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28/11/2009

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI … così ha inizio il grande inganno.

Già ti vedo … mi stai chiedendo: che c’entra adesso la preghiera del ‘Padre Nostro’?
Non avresti dovuto parlare in questa puntata della Teoria della Relatività? Come vedi
… ho cambiato idea … rimando la relatività al prossimo numero. Ho deciso di
modificare la scaletta dei miei articoli perché l’ultimo mio pezzo “LE PARTICELLE
ELEMENTARI. Breve viaggio nel microcosmo” ha suscitato l’interesse di parecchi
lettori. In particolare, la domanda conclusiva del mio articolo “Le stringhe sono i
neuroni di Dio?” ha suscitato riflessioni e interrogativi che mi sono stati rimbalzati
via e-mail. Per qualcuno questa frase ha avuto lo stesso effetto dell’apertura di uno
spiraglio di luce in una caverna buia. Incuriositi, costoro si sono affollati intorno alla
fessura nella roccia per guardare fuori: in molti mi hanno chiesto di approfondire il
concetto di unicità.

Nel corso dei millenni siamo stati educati al dualismo. Come tutti sanno, la preghiera
del ‘Padre nostro’ comincia così: “Padre nostro che sei nei cieli”. C’è Lui e ci siamo
noi, Lui sta su … noi stiamo giù: questo è il dualismo. E qui comincia la separazione
da nostro Padre: noi stiamo sulla Terra, Lui sta in alto nel cielo. L’etimologia di cielo
è “caelum” come in celare, nascondere. Il Padre si nasconde nei cieli, nell'altrove …
così noi siamo diventati suoi orfani! Quand’è che conosceremo veramente il Padre?
La preghiera originaria non diceva così. Il testo in aramaico citato da Matteo dice:
“Padre nostro che sei ovunque”. Perché ci hanno ingannato facendoci credere che il
Padre sia ‘altro’ da noi e che risieda "altrove", nei cieli? Semplice … solo così si
giustifica il processo di intermediazione fra Dio e l’uomo. Le strutture di
intermediazioni, come la Chiesa cattolica, si sono assunte il diritto di rilasciare il
passaporto per poter accedere al Padre. Da ciò nasce il loro grande potere politico,
culturale ed economico.

Il dualismo padre-figlio si riflette poi nel dualismo corpo-anima, vita e morte, bene e
male, io e gli altri, la Terra e il cielo. Tutto quello che vediamo, lo vediamo diviso,
separato. Vediamo noi e gli altri, vediamo gli oggetti intorno a noi distinti e separati,
vediamo le stelle e i pianeti e immaginiamo che in mezzo ci sia il VUOTO.
In contrapposizione al dualismo c’è il non-dualismo o meglio il monismo. Il
monismo esprime il concetto della sostanziale unità dell'essere: tutto è Uno. Vedremo
insieme più avanti che la teoria della relatività ma più ancora la meccanica quantistica
confermano la tesi che tutto sia Uno, cioè che l’Universo (verso l’Uno) sia un’unica
struttura organica, senza spazi vuoti, di natura intelligente.

Prima però vorrei dire qualcosa sul monismo nella storia della filosofia. Il concetto di
monismo è antichissimo, ed è stato espresso in modo chiaro e univoco da Parmenide.
Anche le filosofie orientali come il Vedanta indiano e il Taoismo cinese sono forme
di monismo. Come vedi, queste idee non sono nuove ed hanno una vasta diffusione
anche al giorno d’oggi. Purtroppo, soffocati come siamo nella cultura dualista voluta
dal potere teologico - politico, nella nostra società occidentale queste sono solo idee
‘marginali’. Ma anche nella cultura occidentale abbiamo avuto contributi significativi
alla tesi monista. Ricordo Giordano Bruno, bruciato vivo sul rogo per le sue idee, e
Baruch Spinoza che per non fare la stessa fine non ebbe il coraggio di pubblicare la
sua ‘Etica’ mentre era in vita. Fra i filosofi italiani più recenti, Benedetto Croce,
Giovanni Gentile ed Emanuele Severino possono essere considerati filosofi monisti.

Spinoza nel suo meraviglioso trattato, l’Etica, così si esprime:

“Per Dio intendo l’ente assolutamente infinito, cioè la sostanza che consta di infiniti
attributi”. (Etica I, Def. VI)
“La sostanza assolutamente infinita è indivisibile”. (Etica I, Prep. XIII)
“All’infuori di Dio non può esserci, né essere concepita, alcuna sostanza”. (Etica I,
Prep. XIV)

In altre parole, secondo Spinoza, c’è un’unica sostanza e questa sostanza è Dio.
Pensaci un attimo: se Dio è assolutamente infinito come può esserci qualcosa
all’infuori di Dio? Come può esserci un creato all’esterno di Dio? Il creato non è
‘altro’ da Dio. Il nostro Universo quadridimensionale è solo uno dei possibili infiniti
modi di manifestarsi dell’unica sostanza, Dio.

Ma se c’è una sostanza unica, come si spiega la molteplicità delle cose che ci
circondano nel mondo minerale, vegetale, umano ed etereo? Com’è possibile che un
corpo umano, le nuvole, l’oceano, le stelle siano della stessa sostanza, che abbiano
cioè origine da un substrato comune? E, soprattutto, com’è possibile che il pensiero e
la materia siano della stessa sostanza? Due cose così diverse possono essere della
stessa sostanza? Cartesio, per esempio, affermava, sbagliando secondo i monisti, che
il pensiero e la materia sono due sostanze nettamente distinte e separate (ancora il
dualismo): la ‘res cogitans’, il pensiero e la ‘res extensa’, la materia.

Spinoza diceva invece che l’unica sostanza è costituita da infiniti attributi ciascuno
dei quali si manifesta ai nostri sensi in infiniti modi. Quindi, un quark è una modalità
di manifestazione di Dio. Anche un protone, un atomo, un corpo umano, una stella
nel cielo sono modalità di manifestazione sempre della stessa sostanza, cioè di Dio.

Faccio un’analogia. Immagina un grande oceano calmo e immobile. L’acqua del


mare è costituita da un numero indefinito di molecole di H2O. Ora immagina che, in
un punto imprecisato della distesa d’acqua, una decina di molecole di acqua passino
dallo stato liquido allo stato solido trasformandosi in una piccola massa di ghiaccio.
Lo stesso accade a un’altra decina di molecole d’acqua localizzate qualche metro più
in là. Ora, nella vasta distesa di acqua ferma e trasparentissima, abbiamo due piccoli
pezzi di ghiaccio, localizzati a una certa distanza l’uno dall’altro, ciascuno costituito
da una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio, tutti aventi una base di forma
esagonale, ma ognuno di forma diversa (hai senz’altro visto da qualche parte le
bellissime e infinte forme che può avere un cristallo di neve). I due pezzetti di
ghiaccio sono quindi diversi uno dall’altro e, se avessero una coscienza, ciascuno
potrebbe dire: sono un individuo, ho una forma, io sono ‘io’.

Noi siamo come le due particelle di ghiaccio.

Mi metto nei panni di uno dei due pezzetti di ghiaccio, mi guardo intorno e vedo
l’altro pezzo di ghiaccio a una certa distanza da me. Essendo l’acqua intorno a me
trasparentissima ne deduco che fra me e lui ci sia il vuoto. Ora la temperatura si alza,
io mi sciolgo e divento oceano. Ma allora, io sono oceano o la piccola massa solida di
prima? Sono contemporaneamente sia oceano sia ghiaccio (dico
contemporaneamente perché, dal punto di vista della sostanza, il tempo non scorre:
è un eterno presente). Cosa ne è della distanza sperimentata prima? Semplicemente
non ci sono più distanze: l’oceano è ovunque! E cosa ne è del vuoto? Il vuoto non
esiste. Esiste solo l’oceano che nella nostra analogia rappresenta la sostanza, il
plasma energetico o energia pensante.

Andiamo avanti con l’analogia. Rifletti con me. Io non posso dire di essere nato
quando mi sono costituito a ghiaccio, come non posso dire di essere morto quando il
ghiaccio si è sciolto. Io c’ero prima e ci sono dopo. Io esisto sempre. Nel processo io
non divento ‘altro’, sono sempre acqua. Allora la morte non esiste? No, noi non
moriamo, la nostra essenza è eterna: "Ogni cosa che ha la proprietà di essere ha, per
la stessa natura dell'essere, la proprietà di essere eterna" (Emanuele Severino). Non
devi però confondere questo concetto d’immortalità con l’immortalità di cui parla la
religione cattolica. La morte individuale esiste, il ghiaccio ‘individuo’ in effetti si
scioglie. Noi non conserviamo, dopo la morte, la nostra mente con i ricordi, gli
affetti. Allora cosa saremo dopo la morte individuale? Saremo quello che eravamo
prima di nascere … e non arrischiarti a pensare che prima della nascita noi eravamo
NIENTE … :-( .

Perché non riusciamo a vedere l’unicità e vediamo invece molto bene la molteplicità
nel mondo minerale, vegetale, animale e cosmico? Come mai vediamo tutte le cose
distinte, differenziate, divise e separate da spazio vuoto?
La risposta è che per noi la realtà obiettiva è fatta di sole percezioni sensoriali che
purtroppo, come provato dalle scienze moderne, sono limitate in maniera
preoccupante. La nostra percezione dell’Universo è semplicemente un insieme
confuso di impressioni oscurato dall’imperfezione dei nostri sensi. Per esempio, cosa
può vedere l’occhio umano?

Noi vediamo perché un raggio di luce colpisce le cose che ci circondano e rimbalza
nel nostro occhio impressionando la retina. Ora cos’è la luce? La luce è una
radiazione elettromagnetica composta di onde. La distanza fra due creste d’onda è la
lunghezza d’onda della radiazione. Ora l’occhio umano è in grado di percepire solo la
luce con lunghezza d’onda fra 0,00004 e 0,00007 centimetri. Ma il sole emette
moltissime altre radiazioni. I raggi infrarossi, per esempio, hanno una lunghezza
d’onda da 0,00008 a 0,032 cm. Noi sentiamo sulla pelle il loro effetto sotto forma di
calore ma la loro lunghezza d’onda è troppo lunga perché riesca a eccitare la retina
del nostro occhio. Noi non vediamo la luce infrarossa mentre i serpenti sì. Come pure
non vediamo la luce ultravioletta che l’occhio delle api, invece, riesce a percepire.

In pratica, dello spettro elettromagnetico, vedi la figura qui sotto, noi siamo in grado
solo di percepire una piccolissima parte. Non possiamo percepire i raggi cosmici, i
raggi gamma, i raggi X, e la luce ultravioletta perché hanno una lunghezza d’onda
troppo piccola per il nostro occhio mentre non possiamo percepire la luce infrarossa,
le micro-onde, le onde radar, i segnali TV e radio perché hanno una lunghezza d’onda
troppo grande.
I numeri in figura sono indicati con potenze di dieci, cioè 103 significa
10x10x10=1000; 10-2 significa 1/10x1/10=1/100=0.01. Per esempio, le onde radio
hanno, mediamente, una lunghezza d’onda di 1.000 metri e una frequenza di 10.000
onde in un secondo.

Il fatto che noi non riusciamo a percepire la maggior parte delle onde della radiazione
elettromagnetica non vuol dire che esse non siano là a colmare tutto lo spazio intorno
a noi. Se il nostro occhio avesse la capacità di percepire tutto lo spettro
elettromagnetico ci renderemmo conto che lo spazio vuoto non esiste. Lo spazio nella
tua stanza, dove in questo momento te ne stai seduto davanti al computer, non è
vuoto: è letteralmente intasato da un’infinità di raggi cosmici, di onde radio, di luce
ultravioletta e infrarossa, da gravitoni, bosoni W+, bosoni W-, neutrini, muoni e chi
più ne ha più ne metta … tutti vibranti a velocità pazzesche. I raggi cosmici, per
esempio, hanno una frequenza di 1020 (pensa un po’: 1 seguito da 20 zero cicli al
secondo). Per ogni secondo che passa, miliardi di miliardi di onde cosmiche
investono il tuo corpo e tu te ne stai lì seduto impassibile senza accorgertene. Nello
spazio non esiste alcun interstizio vuoto. Il vuoto, visto con gli occhi della realtà, è un
magma vibrante di energia.

Ma anche la materia non scherza in quanto a vibrazioni. Come sai, la materia è


costituita da atomi. Nel mio precedente articolo, per semplificare, ho descritto
l’atomo come una specie di sistema solare in miniatura composto di un nucleo
centrale circondato da un numero variabile di elettroni (1 per l’idrogeno, 92 per
l’uranio) ruotanti in orbite ellittiche o circolari attorno allo stesso nucleo. Ho anche
descritto gli elettroni come particelle elementari puntiformi, cioè come piccolissime
sfere elastiche. Non è così … o meglio, la meccanica quantistica ha dimostrato che
gli elettroni sono, contemporaneamente, sia particelle, sia onde. Com’è possibile una
cosa del genere?

Il fatto è che uno scienziato non pur far altro che render conto delle proprie
osservazioni. Così, se esegue due esperimenti con strumenti diversi, uno può rilevare
che la luce è costituita di particelle e l’altro che la luce è composta di onde. Lo
scienziato in questione deve accettare ambedue i risultati considerandoli non
contraddittori ma supplementari.

Ma se l’elettrone è un’onda questo vuol dire che è de-localizzato, cioè non ha una
determinata posizione nello spazio, né ha una determinata dimensione. Il fisico
astronomo inglese Sir James Jeans affermava: “La sfera solida ha sempre una
posizione ben definita nello spazio; l’elettrone, apparentemente, non l’ha. Una sfera
solida occupa un certo spazio; parlando di un elettrone non ha probabilmente alcun
significato discutere quanto spazio esso occupi, come non ha significato discutere
quanto spazio occupi la paura o la felicità”.
Ma non solo l’elettrone è contemporaneamente particella e onda. Anche l’atomo e
addirittura le molecole producono, in alcuni casi, le caratteristiche figure di
diffrazione tipiche delle onde. E così tutte le unità fondamentali della materia, ciò che
Clerk Maxwell chiamava “le indistruttibili pietre fondamentali dell’universo”,
gradualmente si spogliano della loro materialità. L’elettrone puntiforme sferico si
trasforma in una carica ondulatoria di energia, l’atomo in un sistema di onde che si
sovrappongono. Si potrebbe concludere che tutto la materia, anche il nostro corpo, è
composta di onde e che, quindi, noi siamo onde in un mondo di onde.

Vittorio Marchi, fisico, ricercatore e apostolo del monismo, scrive: “Le particelle
oltre a essere se stesse sono anche lo spazio che intercorre tra loro e di ciò ne sono
informatissime perché, essendo esse stesse spazio, non hanno bisogno di comunicare
tra loro. E ciò fa sì che, sempre per essere spazio, esse non hanno neppure bisogno
di doversi connettere fra di loro perché, in realtà, non sono mai state disconnesse o
disgiunte“.

Sembra quindi che le particelle-onde, in quanto anche spazio, siano connesse una
all’altra in un continuo intelligente come le cellule del nostro corpo sono connesse fra
di loro a formare un unico organismo.

Vediamo, per esempio, come agisce la forza di gravità nello spazio fra la Terra e il
Sole. Nel 1687, Isaac Newton enunciò la legge di gravitazione universale: "Due corpi
si attraggono con una forza d’intensità direttamente proporzionale al prodotto delle
loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza che li separa."
La formula della gravitazione è confermata pienamente dalle evidenze sperimentali
(a meno di un dettaglio relativo al perielio dell’orbita di Mercurio) ed è ancora
pienamente valida. Ma c’è un problema. La teoria di Newton presuppone che la forza
gravitazionale sia trasmessa istantaneamente con un meccanismo fisico non ben
definito e indicato con il termine "azione simultanea a distanza". Lo stesso Newton
riteneva tale azione a distanza una spiegazione insoddisfacente sul modo in cui la
gravità agisse. In effetti, se si ragiona in termini di trasmissione di una forza
attraverso lo spazio vuoto, non si capisce come una variazione di massa del Sole
possa essere comunicata immediatamente alla Terra per adeguare di conseguenza la
forza di gravità alla nuova massa del Sole.

Una spiegazione soddisfacente della gravità è data, nell'ambito della teoria delle
stringhe, dall'esistenza dei gravitoni. Secondo il “teorema di non-località” di Bell, i
gravitoni di una massa sono connessi fra di loro tramite un legame fuori dello
spaziotempo quadridimensionale (ricorda che la teoria delle stringhe propone una
realtà a 10 dimensioni). Per propagare un’informazione, i gravitoni non devono
percorrere uno spazio né impiegare un certo tempo. Per questo motivo, tutte le masse
delle oceaniche galassie del cosmo, una volta sollecitate in un punto dell’universo
sono in perfetto sincronismo correlate e informate sull’evento prodotto in quel punto.
Questa sembra una cosa sconvolgente … ma a pensarci bene la stessa cosa succede
anche in un modello di organismo molto più piccolo, il corpo umano. Nel corpo
umano ci sono trilioni di cellule così come nell’universo ci sono trilioni di corpi
celesti. Se tu solleciti una sola cellula del tuo corpo, magari con la punta di uno spillo,
tutto il tuo organismo ne sarà immediatamente informato e reagirà di conseguenza.

Nota la similitudine fra l’organismo umano composto da trilioni di cellule, a loro


volta costituite di atomi e particelle, e l’organismo cosmico formato da trilioni di
corpi celesti fra cui la Terra abitata dall’uomo. Prova a pensare in astratto: se tralasci
le dimensioni, che differenza c’è fra corpo umano e una galassia? Volendo esagerare
nell'astrazione, noi potremmo pensare che la correlazione fra la cellula umana e il
corpo umano, sia la stessa che intercorre fra uomo e galassia. In altro parole, sarebbe
veramente assurdo pensare che l’uomo non sia altro che una ‘particella’
dell’universo?

Guarda la foto. Vi è rappresentato un piccolo pezzo della nostra galassia, la Via


Lattea. Su un fondo oscuro, nero, puoi vederci tanti puntini ciascuno dei quali è un
corpo celeste, un pianeta, un sole, un satellite. Immagina anche che tutti i corpi celesti
che vedi non sono fermi, sono tutti in rapido movimento.
C’è poi quel punto di colore azzurro chiaro indicato dalla freccia: quella è la Terra.
La foto è stata presa da una navicella spaziale da una distanza di circa tre miliardi di
chilometri. Pensa un po’: su quel puntino azzurro, miliardi di strani animali bipedi,
alti un po’ più di un metro e mezzo, si dimenano in giro come formiche impazzite.
Siamo noi con le nostre gioie, i nostri dolori, i nostri problemi quotidiani. Siamo noi,
gonfi del nostro immenso egocentrismo che ci fa credere di essere al centro di tutto.
(Prova a riflettere, quand’anche l’umanità si dovesse estinguere nei prossimi
cinquanta anni a causa dell’effetto serra, cosa cambierebbe nell’equilibrio cosmico
di masse e movimento che vedi nella fotografia?).

Tutta la storia dell’umanità, le guerre fratricide, le vittorie e le sconfitte, i cataclismi,


le pandemie … i roghi umani e le crocefissioni sono avvenute su quel puntino
azzurro perso nello spazio. Non so cosa tu prova a vedere questa foto, ma quando io
vedo la Terra da questa prospettiva provo una sensazione profonda di appartenenza al
tutto. Come si fa a pensare, da questa prospettiva, che noi siamo qualcosa di separato
dall’universo o che l’universo, come insegna la religione, è stato creato a nostro
esclusivo beneficio?

Ma il motivo per cui ho messo questa foto è un altro: volevo attrarre la tua attenzione
sul fondo scuro che si vede in background dietro le stelle e i pianeti. Si tratta forse
dello spazio vuoto interstellare? Neanche per sogno. Abbiamo già visto che lo spazio
fra i corpi non è vuoto perché intasato dalle vibrazioni delle onde elettromagnetiche
ma quello che vediamo nella foto è un’altra cosa: è una componente importante delle
galassie, è la materia oscura. Si tratta di una forma di materia che non emette né
assorbe radiazioni e perciò non è rivelabile in altro modo se non attraverso i suoi
effetti gravitazionali sulla materia visibile, come le stelle o il gas. L'analisi della
dinamica di molte galassie, e quindi del campo gravitazionale al quale esse sono
soggette, ha rivelato alcune anomalie. Soltanto ipotizzando che queste galassie siano
circondate da giganteschi aloni massicci di materia oscura si possono spiegare queste
anomalie. Anche le galassie negli ammassi sembrano legate tra loro da enormi
quantità di materia oscura.

Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, ha dimostrato che solo la miliardesima
parte dell’Universo esistente è fatta di materia ‘visibile’. Il che significa che se si
osserva solo la materia visibile, come per secoli ha fatto la scienza newtoniana, ben
che vada, arriviamo a capire solo un miliardesimo della realtà. Certo la materia
oscura che permea tutto l'universo è una forma di materia di natura ancora
sconosciuta, ma una cosa è certa: essendo materia, la materia oscura è energia. Lo
spazio nero che permea tutto lo spazio interstellare non è altro che energia. E cosa
sono in fondo le stelle, i pianeti e tutti i corpi celesti e il nostro stesso corpo umano?
Sono ammassi di energia solidificata. Einstein con la celebre formula E=mc2 ha
dimostrato l’equivalenza fra materia ed energia. Pensa a quanta energia è liberata
frantumando un atomo di uranio nelle esplosioni nucleari!

Come i pezzetti di ghiaccio nell’analogia di prima non sono altro che acqua
dell’oceano solidificata, così le galassie, le stelle, il pianeta Terra, i nostri corpi e tutte
le cose che ci circondano non sono altro che energia materializzata.

“Il complesso armonico dell’energia totale dell’Organismo Universale, l’Uno detto


Dio, è identificabile con tutti gli altri complessi armonici dell’Esistente, ciascuno
naturalmente differenziato e autonomo, ma pur sempre connesso e inseparabile
dall’energia universale che, invece, è indifferenziata e priva di individualità e
personalità specifica” (Vittorio Marchi).

In fondo, sostanzialmente, tutto è uno, tutto è energia. Ma non si tratta di energia


amorfa, indifferente, ottusa. Se la definizione di energia è la capacità di compiere
lavoro, allora nel lavoro svolto dall’energia nel produrre la bellezza incredibile del
cosmo si coglie un’intelligenza sconvolgente, infinita, “al cui cospetto tutta
l’intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non è che un riflesso
assolutamente nullo” (Einstein).

Riprendo la domanda iniziale: “Le stringhe sono i neuroni di Dio?”.

Prima di rispondere faccio una premessa. Alcuni danno alla parola ‘mistico’ una
valenza dispregiativa. Io non mi vergogno invece di riconoscere il mio innato
misticismo. Faccio del mio meglio, però, per tenere il mio misticismo sui binari della
logica e della scienza. La cosa è possibile; Einstein, per esempio, anche essendo un
grande scienziato, era un mistico. Ora, io cerco di basare il mio misticismo su teorie
scientifiche provate e consolidate come la teoria della relatività e la meccanica
quantistica ma anche su una teoria solo plausibile ma non confermabile come quella
delle stringhe. Ora se le stringhe sono l’energia vibrante, il substrato, la sostanza
unica che “sta sotto” tutta la materia, sotto lo spazio e il tempo della nostra realtà
quadridimensionale, allora sì …. le stringhe sono in neuroni di Dio.

Mmmm …. anche questo articolo sta diventando troppo lungo :-( . Ma non posso
fermarmi qui, devo dire qualcosa sui riflessi del monismo sull’etica, sui
comportamenti individuali.

Certo, il monismo è solo per pochi. Possono fare il grande salto verso il monismo
solo chi riesce a liberarsi dall’indottrinamento asfissiante al dualismo che abbiamo
ricevuto nella nostra prima infanzia, quando il cervello è facilmente plasmabile come
creta bagnata.

Per i pochi che fanno il salto c’è, però, una ricompensa: il monismo fornisce una
visione olografia della realtà e un'etica della vita completamente nuova, un etica
fondata sull’amore, tolleranza e comprensione reciproca.

Nell’omelia durante la cerimonia di matrimonio di una mia nipote, il sacerdote


officiante ha detto: “L’amore non è solo un sentimento è anche una forza”. Forse il
sacerdote voleva dire che l’amore ci da la forza per superare le avversità e le
incomprensioni che necessariamente si creano in ogni coppia. Io ho riflettuto invece
in maniera diversa. Ho pensato “Sì, l’Amore è la Forza che tiene armoniosamente
insieme l’Universo. “

L’Amore è la forza infinita ed eterna che sorregge la totalità dell’Essere nelle sue
molteplici espressioni. E’ il “conatus sese conservandi”, quella forza che sostiene la
conservazione dell’Essere totale e quindi di ciascuna sua singola parte: l’amore è la
forza “… che move il sole e l'altre stelle” (Dante, Paradiso).

Spinoza ha scritto:

“L’amore intellettuale della Mente verso Dio è l’Amore stesso di Dio, con cui Dio
ama se stesso. […] questo amore della mente verso Dio è una parte dell’Amore
infinito con cui Dio ama se stesso”. (ETICA V, prop. XXXVI)

“[...] Ne consegue che Dio, in quanto ama se stesso, ama gli uomini e, di
conseguenza, l’Amore di Dio verso gli uomini e l’Amore intellettuale della mente
verso Dio sono una sola e medesima cosa”. (ETICA V, Prop. XXXVI, cor.)

In altre parole, se siamo tutti Uno, allora soggetto e oggetto dell’amore coincidono.
Amare il prossimo, amare la natura, amare Dio non è altro che amare me stesso. A
questo punto che senso ha per me il comandamento cristiano di amare il mio
prossimo come me stesso? Quando capisco che l’altro è semplicemente me stesso, la
sua gioia diventa la mia gioia, la sua pena diventa la mia pena. Non ho più alcuna
scappatoia, l’altro mi coinvolge intimamente, non posso ignorarlo. E questo non certo
per un premio o castigo nell’aldilà. Altro che guerre fratricide e attentati terroristici
perpetrati sulla base della filosofia dualista!

Ma anche tutte le cose della Natura partecipano all’amore cosmico. Amare gli
animali, la natura in tutti i suoi aspetti, rispettarla e salvaguardarla ad ogni costo è una
logica conseguenza del monismo. L’amore per le nuvole basse che oggi coprono i
monti, per la pioggerellina mista a neve che comincia a cadere, per i pini del bosco
che vedo dalla mia finestra mi danno una gioiosa, quasi euforica, sensazione di
comunione in Dio che unisce il mio spirito a quello delle nuvole, a quello degli alberi
del bosco … a quello del Tutto.

A presto
Luigi Di Bianco

PS: Questa è la mia verità, la tua cercala, è possibile che sia anche simile alla
mia... ma non è detto

Critiche e commenti sono apprezzati. Scrivere a: ldibianco@alice.it


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