione militare in forma di due piccole corna, fissate sulla parte ante-
riore dell' elmo, chiamata corniculum. Questi decorati costituivano una categoria
di soldati scelti, finchè cornicularius, perduto in significato originario, venne a
designare un sotL'ufficiale, un graduato con incarichi speciali - e deve essere il
caso del nostro veterano - o anche un funzionario addetto ai Tribunali o ad
uffici puramente amministrativi, o alla persona di magistrati e ufficiai i di diverso
grado (vedi E. Breccia, Gornicularius, in De Ruggero, Diz. epigr. di anti"ch. ro-
mane, II, p. 12 16 sgg. ).

166. - Ghns Bnbà ì\lczarlyk, presso Kestel. Copia H. N. Fertekli.

Al•roxea-
ioea Kaiaa-
ea ll1J ( 6.exo1 1) A v-
g1)J.iov Eev1jg -
ov 'll.vroveZ-
vov L.e(:Jaar:òv
17 {JovJ.1) xaì
o Mjfioç
Dedica della bulé e del demo all' Imperatore E liogabalo.

167. - Belinf, presso Tefennì. Ora a Burdur nella Caserma nuova, con altri avanzi
- un'aquila funeraria romana, un barbaro busto ecc. - proveniente dal
medesimo sito, si conserva un bomisco rettangolo di cm. 55 X 35 X 20, con
la solita rappresentazione in rilievo del dio cavaliere, con berretto frigio,
con una pigna nella destra. Belle lettere di cm. 2 1/ 2 •

_J
R ICERCnEl NELLA REGIONE DI CONIA, AD.ALIA E SCALANOVA 449

AYPAN TI OXOC "Ave. "AvrEozoç


NEWNOC NiwYoç
r KPAIOY L.:Y.eaiov
MH MTJ-
Nl Vl'

EnHKOO E Y }EnTJxOW(t) tù-


XHN zi)v

Men, il dio cavaliere, è qui chiamato br~Y..ooç, con epiteto che nella regione si
ritro\·a per molte divinità; cfr. Pace, iscr. n. 20 e 76. Il dedicante A urelio Antioco
- un g reco che ha avuto cittadinanza romana per la generale disposizione di Cara-
calla - è figliuolo di un ~ eon figlio di Screo, nome che ritroviamo in un'altra
epigrafe di Burdur già ad Ulù Giamì, ora nella medesima caserma.

168. - Fugla. - Sito detto Choggia Oesmè. Copia FerLekli. Base.

'H f3ovJ.1ì xaì o IHj,uoç


lui,u170F :'Ae-ct{,uav,
veavta11 x[a-
J.] Ò>' x aì &.yaaòv. '.L'òv oè &.v[o-
f>']&[vr ]a &.vio-c11otv I'aio; o ;r(a-
-c~e a·ùrov

In seguito a decreto della bu,lé e del demo è stato onorato il giovane Arteimos,
cui il padre ha eretto la statua alla quale serviva di base il cippo con questa epigrafe.

169. - Il m·dur. - Cimiteri su lla via di Baladiz; base cilindrica (alt. cm. 75, diam.
cm. 48), con tabella di cm. 47 X 35; lettere alte cm. 3:

l.:01\WN IO/\WNC E6J.w11 2..0J.w11(o)ç


T HPACIOCAN€C TH T11e6.otoç &.vim17·
C€ NEAYTWKAI AN otv fovtéjJ Y..aÌ "Av-
N ATH rYNAI K;r#M l'Cf 1?] yv11a1Y..(ì)
MONO N µ6vov

È l'epigrafe pel sepolcro eretto per solo uso pr oprio e della moglie, da un So-
lone, figlio di Solone, detto 'l'17eaaioç: in questa parola, di cui è dubbia la lettura,
potrebbe riconoscersi il demotico pertinente alla città di Tvewio11, in Licaonia
(llghin). Nella lettura riferita nel B11,ll. d. Corr. Hell., III, p. 333 si ha I'Eeaaioç.

170. - Nel medesimo cimitero. Architrave di cm. 38 X 38 X 55; iscrizione in


lettere leggerme nte apicate, alte cm. 4, sulla cornice:
67
-1.òO B. PACS

-: •A~1CTW~6~·- ~O~EoYçyiò;~~~~~i;T~
~'- 1>/. : >
..._;'"__ -~ . - --
-- ~. ·.· 2'.-· -J ETIOJI;ICA~ ~ <~7
·:-.:__ -.::_::- --. ~· . .. . .. '-- . ·--:;___:__~.:.:.~ ]

Hicorda l'esecuzione a proprie spese della « costruzione ,, probabilmente l' irn-


palcaLura di tavole del tetto (nfjypa) dell'edifìcio cui appar teneva l'architrave. Non
lllÌ paro probabile alLro significato di :m"fy1w. che original'iamenLc significa macchina
di legno, special mento militare, e poi - anche in lat,ino - mo bi le in senso giu-
ridico, sccnado teatrale ecc. (cfr. Giuseppe Flavio, H. 1., VJJ, 139, 147; Ulpiano,
Di.r;., 33, 7, 12; Ausonio, Epigr., 26 eco.). f./opcra sembra dovuta a due fratelli,
di <·ui s' ignora il nome il quale era scritto in un pezzo perduto dell' architra,·e,
figli di un Ariston, detto Kor;iovç, che sembra un etnico, alt.ronde ignoto.
171. - Kcl medesimo cimitero. Fusto ci lindrico di colonna (diam. cm. 45) con
iscrizione in parte raschiata intenzionalmente, e perciò di dispc.'rata lettura;
lettere alle cm. 2 1 2 :

OOOOOY.l}.fl

;,iav1oaJ.e
'l0U7:0'' X

Sembra framm ento di titolo sepolcrale; forse nel v. 2 si potrebbe vedere un


et,nico J.lfav1oaJ.u!ç, che ci ricondurrebbe a Rodi.

172. - Nel medesimo cimitero, a lla sinistra della strada. Cippo scanalato (diam. cm.
48, alt c. 78), con tabella ansata di cm. 37 X 35 o lettere apicate alte cm. 4.

~ O !AOCA ?J OtaOC ~l­

J\€ :='.AN.6POY J.e~6. l' c5(!011

TONYION
~tu.;a11<5eo1•
AJ\E:=:AN.6PON
7{0,11w1•/f16.1•0-
KOMWNBIANO
eo1•(?) d(!y6.ono
PONE: IPfALETO

Il nome l\6pwv (Iùf>pwv) ci appare in Di tt<'nbt>rger, 50, r. e 691, •2· Ilaeò.


B11l1•oeoç cfr. Tournefort, Voyage d1t L evanl, II, p. 184. Ohe però nel caso nostro
si possano aggruppare i tre nomi sembra strano.

[~-
[
452 B. PACE

173. - Nel Conak. Colonnetta alta cm. 65, che reca sul davanti una figura fem-
minile ammantata, del tipo funerario della c. d. Pudicizia. Sul plinto in pic-
cole lettere di cm. 2 reca l' iscrizione :

è$ox.1i(?)
$uym:(!l /0 1 ~[,to7ç 1.cl(!tV

t 74. - Fanarnki (Scutari). - Sulla ferrovia d'Anatolia fu scoperta - e si t ro\'a


alla biforcazione di Ciftè Hafuz, davanti la casa del fu Kemal Pascià -
l'epigrafe qui riprodotta (fìg. 66) da una fotografia fayoritami dal sig. An-
tonio Marinelli, funzionario della stazione di Conia.
La pietra sembra frammentata alquanto nel lato sinistro ed in basso. Essa
reca scolpiti in rozzo rilievo una serie di utensili ed oggetti diversi: in una prima
fila in alto t re ghirlande di fiori con nastri, di cui una non sembra finita, un ramo
di palma, un tripo~e con lebete, una oinochoe con uno skyfos; in basso una stadera,
un cono che a me sembra un alveare, una scuro, un cratere, un bicchiere ed
in!ìne duo Knemides. Strumenti agricoli ed utonsili domestici si trovano sovente
rappresentati nelle pietre funerar ie della Frigia orientale e paesi vicini; cfr. ad
esempio l'iscrizione di Kerpisclì edita da Calder, Journ. o/ Hell. Stiulies, XXXI,
19Ll, p. 202, n. LX, con giogo, a ratro, zappa, tavolo, vasellame, ecc.
L' iscrizione dice :
LI.e)iaiwv :'.AgfaiM1oç
yi{,1aix1] I'vxt'ìa. (sic)

BIAGIO PACE.
LA PORTA DI ADRIANO IN ADALIA

L'antica Porta di Adriano, che è il monumento classico piìJ cospicuo di A.dalia,


fu aperta al passaggio pubblico durante la guerra; fu anzi riaperta, perchè già
durante gli studi della Missione tedesca 1, fatta una breccia nel muro esterno della
falsabraga, ne era stato reso possibile 1' accesso dal di fuori ~. Piì1 tardi il passaggio
fu di nuovo sbarrato, così che nel 1914 per osserv;no il monumento dovemmo
passare sopra il muro e fra le pozzanghere e la boscaglia di alberi selvatici, che
avevano coperto e invaso tutto lo spazio libero. Questa seconda chiusura dovè av-
vonire probabilmente dopo il 1884, perchè in quell'anno l'autorità turca forse solle-
citata dai dotti tedeschi a porre un sostegno (ma non consigliata certo nella forma)
ai due architravi intermedi sporgenti, già privati delle colonne su cui poggiavano,
fece costruire quei due pilastri piramidali che deturpano tutto il monumento (vedi
fig. 1 o 2). J.Ja nuova apertura ora non è piì1 ristretta allo spazio del fornice di
<lesLra, come fu oltre quaranta anni fa, ma allargata a quello di tutti tre, come in
origino. Co5ì l'intera porta, pur essendo interrata insieme alle due torri, che la rin-
serrano (v. fig. 2), per oltre un metro, è tuttavia visibile nel suo complesso, e nel
lato esterno dà una parziale ma facilmente integrabile impressione della sua
solenne monumentalità r omana primitiva (v. fìg. 3 e 4).
ALLualmente la vita commerciale di Adalia si svolge quasi tutta nel suo bazar,
che è fuori delle mura, compreso fra la Por ta di Adriano e la Pascià-Giamì, cioè
Lra i capi delle due vie principali che conducono da Adalia a Perge, Aspendos,
Side verso Oriente, e a Burdur, Istanoz, Elmaly verso nord o nord ovest: ma an-
ticamente, fino all'età bizantina e più tardi, la Porta di Adriano dove,·a essere la
principale della città murata e non è dovuto al caso che la da passante per i suoi
fornici vada diritta alla Giumanlin Giamissì, la quale è il più ragguardevole mo-
numento bizantino di A.dalia 3 sorto con tutta probabilità sopra la pianta di un
altro grande edificio pubblico romano e costruito sicuramente con marmi romani
rilavorati al nuovo fine.
' L•N ~~OllONSkl, SWdte Pamphylitn1 w1d Pi1idit111, 'ol. • I\. PAl\16E~I e fl. l\OMA'&11. 1, Studi e ricrrchr arcllto-
I e 11. \'icn11•, 1890-91. /ogicM lltll'Anatolia mtridio11alr in ,1101111menti A11tichi det
• LANCkOP.0\SKI. o. c., I, fl· ~3; lo\'. \' lii. li neri, XXlll, 1011, J). H-13.

[
4iH G. MORETTI

Nel lato int<>rno. al contrario dell'esterno, la porta ha sofferto gravemente in


parte l'opera delle inciviltà seguite al dominio romano, in parte la successiva azione
deleteria del tempo (fig. 5). Dell'arco appoggiato alla torre sud detta, per la
iscr izione che vi è m urata 1, di lul ia Sancta, è in fatti conser vata soltanto la metà

l'IG, l - ~rnNSO l .ONI SPORGENT I l)AI; COUNICIONE.

circa dello spessore e poco più della metà dei pilastri sui quali è impostato (ve<li
fig. 6 e 7). Del fornice di mezzo, larco è caduto per intero e il piano dell' arclù-
trave e l'a rchitrave interno sono sostenuti da un massiccio info rme di muro anche
poverissimo di calce, che è forse l'ult imo resto d i u na parete di ch iusura dell'arco
e non si vede come possa ancora resistere a tanta mole, che vi grava sopra, mentre
1
In C. I. C., 4310 h.

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e:
e:
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E-<

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[
LA PORTA DI ADRIANO IN ADALIA 457

parrebbe che dovesse da un momento ali' altro precipitare soltanto per il proprio
peso. È invece completamente conservato il fornice appoggiato alla Lorre nord di
destra, rispetto a chi guarda di fuori le mura (v. fig. 5 e 12). I~ caduto però anche
qui il paramento sopra e ai lati dell'archivolto e tutto l'architrave: fu risparmiato,

l'IG. 4 - SEZIONI-: TRAS\"f:ltSAl,E DP.1.1...\ POllTA.

prima dal contrasto di una fenditura. poi da un muro a secco fattovi apposita-
mente, l' architra\ e sporgente più vicino alla torre, poggiato sopra l'unica colonna,
1

in piedi, di tutto il monumento.


Tale stato di conservazione, benchè abbia resistito non sappiamo da quanto tempo,
ma certamente per un numero di anni assai considerevole, non può essere che pre-
cario: se non fossero i fianchi, bene appoggiati, e gli architra\•i sporgenti, intermedi
53

[
468 G. MORRTTI

e del fianco destro, assicurati da quegli appositi sostegni solidi ma intollerabil i, ci-
tati più sopra, l'architrave esterno presso la torre di Iitlia Sancta e l'arcata di
mezzo sarebbero destinati irreparabilmente a cadere; e tanto più ora per lo scoti-
mento dei carri, che vi passano sotto. Sarebbe dunque indispensabile studiare e far
proposito serio di effettuare un'opera adeguata di consolidamento e di restauro.
Quale debba essere quest'opera e fino a qual punto di integrazione debba essere
condotta, sarebbe prematuro determinare fin da ora; chè tra il piano attuale e l'an-
tico, entro un metro e trenta centimetri di terreno riportato, sono sicuramente con-

PlG. 5- ATTUALE srATO O©LLA !'OliTA v ~nso ,,. (N'rl> llNO D l>J, J,A Ol'r'rÀ.

servat.i molti pezzi dei due fornici più danneggiati. Soltant.o dopo il totale ricupero
di questo materiale si avranno gli elementi per presentare una proposta di restauro
definitivo, il quale, a seconda del numero e dell'impor tanza dei pezzi architettonici
rinvenuti, potrà variare da un semplice consolidamento fino a una ricostruzione
fo r ·e anche totale.
La zona da esplorare non può essere limitata alla pianta del monumento (vedi
fig. 8). La colmatura per il rialzamento del piano attuale si estende molto, dentro
e fuori la Porta; sicchè, per poter esser sicuri di aver esaurite tutte le probabilità
di ricupero, occorrerà rimuovere il terreno verso l'interno almeno fino alle prime
case della via, e all'esterno fino al viale di circonvallazione, compreso il ponte co-
struito sopra il vallo della falsabraga. Tale ricerca è stata iniziata facendo lo scavo
LA PORTA DI ADRIAN O IN ADALlA 459

nell'area del fornice meglio conservato, cioè nel punto meno favorevole ai trova-
menti; ma abbiamo dovuto limitarlo, per ragioni di opportunità, a qualche metro
fuori dello spessore della pianta. Non si è fatto dunque il g rande scavo: si è fatto
un saggio soltanto, il quale però ha già dato un triplice risultato.
I. - Il primo, più scarso degli altri due, è nei riguardi del monumento
stesso. L'area approfondita è di circa mq. 30; il piano antico raggiunto trovasi a
m. 1.50 dall'attuale. Si è scoperto l'interno dei due pilastri con le cornici di base
(fig. 9), sui quali è impostato l'arco, e le due basi delle colonne che sostenevano i

llI(l, 6- FOJUllOE LATEllALE A SUO .

due architravi sporgenti più vicini alla torre nord (fig. 9 a, b). Della colonna, unica
ancora conservata in situ, la base anche essa è intatta; dell'altra, verso l'ester no,
mancante, a nche la base è mancante della metà superiore, ma la parte esistente
non fu mai rimossa dal po:ito (fig. 10). Il L anckoronski, che per la incerta stabilità
della sola colonna conservata non approfondì fino al piede della sua base il cavo fatto
per e ·aminare la cornice inferiore del pilastro, suppose, e diede nella ricostruzione
del monumento, anche al piede dei basamenti delle colonne la medesima sagoma 1 •
'rale infatti avrebbe dovuto immaginarsi. Lo scavo invece ha deluso la sua e la
nostra aspettazione mettendo a luce due basi (fig. ll) di così inaspettata inferiorità
• LANCK011o~sK1, o. c., I, p. ~o. tig. 8, p. ~I, fii;. 9, t~v. VI.
460 G. ::\IORE'l'Tl

di lavoro e incoerente sovrabbondanza di forma da far quasi pensare, se il co-


strutto omogeneo ed armonico di tutte le parti sopraelevate non ci rassicurasse,
ad una accessione posteriore. Pare infatti già un po' fuori proposito quel plinto
con inquadratura, che aggrava l'eccesso della sagoma nella base attica della colonna;
-icchè il basamento con una cimasa fatta di un grosso listello e di una fascia

PI(). 7 - l'ARTICQl,ARE DEL VORNIC F. LATF.llALE SIJD.

inclinata, con quattro facce a specchi scorniciati con un piede sagomato ed altro
plinto staccato a facce riquadrate, è nettamente senza rapporto con tutte le altre
parti architettoniche ben commisurate e coordinate del monumento. L'architetto
che riuscì a dare un così bell' esempio di esiguità e robustezza di forma ai due
pilastri intermedi sui quali grava la maggior mole di tutta la costruzione, avrebbe
avvertito tale mancanza di proporzione nei basamenti delle colonne che dovevano,
o
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L.
462 G. MORl!lTTI

a regola d' arte, essere corrispondenti nel volume e nella sagoma ai pilastri prin-
cipali. Forse l'artista, che ne fu l'autore, non potè condurre a fine l'opera sua e
quello che gli succedette non si tenne, nei particolari incompiuti, all'indirizzo del
predecessore: ipotesi forse più attendibile che l'altra, fondata sulla mediocrità del
lavoro, di una sostituzione posteriore, la quale e per l' uHìcio architettonico e sta-
tico e per il collocamento in un luogo assolutamente riparato, si presenta meno
probabile.
II. - La ragione per cui non furono rinvenuti i pezzi caduti di sopra I' ar-
chivolto, sta nell'uso che fu fatto del fornice e dell'area adiacente verso l'interno
della città, dopo la rovina del monumento. Dopo e non prima della rovina, perchè

FlG. 9- SEZIQNJ,; DEL PORXIOEl LA'rMltAl;l~ NORD SOAVA'ro.

la ragione della scelta tra i due fornici laterali deve essere stata appunto la mi-
gliore conservazione dell'arcata nord, intatta nel suo interno (fig. 12); per usare
infatti questo fornice furono assicurati con muri a secco di blocchi tratti da altri
muri romani i due architravi sporgenti a mensola sui due fronti est ed ovest e
attigui alla torre nord, i soli consolidati anticamente (fig. 9 e e n): tenendo anzi
presente che l'accesso al vano era dall' ovest, cioè dall'interno della città e che
il muro di sostegno del mensolone interno, ancora poggiato sulla colonna, sarebbe
rimasto a vista, fu costruito a piombo perfetto per l'applicazione dell'intonaco,
mentre quello dell'esterno non fu curato che nella sua solidità (fig. 13).
L'uso al quale fu ridotto questo fornice nord, è chiaro per pochi ma significa-
tivi indizi.
Il primo è quello di alcuni frammenti di intonaco rosso, applicato al pilastro
aderente alla torre, e caduto non appena rimossa la terra. Le pareti dunque, anche
LA PORTA DI ADRIANO IN ADALIA 463

nelle parti fatte di pietra tagliata e lavorata, erano state ricoperte di intonaco. Alla
profondità di 20-30 cm. dal piano praticabile apparve il muro spesso circa 90 cm.,
che chiudeva il fornice verso est ed era costruito per circa metà del suo spessore
tra i due pilastri e per il resto appoggiato a loro esternamente (fig. 9 E e fig.
14 A). Il rivestimento interno di questo muro era tutto caduto. Poco più in basso,

PI(}. 10 - 8ASE or COLONNA SOOPi;RTA ÌIJ siti..

cominciò a spuntare il collarino di una colonna di granito piantata verticalmente.


Ll sua positura normale, la stabilità e la equidistanza dai pilastri, fecero presto
intendere che era stata collocata e fermata lì di proposito : finito infatti lo scavo
trovammo che era conficcata nel terreno e che il pavimento le era stato fatto
girare intorno. Sporge dal piano cm. 75; è staccata dalla parete di fondo di cm. 60
(fig. l-1- B e fig. 15).

l
G. MORETTI

Il pavimento che è conservato per due buoni terzi dell'area fra i pilastri, è
fatto di lastre di marmo squadrate e levigate. Forse fin dall'origine non si dispose
di tavolette uguali di misura; forse in successivi rifacimenti non si potè averne
delle uguali, certo la variazione delle grandezze e l'asimmetria della loro disposi-
zione nulla tolgono alla manifesta. determinazione di elevare quel luogo di pubblico
passaggio a pitt nobile ufficio, il quale deve essere stato sacro, se non si vuol met-
tere in dubbio che quel rocchio di colonna possa essere stato in quelle condizioni
e in quel luogo altra cosa da un sostegno di mensa.
Nè è casuale che l'unico riquadro del pavimento fatto a disegno geometrico di
poligoni minori di marmo bianco e bigio sia isolato, nel mezzo ; nè è dubbio che
abbia un certo valore quasi emblematico 1 dinanzi alla mensa. Questo fornice della
Porta di Adriano era stato trasformato in una chiesuola bizantina.
La scoperta di questa non fu del reslo che la conferma di un sospetto che
avemmo quando iniziammo le nostre osservazioni intorno al monumento nel 191-1.
Allora trovammo che il fornice nord era prolungato verso l'interno della città con
altro ambiente rettangolare, del quale si conservavano fino all'altezza da uno a due
metri le pareti aggiunte. Queste staccando dall'angolo della torre e formando due
angoli retLi, venivano a congiungersi al pilastro isolato del fornice (fìg. 14,CD EF),
dove era lasciata aperta una piccola porta laterale, che poteva essere la sola, della
chiesa (G). Anzi quel tratto di cornice conservato ancora in situ nella faccia minore
(fig. 5) del pilastro verso la città, può essere quasi una prova che il muro parietale
sud della chiesa occupasse lo spessore per l'altra metà, dove la cornice manca:
avremmo così una specie di riprova che si sarebbe tratto partilo nel modo conve-
niente di tutti i fregi ancora conscnrati fino a raggiungere la simmetria con
l'angolo dell'altro pilastro del quale è rimasta esposta la medesima parte; quant:l
cioè basta,·a all'imposta dell'archivolto. lJn intaglio, a piombo sullo spigolo del
pilastro, forse è la traccia della parete che si elevava a tutta altezza del monu-
mento : il fornice così veniva ad essere la sola cappella a vòlta, il presbiterio del
piccolo tempio cristiano. Da notare cho sulla parete ovest di fronte alla mensa
trovavasi in basso murat.o quel grande archilrave di marmo scolpito, non perti-
nente alla porla, riprodotto nella fig. 17 o descritto in seguito (v. p. 468, n. 3).
Oltre a questi dati architettonici e costruttivi, che offre ancora l'attuale stato
di questa arcata per riconoscervi la sua temporanea trasformazione in chiesa bizan-
tina, l'inatteso trovamento ·di alcuni resti di una tomba manomessa probabilmen~
dopo la caduta di essa, diede 11na conferma del carattere sacro del tardo edificio.
Nel mettere a vista il pavimento della chiesa e quello romano sottoposto dell'an-
tica porta, nel tratto presso l'angolo nord-ovest (fig. 14, 11), dove i due pavimenti
erano stati asportati, approfondendo il cavo per iscoprire tutto il basamento dei
grandi pilastri, si trovarono entro un piccolo spazio avanzi di uno scheletro umano
e i seguenti insignificanti frammenti di oggetti dì corredo: 1. - catenina con un-

•V. 04'IU\11trttr. e S.\r.1 tn, lht"lionua11·t>, Opu1 11u11ntutt ( l.mbltma.


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51

[
466 O. :\IORETTl

cinetlo m fìlo di bronzo, assai probabilmente smoccolatoio di una lucerna, di fat-


tura assai rozza; 2. - d ue mollette in lamina di bronzo anch'esse forse di lucerna;
3. - un piccolo pometto sferico sulla estremità cli un'assicella di bronzo; 4. - vari
frammenti di vetro iridescente (una piccola ansa, parti di pieduccio, delle pareti,
ecc.) di diversi vasetti . La mancanza, in questo punto, dei lastroni del pavimento

Flv. 12 - PAltTIC•JL\lHl DF.L POltSIC f; :SOltD.

romano, è dovuta al cavo fatto per il seppellimento di prima deposizione e per una
possibile seconda deposizione di residui di altra tomba dispersa.
III. - Il pit1 cospicuo risultato dello scavo fu però quello corrispondente alla
ultima fase nelle vicende del monumento: risultato di inattesa importanza e di sor-
prend0nte novità: di importanza per la mole e per la fastosa ornamentazione di varie
membrature architettoniche ricuperate, in marmo, cho nelle proporzioni raggiungono
LA PORTA DI ADRIANO IN .A DALlA 467

la grandiosità di quelle in situ nelle par ti conservate della PorLa; di novità per la
differenza dei fregi e della struttura, che fa escludere la pertinenza di tali ornàti
al Monumento Adrianeo. Dal cavo relativamente ristretto, fatto sotto il fornice e
per qualche metro verso l' interno e l'esterno, si estrassero:
1. - Pezzo di architrave curvo a tre fasce con fuseruole tra l' una e l'altra:

PIG. 13 - .\l&NSOt.ON& S PORGENTE DAt. CORNICIONE SOPRA lt. l'ORNIOF; NORD.

ad esso è sovrapposto un fregio di acanto, di cui si conserva un nascimento con


due volute e caulicoli alla sua sinistra. L'architrave, alto complessivamente m. 0.-16,
finisco in alto con cornice formata di una fi la di fnseruole, con serie di ovoli e u na
specie di k)' ma lesbico. Sopra questa cornice si SYolge il fr egio fra due lis telli, alto
m. 0.3-1. L'altezza totale è di m. 0.80; la lunghezza di m. 1.10; lo spessore di metri
0.80 (fìg. 16).
.tG8 G. MOHl'.TTI

2. - Altro pezzo di architrave curvo con fregio sovrapposto, in tutto simile al


prceedonte. Lunghezza m. l.00.
3. - Altro pezzo di architrave con fregio in tutto simile, per l'ornato, ai due
precedenti. Se ne distingue: a) perchè è rctLilineo; b) perehè lo spes;;ore inferiore,
a visla, è ornato di un cordone incassalo e rivestito di foglie; e) perchè alle due
estremità laterali finisce con due piani obliqui e divergenti da avanti all'indietro,
in modo che la sua sezione or izzontale ha la forma regolare di rombo, il cui lato
piLt corlo eo rrispon<le alla superficie fregiata. L'ornato s i111metrico ai due lati del

e 10 . li - Pl.\NTA Olll.l,O SO \VO 1H:1, l•Olt.'>ICI~ NO ll D.

nascimento centrale conferma l' intere.5se e l'unit,à architettonica di questo archi·


trave. Lunghezza m. 3 (fig. 17).
4. - Parte di grande lastrone tagliato a cuneo secondo due linee radiali uguali
o Lirate da un medesimo centro, e in cur\'a di diverso raggio e di diversa lunghezza
ne~li altri due lati, che sono sagomati e ornati di fregi. Quello maggiore esterno,
dal basso in alto ha:
a) un kyma lesbico simile a quello dei frammenti già descritti di architrave;
b) una serie di mC'nsole a foglia di acanto con una fila di grandi ovoli, che le
conlorna e le congiunge formando una specie di meandro, e con rosoni, o fiori o
foglie variati, intercalati nei lacunari;
e) una fascia, che chiude le mensole e i lacunari e forma l'imposta <li un'altra
LA PORTA DI ADRIANO IN ADALIA 469
cornice superiore composta in basso di un ordine di fnseruole, di un altro di girali
a contrasto e di un terzo di grandi e belle palmette a lobi. chiusi verso lo stelo o
divergenti, alternate. Alla distanza ognuna di tre lacunari, un ordine di grondaie
a forma di maschere sceniche muliebri di superbo effetto decorativo è sovrapposto
alle palmette, e occupa tutta l'altezza di questa parte superiore della cornice di
coronamento.

FIG. 15 - \'"COt:TA OCLLO SCA\·O.

La sagoma del lato interno è composta dei medesimi elementi della parte in-
feriore dell'esterna; manca perciò soltanto della parte munita di grondaie.
Fra le due cornic i, la superficie è battuta a gradina.
Larghezza (comprese le due sagome} m. 1.75; lunghezza m. 1.04; alt. m. 0.46
(fig. 18).
5. - Altra cornice di coronamento composto delle stesse parti della precedente,
dalla quale si distingue: a) perchè rettilinea; b) perchè è angolare e fregiata nei
due lati d'angolo. Questo è il migliore di tutti i pezzi architettonici recuperati per
la freschezza del lavoro nelle parti scolpite e per la bellezza di una delle maschere

_J
470 G. ì\IORET'rI

che vi sono conservale. Lunghezza dei lati metri L.26 e 1.00; spessore metri 0.46
(fig. 19).
6. - Angolo sinistro di t impano (fig. 20). La cornice di coronamento doscritta.klei
nn. -! e 5, nella fila delle fuseruole, che è la linea di imposta della metà superiore
del cornicione, si divide: l'ordine delle mensole segue il piano orizzontale parallelo
e aderente all'architrave e al fregio; quello delle palmette diverge in alto assumendo

P!G. 16 - PARTE 01 ARCntTRAVE CON ll!tRGIO RICURVO.

l'inclinazione dello spiovente. La fascia e la linea delle fuseruole si sdoppiano nelle


due direzioni. La parte inclinata della cornice è piì.1 breve dell'altra orizzontale, ma
ha un dente d'incastro per l'imposta dell'altro tratto che doveva completare il tim-
pano, il quale accenna ad essere alquanto ribassato. Misure: lunghezza dell'archi-
trave m. 1.48; del cornicione a spiovente m. 1.20; alt. fra i due punti più diver-
genti m. 0.90.
7. - Parte di lastrone con lacunari di véllta (m. 1.03 >< 0.56 X 0.62) simili a
quelli in terposti alle mensole del cornicione.
LA PORTA DI ADRIANO lN ADALIA 471

8. - Bellissimo capitello corinzio di colonna, di lavoro condotto con grande


fìnezza. I tre ordini di foglie di acanto, le volute che si congiungono a contrasto
nel mezzo e alla sommità di ogni lato, gli strigili e gli ovoli dell'echino, sono mo-
' dellati e intagliati con una sorprendente abilità e perfeziono che, oltrepassa quella
di tutti i pezzi già descritti. Alt. m. I (fig. 21 ).
9. - Due capitelli simili di pilastri, frammentati .
10. - Due bellissime colonne di bigio scuro uguali e simmetriche a scanala-
ture tortili, ognuna rotta in due pezzi ricongiungi bili o mancante dell'imoscapo.

PJG. 17 - PARTE Dt AROmTIUVE CON llll!WIO lU'.'rTlL(Nl;u.

;\Jisure: alt. m. 2.17, diametro sotto al collarino m. 0.32, diametro presso la


base m. 0.34.
Si rinvennero inoltre nello stesso cavo: a) un frammento della cornice di coro·
namento della Porta di Adriano (m. 0.63 X 0.60 X 0.-1..J); b) piccoli e vari fram-
menti della cornice di coronamento descritta ai nn. -1 e 5.
Il lavoro, condotto con pochi soldati della guarnigione di Adalia e assistito
da Fikrì Effendi, incaricato a rappresentare l' autorità turca dal l\Iutasseri f di A-
dalia, procedette lentamente e a riprese intercalate allo escursioni fatte dalla
Missione nell'interno. Le sculture architettoniche recuperate (salvo l'architrave de-
scritto al n. 3, che per la sua mole fu impossibile rimuovere coi mezzi di cui si
4ì2 G. MOHETTl

disponeva, dal piazzale interno della Porta, e fu quindi accantonato con la parte
la\·orata rivolta Yerso un muro) furono trasportate e convenientemente collocate nella
sede del consolato italiano.
La presenza di queste imponenti e magnifiche membralure architettoniche recò
dapprima una inattesa delusione alla speranza, da cui eravamo stati mossi alla ri-
cerca, di recuperare le parti ornamentali mancanti alla Porta di Adriano, special·

FUJ. 18 - LASTltONE A cvirno CON CORNICE lNT!;llNA JlO BSTGRNA.

mente nell'architrave soprastante al fornice dello scavo; ma pii1 tardi fece sorgere
la speranza nuova e quasi migliore di scoprire un altro notevole edificio monu-
mentale. Fn risultato, dunque, di piì1, e an ·be esso importante, era ,-enuto fortui-
tamen le ad aggiungersi alle nostre ricerche.
I pochi blocchi scoperti, oltre al pregio artistico proprio ad ognuno, esibiscono
con le misure, con la parziale ricostruzione della trabeazione, con la forma curva
o rettilinea, con le proporzioni, qualche in<lizio sull'edificio, cui dovettero apparte-
nere. I pezzi di architrave a centina, con fregio nello sviluppo est.erno della cur-

[
LA PORTA DI ADRIANO IN ADALIA -l73

vatura (n. l e 2; fig. 16) _indicano che il monumento era rotondo, forse a tholos 1, e
che perciò era assai probabilmente coperto a cupola, della cui interna decorazione
avrebbe potuto far parte anche quel frammento di lastrone a lacunari descritto al
n. 7. Il lastrone a cuneo con cornici negli opposti lati ricurvi (n. 4, fig. 18), il più
importante pezzo scavato, dà la prova dello spessore della cortina perimetrale nella
superficie battuta a gradina, e dimostra che la cupola o i piedritti di sostegno della
cupola erano impostati nell'interno sopra una cornice a mensola simile a quella

YIO. 19 - CORNICIONE AN00LAIUJ CON MASOllllJU'..

esLerna, e per la cornice esterna sormontata da un'altra di coronamento con gron·


daie, fa escludere l'accessione del peribolo.
All' edificio rotondo, anche privo del peristilio, potrebbe addirsi il protiro 2
cui parrebbe dovesse accennare l'angolo sinistro di timpano (n. 6, fìg. 20), che è
uno dei pezzi pii1 interessanti tornati in luce dallo scavo: e al protiro si addice
l'impiego dei capitelli di colonna sotto al timpano e quelli di pilastro, in loro cor-
1
Tholo~ l fJ<ii.o;), nel ccn .. o in cui sono detti nei te&li i ? Senia ti1:.re e .. emri piu illuslri e gra11J10 .. i, come il Pa 1i·
10111pli rom•oi di \'e. la (On u10, Fasti. \'I, ~2. s1;;:.) e il lhton, ba•t • lener pre,ente per la rorm• ,. le proporiion i più
1'.1111heon (010~ . C•·S., L. lii , 27). Cioè che la copertura •pprossimoti,.amonte 'imili il M•usoleo detto Tor dt' Scliiavi
po.,!t:i e~:-.orc ""uta :a cupola intern .. mcnle, e a eupofa o 3nche nrlla rico•t ruiione (.alt• da I OAUE L1.1;, f:di{icn circulairn,
a cono C• te1·11amontc (C•G~AT et CRAPOT, 1l/a1111tl d'nrclllologie pi. LIII e riprodotta in 01 ·11", /lai;k1m.t1 d. Ro,,,a, p. 6i:!. fi-
ro11rnir1e, I, p. i51, lì;;. il!; OUllUl', liii/. des Rom., '· p. ~). gu ru g;,5 e 856.

GO
474 G. MORETTI

rispondenza, sulla parete di fondo. Ma benchè gli elementi delle sagome e quelli dei
fregi, che le adornano, nelle membrature di coronamento e nella parte di timpano,
siano simili, qualche differenza di forma e qualche altra di esecuzione fa restare
in dubbio sulla loro appartenenza al medesimo monumento. È identica la serie delle
mensole con foglia di acanto, la disposizione degli ovoli che le contornano e il cri-
terio di varietà dell'elemento vegetale (foglia, rosone, fiore) nei lacunari fra le men-
sole; è uguale anche la catena delle fuseruole che contorna i bordi superiori delle

l' I!;. 20 - PARTE CSTRC\IA $1~1STRA 01 TIMPANO COS OOllNICI O•:CORATI: .

fasce : ma le palmette, che nel timpano sorgono a contatto delle perline e delle fu·
seruole, nella cornice di coronamento hanno più razionale nasc imento sopra una serie
di girali, coi quali sono legate: e mentre in questa sono rigorosamente simmetriche
fra loro e ognuna nelle sue parti, in quello sono più espanse nel cespo e più ela-
borate nei lobi. Oltre a ciò, l'esecuzione di questi ornati nei blocchi pertinenti allo
sviluppo perimetrale, è tanto più accurata di quella degli ornati del timpano, quanto
non può essere attribuito alla sola diversità di mano: e se pure così fosse, non
potrebbe essere Luttavia che si fosse lasciato trattare da mano così meno abile la
parte frontale, che era la più importante e più esposta del monumento.
FIG. 21 - CAPITELLO CORINZIO DI COLONNA DELL'EDIFIOIO RO'l'ONDO.
H6 O. MORETTI

Parrebbe al contrario che fossero sicuramente dell'edificio a tholos l'angolo di


cornicione, con le bellissime maschere (n. 5, fig. 19) e il colossale architrave ret-
tilineo (n. 3, fìg. 17) con le estremità oblique; ma non è possibile determinare
l'originaria loro destinazione.
La estensione del terrapieno da scavare, che esternamente occupa almeno lo
spar.io della falsabraga e quello del fossato, e internamente tutto il piazzale fino
a lle prirne case turche, fa attendere che oltre alle parti mancanti della Porta di
Adriano se ne possano recuperare moltf.l altre del nuovo edificio o dei nuovi edi-
fici presumibilmente eretti presso il monumentale ingresso della città. Ohe tanta
111ole di marmi dovesse trovarsi lì presso, non par dubbio per il fatto stesso che nè
l'opera voluttuaria di distruzione, nè quella utilitaria della colmatura, poteva com-
portare il grave lavoro del trasporto a distanza di pezzi così pesanti. Non è perciò
improbabile che non solo la gran parte dei blocchi non riadoperata in costruzioni
prossime più tarde (come le mura selgiucide) ma anche lo stereobate dell'edificio
possa essere ancora conservato e scoperto.
È piuttosto da chiedersi se sorgesse dentro o fuori della Porta e fosse più o meno
antico di essa: ma anche a questi quesiti non potrà rispondere esaurientemente che
lo scavo. Per ora si può dire soltanto che le parti sicuramente attribuibili all'edi·
ficio rotondo (architravi con fregi curvi, cornicione a cuneo e cornicione angolare)
se non hanno tutte e in tutti i particolari la stessa finezza di lavoro, danno tut-
taYia un costrutto così legato e saldo di trabeazione che ben sostiene il confronto con
quello della Porta di Adriano. Nella quale però, sebbene un po' dozzinale il lavoro
dei lacunari, un po' sovraccarico l'ornato delle sagome e troppo volgare il basamento
delle colonne, il bellissimo, semplice, elegante fregio a due ordini paralleli di
foglie lanceolate e costo late, che adorna la sagoma dei pilastri per l'imposta del le
volte, e la forma a kalathos dei capitelli, sono propti' a un'austerità classica di
piì.L antica perfezione. Nei nuovi architra,·i con fregi a volute di acanto disposte
come corridietro ai lati di un nascimento, non soltanto è trasandato il lavoro di
modellazione, ma le foglie presentat.e di scorcio nella loro larghezza sono manierate
nei lobi, e nel nascimento a tre foglie appiattite, che sorgono sopra il listello a
metà della loro costolatura, è stata evitata la parte inferiore dell'involucro, la quale
portava maggiore impegno di composizione e maggiore abilità di esecuzione.
Questa ricercata semplificazione tecnica, che immiserisce un partito ornamentale
nobilissimo, è segno di già iniziato decadimento, il quale ha conferma anche nella
mancata compattezza degli ovoli dilatati e non serrati delle costolature che li con-
tornano, e nella deformata serie delle palmette sopra l'architrave e del kyma lesbico
sotto le mensole.
I due monumenti romani di Adalia la cui varia perfezione artistica segna la
loro distanza di tempo, hanno tutta via ancora conservato l' uso romano comune a
tutti gli edifici dei primi secoli dell'impero, di decorare i lacunari dei soffitti e dei
cornicioni con soli rosoni, fiori, palmette 1 ; mentre proprio dall'Asia .Minore mosse
1 B~NDINULI G • frammtlltì archiltt1011icì dtll"Art/ìttatro di Cortì1111, in Au1on10 , VI, p. 34-35, fig. 3, 4. 5.
.,..._ -

LA PORTA DI ADRIANO IN ADALIA .t77

l'uso, sia pei pil1 monumentali edifici come i teatri di Aspendos, Sagalassos, 'l'er-
messos ecc., sia pei piì1 modesti come il piccolo tempio di Lagon 1 , di alternare agli
ornati vegetali figure di putti alati, vittorie, animali, uso che dai framllteuti archi-
tettonici dell'anfiteatro di Gortyna risultò già invalso a Creta nel II sec. d. o.~. E
poichè questo particolare stilistico architettonico, così generalmente accettato, non
può non avere anche un certo valore cronologico, dovrebbe seguirne che l'edificio
rotondo di Adalia non fosse stato posteriore all' introduzione del nuovo elemento
decorativo, che vediamo già apparso sul teatro di Aspendos del tempo degli
Antonini.
Le probabilit~t maggiori della ubicazione sono per l'interno. Anche a non dare
molta importan11a al fatto che tutti i pezzi furono rinvenuti nell'a111bito della chie-
setta bizantina, e cioè sotto il fornice nord della porta e nel piccolo spazio scavato
dinanzi a questo, verso la città, vi sono ragioni di convenienza topografica che
sostengono l'ipotesi.
Un monumento costruito dopo la Porta di Adriano, la quale è più recente delle
torri che la fiancheggiano, non poteva sorgere vicino alle opere di difesa per non
impedire l'efficienza delle fortificazioni in un punto particolarmente importante per
l'entrata in città; e per immaginarlo eretto fuori della cinta, occorrerebbe pensare
che fosse, oltrechè discosto, o così grande da non aver trovato luogo noli' interno,
come più volte il teatro e l'anfiteatro\ o di genere sepolcrale. Non può essere il
caso del teatro, che in Adalia era nell'adatto pendio della roccia sopra il porto 4, nè
dell'anfiteatro di cui non si ha traccia nè memoria: assai difficilmente può trattarsi
anche di una tomba, anzi tutto perchè la fastosità degli ornati, che si palesa anche
nel profilo della trabeazione, contravviene alla severa semplicità di un monumen to
funebre, e perchè se un magistrato forse repubblicano aveva pot.ulo avere in Adalia
stessa l'onore del Mausoleo di Oederlik ", altrettanto forse non sarebbe toccato più
tardi in sorto a un generale o ad un magistrato, che non fosse stato della famiglia
imperiale. L'edificio dovette avere perciò assai probabilmente carattere sacro e
anche per quest.o essere compreso entro la cinta della difesa.
Un calcolo sopra il cuneo di cornicione, che è un elemento architettonico fon-
damentale, come quello che fece il Niemann sopra uu simile pezzo deJl' edificio
rotondo di Arsinoe 6 , potrebbe condurre ad un approssimativo risultato per la cono-
scenza dello sviluppo perimetrico dell'edificio; ma sarebbe il solo troppo esiguo e
forse anche, per gli angoli sbocconcellati che presenta la pietra, un po' troppo in-
certo risultato, per credere conveniente il cercarlo.
Se lo scavo scoprirà lo stereobate, e farà ricuperare un sufficiente numero di
elementi architettonici, sarà possibile anche tentare una ricostruzione grafica, sia
• \". A111111ar10 della Stuola /tal. Arclt. tli Alme, ,·ol. Ili , ' V. Annuario 1lella Scuola /lai. Arei!, di Ate11e, voi. Ili,
p. 1:1S-HI. p. 9-10, fig. 7, p. H .
' BEXDINELLI C.. o. r., p. IO. • LANCKOROXSKI, o. c., I, tu. ()( : n. l'ARIBEXI e P. Ro·
, Pe r O$. • Pcrge (' · TEx1111, Ducriplion de l'A1ie ,l/i- p. 40-48, fig. ~-5.
llANKl.LI, O. C.,
'"11re, lii, p. ~I~ e LA\C•ORO\Skl, o. c •• I, p. 51, tav. >.IV) • A. Coxn, .\. lhuSEn, C. t\IE~"N, .lrch,uologitcltt
e • C)•icus (''· A11111iar10 della Scuola /tal. Arch. di Atene, I ntrr1uchungt11 a11( Samotrakt, Wien, 1885 - Dtr t:undbau
voi. 111, p. 13t). d<r Arçi11ot von G. Xitmann, p. SO, fii;. 30.
G. MORETTl

pure non così completa, come quella fatta dal Niemann del Monwnento di Ar-
sinoe 1 •
Ora l'unico dato parziale, positivo, è la ricomposi zione dell'architrave, del fregio
del cornicione e del coronamento. La quale può far pensare però a qualche altro
conservato o rico$truito edificio cilindrico, che offra un attendibile ter mine di con-
fronto almeno per le proporzioni con quello sorto presso la Porta di Adriano: con-
fronto che non si può fare col monumento di Ar:;inoe, il quale misura nella trabea-
zione quasi due metri 2 in altezza, nè in genere con gli altri grandi edifici rotondi
della Grecia~ come il Philippeion nell' Altis di Olimpia ·1, o di Roma, come il Tro-
paeurn 'l'rniani 5, eretti per celebrare grandi avvenimenti della storia antica, ma può
sussistere con quei tempietti di tipo alessandrino, il cui uso andò diffuso anche nèlla
Anatolia e nella Grecia e che si trova esemplificato sui paesaggi di quel tempo e
di quella scuola artistica e fu largamente seguito nel periodo imperiale a Roma e
nelle provincie. Fra i romani specialmente, oltre al c itato .Mausoleo, a quello detto
'11 or di Schiavi, a quello, benchè ottagonale, del Palazzo di Spalato, è da tener
presente per lo proporzioni l' Aedes Vestae 6 , nel rifacimento severiano, che con
la trabeazione alta m. 1,16 assai vicina a quella di m. l.2G dell'edificio tondo di
Adalia, per il rapporto proporzionale, che intercede fra le dimensioni della trabea-
zione e quelle di ogni altra parte dell' edificio, può dare un'approssimativa im-
magine della costruzione cilindrica adiacente alla Porta di Adriano.

G t US~JPPill }foRfJTTI.

' CoNZE, llAl~ln, t\lt:MANS, ivi lav. XXIX e Lill-L\"111. dir fll'Ol'Ul>!Ol·rl)llll{Clll' ""'"' in Abh1111d. N1i11ch., Ak. xx.
' Co~n:, llAl!SER, ~•E»A~N", o. c., la\-. LVll . ua. 1003. p. 453-:>16. I >•. I-XXII •
.• l'YL, /Jit griu/1i1che11 nimdbauttn, Greisswald, 1861. • UOM G.. l.t rtcmti esploraa1011i ntl Sant uario di l'uta
1 \', SPRINGr.11-R1 cc 1, 'lanualt di Stor ia dell'Arte, Il cd., in Sol. Se .. 1900, p. t86-llJI; O>: RUCCIERO, Il Foro Romano,
'01. I, p. ~14. fii;. 35S 1'11 o p. ~00. p. H6 e Sllll'·
·' A. ~·v11TwA~NGI En, D111 Tl'opaio11 von 1\damkliui w1d

[ _ _J
SCU LT URE I N ADA LIA

SARCOFAGO or PERGE

Nella antica scuola ottomana orano stati raccolti, per suggerimento della Mis-
sione italiana e per cura del Mutasserif di Adalia, alcuni marmi antichi di recente
scoperta. Fra questi, un grandioso sarcofago, ricchissimo di decorazione, mancante
del coperchio (fig. I e 2). Ha la base ornata, sopra il plinto liscio, di un grosso cor-
done di foglie di alloro disposte a embrici, nascente, orizzontalmente, dalla metà di
ciascun lato e volto verso gli angoli, dove le estremità s' incontrano: un anello a
due scanalature lega i capi di origine. Sopra il cordone gi ra una gola ornata di una
bella serie di palmette rovesce a foglie, aperte o chiuse, alternate. Sopra la gola
una fila profondamente e accuratamente intagliata di perline, e ancora, sopra le
perline, un bel meandro. Ogni angolo è occupato da una slìnge accoccolata ad ali
aperte con profilo completo su ciascun lato.
Alla ricchissima cornice della base sovrasta la zona figurata, anch' essa pura-
me nte ornamentale. Sopra le sfingi sorgono, agli angoli, Vittorie ve3tit.e di lungo
chitone svolazzante, e, nei lati lunghi, alla stessa altezza e nelle stesse proporzioni,
due putt,i nudi e alat,i, rilevati quasi a tutto tondo e di buona fattura, i quali a gambe
staccate e ugualmente tese sotto Jo sforzo, reggono sulle spalle, come le Vittorie,
un ordine di pesanti festoni di alloro, che gira su tutti i lati del sarcofago. Dal
mezzo ùi ogni festone pende un grappolo. I punti di attacco fra l'uno e l'altro sono
legati con ricche bende, che nella loro eccessi va lunghezza danno luogo ad arti-
ficiosi svolazzamenti simmetrici. Sul festone corrispondente al mezzo di ogni lato,
è scolpita a rilievo una maschera di Medusa di t ipo bello, meno antico; capelli a
riccioli stilizzati ma non simmetrici, alette sui capelli e serpenti che spuntano con
la testa sotto le alette e si rannodano con la coda sotto il mento. Sopra i festoni,
destro e sinistro, dei lati lunghi, sono due maschere tragiche muliebri.
La conservazione è eccellente, salvo nelle Vittorie, prive delle teste, nelle bende,
rotte nelle anse pitt esposte e negli angoli, in qualche punto stonJati. Misure :
lungh. m. 1.99; alt. m. 0.795; alt. del plinto m. O.Oì, della cornice m. 0.285; alt.
delle Vittorie e dei putti m. 0.455, delle maschere m. 0.24.
480 G. MORETTI

I sarcofagi con putti o Vittorie reggenti encarpi o festoni, costit uiscono nelle
infinite necropoli delle città asiatiche il genere che, per la larga diffusione derivata
dalla sua semplicità, prevale sugli altri dell'arte funeraria g reco·orientale 1• La loro
forma orig inaria era puramente architettonica, come nei colossali sarcofagi di T el-
messòs: ma mentre nel genere parallelo dei sarcofagi, che si distinguono col nome
di Sidamara ~, i semplici elementi primitivi di quella forma architettonica si sono
modificati o altri se ne sono aggiunti (nicchie, edicole, colonne), nei sarcofagi a fe-
stoni non si sono conservate che le proporzioni, spesso monumentali, e la copertura

FIG. 1 - SARCOFAGO DI 1•1mo 1, .

quasi sempre a spioventi con timpani ed acroteri :i. Difatti in questo di Perge la
gra ndezza, che nulla toglie alla perfezione del lavoro, è superiore alla media, benchè
sia fatt o in marmo e non in pietra come la grandissima maggioranza degli altri.
Il coperchio non fu trovato o fu abbandonato; ma sopra un monumento massicc io,

1 ~ull.tfre·1u1•nLJ.dei .. arcoh1t;i di 'luesto tipo in A ~ia Mioore , d. arch. 11111., XX \'111 (1913), pp. ~17-303, ..... ~J ; \\'EICKERT,
, .• l'ARIOE'.\1 R. e l'.OMA'iELLI P. , Studi e ric~rcM, in Jlouu .. Da i /ubitcht K11111ation, Jl1incli. Diucrt., 1913, p . 109; .llo11u-
111tnll Mll1c/11 do li11cei, voi. XXIII , pag. ~13 e s~1;. Cfr. mt1111 J'iol, IX, 1ov. l; A1111uario della Il. Scuola arc/1. di
1nohr• · lle11ur art /1., 1~13, XXI, P•I:· 6()-64 e fi1;. 11. Molli Altlle e dtllt ,llt11io11i 1/alla11t ili Orfr11lt, voi . lii, p. 1 ~5
..ouo 1;h e ..emr1 e i confronti che si tro,·ano anche nell'a rte o fig. 63.
rum•n•: ' . i>lllanoes Ecolr de llornr, 1885, la•·. \'!Il ; Journal 3 rn e ..emp10 completo con copercl1io a. spio,·cnt i embrica ti
o( lh1 I/rii. Sllld., 1907, '"' · \' ; AllELC~G, Sculpl. ra1. Jfos., t• dalo d.1 un ..,:trcurai_{O di Circne., che Ila la identica di3posi-
ll, I'· ~3~, tav. ~~' che l· uno degli esempi più frdeli, il quale tiont.1 di lc~ton i con ;;rappoli "ostenuti da ca.riuidi im·ece di
cun;er'J im·ariata quc ... la forma anelie nelle -.:ue piccole dimeo. pulli ne i post i intt•rmcd i e tli telamoni in luot;o delle \'ittorit•
"'1011i di urn•• cineraria. ai;li ani;oli . A1111ali dtll' /1tìlulo, •ol. X\", 18·13, tav. d '• ;;~. P,
i Per •1 ue,la cali'.,ori3 di ... arcofaçi la coi patria ;.. da ri ..
1 ta •. LVI.
r1°l"l'.1ff' :mrl1'cua in A!-t ia Minori·, dr. Dt:LBl\t' f:CK in Jal1 1·buch

[
SCULTURffi IN ADALlA

come questo, di mole e di ornato, anche il coperchio doveva essere conveniente-


mente proporzionato di fattura e misura, e probabilmente non derogava dalla adatta
forma. comune.
Concordano coi pregi <lella forma, dell'arte e della materia, altre circostanze :
la mancanza dell'iscrizione (che difficilmente poteva trovarsi sul coperchio), la de-
corazione che adorna, ugualmente ricca e accurata, tutti i lati, la conservazione
eccellente: condizioni, le quali presuppongono che il monumento fosse isolato e pro-
tetto dentro un'edicola o un heroon col nome del personaggio defunto.

l'I(;. i - $ARCOPAGO or P•;noE.

Mentre la fornia è gre~o-oriontale, il lavoro è romano; romano, forse, oltre che


di tempo, anche di esecuzione. Questa abbondanza dell'ornato, e specialmente la
pe::antezza dei festoni e il sovraccarico della cornice, l'uniformità e la poca origi-
nalità delle figure, non potrebbero convenire a un'opera dell'arte del I soc.; mentre
è propria del secondo l'abilità tecnica non comune, che al principio della decadenza
prevale sul sentimento artistico della finezza.

SAfWOP'AGO DI 'l'TCKKÈ·JOL

Questo sarcofago (fig. 3) era immesso nel muro con la sua parte meglio conservata
per servire come vasca di fonta na sotto un piccolo arco nel recinto di una povera
casa turca di Tekkè-.JOI, una via di Adalia che passa per il monumentale Minaret-

61

[ __J
182 G. MOl<BTTI

Ghidi 1 • Il lato lungo e i due corti e3posti erano stondati in tutte le loro parti più
sporgenti, comprese le figure, dell'altorilie,·o, alle quali le ruote dei carri sottraevano
spesso qualche nuova scheggia, e quasi completamento ricoperti da una concrezione
cak:area, ehe aveva in qualche zon:i. anche lo spessore di 8 a 1O centimetri. La
forma del sarcofago con figure di Vittorie agli angoli, la scena continuata sui tre
lati visibili e le cornici continue ed uguali in Lutto il loro svi luppo, a Vt!derlo in
posto, aflì.lavano che anche il quarto lato fosse lavorato. Rimos.30 infatti dal muro
fu trovato, come s'attendeva, meglio conservato degli altri tre 2 •
In tutte le parti del sarcofago ò rappresenLata una grandiosa scena di caccia
con molto figuro di uomini, d i can i e di fiere, disLribuit,e a gruppi, su due o tre
ordini sovrappo:;ti. lÈ singolare la po,·ertà d' i1 11111aginazione dello scullore, che ha
rpplicato ~u LuLti i lati gli aggruppamenti e lo scene con Lalo fedeltà che i due
l1111glli sembr:ino calcati l'uno sull'altro: non ha invorLiio 'neppu re il movimento
del la composizione : nel mezzo Ja solita figura principale a carnllo, slanciata a
clesira, che ha sotto di sè il cane e tira di lancia contro una pantera 3; a destra
d1w ca<·ciatori a piedi, l'uno in primo piano ingino~c hiato por colpi re in pieno
un cinghiale\ l'altro più in alto contro un leone drizzalo sullo zampe posteriori
per av,·entarsi su lui. Dietro il leone, in terzo piano, un altro cane è slanciato
contro il leone stesso; a sinistra, in basso, altro cacciatore inginocchiato contro
un Loro infuriato, e in alto alt.ra fiera affrontata da altro cacciatore e addentata
pPr la coda da un cane. Sui due ]ali corti è replicato 1' aggruppamento che ,;i
t ro\'a nella metà dest ra dei lati lunghi con una o due figure aggiunte per col-
mare i \'Uoti.
Gli angoli hanno quattro uguali figure di una Vittoria con cornucopia e con
palrna, mancanLi tutte delle teste e framm entate nelle braccia e nelle parti più
cspo;o;to.
La conservazione è assai deficiente nel lato lungo, che era espo::ìto; migliore
n ei due corti; anche più buona nell'altro lato principale. Bella o ben conservata la
cornice di base composta di duo ordini contrapposti di foglie e di una caten:i. di
fu sernolo: quella superiore di un bell' ordine di ovuli è frammentata in più
punti. La sezione verticale minore è un po' fuori squadro. L'interno è diviso in
due parti da un listello rilevato sul fondo. Misure: lunghezza m. 2.0 l; larghezza
m. 1.01; altezza m. 0.71.
Come è stato notato per il sarcofago precedente, di Perge, anche questo do-
veva essere isolato e collocato su basamento entro un lieroon o nel mezzo di
un'area di rispetto :..
1
.\1111arc1 .(jhi,·J1. \llul Jirè llinareto a stanal.tture : tO!ti 101111r, J/01111111. Jr 111 /ra11rr, pi. IO~, 103 e RH'<ACll, Rlp.
Jetto pcrrh•1 •· form:1lo d.• un fa .. cio di ro:onne, che, fr.t l'una de rtli.-(.•, 11, p. :;o~. ere.
,. I ';ahr.1 1 1hn110 luo;:o a $t.•lclti u~u:ili e p:.rallcli. 4
Ant'l1c t111t• .. to, <'••mo 11 prete lente e i ..egucnti cpi:-ooli di
t I] u>ilo .. arrofo;u fd , •. Juto e notato d:tl l fatz i11 Arth. c:mrria, •' n• ..o rn uno .. rfic111:a ru111u11c ;•li '~rie Jozzinalc dei sar-
/q/'"' fJ. l~l~, I'· t~ e ril::.to J,d LA~t;f\Ono~ .. ~r, n>I. I , p. Ht cufo~1 o dci rilii~,·i cine;ctici dcllJ dc1•adc11z;1, crr. REl~AClf.
1
l•l'llf'J'O ('OlllUUl' alla 111ai;~ior parte tl<'i .. arcu(J;;i con flipfrloìrt d• lii .• /alllnirr, I, p. 3.
"rc11c •ti '.1rc1a: '"· p. e ... fra i n1onum.!uli piÌI noti il 1nrco- 5
.\t.r>I\\\, ltom. (,rnb11lllir1'. p. i li; R 7ZOG. E., Il 8flt'•
fayo .i.. 110 <iol .>atrapo in ll•)llll r.1.1 et Turoo. H1t,AG11, l11t ro;i1yo di Tor1·e ifo1·a, i11 1111.,1. '1iltt1l., t,ito , ,·01 . XXV, p. 91.
nf1tl'llf'olr ruya/f tl 'id11u, Paris, 18-~H. pi. ~O; altro iu LA -
FJG. 3 - SA HCOFAGO 01 TEK K l~-.JOL .
G. MORETTI

PIG. 4 - So\RCOPAGO 01 BA)IBINO.

SARCOFAGO DI BAMBIN"O

Nel lato lungo principale sono due festoni sostenuti nel mezzo e ai due angoli
da un bucranio: sopra i festoni due piccole maschere sceniche o gorgoniche. r el
lato corto di destra altro festone sopra il quale un cofanetto; in que llo di sinistra
uguale decorazione ma con piccola maschera. Nell 'altro lato lungo simile ornamen-
tazione ma con palmette stilizzate, ritte in luogo dei bucrani, rovesce in luogn
delle maschere. Rozzo e sommario lavoro dei tardi tempi romani. Misure: lungh.
m. 0.63; Jargh. m. 0.25; alt. m. 0.25 '. Era conservato nella villa Kcun, ad ovest
della caserma turca (fìg. 4).

FRAtlL\lENTO DEL COPERCHIO DI UN SAHCOFAGO


RI~'YENUTO PRESSO LA XUOVA SOUOL;A O'l'TO:\L\~A

Comprende soltanto l'angolo sinistro anteriore e apparteneva a un grandioso


sarcofago di marmo greco, fatto nella forma di letto, su cui giaceva la figura del
morto (fìg. 5). Di questa non si conserva che una parte del piede destro, il quale
ha anche le dita rotte, e un leml.>o angolare del panneggio di::;teso e aderente al
1 Q11c~1u s3rcofa,;o fu !(iii 1101,.10 d:. l Paribeni (Studi e 1'iterclu ecc.).
SCULTURE IN ADALIA 485

materasso. L'impalcatura del letto imita la tecnica della lavorazione in legno: telaio
doppio di assi orizzontali paralleli, che poggia su piccoli zoccoli rettangolari distan-
ziati. IJa sponda inferiore, conservata per tre quarti delJa sua lunghezza, è tirata a
centina e ornata di quattro riquadrature rettangolari scorniciate. Sul telaio è rap-
presentata la parte del letto imbottita .e soffice, la quale è decorata lungo il bordo
slondato anteriore di una serie di quattro fasce verticali di ornali a girali incisi
imitanti il ricamo sulla stoffa. Questa decorazione si ripeteva a di:>tanze uguali in
tutta la. lunghezza del letto. 'l'ra g li appoggi della parte inferiore, alto quanto gli
appoggi slessi, ma rientrante a formare una gola, corro un piccolo fregio di pal-
mette stilizzate e di dentelli. Il coperchio, che è cavo, aveva internamente l'incastro.
Più che i frammenti del piede e del panneggio della fìgura principale, grande
al vero o poco pii1 del vero, fra le parti del monumento conserrnte è notevole una.
figurina di putto acefala e rotta in due parLi ricongiungibili, seduta e inclinata
verso la sua destra per appog~iarsi sopra un piccolo animale, mancante della testa
e dcl collo, forse un cane che sta in piedi sopra la sponda inferiore del letto, ri-
volto in avanti ..Mentre con le zampe posteriori sta sulla. sponda, con le anteriori
distese e protese poggia sopra. una protome di cavallo, che fa parte, benchè le
proporzioni sembrino esagerate, dell'ornamento del letto. B posta infatti col collo
''erticnlrnente presso Jlangolo del letto, ed ha. la testa d isposta orizzontalmente
verso il lato lungo di esso, che sormonta di poco. Il putto è vestilo di sola cla-
mide. ~)armo greco statuario.

PIG. 5 - COPEROBIO PRAY>IRNTATO DI UN SAROOl'AGO PIGURATO.


G. llORETTl

Fu trasportato al Museo dal giardino della nuova scuola turca costruita recen-
temente dinanzi al Konak, ma non si conosce precisamente il punto di rinveui-
mento. La guida della missione Hagi 'N'icola dice che potrebbe provenire da Perge:
è assai più probabile che sia stato rinvenuto nel fare le fondazioni del nuovo edi-
ficio delle scuole, non lontano da quel tratto di mura, nella cui demolizione furono
ricuperati i frammenti del sarcofago seguente, al quale si può supporre che sia
urparte11uto.

PI(}. t) - SAltOOFAC.0 DC KALl·l KArÒ'.

SARCOFAGO DI K ALJt-KAPÙ

Dalla demolizione di quel tratto di muro compreso fra la spianata aperta sopra
il porto dinanzi al giardino del Konak e la così detta Kalè-Kapit (porta delle mura)
vicina alla Pascià Giamì, vennero tratti, rnttraendoli al materiale di scarico, i
grandi e numerosi frammenti in parte ricongiungibili , iu parte isolati, presentati
nelle figu re 6 a 11.
Appartenevano evidentemente a un sarcofago figurato, monumentale di forma
o di proporzioni. Disgraziatamente non si sono potuti ricup~rare pezzi che ricompo-
uessero almeno le misure del suo sviluppo nei vari sensi; sicchè non è possibile
descrivere la sGena della figurazione e ricostruire graficamente l'edificio a colonne
SCULTURE lN ADA!.IA 487

con architravi e timpani e forse nicchie, che rappre3entava; ma dai pochi seguenti
frammenti, che sono stati salvati, è possibile immaginare l'imponenza del monumento
completo.

1. - (Fig. 6). - Figura muliebre avvolta in grande paludamento e seduta


verso sinistra, su cuscino posto sopra un banchetto. Il braccio sinistro è abbassato e
posato sulla gamba, il destro piegato e alzato verso la testa entro le pieghe del manto,
che sono gettat;e in gruppo dalla spalla destra sulla sinistra e ricadono a piombo dietro
di questa. La testa manca, ma non è improbabile, benchè non abbia l'attacco, che
sia quella des~ritta in seguito (v. n. 2 e fìg. 7). Si conservano le parti inferiori delle
colonne, fra le quali la figura è scolpita in rilievo così alto da sorpassare lo spes-
sore del loro fusto. Essendo anzi troppo angusto l'intercolumnio assegnato a questa
grande figura, che era evidentemente la principale di un
lato lungo e forse di tutta la serie, essa si sovrappone coi
piedi e oltrepassa la colonna sinistra. Quella di destra è
finale d' ang0lo. Il frammento risulta di quattro pezzi ri-
congiungi bili. Alt. m. 1; lungh. m. 0.77; spes ·ore massimo
m. 0.25.
2. - (Fig. 7 ). - 'l'esta muliebre, diademata, coi ca·
pelli divisi sulla fronte. Non ha alcun pregio di finezza,
ma potrebbe convenire, per le proporzioni e per la sua fat-
tura, alla figura precedente, la quale, come tutte le altre
del sarcofago, non è che una buona scultura decorativa.
l'l:f. 7 - Tl~ST \ MIJl,tlo:BIH:
Alt. m. 0.20. (PE UT!:<&STI: Af, SA!?OOP\00
DI l(At,I; IC\PI'.' ').
3. - (Fig. 6). - Figura muliebre, panneggiata, stante,
tutta avvolta in un manto sovrapposto al chitone lungo, e
tenuto per un gruppo di pieghe all'altezza del petto con la mano de5tra: la sinistra
abbassata. Manca della testa e della mano sinistra. Sullo stereobale del!' edificio
sono conservate le basi bugnate con la parte inferiore delle due colonne tortili, fra
cui è compresa la figura, di pieno prospetto, il piede destro con sandalo di una
figura virile nuda del!' intercolumnio di destra, e il piede sinistro di un'altra
figura virile, dell'intercolumnio di sinistra. U na piccola parle del basamento con
altro piede e l'estremità della gamba sinistra, in due frammenti, ricongiunge questa
alla prima parte del sarcofago. Alt. m. 1; largh. m. 0.91.
La lunghezza comple3siva dei frammenti descritti, che hanno attacco sicuro,
salvo la testa, di cui però è probabile la pertinenza, è di m. 1.58.
4. - (Fig. 8). - Parte inferiore di figura stante, panneggiata fino ai piedi,
provvisti di sandali. Uno scheggione staccato verticalmente ha prÌ\'alo la figura di
quasi tutta la parte modellata. Sono conservate per circa un terzo dell'alliezza le
due colonne laterali con le basi bugnate: quella di sinistra è final9 d'angolo: a
quella di destra, in basso, va a ricongiungersi un frammento. Altezza metri 0.63;
l unghe;r.za met ri O.iO.
488 G•.MORETTI

5. - (Fig. 9). - Parte dello stereobate con le b'lsi di due colonne e il solo
piede sinistro di una figura con sandalo. J.Ja distanza fra gli angoli inferiori dei
plinti delle colonne ù di m. 0.18, mentre tutte le altre sono di cm. 26 o 27. Oltre
a ciò, in luogo della bugna grezza, sulla faccia di ogni basetta è rilevata una specie
di fiore, che si apre in due foglie molto aggettanti, e grasse come due pomelli.
Da notare che la figura di questo intercolumnio poggiava sopra uno zoccolo
alto come le basi delle colonn e e che è la continuazione delle basi stesse. Identica
disposizione è nel fram m en to n . 1 con la figura seduta. Alt. m . 0.38; lungh. m. 0.58.

PIO. 8- PHA:UMF:NTI OF:L SARCOPAOO 01 KALl:-KAPÒ,

6. - (Fig. 6J. ·- Frammento del fondo con torso. in rilievo di efebo nudo,
conservato dalla base del collo fino alle coscie e mancante di parte della spalla
sinistra, di quella destra col fianco sino all'anca. La figura, di prospetto, è legger-
mente mossa verso la sua sinistra: poggiava sulla gamba destra ed aveva la si-
nistra leggermente piegata.
L'atteggiamento, le proporzioni, il movimento del braccio sinistro parr ebbero
conrcnire alla collocazione della figura alla sinistra di quella seduta, descritta al
11. l. Alt. m. 0.55.

[
SCULTURE IN A J)AJ.,IA .t89

7. - (Fig. 10): Parte di figura panneggiata, comprendente la testa, priva


di tutta la maschera asportata forse a colpi di mazza, e il busto fino al petto.
1~~ velata ed ha il carattere ieratico di un personaggio sacerdotale.
È compresa entro un intercolumnio e sotto una cornice con ovoli e foglie pro·
fondamenta e rozzamente intagliate. Largh. m. 0.35; alt. m. 0.50.
8. - (Fig. ll). - Piccolo frammento di panneggio a pieghe verticali, con fi-
gurina ve.:;tita di chitone cinto sotto al seno, e, sotto questo, rotta obliquamente.
AIL. m. 0.35; largh. m. 0.24.
9. -- (Fig. 11). - Frammento con callotta di nicchia a forma di conchiglia e
piccolo tratto di architrave. Sopra la conchiglia, con.servata nella sua metà sini-

t"IO. 9- PRAMMEN'r O OF.I. SAltCO"AGO Ili KAd: -KAPÙ'.

stra, ò par te del timpano: sopra l'archit rave, a sinistra, un'altra piccola conchi-
glietta. Largh. m. 0.40; altezza~m. 0.29.
I vari grandi pezzi della cassa di questo monumento sepolcrale e il frammento
di coperchio, di non sicura provenienza, hanno fra loro evidente affinità di stile e
di tecnica, corrispondenza di proporzioni, identità di marmo: presenta.no d'altra
parte, con gli altri monumenti rinvenuti finora in Adalia, completi o in fram-
menti, così varie e caratteristiche differenze, che il dubbio della loro pertinenza a
un unico sarcofago eccedente tutti gli altri per la mole e per la composizione ar-
chitettonica e figurata, assume decisa prevalenza di attendibilità. Il dubbio va poi
quasi eliminato quando il confronto col grande sarcofago di Melfi 1 offre tale ugua-
glianza di particolari fra questo e i frammenti di Adalia, da assicurarci che l'intero
I D ELlll\l H •• Jah1·b 1trh dt.v /11s lituls , 1913, ,.. ~i1 -308. - A111ikt 1"11k11111/er, lii , IO\ , ~~-H.

62
mo G. ~fOR8TTI

monumento era stato modellato sullo stesso schema e lenuto nelle stesse approssi-
mati ve proporzioni. Sarebbe forse più breve notare le differenze, che sono minori e
in minor numero, ma trattandosi di frammenti, è più opportuno anche soltanto
accennare le corrispondenze.
La fi91tra giacente sitl letto. - Non è conservato che un lembo del panneggio
e il piede anch'esso frammentato nelle dita. La stoffa così accuratamente disposta
e distesa sul bordo stondato del materasso mantiene un po' la compostezza rigida
dei monumenti arcaici, che persiste specialmente in quelli funebri di questo genere,
anche di età romana 1 • Il letto ha uguali non soltanto le forme della intelaiatura,

FJG. LO - r1tA:1tM>:is-ro o•:•. s.11iooFAOO n1 KAt.l·:·KAPù .

della sponda che gira su tre lati, ricurva ad ~. del materasso incastrato nella in-
telaiatura e nella sponda, ma anche certi parLicolari decorativi che si potrebbero
dire predilezioni di officina, non occasionali, ma ispirate da un modello che ha
fatto fortuna: tali per es. la ripartizione a riquadri scorniciati, della superficie
interna della sponda, con intagli di losanghe nelle liste interposte, le bande tra-
sversali del materasso con ornati di girali a linee incise 2 , il costrutto architettonico
del piano inferiore con sima a palmetta interrotto dai pochi dentelli, che corri-
spondono al vertice dei timpani sopra le edicole dei vari lati della cassa.
• Ctr. H lollo io marmo rin,·enuto nella ria L311reuti11a e l'u .. o d1 Jf~ronre le ... totle :111cht• con ligure di animali. Cfr.
ru11tor»lo nel Musco :>ai. Run1J110: G11tSLA~zos1 in .\otfait S'r.1.10, Dlct101111., IX , lor1u p. 380, fig. i031 e il sarcofo~11
Scal'i, t!H-!, p. 38-1'!. dello di AleuonJr11 Serero in Il. \-~~nr, l'nta upolcralt d'A·
t Quf'1'lO gencrcJi Jccora,ione, che dh·enne frequente anl!lie lt11andro Strtro, r\0111a t15ti e in SAGLIO, Diclionn., IX. p.
1

1u: 1 letti fuuebri comuni, i• deriva.lo da moJelli di artisti alOi· ·H . lì~. ijj.H .
~anJrin1, i 14uali, ne li 'arte Jell:a toppcueri3, ebbero d:ai Per-;iaui
SCUI,TUR~1 IN A D AL IA .HJ l

Sulla sponda inferiore del letto sta seduto un gen ietto, acefalo, che tiene,
sopra una testa di cavallo, un animale (lepre o coniglio ?). Sui monumenti funebri
è comune, vicino al mor to, un genietto, che ne idealizza la figura 1 e non è in-
frequente che esso o i1 morto regga l'animale 2 • Ma non è felice la sovrapposizione
alla protome di cavallo, la quale, mentre non ha che il semplice e solito ufficio di
decorare una testata della sponda del letto 3 , può invece apparire come parte inte-
grante di un sovraccarico e maldisposto aggruppamento.
La cassa. - Il gruppo di frammenti ricongiung ibili, comprende lo spazio di
tre intercolumni interi e parte di un quarto, e misura in lungher.za m. 1.58. Tutto
il Iato, per mantenere una proporzionata lunghezza, non poteva avere piì1 di cinque
figur e con altrettanti spazi fra le colonne, sicchè l'intera lung hezza poteva essere

P IO. li - P RAlrM !i:N'rl _D!lL S .\llCOt'A<;o 0 1 "A t.k - i.: AL'Ì ' .

di m. 2.60-2.70 ; la larghezza, presa sulla motà dcl bordo del letto, era approssima-
tivamente di m. 1.00.
Il costrutto architettonico è quello di un peristilio rettangolare con edicole e
in ter columni, che sostiene un letto e rinserra una custodia a forma di cassa, alla
quale il letto stesso fa da coperchio. Lo scul tore modellando le colonne per due terzi
del loro per imetro, le ha volute rappresentare come staccate dalla parete e come
staccate dal fondo ha Yoluto rappresentare anche le figure con un forte rilievo, che
dà a tutte evidente carattere stat uario : la fi gura muliebre seduta, di destra, in
fatti, si sovrappone anche con un piede a una colonna, che va immaginata libera
dal fondo.

Icrr. il •3$0 dipinto col letlo di Adone in llull. 11apol. ciatore, da Loris-a in 111<11. de corr. Ile/I•. 1888, tav. 6. P~i
.\. S., VII , p. 1051. ta•·. IX; il coperchio di sarcoC.go della monumenti funebri rom1ni, v. PARlBt~r. Il lfuu o ,\'asio11a/e
Galleria Giu~tin1111i in Gallr ria Giu•linia ni, tav. 89. Rom11110, IV tdi1ione , n. 295.
• CCr. tra le s tele attiche del IV scc. a . Cr . quella di Te - ' Cfr. BnfZlo, in Nolisie Scavi, 190~, p. 456, fo;. 2~-25.
lesias in CoNie, Ali. G1'ab1·., 268, 1036 ; e l'~ ltra di un cac-
492 G. MORE'fTl

Il frammento n. 5 appartiene a un intercolumnio meno ampio degli altri. È


probabile che esso fosse di uno <lei lati corti del sarcofago che dovevano compren-
dere ognuno tre scomparti, uno centrale maggiore e due laterali, per ragioni di
spazio e di simmetria, più piccoli; il fiore in luogo della bugna avrebbe dato una
difformità non abituale nel riguardo architetLonico, se fosse stato intercalato fra
basi e bugne semplici.
Variano invece la forma e il contenuto ideologico, non sappiamo se di tutte,
certo di alcune parti figurate, nelle quali l' iniziativa doll'a.rtistu. o lo condizioni dcl
committe nte potevano essere tradotte con quella libertà che non alterava il tipo
classico dcl monumento sepolcrale. Ma o che il repertorio di quella scuola di
scultura fosse scarso, o che prevalesse sopra altri la persistenza <li certi tipi figu-
rativi, le poche figure mutile conservate riproducono o accennano soggetti comuni
e fra loro indipe ndenti. La donna seduta di profilo ispira e domina anche gran parte
delle figurazioni funebri delle stelo greche e dei sarcofagi greci e greco-romani ' ;
l'efebo nudo è troppo somigliante alle figuro eroiche dei Dioscuri 2 se pur non vi
sia da riconoscere nè l'uno nè l'altro, e la donna panneggiata ritta e di prospetto 3
e l'uomo con lungo paludamento se non erano personificazioni di divinità distinte
da speciali attributi, rappresentano, ognuno per sè, un luogo, o simboleggiano una
v irtù in rapporto al carattere generale della scena o al defunto.
Il rigido isolamento di ciascuna figu ra determinato dalla stessa struttura ar-
chitettonica del sarcofago, era forse interrotto soltanto fra i due intercolumni di
destra. li torso di efebo, nel secondo di essi, non ha nessun a ttacco che ne renda
sicuro il co llocamento : ma la posa delle gambe volta leggermente verso destra come
il piede sinistro, che sosteneva la persona e perciò ne determinava il mo,·imento, e
quella del br accio sinistro piegato nella stessa direzione, fanno supporre c he anche
la testa fosse rivolta verso la donna seduta.
D'altro canto questa, maggiore di proporzioni, seduta su trono, e più alta, e
d'una maestà più imponente, sovrapponendosi e oltrepassando la colonna, domina,
di scorcio, quasi tutto il fronte dell' ed ifìcio, si palesa il personaggio principale o
forma quasi gruppo con l' altra più vicina, che pare tenersi in atto di ossequente
e devoto rispetto.
Se queste osservazioni possono rendere attendibile la proposta collocazione del
torso nudo di efebo, avr emmo in questo particolare della figurazione un gruppo
affine a quelli comuni sulle stele greche, dalle quali lo scultore del sarcofago, che
è greco, anche nella derivazione dei singoli tipi plastici si sarebbe ispirato.

I , •• in .1111111arlo dtlln n. Scuola Arch1·1)/091ca d1 Mlii( ( Piot, <OI. IX , p. 189; PARIUE~I . o. r., p. !i5 j M OllETTI c.. I.
d<llt "'11111011/ 1tahnnr In Urit11u: M ORETTI G., l.t rot'inr di <., p. I~.
/>tdnt/11161. p. 126 e le inJicozio11i biblio{;rafichc della noia I. 3 \·edi la stalua riprodolta a p. li~. fi,:. 19 e de.crilla •
' Cfr. il sarcoloi;o d1 Sidauura in COLLIG~ON, Jlonumrntt p. ·li t
FIG. 12 - l'AH1'E ANGOl,Alrn DI SAHOOFAGO A DUE ZONE FlOVRA'l'E .

AMAZONOMACHIA E LOTTA DI F I ERE.

[
494 G. ~t O RETTI

FRAMMENTI DI UN GRANDE SARCOFAGO A DUE ZONfD In GURATE


AMAZONOMACHIA E LOTTA DI FIERE

Sono un gruppo di dieci, dei quali si riattaccano i due soli più importanti che
ricostruiscono quasi interamente un angolo del sarcofago: l'unico del piano inferiore
rappresentante una caverna rocciosa con Telamone inginocchiato a sostenerla, e il
migliore dei nove del piano superiore rappresentante un gruppo di Amazzone a ca-
vallo e guerriero greco combattenti (fig. 12). Degli altri otto frammenti, il mag-
giore ha il medesimo gruppo angolare di Amazzone e Greco (fìg. 13), altri sei una
Amazzone a cavallo (tre a destra e tre a sinistra) in movimento di assalto (fig.
13, 1-!, 15, 16) ; l'ottavo comprende la sola piccola testa di un cavallo volto a
sinistra (fig. 18)
Nel 1914 la 1\lissione trovò in un·aula della vecchia scuola imperiale ottomana
sei di questi pezzi: si sapeva che erano stati raccolti fra il materiale di demolizione
delle mura di Adalia ma non da qual tratto di esse provenissero; nel 1919, oltre
a quelli già veduti nel precedente viaggio, trovò gli altri pezzi (e fra que5ti i due
ricongiungibili) raccolti nella demolizione, condotta a fine, delle mura sulla spianata.
a sud-est del Konak, dove si ricuperarono anche i frammenti del precedente sar-
cofago a colonne. ~~ probabile che anche i primi, indubbiamente appartenenti allo
stesso monumento, fossero usati come materiale da costruzione nel medesimo punto.
U altezza dell'angolo ricostruito è di m. 0.75; quella del pezzo più importante
superiore di m. 0.42; la lunghezza del cavallo di m. 0.35; la larg hezza dei lati di
m. 0.35 e m. 0.30.
A tener conto della parte superiore, che manca alle figure d'angolo, e della
fascia finale, che doveva contornare la rappresentazione, l'altezza della cassa giun-
geva quasi a un metro. Col coperchio e col basamento sul quale doveva posare
il piano inferiore, privo di cornice, il sarcofago assumeva dunque forma e propor-
zione monumentale.
La ripartizione in due zone sovrapposte delle scene figurate è forse un ricordo
dei piani, in cui le trabeazioni imitate da quelle della casa in legno, dividevano le
pareti dei caratteristici sarcofagi asiatici di Telmessòs (Macri) e di altri luoghi del-
!' Anatolia, specialmente di Licia '. Sopra qualche tomba a forma di casa si era
anzi già tratto partito dei due piani per lo svolgimento di figurazioni; per esempio
in una di Kiobaschi 2 e in un'altra di 'l1los 3 si svolgeva una ligurazione di unico
soggetto. Anche in un sarcofago di Agyr-'l1asc, presso Termessos di Pisidia, sono
rappresentate due figurazioni in due zone sovrapposte, la superiore di musicisti,

• TE\lrll, A.ti< )/111wrr, lii . pi. 115, ~; li6 2 ; llE~~ - , Br.ssoonr-'.\1EMA~~ . o. c., I, r. t3i, li;;. so e 81 e IJ-
DOl\ F.1\IEMAs~. lltllW 111 f.yl;in1 e<<., I, r.
00.91!, lii;. ~,J e \ OIJ '\XXIX.
p. IOt ; Hoiran. I, p. :I~. fii;. ~I . ~S; Pinara, I, I'• ~ I . fii;. 33, ' 1$2\SDORF·'.\IFMAS S, o. r .. I. p. t3~. fii;. ll5 e 86 e , ..
ecc., ecc. \Ola XLIII.
SCULTURE IN ADALIA 495

l'inferiore di Amazzoni e Greci combattenti, runa dall'altra indipendente 1 : non


altrimenti nel sarcofago di Adalia la lotta tra fiere non può avere con l' Amazo·
nomachia maggior rapporto di quello che hanno con la rappresentazione principale
della cassa quelle scene di genere che nei pil.1 tardi sarcofagi si scolpivano lungo
il bordo rialzato dei coperchi.

FlG. 13 - FRAM\11-ll>Tl IHILLA .\\l.\ZOSO\! \ C OCA.

I due gruppi di angolo ci assicurano che l' Amazonomachia si stendeva al·


meno sopra tre lati senza interruzione: ma è probabile che avvolgesse tutto il
sarcofago. Così lo scultore non si è trovato costretto a risparmiare lo spazio: tutte
le figure di combattenti sono contornate sul fondo, non vi sono raggruppamenti e
sovrapposizioni di piani come nelle figurazioni obbligate entro superficie troppo
angusta, ma ampiezza e libertà di movimenti.
Sarebbe for:5e lunga, ma di probabile risultato, una ricerca sulla derivazione di
G. ~I O R ET'rI

ognuno di questi gruppi isolati di Amazzone e cavallo: cer to è che i loro pregi
di forma e la composta euritmia dei loro movimenti potrebbero essere ritrovati
soltanto fra le grandi figurazioni di Amazonomachie, che fregiavano i templi
di Figalia 1 e di Magnesia ~ e il Mausoleo di Alicarnasso ~, diedero particolari
esemplari di decorazione perfino alle pitture parietali 4, alle terrecotte '', ai bronzi 6
ed ebbero la maggiore diffusione, in repliche più o meno ridotte e variate, sui mo-
numenti fune bri a cominciare dal pit1 grande, l'Heroon di Giolbaschi-Trysa 7 • Infatti
il genere in cui la imitazione di tali figurazioni fu più feconda, è quello dei
sarcofagi, sui quali gli scultori greci qualche volta trassero partito per far gran-
deggiare l'episodio di Achille e Pentesilea \ e tal' altra i Romani del II secolo d.

Or., nelle repliche di seconda ma no, per rappresentare, sot to le forme di questo
gruppo di eroi, l' effigie di morte dame romane in braccio allo sposo 9 • l\IIa attratto
su questo il fine principale e adagiatolo, come il più importante della scena, le altre
fi gure, senza perdere il loro pregio di forma, vennero a soffrire l' angustia dello
spazio e restarono affollate sopra due o anche tre piani 10• P er questo il sarcofago,
1
Siuru, Catalogut o{ Sculptures in the British .1111u11m, 1 0~\:<llom·-Nrn~\\11, Dat lltroo11 t·on (.j(j/basclti-Tryu,
1. l, p. 2ii e si;. ; FtllEDE111c11:,-\\ 'oLTEns, Cip1abg1ì1u, I'· 301 i lilSJ.
I! .. cguenti . • S TOLt, $a9t11 d. Mn11. Altrr1111n, Il , p. 18·1; Rosc11FR.
• l\OHTE-\\°AT71XGrR, Jlagneiia am Jlarandtr, Berlin, 1901; l.r.ui.011, I, p. 2i9.
e in •lfagnnia, p. Sfl, Si, '"'. \'. • V. il , ..rrofa;;o uticouo (rortile) riprodotto in RoBEr.T,
• l/011111nt11ti dtll'lstilulo, \', tav, 18-'! I ; s~1T11, Catalog1u A111. Sarkop/1., Il , tov. XXXIX, 94, p. H 3; confr. A MEL~:<G,
o{ :,,~ulpturei ili tht /Jr ili1h ,l/usrum, Il , p. 99 s;:., n. 1006 Sculpt. rat. M1uw111, Il, 49-a, la<. 13, e llBLDIC·..\~ur~c .
e s1·i:uerui. f1ì/1rrr d11r rl1 dir Snmml. kla.u. Alttrt. i n Rom. I, 11. 1-1 1.
' lh:LtJIG, ll'a11d9t111rlldt ec~ .. n. 1250 e H<-0- b. Il)rer l"a~~ruppamenlo e la :-ovnpp-0 .. izione dd piani <lcll~
·, CAMPANA, Anlicht optrt i n pla41ica , tav. il. fi~uu• nollo srene Ui combattimento ,.. ,oltre al sarcofago di $3.
'' Bno~o> TEO, /Jron:.u o{ Si ris, 183i; Compt--Rtnd1t, 1865; lon icco, la holtat;tia rr.1 Periameni e Calat i nel sarcora;o di
G 1 llll ARO, l':tru1k . Spity., la,. 9, I U, l.36, ~33, 311, ecc.; An- \'ign:a Ammendola in Rri•ur nrth., i 909, p. l~ -i 03; o, come
11ali tlrll'/1tit11to (R. Sc 11;;11~). 18ti6, p. 163, 166, I il , ecc. estremo i1\\'Crosimilo 1 il gro'"de :sarcurai;o della collezione Lu·
SCULTURE IN ADALIA 497

cui appartenevano i frammenti di Adalia, pare si distinguesse anche dal sarcofago


di Salonicco, che è dei principali di questa classe di monumenti. In tutti e dieci
i frammenti (e qualcuno comprende quasi l'intero gruppo di Amazzone e cavallo)
non si vede in profondità parte di figura su figura: è invece in tutti movimento
fluido ma corretto, forma di linea ampia e aggraziata. In questo senso di mode-
razione, che lo scultore ha mostralo anche nell'esprimere la concitazione della
battaglia e che pare lasci godere con più agio ogni particolare delle figure, dei
gruppi, degli episodi, è reso q uell' idealo carattere di sobrietà, che sugli altri
prevale nelle opere dell'arte greca special men le piì1 anLica: non vi manca tuttavia
J'av\•eduta prontezza e l'azione decisa della COlltcsa mortalP. Qnell' Amazzone a

1:i1c . 15 - A'.\CAZZO.S'E COMBATT~~1·e A O AVAl~r...o.

ca vallo volta a sinistra, slanciata col busto e col braccio destro in avanti (fig. 18),
è un saggio di energica e ponderata mossa di offesa, nella quale ha assai più
parte Ja destrezza consapevole della combattente che l'impeto del cavallo incitato.
Lo slancio di queste guerriere è anche meno violento cli quello che spingo le
Amazzoni delle grandi e complesse figurazioni architettoniche del V e IV secolo,
ma più solenne. Un frammento, al quale la fig. 15 potrebbe dirsi non indegna di
essere avvicinata, come termine minore di confronto, per la nobillà della forma e
dolio stile, è quello di un'Amazzone del .Museo di Boston 1 che l'Amelung propone
per Ja possibile pro,·enienza dall'originale fregio doli' Asklepieion di Epidauro o dalla
stessa scuola di scultori 2 •
do,ilti con comlMlliwcnto fra Jlun1::ini e Ba.rb:1ri in Sc11uE101-n. 1 1'1111. n{/ìllt 1\rll, lloolou, XXVI Il, An11. lleµort, r. ai, n, 5.
J\nl1kt IJl/dwtrkt uer 1'11/a /,1tdOVi8i, 11. !Stl e l'ARIDE1'1, Il • A\IHLUSO W., Sauoio 3u/l'a1·tt del Il' uc. a. Cr. in J\11.
Jf1tUO l\'a>/Ollaf<' nolllflllO, I\' CJ , p, 101, IL 94. $011111, lii, I'· 97 ·:18.
.ifl8 O. ~IOHETTI

Una prova del valore dell'artista, che dispose ed e eguì la scena di combat-
timenlo suJlo sviluppo perimetrico del sarcofago, è anche nella scelta e nell'a-
dattamento del gruppo d' angolo. Per quanto l'azione possa continuare senza
intermittenza anche nei punti di svolta, lartista, per evitare il vuoto, ha voluto
serrarvi le figure pur dovendole tenere indipendenti sui due lati, in cui !'Ono
rilevate. Nell'angolo ricomposto (fig. 12) il movilllento dell'Amazzone, allo stato
mutilo dolla figura, non si vede bene se sia difensivo da un nemico che l'inse-
gue, o offensivo, come l'analogia con le altre figure potrebbe fa r credere, contro
il Greco, del quale è quasi a contatto nell' angolo. In tal caso questi si trove·
rebbe tra due nemiche, poichè il corpo inclinato e indifeso verso l' angolo, il
braccio destro abbassato, il sinistro lmancante) forso armato di scudo alzato e
proteso, accennano all'azione di attacco o difesa ver:30 l'opposta parte dell' Amaz-
zone a cavallo.
Se il guerriero operasse contro l'avversaria, dietro l'angolo, avrebbe dovuto
cs•u presentato non di prospetto ma cli dorso, cioè con movimento invertito di
tutte le pa1ti del corpo, come si vede in un simile gruppo di Amazzone e Greco
nel fregio del tempio di Artemis a Magnesia 1 •
L'altro frammento angolare (fig. 13J è una replica del medesimo ma più en-
dento è l'avanzare dell'Amazzone contro il guerriero, con cui fa gruppo.
Bonchè i modelli delle otto Amazzoni del sarcofago greco di A.dalia possano
essere pit1 o meno approssimati vamento riconosci uti nello figurazi oni dei grandi edi-
fici monumentali sopra ricordati, qualche più particolare carattere fa pensare a una
origine lorn forse più lontana. Alla notata sobridà del movimento e all'agiata di-
sposizione nello spazio, che distingue le nostre figure dalle accanite eroine del freg io
di Figalia 2 , e dalle altre analoghe composizioni monumentali, si può aggiungere
che noi frammenti di Adalia le Amazzoni sono più rigidamente tenute entro il
chitone e che la clamide anche nello slancio mantiene piughe sempre normali e
quasi stilizzate. Amazzoni combattenti a piedi non ve ne sono, benchè vi siano delle
cadute; o i guerrieri g reci non sono nud i, come la tendenza idealizzatrice della
grande at·te del secolo di Pericle li fece quasi so111pre rapprnsentare, ma accurata-
mente chiusi nella loro a r matura pesante. E mancano inoltre indizi dei pit1 violenti
op isod i: dcli' Amazzone strappata dal cavallo pei capelli :i, dell'altra, caduta, anch'essa
afferrata pei capelli <la un Greco e minacciata con la spada ', di quella che, ab-
batLuta, si arrende", nei quali gli artisti, che ebbero da coprire con centinaia di
figuro le trabeazioni dei grandi templi, s foggiavano le creazioni della loro fantasia:
menLro è principale e certamente prevalente lo schema dell'Amazzone combattente
con la lancia, a cavallo, contro il greco a piedi, che, corno rilevò il Pellegrini, è

1 llHNALll, /tip. dea /lelie(1, I , I.e templr d ·Artemi1 a Jla-


deW/1tit11lo, voi. \'. 1.-. XXI, 13.
9111- w', p. 181, n. l! o 5, p. 18~, o. 3. .a V. il frea;io dcl tempio Ji Arlemis a M:igne .. ia; Rr1~Ac11,
1 Co11.1c,o:<, 1/11/oirt cte la Scutpture grecque, P•ris, p.
Rlptrt. de la llatualrt, I, p. 13.
l '15 s;:;:., Hg. i7-i!O. ' crr. il lrefio di Apollon 1-:pi~Olll'ÌOS a IJHs-e in Smi//1 ,
' \'. il frci;io dcl ll:nisoleo di A lic~•rnasso in Jlouumtnti o. c., t. I, 531; 1lf11CAC1t, lllpert. de fltl., I, p. \!~. n. Hl.
SCULTURE IN ADALIA -!99

ripetuto sopra un numero infinito di vasi dipinti 1 ed ha probabile origine dai pit-
tori vascolari del VI e del principio del V sec. a. O.
Per questi caratteri e specialmente per quelli stilistici, che non potevano esser
diversi anche nelle parti mancanti, pare che si debba riconoscere nei frammenti
del sarcofago di Adalia con figure di Amazzoni l'influsso di reminiscenze più remote
dci templi di Grecia e dell'Asia Minore, anche se il sarcofago non possa essere fatto
risalire oltre il I o il II secolo a. O.
Non è infatti confacente alla severità arcaica, nè al soggetto principale, che
dovrebbe caso mai svolgersi fuori e sotto le mura di una citt~t fortificata 2 , una
sce1n di caccia in una caverna soste-
nuta da una figura di rrelamone, la
quale per poco che si ri cordi l' ana-

FIG. 16 - AMAZZONI OO:lllJATT&lfTt A OAl'AJ; l,Q.

logia dello caverne con scene e miti propri alle Ninfe 11, mostra piuttosto riferi-
mcuto alle creazioni dell'arte ellenistica; alla caverna si addice anche la figura
si Ioni ca di Atlante posta a sostenere, inginocchiata com e quella del teatro minore
di P ompPi 1 e con le mani al dorso come quelle di Villa Albani, ora al Louvre ",
il tetto dci rupesLri e selvaggi ripari sacri alle divinità della montagna e dello
acque e Leat,ri di giuochi e di cacce.

FRA~1MEN'l11 DI Al.JTRO SARCOFAGO CON A:\IAZONO\lACHIA

I~: un g ruppo di 14 pezzi di un medesimo sarcofago alcuni dei quali apparte-


ne nti alla base presentano una decorazione simile a quella della base del sarcofago
1 P• t 1.Haur<1 G. , Vi alcuni vati co1i rn pprt8.enla zioni di l'ultro nello Coli. Sabouro/f, 1.1\'. 28. \ '. anche in Jlonu mer.ti
Am11 u o11i tro1·ali in Boloqna: eslrat lo da;;li A/li e Jfemorie a nliclli. \ OI. XXVI , p. 174. la po1ti/la d. G. Q. GICL IOL I, al
1/tlla Il, nepu/O~IOllt di •loria patria pr r la llomo911a, Te rza laçoro di I!. l\1~ 1.1.1N1 ' " le Co t·er11tlle 'ripari p1·ei81orici ntl-
~erì•'. ' 01. XXI, p. 37. l'A qro F'nli1ro.
• "'" Ll \ G \\'., Sc11/11t. l'11tic ., Il, n. 69. la<. 13. ' MAI ', l'0111/1tii, p. U3, lii;. 69.
~ Clr. il rilic\'o di El cu,;i in Bull. de Corr. flell., s. ta,·. i; • CLARAC, M111t e (/1• 1cu/p1., lav. CCXCVIII.
500 G. MORETTI

di Perge descritto, alcuni altri sono parti della cornice di coronamento costruita in
modo corrispondente a quella della base e, sopra la cornice, come intorno a un enorme
attico, hanno figure e parti di figure. Di queste alcune erano di cavalieri, altre di
combattenti a piedi o caduti, che formavano una composizione figurata sormontante
la cornice di coronamento. Distinti, a seconda della loro pertinenza alle varie zone
del sarcofago, risultano i due gruppi seguenti:
1. - Sette pezzi appartenenti alla decorazione della base. Plinto un po' stondato,
cordone di foglie d'alloro, gola con serie di palmette rovesce a foglie alternatamente
chiuse ed aperte: sopra le palmette fila di ovoli e perline e una treccia (alt. 0.22).

FJO. 17 - FRA~n!E N'rl 01 AJ,'1'110 $.\R('O~'AOO CON AMAZONOMAOmA,

2. - Sette frammenti con cornice di coronamento composta dei medesimi ele-


menti della precedente, ma in ordine invertito, dall' alto in basso; alt. 0.18. rrale
cornice aggetta mm. 85 dalla parete del sarcofago, che si continua al di sopra di
essa e che presenta, in rilievo, figuro muliebri distèse, parti di figure st,anti e di
ca valli di proporzioni lievemente variabili.
'l'ra questi frammenti due sono angolari e mostrano che la figurazione al <li
sopra della cornice era continuata sui vari lati.
In uno di tali frammenti è conservato un piede di un guerriero e un attacco
indeterminabile; nell'altro un piede destro nudo di uomo, uno zoccolo di cavallo:
misurano 0.30 X 0.18 e 0.19 X 0.09.
In tre altri frammenti (in lunghezza 0.50; 0.3-t; 0.40) con tutta o parte della
cornice sono conservate figure di vinti, distese sul fianco destro, con lo scudo te-
nuto orizzontalmente sul sinistro 1 (fig. 17) e le gambe soltanto un po' piegate. Un
l Nel rap1>01·10 Jella missione compiuta nel i914, pubhli- sun1:1li duo ~ruppi di f1-.1m01cnti m:armorei ton corn ici e figure,
cato nel \'OI. Il l di •1ueslo Annuario, 3. pas-. 2~-~5, ~ono prc- cho ~i suppoi-01·0 opp3rlononti a un sarcofago con due zone fi.
SCULTURE IN ADALTA 501

altro frammento con la cornice intera ha sul piano un piede calzato ben lavorato di
combattente; lungh. 0.31. Un altro frammento con parte di cornice è insignificante.
Lo spessore dei pezzi, l'aggetto della cornice e Ja sontuosità di tutto il basa·
mento dimostrano che il monumento aveva grandi proporzioni: g randi forse come
quelle del precedente a due zone figurate. Al quale ò così affine anche per la ma-
niera di collocare sullo sporto della cornice, che rappresenta il piano della battaglia,
lo Amazzoni cadute, ferite o morte, e per il modo di renderlo così raccolte e com-
poste sotto lo scudo, da far supporre che possa essere opera della stessa officina.

PICCOLl FRAMMEN'rI DI GRANDE E PREGEVOLE SARCOFAGO FIGURA'l'O

Altro gruppo di olLre 20 frammenti appartenenti a un ~arcof'ago (o due?) in


marmo, di eccellente fattura. Disgraziatamente i pezzi hanno parLi così mutile di
figure e così. d iverse l'una dall'altra, che non è possibile ricostruire nessun gruppo
e nessuna figura o, nlmeno, ravvicinare, con probabilità di giusto rapporto, alcune
di e ·se per poterne co:nprendere, anche parzialmente, la rappresentazione. Tutti i
pezzi sono anneriti dal fuoeo, che li ha toccai.i ma non bruciati. I piì1 importanti sono:
l. - ~[età anteriore dcl tors:>
di una figura muliebre panneg-
giata. Il chitone affibbiato sopra
le spalle scende a pieghe verti-
cali irregolari, ed è cinto sotto il
seno. Il braccio sinistro ò nudo e
conservato fìno al polso : il destro
manca. In que.sta figura è note·
vole che sulla spalla sinistra tro·
vasi il gomito di un'altra figura,
la quale, stando dietro ad essa o
alla sua sinistra, si appoggiava
con un braccio, forse il destro,
ripiegalio. Alt.. m. 0.315.
2. - Torso, conservato sol-
tanto nella sua metà anteriore
dalle spalle ali' inguine, della fi-
gura clamidata di un giovane~uo-
mo modellata quasi a tutto tondo.
Insisteva sulla gamba destra, od
N. l · TORSO ACEPALO 01 N. 2- TOllSO ACEf'Al, O Ol FIGURA
l'IGlff(.\ àUJ f4lf::Blt&. era appoggiato in maniera sin- CLA!.llOATA.

~u1-.11c '\epar~Hc d~• uua ~l•~<nn3 i111cr111cJia. Il sarcorago a duo Il I. JI fram111e11to "11 1,crioro riprodollo in +p1cl di seguo a'"eudo
tonc fì,;ul'atc, in \f.'rilà, thi5tell(\, romc ri .. ulla dai frammenti trovato att;acro <'OH altro fra111111e11to ricuperato più tardi, ha
procc1lc11ti illu~11·ati: 111i 11011 ru tiuello che si :5t1ppo:.-e nel l'iromposlo con •1ucsto lo monu111c11lale doppi~ cornice Ji liosu
Ji.,P;no riro~lruttho pubblicato aJI,, pog. ~6 dcl citato voi. riprodotln ucllu fii;. 17.
:;02 G. MOR~JTTl

golare con le braccia opra un bastone o pilastrino:


la sornmità di que;)to, c1llocato avanti al fianco
sinistro, vert.icalmente, è coperta da un lembo della
clamide ; sulla clamide è poggiata la mano destra
con la palma verso terra e, sul dorso di essa,
il gomito sinistro con l'avambraccio ver ticale in
alto. Alt. m. 0.285.
3. - Framrnento di orlo superiore di sarcofago
N, 3 - ·msTA J)[ l~ FE l)O.
decorato di due ordini di foglie di acanto, sotto
il quale ò conservata una bella testa di efebo, di
tipo ide;1le con capelli corti e ricciuti (III-IV sec. a. Or.), ben modellata e accura-
Lamente lavorata: è volta di tre quarti a destra di chi guarda e lievemente re-
clinata in basso. Nella parte sinistra è conservalo il collo molto robusto e ben
fatto. I.i'altezza della fìgura, che superava le altre anche
di dirnen· ioni, ha obbligato lo scultore a fare sull'ag-
. getto dell' orlo un'inca satura, nella -quale si trova

. ,~
-. . _.
come incorniciata la lesta. Larghezza massima metri
0.21; alt. m. 0.2t.
.. ~ !l' 4. - T esta muliebre di proporzioni simili alla pre-
'•. . cedente attaccata a una sola scheggia del fondo. .8
molto macch iata di nero; ha fram-
mentato il na o e le labbra e manca
N , 4 - 'rESTA lJIJJ,(EBlU:. del collo. l~ di tipo ideale coi capelli
a piccole masse ondulaL.,, .,, ùistinte,
parto raccolte in gruppo dietro la nuca, parte legate sopra,
nella maniera solita delle figure ellenistiche di tipo apoll ineo.
5. -- 'l'esta frammentata (mancante della metà s11periore)
appartenente a simile figura.
N. Ò • TR$1'A lì'R.AMMFlN-
(), - Frammento con parte dcJl' orlo, simile a quello de- TATA 1:-<cERTA.

scritto al n. 3, con una


testa muliebre di prospetto di bei linea-
menti e di buon modellato, benchè non
finita: anch' es a è di tipo ideale con ca-
pelli ondulati scendenti ai lati del collo.
Largh. m . 0.30; alt . m. 0.34.
7. - Torso (dal collo alle ginocchia)
di piccola fìgura virile con clamide sulla
spalla destra.
8. -· Frammento con parte della testa
e del collo di un cavallo verso sinistra.
N. 6 • Tl!bTA 01 Tll'O lOEALE. In primo piano, sopra di esso, era una

[
SCULTU!<E IN .ADAf,IA 50B

figura di uomo con clamide, del quale resta


la parte intermedia del braccio. Energico
il movimento del collo e della testa del
cavallo, che è trattenuto al morso. In alto
piccola parte dell'orlo. Alt. rn. O.i38; lar-
ghezza m. 0.13.
9. - Altro frammento simile. Vi è
conservata parte della lesta di un cavallo
e, in primo piano avanti ad essa, la tesla
(mancante di tutta la maschera) di un gio-
vane uomo, che guarda indietro a sinistra
mentre sembra muoversi a destrn come il
cavallo. Largh m. 0.35; alt. m. 0.21.
10. - F rammento nel CJualo è conser-
vato uno dei sostegni di un tripode a
zampe leonine (m. O.~O X 0.~8).
11. - Due frammenti ricongiungibili,
che rappresentano un ca,·allo privo della
s. i Toa..,o ACt::' \I.O testa, del collo e della parte inferiore delle :<. 8 - cor.1.0 o; '"'"T'~
zarnpe, 1.1 qual e si. è soIleva to su que Il e 01 T•:srA rn C A\'ALLO.
01 •-:•· .. uo.

posteriori, verso destra. A sinistra sono conservale parte delle gambe di uomo che
forse reggeva i1 cavallo per le redini. Largh. m. 0.3 l; alt. rn 0.~7.

'I'O llSO DI STATUA. MULlEBRill PANNEGGIA'l'A

li Console Marchese Agostino Ferrante di Ruffano in 11 ria dello sue frequenti


escursioni nllc rovine di Perge, aveva veduto questo torso acefalo di statua fra i
cumuli di materiale degli edifici demoliti. Dopo qualche giorno, col permesso
del Mutasserif', un camion militare del prc:5idio italiano di j\dalia, a\'Cnt t,ra-
sportato la scult,ura nella sede del Consolato per meglio conser\'arla. Il ricupero
11011 fu veramente quale era potuto sembrare nel primo momento. La scultura
manca 11011 solo della testa, di tutto il braccio destro e della par le est rema dl'l-
l' avar11braccio sinistro e delle gambe, ma è anche di esecuzione scadente. l;a quale,
pur essendosi tenuta fedele all'originale ellenistico, da cui la statua cleri ' 'a. nel mo-
vimento della figura, nella modellatura del chitone sotti le e aderente e dell' hi·
mation stretto e pesante, con le diritte scanalature del trapano ha irrigidito i
bei partiti di pieghe e la ricercata ma felice disposizione del panneggio, che copre
e non nasconde le forme.
Non ha neppure il pregio della rarità del tipo; il quale, piutlo::ilO che un de-
terminato e caratteristico soggetto, si adagia a figurazioni generiche, o come qualche

l
l~IO. 19 - TORSO DI STATUA MULJBBRE ACEF.AL.A DA PEROB.
SCULTURE IN ADALIA 505

volta rappresenta Cerere 1, una Vestale \ o la Pudicizia 3 , qualche altra serve a


rendere personificazioni indicate soltanto dai suoi attributi o dalla sua destinazione~.
Il torso di Perge, mutilo nelle parti più significative, si ignora anche a qual
genere di monumento abbia appartenuto; resta perciò soltanto una figura muliebre
panneggiata, anche meno determinabile che nel sarcofago frammentato rinvenuto
nelle mura di Adalia ", nel quale un'altra replica della stessa figura, purtroppo an ·
eh' essa assai mutila, occupa, come altre di diverso soggetto, un intercolumnio del
peristilio scolpito intorno alla cassa immaginata come un edificio monumentale.

r'W. 20 - l'AltTF. INTF.R\rJlDIA 01 STATUA IMP0R!Af , t) llDMANA LOIUOA'rA.

HOOOHIO DI STATUA LORICATA IMPERI.\Lrn ROMANA

Ncll' ampio cortile della casa del sig. Pantelidis Danieloglu è posta a base di
una delle colonne di legno, che reggono un'ampia veranda, una sezione del t.orso
di una statua imperiale romana comprendente la parte intermedia della figura, di
sotto il pet.to alla sommità delle gambe. Il piano superio1·0 è normale e forse antico,
se la statua, per la sua g randezza maggiore del vero, era composta di più pezzi.
La parte inferiore è na:;costa nell'alzata di un gradino: scolpita in marmo pario ed
• Collt.;io.,, Tor/011ia. voi. lii, n. U; REIXACH, Rlpertoir~ n. i~ ; R•'l:\ACll, Apollo, Il ediz., p. lit, fi~. Nfi; e 3hre re.
1/t la 41atuarit, I , I'· 307; CLARAC, pi. 43•) e Til. pliche ; n N\.C•RL,BEnr., Clyptottk Mbum, 11. ~! (310); HE•·
1 Ju110" , /ltr Ttmptl tltr Iuta und das llaus dtr l"eila·
'ACn, lllptrtoir.· de la Stai., I\· , p. 110, 11. 3; a Nìmcs,
/i1111t11, Berliu, l~-<ll, Vili , 4; R••~ACH. Riptrl. dt la Stai., t:SP• RA~OIEI , 1ti·c11til dr1 ba1-rl' /lt{• rl 1tat11n dt la Cau"
Il, pni;. tllil, n. 2. ro111ni11t, lii, p • .U~ ; Rris , c n, I\", I'· 4!0, n. 8;a S ir.>ruso,
• \"1•coH1. Nus•o l'io f:lt111t11ti110, Il, i4; C1.AR•C, IV, l\El"iACll, Rtptrl., I\', p. oo.>, Il, 7; 3 Parigi(Louvrr), R•:l:'\ACll,
pi. 7'01, n. llli!I; ll •LOIG·AllELr~r.. Ftlhr-er, I, p. li, Il. Il. Rlprrt., IV , p. 006, n. !O ; a 01~ mpia, Oildwtrke, lkrlin, ! 894,
• Clr. l:i Mf!ia della Mncmo;iuc (~) di Li sippo, nel Museo 111 1 fn, ~' i•('C., CCC.
ili l.h·eMln; Mu1.1. ~n .\\'11>..,€u:n , /Jtnluniiler dtr allrn Kun$1 , a \'. pot~. 4~5, n. :l e fì;:. ti :& pa~. 45L
I.X \"I I 1, 3i~ ; I· n111 1111 1c 11,.\\'01 TE11s, Gips11bgiiss" %U f:t1·1i11,
506 G. MORmTT!

incrostata di calcare, ha, coperti, i bei rilievi che istoriavano e decoravano la lorica.
Xella parte conser vata, che di queste sculture si può ancora riconoscere, è rappre-
sentato il gruppo della lupa, che allatta i gemelli, rivolgendosi a lambire quello
più vicino al collo; sopra la lupa la parte inferiore di un'aquila e, ai lati, due figure
affrontate e semidistese di prigionieri(?). Tutto l'insieme della composizione è fatto
sorgere da un e6panso nascimento di acanto, che pare quasi la culla dei due infanti
divini. Nelle tredici bandelle, che formano la frangia della lorica, sono scolpiti i
segni pit1 comunemente noti in simili monumenti (cfr. Daremberg, Dictionnaire III,
p. 1313): in quella di mezzo la maschera <li Ammone; nelle altro, cominciando da
sinistra: aquila, testa di leone, testa di montone, scudo, elmo, tu nica e lorica, schi-
nie ri, elmo, testa di montone, testa di elefante, tesLa di leone, aquila.
Note,role in una statua eretta in provincia, assai probabilmente in onore di un
imperatore romano (la sontuosità della decorazione non può far pensare ad un co-
mune comandante), l\Jsaltazione dello stemma di Roma e dell'aquila imperiale. La
scul tura, che ha tutta la grandiosità di linea di un'opera del!' epoca antoniniana,
appare anche fin P e molto accurata. Alt. m. O..+ l; largh. m. 0.6:2.

FRA:\BIEN'l'I DI AL'rRJ ~ SCUIIL'U llE

fl signor Vasilios Danielidis fece dono alla ::\lissione dei seguenti rilievi che
f'u rono aggiunti alla raccolta archeologica presso la sede del Consolato italiano:

I. - !<'r ammento di un lato lungo di piccolo sarcofago a festoni, con puLto


che regge due capi di essi, e un bustino romano presentato di t re quarti a sinistra,
il qnale essendo sopra uno dei festoni, che forse era quello di mezzo dei tre per
ogni lato lungo, poteva ritrarre le seml>ianzo dcl giovi netto defunto. Tardo, rozzo,
corroso lavoro non privo però, nella figura, del vivace carattere proprio ali' a rte
romana del ritratto.

rrG. 21 - Pl?AM~rnN·ro Ili >' l('CQf,O iiAll OOPAOO.


SCULTUHliJ IN ADAl,IA f.>07

~. - Tesla di leone ad alto rilievo e a grandezza naturale, in calcare. Il


modellato nelle forme della maschera risente la forza della scultura classica; la
chioma a ciocche staccate e scanalate precorre, invece, la maniera bizantina di
rendere piatte e stilizzate le mas:>e. Scultura ben sentita, del periodo di transizione
(fìg. 22).

PlG. 22 - llASCSERA DI LEOSB STILIZZATA .

3. - Metà di tavoletta scorniciata in calcare, nel cui piano è, al centro, un


incavo emisferico con due buchi passanti, come quelli delle mensae ponderariae
(cfr. Cagnat et Chapot, Manuel rP Arch. Romaine, I, p. 237) e intorno, in rilievo,
un grappolo d'uva, una lucernetta con figura di pesce nel disco, e altri oggetti, che
parrebbero dare alla tavoletta carattere di offerta votiva (fìg. 23).

l>'IG. 23 - TAVOLETTA DI Ol'PERT8.

GIUSEPPI·; MORETTI.
a Il
IN-DAGfJINDA QOGIA-IN
LA GRANDE CAVERNA JELLE MONTAGNE DELLE CAVERNE

La maLtina del 29 luglio 1919 partiti da A.dalia sull'automobile del Console


~larchcse Agostino Ferrante di R uffano, dopo un'ora di viaggio eravamo a Cibuk-
Uan a qualche chilometro dal passaggio di Qyrq-goz (il ponte dai quaranta archi} e
all' imb )ccatura del valico dalla Panfilia per la Pisidia. II Comandante di una nostra
batteria quivi distaccata, del 39° Re3'gimento di Artiglieria da montagna, fece insel-
lare i muli per i miei compagni di viaggio (il Console, il suo segretario sig. Age-
nore rnunpoli, un suo cavà.s, e la guida della missione Hagi Nikola :Michail Fer-
teklìs) e per me, e la comitiva partì accompagnata da un arLigliere, che mi restò
sempre fedele anche nelle successive escursioni.
La mèta del viaggio era una montagna, sopra la quale era stato assicurato da
un turco del luogo che si trovavano grandi avanzi di grandissimi muri antichi.
Como si chiamasse il monte (Hissar-Dagh) non lo sapeva ancora nemmeno Hagi Ni-
k:ola, lll a sapeva che era presso Giamilì, e che il luogo pitt prossimo alle rovine,
che avesse un nome, era detto Ghiaur-Ovasì. Con queste vaghe indicazioni, da quel
pun(,o prendemmo verso nord-est e dopo aver attraversato i due o tro chilometri di
bosco, che si stende sulla destra della strada Adalia-Cibuk llan-Buldì.11· seguimmo il
nostro indirizzo attraverso i campi dove gli abitanti dei pochi e poverissimi villaggi
non badano neppure a mantenere il tracciato della via piì1 breve, che li collega
nella solitaria pianura (fig. 1). :Ma questa è così uguale e sgombra di vegetazione,
che il piede delle montagne si può seguire sempre a quella opportuna distanza per
giungere a Giamilì in linea d'ar ia. Oltrepassammo così, vedendole nitidamente ma a
vari chilometri, le rovine di Osia, giacenti, e ancora d ifese dalle mura, tra il piano e le
prime coste dei monti di Pisidia, 1 e arrivammo nel paese dopo tre ore di marcia.

1
p,~ .. I:. situ3zione di qucsle rovine ,., confermato i ·errore nord.nord-est di Giamilì, ma a sud ..sud...ovest, tra Gfomili e
Jella Carla dt•ll'Asia Minore dcl l\tEPERT t : 400000 D. II, Qyrq-Goz, proprio Ira la pianura e le prime pendici delle
A lalia, (Rci mcr, Berlin, i9H), G"ià rile1•ato dal llOTT, Kltina- monl•G'ne , che delimitano la Panfilia a nord.
•iali1c/1e Dt11kmllltr, noia i a pJ~. 29. F.sse si tro1·ano non a
510 CJ. AlOR l~TTl

L'ameno villaggio sorge sopra due colline comprese fra la grande catena taurica
del confine nord della Panfilia e il nucleo montuoso di Hissar-Dagh, nettamente stac-
cato da essa, gigantesco avamposto sulla grande pianura, che domina in estensione
a sud, fino al mare, ad oriente verso Mersina fin dove l'occhio giunge a vedere.
Delle due colline, quella che si riattacca al sistema delle montagne, è occupata da
una cinquantina di capanne fatte, come dappertutto, di qualche muricciolo a secco
o di mota con paglia, l'altra che è una propaggine del nucleo isolato, è riservata
alla sola moschea, di più che proporzionata grandezza, fatta in solidi muri di pietra,
con cupola sopra un corpo quadrangolare, ma senza minareto. li~ l'unica costruzione
notevole del villaggio, che si chiama, forse per ciò, Giamilì , U paese della moschea.
'11 ra l'una e l' altra collina una fontana a gran getto d'acqua eccellente, un albero
immenso, che dà ombra pel ristoro ai passanti, un ruscelletto e una strada che,
avvicinandosi all'abitato, si va man mano delineando fino ad avere qualche tratto
battuto e lastricato.
I 32 km. di percorso attraverso la deserta pianura da Adalia a Oibuk-Han
mettono nell'animo un senso di sconforto, che aumenta quando ai piedi della mon-
tagna si vede che l'acqua del Diiden, gi~t avviata dai Romani in un acquedotto
cavato per circa 20 km. nella roccia a bagnare la città e a feconda re i campi di
Lagòn, uscendo ancora per mille polle e raccogliendosi in numerosi stagni, s' in-
dugia quasi nell'attesa inutile d'un utile impiego per ricacciarsi tutta, lì stesso, in
una nuova caverna, che la sottrae alla campagna fino a poca distanza dal mare:
intanto l'acqua degli stagni negata ai campi riarsi, ammorba l'a ria, che uccide i
radi abitan ti, e i passeggeri attingono per sè e per gli animali aUe acque sempre
impure e spesso putride delle cisterne. Il senso di abbandono si aggrava nelle tre
ore di marcia da Oibuk-Han a Giamilì, dove la pianura, non più rocciosa e bo-
schiva, è appena interrotta da qualche oasi di vegetazione attorno a gruppi di
capanne. S'attenderebbe che la penosa impressione si aggravasse ancora all'entrata
fra le montagne: si resta invece gradevolmente sorpresi quando, salita e attra-
versata la valle fra le due colline di Giamilì, si vede aprirsi a sinistra una
grande pianura intensivamente coltivata, rinserrata fra ripide chine, che finisce in
una stretta valle verso la piì1 alta montagna. La via in alcuni tratti buona e anche
pittoresca come quella di un parco, in altri rocciosa e meno vi ibile d'una mulat-
tiera, si mantiene prevalentemente sulla destra, e gira at torno al nodo roccioso di
Hissar-Dagh. Dopo il primo ampio bacino e la prima valle, altre colline e altra
valle con altro bacino coltivato sulla sinistra e poi ancora, fino allo sbocco nella
grande e ricca valle dell' Ak-Su.
A Giamilì nessuno aveva notizia delle rovine che cercavamo: conoscevano tutti
Ghiaur-Ovasì, ma tutti anche aggiungevano che era un sernplice campicello. La
montagna segnalata era tutta.via Hissar-Dagh; e non ci rassegnammo perciò ai
primi insuccessi della ricerca. Con la guida di un buon turco del villaggio, per
una mulaLliera a mezza costa ne percorremmo tutto il fianco nord-occidentale e dopo
circa due ore di viaggio giungemmo a Moskàr, un piccolo ripiano, sul quale un bo-

[
PIO. 1 - PIANURA DKf,LA PANFILIA INTORNO AD ADALIA.

[
512 G. l!ORE'l"rl

scaiolo ~weva piantato una ca pan netta di fra ·che e ùi foglie secche e passava restate
con la sua famiglia; una sorgente <l'acqua uscente dalla roccia a pochi passi aveva
determinato la scelta di quella sua dimora estiva. La scoperta maggiore di questa
prima escursione fu proprio quella del boscaiolo: una figura di turco attempato e
magro ma robusto e ben tenuto, di poche ma pensate parole, di animo serio e
sereno. Quando sentii Li prudente riserva con la quale ci annunziava l'esistenza
su lla cima <lei monte, di grande quantità di detriti appartenuti a muri di vaste'
proporzioni, e vidi poi che alla informazione di lui c'era alquanto da aggiungere per

Caverna

1'10. 2 - IL crnurro DI 1'1-DAOU v 1mv·ro O,\r,l,A vr~TTA DI lllSSAl?·DAOB.

la esat.ta misura del vero, compresi la preoccupazione di quest'uomo di tenersi nel


giudicare e nel parlare quanto più gli fosse possibile vicino al giusto, e, in tutti
i casi, di non oltrepassarlo mai. Così quando, alla discesa dalla vetta dell' Hissar-
Oagh accennò a una grande grotta, che trovavasi ui monti di rimpetto (fig. 2) e
a molte i crizioni, che si potevano ancora leggere sopra una delle sue pareti, ebbi
subito il presentimento sicuro di una nuova e fort.unata scoperta.
La sera scendemmo con lui da ~Ioskàr in uno di quei fertili bacini alla si nistra
della strada di Giamilì alla valle dell'Ak-Su. Dove la conc·a va restringendosi ed
elevandosi verso la montagna, sono i beni del boscaiolo, che nell'ospitalità di sem-
plice ma nobile tratto della casa sua, ci apparve anche piL1 completo nel suo carat-
tere di vecchio turco di fede incorrotta. Si chiama .Aluned Agà: lo dicono Elmalily
I!\-DAGHINDÀ QOGIA·IN 513

per i molti anni passati ad Elmaly; è un possidente, forse il maggiore della val-
lata, dove la sua autorità è accettata per la considerazione che hanno di lui tutti
gli abitanti di quella zona.
La mattina seguente si doveva salire tutti alla grotta, ma il Console Ferrante,
sollecitato da urgenti affari di ufficio, non potè accompagnarci per tornare in tempo
in Adalia. Così il suo segretario sig. Càmpoli, la guida Hagi Nikola e l'artigliere
furono con me i soli eletti a provare l'emozione di una scoperta che, nel suo genere,
si avvieina alle pitt celebrate maraviglie naturali del mondo. Sotto la fauce im-
mensa della caverna paurosa Ahmed avrebbe dovuto, per compiacimento proprio, sen-

1110. lJ - N ICO UIONI; OQJ,QSSAf, F. 1 PORSE ltP.SIOUO Dr O.\VllRNA DISFATl'A l'~m f)ISOlllWAMl·::>:·ro DliiLl•A ltOCCIA.

tire l'esaltazione di gioia di chi veniva ammesso al godimento di un tale spettacolo:


ma c<>rcammo Ahmed intorno a noi, e non c'era: pochi minuti dopo lo vedemmo
invece ricomparire dal fondo buio portando acqua attinia ad antiche cisterne. An-
che lì si era sentito nel dovere degli onori ospitali e non ave,·a saputo sottrarsi a
quella caratteristica freddezza, che nell'anima turca inespansiva può forse contenere
e anche nascondere, ma non ispegnere il suo tradizionale sentimento di nobiltà.
Scendemmo per il piano inclinato di accesso nell'interno e tanto più rapida-
mente quanto più l'ampiezza della caverna e l'angustia dcl tempo ci sollecitavano, la
visitammo. Come è possibile rendere ciò che provò l'animo nostro?
Fna fauce larga sessanta e alta venticinque metri, una cavità. profonda oltre
quattrocento, con un nicchione coperto di antiche iscrizioni greche e con quattro
1514

cisterne antiche, una c.:>llina di alabastro imbiancata nel lat-0 sinistro e un lago ter
sis3imo, in fondo, una diecina di stalarnmiti gigantesche furono i primi visibili par-
ticolari di così grandiosa opera anche fra le simili della natura, che l' inaspetta ta e
simultanea loro apparizione ali' animo nostro non preparato a goderli, produssero
un senso di arcano e commosso compiacimento.
Il viaggio era incominciato ai primi albori del giorno, la sa lita, nonostante che
Ahmed ci avesse assicurato non pili lunga di un'ora e mezza (forse il solo caso nel
quale era consentito a non credergli) era durata circa t ra ore e la sera l' automo-
bile del Console doveva tornare a Cibuk Han per ricondurci in Adalia. Era dun-
que necessario, per tnt.to il cammino fatto e da fare, rassegnarci alla sola rapid is-
si ma visione di quella maraviglia, la quale ci avorn ricolmato tanto più l'animo
di gioia quanto pili eravamo sicuri di essere stati i primi e fino allora cer tamente
i soli, dall'antichità, a riportarne adeguata comprensione. Sanno infatti tutti gli
abitanti della contrada di questa grande grotta (Qogia-In): e per le numerose
altre, che s'aprono sui fianchi de lla montagna, chiamano questa appunto montag na
delle caverne (In-Dagh, fig. 3): ma a vederla non e' erano andati che i boscaioli
e i pastori vicini di Ahmed. Infatti nelle carte geografiche non è segnato neppure
il nome; ma forse nei rilievi della zona fatti a ''ista dai topografi tedeschi dalla
lunga cresta del vicino Kara-Kaja, al di là dell' Ak-Su, è possibile distinguere le
linee altimetriche t racciate con r elativa approssimazione.
Alla scoperta sarebbe dovuta seguire una esauriente esplorazione nei due aspetti
principali della sua importanza; in qnello cioè doll'nrcheologia e nell'altro della spe-
leologia. Ma come per il primo sarebbe occorsa una lunga campagna di scavo per
la esumazione di suppellettili preistoriche e di monumenti preellenici e g reci pro·
!>abilmente coperti dalla formazion e le nta ma prog ressiva del terreno, per il secondo
sarebbe occorso l' intervento di un naturalista, che la missione non aveva. Non è
possibile perciò che presentare per ora una descrizione, la quale basti a fare in-
tuire l'importanza dell'opera naturale, e i monumenti e le iscrizioni riferibili a varie
otà fino a quella romana e forse bizantina, che illustrino l'ultimo periodo storico,
nel quale l' uomo abbandonò agli a nima li l'immensa caverna ed esprimere la spe-
ranza che la missione possa tornare provvista degli studiosi e dei mezzi necessari per
condurre a fine le esplorazioni scientifiche di quell'incantevole monumento sot terraneo.

** *
La seconda escursione a In-Dagh e a Hissar-Dagh fu stabilita per i primi di
settembre. La sera del 4 con la scorta di 5 uomini del 18° Cavalleggeri Ussari d i
Piacenza e 3 del 3° Artiglieria da montagna, 8 muli e 8 cavalli , alle ore 22 il
prof. Azeglio Berretti 1 , Hagi Nikola ed io partimmo da Adalia; la mattina dopo alle
1 li prof. Az c~l io 1Jo r1·0 11i, <iis<·g1u1ore aolJo llo ol M11;eo soro svl1u11l o due i;io rni (2U·30 Jni:Jio). Ai t>rim i <i i • i;o. t o si no
N:iz. l\om:ttìo, era sopraggiunlo in A1lalia sub ito dopo Ja mia al rilor uo de lla Mi-.ione, d oo lu i l I uov<'mbre 1919, cume nelle
pl'ima escursione :.. ll is .. •r· nai:h e ad ln· Oag-h, olla •tti;• IP occor- p r.·ceden t i ca111p•1rne ,le i 1914 ( V. A11t111ario dtlla Scuola Ar·

[
IN-DAGHJNDÀ QOGIA·I N 5 15

:> facemmo so-ta a Oibuk-Han, e ripresa la via alle 9, fummo a Giamilì a mezzo-
giorno. Ripartiti alle 7 del giorno seguente, dopo un riposo (dalle 10 alle 15) nella
casa di Ahmed, riprendemmo la salita per;giungere a qualche ora di sole alla caverna.
Ma questa volta anche Ahmed, preoccupato di scegliere la salita meno forte per i
muli carichi di tutte le provvigioni necessarie per 8 giorni agli uomini e alle bestie,
e degli apparecchi di lavoro, ci fece smarrire per un sentiero nel pii1 fitto del bosco.
A mezz'ora dall'Ave :Maria in una fila lunga più di un cenLinaio di metri, tutti a
pi()di, oravarno se rrati in modo da non poter piì.1 andare avanti nè voltarci per tor-
nare indietro. I poveri muli fiaccati dal carico non reggevano più e i bravi arti-
glieri affat.icati quanto le loro bestie disperavano di furJe tenero ancora in piedi. Si
cor reva pericolo, per la stanchezza, per la mancanza di luce, per l'intreccio degli
all>eri, t ra i yuali ci eravamo venuti sempre piit inestricabilmente avviluppando e
stringcntlo, di passar la notte in quella disperata situazione, quando i tre artiglieri
con immediata decisione e miracolo di forza, schiantando i rami cli tutti gli alberi
pili vicini, dando con la ''oce e con la spinta l' ultimo inciLamento ai muli cadenti,
riuscirono a rivoltarli e a rimetterli, tornando indietro su lla rintracciata via della
caverna. Con un nuovo slancio, in cui non si sa se fo.;se mag~iore la maravigliosa
energia degli artiglieri o la paziente forza dei muli, seguendo Ahmed, che, morti-
ficato, non aveva cessato un istante di correre in tutti i sen.;i, pochi momenti dopo
eravamo a 200 mttri sotto la carnrna e alle ultime penombre del giorno sotto
L'archivolto gigantesco. La salita non era andata troppo bene: ma se anche
avevamo dovuto spargere per via parte delle provvigioni nostre, se alcune parti di
bardature erano andate in pezzi, se si era corso pericolo di perdere gli apparecchi
fotografici, più volte si era caduti e si erano toccati colpi di testa e pestate dai
uavalli e dai muli, do,'emmo riconoscere, dopo arrivati lassi1, uhe non era andata
neppure <lel Lutto male 1•
La maLLina del 7 il sole nascendo illuminò tutta la caverna orientata perfet-
tamonLe da est a.d ovest, e la maraviglia apparve anche più spettacolosa cli quando
l'avuvo veduta la prima volta sul mezzogiorno col Oàmpoli e llagi Nikola. I soldati,
accudii.o alle bestie, si sparsero incantati nel!' imrnonsit<\ sotterranea: Hagi Nikola
si diede subito per proprio conto alla preliminare lettura di qualche epigrafe: il
Berretti ed io cominciammo la visita e la osservaziono accurata della caverna.
La bocca (fìg. 4) ha la forma di un arco ribassato con gli estremi impostati
senza stipiti sulla linea del piano praticabile, che è un po' approfondita nel mezzo e
assai sensibilmente e bruscamente rialzata alla sinistra di chi entra. Il rialzo, anzi,
chtologica di Altn' e dtllt llisrioni ltalicrnt in l.eva111e, ,·ol. fra ;ili allri, per orcrno •iu lo nel fare le foto,rafie e prendere
lii , p•~. !1-~7; i9·133; 135-UI) mi fu compa~no enlu•iasta e le misure, ~cri\ ef\Jo111i, appeu1 tornato in c:on:edo nella sua
in~tanc1hilc nelle fatiche e nt•llo studio dei monumenti, ai isola, qualche men dopo !"escursione, per ringrazi.re di una
quoli dc·licìo 1u11a !"opera •ua di arlisla valente. Per la atfet- ro1ografi1 ('"· fig. i} chiestomi e in,iotoi;li, cosi si esprimeva:
1110~1 amiC'izia, con Ja quale s'adoperò a rendere i risultati • l'ion creda eh" alibia cosi presto dimenticalo quella per-
dei 1.. ori quonto fos-e possihile migliori e moggiori, gli debbo sona, che mi diede !orza e coraggio in quei luoghi Jeserli e in
i miei rin~r.uiamouti riù cordiali. quelle grandio~e (aliche, cho forse lurono le più grandi di
1 Un c .. allegi;cro sardo della proviuci• di Cagliari (v. noia lutto il resto dolla inia ''ita ~ ecc., ecc. •· Il Garau era reduce
3 1 r•i:. 543). che mi , .., •emhralo più diligente, premuroso e dalla i:uerra vinla a Villorio \"eno10.
intcreUJIO al ''"oro dell" Missione, cd ern stato perciò scello,
<
...J
IN·DAGHINDÀ QOGIA· JN 517

che a!P mgresso è poco elevato, incomincia verso l' interno ad assumere la forma di
una scarpata e sostiene una strada, la quale, all'inizio è intagliata ne1la roccia, e

PIO . a- :<tCCUlO:<E l•ELLE ISCRl~IOl'l \.ISTO DI l'llOSl'P.rl'O.

nel seguito, fatta con materiale di riporto, è tutta ricoperta di terra. Il voltone,
che nel lato destro è più basso e piatto, va man mano rialzando e stringendo la
curva verso sinistra, dove s'interrompe sotto il colmo e forma l'arco scemo. Non
fu possibile misurare l'altezza massima di questo perchè il frontone dell' archivolto
518 G. MORETTI

flra a picco e non permetteva di discendere fino al punto di calar vi la misura; ma


la media delle stime fatte da noi cadde sui 25 metri.
Il piano della caverna va rapidamente scendendo verso l'interno; la volta
invece sul principio si abbassa di poco o si mantiene alla stessa altezza, per modo
che mentre la media della larghezza è sempre sui 60 metri, l'altezza a 50 passi
dalla bocca è già aumentata di un quarto: e avviene così che la strada sopra la
scarpata di sinistra, abbassandosi anche meno sensibilmente del piano, dinanzi al
nicchione delle iscrizioni) dove finisce, viene a trovarsi alla base di questo, che è
altissimo, e a considerevole elevazione sopra il piano della caverna (fig. 5).
Non potevano mancare, poichè non mancano quasi in nessuna delle caverne cono-
sciute dall'antichità 1, i segni della vita e del culto in questa immensa cavità sot-
teranea di In-Dagh. Il nicchione a cui conduce la strada, ora deformata, nella
parete illuminata (la destra) è coperto in tutta la superficie e nell' oppost.a (la si-
nistra) in parte soltanto, di antiche iscrizioni greche, e ha, sul davanti, nn piano
semicircolare, ora franato, da cui si scendeva per una rampa, spezzata, a gradini
(fig. 6), che è ancora riconoscibile n el tracciato. Al nicchione la sLrada sulla scar-
pata finisce, e finisce anche la scarpata che pare quasi interamente dovuta ali' opera
del!' uomo. Era questo il luogo di culto, acconcio per la forma riLuale <lell' abside,
più specialmente nel periodo precedente al!' abbandono della caverna, che fu forse
quello b izantino. Infatti qualche diecina di metri più dentro, nello stesso lato
sinistro, che è sempre il più alto, si apre un altro bellissimo nicehione meno
grande del primo, con cumulo di detriti ivi caduti e frantumati, quando le fil-
trazioni interne dell'acqua asportando la parte solubile della roccia, determi-
narono lo sfaldamento e il successivo distacco dei macigni e diedero luogo alla
sua formazione. Nel primo, dovuto allo stesso fatto naturale, l'uomo ispirato
dal senso mistico del luogo, costruì sui detriti il sagrato, compose un' altare,
fece voti per offerte alla divinità delle acque e della montagna, incise i nomi
dei sacerdoti; nel secondo, incolto dall'uomo, portò la natura gli abbellimenti
'vroprì, meno solleciti, ma pitt durevoli. Pare infatti nella sua altezza, che sovrasta
al confronto quella delle nicchie nelle terme romane, nel giusto rapporto della
larghezza e della profondità e quasi nella normalità degli stipiti e dell'arco, una
creazione dell'arte architettonica, ornata con una varietà fantastica di drappi distesi
o a pieghe, a lembi cadenti o ripresi, di musco, di un colore cangiante dal

1 Qu.wto fosse c<11m1ne la ''ila delle caverne ntU' ani iehit~l L<t cau,.,1a di Lat1·oni<o e il culto delle acque s11l11tari 11et-
preistorica è dimosLl'alo dalla frequ"nza d•llo scoperte palolno· l'ctà del brottzo in Mo1m111rn1i .4nticlii dci lincei , voi. XXLV,
logiche nelle ca,·ìtà sollerranec, di cui s~ rebbe vano il tenta tivo p. ;.is o 11. - Alla scopcrla e ;ilio studioddla i1n1>ortanza ar·
di (.ire un elenco completo . Un :s:iµ-gio, limitato ad una sola zoua cheolo~i ca di tiuesta grolla era preceduta ~11clla di alt 1·0, di
in Jt;1li:•, m:i esauriente, è olTc»Lo Ja una memoria, condotta.con cui il lklli11 i annota le ptincipali e '1u i d<H'OllO cssc1·e al111cno
rara compcten2a dal prof. Uco J\t;LLJ~1, pili specialmente nel rico1·dat~ quella della Pertosa (PATl\ONI G., Cai·e»na >Mlura/e
territorio di Corcl11a110 e di Civila Castellana (Cai·ernette e con avanzi preist01·ici in vrol'incla <ii Salerno in Jlfonumenti
e l'ipa1·i preis/ol'ici tir/l'Agro Ftrlisco i11 Jlommwlti Anticlli Allliclli, IX, p. 545 e ss.; o C•nucct P., La Crolla preistorica
dei lmai, voi. XXVI, p. l ·iiO), la 11ualc raccoglie ed illustra in di Per/osa, ?\apoli (Oi Gennaro e l\lorano, 1007) e quella dol
1111 qu•dro scientifiro comp leto l'inteusitò dell'aliitato paleolit ico Zachito p re ;sG Caggiano (PATnONt G., Lii cai·er11a preistorica
dell'J>Lruria meridionale. del Zachtto, rircnze, Landi, 1903). Per le cav6rne sacre dcl-
E quanto fosse rrcquente ncJll) caverne la vita religiosa fin i 'età storica. specialmente in Greci;, e i11 A::-ia Minore ,·edi io
d:1 JI 'ct:1 dcl hronzo. il RF.l. LINI stesso accenna nel suo studio S<'~uiLo p. 54l-5·i3.
FIG. 6 - NlOCHIONE DELLE ISCRIZIONI, VISTO DI SCORCIO, COL TRATTO SUPERIORE
DELLA RAMPA D'ACCESSO.
520 O. MORl~T'l'I

verde ingiallito, dove l'estate ha interrotto il trasudamento della roccia, al verde


fresco e cupo sopra gli spazi pitt umidi.
Scendendo ancora, la grotta muta di aspetto: dopo pochi passi, e di nuovo
a sinistra. (do,·e la volta continua a elevarsi e il piano meno sensibilmente ad
abbassarsi) una formazione stalammitica è appoggiata alla parete e si distende
a stratificazioni alabastrine, che sembrano colate successive di materia liquida so-
vrappostesi e congelatesi in una elevazione a conves:)ità embricata. Nella vastità
del n1oto e della penombra sembra di proporzioni modeste: all'aperto, invece, sa-
rebbe una collina (fìg. 7).
Continuando la discesa l'attenzione è attratta a destra da un'altra elevazione
stalamrnitica di 6 a 7 metri, anche essa a s(,rat i rastreman(,i fin so(,to un fornice
rotondo, da cui sgorga acqua pili o meno abbondante quasi tutto l' anno. Salendo
per mezzo di podarole intagliate (non è facile dire se anticamente o di recente)
sul fianco della stalammite, per questa apertura, che lascia appena passare carponi
un uomo, si accede a una nuova grotta, piccola e bassa (fig. 8).
Il getto, della sorgente, che trovasi in punto ancora bene illuminato dall' en-
trata, era raccolto, fin dall'antico, in una vasca lunga m. 5 e larga m. 3, costruita,
con massi tagliati) a me(,à dell'altezza della stalarnmite, dalla quale, quando era
piena, cade,'a in altro recinto rettangolaro suddiviso in 4 cisterne, anch'esso a
blocchi di piotra lavorata, e comunicanti per modo che l'acqua, riempiendo
prima quella clte l'accoglie immediatamente alla sua caduta, passa poi dalla prima
a riempire la seconda, e poi successivamente la terza e la quarta (fig. 9). Nel
settembre lo \•asche ne avevano ancora in serbo una buona quantità chiarissima
e fresca.

* ••
Ma il maraviglioso segue oltre le cisterne. A 250 mcLri circa, la grotta
si fa pii1 alla e spaziosa; il piano diventa umido, fangoso, cosparso di piccoli
stagni: la luce fii attenua in una fìLta penombra. Aumentano al contrario le
attrazioni impronise man mano che si penetra nella oscurità e mentre le forme
ingigantiscono in proporzione alla Yastit~\ dello spazio (fig. 10), l'orrido, la solitu -
dine, il silenzio, l' ombra, resa ancora piì1 opaca da un colorito verde, che si
riflette dalle pareti quasi invisibili, danno all'animo l' emozione dello smarrimento.
A 350 metri circa dalla bocca la caverna volge con forte curva a sinistra;
ma è sempre un' aula sola immensa, di cui dopo la svolta, a un certo punto, non
solo non si vedono pii1 contemporaneamente tutti i lati, ma è vano ogni desiderio
di scoprire il fondo. Così manca la visiono cl' insieme e i particolari anche vicini
sono talmente grandiosi ognuno per sè che l'osservazione dell' uno sottrae quella
dell'altro. l.1a prima attenzione dev'essere sempre per il cammino, cho non è piano
come nella galleria rettilinea, ma presenla ostacoli e balzi anche di qualche metro
inanertibili per la uniformi tà della penombra e del colore: si può cadere in un

~J
1:-.-DAGHIND;\. QOGIA-JN 52 1

precipizio o anche nell' acqua, per non aver potuto adeguatamente 11usurare con
l'occhio il salto nè vedere un laghetto trasparente come l'aria.

<

Il primo gruppo di forme interessanti è un insieme di stalammiti, alcune come


fusti d'albero stroncati a un'altezza d'uomo, altre diramate e scapitozzate a quattro


522 G. MORETTI

o cinque altezze, di spessore altrettante volte maggiore, di conformazione altret-


tanto varia. Sono una diecina e sorgono a piombo e isolate nel mezzo, come un
gruppo di giganti; e qualcuna pare che sia Yeramente l'immagine di un gigante.
Nessuno ignora che l'illusione ottica fa vedere in molte stalammiti il contorno di
una rìgura e in molte grotte v' è una sala detta, appunto per questo, delle statue.
'ruttavia anche sapendo il potere della suggestione, non potei sottrarmene. Perchè
c'era, in me, un'altra ragione che mi portava a sognare una figura là dentro: il carattere

indubbiamente sacro dell'antro. La presenza di trentadue iscrizioni riferibili, per


quanto semplici, a un culto di divinità, rendevano piì1 irresistibile la tentazione a
vederne la immagine in una forma, che, mentre avC\'a tutte le seduzioni per la
fantasia, nessuno, almeno fino allora, aveva potuto dire che non lo fosse. E in qual-
che momento di quell'ora, che stetti ad osservare minutamente il profilo di una
colossale formazione calcarea, mi illusi di vedere sopra un basamento non solo le
gambe, il busto e le braccia quasi strette nell'avvolgimento di una fitta incrosta-
zione, che anche nascondendo i particolari, lasciasse trasparire tutto il movimento
della figura, ma la testa arruffata e le forme massicce della maschera barbata di
una divinità nel tipo di quelle fluviali e marine.

[
lX-DAGHINDÀ QOGIA-IN 623

Oltrepassato il gruppo delle stalammiti sembra che la parete sinistra d ella ca-
verna si vada sensibilmente av>icinando alla destra finchè, dopo avvallamenti del
piano, sbarramenti di blocchi informi caduti dall'alto e dai fianchi, la grotta si
restringe a pochi metri in larghezza e pare chiusa nel fondo. Ma arrivati presso
la fine si Lrova un'altra sorpresa: la parete di sinistra, che alla base si è andata

11'10. 9- PIANTA DELLA ll'ONTANA E DlllLLll CISTlllRNB S AORB,

avvicinando a quella destra, in alto non va a chiudere con questa la volta, ma si


curva in senso opposto, di nuovo a sinistra: e il punto più stretto fra le due pareti
che sembrava la fine della caverna, è invece l'inizio di un lago, il quale allargan-
dosi gira anch'esso a sinistra sotto e diet ro questa enorme convessità, di cui si vede
solo la base. La sponda del lago, che non abbiamo potuto esplorare, fu dolorosa linea
d' interdizione alla nostra impaziente curiosità. Potrebbe dare quel lago il traghetto
ad altra serie di nuove bellezze?
Tutto il sistema di quelle montagne è percorso da gallerie e incavato da grotte;
524 G. MOHWl"rI

e tutta la regione sotterran ea è attraversata <la corsi d'acqua e da fiumi: po-


trebbe essere in questa grotta di In-Dagh la misteriosa origine di qualcuno di essi ?
:Jfa ancora un altro mistero si celava in se no a quell'immenso baratro della
montagna. Quel fìant=O che si andava avvicinando alla parete destr~ lino alla sponda
del lago, non era l'altra parete della grotta; aveva dei tratti a picc:o, specialmente
quelli imminenti sul lago, ma nella massima parte elevandosi tendeva ad allonta-
11arsi da lla parete destra: e in alto non si vedeva che tornasse a chiudere co n questa
la \•òlta, che nel!' oscuri tà si perdeva; l'altezza dunque, anche nella pii1 strana delle
proporzioni, non era pii.1 in rapporto all' a111piezza della parte bassa della caverna.
Quel fianc o poi, a seguirlo attentamente riguardando indietro, s'anda va dal l'o11do, a
grado a grado, abbassando fino al punto di svolta della ca\'erna presso le stalam·
miti a tronco; quel fianco era di una elevazione che l'occhio non era arri ''ato a
scoprire e occupava una g rande parte dell'au la che perciò e ra tant.o pil.1 immensa.
Nella caverna c'era una montagna e nessuno l' avc,ra veduta. .\nche un caval-
leggero sardo, che nella prima mattina aveva percorso per proprio conto tutti gl i
anditi fino al lago, lassl.1 11011 aveva visto nulla: la scoprimmo infatti insieme la
mattina del secondo giorno.
Avevamo fatto un inutile tentativo di ritrarre in fotografia il g ruppo delle sta-
larnmiti, quando alla sonun i t~i di quella altura, che da principio mi pareva poco
superiore alla collina descritta. lungo la galleria, notai delineate sul fondo pitt buio
due colon nine, che si vedevano sottoposte ad una specie di cornicione a timpano. Era
una fortuna e una risorta speranza dopo la svanita illusione della sta(,ua stalammi-
tica. U n'c-dicola sullo sfondo della grotta e sopra un'altura era il colmo dei mi~ de-
sideri: a vrei scoperto il pili spettacoloso tempio naturale del mondo antico. E puntai
l'oubietti,·o. Ma tanta era l'ansia della recondita noviLà, che, avanti di aprirlo, volli
fare col cavalleggero sardo la salita. a quell 'edicola, non per togliermi un dubbio
c:hc non avevo, ma per esaminare i particolari di quella l'orma a rchit,ettonica. E
a\' venne allora una scoper ta maravigliosa.
La sal:ta incomincia fra il gruppo delle stalammiti isolate e il fulcro di svolta
della caverna; incomincia a pendenza facile, che va gradatamente facendosi pil.1 for te.
Alla base, vicino al piano fangoso e alla luce, la rnateria calcarea ò oscura e ros-
siccia ; man mano che si sale si fa chiara fino ad assumere la bianchezza e l'aspetto
della neve ghiacciata, e quasi la consistenza dell'alabastro: e con l'aspetto muta la
forma, la quale fra le emergenze o le depressioni, che variamente interrompono da
capo a fondo la china dell'altura, da un certo punto comincia a presentare delle
11aschette contornate da un bordo, ohe offrono l'unico mezzo a puntare i piedi per
salire. Se non ci fossero bisognerebbe intagliare i gradini e far le cordate come sui
ghiacciai. Anche la novità del candore niveo, che dal fondo non si vede, e di queste
forme di coppe ornate di un orlo accuratamente cent,ina to, distraggono facilmente
dal resto dell' ambi ente, e fanno anche risentir meno la fatica della salita ; la
quale è già diventata più lunga di quanto si credeva quando non si è giunti a un
tel'zo del vero. L'edicola ù sempre lassù, le colonne si vedono sempre e la dislanza
<
e-
..:i
o
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[
O. .\IQ RET'l'I

:1011 pare diminuita: così è ancora quando si è arrivati a met.à della salita; cosl
quando non co n' ò pit1, quasi, che qualche diecina cli metri. Strano effetto di quella
penombra e di quella tinta: accorciano così lo distanze, sminuiscono tanto le forml',
che un uomo s0mbra vicino ment re la distanza lo fa veder più piccolo e la voce
dt>vo esser forzata per farlo se ntire.
Quando si è fìuiLa la salita, soltanto per la fatica durata si ha la consapevolezza
cli a\·ere ascoso una montagna, perchè tutto il cammino fatto è scomparso alla vista;
in cima si stende un altipiano. La edicola non si vede più e oltre il piano c'è un
abisso, dal quale un ciottolo cade a piombo sul lago, invisibile anche di lassù.
li fondo oscnro su cui si disegnava la ed icola, era la parete <lolla grotta al di là
dol lago, divisa dalla vetta di tutta l'ampiezza inesplorata di esso; e le due colon-
nine, che parernno grandi come quello di un baldacchino? Anche quelle non c'erano
pii\ perchè mi paro impossibile anche ora, che lo scorcio prodotto dalla distanza e
dall'oscurità avesse potuto ridurre allo proporzioni di qualche metro due stalammiti
di fantastica mole, di conformazione geometrica perfetta, che trovammo lassù pian-
Cato a piombo e d istanti qualche diocina di metri, una in pieno sulla spianata,
l' alLra come un pilastro sull'orlo d i essa, fino al lago. Il soldato ed io, muti e
di/fidenti anehe degli occhi nostri, osservammo e girammo cautamente intorno ad
una di queste lllOStruose forme architettoniche: poi misurammo il giro di essa, ac·
(;0S.:-ibile da tutti i lati: posto a segno d' inizio un bastone ferrato, dopo due interi
s,·j luppi della fettuceia d i venti metri ci ritrovammo al medesimo segno; quaranta
n1t t,ri di perin1etro; da dodici a trcdiui di diametro ! E l'altezza? Fu impossibile
1

anche a quel la quota di vede rla . .Ma distinguemmo ni tidamente questo: che una
delle fantastiche colonne saliva diritta uguale e regolare di forma e andava a
perdersi noli' oscurità; l'altra, infinita come la prima, a uu punto ancora visibile
dcl suo svi luppo, stava congiungendo e saldando le sue estremità, quella discendente
dall'ali o e l'altra saliente dal basso. L'oscurità nella quale s'andavano a perdere queste
sLraordinarie stalammiti aveva un contorno approssimativamente circolare legger-
t11cnle rischiarato nella parte esposta alla pe nombra riflessavi dalle pareti più basse
della grotta. Si delinea,·a insomma una gr andiosa cupola al disopra della volta
normale già allissima della caverna. Sul ca,·o oscuro di questa cupola s' immer-
gevano le due fantastiche colonne quasi a sostegno di Lntta la parte sovrastante
della montagna 1 •
La mia cornrnozione divenne a nche maggiore quando mi parve di intendere e
di potere ricostruire, nella successione di quelle forme, la fase a cui sarebbero da
attribuire queste ultime straordinarie bellezze. Come sotto i nicchioni della galleria
i detriti caduti avevano formato un cumulo, che aveva anche dato agio a costruirvi
una g radinata; co me la collinetta a cordonata era stata formata da uno sfaldamento
del fianco, mi parve di poter pensare che in un tempo d'incalcolabile lontananza,
la stessa causa di disg regamento dei nicchioni e della collinetta (laggiù dove la
1 La foto:;rafia ripre><lott:o nella fio;. ~ presenta la Monta~na apre nel fianco tlo<lro, wllo la socoll41a delle due •imili \Cile,
J1 ln- Oa1;h ,e,fula d•ll• spianata Ji lli$sar-Oai;h. La ra,erno ,; da destra.

L
11'10. 11 - AROHl'l'ETTURBJ DELLA PAHJllTJD SINIS PRA J1J DlilLLA VOTJ'l'A.
528 G. i\10RWr'l'l

roccia è pii1 abbondantemente penetrata o percorsa da capillari della circolazione


interna) e il peso di altre immense stalattiti, che si sarebbero formate preceden-
temente sotto la vCilta uniforme, abbiano potuto far d istaccarc I' enorme monolito,
il quale avrebbe lasciato il vano della cupola e costiLuito la massa della montagna.
A '}nesto pauroso fenomeno geologico forse anche di un istante, sarebbe succedula
l'opera di centinaia di secoli delle goccie d'acqua sature di calcare, che avrebbero
uguagliato la superficie e avrebbero costruito dall'alto e dal bas50 i due maravigliosi
piloni, che ora puntellano l'arcana cupola della montagna. ln questa ipotetica.
ricostruzione mi confermava la corrispondenza esatta dell' alturn al baratro della
viìlta dimostrala dalle stalattiti, che si congiungevano a piombo, e da quell' abbon-
dantissima formazione calcarea che prova la maggiore inlensiUt degli agenti chimici
e delle forze meccaniche determinanti di questi straordinari fenome11i geologici ' .

*••
Come fu sommaria per mancanza di un geologo e di convenienti mezzi e stru-
menti l'esplorazione speleologica dell a caverna, anche la ricerca archeologica, non
integrata dall'indagine nel ~ottosnolo, resH> limitata all'esame c.:>leriore dci monu-
menti superstiti non sepolti. All'imbocco, sopra la scarpata della via che conduce
al nicchione delle iscrizioni, trovasi un grande masso squadrai.o di pieLra ros-
siccia a forma rett11 ngolare nella sezione orizzontalo, disposto con l'asse maggiore
parallelamente a quello della caverna, il quale lungo il bordo del suo piano su-
periore ha una scanalatura a seziono sem ioiroolaro di non pitt che dieci <'Pnti-
metri di diameLro. Nel primo tratto la via d'accesso è ampia e il masso è impostato
nel mezzo, tra l'orlo dei gros:;i scogli , che sorreggono in quel punto una specie di
terrazza, e la parete della caverna, p.•r modo che intorno ad osso è uno spazio
sgombro e praLicabile. La pieLra lavorala, la forma, il luogo della sua collocazioue
fanno supporre che sia un'allare, o che la scanalatura contorni il fiw,11oç. Gli altari
dell'Antro di Zeu~ Ideo e di quello di Psychrè> in Creta ~, simili per forma,
per disposizione e per proporzione, inducono quasi nella certezza che non sia possi-
bile nessun'altra determinazione dell'uso a cui il mas;o lavorato poteva essere
destinato. L'impegno però di non fare scavi senza il permesso dcli' Autorità gover-
nati va turca, contratto e rnantenuto fin dal principio dalla Missione, ci privò
di ricercare, fra lo strato di terreno formatosi all'entrata della caverna, oggett,i
che avrebbero potu!o documentare, come per l'Antro di .%eus sul Monte Ida, l' im-
portante carattere sacro del rustico monumento.
Oltre l'altare la via sulla scarpata, coperta di Lerra bruna o in qualche tratto
di:;fatLa, si restringe e segue le rientranze fra pilast,ri e arcate (fig. 1 L), che mentre

1 U.1 llc che chiè~i 1 mi ri ... 111L1'• che j1uc~lo '<'·


iururn1~1ioui , • ll,\l.1111rnn I'. e 011<1 1•., .h.tirMtti dell'A,,lro di Yt111
COU1lu rianodella (";,t\eru ~ 1100 è COIN!WilllO U~ppurC ai l••tthi h/to ir. Creta: e-tratto dal J/11uo di A111icl•ità c/auira 1/irt/10
twuaiuoli. the tli r31lo la rre11ucntano. d11 U. t:ompar.·111, 'ol. li, p11111a1a 3• p. S e p. ~17.

L
IN-DAGFUNDÀ QOGIA-IN 529

<- - - - - - - - o;!lo ____ . - - - -> <- - - - - - ·- O,ti6 - - - - -

"tG. 12 - SOS1' !>GNO D r SllO Cl .F..

da v1cmo sono gigantesche, dal piano passano quasi inosservate. Il cammino, in


discesa mano ma no pi(1 fo rte, è ostacolato, specialme nte nella parte pii1 vicina
al nicchione, da una quantità di ciottoli e blocchi disordinati d i pietra, che anti-
came nte fecero pa rte della costruzione intorno al luogo di culto, e servirono più
tardi, e servono for se ancora, a recinti per tene re raccolte le mandre che vi ripa-
rano la notte. Al :;uo termine dinanzi all' esedra, la via immette va in una specie
di platea semicircola re, che in antico fu costruita sopra i massi di roccia franati
nella formazione naturale della nicchia, rna ora è ridotta a grande mucchio di ma-
teriale, nel quale si ritrovano appena qualche blocco di pietra squadrato e qualche
ese mplare di osLeg ni a zampe stilizzate di leone (fìg. 12 e V3). Una delle due specie
di sostegni appa rteneva a un sedile, che for:;e girava lungo il parapetto in curva
aperta verso l'abside sacra 1 • U na gradinata a pi (1 rampe, di cui si riconosce il
tracciato, permet teva di scendere dalla platea al piano per anda re alle cisterne o
risalire all'entrata. L'abside, dopo la sua originaria formazion e naturale, non pare
che abbia subito per opera dell'uomo altro adattamento che l' intag lio di un piano
alla sua base, con un gradino che ne forma la soglia. In fondo e in mezzo a questo
piano pare di riconoscere anche l'imposta di un basamento; e l'immancabile esi-
stenza in antico di una statua di culto conferma l'attendibile osservazione.
A chi ricostr uisca con l'immaginazione nella sua integrità, dall'altare all"esedra
sacra e alle cisterne. il grandioso tempio con le sue statue, le sue iscrizioni, i suoi

!'IG. 13 - SOS'l'EON O 0 1 SF.Dlr.E .

l Do\e,·a esc;erc un '\Ctlill.! rou 3p:tllier;a .. imi le a •1lwll:1 rote pi3ne. SPA:'\0. A>mpti : rtlu :iOll' dr!Jli zcnri t~t'guil1
sp"ic di 3Cliolat sc111icircul•ri falle pre!>-0 due to111he •i lati nrgli an11i 1903 e f OOl, in Noi. Scnrì, Hl ltl. I'· 3~;. fi~. s.
di una ' i:t fuori Porta d1 Nol3 a rump~i e co~t iluenti Jue pie
U7
530 G. J\!ORElTTl

cx-voto, ecc., e metta l'imponenza di questo particolare in rapporto con l'immensità


di tutta la caverna dedicata al culto della divinità dei bo3chi, delle acque, della
montagna, non può mancare limpressione che esso sia uno dei più maestosi san-
tuari sotterranei dell'antichità. E appena veda la parete destra illuminata del nic·
chione ricoperta di iscrizioni greche, s'attende di leggere quanto della sua storia
ravvivi l'integrata ricostruzione monumentale. Ma mentre dalla diruta muraglia e
dai blocchi erratici e asportati emergono elementi sufficienti per ricomporre som-
mariamente l'opera architettonica associata della natura e dell'arte, dalle molte
iscrizioni tutte conservate e quasi tutte leggibili, nulla è possibile trarre che
risponda alla legittima aspettazione. Poichè ventinove titoli, stesi sulla superficie
irregolare della roccia incrostata, talvolta inscritti entro un contorno di targa o di
edicola segnato da una linea inci:;a lfig. 14), tal' altra costretti nello spazio irre-
golare rimasto libero fra due o tre scolpiti prima, sono così uniformi e poveri di
contenuto e così scorretti di forma da restarne stupiti e delusi.

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EYKAPnoy EvxU.errov
OPEIOM;T W!W '0QFio (sic) 11117-rlQt]
APIACCE ~ewooe[ìç] ?
rr& OA fa Tf lrl ~JJi r&~ ili oi. lii lii lii //I
M.H fll HN Jlv1/[;1)1Jv (sic)
XA PIN 1.aeo'.
a linea 6 sarà forse da leggere: 'Ooei<t: M17rei.

El-

wr&[np] (?)

ewvaiqi.
032 O. :MORElTTl

8. EIPHNAP Ele1}va{}-
XOCME I N zoç 1lltt11-
OD.WND.H 61Jwv tJ'Y}-
MHTPIOY µ17ieiov.

9. /\AEPTH[ Aai{}111ç
EIPHNAPXOC El{}~VO.{}XOç.

10. €P)-JHCnOTAMO
'E{}µ'Y}<m6wµo[ ç] (?)
f,Wd"HJ$$M'~,W,M
/I!!/I li /I/II 'IlI lii /11/Il!l!//1//I/li/I

11. TPOKONAAC T(]ox6vlJaç,


D.ICOKAIATTA IJlç o xaì JAna[J.tavòç ?]
E I PHNAP X OC "JZl{}~VO.{}XOç.

12. ANA n J'l " p o A w~ ~van[ai ?]e61Jw[v]


E I P H NAP XOC ~
Ele~vaexoç.

13. TYD.EYC 'l'uoeùç


.t. I CEIPHNAP bk Ele1/11ae-
. X OC xoç.

14. EIPHNAPX Ete~,1 aex-


OCKOIPA oç Kotealvl·
OC T W Oç TW [?]
/ A NEIW <lVEIW [?]

S WN Cwv [?]

16. n o /\ Y /Jo).v- .
HPµ 1]ewlç ?]
ANT )Avi-
EI P H NAP e1e~vae-
xoc xo,.

[
IN- DAOHINDÀ QOGIA-IN 533
I
I li. EIPHNAPXO Ele~vaezoc:
NEWN.6E Nfow Lle-
;;!IOY ~fov.

17. EIPHNAP Ele1/vae-


XOCKOIPA!SLd xoc: Koter.woç
EYOXY fjlata Ev6c5[o]v .. ..

18. EIPHNAP E1e1/vae-


X O CH/\/\ xoç , f /J.l,-
10.6WP0( tOcS(l){JOç

6 I C B iE I l'Jk B ~ El-
PHNA KAC e1]va[e](xoç)
qJWITPIC <Pch(a)Teiç.
W.f'/f'ffU8~B ll / / ll/1!/11/
~.W~8#M' // / 11 /1//ll/ !I
W#'HRUN'..W.S-~ !1 1// 1/ / // l/1 /

19. EIPEIPHNAP ( Eie) EleYJ v&e-


XOYAYPBIANO
xov Ave(17llov) Biavo[v)
OCTPIOY [<P]oaietov (neooxvvrJlW ?)
Cfr. la iscrizione 11. 23.

20. EIPHNAPXOC· Elrp]11aexoç


CYNTPO•oc 2-uvieo<poç
EIPHNAPXOC Hle1]vaezoç
TY6EY[TPIC 'l'u6d1ç ielç.

21. ATTA/\1 ~:1:nal1-


ANOC ai1òç
TPOKON 1(>ox6v[c5ov]
~Jna non/\10 I /////' ll6n21o[ç]
Yffu:~~JIY.11'.#;f#',W-1.i'U·
I I I I I I I 1 1 li Il I
Wl.1.Pltlff.%fll#!lf!UWM!ffff.
/// / / / / / //// / 1

[_ _J
G. :\IOirnTTI

22. EIPH NA P Ele~vae- 23. EI p H N A p Ele11vae-


Xo e . li o p zoç l i i O{! - x o y APPIA N O zov ~eeiavotvJ
•ANOC <f'GVO; ~OC T PI C <Pootei[ov]
P otrebbe essere una replica del!' iscri·
zione n. 19 ?

24. EIPHNAP Ele~vo.e-


XO((AMO[ xoç 1.:6.µoç
APTEMD.WPOC 'Aeu:µ( t)<fo>eoç
CTE~ANIWN Lte<pavtwv
E P MH [ 'Ee1dfç

25. MENNEAC illevvéaç


ONH[IMO( 'Ov1/oiJ1or;

26 EIPHNAP Ele1/1·ne-
XOCANA zoç ~11a
B I OC T PI' {Jioç T(!Ìç
ANTEIPH ~l'tfl(!IJ-
NAPXOCA 'A-
l'<A(]XOç

NABIOCP va{Jio, p t?J


D.W • f(I) t1J

27 EIPHNAP E1e~1,ue-

xocno/\E xoc;- IloU-


r#.~ NAKABI [wv ]11 'Axo./U-
OYEIPH OV Ef(! IJ-
~VA PXOI: [1·a]ezoç
MOC Jl6o-
X O CANTI zoç àvtÌ
MEN NE Jfe1111i-
ACABAC: m;, ~{J&o-

KATOC: 'XO.tO,,

EYKAPn Evxaen-
OC: E Ani oç, 'EJ.nt-
ZWN ~aw,

TPOIAW 1eo1J.[t]w[v)
TeocJ.lwv cfr. iscrizione 11. 29.
IN·DAGHINDÀ QOOIA·IN 035

28. EIPHNAPXOC Ele1/11aexo;


IACWN611: 'I6.ow11 c)lç
60MET I OY tfoµnlov
EIPHNAP Ele11Jl(1.g-
XHCA[ ~ x~ouç i;]X
EPME ~!i 'Ee,ul[-i 11 ç]
AnEAOY 'Ane).ou.

'Eeµfo7ç cfr. iscrizione n. 5.

29. TeoiJ.tw11
TPOIAIWN
EIPHNAP Ele1]11ae-
X OC xo;

Fra il materiale di demolizione caduto a,ranti all'esedra, giù nel piano e ado-
perato, in parte, per for marcl un riparo trasversale, a tutta larghezza, della ca-
verna, si trovano abbattute le tre seguenti iscrizioni :

I. Su base di statua, mancante della parte inferiore scorniciata e lavorata a parte:

ANNIAN~AMOY 'Av1 iuv .La,11ov


1
1

evrAeEPArYN evra(-i)éea, yvv[at]-


KAl<OTEOY~AN xa Kodouç, )A1 1•

N •• ~AMOYTHN 1•itaJ 2-'d,uou -iÌ/ 1'


AYTH~AA EA~HN aimjc: cMeJ.cpì1v
MNHMHl:XAPIN 1o,~ 1 u7 r; x«e"'·

2. Su base di statua, scorniciata in h:1s:;o :

HB O Y/\H l< AlO 'I I HovJ.iì xaì o


AHM O l:ETEI l~poç lui-
MHl:ENANNAN 107oev "A1 11•av
A Ar OYI EPE I AN .1a}'OIJ Ti(IEtaJJ

.è..IABIOT O N <5tù /Jio( u] -i6v-


.è..EAN.è..P I ANTAANE ! <5e &v<5eu.lvw ù11éo-
TH~ENAYTH n1oel' avrti·
536 G. '.l.IOIH:TTl

3. Su base quadrangolare senza alcuna cornice, abrasa ne lle due linee intermedie:

HBOY/\HKA106H 'Il Bovi.ì1 %aÌ o A~ -


MO~ETEIME~EN poç ltel,WJOEV
' 1/$/lfl,;'/%r%!Wt!D/i'{l/f/~$!1~/ll/!,lf!fl'fl'#/? l i i! /l! ll l! l /1 1!1
7M!W/fW;§!%1~~ff.~nn'~ !l l / //// /// /l // / l l
TON6EAN6PIAN u)1·<5e à1•<5eufr-
TAANE~THLEN rn ò.vion7ofl•
nOAEMEN\JE rToJ.r,un•11I[ ac:]

L/unica particolarit~L, che si fa notare, è la presenza in quasi tutte le tabelle


della parola elg1/vaezoç1 che precede o segue il nome proprio. Eie1/vaezoç o eìe11vuelaç
è conosciuto come un magistrato civile scelto dal Proconsole sopra dieci nomi a lui
sottoposti dal Consiglio delle dieci città maggiori d'Asia (Ko111òv i~ç 'Aoiaç) 1 , che
esercitava la sua speciale missione su tutla la provincia. Oltre a questo irenarca di
provincia, l'Hirschfeld 2 ha trovato che ve n'erano altri nelle singole città 3 : di questa
classe secondaria dovevano forse fa r parte tutti quelli segnati nella parete della
nicchia. li loro ufficio, che consistc,·a nella vigilanza sull'ordine pubblico e sui co-
stu mi (Dig. 30, 4, 18, 7), essendo di natura prevalentemente morale, doveva avere una
speciale attinenza con gli uffici religiosi e le sacre cerimonie, che si celebrava110
in determinati santuari pubblici. Il fatt.o, anzi, che se ne trovano tanti segnati nella
parete, fa credere che fossero anche vere e proprie dignità religiose addette al culto
con particolari attribuzioni. Ma tutta la nota <lei nomi di questi irenarchi è di una
opprimente nriuità: la serie dei titoli è anzi tanto piì1 opprimente per la uniformità
dello schema e la difficoltà della lettura, quanto i nomi, tutti ignoti , sono piì.1
st,rani o alte rati o fraintes i. Va così perd111.o anche quel pochissimo ausilio, che
dal loro significato e dai loro riferimenti potrehbo venire a una <Jualsiasi pii1 par-
t,i(·olare illustrazione del monumento sacro.
Oltre ai nomi di questi oscuri fun;r,ionari locali v'è un accenno nella tabella
n. O alla ,lf1/111e c)erTa : e la comune espress ione l'"lJ/11/C: zuec1 prova che l'allusione 1

a Kybele è fatta forse a ricordo di una g razia ricevuta Nella mancanza di ogni
altra sicura notizia non potrebbe essere piìt opportuna una dedica alla divinità,
che è più generalmente l'idolo dei santuari della montagna e ha culto speciale
nelle g rotte : <la sola potrebbe anche bastare a fare identificare 111 Kybele la di-
vinità titolare del nuovo grande sant uario.
~el nome Maguwafw del titolo n. 7 è possibile però vedere un altro accenno,
che potrebbe tenere un po' sospesi per tale aLLrìbuzione. Questo titolo è l'unico che
1
Lu.o. \A\I, ,\ /iidtt rerll'ullung, in r:iim. l\aistrrfich, I'· 9:>.~. zuuc prth>Ìouo) • Smirne ( Allom. Jl/i/l/w il., Xl\". p. 96); a S~·c·
• ll111-c11nLo. Sil•tmgbtriclit. fftrli ll. Aka1ltmit, l8!11, dra ( ll>. U>nD>\·\\"11. llH .w, lltiun iro 1\1/ikitn, ~49); a Tcr111cs-o
1• ~ 5 ); 180:!, ,.. 815. ( LA~C•Ono~-K 1, Sii/dir l'am11/iyli1111 tmd Pì1i1lit111. ti . p. 13
3
~o no ..outJ tro\·o.ti c ..empi (limit:m.io le cilal'itmi 31(c e 106 e .lou rntrl /Idi. $/11din, 1835, p. t~8).

[
IN-DAGHIN DÀ QOGIA·IN 537

abbia, attigua alla sua forma incisa di edicola, una nicchietta incavata per un
a.,,o.eYJµa . 1/ elfp]1 aex,oç JYJµrp:ewv6ç non può avere come apposizione !eeww e perchè
1

non è epiteto, che gli convenga per il significato, e perchè il solo probabile inte-
gramento leewTcfrcp porterebbe a riferirlo a Maewvatq>. D'altra parte il vocabolo ri-
petuto e intercalato elf!~ Paex.oç mentre si frappone a tale riferimento, non può essere
neppure appositivo del nome ilfaewvatq>, che è noto come sacro soprannome di Dio-
niso 1 • E se l'd,,&017µa della nicchietta fosse stato un idoletto di questo Dio offertogli,
come accenna il dativo, sotto l'appellaLivo di Maew1 a[q>, non sarebbe da escludere il 1

dubbio che potesse esservi stato un culto autonomo o anche associato rli Dioniso 2 •
Mà ribadisce l'attribuzione del santuario a Cibele l'esame delle t re basi scritte.
Non risulta che la 'Avvta 2:6.µov della prima base, la quale ebbe eretto dalla sorella
il monumento onorario (probabilmente con la sua statua), fosse la fì g lia di quel-
1' elef]va{rzoç I&,noç della tabella n. 2-!, e moglie di quel Kor~ov:;, che fig ura nel
t itolo n. 4, ma per aver meritato in quel luogo un tal monumento, dovette avere
avuto speciali attribuzioni e benemerenze nel culto, anche se l'onore non le fu reso
dal Consiglio della città e dal Popolo. I quali però non omisero di onorare e di
erigere la statua ad '.t.tvva A6.yov, che era stata la Ueua, e di onorare l' altro per-
sonaggio (altra IÉ()eta ?), al quale Ilo2eµ e1'>1Éaç innalzò la statua e più tardi fu abraso
il nome nella iscrizione.
Sia la Ueeia (che non poteva essere diversa da quella del massimo finora cono-
sciuto santuario del Pireo), che l'elefp1aex,oç duravano in carica un anno e potevano,
forse se designati dalla sorte, essere confermati anche per più di seguito 3• Può,
insomma, supporsi che allo lteeuç del pit1 compiuto e classico sodalizio del IV sec.,
corrispondesse a lndagh, nello stesso culto di Cibele, l'de1/vaezoç del periodo romano
e della decadenza nell'Asia Minore, ma un po' accresciuto di grado; perchè mentre
lo lteevç dol sodalizio degli '0eyu7JPeç era assunto a quella dignità, quasi onoraria,
soltanto per essere marito della téeua • e non aveva una personalit,à per se stessa

i ,l faf!w>aù:>. do rh a to d.i M aa"" : il •1oole o pe r la 101;- s l.UWF.N A~I, I. ,.. - Anche Ja qu:llcuna tlOllè no~11·e isc ri-
gènJa del "c lel1rato \'Ìno llull':w,·cutura di Polifemo 3\'Ulo da zion i risulta che il medesimo pc1· ..onag;io tenue pit1 ,1·u11a \·oh~1
Uli:ssc!
1 (' d~ll 'eiser figlio lii Eno.nthes, figlio a sua ,·0Jt3 di Oio· la carica , Per es., i nn. it, Hl '' ~3 si ri(~ri,fouo :' pili periodi
11~:;os, o figlio lui 5lt- .... o Ji Uion~ so.,, ent ra nel ciclo milo1ogico di irenarrato della meJesima persona ; il st'~no, d1e p:.re una
Ji 11 ucslo dio. Pe r bll' r::apporto ru cl1iam3to col suo nome un ritra seguente a.Ila parola l:Ìf!•iv«!Jzo; nella. talN·ll:a '?i, pot relJb'
lkmo8 della 1'1yl~ Jioni-iac• di Alcsundri• ed egli .-ra ado- ouere ri(erito 31Je \arie as .. untivni alla rarica. rita c:liiaro è
r:.to come Eroe del dolce 'tuo in un tempio di Maronea, eh! ::11i foroe !'e-empio dello t•bolla n. ':!i. Ancl1e più esplicitamente
Ji,;e da lui fondato (S>llTU, Diclionar!/ o( Ctogrnplly, Il. po emcrjte dalla i~crii ione di Lag/1n : Ou oa~ (~) · llf!J'aiotJ :rtnO.-
1

;;in3 ti8). l!'n;1; Jist:i: di .,.l /i'of<u, :l $3motrari:1, porla :rncl1e la .,~ 1t9qv<l{!J.>ioa;, ccc. (PARID&'l u. t 1 no)IA~• 1,.Ll r .. Studi t
sp.-cificuionc Ji N af!<••o; (Ro-c11F11, l.a:ikon, Il t • p. ~383) e ricrrcht nell'Anatolia mffidio11alt in 1!111n11mrnti Antichi dti
~111Je monete di Maronc:1 era li ldggenda: .dto,,Voov ~w1 ~(!0; Litirti, XXIII , p. 83, n. 6~).
Jf1;1ew,.irw• (l\o ~cu m, ivi). Ma oltre al l'oso d i questo nome per 4 Nel Ko1vò,, TWt• 'OoycWvw'' dol f)jl'eo cr3 ammesso the

osp rime1·e una figura di caraltero d iv ino, si trova, 'lualrho \'Olla. il marito d ell a lieuu, principale 1l ig11i 1à dcl Ot'aao; tli Cibolo ,
anche '1t1Cl lo comune rHi:u·i10 a po rsona: p. es. nella ii;criziono fosse nominalo, in solt'ord ine , itg,1J.;. E~so era l'un ico uomu
Ji Cappadocia .lfrw•(ìo••I 11tov (•/) Naqoviov àoxo:r[owv] ,;,..; tlel -odnlizio con 111101 i;rado. Da l Jerrolo inra tti in onore della
xa,tm (w•J (l\•llSAV , Tl1e ili1tnr. f.fograpllu o( A1ia i!lillor, pa· ii!!"" 7.t11xion (C. I. A., IV 1 , ~~O b) ri<ulla che i l marito
t;i11a i i) e in quella di UulJur: .\.iw,, An4.lo u J;~ .Jlfd~ovo;
1

Agatho11 i· messo a parte dèl uorno it(!tL.; (non 1lol1 'ufli<'io) e


.,,.e, (Arcll. f:11/qr• .itiflhnl. au1 Ot1ftr1·,, 8 (188 ~) . IO:>, 7). dell 'onore inerente a. 11uella Jig11il !1 ~:u·c rdotale. Crr. ZIEH ARTll,
Xon 3arehbe perdi• da c~cludore elio anrl1e il derha10 Jlaaru· /Ja1 gritchi1clle l't rtinawurn, 1i. l !i-0, in l'rtiuchri(tttl lft·
•aio; (= "1aronaeu1: Tibullo, 4, I , 51) avuse potuto e-sere .,_ kr1111t 1md htrau1gtgtbtt1 1·on dtr filrstl. Jablo'101Nkischn1
... unto come uome dt per:tU113 in uo ufficio religioso. 1:utllul1a(1 ~11 Ltip .~ig, llirzel, UMI
• V. l\os.:ntR, lt.rikon, Il, p. 16"8·1659.

68
638 O. MOHETTI

eminente, l' ele1i1'aQxo; [come lo lseeil; del collegio dei 'l6/Ja;-.xoi di Atene aveva un
<lvOtFeeilç '] era assistito da un ù.vwe1/vaexo:; (titoli n. 15 e lG). Ciò può significare che
l'dQl/vae;coç nello statuto del sodalizio, che officiava il santuario di lndagh, era una
dignità singola e non un comune associato, e che le sue attribuzioni, come quelle dello
fraet~:; nella maggior parte dei sodalizi r eligiosi, dove\'ano essere così importanti da
richiedere un collaboratore o sostituto, il quale partecipasse con lui o per lui al-
l'esercizio del culto e delle altre attribuzioni d'ordine morale e civile annesse alla
carica. Segue da ciò che, come lo freiuç medesimo del santuario del Pireo e i nu-
merosi altri di altri sacri sodalizi 2, come forse l' à,n<pbroAoç dei sacri spechi di Bu-
scemi 3, erano dignità sacerdotali preposte a un ordine di ft{]onoiol ", che avevano
più umili compiti, anche l'ele1]vaezoç e l'ùvre1e1]vaoxoç del santuario di Indagh, in
rapporto di dipendenza con la Ueeia, che nei riti di Cibelo è sempre l'autorità mas-
sima, dovessero presiedere a. un collegio di più umili funzionari, o più genericamente
detti ieeo;roiot:. o più particolarmente distinti, come al Pireo, in btp<Am]ç, ra,utaç,
ì'fJO.pflauvç, ecc.
Tali funzionari avrebbero potuto essere tutti gli eie1/vaexoi segnati nella parete
destra del grande nicchione se all'elià, cui le tabelle possono riferirsi, fosse esistito
il santuario cogli austeri ordinamenti propri agli istituti religiosi del quarto secolo
a. O., in cui anche quello di Indagh (come prova l'antichissimo altare impostato
ancora all'imbocco della caverna) certamente esisteva. Ma a tre o quattro secoli
dell'era volgare, quando, cioè, dalla forma epigrafìca ed ortografica si può arguire
che fossero incise le tabelle nella parete destra del grande nirchione, sorge il dubhio
che le attribuzioni di quella dignit~t religiosa avessero rigidamente mantenuto il loro
valore originario di forma e di contenuto: e il modo stesso disordinato e quasi im-
provvisato di incidere i nomi sulle pareti della nicchia può anche essere indizio
della brevità e della precarietà dell'ufficio assegnato all'fle1/vae;coç, che avrebbe potuto·
aneho essere stato l'incaricato di presiedere all'ordine nello svolgimento di quelle
feste, in cui, pel numero grande degli accorrenti, era necessario un pubblico mode-
ratore, rappresentante del potere civile. Potrebbe pensarsi, per avere un'idea, al-
1' br1,tttA17il/ ç dei giuochi olimpici e o anche all'ufficio che aveva a Roma, al tempo
delle Feriae Latinae, alle quali prendevano parte ogni anno tutti i supremi magi-
strati, il Dictator Ji'eriarum Latinariun ca,usa, dotto poi nell'Impero Praefectus
Urbi Feriarwni Latinarwn, che rimaneva a Roma e rappresentava i Consoli per
la tutela dell'ordine pubblico'.
Non abbiamo notizia neppure dalle basi, della divinità venerata, nè di qual
città vicina fossero ~ BovJ.11 ;-.aì. o Llij,1wç, che avevano giurisdizione civile sulla ca-
verna. L'esistenza però della Uee1a, che era la massima dignità sacerdotale, provata

l / llOAll tu, O. c., p. 3:i. 1 DAllE.wornc e $AGLIO, Diclw1m. A111iq., Olympi3, •·ol. I\',
t Cfr. ZIEDAllT11 1 o. c.,p. 3-1, 33, 37, 39, 43, !51. I'· 180. J'er la prctarietà di •1ue~to ufJìcio al quale si pro'·,·e-
• OR~l P., Busct1ni: Sacri 1ptclli con i1crizfoni grtcltt J•·•• •olla per 'oll3, cfr. Z1EllARTll, o. c .. p. 149.
u oµtrti prtuo Akrai in ùotfaie Scat'i, i899, p. ·i69·4ì0. 1 01' 1'CCOH 110, /Jhio11. t/>i9r. al ,oc. /Jictator e ol ,-oc.
•cri-. z1toA11T11, "· .... p. 1s1. fr1·111t (llllillat).
' f:(r, ~ll'RAl\rll, o. r., p. ttJ5,
IN-DAOHIND~ <~OOIA·IN 539

dalla seconda base, accenna con ogni attendibilità anche in essa al culto della
Jlljriw òaeia. Non che in questo culto soltanto fosse la liee1a; dal IV sec. a. C. al-
i' età imperiale a\ranzata se ne trovano ricordate in vari altri luoghi e per altre
divinità; in Atene l e a Cuvara 2 si trovava nel culto di Artemis; a Mantinea 3,
nella auvoOoç di Demetra; e poi a Paros ' (Kai'ç Olareoi'ç Ue 17ç); a Magnesia sul
i:Vfoandro ( etaoo:: L1wvuoou) ·' ; a To:11i (eeòç '1Iew::) n; ma me ntre in alcuni di questi
casi isolati l'esistenza della Ueeia è di limitata importanza, è principale in quelli di
Artemis e di Demetra. Non è però da pensare cho la caverna potesse essere sacra
ad Artemis perchè, sebbene anche essa sia detta òeeia. 7 e venerata, come dea delle
sorgenti, dei corsi d'acqua, anche nelle caverne (Roschor, Lexikon, I, p. 559 -560),
non può a vere l'attributo di jlfljr17e òeeia. Per Demetra invece le possibilità sareb-
bero forse quante per Cibele. Ma se ragioni decisi ve per proporre come più probabile
divinità titolare della caverna l'una o l'altra non ci sono, il carattere essenziale di
Cibalo, conosciuta sempre con l'attributo di 1'11]1:17e cleeia, venerata in particolar modo
nelle grotte (Roscher, L exi:l-1,on, II, p. 1642), da sodalizi tutti proprì particolarmente
costituiti e strettamente disciplinati, assume valore di prevalenza. Anche Demetra
fu adorata negli antri, ma solo qualche volta ed eccezionalmente. In Sicilia, dove
questa dea fu larghissimamente venerata, aveva un antro sacro a Grammichele 8
ed ebbe forse dedicati gli spechi di Buscemi, nel corso superiore dell' Anapo 9 • Ma
sia in altri santuari spelei, sia in questi di Sicilia, la dea delle frugi e dei campi
presiedeva come da un alto soglio naturale alle sottoposte distese di pianure fertili
e rigogliose. La .M1]Tl'J(! òeei'a invece, invocata anche in origine col solo nome di
Mfrr17e nel rnpestre dominio di lndagh, non lontano dai più alti paesi di prove-
nienza della Lidia e della Frigia 10 (nei cui numerosi antri il mito della dea cir-
condata dai Coribanti s' intreccia con quello di Attis) entro i paurosi recessi del
mondo sotterraneo trovava per la svariata e scomposta sua attività divina più omo-
genea espr essione che non la mite Demeter.

***
Le pit1 monumentali vestigia di antica opera classica sono le cinque cisterne, che
si trovano a 150 me tri dall'ingresso. U na fontana, che sgorga da un fornice sopra
1
I l HO,,.~,. u;j•• Oco.o<•>r:t':",v (== 1À!)u,ucotaurac'~) istituito 7 llo-~11111, l.f.rfko11 al •or. Ar/emis, voi. I, p. ;.G3, 3tl;
in Areno per il cullo di Arlcmis e regolato da norme cou .. a... POt\'D., 3~, ~:;. I t 'Oou'a, 'OQeoccti~. • Oai•J.,)xtJ, eec., ere. -
crolc 111 un Jècrelo tr.nc dcl lii sec. a. Cr.) a•eva a capo la \\'1 L•Bll, Critrl•. t:ol/erl., 2, 307.
lt(!tu< (C. I. A., l\'1 , lill>b), Cfr, ZIEBARTn, o. c ., p, 34. • 011-1 r., G1a111mìc/1elt: Antro sarro a ~mrlrr in Xot.
1 \'. At/of11, J/il//1ril., Xli , (188i) !.~~ e Z1EBART11, o, c.,
S ·111'1, 1003,r. ~U-2~8.
p • . !'!, I On,1 I'., IJ111Crmi in .\o/, Se., IX!l9, p. 45~-l "il. A quc-
, ~ot ..antuario di ~lantinca c!)iste\·a un collegio di sacer- •IO e a •1ucllo di Grommithele ,; rossono •;?giungere rochis·
dole'."ise (Kocvt>•· ,-n,. ;~~,,;;,.) hene or1raniziato e ricoOO_:,Ciuto 'imi altri esempi, da pr1m~ cono!lci1.11i, di grotte $.3Crc a De~
dallo Sl•lo. V. Z1EUART11, o. c., p. 41. metri. A L11ko111r a (llO·~llEll, l.t.uko11, Il, fl, 130{) ; a Te-
• \', Athu1• .1111/httl., ( t 8!13) ti <s,; ZIEDARTK, p, 44, tra (ivi, p, i 301, I. 2:.); • Eruthrai (h·i, p. !304) e lor.e qual ·
1
7.1IHAl\Tll 1 o. c., p. 53: Jfi:<n<,u -ioù Llco ..Voov. addett i ~I che allro.
colleKiO ... a.ce1·dotafe erano I 'tiozt1cV01t1;1 <i.tr:rà, ii1ovVuov, iia~m 10 V. l'AlLl-WIS>O\\ A, lleale11ciclopiidie, ecc, , 5, p. i570
ecc, - 1/11/1, de Corr. lltll .. t893. at; e i89~. H. [Abel] .
• l\ll OAl\111, o. c., P· ~. Il, 4,
540 G. :MORIDTTI

una rormazione mammellonare appoggiata alla parete dosLra, diede occasione alla
costruzione in opus qitadratitm, o, più propriamente, in grandi lastroni disposti
verticalmente a parapetto, di un bacino rettangolare di m. 3 X 6 a metà dell' al-
tezza dal piano, e :JOLto ad esso, di altri quattro uguali ripartiti entr o un r ettan-
golo di m. 11 X L9, con piccola crepidine esterna su tutti i lati e altra interna sui
lati minori, che permetteva di scendervi dentro ad attingere nei mesi di minor
deflusso della sorgenle. L'acqua che lasciava i primi sedimenti nel bacino superiore,
scendeva in quelli inferiori passando e successivamente purificandosi dall'uno
ali' altro fino all'ultimo. La mancanza di sorgenti prossime all'ingresso o al luogo
del culto, obbligò a raccogliere in una conserva questa, che in estate scema an-
ch'essa o manca del tutto. Nei giorni di nostra permanenza, infatti, la fontana era
asciutta, ma v'er a acqua nei bacini fino all'altezza delle crepidini interne notevol-
mente più bassa del piano della caverna.
La struttura solida e compatta dell'opera fa escludere che sia di un' epoca
tarda come quella delle ultime vestigia rinvenute nelle pareti e nelle adiacenze
del nicchione sacro: ma se la cisterna sia di età greca o romana non è pos-
sibile dire con sicurezza.
L'attenzione è poi insistentemente attratta sopra un rialzo di terreno umido e
fangoso, che sorge di contro alle cisterne, verso l'opposto pitt alto lato della caverna.
Non si vede però come in altri punti la causa naturale che possa aver prodotto
quella elevazione, la quale interrompe un piano uniforme; si nota d'altro canto che
l'ampiezza e l'altezza del vuoto darebbero agio ad immaginare là dentro anche un
grande edificio. Che si possa pensare ai resti sepolti di un' antica costruzione
caduta o abbattuta?
Un vero e proprio edificio sacro, là. dentro, corrisponderebbe anche alla impor-
tanza, che dalle adiacenze pare abbia avuta la grotta nell'antichità. Aper ta verso
oriente a un'altezza sopra i mille metri, a due terzi del fianco di una montagna
e pressochè a metà della valle traversa, che congiunge la pianura del Dilden a
quella dell' Ak-Su, doveva essere meta a tutti i devoti delle due grandi vallate e a
quelli che, per la stretta e incassata via della )!iliade, scendevano attraverso i
monti del nord. Oggi lo sgretolamento prodotto dalla erosione dell' acqua nella
roccia calcarea del gruppo di Indagh, ha modificato insieme con la vegetazione
boscosa, l'aspetto del paesaggio, e ostruito o sepolto le vie di accesso alla grande
caverna.
Ma le trincee tagliate nel vivo e ancora evidenti in qualche punto, i muri di
sbarramento curvi a monte, che resistendo alla pressione del terreno, hanno man-
tenuto i piccoli ripiani ora coltivati a grano, a fieno, a tabacco, e i ruderi di altri
muri, forse di ristori o di rifugi, e i più prossimi alla caverna, forse anche di sta-
zioni o abitazioni, lasciano immaginare tutto un ordinato complesso di opere, le
quali non potevano essere a servigio di un santuario, che non fosse celebrato.
Della persistenza del sacro culto nella caverna, sono ancora prova i pochi segni,
sia pure tenui, nei resti sopravvissuti, ohe rappresentano quasi le pietre miliari
IN·DAOHINDÀ QOGIA·IN 541

della sua via attraverso tutte le fasi della vita religiosa greca. Il rustico altare,
che ha la forma più antica del più antico monumento eretto dall'uomo alla divi-
nità 1, fu Il posto e lavorato dal primo sorgere nella Frigia e divulgarsi nelle vicine
regioni dell' adorazione della Natura sotto la imagine divina della 11lfrr11e òeeìa; le
cisterne rappresentano il periodo greco e greco-romano dell'attività sacra del san-
tuario; le basi e i titoli del nicchione, quello imperiale della decadenza, e alcune
lettere insignificanti e simbolici segni cristiani di croci incisi sopra piani di pietre
lavorate (fig. 15) non sono forse che timide eserciliazioni o ricordi di zelanti devoti,
che andavano ad appartarsi lassì1 in el;à bizantina o posteriore in occulta pratica
del Cristianesimo.

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~IO. 15 - LETTERB E SIMBOLI INOISI SIJ Pll'JTllA LAVOllATA.

Ciò che soprattutto stupisce nei riguardi di questo antro sacro dell'antichità è
la mancanza di ogni accenno degli storici e dei geografi antichi. La circostanza che
un santuario entro una caverna di tanta immensità, non si trovasse in luogo di
facile accesso doveva certamente renderne meno attiva la frequenza e meno divul-
gata la fama: ciò è dimostrato, in senso contrario, dall' alta rinomanza che molte
modeste grotte e caverne avevano guadagnato anche per altre divinità del mondo
mitologico greco. A non parlare di quelle più note per importanza religiosa, come
l'antro di Zeus sul Monte Ida, che non era più lungo di una quindicina di metri
nè largo di sei 1 1 e quello di Antiparos lungo metri 70, largo 40, alto 30, che per la
bellezza delle stalammiti fece concepire la teoria della vegetazione delle pietre; o
per leggende fiorite su fondo storico quale la grotta, in cui si racconta che, per
consiglio di Ercole, Apollo e Mercurio Spelaiti, i Themisonesi andassero a rifu-
• Cfr. DAl\IMOERG·SA01.10, Dictionnaire, voi. I, p. 347. l'altare dei sacrifizi (Tav. Xli).
' llA1.0ltBftll, o. c., nel rilievo annesso, dell'antro e del-
giarsi per sottrarsi alle violenze dell'invasione galata nella Ionia 1 ; o per impor-
tan~a naturale come quella di Corycus nella Qicilia Tracheia ~, che fin dall'anti-
chilà deve la sua fama alle des:}rizioni di Strahone e di Pomponio i\Iela e fu para-
gonata dal 'rexier alla grotta della Balma nel Delfinato ~; delle sole grotte sacre
alle Ninfe in tutto il mondo antico se ne conta un numero assai considerevole ~.
illppure beli~ e grandi città greche facevano corona alla montagna di Indagh,
o il culto di Uibele non pare che ave5se nella Panfilia alliro santuario 5 che potesse
oscnrare la fama di questo 6 • In quella regione il solo culto dell' ''.Aeu,wç IIeeya.i:a
aveva incontrastaLo dominio.
E la caverna di Indagh non è soltanto fra le antiche la pii't grande. Si cono-
scono innumerevoli grotte e caverne di straordinaria ampier.za e bellezza: in Italia,
por citarne sollianto qualcuna delle maggiori, oltre a quelle del Cavallone su la
Maiclla con belle e grandi aule che si succedono per 730 metri 7, delle Arene Can-
dide con una sala lunga metri 80 e larga 15 ~, dei Dossi (Liguria) lunga due ore
cli percorso 0 , della Giarra (Liguria), di Frasassi (Marche) 10, le grotte di Postumia
che sono una delle più celebrate bellezze naturali d' Europa; nelle regioni del pas-
sato impero d'Austria-Ungheria, che è considerato come la patria della speleologia,
quasi 600 cavità naturali 11 ; in Francia le molto grolte e ramificazioni delle valli
della Dordogna e della Garonna; nel Belgio, fra molte allre, note per materiale
paleontologico, Ja caverna di Han, una delle più vaste e belle d'Europa; nella
Svizzera la Buca dell'Inferno (Holl-Loch) con un'ampiezza di otto chilometri di
percor5o: ma se pure potessero vincere il confronto con la caverna di Indagh
le doline di S. Canziano e le grotte di Postoina (qui la grande cupola, la quale
misura metri 40 X 30 X 28 12 cede certamente di molto) in nessuna parte del
mondo, che non sia l'America, è stata forse ancora scoperta mai una cavità com-
presa quasi nel giro di uno sguardo solo, la quale aumentando a grado a grado la
sua larghezza iniziale di 60 metri e la sua altezza di 25, penetri senza interru-
zione per 400 metri nel seno della montagna.
1 I.a rilt:1 tli fJe,1uac/n•tOJ', che lro,·a,·asi 11clla Frigia :d pr:t l:t vallo dell'A~ · Su e propost.1 per la idcnlificazion•· con
confini dcll,1 Pisidia, a 3~ miglia da Lao<licea, è ricordata da l'antica /'e1/11tli11~s (v. 1\nn11ario, voi. 111, {\Hl, Jl. t3~ o p.
St1'f1bone (Xli, $711). da J'ausa11ia (X. 3t), da Tolomeo (V, ~ ta5, 11. :tU).
~ ~6), do l~i11io (\", ~~) ere. - Racconta appunto l'a111a11ia, • Olt ro al nome scri t lo sopra un dado di pietra (Jf•t<t!Ò;
rhn, ~vendo l~r.ulC', Apollo e llennes fotto '"edere in ....ognoagli (.Jn<ii•) di Ada Iio (fiAI nn, ~-,Jiyr. yr., n. 103~) Cihele non era
1hi1:111ti di quella citlit un :miro, pe1·cllè \'i si rifugiassero rcr finora ricordttta nei monumenti della P:mlìlia, che su due mo·
e'·11a"• la ,1ragc cho i Galati sta,·ano seminando, nella loro
1 nete romano tarde. una di Filip1>0 junior di Adalia sh's~a e
ÌR\'3"-Ìone lun'°o le ro~tc della Jonia, essi per sratHudine eri .. un"3llr3 di Sidu Jdri1nperatore Gallicno. V. HoscuEn, uxiA·on,
,:c,stro loro 'ilatuc all'enlrata della cu·crna. Da '111esti .::imu- Il •• p. '!~().
larrì -orcbb•• pu1 loro derhato il nome di Spelaiti. V. S111T11, 1 DE G•sl'I 111 G. U., L11 uro/la dtl Carallone e dtl Bo1·e
/Jirlìor1. or Ctogr., Il, p. H57. 11r/ gruppo dtlla Ma1rllù in Rlr. Abruuue di Scieny L'I·
1 Cfr. S~ITll, Dictio11. o( Ceograp/1y, I, p. 693·4. ltrt e Arti, Teramo, ltll3.
• Quc-1• erotta, che era delle più i:randi fino. pochi anni ra • ls~rL A., Scavi rtetllli nella cat:• rna delle Are11e can·
c"no ..ciute, misura io altezza 35 metri e io larghezza !l; h" dide in Culi. Paletn. //al. , Xli, P.rma, {~86.
oltre meno chilometro di romificazioni. Cfr. 801 RlllT \". J>., • On-1 O., /,a aro/la dti Doui: Guidà illustrata.
t:uldt ti la grolle d" la Balmt, Toulouse, t853. •• C•"'AI ARI li., ltrla:1io11r drll'ucur1ione falla dalla S.
• 1\0.'f.IHn, Ltxikon, 'ol. lii, p. 509-5{~ • .Yymphu1. G. /. (3 e •I se11. 1883) alla Grolla di frataui e al po111t dtlla
' Altre erotle sacre a Ciliele, ma di importanza molto se- llo11a 1iel dintorni ,li f"abria110 in Ilo/I. dtlla Soc Ceogr. Ila/.,
r.,n.lorio, ;ono quelle di luvadjà, illustrate a p. sn ss.; di altro "ol. Il, 181!3, p. ~il().
supposto culto per la ~•cs ...a divinittl furono tro,·ati accenni in " CASEI LI C., Spl'l1•ologia, lloepli, Milano, 1906, p. to?.
una iscrizione inci.a ;ullo •tipi tc della porla occidentale della " Pt:tt~o G., Dir Ade/1brrger Grolle 111 l\ort u11d IJ1ltl,
cillt• i;rcca scopcrla dalle Missioni italiano nell'anno t9U so- Atlcbbori;, !010, I" '!7.
I::-1-DAGillND~ QOGIA·IN 543

E non so neppure se la caverna Oacahuamilpa nel Messico, che è una delle più
vaste del mondo, la ·wyandott-Oave di chilometri 37 X8 sca,·ata nel calcare carbo-
nifero, la IIowe-Oave di chilometri 11 a New York 1 abbiano una sola aula come questa
di Indagh: m'.l. è certo che se la più straordinaria di esse, la Mammoth-Oave (Ken-
tucki, Stati Uniti), la quale ha 241 chilometri di estensione e, a dire del Badin 2, 226
vie, 57 cnpole, 11 laghi, 7 correnti, 8 cateratte e 32 abissi, nella cupola maggiore
(Mamrnoth-Domc) misura 130 piedi di altezza e nell'abisso di :\faelstroum la pro-
fondità di 190, anche con queste iperboliche proporzioni delle suo massime forme
speleologiche, la parte pii1 interna della grotta di Indag h ha, fol'se, nel confron to
ragguardevole vantaggio.

LA CAVERNA DI IN-D.AGH IN'rI~'O L.\'l1A A ULfSSE ALDROVANDI

Il ricordo della spianata sul piccolo monte, nalo in seno alla montagna madre,
e dei due smisurati piloni, che, sorgendo da essa vanno a sostenere, sopra l'orbita
illuminala, la volta sottratta alla vista, sminuisce ogni analogo ordinario termine
di paragone. Le proporzioni di quegli spazi e di quelle moli traspor tate all' aperto,
potrebbero sembrare anche inverosimili 3 : ma sta il fatto che se il diametro di
ciascuna di quello colonne è di quasi t redici metri e la somma dei due di circa
venticinque, se l' una dall'altra dista almeno dieci metri e lo spazio che immer-
gendosi nell'oscurità lascia ognuna dal suo lato è anche soltanto di cinque, il
diametro della cupol a giunge ai quarantacinque metri~.
Con questi sommari rapporti, pur con voluta moderazione, non sarebbe dunque
possibile farsi presente un raffronto, che, per la vastità della vòlta, non fosse la

1 Non mi ;. staio possibile coi mezzi a\'uti a disposizione


• una iP'ttn1liuimn cu1>ola, della 110:,10 non s i ,·cdc,·a il ConJo.
foro <'S>lli confrou ti fondali sulle cifre. li~ trailo quo-ti ac- • Poi misul'ammo con la folluccfo. intorno ad una delle fOlonne.
cenni so111m:a,ri, dio de l re~lo non dO\'e\'ano 1"c rdro 3 Ono sc ion- ' llirordu tanto bene che pt'r fori· il ;;i ro di r1uel la colonna ci
tifaco 111a :i. 410lo tcl'niine Ji :1p11ro'>"'imazione, dal manuale del • vol lero due reuurrc i111icrc di \"Cli i i metri. Tutto c1ucslo posso
l:aaellì citato. e ncce1·1aro percl1t• la memoria me h> ronfcrmn., anzi potrei
• ll\111~. (.rol/1• e Cat•trnr, Alilano, t~i6, p. ~ ii. •ilare molte altre 1cs1imo11ia111e a l'i1>11•rdo di della 'rotto.
' Ilo \Oluto elio il ~olo altro 1estimone clic g()dette coo me
il 111+,ilegio di 'l''CJla nuo'a mera,-i;;lia, dess;e anch'egli la CARAll FllA~CE>CO
ronft•rma dci 1•arlico)ari, che rotrchbero anche !'.'embraro in-
e<·Ca\allei;i;ero Us.ari di Pi•cen1a 16° •.
\ero .. iiuili, e ho p11·;;ato perriù Pc'(·Ca,·alleggero Fr~rncesco
Garan di .. trhermi quanto c.:li ricord3. io proposito. In data Di questa conrerm.t o tlcll 'a .. shtenia Jatami nel lavoro rio·
tW no,e1111tr.• t 9~~' rosi infatti rni ba ri .. posto da $. Gio\3nui 1:r•zio il buono, coragi;io-o e reJele -oldato ,ardo.
Sucr,;iu {C•,li•ri) do•e c;:li ,. torn•to •Il• ,·it• civile : • L"03curità rende,-a inceri a la 'isione dell" orlo del pred-
piiio 'erso il 11,0 e la form~zionc slalammitica tutta u~ual­
mente bianca e lisria rcnJe,·a per1C:olo ... o il rammino su tutti i
punti. Si do,ette rert'it~ rinun11are a 11ualunque altra misura
I• 111•lti11a -ci;uente (ru 110••11• dcl -.condo ;:iornoJ inco· uhre a q11ell• 1lel perimetro della colonna >or;;ente in pieno
• minciamino il no~lro Ja,oro: oh, 13 grande sorpresa! mentre •ulla spianala. .\ doro un inJizio dall'anipieua di questa ba-
• race,0.11110 le fo1o:rafic in fondo alb. grotta, sul punto che s'olia sterà dire che, nel de~ideriu, vnno la,s\i, di riportare la foto-
• 3 ~ini ... tra salimmo sopra. una pircola montagna, clie per l'o- grafia anche tli un particolare, potei, con ogni cautela., allon-
• .. 1·urità non u·e,·arno ,eJuto prim~. In cima a quella 'alita tan:irmi tanto d:ai dut! piloni ila ,-cd<•r1• con,<'nientemen te ir111u:1-
e a...... ai forttt e :alt3, ltOHtrnmo una spianata e su quest a spia- dr>to on iro il 111iri110 Ji u11a 111a1·chi110 l\oJak t O'/•X 16 le luro
' nal3 duu cvlonne i111111cn ..e cl1e salhano in allo diritte, dentro es1 1•è11titìl inforiori.
5t4 G. MORETTI

cupola michelangiolesca e per la enormità delle stalammiti due colonne, che non
fossero grandi tre volte quella Traiana o quella Antonina 1 •
Il nuovo incanto, che nell'esaltazione improvvisa della gioia aveva quasi so-
praffatto la sopportazione dei sensi, s' era mostrato, come uno scenario fantastico e
maraviglioso, in cui lo scandaglio dell'occhio ansioso aveva cercato e saggiato a
mano a mano i contorni visibili del piano e delle pareti, ma non era riuscito, nella
sommità, a toccare il fondo. La convessa mole della montagna s'era vuotata forse
per un primitivo fenomeno geologico eruttivo e la cavità s'era andata poi succes-
sivamente e lentamente adornando di forme coi prodotti della erosione deposti
dai capillari della circolazione interna della roccia. Così l'arte della goccia d'acqua
aggiungendo molecola a molecola non soltanto con opera minuta, andò appianando
e levigando le asperità delle pareti, componendo trine e intessendo drappeggi dentro
e intorno alle nicchie, sui costoloni della volta, sopra tutte le emergenze e gli sporti,
su cui l'attrasse il proprio peso, ma con opera da Titani costruì anche una fontana
ad immagine di una cascata d'acqua congelata nei suoi salti digradanti, con ordini
sovrapposti di assise, formò una collina, fece sprofondare la vòlta dando origine a
una montagna e, in suo luogo, a una cupola immensa; e misurando a secondi le
grandi ore della geologia, delle ci viltà sorte nel quaternario da quelle della pietra
e del bronzo a quelle protostoriche del ferro e a quelle storiche di Egitto, di Grecia
e di Roma, batte ancora e con la stessa intermittenza il tempo a congiungere e a
saldare le strutture, grandi quanto nessun poeta immaginò forse mai che potessero
essere le colonne d'Ercole.
Tanta vastità tenebrosa e solitaria, contesa in parte anche allo sguardo, offriva
un fantastico aspetto dell' infinito sotterraneo, e alla mente si animava con la
rappresentazione immaginaria di tutte le forme di culto, l' una dopo l'altra sorte,
scadute o soppresse là dentro.
Le offerte cruente sull'ara sacra dell'età del bronzo; il dramma della morte
e della resurrezione di Attis simboleggiato nel pino, sotto il quale aveva immolato
la sua giovinezza ed erano fiorite dal suo sangue le viole, che Cibele gli aveva
disposto intorno a corona; la processione fra le rosse fumose fiaccole di accesi rami
di pino, le danze tra laceranti fragori ; i giovani inebriati e le giovani coronate,
che in sacro omaggio offrivano il loro verginale candore alla divina eccitatrice
della fecondazione; fin l' ostentata adorazione bizantina della guida greca proster-
nata a baciar la terra o le pietre dovunque le sembrasse di vedere un segno di
croce : quella variata successione di cerimonie e di riti dai semplici e primitivi,
ai solenni e scomposti, ai dimessi ed occulti fino all'abbandono desolante di oggi :
tutto si ripresentava sul luogo in una visione di scorcio che stri ngeva l'animo di
commozione.

1 La Colonna Trai.:1n.:1 è alta romple.ssivamente trentano\' C


orit;iu3riamenle J.d piano antico (Ja. tre a 11uattro metri sotto
u1ott'i e uc ho quattro di diametro (PIRA~E:;1, Col. Traj.; J 'attuale) cou le statue di Mll'CO Aurelio e Antonia si ele1'3\' 3
Fni•11~t11, l.11 rolomre Trajant, Paris, i872, ecc.); I• Colonu• intorno a 4G metri ( 6AllTOU e BEI 1.on1, columna cocltli1 JI.
Anloni11a rol la 1,:1 .. e e il càpitello ora è aHa metri ~tl.00, ma Aur . Anton. dic111a, liOI).

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Ji'10. lG - PIAN'I'A DELLA OAV!<:RNA UIJISSE AIJ DROVANIH A 1:\- DAGH,


NIDL VFJHSAN'rJJJ DPJL TAUHO SUfJTu \ PAN F ILIA.

t;'.!
516 O. ~10RETTI

A un monumento geologico e archeologico così straordinario conviene un nome


che lo illustri alla pari di tanti a Itri meno degni e pur tanto celebrati; e la sorte
che ha riservato la nuova scoperta alle i\Iissioni italiane e la non comune e peri-
colosa fatica da queste durata per rivelarla, comportano la designazione per un
nomo italiano. Il quale per essere più propriamente significativo, deve a;>partenere
alla storia delle scienze natnrali e rappresentare una delle maggiori figure di un
gr.rnde secolo nostro.
Ulisse Aldrovandi bolognese t, il magg iore nat,uralista italiano del sec. XVI che
penetrò tante recondite bellezze del r egno animale e vegetale, deve avere il mo-
numento dal la Natura stessa nella Caverna di In-dagh, spettacolo nuovo, g rande,
1nara,·iglioso della sua intima, inesausta, suprema eterna bellezza.

GlUSFJPPE MORETTI.

1 f'l l!-~t: .\1111\0\'A~l'H, n~lo n:i n<1hil1• f;m1 iµ>l i3 in Colo;:11:1 Or11iti<oloaiat //oc r11 tle rt!'ibus llislonat libri .Il/
I' 11 so tlo111bro t :;~?, (u il piil cclchr.J dci natura lisli d1•I ~e­ Ad Cleml'llftm l'I//, /'<Jlll. Opt. Ma.e. cmn indice
ro:o X\'1. Od:1110 di p:-idro fu pos to d:1lla madre a dodici anni s .. premilrci111 U11111tnt·11111 <:opiosi.uimo
:Hl np11rtrn1IL•rt' 111e1Tn l ura rrosso un nc~ozian te tl i 8l'escia, 111:1 Uononho, Apu.I 1"1·:wci .. C'u1n de F1·ancisc is scncnsum
hcurhò t•hile 11u~l i alh1ri 1 al1handoi:~) pres to il commerc io fh.t1· Supcrioru1n Pul'missu .
rcr:1rsi 111 pe ll<'itriuai.:-~io a ~- Gi<iromo Ji Compostella : " ia ~~;4·1
Il 1111arto nel I LOl: De i11sectis.
I:' Spai;na, fece rilorno n Hologn:t e audò poi a far ~1 i s lud i
tl i lt'J:;tO o di 111cJic ina :111' U11h·c rsi1:1 di Padova. 'fornalo fli Il 11uir110 vol111111• (1•uh~licato dalla l'c<l1H'a nel 1606, s11hi lo
11110\0 f1 U1tlt1K•H• nel 15i0 o c:ulu10 in sospetto <li apostasia, fu dopo la morte dol l' :iulore) trolln: De r eliq11is a11i111alibus 1··
rondol lo o llo111a, do\'e subì un processo e fu assolto e liber;ilo :rar1g11ib"s.
c!.illn lnqui.titiono. Jleslituito ... i ancora alla sua ciu;1 natale, .si
l ,·olumi sus ..o~uonti:
rlieol·• da ;ollor.1 • colti,.re profo11damenlo lo s111,lio delle
... c1cn1t• n 1lur:1li. /J,• plscib111 rt dr cr/11 (1wl tUl3)
Nel 1556 puM,liciJ a rcnczia anche un·opera sn le • An1i ..
Dr q1111dl'l<1>rdib111 soli11ip1·d. (nel 1616)
rtiir.A \11 Homi •, frutto delle osser,·azioni falle personalmcn1c
r1oi i-uoi 'i •i:•d· I 1 11u01le fu ri .. L.uop:a101 nel t~58 e nel t 5U~ :t {J1111dn1pfdum om11iu111 biu11iror11111 liistoria (nel 16~1)
\ctc1i1 o tr:ldulla in Ialino a Romanol 1741. Fo nomin:Jlo nel
lk q11adr111>nhb111 di9il11/i1 t•il'iµaris tt 01·i11a1·i• (nel Hi3i)
tr,tiU prof~ .....orc di -ctoria naturale nella Lnhcr .. ità ~.li Bolo ..
..:11a, P.hho arniri t'alloppio, Lura Ghino, zià suo mae:;tn,, Pi- S. r/•flllmn rl drnco111w• /ii1101·ia (nel UHO)
nclh, ,\lattioli o protettori priurip>li Gre~orio Xlii, Sisto \' e Jl/o,ut,.orum ltillorln. cum paralipomnii1 /tilt. om11iw11
f\ r.hnanJo I. Mori il IO mai:~io dcl 1605 e fu sepolto a <pc-e
a11imn/111m (nel J61'!)
tlcllo Stato nella chie.a di S. Stefano a l.lvlo;:no.
I.e orcrc Ji !'tori.t Naturale, sulle quali prineipalmentc .1t111nt111n 111rtallit1t011 (11el ti.il~)

1 ipo ... :i l.1 .. ua fam:1, sono ùi$tribuite in tredici ,·olumi in folto,


/l;·ndroloqilll' 11n110·11/i1 libri d110 (11cl tlitlS)
d1 cui e:,:li :.ppena t111allro pul.hlifò in lali1hJ: lrt! tH ornitolo-
1;io (fr• il J jtJ9 e il IU03) co11 •ruc,:to titolo: foronu pulihlic>ti per curi del Senalo Ji llolngni da profes.
sori di 1111t•I Ginnasio e roi primi co .. titui.,cono il t-;-ramfe mo.
l'l11ul1 A/1lro1• 111di /'/1iloso1•lti oc ,lfeJici 8011011in1Jis
nu111c11to dcl so111mo n:iluralista llali~no ;:-i111lir:1to • il pi1'1 la·
/lt!t/01·iam 1\'nlru·nltm in t:ynuuuio JJononittui Pro(l1,•uti1 horio'o è dotto di lulli i naturalisti • ·
LE GROTrrE SACRE DI IUVJ\ D.J1\

11 22 agosto 19 19 feci una bre\'C escursione nelle vicinanze dl·l ponte di (~yrq-gciz
per lo sLudio di una g rotta naturale con antiche iscrizioni, cho t rovasi sul Yer.;;anl e
est - ud-esL di T shygh- Dagh sopra il villaggio di Iuvaùjà, il quale g iace in 11n
trai !o malsano della pianura panfilica. Pochi pas i prima di imborcare il ponte
dai quaranta archi , si scende, a sinistra, dalla strada maestra e si percorrono
in :-cnso contrario alcuni chilometri in una 'ia abbandonata, dal cui tracciato
il camion militare che ci conduceva do,·ette uscire pit1 volte sul campo per
g iungere a un ponticello nat urale di roccia, lasciato nello scavare I' ah-eo dell' ac-
quedotto ( lìg. I), che dalle font i del Diiden, oltre Qyrq -goz, fecondava i campi per

FIG. 1 - AOQUEDOTTO DI LAOÒlS OA VATO Nf!LLA ltOOOIA.


548 G. llORETTI

lii(). 2 - AOQUEDOTTO 01 LA<;ÒN Nl'lLL' IN'rl'lJiNO Olll!,LA Ol'rTÀ.

oltre venLi chilometri attraverso la pianura, ed enLrava nella grande citLà di Lagòn
(lìg. 2), diramandosi in canali (di cui molti sono ancora visibili) e distribuendo le
sue acque nei vari quartieri dell' abitato. In qualche Lratto, in cui i canali percor-
revano l'area della città allo scoperto, ed evidentemente corrispondevano a un fine
anche architettonico e ornamentale, avevano le sponde decorate di rilievi come si
vede in un lastrone ancora al posto con due rozze figure di delfini (fig. 3).
Per salire ai cento metri almeno a cui si trovano, sopra l'altipiano, le grotte,
non c'è strada; e la costa è quasi a picco: danno attacco alle mani e ai piedi i
massi che cadono dalla roccia frequentemente, e si dispongono come il caso vuole,
l'uno sull'altro.
Le varie grotte (fig. 4), aperte a levante, sono differenti per ampiezza, forma,
profonJità, ed erano forse parti interne di una sola pili grande, di cui è caduto il
PIO. 3 - SPONDE SOPRELRVAT& DELL'ACQUEDOTTO DI LAGÒN.

FIG. 4 - PIANTA DELLE Ol(QTTE DI IUVAOJ,\ •

..
550 G. MOHWl'Tl

l'IG. 5 - TERRAZZA OA\'ANTI ALLE OROTffl,

volLo11e dell'imboccatura lasciando scoperte tutte le minori: eia sinistra a destra si


vede, infaLLi, una serie di cavità sopra il banco, cho era il piano della più grande
di tutte, ridotta ora a una spaziosa terrazza (fig. 5) da cui si domina un superbo
panorama sulla parte centrale della pianura panlìlica.
L e originarie imboccature erano tre: una alla piccola grotta di sinistra larga
q uattro metri, indipendente dalle altre cavità, e due (la prima larga m. 13.20,
l'altra m. 7) che immettevano nella caverna centrale maggiore, da cui si accedeva
ad altre minori e ad un'altra ugualmente ampia ma bassa, che ha diramazioni in-
terne non esplorate. Sui pilastri, che separano le grotte e sugli archivolti di esse, si
tro,•ano incise le brevi iscrizioni dedicalorie (n. 1 a 6) col nome dell'offerente : sotto
il pilastro centrale e principale, che ha l 'epigrafo pit1 importante (n 7), è una fossa
lunga m, 1.60, larga m. 0.60, prof. m. 0.4:) (per una mensa, per un'ara, o per una
tomba?) e, dinanzi, una specie di banco di se.lile intagliato nella roccia.
Le iscrizioni, da sinistra a destra, sono le seguenti:

I. Sotto una nicchietta. in una targhetta incisa nella roccia:

KOMlll l!t ;J~Ja!ilt~


A'o;u /// //! Il
.t.OYAPIACHC bov '~1&011.; nicchia metri 0.25 X 0.21 ;
MHTPIOPEIA M17ieì 'Oeeiq, targa metri 0.28 X 0.1 O;
EYXHN ev1,l)v. lettere alte metri 0.02.
LE GROTTE SACHW DI I UVADJ.\ 551

~. - Sotto altra nicchietta, che parrebbe una piccola buc.1, prossima alla pri ma :

FA ~148

YPIA nicchietta met ri O.F> X 0.15; lettere alte 0.03.

H. - In alto circa tre metri, nella parete principnll', sovra stante alle grotte mi-
nori , in chiara e ben conservata scriUura:

C "PINA[ OIKONO 2.òi •tp/110.ç OlxoJ16-

MOCArAeO~:LYN~9 1110.:;'Llyo.t/oç 2.'v 1•an)-


MAT O[AnE/\EYeE ,uu.roç ~1ndt: 1>Dt:-
PO[EPMAIOYMAN (!O.:; 'E(J/WLOIJ/WV-

TOCTH8EQEYXHN Wç 0 /J (-1eijj t:V7,,l/>1,

lon fu possibile per l'altezza prendere le misure. Si noti l' 1 l er 11 i 11 L.ou[!1}JJ<1;.

4. - Sot(,o altra nicchietta, in basso, iscrizione illeggibile per corrosione. Si rico-


noscono le poche lettere seguenti:
6.
T O .. i'j EN
~E TPI
Ep
KEN
E Misura dell'epigrafe metri 0.23 X 0.28.

5. Nel pilastro fra la grotta di sinistra e la centrale, sopra una delle soli te nic -
chictte, in lettere molto corrose, quasi illeggibili :

THGEQ 'l/j eecp


KOYEPMAIOY xov './!,(!,11aw11-
EYXHN • · · · EÙl,/J !',

linea 2 t/// 'I xov, lllu.l&xov (?). Ofr. la iscrizione n. 7, linea 28·29.
?llisura metri 0.20 X 0.1 O.

6. Su altro pilastro fra la seconda e la terza g rotta, il seguen te frammento di


iscrizione, in lettere quasi illeggibili:

OYN •• , . • 0/IY

ANECTHKE dvioi17xt

7. - In un pilastro stalammitico, che sostiene il centro del voltone, diruto nella


sua parte piì.1 esterna, è incavata una delle solite nicchiette destinate alla

_J
552 G. ~IORETTI

statuetta della divinità. Alla sinistra e in alto della nicchietta è un nome;


alla destra, per tutta la sua altezza e per più che altrettanto, è incisa la
iscr izione che segue :

[~- J
LE GROTTE SACRE DI IUVADJÀ 553

T!l ill1F~[ei (?) linea I. 11 nesso f111l 11/I indurrebbe al sup-


Otr,1 lm7%6<p oettr,L plemento L1[ll1llUTfl[PI], ma benchè sia
TÒ ù.va<5( u)n}l)t011 ;w- questa l' epigrafe, oltre che più impor-
rto%tuaotv Otaooç tante anche più chiaramente scritta, a
:, r1ìmjc: {mOì'"ì'f.!a,u[1t]é-
tale supplemento va sostituito l'altro Tfl
111TITl!PI perchè nell' iscrizio11e n. 2 è
vot dexdhaatinJç E&-
fatta espressa dedica alla JIHTflP JQPEIA
.icoc: 'lb uh1011 ~&,aov
1

e anche in questa l'epiteto cli òeeio., il


bk Jlooéouç i1Iao6.-
fHaaoi; e l'&)1ao1n(Jewv non possono es-
xov lii/ /Il 011 MoUov sere riferiti che a Kybele.
10 A1rrloi ~J 'AgnlpetOt 'Exo.-
linee 6, 7. E&,uoi; 21.vm'.vou per E6.poi; .J:l.eTeépov
2avn Kn·oùi; ovf1' (???) come a linea 27 ?
M6J.17ç 'Acm(1 ).i16.l'ov
'Ano2J.w1•ioi;- linea 8. Moo éovç Mril>&zov; forse errore àel
lapicida per .lloUovç MaJ..,ixov come a
Ro1/{Jwç 1(Jox6)1-
linea 28 e 29.
t5 {Jw; 11lo1•cio1.o>'o[e:?]

1 fo(!axieòwc: linea 17. Il/// E /ti IOE per analogia con la


linea 27 fAPJ11f.Itll]10E.
~e]u(E,1]1oç J111 lii/
TO A arrfil>17ç
Il nome AIFO<.l?Af'OE EYIIATPOY in-
E //'/I 1/ Movoo.i- ciso in alto e a sinistra della nicchietta de-
:!J ov ,lfr1f.!%0t; stinata all' ù.v&01uia, benchè non seguito dalla
Koxx1/- solita formula votiva (cfr. nn. 1, 3, 5), è forse
1]oç 1'[!oiÀ- il solo che possa credersi dell'offerente. È in-
2oc: 6ew[ oweov ?] fatti l'unico che pare non faccia parte dell' i-
'<CITf] axt 1io.ouv scrizione di destra, le cui iniziali delle prime
' rwv
ex - tredici linee furono incise sul lato destro di
[lJ(M}wv quella specie di listello che gira intorno al-
E1l.,11oc: 'l1grt{.11ov
1' edicoletta: anche il senso dell'epigrafe, in-
fatti, non lo riguarda punto.
E&L11o]v òìç lilo-
Il Oto.aoç presieduto dall'àextOtaafri7ç aveva
J.~[ov]ç ,\fu.2<1.xov
preparato (xauoxeuaoev) l' àvaovr~etov alla lll17Teì
:ro <Ì(.>J.L,IU~Ol1/[ C:l Jh1- Oei'J (Kybele) e degli offerenti che lo compo·
T(.>Ì )O(e)[et1!] u;rl:·e
nevano seguono i nomi, descritti uno sotto
<1WTl/(!foC hn/- l'altro, u::royeyeap,1téi 01; nell' ultima parte del-
1

>Cllf,ti tUl_IJI'. 1' epigrafe è fatto il solo nome del primo sa-
cerdote (ù.gz1101oi17ç) ì..6.poç ~()Ttl,uov, il quale
(se 1AvTtfrov della linea 7 è per 'Aeretpov) pro-
babilmcnle è lo stesso ù.ezd:haoillF, che teneva i due u ffìci. ron sono citati i nomi
dei .i1varw, che por l'oggetto non aYevano im por tanza.
'. h•<L<51•u/ewv, che dalle ricerche potute fare è sembrato vocabolo del tutto inu-
sitato o as~ai raro, potrebbe significare l'insieme delle caverne, ridotto a santuario
70
654 O. MORETTI

della divinità: ma la circostanza certa che l'iscrizione (n. 7) è posteriore alla nic-
chietta destinata nel pilone centrale ad un àv6.011,11a, e, perciò, la preesistenza del
santuario, induce a supporre che questo àva"vn}l>toY dedicato dal Otaao<;, non sia che
uno dei vari recessi preparato piLt tardi a servizio del culto. Poichè l'interramento
por mancata formazione dell'hmnus non avvenne neppme di quel gr.tdino ancora
scope rto sul vivo della roccia dinanzi al pilastro centrale, gli o;getti mobili sacri
devono aver avuto facile dispersione pei dirupi sottostanti: non sono rimasti infatti
che i segni scarsi e rari fermati sulla roccia. Dai quali se è documentata l'esistenza
del santuario rupestre, non è possibile però rilevare da quale epoca vi fosse sorto
e fino a quale altra mantenuto. Solo i caratteri epigrafici ed ortografici delle iscri-
zioni e il loro contenuto possono assicurare che i devoti della Magna Mater accor-
sero lassù a fare offerte e preghiere ancora in età imperiale e che vi si mantennero
nei primi secoli dell'era volgare gli istituti principali del culto.

Grns1-:PPm MORETTI.

[
I llRSAR-DAGII MON'TAGNA DELLA FOR'fEZZA
PANEMOUTEICllOS ?

La prima ascensione a Hissar-Dagh era avvenuta per indicazione di Ahmed


Agà rn1malily il 29 luglio 1919, da Moskàr sul versante orientale del gruppo mon-
tagnoso rispondente sulla valle dell' Ak- Su 1 ; ascensione, se non lunga; oltremodo fa.
ticosa, che finisce sulla parte più alta della fo rtissima vetta. La via naturale per ac·
cedervi sarebbe, invece, nel lato opposto, da Giamilì e precisamente per Ghiaur-Ovasi,
luogo segnalato alla g uida Hagi Nicola da un turco e tenuto da noi per mèta della
prima escursione. Ma nelle informazioni, a Giamilì, era stato invece descritto come un
campo, a mezza costa del gruppo Hissar-Dagh: difatti è l' unico ripiano, nella salita
della montagna, sgombro di alberi con un pozzo nel mezzo. La via è asprissima
pe r arri varo fin lì; per salire poi più in su, bisogna rinunziare anche alla cavalca·
tura e rassegnarsi a fare da due a tre chilometri sempre stretLi nel viluppo dei rami
d'albero per evitare cadute pericolose. La roccia di tutto il g rupro orog rafico è
in fatti così poco resistente all'azione dell'acqua o del gelo, che presso Moskàr, tra
la prima g ita fatta il 29 luglio e questa seconda (quando, sperimentata troppo pe-
ricolosa la salita per Ghiaur - Ovasì, risalimmo il secondo giorno la v ia piì1 lunga
di Moskàr) fatta il 12 settembre, era avvenuto il crollo di un massiccio così enorme
che aveva mutato forma, in quel punto della montagna, a un tratto del fianco.
Le rovine della grande città antica sono disfatte al segno che dei muri non
si vedono più che la rghe e lunghe massicciate di pietrisco. Le poche e piccole fo.
tografie, che si poterono fare, presentano perciò soltanto lo stato miserevole di un
colossale sistema di fortificaz ioni (fig. 1, 2 e 3); qualcuna il tracciato di torrioni e ba-
stioni poderosi (fig . 4 e 7), alt re le sole due o tre assise di piet.re, ancora composte, dei
muri di non si sa quali edifid (fig. 5 e 6). Dell'interno della città, che aveva più
chilometri di perimetro, non resta più nulla: si vede invece nitida la struttura,
particolarmente forte, della montagna con accenni della pianta segna ta dalle ma-

' VcJi l:i por1icolare descrizione di <1ucst3 ascensione > p. 51 0-SU .

_J
1)5() G. MORETTI

cerie dei muri decomposti e caduti su se stessi. Dalle due colline, che costitui-
vano l'acropoli e si elevano ai capi della linea di displuvio, oltre a Lutto l'altipiano,
dove sorgeva l'abitato, si domina ad est la valle dell'Ak-Su, su cui la china
precipita con asprissimo scoscendimento, a sud e ad ovo3L la pianura della Pan-
fì!ia sino alle catone della L icia, a nord le vicino giogaie do! Tauro, alle cui pro-
paggini inferiori di lndagh (la montagna della g rot.t.a) Ilissar-Dagh è congiunto
per le colline di Giamilì. Da quelle vette l'area della cit.Là si stendeva ver30 mez-
zogiorno e verso occ idente sopra un piano fo rtemente inclinaLo, terminante con
Lrc sporLi naLurali sui quali sorgevano altrettanto podero:;i i bast.ion i dell' architeL-

t•ro. 1 - LA VETTA PIÙ ALTA GIÀ OCCUPATA DA ux TOIHllONIJ:.

t.ura militare. Il tracciato della città si può, in buona parte, seguire sulle colline
pili elevate, sui ciglioni più a picco e sui tro avancorpi colossali verso la pianura
e le valli (fig. 7). Questi bastioni natura li e la mole, cho ogni modesta immagi-
nazione può idealmente ricostruire sulle macere larghe 8-10 metri dei muri che vi
sorgevano, sono i segni pit1 evidenti ed espressivi della potenza che ebbe quel-
l'antica città.
L'unico frammento di lapide, che fu u,;ata in un sepolcro del cimitero turco
presso la moschea di Giamilì e che soltanto per ragione topografìca potrebbe essere
supposta in rapporto con la città scomparsa, non offre, specialmente allo stato mu-
tilo in cui si trova, alcun particolare interesse :

[
PIO , ~_ l/IAXCO DEL
• LA VE?TA PIÙ ALTA • U.SO OEl UASTJ OSI
, NATl.llALI PI\'.' BASSI • l i ONTI DI PlSIOL\,

PIG. 3_ DETRITI DE[ llU Hl DI 110 RTIPIOAZIONlil.

-'
BIG. -l - ORYA DI TORRIONfl SULLA VBTTA l'IÙ ALTA.

PIG. 5 - ASSISE DI MVIII DI EOI PIOI MONUMENTALI,


l'IO. 6- RUDERO 01 UN EOIPIOIO MONIJMCNTAl.f:.

P IO. 7 - I RASTIONI NATURAi.i INFF.RIORI GIÀ PORTIPIOATI.


5 fì0 O. MORETTI

I 0 E I 11/" //.' dht I I ////


..lEP02:KA /////I/ <~f(!Oç xm[1ìi•-
I A 1\ T i ~gt ]<.ln1
/, H P Q X A lii// / I lii/I 'J!!<:> zr.l·
p I \

altezza metri 0.56, larghezza metri 0.30.


Ma per un gruppo, che ha tanta importanza topografica e così valida struttura
naturnle, e conserva orme di così potenti opere difensive, non può mancare il desi-
derio di tentare l'ipotesi su qualche nome erratico della tradizione.
Il Rott' osserva che il Synecdenius di .llierocles colloca fra Krèmna e Ar i assò .~
la città episcopale di llcwe.llovreZzoç; il Ramsay cercando di determinarne la situa-
zione la p:.lne al passaggi0 dalla Panfì lia alla parto centrale del territorio della
Pi sidia, e aggiunge che come il passo occidentale è quello di Ariassòs 2 , il passaggio
orientale non può essere che quello di Panemoitleichos. 'l'entando poi di fare ] 'as-
segnazione di questo nome a un determinato nucleo di rovine, che doveva essere in
quel distretto, e di completare così con Krèmna, Ariassòs, Attalea il numero dei
quattro vescovati, che l'Oriente cristiano vi a"eva istituiti 3, fu indotto a supporre
che I<retopolis, la quale non figura nella lista della Chiesa, ma sorse presso TCÌ om•à
ul i re[!Ì u)v Y.aJ..ou,ain7v r.i.~twr.a ', avesse il nome di Prm emou,teichos o che i due nomi
corrispondessero a due immediate adiacenze:..
La scoperta delle orme (non piL1 neppure rovine) dell' antica ciltà sulla cima
di Ilissar-Dagh può forse dar luogo a una pit1 esatta assegnazione del nome del-
l'antica sede vescovile. Esse difatti non corrispondono soltanto alla situazione geo-
grafica nella quale il Ramsay, con la competenza che ha, cercò il miglior modo di
collocarla, ma a tutte le altre condizioni topografiche storiche e monumentali che
emergono dalle frammentar ie notizie di Panemou,teichos.
Al passaggio orientale dalla Panfìlia alla Pisidia la situazione di Hissar-Dagh
corrisponde, perehè tutto il g ruppo rnontngnoso è u n forte staccato sullo sbocco della
via, per la quale da Giamilì si saliva in antico, e si sale anche oggi, al distretto
di Millì, eh~ è il nome conservato di <]uell'anLica Miliade, nel cui territorio pare fosse
compresa la città di A riassòs ~. Se nessun riscontro storico hanno potuto offrire i
resti di l lissar-Dagh è ct>rto che le poche assise di pietre, ancora visibili, di edifici,
e la estensione e la presumibile solidità di quella rocca forte furono greche, in ori-
gine, di costruzione e di mole.
L'atte ndibilità dell'ipotesi che le rovine di Tlissar-Da.gh siano quelle di Panf>-
mouleichos acquista attendibilità maggiore dalla conservazione del significato dd
nomo greco in quello turco. Panemouleichos, la città che ùÌ è nota per le :>ue
1
Uc11-r1 " let11asiali1tl,,. JJelllilfU7it-r , p. ~8. l.iA/f' 1/r r 1''1/l'r 11,., K ou:i/1, t•ou :UU, in By%ant. 7..t il1rl1 ri t
1

1 l.."G~OHO\S.r , Sl<ildl' l'a mpliy/ien' U lld Pit idit11t, po~, Xli, (1003) p. lii.
H () 130 ; l'AR llHM e llOllANtLLI , lliu rclte 11rll' Anatolia mr- • V, 7! , ,\,
1'0 1111io.
1·/d1on11le, in Nonr11n111li Anliclti dt'i Li'lcei, voi. XXIII, p. 6llA>"A'• in Amrrira11 Journal, t &lS, p. '? 6: r ... ci llocr
~.\t -!H:. h\ O uu 1h' s for 0110 ci i~ . or l\\o 11eigh bori ui; p aces • .
• Gt 11tn, 1:1•oyra plt. u11d 0 11oma1. llemtr k1t1l!)l'n :iu der • l'Al\1111'\I e ll OWA\f 1,1.1 , llir1·rclie •ri·.,
p. ~43.
HISSAR-DAGH = ~ONTAGNA DE J, LA FORTEZZ A - PA NEllOUTEICHOS? 561

monete greche 1, come Abonoteichos e Gordiouteichos 2 ha, nel suo costrutto, il


significato di ar:r :i e i Turchi traducendo tale significato nella lingua loro, chiama-
rono il monte, forse non più abitato, Hissar-Dagh, la montagna della fortezza.
Della sua vita e della sua preminenza come sede episcopale, in età cristiana, in
cui mantenne l'antico nome, non è conservalo alcun segno fra le rovine, se non si
vuol vedere in un piccolo recinto absidato di pochi metri (''· fig. 8) e in un diruto
eremo aggrappato sopra un massic:cio inaccessibile del fianco nord-est 1 o, in opposto
senso, nella totale distruzione, che potrebbero con maggiore accanimento averne fatto
i 'I'urchi, come delle altre sedi episcopali, a dispregio della sua maggiore importanza

FJG. 8- AVANZO DI PICCObO ~Dlb'JOIO AllS!DA'l'O.

religiosa. Un sogno però deYono averlo lasciato, senza volerlo e saperlo, nella loro
stessa toponomastica. Quel campicello a mezza costa della montagna detto dai Turchi
Ghiau,1·-0vasì, se ò attendibile l'identificazione delle rovine in quelle di Panemou-
teichos, assume oggi valore di riconoscimento nel suo storico significato di " Pia-
nura dei Cristiani » .
GIUSEPPE MORE TTI.

1 Catalog1u 01 lht Gruk Coin1 o( Lycia , l'a111phylia 1111d lfo'!k.,r. ,,.Jemmo lt! dirulo rareli cli un piccolo edificio rell an·
l'i1idia ( tl!'ai), I'· XCIX, ( Pisidia) l'an•mo1t1eicho1. golarc, a C'Ui, rer l",11Hi.l d\!113 rircrca, \'"ana fino allora , sospet .
t Ron, o. '·· I'· ~; S IUTll, /Jictionary o( r;rul a11d ta111nao in un primo monH•nlo t'hr .;;i riferisse t• iodicazionP
t:oma n CrograpJ.y, •ol. I , p. S e 10 05. dala ,IJJ 'ec·chin turco Aci lfagi Nicola. ~l a una più a llen ta os-
• Ht1a11r111 Cratcat l.ing11ar ab llEs n1co Sn1•11ASO c11n- ~er,·azionc e ron.;1Jera1i 1nc ridus,.ero il dubbio alla più modesta
11ruttu1, al 'or. no.t ·t.1101111ìlot : • · ··· · no111en loci Pampl1~liae ma piu •llc11d1hilo irote•i rhe i resi i d i •111ell"edificio e per le
.apud ll oerorl. I'· Obi.. ....• Teìzo; aulcm n h• c compo;itione proporzioni o por I' ubit 11ion... , (o..,,cro di un eremo crist iano.
arcem noh.t •. Qu ando rh•idi pi 1 U rtli, nel ... ou embre, quei muri. l'allendi·
• F in da lla prima ascensione f•ll a insieme al Console di hili tìt dol i' i rote~i 111i pane 111a~giore.
Ad ..dia, r irando da Giam ilì, a mena c o~ta di lli ssar-D3t;ll, ver~o

i l
------ - -·-
R. RCUOLA ARCI-IEOLOGICA l'rALJANA IN ATENE
ATTI DELLA SCUOLA

(1928 - 1924)

A:-1:-10 1922-1923. - Sono stati allie''i della cuola il cui tipo si ricoll<'ga a quello dell'Artemide di Ostia,
dott. Giulio .facopich ed Emilia Zalapy, alunni ciel ora nel ~lu<co :\azionale delle Terme in Roma .
ter-.f.o anno della Scuola di Archeologia cli Roma, i Alle soli!<' <''('Ut.,.ioni i1wernali nell"Attica. al bre,·e
dott. Gilbcrt Ragnoni e Doro Le,·i, che, allie\•i già ,·iaggio ncll"ArgolidC' cl11l 2 al 5 aprile, al quale, dal
della Scuola cli Atene nel precedente anno 1921-1922. 5 al 18 aprile, gli allie,·i fe<>ero seguire il giro del Pelo·
avernno ottenuto la proroga della borsa di studio, ponne;;o, aggiungemmo dal 18 al 26 aprile una più
lo clott. i\Iaria Caianicllo e Gina Reggiani riuscite ,.in. lunga sosta in Olimpit\ e in Dclfi per studiarne i san-
citrici nel concorso per la Scuola di Atene bandito tuari e i musei. Altd '' iaggi fecero gli allievi nella
per l'anno 1922-192:3. Reozin. in Creta, ne lle C'iclacli.
Nel corso di topografia ateniese illustrai i monumenti Com pil'i csplornzioni llrC'hcologiche con gli allievi
dell'Acropoli e d elle sue pendici e quelli della parte clou. Bagnani, .Jnc·opiC' h, l,c,ri, nelle isole di Sira
bassn. delln città n nord di essa dalla porta del Di- (3 gen na io). 8nntorino (5- 12 gennaio), Tino (9-14 aprile),
pylon s iM a lla, Biblioteca di Adria no, cioè in complesso Lcmno ( ·~· I :l maggio), l;cm·panto ( 12-23 gi ugno). Da
d i tuttii l'agorà g1·e ca e roma na. In q ueste lezioni ebbi Lemno pass1u nmo 1d Monte Athos dove rimanemmo
occasione di esaminllre anche le sculture architetto- clnl 13 al 17 muggio.
nic he degli edifici prcpcrsiani dell'Acropoli, dcl .Pal'tc. L1~ 8cuo ln. ha fotto s('avi in Atene dal 5 al 24 feb bra io,
none. dcl tC'mpio e della balaustrata di Athena Nike, in Scarpnnto dal l.J al :JO giugno, in 1'ino d al 22 al
dcli ' grcttco, della scena del teatro, del cosiddetto 29 lug lio. In Atene furono C'O ntinuate le ricerche dello
'rh eseion, ma a lla scultura dedicai poi un particolare stato prcistol'Ìc·o su lla pendice meridionale dell'A.
corso che ebbe per oggetto l'anatomia nell'arte antica. ero poli : Re C'SS<' riui;cirono infruttuose in tutta quella
Nelle esercitazioni settimanali compiute nei musei part<' di terreno che dnl porti<'o eletto di Eumene si
con gli allievi abbiamo trattato della ceramica prei- titencle Rino 11lla l'OCt:ia. dettero invece un note,·ole
storica, ellaclica. cielacli<.'a e tessalica, delle stele delle rcsullato per una groUic<'lla cd un riparo che si aprono
tombe reali di Micene. delle metope dcl tempio di nella roccia sle,;sa al disopra dcl santuario cli Asclepio.
Thermos, delle sculture dei frontoni del tempio di Furono qui tro,·ati cocci neolitici di impasto, alcuni
Epidauro. delle stele funerarie ateniesi di età romana. con costolatura a rilie,·o e con decorazione incisa. col-
e elci i!Qrcofagi greci della medesima età. telli e strumenti cli os.•idiann, e due oggetti assai rari,
Un'adunanza scientifica fu tenuta il 15 marzo e in un c·oltellino di S<'l<'c ancora fissato nel suo manico
essa il clott. Levi parlò degli sca,·i che erano stati d'osso e una ,·ah·n cli o~trica con tracce di ocra rossa.
C'Ompiuti nell'anno precedente dalla Scuola in Coo, La cronologia relnth·a cli questo ~trato preistorico è
particolarmente nella grotta di Aspri Petrn, e in l'ar. stata data dalll~ pl'csenza cli alcuni frammenti di cera-
salo nell'antro detto delle Ninfe, e il dott. Bagnani mi ca ciclaclioa nel ingubbiatura bianco-crnma. Non v'è
illustrò una statua di Artemide del Museo d ella Canea certo da porre un distacco netto d i civiltà tra queste

....J
dimore nella roc•<'ia e labitazione eneolitica tro,·ata ma llj.!l(iunsi 1rnthe nel ~lusco Xazionale alcune lezioni
nel pt"<'<'edrnte anno •mila pendice, dietro il portic·o sull,• ol'i)!ini dC'lla 'cultura j.!IX'<'a.
dt'tto di l~umene. ma una minore antichità di quest"ul· :\'C'llC' <'s<'rC'itazioni hdtimnnali compiute nei musei
timn t>embra indi<'ata dalla presenza della <'CramiNl con j.!li nllit•,·i abbiamo studiato l'Athcnn di Endoi0--;,
pii1 tarda d(•( ti po di 8esclo. la base di -'l11ntinca. gli l~rmeli di Aigion . di Andro
Lo hcnrn di ~carpanlo fu compi uto nel luo/:(o del· e di i\t11 l11nlc-. 1\ qu<•sk agi:iungcrnrno un'esercitazione
l'nnlicn Adrnscia 8ulla costa occidentale dell'isola. llulk• C'piwnfì dc-i st•gi:i del teatro cli Dioniso in A tene.
Non si palcsarnno promettenti i saggi fatti sull'acropo li l'n'adunanz1i sc·ientilka fu tenuta il 27 marzo cd
dC'lla <'iltìt greca a causa de ll'affiorarvi della roccir~ e in rs~a il doU. Uiulio ./twopich illustrò i mosaici e le
dt'llti rimesco lanzii dcl poco materiale, in vece pa r ve is(·1·izioni dC'llii c-h iC'sit d1e ent Rtata scM•atit in Scar.
opportu no 1·imcllet't' a llii luce il p<H·imcnto a mosaico pn 11 to l'anno p1·ctcdcnlc.
di una vasta c-l1ie8a c·1·istiana di for ma basilica!(' con Olt1·c a llC' solite escursion i inverna li nell'Attica fa.
abside-. che si trova vicino a lla ch iesetta d i S. i-;ofìa c·emmo da l 7 u l IO aprile il \'iaggio dcll'Argolide dopo
nel modcn10 C'inl itero di Arkassa. Questo r ie('o t' pol i. il qu11 lc• gli 11llit'\'i pros<'g uirono per il g ir o de l .Pclo-
cromo pu\•imento a mosaico pN i suoi moti,·i decorati"i ponm•so, d<'llfl l<'oC'idc e della Beoz ia. ma ci ritr·o,·ammo
Ai ricolleµa all'arte orientnle, forse della Siria. Da una i11si('mc• in O li111pi<l e in JJelii dal 24 al 27 aprile e dal
iscrizione• ins<'rita nel mosaico stesso dinanzi alla portit I 111 7 n111i.:i;io. N('l maggio e nei mesi seguenti gli allievi
principnlc che ronduce dall'atrio al narthex Riapprende furono inoltre n Oelo. in Creta e a Rodi.
che In chiesa era dedicata a, . Anastasia e che il luogo Compiri <'splomzioni arC'heologiche nell'isoln cli Ci-
rra ~tato ornato dal ,·eseo,·o Ciro e dal de,·oto clero. l<'rll ( 12- Ili npril<') <' rwlla parte meridionale dcll'Eubea
L'iscrizione d da anC'11r il nome dt'i mosaisti Giorgio e (2 1-2(i mnJ!~io) ton il doti. Jacopich. nelle isole di
C:<><nrn. Altri due mo:.ai;,ti. )rartirio e Faustino. -;0110 8C'rifo <' di ('imolu (:l-1 1 luglio) con il dott. Zancani.
ricordati in altra iscrizione del narthex. È note,·ole l.n S<·uuln ha c·ontinuato dal 2 nl 7 giugno le sue
poi che nelratrio è tornato alla luce al disotto di questo in\'('<til(nzioni nrllo stmlo prcistoril'o delle pendici
mo"nito un altro mo,-aico la cui di,·enm di1·t'zionl' fa dell',\c·ropoli H'11,·1111do ~ino nl piano della rOC'cin la
~upporrc 1111che una di,·ersa orientazione dcl pa \·i mento grnnde grotta che 'i apre nelln sua parete orientale.
!' quindi della d1it'~a. I' da una sua iscrizione resulta mo <'"ti non ha rc<lituito nc'ancbc In pii1 piccola testi.
chc fattore' dc•llc opere è un altro Yesco,·o Alypos. monianzn <'lw fm.•e stata nbitat11 in età neolitica ed
L'arlr dcl mosaito e il nome stesso della santa. il cui cncolilil'a al pari della grotticella e del riparo del lato
t·ulto fu in grandt' onor<' al tempo di Anastasio I, !'im. mcridiunrdt• <'splo1·ati nel preC'edcnte nnno.
mediato predcc•t•"so1·e di Giustino, fanno riportare a Hrt:vi saggi. pt:1· in<'al'ico della Hcuola. fecero in Hodi
Qtt<'~l'c•pocrt. <'io<' nl Yo)gere dal V a l VI secolo, lit prinrn ~lnl I H nl 2 1 ago>1to il do tt. Marcon i in località ìlfar-
oost rnz ionc de lla chic~a. mal'ià presso Tritrnda dove era stata segnalata la pre-
Presso il villr\gg io di Kardianì in T ino furono sco. scnzn di muri <' fors<' di tombe, e i l dott. Zancani
por te a lc une tombe a inumn7.ione di una necropoli dal 21i nl :lO ngosto ~u ll 'acropo li d i l~ri mocastro presso
geometl'icn. I \'/\si l'it1·0,•at i e gli altri oggetti de lla sup- ('11 ll il<•11, unn drlle poche ac ropo li murate dell'isola e
pr ll cttilc (fibule in ùronzo. anelli , orecchi n i a spira- I<' t·ui muni sc111br11110 risitlil'e a ll 'epoca m icenea.•
leltr, pugnalrtti di krro) lit fanno datare tra n· 111 <' Pt:r i1w11rieo 'dc- Il a i'icuola durante i mesi di maggio
il \' I I ~ecolo a. Cr. (Cronaca delle Belle Arti in Boli. e i.:iugno il dott. l,('vi condusse una lu11ga campagna
d',-lrll', 1!)21 - 1925, p. 77-93). di 1;<·1wi in ('rrta sollo le ultime propaggini meridionali
A~'o 1!>2:3-192.i. - È stata rinno,·ata, in ·questo dei )lonti L<'i-siti. sul <'olle dcl Profeta Elia in un ter·
11n110 la bor-«i di bludio al dott. Giulio Jacopich e Rono ritorio nrl qunl<' erano stabilite ancora in tempi clas.
stati <·on lui allie\'i della Scuola la dott. Jole 130\'io e sic·i C'd <'llC'ni•tki tribi1 nrcnd icbe, che probabilmente
il doli. Pirro :\fa1x-oni. alunni del ter-.o anno della 8cuol11 erano 'enutC' in Creta e-on lt' prime migrazioni greche.
di ,\rcheologia di Homa. <' il dott. Domenico Znncani In Nà ,toric·a QU<'•le popol11zioni battevano moneta
riu,cito <:im·itol't' nel concorso per la ~cuoia di Atene propria rol nomr di Arkad<'~. Tn Yetta al colle si è
bnndito per ranno 1923-1924. Inoltre fu ag2rcgato trornlo un piccolo fortilizio di forma trapezoidale e
alla :->cuoia ix-r studi M•lla ci,·iltà cretc.sc-micene11 c C'On piceol<' torri rotonde ni:l i angoli e sulle pendici
per '<'a,·i nell'isola di Creta l'allie,·o 11nzi11no doli. orientali di <''SO si ~tendernno le- abitazioni della città.
Doro Le' i. -'la i mn)!giori rt>sultati ~i sono ottenuti dallo sca ,.o di
1'\cl co1.,,o di topografia ateniese trattai dei monumenti unn parte delht necropoli che si tro,·ani sulla pendice
dell'Acropo li, dell'Areopago. del quattierc • cn Limnai!\ occ·idrntalc d<'I <·olle. Lit n<'cropoli oomprendern me-
della Pnice. Questo corso mi dette occasione 1td illu- scolat i r contl'mporanei i due riti clh-ersi di seppelli·
strnre grnn pnrtC' delle sculture del :\Iuseo dell'Acropoli m('11to nel inurnazion<' e it rrpmazione. Sulla. sola. ter-
.ATTI DEJ,J,A SCUOLA 565

razza principale della necropoli si scoprirono oltre 160 vasi agli elelll('nti geometrici si associano singolari
ossuarì. L'ossuario in generale e ra costituito d11 un'urna motivi della t·nrnontata civiltà cretese, come figure
cil indrica in terracotta, solo di mdo da un bacino di cli an imali. di Grifi e di Sfingi, che del resto passarono
bronzo, cd era ricoperto da un vaso d i solito a tronco in eredità anche all'arte orientalizzante: in altri rnsi
di cono ro,·esciato. Dentro rossuario insieme alle ossa invece, soprall 1tto in uno C'On scena figurata, si sente
combuste Yenivano deposti solo due piccoli vasi mentre già lo spirito originale dell'arte greca. Insieme alla
altri erano co llocati al di fuori. Accanto alle tombe ceramica sono stati raccolti a11che alcuni ornamenti
a pilhos vi erano delle tombe i~ tholos deri"ate dal cl i oro e di argclllo e utensi li e armi in br·on1.o e in feno.
tipo miceneo. ma di dimensioni aRSai ridotte, per sep- La presenza cli vasi protcx:orinzi e di oggetti dello stile
pellimenti molteplici. :l\clla pii1 grande che avc,·a circa orientalizzante fanno collcx:arc in complcs.-<o la necro-
4 metri di diametro e tre di altezza erano itmmuc- poli verso l'V ll [.\'II secolo n. Cr.
chiati pii1 d i 350 1•asi. . Alt ri scavi in Grecia non poterono essere compiuti
0

Nessuna differenza di suppellettile Y è tra i due tipi durante l'anno pcrchè si attendeva la. concessione eia.
di tombe. Lin gran numero di vasi ha semplice ornamen- lungo tempo richiesta degli scavi di Lemno.
tazione geometrica, ma accanto a questi compaiono
A l,ESSANDRO DKLLA SETA.
con altrettanta frequenza i vasi protocorinzi. In alcun i
I
ELENCO DELLE TAVOLE
I - A. MAIURI - Rhyton della tomba IV e altro della tomba VI e decorazione
dell'anfora della tomba IV, n. 1.
II ID. Anfora della tomba XV, n. 2.
III ID. Anfora della tomba XX VII, n. 6.
IV ID. Oinochoe della tomba XXXr, n. 9; Idoletto della tomba XL,
n. 2; Idoletto frammentato della tomba XXI, n. 48 ; Ido-
letto della tomba XXX V, n. 27.
V - B. PACE - Strade romane della Panfilia, Pisidia e Licaonia.

ELENCO DELLE FIGURE r EL TESTO


Ir, PRITANEO E LA THOLOS 01 ATrn~E

I. Cretula di Cuosso con due tori incedenti sopra un altare . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

L'ANTRO DELLE NINFE E DI PAN A FARSALO JN T BJSSAGLIA

J. L'ingresso della grotta e la terrazza ai suoi l O. Statucttn femmini le seclut..'i. . . . . . . . . . . . . . . . 34


piedi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 1 1. Tcstn fcmmi11i l<' n 1·caica, pl'ospetto . . . . . . . . 34
2. L' ingl'csso dell'antl'o e la gradinata d'accesso 28 I J .a. 'l'cstn f<'mminile a l'cai<'a, profilo . . . . . . . . . . 34
3. L'ing ..esso dell'a ntro dall'es terno . . . . . . . . . . . . 28 12. Partc s uperiore cli grande tes ta. femminile
~. Isc rizione s ulla roccia all'ingresso dell'antro 29 eon s tc pharw . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
5 . lngresso dell'antro dall'interno e ,·ista della 1:3. Tes ta femmini le' ciel lV sec. a. Cr. . . . . . . . . 35
pianura tessalica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 14. \'otto fcmminilo cli stile ellenistico . . . . . . . . 35
6. Pianta d ell'an tro... .......... ........ . .. .. 31 JJ. Piccola testa di Dioniso . . . . . . . . . . . . . . • . . . 35
7. Piccole lekytboi votive .. .. . .. .. .. . . .. . .. .. 32 16. F rammento di protome arcaica . . . . . . . . . . 35
7-a P <'ndaglieUo di bronzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 li. Part<' superiore di statuetta femminile . . . . 36
i-b Anello di bronzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 18 . Parte superiore di testa fenuninilc . . . . . . . . 36
7-c Gancio di cintura in bronzo . . . . . . . . . . . . . . 33 19-a-c. J"ramm<'nti di ,·olti femminili . . . . . . . . . . 36
i-d Orlo di \'llSO di lamina in bronzo . . . . . . . . 33 20. P arte sup<'rior(' di l<'~ta femminile . . . . . . . . 36
i-e Moneta di bronzo di Antigono Gonata . . . . 33 21-2:3. Piccole teste femminili . . . . . . . . . . . . . . . . 36
7-/ J<'usarola di terracotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 24. .Frammento di nltorilic,·o <'On testa maschile 37
8. Rozzi idoletti di terracotta . . . . . . . . . . . . . . . . 33 25. Frammento cli tavoletta ,·otiva con fìg . femm. 3i
9. ~'rammenti di pinakes votivi arcaici con figuro 26.27. l'rarnnwnti di l!wolettc ,·oth·e con testa.
femminili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 fomminilr . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

[ _J
-

568 ELENCO DELLE FIG URE NEL TESTO

28. Parte inferiore di testa silenica 3i :39-40. 'tatuette acefale di giovane nudo . . . . . . 39
28-a Parte inferiore di testa silcnica . . . . . . . . . . :n 4 L. Statuetta acefala, forse maschile . . . . . . . . . . 39
29. Frammento cli t.a voletta fittile ~on figura 42. Statuetta di bambino nppoggillto ad una lìg ura
femminile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3i femminile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
:30. 8tatuetta d i idrofoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . :n 4:t Busto di Pan che s110111i il doppio flauto . . . 40
31. Pnrle infC'riore di statuetta di idrofora 38 44. Torso di Pan che suo1111 la siringa . . . . . . . . 40
32. Parte supC'riore di figura femminile con cer. 1.5. Frammento di statuetta di Pan che suona la
biatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 siringa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
33-33a. Torso di statuetta ammantata ... .... . 38 46. Framment.o di rilievo con m1rno protesa . ... 40
34. Rilievo con figura seduta che regge un calice' 3 4i . .Frammento di rilic,·o con mano . . . . . . . . . . 41
35. P111'te supcl'iore di !Statuetta femm inile distesti 38 48. Frammento di rilievo con ruota di carro 41
36. 'Frammento di figura ammantata ......... . 39 19. Brac<>ino di bambola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
3i. Parte inferiore di figura. femminile corrente 39 50. Orecchino a ro$etta in terracotta . . . . . . • . . . 4l
38. Statuetta di giovane nudo . . . . . . . . . . . . . . . . 39 5 I. Colombe in tcrmcotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

FERMENIA (KY'rHNOS-TrrnR M.JÀ)

l. Lo ~temma Gozzaclini nella chiesa di , . Saba 54. 10. S. Giorgio - Chiesa cli S. Giorgio . . . . . . . . 67
2. Il pluteo cli * Thcolòkos . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 11. S. )~liii - Chicsit di S. J~lia . . . . . . . . . . • . . . 68
3. * \'eliclhi Chiesa di S. )lichele . . . . . . • . . . 63 12. * Pròdhromos - Convento ............. . 69
4. * Nikos - Chiesa de lla ì\(aclonna . . . . . . • . . . 64 13. * ,\Jiljès - C'onvento .. .. . . ... . . ... ..... . 70
5. L'aquila bizantina di * Nlkos . . . . . . . . . . . . . . 6-! 14. * l\fe~urjà - Icone della chicsn di S. Giovanni 73
6. I marmi cli Xlkos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 15. * Ktislro - L'altura \"ista da oriente . . . . . . i8
i. * Pl'òclhromos - Chiesa. di :;;. Giovanni . . . . 65 16. * Kà;itro - L'i nterno della chiesa 79
8. Strnlilàtisa Chiesa della )ladonn11 66 17. * Kiist ro - La porta ' ·ista d11 fuori . . . . . . 79
9. * Flnmburjanì - ChiC'sa della .\ladonna . . . . 6i 18. * Ka:slro - Ln porta ,·ista <la dentro O

JALISOS
SCAVI DELLA M1sSIONE AnOHEOLOGICA ITALIANA A Rom - (Parte I e II)
l. Le c·o11in<' di J\Ioschu e Jlfacri\, Vunn r·a nella 12. Coppa a calice, n. 11 -2 .. .. . • . . .. . . . • . . .. !)7
pianura di Trianda ...... . ..... .... ....... . 6 13. Coppa, Il. 13 .... .. ...... .. , . . . . . . . . . . . . . 97
2. Necropoli micenea della collina di .\loschu 14. Coppa, n. J.1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
Vunara 88 15. Spade ed arm i in brom;o, n. 18-21 . . . . • . . . 98
TO.\IllA T. 16. Yerga di piombo, n. 22 .. . . . . . . . . . . . . . . . . 99
L7. Collano e pendagli, n. 24-5........ . • . . . . .. . 99
3. Discoprirnenlo della tomba I. sulla collina 18. Collane in pasta vitrea .................. JOO
cli ) !aera Yunnra ..... .......... .... .... .. . 89 19. Pendagli .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . IOI
4. Frammento, n. l. .. . ............. ...... .. . 90
'l'O~lllA V.
5. Fmmmento di piccolo rhyton, n. 2 ..... . . . 91
6. Frammento della base di un cratere, n. 3 .. 91 20. Cratere .. . ···· · ........ ............... . 102
TO)lBA LII. 2l. P rochoo .... .. ..... ... .. .... ........... . 10:1

TO)IBA \'I.
i. Parte superiore di un'anfora . . . . • . . . . . . . . . 92
8. CralC're. n. 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 22. .Discopr·imento di '' asi 10 1
ToM:sA n·. 23. Apertura della tomba 105
24. ' "aso a freppiedc con manico rastremato. n. 8 106
9. Grande anfora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94
'l'omu V I r.
LO. Anforone da acqua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9J
l J. Oinoc hoc . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . 96 25. Gruppo cli grandi vasi 111 momento clel111 sco-

_J
ELENCO DELLlil F I OUHlil NEL TESTO 51l9

per ta. della, tomba. , . • ..... . . . ... • .... . • .. . 107 'l'OMIJA XXTV.
26. Anfora, n. J .............. ... . .... ...... 108
27. Pa.1·te superiore dC\lla gl'ando anfora., n . I .. 109 G6. Anfora, n. 2 146
28. Anforoni delle tombo VH e XXVUT, n. 5 109 67. Tazza, n. 3 147
29. Particolare dell'anfora, n. 4 . . . . ........... J IO
T OMBA XXV.
30. Coppe, n. 6-7 ............................ J 10
31. De<:orazione della coppa. n. H...... .. ..... I 11 (; . Anforetta in bucchero rwro, n. 6 . . . . . . . . . . 148

...
32. Punta di lancia, n. 10 . . . . . . . . . . . . . . • . . . lII H9. Collanina, n. 8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148

TOMJIA IX. ToMoA xxn.


33. Armi in bronzo, n. 5-7 . • .. . .. • . . .. ... ..... 11:3 70. Coltello cd affilatoio 149
71. Elementi di collan11, 149
TOMBA X.
T0)1J3A XXVII.
34. Vaso, n. l . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . J l ·I.
35. Grande anfora d<'<'Ol'llla cli bugne a rilievo, n. 2 l 15 72. Scma t-0mbale 150
36. Anfore, n. :l-4 .. .. . .. .. .. .. . .. .. . .. .. .. . I](; 7:3. HJOCCO d'architrM'C . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150
37. Gruppo di "asi, n. i>. i-1 I ........ . ..... .. I 17 71. Crande cratere, n. 4 .................... . 151
7•'J. Cratere, n. 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152
TO)IBA XYIT.
il>. Punta di lancia. colt<-lli e frC't•dolilla. n. 13-6 153
38. Il copioso corredo di ,.a8i della tomba . . . . . 118 '1'0~111A XX\'Ill.
39. Anfore, n. 2-3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l l!l
40. Vaso, n. 14 ................. .. . •.. ... • .. 121 7i. Decorazione dell'anfora, li. l ...... . ....... 154
41. Vasi ollari, n. 15, I !) . ..... • ....••... . • ... 122 78. Vaso a fiaschetta, n. 7 ............ . . . .... 154
42. Tipi di calatho i t' pyxis . . .. .... . . .. . .. . .. 123 79. Oinochoe dell11 tomba XX \1 11. 11. 5 e XXVIII,
43. Gruppo di vnsi ........... . .. . .. . .... . ... 1 2~ Il. 10 . . . .... .. . . .... .. . . .............. . . . . 155
44. Due brocchcUc ccl una ollC'tta ..... . .... .. . 125 80. BicC"hierc, n . J 1 . . . . . • • . . . . . . . . . . . . . . . . . . 156
45. lmpugnatura di pup;nale, n. 66 . . . . . . . . . . . J 2(; 81. Bicchiere. n. 12 ....... ................ ... 156
46. Gemma della lom ba XXI. n. 50 . . . . . • . . . . l 2(i 82. C'olJana. n. 22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157
47. Cilindro ................................. I 27 T O)IBA XXIX.
'roll.BA xnu. 83. Anfora, n. 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158
48. Hydrictta, n. I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I 2i 84. Yasetto. n. 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159
85. Lucerna. a navicella, li. I ... • ............. 159
TOMBA XIX.
8G. Oinochoc, n. 5 . . . . . . . . . . . . . . • . . . . • . . . . . . J 59
49. Vaso a pan icr<', 11. 2 .. .... . .. ... . ......... 128 ' r'OMBA XXXI.
50. Hydria, n. 6 ... .. ............ .. ... .. .. . .. 12!)
51. Hydrietta, n . 7 ............ . .. .... . . . . • .. 130 87. Cmnclc anfora, n. 1 . . .. • .... • . . ....... . . 160
52. Gruppo d i vasi, n. 6, 9, 3. 8. 7 . .. • . . . . ... 13 1 88. Anforone, n. 6 .. . .. . ......... • ..... . . . .. 161
53. Due coppe a calice. n. 15-16 ............. 132 89. Oinochoe, n. 15 ................... . .... . 162
54. Punte di lancia, n. 24-2.5 ................. 13:) no. \'asetto a forma cli animale, n. 21 ........ 162
91. Yaso a tre piedi, n. 2:3 ................... 163
TO)IBA xx. 92. Ori e collane, n. 29-34 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
55. Interno della tomba con fossa di deposizione 13.1 93. Pendagli. n. 31 (3566) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165
56. Grosso vaso, n. l ........................ 135 94. Anello ad intarsio, n. :12.. . . . . . . . . . . . . . . . . 166
57. Vaso, n. 3 ............... .. .......... . ... l:Jij
58. 'Brocchetta i~ tiCl'pcnti, n. I. . . . . . . • . . . . • . . . J ;)(i 05. C:ollina di l\loschu \'un11ni ................ 167
59. Brocchetta n scrpcnti, n. 4 . . . . . . • . . . . • . . . I :)7 96. Ncct•opol i micenea di Ja lisos - Tombo della
60. Vasi, 11 . 5, li, 7 ..... .. ..... ... ... .. .. ... 1:38 c·oll ina di 111oschu Vu nm·a . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168
61. Ori o collnnC' . . . . . . . . • . . . . . . . . . . • . . . . . . . . I 39
'l'O~l BA Xl!.
62. Gemma . . .................... . . . . ...... . 1:)9
TmrnA XXI. 97. Carnera e dromos della tomba .... • ........ 169
98. \'aso a figura di animai<'. n. 17 ........... 170
63. Gruppi di \'aRi della tomba XX e XXT ... 140
64. Anforeltc e brOC'chella .............. . ..... 1-11 'fO)JBA X\'.
65. Groppo di ,-asi, n. I 2. 31. :16, 37, 3 . 41. 19 143 99. Grnppo di vasi . .. . . .. .. .. .. .. . .. . .. .. . .. l 72
570 ELENCO DE LLH FIGURE NEL •rrtSTO

100. Yaso a forma di anatra, n. 12 ........... 173 128. Ca lathos a treppiedi, n. 12 . .............. 205
101. Calathiscos, Yaset~, coltello e sca lpello di
bronzo n . 13, 18, 26, 29 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I 7-1 'l'Oì\IBA XLI X.

129. Vasi, n. I, 6-7 de lla tomba XL I X ... . .... 206


T Oì\IBA XX.Xlf. 130. Macerie della porta scom·olta della tomba L 207
l 02. Gruppo di vasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177 131. Cippi tombali della necropoli di Jalisos delle
I 03. Anfora, n. 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178 tombe .XJ.VlII, L, L I V, LV, LIX .... . ..... 208
104. Tipi di anfore e coppa, n. 7-8 . .. . ... . . .. 179
105. Tipo di pyxis, n. 29 .. . ... . .... ....... .. 180 TO~IBA L.
106. Bronzi ..... .. ............... .•. ........ 181
132. Interno .. ...... ..... ..... ....... . ...... 209
133. Grande a nfor1t, n. l . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 210
'l'OMllA XXXV. 134. Anfora. n. 6 ; rl1yton 1 n. 9 e oinoohoe, n. 10 211
IOi. Gruppo di Yasi ......................... 183
TO)fBA L I.
TOMBA XXXVI.
135. 1\n.foretta, n. 2.3: vasi a fiaschoLla, n . 4 .5 212
108. Parte superiore di uno. oinochoc, n. l . ... 185 136. Anfore, n. 7-8 .......................... 213

TOMBA XXXVII. TOllBA LI Il.

109. Hydria e pyxis, n. 1-4 . . . . ... .. . ... . • ... 186 137. J.ekanc, n . 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215
l 10. Oinochoc, n. 2 .......... . . .... ..... . . . . 187 138. Grande cratere, n. 3 .................... 216
ll l. Anforella ollare biansata, n . 3 della tomba 139. \aso a fiaschetta, n. 4 ........... ... .... 217
XXXVI; pyxis, n. 4 della tomba XXXVII; 140. Coppe, n. 5-7; Oinochoe, n. l O e tazza . . . 218
tazza a ciotola, n. 14 e tazzetta mescit.oio, n. 16 141. Bacinella in rame . ... ........ . ..... . .... 219
della tomba XXXVIIl . . ... . ......... . ... . 188 142. Corredi delle toro be L e L l ll. . . . . . . . . . . . 220
112. H ydrictte e pyxis, n. 6-8 .. ........ ...... 189

TOMllA LIX.
TOMBA xxx VIII.
143. Due crateri, n . 2-:l .. .... ..... . .. . ...... 226
113. Gruppo di vasi ............ . .. . . . . . ... . . 1110 144. Oinocnoc ed anfora, n. -1-5 . . . . . . . . . . . . . . 227
114. Vaso a treppiede. n. 25 .. . . . ........•... 191 1-15. Bicch ere a calice, n. 6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . 228
l 15. Kernos a tre Yasi, n. 26 .. . ... • ...... .. . 192 146. Bicch .ere, n . 9 e i.doletti, n . 16· i . . . . . . . . 229
116. Kernos a quattro vnsi, n. 27 . . . . . . . • . . . . . 193 147. B 1·o nzi ... . .. . .......... . ... ..... ... . . . . 230
117. Brncch ctti na, n. 31. .... .... ............. 194
l 18. Vaso a forma di fiasca, della tomba XL, n. l 195
TOMllA LX.

'fO)lBA XLlJ. 148. Grande anfora, n. I . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . 232


149. Grande cratere, n. 2 .... . .... . ... ... . . . . 233
119. Vasello ovoidale e ,·asctto a forma di pyxis, 150. Zona figurata dcl cratere 11. 2 .... ... .... 234
n. 3 e 4 .................. ... .. . ....... . .. 197 151. Lampada frammentata in serpentino . . . . . 234
120. Testa fittile di un ,·aso a forma di animale,
n. 6 ... ..... . ........ ... . . ... ............. 197
I 21. P endagli a protome liwrina, n. 7 ..•. .... 198 152. Pianta, sezione e veduta delll' tombe XV
122. Protome taurine in lamina d'orn ..... . . . . 198 e XXXVI ....... ..... ... . . ........... .. .. 237
123. Vaso in pietra della tomba XLCY ........ 199 153. Vasi della tomba \' l della necropoli di Lclos 249
124. Armi in bronzo della tomba XL\" ... .... . 199 154. B occP.lc, id ............... ........ . . ..... 250
155. Vaso a treppiede, id .. .. .. . .... . ... . ..... 250
156. Vasetto biconico bucherellato, id ......... 251
TO)IBA XLVIII.
157. Tipi di vasi della necropoli di Lachanià 254
125. Apertura del dromos della tomba ..... .. .. 202 158. Coppe e tazze della necropoli di Va.thy ... 255
126. Anforn, n. 2 ... .... .......... .... . ..... 203 159. Grande bicchiere dalla n ccrnpoli di Lartos 255
127. Coppe, 11 . 8, 10, l I .. . . . . . . . . .. ..... . .. . 204 160. R hyton imbutiforme e vaso a treppied e, id. 256

_J
ELENCO DELLE FIGURE NEL TESTO 571

PARTE li
, LA NECROPOLI ARCAJ (',\

161. Coppa del sepolcro I, n. 1 ...... . ...... .. 259 Il. 2i ..................................... 297
162. \'asi cd oggetti dei sepolcri I e IL . . . . . . . 26 l 19:J. Anfora di stile protoattico, n. 28 . . . . . .. .. 298
163. Oinochoc gcomotrica del sepolcro III, 11. 1 263 194. Balsamario a forma cli Sirena, n. 29 ..... . 299
lM. Vasi e anforetta del sepolcro IV, n. 1 e 2 26.J- 195. \ 'asC'tti ungu<'ntari fof(giati a forma di UC·
165. Lckytho~ elc i scp. J\'. 11 . 5 e lekythos dcl celio, n. ;30.4 1 ........ . ........ .. . .. .. . .... 300
sepolcro V C . • • • • • . • • • • • . • • • • • • • • . • • . • • . • • • 265 196. \"asctto 11 forma, di topo . n. 43 .... ..... . 300
166. A. F ibule dC'I scp. X H . . 'B. F ibule dcl se- 197. B1tli111mal'io t\ ror· nut di ariete del l\fuseo di
po lcr·o X I TI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 266 Hocl i . . .. . .... . . .. .... . . . .. . . .. . . . . ....... 30 1
167. Stamno del sepolcro XVl . .. . .. . ..... 267
SEPO!.CRO X LT X.
168. Ta1-tarnghetta fittile del sepolcro XV I . . . . 268
J 69. V asi dcl sepolcro X VII . . . . . . . . . . . . 269 198. Tazza, n. I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 302
170. Vasi della tomba XVIII . .. . .. .. ........ 270 199. Oinochoc ed nskos, n. 2-3 . . . . . . . . . . . . . . . 303
171. Pupatt-0la della tomba XIX, n. 2 . . .. . ... 271
172. Coppe di stile miniaturistiC"o della tomba XX, Si,;rOLCl\O LI n
n. l e 2 ..... . ................. . ........ . . 272 200. Grande stamnos, n. I ............ . ... . .. 304
I 73. Vasi delle tombe XXI, XXII e XXIV .. . 273 201. Lekythoi corinzie, n. 2-1 1........ . .. . .... 305
TO)IDA XXIII. 202. )Iinuscola lckythos. n. 12 . . . . . . . . . . . . . . . 305
203. Lckythoi, n. 14-21 ............. . . . ...... 306
174. Anfora. n. I, lato A .................... 27.J- 204. Lekythoi, n. 22-31 ed oinochoc, n. :!2-7 .. 307
174 bis. Anfora, n. 1. lato B .. .. .. . .. .. .. .. .. 275 205. Pinakes, 11. 54-8 ...................... . . 309
175. Hydria. n. 2. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27i 206. Pithos dcl sepolcro XXXIV. . . . . . . . . . . . . . 310
176. Zona superiore dell'hyclria. n. 2. . . . . . . . . . . 278
177. Olpetta. 11. 5 ................. ...... .... 278 SEPOLCRO xxxv.
178. \'asi di fabbriche rodie, n. 6-8 . . . . . . . . . . . . 279 207. Rinvenimento dcl pitho~ .......... . .. .. . 311
179. Grande kylix della tomba XXIV bi.~ ... .. 280 208. Pithos, ricompo;,to . . .... . .... . ......... . 312
180. Gruppo di vasi della tomba XXY ..... ... 28 L 209. La decorazione dcl pithos ....... . . .. . . .. 313
181. Duo anforiskoi della tomba XXVII, n. l-2 282 210. Pithos drl sepolcro L VHI . . . . . . . . . . . . . . . 315
182. Sarcofago in calcal'c della tomba XXVIII bis 28:3 2ll. Anfora od oinochoe figurate della, tomba LXV 318
183. l'ipi d i nnfn r<' d~ ll:i necropoli arcaica di 212. i\ nfora dello tombe LXXII e J,XVH .. .. .. 319
,JaJisos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285 21:1..l!'inissima kylix della to mba LXVll, n. 2. 320
184. Vtisi sporndioi della necropoli arcaica. . . . . . . . 287 214. Kothon attico della tomba LXV!II, n. 1 . 321
185. Tombo a cass11, d olii e a ree ad incinerazione 289 215. J3als111nari fenici in vetro policro mo . . . . . . 322
SEPOLCRO XXX \f I. 216. Placchette in 1worio figurate della tomba
LXV.lii . n. !) ..... .. ................ ...... 323
186. Anfora. n. l . .......... . .. . .... . .. . .... 290 217. Hydriotta della tomba LXXUT, n. J.2 . ... 325
187. Piattello a decorazione figurata, n . 4 ..... 291 218. Sc1>olcro della col lina di Dafni .......... . 327
188. Grande C'Oppa a decorazione incisa. n. 5 292 219. Grande ariballo del sepolcro LXXVIII . .. 328
189. Alabastri fusiformi. n. 7·12 ........ . .... . 293 220. Dolio infantile del sepolcro LXXXV ..... 329
190. BocC'ale. n. 22 e fiaschetta, n. 23 ....... . 294 221. Framml'nto cli pithoi decorati a stampo .. 336
191. Grande coppa di fabbrica.attico-corinzia, n. 2i 295 222. Frammenti cli pithoi decorati . . . . . . . . . . . . 337
I 92. Lnterno e sezione della. coppa. attico-corinzia, 223. Decorazione dello stamnos del sepolcro LIII 338

RicERCHE NELLA R EOIO:-IE DI OoN1A, AoALIA E SCALANOYA

I. Adalia - Frammento bizantino della chiesa di -1. C'onia - Iscrizione romana ........ .... . ... 347
Hagios Dimitrios ......... ......... ........ 343 5. i:>arcofago da Cocc- Hissar . . . . . . . . . . . . . . . 348
2. Conia Moschea. di Ingiè Minare . ...... . . 345 6. Pianta. della chiesa. di S. Elena a. Sille ... . .. 352
3. Sultan Chan - Ospizio dei pellegrini medioo- 7. Pianta della t'h iesetta della. Pana.gia di Sille 353
vali presso Conia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 346 8. Conia - Ch iesa biwntina di S. Anfiloohio . . 354

l J
572 ELENCO D~1Lf,E FJGUHE NEL TESTO

Il. Conia - Torre quadrangolare . .... ......... 355 Den·isci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 379


10. Te1·racotta orientale. )Iuseo delle Terme. Roma 356 35. Tappeto tro,·ato a Conia nella tomba di Giebal
I J. Conia - Leone selgiucida ..... .. ........ . Eddin Humi .......................... .... 380
12. - A,·anzi dcl palazzo dei so,•rani selgiucidi 36. Conia Tomba dC'llo sceicco Suga .dddin . 381
nel Tcpè . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 358 37. Placca decomti,•a selgiucida. )fusco di Conia 382
1:3. ì\10.!!chea di Alaeddin . . . . . . . . . . . . . . . . . . 359 3 - 39. Tabula Peutingeriana ............... 384-5
1.J.. ~IO.!!chea di Alacddin, in terno . . . . . . . . . . 360 40 - 4 l Ak-Scchir Tasc llfedresè .......... 386-7
15. Member della moschea di Alaeddin ..... 361 42. Moschen- nel C'ortilc di Sultan Chan presso
16. lntcmo del tu l'bè dcl •Sultano martire » :362 Conia .................................... 389
17. Fincstm in legno scolpito del tul'bè di 43. (;han nel lago cli Bl(her·dir . ..... • .. . ...... 391
Alneddin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 363 44. E ghcrd ir Mcdresè ... . . ... . ... ............ 393
18. - Moschea Cal'atai Medresè ... . .. . .. . ... . 45 . Mi . Cc ram irlw prC'istorichc della P is idia. del
19. lntcrno della cupola di Caratai ~Iedresè (lcr - ti po n .. .............. ... ........... ... .395-6
mcotta in vetriata) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 365 47 . 48. Avanzi preistorici della Pisidia ... 397, 399
20. - Portale di Cal'atai Mcdresè . . . . . • . . . . . . 366 ,19. llfura poligom1 li di llias . . .. . ..... . . .. . .... 400
21 . Portale d'ingresso di Sirciali .............. :~6i 50. Kokak - J3unàr lljuk ................... 401
22. - Interno di Sircia li llfedresè (terracotta 51. Adalia - Grnnde placca con rii. di Arcangelo 4 14
i1wetriata) .................. . . .... ........ 368 52. - Grande croce a ri lievo . . . . . . . . . 415
2:3. - Interno di Sirciali )fcdrcsè ........ .... 369 53. - )lagna ~later ............. . . . .. . ...... 421
2·!. Energhè Giamì . . . . . . . . . . .. . .. . .. . .. . . . 3i0 54. Torre ~<'lgiucida. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425
25. Portale di Encrghè GiamL . . . . . . . . . . . . . 3il 55. - )!ina1-eto della moschea di Alà Eddin .. 426
26. - Turbè di Saib Hattà. tombe di terra- 56. Iscrizione caramonlitica ............. ...... 427
cotta maiolicata .......................... . 57. Rilir,•o bizantino di E. Dimitros (Adalia) ... 428
2i. - Turbè di Saib Hattà. traforo di finestra 5 . Le fondamenta. antiche della torre di Finneka 429
in terracotta smaltata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3i3 59. Torre di Finneka . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 430
2 . Ingiè Giamì . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3H 60. Tomba licia della nec1·opoli di Limyra. ..... 431
29. Pol'tale di Ingiè Giamì ........ •....... 375 61. Pianta della tomba licia ........ ...... .... 432
:JO. Moschea di Ajà Sophia . . . . . . . . . . . . . . . . 376 62. Tomb•~ licia di •'ellios nella. necropoli di
;11. Ajà. Sophia ... .. ...................... 377 Limyra ....................... .. .... . ..... 433
:J2. Pianta dell'edicola sepolcrale di )[ussa llah 378 6:3. ScalanO\'a Torre di occidente .. . .... ... 439
;33, l~dicola sepolcrale a ì\Iussallah ì\Iczarlyk :H9 64 . 65. Cummcrchi .................... . . 440-1
34. Turbò di Gielaleddin nella moschea dci 66. Epigrafo di Fanaraki ........... .......... 451

LA PORTA DI ADH IANO IN ADALIA

I. ~l ensoloni spo1·gcnti dal cornicione . . . . . . . . . 45-1 l 2. .Parti<'ohu-c del fornice nord ............... 466
2. •rorrioni della cinta romana fortificala di A.dalia l 3. ~lcnsolone sporgente dal cornicione sopra il
con la porta di Adriano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 455 fornice 1101-d ................. . ............. 467
3. Hicostruzion<' della porta ........... ....... 456 l-1. Pianta dello scM·o dcl fornice nord ........ 468
4. Sezione tras,·ersale della porta. . . . . . . . . . . . . . 457 15. \' eduta dello ~c1wo ...................... 469
5. Attuale stato della porta wrso l'interno della 16. Parte di architrnve con fregio ricun-o ...... 4i0
città ...................................... 45 li. Pnrtr di nrchitnwe con fregio rettilineo .... 471
6. Fornice laterale a sud . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 459 I . Last ronca cuneo con comice interna ed esterna 472
7. Particolare del fornice laterale sud .......... 460 19. Cornicione angolare con maschere ...... .... 473
S. Pianta. della porta ........................ 461 20. Parte estrema sinistra di timpano con cornici
9. I-lezione del fornice laterale nord scavato . . . • . . . 462 decorate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 474
10. Base di colonna scoperta. in situ .......... 463 21. Capitello co1-inzio di colonna dell'edificio
11. Basi delle co lonne sottopO.!!te ai mensoloni l'Olondo ............................ . ..... 475
sporgenti dal cornicione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 465

[
ELENCO DELLE FIOURl!l NEI, TESTO

SCULTURE IN A DALIA

I - 2. Sarcofago di Perge . . . . . . . . . . . . . . . . . . 480- l machia .......................... . .. . ..... 500


3. Sarcofago di Tekkè-Jol . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ·l83 . n. I. Torso acefalo di figura muliebre; n. 2.
4. 'arcofago di bambino .... .. ...... . ........ 48-1- Torso acefalo di figura clamidata . .. .. .. . ... 501
5. Coperchio framment(l.to di un sarcofago figu· - n. 3. Testa di efebo ; n. 4. Testa muliebre;
rato ...... . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. . .. ... ..... 485 n. 5. Testa frammentata incerta; n . 6. Testa di
6. S1ucofago d i .Kalè-Kapù . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 486 tipo ideale ... . .... . . . .. . . . . . .... . . . .. . . . .. 502
7. Testa mulicbrn (po•·tincnlc al sarcofago di - n. 7. TOl'SO acefalo di efebo; n. 8. Collo e parte
Kalè-Kapù ?) . ... . .. ........... .. .... .. .... 487 d i test& d i cavallo ... . . ...... . .. . ...... .. .. 503
8- J I. .!<'ra mm ent i de l sarcofago d i K a lè-K a pLt 488-0 1 19. Torso di stl\tmi muliebre acefala d a Perge . 504
12. Parte a ngolare di sarcofago a due zone figura te 20. Pa1·te intcrrn cd i1i di statua imperia le roma na
Amazonomachia e lotta di fiere . . .... .. . .... 493 lorica t1i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 505
J3. Frammenti della Amazonomachia . . ... . ... 495 21. ·r i·amm onto d i piccolo sarcofago .. .. . . . . . . . 506
14 - 16. Amazzoni co mbattenti a cavallo ... . .J.96-9 22. Mascherai di Icone stilizzEita . .... . .. .. . . . . . 507
17. !•'rammenti di a ltro sarcofago con Amazono- 2:3. Tavolctt1i di offerte . ...... .. .. • . . ... . .. .. 507

I N- DA GHINDÀ Q OGI A-I N

l. Pianura della Panfilia intorno ad Adalia. .... 511 le cisterne saere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 522
2. 11 gruppo di In-dagh veduto dalla. vetta di H is- 9. Pianta della fontana. e delle cisterne sacre 523
sardagh .................. ... . . . ... . .. .. . .. 5 12 10. La fontana. delle ei~tcrnc antiche e la grande
3. Nicchione colossale. forse residuo di ca,·crna struttura della ,·olla ....................... 525
disfatta per disgregamento della. roccia. ...... 513 11. Architettura. della. parete siuistra e della. volta 52i
4. La grande faucc della cM·crna, ,·ista. dall'interno 5 16 12-3. Sostegno di sedile ..... . ................ 529
5. Nicchione de lle iscri:1.ioni, visto di prospetto 517 14. Iscrizione con nicchictta. ........ .... . . . . .. 531
6. N icchione delle iscrizioru, visto d i scorcio, col 15. Lettere e simboli incisi su pictl'a. lavorata . . 54 1
tratto superiore della rampa d'accesso . . . . . .. 5 19 16. Pianta. della ca.,•crna. Ulisse Aldrovandi a. In-
7. Formazione slalammitica. a collina .... . . . ... 52 1 dagh, ne l versa nte de l Tauro sulla Panfilia .. 545
8. La formazione miimrncllona.re della. fontana e

L ID GROTT!ll BAORlll DI ! UVAD.JÀ

l. Acquedotto d i L agòn cavato nella roccia . . . 547 4. P ia nta delle grotto di lu vadjà . . .. .. . . . .... 549
2. - - nell 'intern o della città . .. . ... . . . . . . . . 548 5. Terrazza davanti a lle grotte . . . .. . .... . .. .. . 550
3. Sponde sopraelevate dell'acqued otto di Lagòn 549

H1s s A R- DAGH .YfONTAGNA DE LLA Ji'ORTEZZA. PANEMOUTE ICHOS ?

I. Lii vetta più alta già occupata da un torrione 556 5. Assise di muri di edifici monumentali . . ... . 55
2. Fianco della ,·etta più alta- ~no dei bastioni 6. Rudcro di un edificio mouumcntale ........ 569
naturali piì1 bassi - .\fonti di Pisidia . . . ... . 557 i. I bastioni naturali inferiori già fortificati ... 569
3. Detriti dei muri di fortificazione . . .... ...... 557 8. Avanzo di piccolo edificio absidato ......... 571
4. Orma. di torrioue sulla. ,·etta. piìt alta ....... 55
It a
INDICE DELLE ~1ATERIE

Adii/le, 297. lli&•ar 011gh. 555 ·~. ; iscrizioni. 559 s.


A.dalia, edlflcio rotondo, 4 i2 ss.: iscrizioni greche. 44G "4,,;
- lsrrl7.lonl arabe e turche, 421 ss.; - 1>0rh di Adriano, lalyso1, 83 ss.; - nN·ro1>0li mic·encn. 86 ss.; necropoli
453 ss.; - rili evo con l'arcangelo Onbrlcto, 413 ss.; - scul· art'okn, 2.37 &.'i.
tu re. 50:1 ss.; sta tuetta della ~lagna ~fa lrr, ·120 s. Ierapoli, 3 13.
Aia·~ol11k, Iscrizione. 443.
ll.:1mio11, 346 s;.
A.mazoni, 280, 494 u. lll·l>aghimlà Qogia·ltt, ca,·ernn .\hlrO\"andi, SOO ..s.; - iscrl·
A pollarltfrì, necro1>oli rnieenea, 253 ~. zioni. fi:lO ss.
~4 rveantlrt, iscrizioni grf'che, 434 88. f n1tmazio11e, Tombe a, 87 ss., 248 ss., 316 ss., 334.
Atene, Aitlntttlo 15 s.; - Bucollo 5 ss.: - J>rltaneo, 1 s•.; llm1dja, )(rotte, 547 ss.; - Iscrizioni, 550 ss.
~ac('Jlo di Ce Kourotrophos, lG tt~.: - Thol~, 2 ss.
Kull Kapti, sarcol3f!O, 486 ss .
.Atlienn, 2i6, 32.S.
K yrbeis, 18 ss.
AtUd ra11~ u. figure nere, 2i3, 2i5, 2i6 ss., 280 s., 317, 3HJ ~.,
K ymisula, necropoli micene.rl, 262, 4.?53.
324, 325, 331, 340.
J(yth1101, 43 ss.
Atti<o-cori11zi mai, 206 ss .
.dxont1, 18 ss. T.arl1,aniù, necropoli mlc-enea. !!53, 254.
Lago11, ncquedotto, :;4 7 ss.
Bu/011ia, 8 ss. Laodicea, 343.
Bttrdur, a-1 3. Lcirtos, necropoli mlc:-tnea, 253, ~55 s.
ILf{)ll. neC'ropoli mkt'nea, 2-tS 88 .• 252.
Camiro, necropoli micenea, 252. l.imyra, 343; - sepolerl nella roccia, 432.
CaUat"ia, necropoli mlcenen, 258. Lùulos, necropoli mkcnea, 252 s.
Centauro, 336, 337. Lorica/a stat ua, 505 s.
Cibele, 536 ss., 552 ~·-
Cililldri •if/Ìllari, 127. .llalo1111, necropoli micenea, 253.
Conia. 343, 346 ss.; iscri.%iool greche e IMlne, 348 -.s. Jlt<l111a, 4i9.
Corinzi mti, 264, 265, 269 ss., 203 -.s., 301, 305 ss.. 32~. JJenaclr, 275 .
331, aao s. .ll •j1. 1/(.1 'hnia, 531 !JS., 552 S~.
Crema•ione, Tombe a 258 ss., 288 ss .. 332 s . Jfittlltt nrmi, 90, 99 •., 11 2 s., 133, 149, 153, l49, 153, 175,
181. 109, 200, 201, 211. 213, 219 •.• 222, 231, 246, 2~9: -
Dioniao 275. VR.8-i, 88 ss., 2.u ~.; - gemme, 126 ~ .• 137 ~., J ~ .a s., 211 1 251;
Dioni.o, ('ulto di 7 ss. - ldolctt i, 126, 128, 174, 181, 18 1, 195 s., 231, 246; - nccro·
poli, 86 ss ., 248 •s.; oreficerie, 101, 105 8., 126 s ., 138 s.,
E.'i!o; •'•!.'I.O , 530 SS. 157, lM s., 175, 18 l , 198 s., 199, 211, 2H, 215, 22 1, 225, !!!31,
Epi11w1i1/r. 14 s. 246 •.; - orn.imentl In pasta ,·ltrea, 101 s., 105 s., 11 2, 138,
Eratlt ,. U leoni' ntmro, 276 ss., 324. 147, 149, 150, 1!;7, 159, H}j, 200, 213, 2 14, 2 15, 221, 222,
Ermtle, 276. 225, 226, 231, 23 1, :.?46 s., 25 l.

Paria/o, nntro delle Ninfe e cli Pan, 27 ss. Pant11t0ttttithos. 555 1e~.

J"ermtnia, 43 ss. Ptrv<, Inventario del tempio di .\rtemide Pergea, 40'2 ss.; -
Fit>uJt, 267, sn. is<'rizloni, 443 !t. sarcofago rornnno, 479 ~s.
Ffottd·a, 343, 429 gs, J>isiclia, ccrnmica 1>rrlktor icn, 3iH ss.
Tl[!tiuu11.:, 3.
Gtomtlrici mii, 263 s., 302, 307 ~ .. 331, 335 i..
Gouadini, Famiglia, 51 ss. Sarro/agì romani, 348 •., 479 "-'·
Greche ortfiterie, 324, 326, 341. Satiro, 275.
INDICE D BLLE :MATERI E

SMln>iOrll, 438 &$.; - epigrafi, 441 !!S. Thuntì,l, 43 ""·


Srumbti, :?;l. TrtMmia, Iscrizione, 145.
Stl~1i,1ridica artt, 3$5 ss.
l'ari, vedi nlllcl, t•ltlco-corlnzl, µl'Omelrici, micenei vasi. -
S{i11</f. 2"8 8., 280, 292, 29i, 339, 4i9.
con dccorn7.lone lmpr~, 311 s:!., 330, 335 ss.; - in vetro
Sirntf. :!97, 299 s. 1 322.
S11ki11. locrl7.IOnr, 113. policromo, 3:! 1 s., 326, 330.
341.
:-ÌJ)ft't-.JtiO,
l'i/la11ora, necropoli micenea 252.

Stipe rotfra, :l2 ~~. l 'ittorio, 352, 4i0 s., 482.


l 'rulin, \'usi di, 292 s.
:>trndf rom1111t, a83 !\.~.
Slrigili, 283.
Zagrto, 11 s.
'l'eJ.:kA J iii, sarcorngo, 481 ss. Z eus, Culto di, 8 !lll.
i'elltlf', 20i.

[ _j
ANNUARIO DELLA R. SCU O LA ARCHEOLOGICA ITALIAN .. 01 ATENE, VOL. v1 - v11. A. MA IURI - TAV. I.

RH YTON DE L LE TOMBE IV E VI E DECO RAZIONE DELL' ANF O RA DELLA TOMBA IV, N. 1.


ANNUARIO DELLA R. SCUOLA ARCHEOLOGICA ITAL IANA DI ATENE, VOL. VI-VII. A. MAIURI - TAV. Il.

ANFORA DELLA TOMBA XV, N. 2 (3155).

1
ANNUARIO DELLA R. SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE, VOL. VI-VI I. A. MAIURI - TAV. lii.

ANFORA DELLA TOMBA XX VII, N . 6 (3078),


AN NUAR IO DELLA R. SCU O LA ARCHEOLOGICA ITALIAN A 0 1 ATENE, VOL . VI -VII. A. MAIU RI - TAV. IV.

I DOLETTO DELLA T OMBA XL , N. 2 .

ANFORA DEL LA TOMBA XXXI, N. 9 .

I DOLETTO FRAMMENTATO
DEL L A TOMBA XXI , N. 48.
I DOLETTO DELLA TOMBA XXXV. N. 27 .

I
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I

ANNUARIO DEL'-' R scuo1.• •~CHEOLOO•c• IT•Li.NA oo ATENE, vo1.. v1·vn. S T R A O E R Q MA N E. BIAGIO 0 ACt + T;..V V

DELLA PANFILIA , PIS IOIA E LICAONIA

di Adalia
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