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Emile Durkheim

Sociologo francese

Data di nascita Giovedì 15 aprile 1858

Luogo di nascita Épinal, Francia

Data di morte Giovedì 15 novembre 1917 (a 59 anni)

Luogo di morte Parigi, Francia

Emile Durkheim è considerato il padre fondatore della sociologia ed ha


dedicato i suoi studi al tentativo di costruire una scienza della società che, fondata
su basi empiriche, potesse assurgere a pari dignità delle scienze naturali. I temi
principali, sui quali verte la sua opera, ruotano attorno e sono influenzati dalle
profonde trasformazioni che la società e le scienze esperivano in quel periodo: la
nascita dell'individualismo; la coesione sociale le conseguenze della transizione a
sistemi sociali caratterizzati da una maggiore divisione del lavoro; l'autorità morale
nelle relazioni tra gli individui; il ruolo della religione e dei riti collettivi all'interno
della società; nonché la definizione di un metodo scientifico per lo studio sociologico
che rappresenta uno dei maggiori lasciti dello studioso alla disciplina.
E. Durkheim nasce a Epinal, in Lorena, il 15 aprile del 1858 in una famiglia di
origine ebraica: il padre rabbino educherà Emile a una vita austera e disciplinata,
dedita al lavoro e allo studio. Fin dall'infanzia matura l'ambizione dell'insegnamento:
dopo aver frequentato il liceo, al terzo tentativo riesce a superare gli esami di
ammissione all'Ecole Normale Superieure e nel 1879 si iscrive al suo primo anno.
Durante gli anni di studio Durkheim lavora come insegnante prima al liceo (dal 1882
al 1887), poi all'università (nel 1887 riceve il suo primo incarico dall'istituto di
Bordeaux). Nel 1885 compie un viaggio in Germania dove ha modo di avvicinarsi alle
idee di Wundt e alla filosofia sociale tedesca. Inserito nell'atmosfera intellettuale
molto vivace dell'accademia di Parigi, Durkheim inizia a delineare il suo percorso di
studi, influenzato da personalità quali Fustel De Coulanges (storico) e Boutroux
(filosofo), suoi professori all'Ecole, e dalle trasformazioni sociali di quegli anni.
Ispirandosi al positivismo di Comte e insoddisfatto dalle analisi utilitariste di Herbert
Spencer e dall'approccio deduttivo della filosofia morale tradizionale, Durkheim
cerca di delineare una scienza positiva della società - la sociologia - che riconosca da
una parte il ruolo della cornice morale intrinseca al tessuto sociale e dall'altra adotti
una metodologia empirica che sviluppa i suoi studi dalle condizioni reali. Non a caso
egli considera compito primario della sociologia lo studio empirico della società
come organismo morale che permette la coesione sociale.

La maturazione di queste idee conducono Durkheim alla preparazione e


presentazione de "LA DIVISIONE DEL LAVORO SOCIALE" come tesi di dottorato
all'accademia. Fin dalla sua discussione in sede d'esame nel 1893, l'opera costituisce
una delle pubblicazioni più controverse e dibattute della sociologia: in essa
Durkheim delinea la sua teoria dello studio della coesione sociale nella società ed
espone gran parte dei temi che resteranno centrali lungo tutto il suo percorso di
studi. All'inizio dell'opera lo studioso si chiede come sia possibile nella società
moderna assicurare la solidarietà tra i suoi membri quanto più diviene rapida e
complessa la loro differenziazione. La premessa centrale dello studio è che la
coesione e i codici morali debbano essere studiati empiricamente così come si
presentano nella realtà e che ogni sistema sociale disponga di un ordinamento etico
adatto per le sue specifiche condizioni.

La tesi centrale del libro è che, secondo Durkheim, la società moderna


assicura la coesione attraverso un genere di solidarietà, da lui definita ORGANICA, che
differisce dalla solidarietà MECCANICA presente nelle società tradizionali. La prima,
infatti, è fondata sullo scambio e sulle relazioni di reciproca interdipendenza delle
parti (predomina quindi la coscienza individuale), mentre la seconda è centrata sulla
condivisione di credenze e sentimenti collettivi (la coscience collective predomina
sugli individui). La transizione dei due ordinamenti morali è studiata empiricamente
attraverso i sistemi di diritto vigenti nei due tipi di società: ossia del prevalere del
diritto amministrativo (sanzioni restitutive), nel primo caso, o del diritto penale
(sanzioni repressive) nel secondo.

Secondo Durkheim questo cambiamento conduce un vantaggio in termini di


maggiori possibilità per l'uomo: l'individuo, infatti, non più vincolato dalla nascita ad
una posizione sociale ascritta, sperimenta la libertà all'interno di un quadro sociale
che regola la condotta e fornisce i fini socialmente desiderabili. L'individualismo non
è dunque una patologia della società moderna, bensì un nuovo tipo di ordinamento
che presuppone la presenza di un'autorità morale e non il suo declino. I conflitti
sociali esistenti in quegli anni, spiega Durkheim, sono allora dovuti agli squilibri non
ancora risolti nel passaggio tra i due tipi di solidarietà, in quanto deve ancora
realizzarsi pienamente ed efficacemente il nuovo ordinamento morale della società
moderna: l'individualismo etico (ossia la giustizia sociale, le pari opportunità e il
criterio del merito). La condizione patologica della società che risale alla mancanza
di codici morali efficaci nel regolare le condotte degli individui è definita da
Durkheim come anomia, concetto tra i più noti dell'opera durkheimiana. Il concetto
di anomia in Durkheim venne introdotto nel suo libro: “La divisione del lavoro
sociale” e lo usò per descrivere la “deregolamentazione” che avveniva all’interno di
una società. Voleva riferirsi al fatto che quando le regole procedurali generali si
svuotano di efficacia e significato le persone non sanno più cosa aspettarsi.
Durkheim usò il termine anomia più tardi ne “il suicidio” in riferimento alla
condizione moralmente deregolata per cui le persone hanno uno scarso controllo
sul loro comportamento.

La tesi centrale di Durkheim è che le società si sono evolute da una forma


semplice non specializzata (meccanica) ad una complessa (organica). Nella società
meccanica la gente si comporta e pensa in modo simile e i legami sono parentali o
d’amicizia. Tutti svolgono attività simili. Più complesse diventano le società e più si
specializza il lavoro. Sono caratterizzate da relazioni altamente interattive, le
persone dipendono le une dalle altre per la produzione di beni. Durkheim deduce
che la società organica è fondata sul contratto. Le persone sono tenute insieme da
relazioni contrattuali. I legami sono spesso spezzati e le regole che governano
l’interazione reciproca delle persone si caratterizzano per la loro fluidità. L’anomia si
riferisce alla perdita di valore delle norme sociali e alle condizioni in cui esse non
controllano più le attività dei membri della società. Senza regole chiare gli individui
non possono trovare il loro posto nella società. Questo processo produce
insoddisfazione. Durkheim vede nella crisi economica, nell’industrializzazione
forzata le cause dell’anomia.

Nel 1895 D. pubblica "LE REGOLE DEL METODO SOCIOLOGICO" dove delinea la
metodologia necessaria ad un vero studio scientifico della società. Partendo dalle
idee comtiane sull'analogia tra società e natura come oggetto di studio, Durkheim
cerca di allontanare la sociologia dalla filosofia sociale astratta e indica nello studio
empirico la premessa necessaria dell'approccio sociologico. Sulla base di questo
punto di vista, i fenomeni sociali devono essere studiati come fatti, ossia come cose
osservabili e misurabili empiricamente. Secondo il sociologo francese, infatti,
l'organizzazione sociale è una realtà sui generis che non è costituita dalla somma
delle sue parti, bensì le supera e le racchiude, concretizzandosi in fenomeni che
hanno un carattere esterno all'individuo stesso e, come tale, coercitivo.

I fatti sociali, in quanto realtà specifiche, devono allora essere spiegati


attraverso altri fatti sociali entro un rapporto causale o funzionale: nel secondo caso,
quello che più ha esercitato influenza sugli sviluppi successivi della disciplina, una
condotta sociale è spiegata in funzione dei bisogni generali dell'organismo sociale
che va a soddisfare. Un esempio di tale metodologia Durkheim lo fornisce nella sua
terza opera, "IL SUICIDIO", pubblicata nel 1897. Il lavoro non comporta da un punto di
vista teorico grosse novità, ma costituisce uno dei primi tentativi sociologici di analisi
empirica della società. Studiato fino ad allora solo in termini di volontà individuale,
di razza o di patologia mentale, Durkheim considera il suicidio nella sua distribuzione
sociale, come fatto sui generis indipendente dalle volontà individuali e lo pone in
relazione ad altri fatti sociali. In altre parole, egli ricerca l'eziologia sociale del
fenomeno attraverso correlazioni statistiche con le caratteristiche dei diversi sistemi
sociali europei. Considerando aspetti quali la religione e la famiglia, giunge alla
conclusione che il suicidio è più frequente (correnti suicidogene) in quei paesi che
presentano un'integrazione sociale meno sviluppata.

Durante gli anni successivi tiene un ciclo di lezioni sul socialismo e


l'individualismo, raccolte nel libro "LEZIONI DI SOCIOLOGIA", dove Durkheim critica
l'approggio socialista in quanto si limita alla sola regolazione economica della società
senza essere accompagnata da una regolamentazione morale e politica.

Il primo decennio del XX secolo vede impegnato Durkheim in più fronti. Nel
1902 entra alla Sorbona e nel 1906 viene nominato professore di ruolo della
cattedra di Pedagogia (solo nel 1913 il nome del corso diverrà "Pedagogia e
sociologia"). Per tutto il decennio prosegue nello sforzo dell'"Année Sociologique", la
rivista di sociologia fondata nel 1894 che vede fra i suoi collaboratori anche il genero
Marcel Mauss: l'intento del periodico, il primo ad avere come oggetto le scienze
sociologiche, è quello di fornire un quadro completo di tutta la letteratura prodotta
nell'ambito degli studi sociali. A questi impegni Durkheim affianca anche la sua
opera di ricerca: diversi sono i suoi articoli e studi, gran parte raccolti nelle edizioni
postume de "L'educazione morale" e "Sociologia e filosofia", i quali approfondiscono
i temi già presenti nelle sue prime opere. In particolare egli ritorna sul tema della
morale: se i fatti sociali sono tali per la loro esteriorità e coercizione, allora i fatti
sociali hanno valenza etica e sono fatti morali.

Riprendendo il concetto di dovere kantiano, Durkheim sottolinea, tuttavia, che


un'altra caratteristica è centrale nei fatti morali: la loro desiderabilità. Gli individui,
infatti, internalizzano la coercizione delle norme sociali in quanto li sentono anche
come desiderabili. Il sociologo francese sostiene che l'unico oggetto al centro della
morale a possedere l'ambivalenza di dovere e piacere non è che la società: infatti, la
società si impone attraverso le sanzioni ed è desiderabile perché attraverso le sue
norme l'individuo supera i suoi interessi egoistici per dirigersi verso la cooperazione
sociale e la solidarietà (la società stessa), le quali gli permettono di sperimentare la
vera libertà.

SOLO LA SOCIETÀ, DUNQUE PER DURKHEIM, SI PRESENTA COME PERSONA MORALE DISTINTA
DAGLI INDIVIDUI E CAPACE DI TRASCENDERE GLI INTERESSI INDIVIDUALI: ESSA È ALLORA DESIDERABILE
PERCHÉ PERMETTE ALL'UOMO DI INNALZARSI SOPRA LA SEMPLICE ESISTENZA ANIMALE E I SUOI ISTINTI
EGOISTICI PER COORDINARE INSIEME GLI SFORZI E VIVERE UNA VITA PIÙ LIBERA DAI BISOGNI E DALLE
NECESSITÀ.

Egli giunge così alle sue conclusioni più discusse: la subordinazione morale
dell'individuo alla società attraverso la disciplina e l'educazione (concetti che
contengono l'elaborazione successiva di socializzazione) e la società come oggetto e
fonte della morale. Egli svilupperà parte di questi concetti e soprattutto
l'ambivalenza dei fatti morali nella sua ultima grande opera, "LE FORME ELEMENTARI
DELLA VITA RELIGIOSA",pubblicata nel 1912, dove analizza le religioni della popolazioni
più antiche e il concetto di sacro come punto di contatto tra la vita religiosa e la vita
morale. La tesi centrale è che nelle società arcaiche le due vite coincidessero in
quanto la coesione sociale fondata sulla condivisione di credenze comuni e su forti
legami comunitari faceva sì che l'idea di società fosse trasfigurata nell'idea di dio.
Con la crescente differenziazione sociale, nelle società moderne è inevitabile che la
morale e la religione si allontanino, ma ciò non significa per Durkheim che la morale
perde i suoi caratteri religiosi. Nelle società industriali, infatti, al centro della
religiosità morale resta il vero oggetto, la società, con tutti i suoi simboli, quali inni,
bandiere e stemmi. Il diffondersi dei vari nazionalismi dell'epoca non faceva che
confermare il sociologo nelle sue idee.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, Durkheim riduce il suo impegno
negli studi sociologici sia per il suo coinvolgimento nella propaganda bellica con la
produzione di opuscoli e scritti, sia a causa di una salute sempre più cagionevole; il
conflitto mondiale, inoltre porta un duro colpo al sociologo. Durante la ritirata
dell'esercito francese in Serbia del 1914-15, il figlio André muore e per i mesi
successivi Durkheim smette di lavorare. Alla fine del 1916 un colpo apoplettico lo
costringe ad una lunga degenza e, infine, il 15 novembre del 1917 muore.

Tra i sociologi classici, Durkheim è certamente stato l'autore che più di ogni
altro ha influenzato gli sviluppi successivi della sociologia e delle scienze affini (si
pensi solo allo strutturalismo di Levi-Strauss, le correnti americane del funzionalismo
di Merton e del funzional-strutturalismo di Parsons e l'antropologia francese di
Mauss). I suoi principi metodologici sono stati alla base del nascere della ricerca
quantitativa nelle scienze sociali e le sue conclusioni teoriche costituiscono ancora
oggi oggetto di dibattito (si pensi ai lavori di Zygmunt Bauman) e questo, ancora più
di ogni attestato, conferma la notevole portata del suo contributo.

Emile Durkheim

La coscienza collettiva è l'insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla media
dei membri di una società. Questo insieme ha una vita propria che non esiste se non
attraverso i sentimenti e le credenze presenti nelle coscienze individuali.

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