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Il 900
(libro). Nell’ultimo quarto dell’ottocento la scienza e la tecnica continuano i loro
sviluppi. La rapida espansione dell’industria è alla base della prima crisi economica
nell’età contemporanea, la cosiddetta grande depressione (1873-1896) causata dal
fenomeno della sovrapproduzione industriale. La visione del mondo quindi cambiava
così radicalmente da proporre agli artisti. Contemporaneamente, il diffondersi della
fotografia contribuì ad accentuare la crisi di identità della pittura. In questo stesso
periodo dell’arte impressionista volge al tramonto.
Ci accorgeremo che l’arte comincerà a cambiare. Ci allontaneremo dalla visione
puramente reale, dalla visione della realtà, cioè che se, ad esempio, confrontiamo un
lavoro del neoclassicismo, o Canova o Courbet con gli artisti del 900 (come Klimt),
vedremo che c’è una diversità di rappresentazione. Munch il grido, è molto lontano
dal reale, anche se per raccontare l’opera parte da un’esperienza personale, quella di
aver vissuto personalmente l’esperienza stessa, di aver sentito quelle sensazioni di
disagio.
L’arte è espressione della realtà.
Nel 900, la città si trasforma. Si trasforma anche l’animo umano che diviene sempre
più isolato. Freud cerca di capire la mente umana.
TUTTO Ciò INFLUISCE SULL’ARTE.
In questo periodo, dal punto di vista artistico, entra in gioco un qualcosa che aiuterà a
spronare gli artisti a creare qualcosa di nuovo. La fotografia utilizzata per reportage
di guerra, era una documentazione. Poi utilizzata per fare ritratti. Già Degas la
utilizzerà. Diventerà essa stessa un’arte.
Dopo l’impressionismo, in questo clima nuovo, gli artisti si pongono una domanda:
cosa fare?? Seguire le teorie scientifiche oppure rappresentare un mondo interiore??
-Gauguin, Van Gogh (interiore), Signac e Seurat (scientifico)-
Utilizzano temi sempre impressionisti: momenti all’area aperta.
Teorizzano l’utilizzo di un colore primario accostato al suo complementare. C’era un
chimico Chevreul (forse inventore mayonese), dice che se noi accostiamo 2 colori
complementari. Accostano colori attraverso puntini.
SEURAT G. pag115
1886- data importante. Avviene la scelta degli artisti di andare verso qualcosa di
intimo o scientifico. L’ultima mostra. Non parteciperanno impressionisti importanti,
ma i giovani (Signac, Gauguin, Van Gogh….). il problema del puntinismo era quello
degli impressionisti: rappresentare sempre la LUCE.
Per ottenerla bisogna accostare colori complementari: contrasto simultaneo, è la
teoria che applicò Seurat, partendo dall’idea che ciascun colore influenza la visione
del colore vicino.
VAN GOGH
È un autodidatta. Van Gogh è uno dei miti della storia dell’arte. Nacque nel 1853 in
Olanda, e morì suicida a 37 anni, si era accostato alla pittura solo 10 anni prima
perché fino ad allora aveva svolto diversi temporanei (come andare nelle miniere a
predicare, col padre). Partito dal suo villaggio olandese, trovò impiego nella
stamperia d’arte a Londra. Soffrì di crisi depressive, alternate dal desiderio di
esprimersi: la sua pittura racconta lo squilibrio delle sue emozioni.
Anche guardando altri artisti. Dipinge per sua necessità.
Primo lavoro:
Mangiatori di patate (1885).
Racconta di una famiglia di contadini (2 coppie e una bambina di profilo) che si
ritrovano attorno alla mensa serale, mangiano il prodotto del loro lavoro. Cena
misera: patate. L’ambiente che rappresenta la povertà e la durezza del lavoro nei
campi.
Tetto di legno, illumina l’abitazione solo la lampada a olio al centro del tavolo.
Volti imbruttiti. Artista a cui si ispira è Millet.
Si sposta, 1886, a Parigi, incontra gli impressionisti. All’ultima mostra partecipa.
Il suo lavoro si concentra il 10 anni.
Autoritratti pag125
Gli autoritratti di Van Gogh sono la rappresentazione del modo in cui l’artista
concepisce il suo ruolo: un personaggio non integrato nella società, ma proprio per
questo capace di vedere oltre i confini comuni, come una guida per la società stessa
che lo esclude. I suoi ritratti diventano fotografie dei suoi stati d’animo, documentano
le diverse fasi emotive della sua esistenza.
Autoritratto 1889
In questo dipinto, un olio su tela realizzato nel 1889, un anno prima della sua
morte, Van Gogh indossa una giacca azzurra e posa davanti ad uno sfondo turchese, i
cui le virgole sembrano in continuo movimento e in contrasto con la posizione
immobile del pittore. I colori azzurro e turchese sono ovunque e si pongono in vivo
contrasto con l’arancione dei capelli e della barba. Lo sguardo accentuato dal
colore verde degli occhi e i lineamenti del volto sembrano mostrare un Van
Gogh triste e irato, già profondamente segnato dalla pazzia.
PAUL GAUGUIN
Paul Gauguin nasce a Parigi nel 1848 ma cresce in Peru', nel 1872 torna a Parigi,
dove diventa amico di Van Gogh. Questa amicizia pero,' avra' vita breve, il padre era
un giornalista repubblicano pertanto quando cade la repubblica e' costretto a
scappare… Si reca in Bretagna e poi in Polinesia dove morira' nel 1903; per quanto
riguarda il suo operato, egli era autodidatta, inizia a lavorare a 35 anni data la sua vita
tormentata e dominata dalla poverta' ma nonostante questo e' pieno di se e decide di
non seguire nessuna scuola d'arte perche' per lui l'arte impressionista doveva essere
superata in quanto troppo legata alla natura e bisognava invece rappresentare il
mondo interiore e per farlo egli usa il colore il quale doveva essere intenso. Nel 1886
partecipa all'ultima mostra degli impressionisti ma la sua pittura si diversificava
molto da quest'ultimi, sappiamo infatti che a quel tempo c'erano due vie da seguire:
quella scientifica dove si studiava la teoria del colore con autori come Seurat e Signac
e poi c'era quella dove si seguivano le proprie sensazioni e il proprio istinto con
autori come Gauguin. Con la voglia di trovare ispirazione tra i luoghi incontaminati si
reca in Bretagna dove ha inizio il periodo Bretone in cui si senti' molto influenzato
dai simbolisti: egli pero' intendeva rappresentare il pensiero influenzato dai
simbolisti: egli pero' intendeva rappresentare il pensiero senza parole ma solamente
attraverso l'immagine ed il colore, a differenza dei simbolisti.
Il Cristo giallo
Opera che presenta una novita' nel tema. Ambientato in campagna il cristo occupa
tutta l'immagine,sotto la croce ci sono le 3 Maria della tradizione Cristiana che hanno
le sembianze di 3 donne bretoni qualsiasi. Il colore dominante e' il giallo il
quale,insieme agli altri colori,e' applicato a campiture piatte pertanto non c'e' chiaro
scuro e quindi nemmeno volume. La linea d'orizzonte e' molto alta infatti riusciamo a
vedere bene la campagna; l'opera esprime la liberta' di espressione e quindi un
antinaturalismo.
La vita di Gauguin è improntata come abbiamo visto sul viaggio. Lui si trasferì in
isole contaminate dove realizza opere il cui soggetto e la figura femminile. Questa
figura era diversa dall’idea di bellezza occidentale. È una fanciulla che si presenta
nuda, canone che in Occidente non c’era. Gli sfondi delle opere dove sono
rappresentate sono paesaggi incontaminati.
Henri fu un grande fumettista, uno che realizzò ma che anticipò anche i manifesti
pubblicitari. (pagina 36) in basso realizza il manifesto in maniera anche ironica.
Nella scena dipinta, si vede la cantante sul palco. La testa della donna si trova, però,
fuori dal bordo del dipinto, in alto a sinistra. Le sue mani sono coperte da lunghi
guanti neri che la rendono immediatamente riconoscibile ai suoi contemporanei.
La giovane donne seduta in primo piano è, invece, la soubrette del Cafè di Parigi.
La cantante indossa un elegante abito nero che esalta la sua linea slanciata.
Inoltre, il cappello alla moda, anch’esso nero, mette in evidenza il colore arancione
dei suoi capelli. In mano, la giovane, stringe, poi, un ventaglio che dona un certo
fascino al suo personaggio. Davanti a lei una coppa di champagne indica il carattere
disinvolto e mondano della donna. Toulouse-Lautrec ha dipinto il volto della
soubrette con un’espressione provocante e decisa, consapevole del proprio charme.
Alla destra della donna c’è il compagno, vestito in modo formale. Porta una lunga
barba bionda come i capelli. Prima del palcoscenico vi sono rappresentate le parti
superiori di alcuni strumenti come per indicare che in quel luogo le persone si
sarebbero divertite ballando o ascoltando buona musica. LITOGRAFIA: stampe che
si ottengono stampando sul metallo.
IL SIMBOLISMO pag143
Il simbolismo è un movimento artistico e culturale che nasce in Francia nella seconda
metà dell’Ottocento coinvolgendo arti figurative, poesia e musica. La sua data di
nascita ufficiale è il 18 settembre 1886. Il Simbolismo nasce in contrapposizione al
realismo, con l’obiettivo di penetrare al di là delle apparenze del reale: per gli
artisti simbolisti la realtà autentica non va individuata nell’esistenza oggettiva delle
cose, ma nelle idee. Il Simbolismo vede affermarsi temi legati alla religione,
alla mitologia, al sogno e l’eroismo.
ORFEO
Gustave Moreau in questo dipinto (1865) interpreta il mito classico di Orfeo.
In letteratura fu descritto in antichità da Ovidio. L’abilità canora e musicale di Orfeo
aveva permesso al protagonista di piegare al suo volere le bestie feroci del regno dei
morti. Dopo la morte dell’amata Euridice si esibì ammaliando le Menadi.
Orfeo però si rifiutò di cedere alle loro lusinghe. Per questo le Menadi si vendicarono
sbranandolo e gettando i suoi resti nel fiume Ebro.
Gustave Moreau interpretò il mito aggiungendo un epilogo alla morte di Orfeo.
(Nella tradizione, Le Menadi smembrarono il corpo di Orfeo gettandolo nel fiume
Ebro.) Moreau immaginò che le Menadi non avessero disperso le parti smembrate
che furono invece ritrovate da una donna. La donna impietosita poi dalla sorte del
cantore e indignata dal comportamento delle Menadi, pose la testa decollata di Orfeo
sulla sua lira. Nel dipinto Moreau fa incrociare gli sguardi dei due protagonisti che si
trovano così uniti per l’eternità. Sullo sfondo viene rappresentato un paesaggio di
collina. Al centro vi è la donna con una veste in tessuti preziosi ed elaborati, i capelli
raccolti in una treccia tiene tra le mani la testa di Orfeo. Sullo sfondo vi è un’alta
roccia su cui possiamo vedere dei cantori. Atmosfera cupa, colori scuri. Giù a destra
ci sono 2 tartarughe simbolo di resilienza e forza.
IDEISMO
L’idealismo è l’espressione delle idee, mediante forme ed è uno dei canoni
fondamentali del simbolismo. Si coinvolgono le sensazioni, l’interiorità, ogni artista
si esprime secondo la rappresentazione soggettiva, secondo la propria cultura e
proprio mondo. Si fa strada anche l’emotività. Si cerca di suscitare sensazioni
attraverso i colori e le linee.
Nelle tele simboliste troviamo allegoria, leggende e personaggi immaginari.
DIVISIONISMO pag145
In Italia, il messaggio simbolista fu recepito da pittori che trassero ispirazione dal
puntinismo, ribattezzato Divisionismo. Quest’ultimo, sviluppatosi a cavallo tra l’800
e il 900, studia la natura e i problemi sociali. A differenza del puntinismo, che usava
pennellate giustapposte, il divisionismo utilizza pennellate allungate e sovrapposte.
La natura era il soggetto che guidava i divisionisti. La tecnica pittorica è
caratterizzata da contorni sfumati, colore spumoso, forte contrasto chiaroscurale.
Dal punto di vista tecnico, i divisionisti utilizzano filamenti irregolari che si
accostano e si sovrappongono.
GIOVANNI SEGANTINI
Segantini nacque nel 1858 e morì nel 1899, era figlio di un venditore ambulante.
La madre morì giovane. Giovanni, che aveva appena 7 anni, fu affidato alle cure della
sorellastra a Milano, dove trascorre anni di solitudine e tristezza. Imparò la
professione di calzolaio, lavorò in un negozio di fotografia e fu assistente di un
pittore di pannelli decorativi. Frequentò l’Accademia di Brera a Milano e ottenne il
suo primo successo con il dipinto «Il Coro della Chiesa di Sant’Antonio».
Fu affascinato dalle opere di Millet, amava la natura che si trasferì in montagna.
La natura è vista attraverso un’ottica spirituale.
Giovanni Segantini è considerato un grande innovatore della pittura alpina.
ANGELO MORBELLI
Nasce ad Alessandria nel 1853 e muore a Milano nel 1919. Compì i primi studi ad
Alessandria, mostrando attitudine soprattutto nell’ambito musicale, ma questa
attitudine fu ostacolata da una malattia che gli procurò una lenta e progressiva
sordità. Si dà alla pittura. I temi affrontati da Morbelli sono legati al sociale, alla
solitudine, all’incapacità di comunicazione.
UN GIORNO DI FESTA
Morbelli dipinse la prima opera dedicata al Pio Albergo Trivulzio nel 1883.
La struttura era un ricovero per malati oltre che ospizio per anziani.
L’artista non affrontò tale tema per rappresentare poeticamente l’avanzata età.
Piuttosto, fu interessato a rendere l’aspetto sociale del luogo. La grandezza del salone
esalta la sensazione di solitudine degli ospiti. Tale effetto è esaltato anche dalle
posture degli anziani (schiene ricurve). L’ambiente, silenzioso e arredato con le
panche ordinate, ricorda l’interno di una chiesa. Il titolo allude ad un giorno di festa
che, evidentemente, per gli ospiti era simile ad ogni altro giorno.
L’unico riferimento alla festività è il visitatore che si intravede a sinistra.
Da notare la scelta di Morbelli di rappresentare solo parzialmente il visitatore a
sinistra. Questo taglio crea un senso di mistero rispetto alla sua identità.
Nonostante i colori caldi e la presenza dei raggi del sole, l’atmosfera è
profondamente malinconica e si coglie una sensazione di immobilità.
MATERNITÀ
1890/1. L’opera suscitò polemiche alla triennale di Milano sia per lo stile che per il
significato oscuro. Il dipinto è suddiviso su tre fasce cromatiche. La parte alta, il
cielo, è risolta con un azzurro tendente al grigio. La fascia centrale, invece,
rappresentata dalle figure tende a grigio argento. Infine, la parte inferiore è occupata
dal prato. I contrasti di luminosità sono piuttosto deboli. Il paesaggio è illuminato
dalla luce solare che proviene dal fondo. Previati utilizza filamenti più lunghi.
Ambientato in un paesaggio esterno. La prospettiva geometrica non contribuisce a
costruire lo spazio che viene organizzato grazie alla disposizione delle figure in
primo piano. C’è sovrapposizione. La forma dell’opera è rettangolare con
orientamento orizzontale. La sua inquadratura ampia permette una vista panoramica
della scena. Infatti, gli Angeli e la Madre con il Bambino occupano l’intera larghezza
del dipinto. Invece, al cielo è riservata una limitata porzione in alto. Nella fascia
centrale, infine, sono collocate le figure che si succedono ritmicamente da sinistra a
destra. Le figure di Maria e del Bambino sono protette da una nicchia, a sinistra,
formata dagli angeli.
ART NOUVEAU
L’Art Nouveau (“Nuova Arte”) è un movimento artistico-filosofico che nasce in
Francia tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento e si diffonde in
tutta Europa con nomi diversi nelle diverse nazioni: in Italia, ad esempio, l’Art
Nouveau è conosciuta come “Stile Liberty”; in Inghilterra come “Modern Style”; in
Spagna come “Modernismo”; in Austria come “Secessione”.
Il periodo storico dell’Art Nouveau coincide con quella che viene ricordata come la
“Belle Époque”.
È un’arte nuova: arte che contrasta con ciò che c’era prima.
È soprattutto arte basata su produzione di oggetti che piacciono alla borghesia.
Da un punto di vista visivo, le opere dell’Art Nouveau (dipinti, statue, architetture)
sono caratterizzate da un’accentuata eleganza decorativa e da linee dolci e sinuose
che si incontrano e si intrecciano armoniosamente. L’Art Nouveau si ispira alla
natura stilizzandone gli elementi, tanto che in Italia lo stile Liberty è conosciuto
anche come “Stile floreale”.
Una delle caratteristiche comuni a tutti i filoni dell’Art Nouveau, è proprio quella di
voler rendere esteticamente validi gli oggetti di uso comune, che le industrie
diffondono per salvaguardarli dalla banalizzazione della produzione in serie. Non è
una novità, in quanto, già nella metà dell’Ottocento, il prussiano Michael Thonet
aveva prodotto la sua famosa sedia in legno curvato.
La Thonet, venduta in decine di milioni di pezzi, era un perfetto mix di tecnica ed
estetica: realizzata con 6 soli pezzi, era robusta, essenziale, economica.
EDVARD MUNCH
Edvard Munch nasce nel 1863, rappresenta il più importante dei pittori norvegesi e
una figura di riferimento per la Secessione di Berlino; Il pittore visse e lavorò a
Berlino per molto tempo, ma le autorità tedesche chiusero poco prima dell’apertura la
sua prima mostra a causa della scabrosità dei soggetti, oltre a i temi, anche la tecnica
era fonte di scandalo giudicata una pittura libera che lasciava ampio spazio al ''non
finito'' con stesure sciatte di colore. La mostra censurata però lo rese ancora più
famoso e infatti si guadagnò l’ammirazione di molti giovani tedeschi che diedero vita
alla Secessione berlinese. Egli era figlio di un medico, a contatto con il mondo
ospedaliero, è sempre stato affascinato dalle tematiche del dolore mentale e fisico e
dal trattamento che la società riservava ai malati e ai marginali.
Molte sue opere infatti mostrano personaggi isolati tra la folla, in disparte.
Partendo dagli eventi tragici della sua vita, come la morte della sorella e poi della
madre, egli nei suoi quadri si interroga su questioni universali, sulla vita travagliata
dell’uomo nella società borghese, e si avvicina a temi come la morte e la malinconia.
Molto importante è anche l’utilizzo che fa della fotografia per riprendere infermieri,
malati e altre scene soprattutto in ospedale. Munch fu anche un grande viaggiatore e
infatti nel 1885 si sposta a Parigi dove viene influenzato dalla linea curva
caratteristica dell’Art Nouveau e dalla pittura simbolista; Inoltre lì è colpito da artisti
come Lautrec, Degas, Van Gogh e Gauguin. Sempre a Parigi visitò una mostra di
reperti Maya e una mummia in particolare lo ispirerà per i volti scavati come teschi
caratteristici dei suoi dipinti. Il suo intento era quello di esprimere, raccontare il
mondo interiore, ciò che ognuno di noi ha dentro e sente: quindi emozioni forti e
soggettive. Nelle sue opere si mescolano realtà interiori ed esteriori, nel corso della
sua attività artistica egli elaborò una serie di simboli ricorrenti per rappresentare stati
d’animo ed emozioni, anche i colori hanno spesso un ruolo simbolico nelle sue opere.
LA BAMBINA MALATA
1885 La bambina malata è la sua prima opera matura e autobiografica, il quadro fu
realizzato in quattro versioni e inaugurò la prassi della ripetizione dello stesso
soggetto con lo scopo di esplorare fino in fondo le emozioni che poteva suscitare un
determinato evento. Qui vediamo ritratta la sorella di 15 anni, Sofia, morta di
tubercolosi; Sdraiata nel letto, affiancata dalla madre che le cinge la mano. La stanza
è molto piccola e stretta, lo stesso spazio ci dà un senso di disagio e claustrofobia.
Vediamo pochi elementi come l'angolo di un comodino in basso a sinistra, una tenda
nell'angolo a destra. Il quadro è dipinto con colori freddi, toni scuri e l’unica
luminosità proviene dal colore chiaro del cuscino e dal volto pallido della ragazza.
Il quadro suscitò scandalo nonostante il tema della malattia fosse già un tema
comune, ma sconcertò la tecnica nervosa ed essenziale utilizzata per rappresentarlo:
la pittura ci appare graffiata e i colori scuri quasi sporchi.
MADONNA, 1894-95
Di questo quadro vi sono varie versioni, la prima è una litografia, in cui, la figura
della madonna, è contornata da una cornice sulla quale sono dipinti spermatozoi, che
si indirizzano verso un feto in basso a sinistra che rappresenta la vita.
Il feto non ha gli occhi e il volto non è ben definito, ci appare privo di speranza e le
braccia chiuse, conserte quasi come se volesse difendersi.
Non è facile dire cosa simboleggia il quadro, probabilmente la vita che nasce dal
piacere e dal peccato, forse la morte essendo il feto fuori dal grembo materno
condannato all’infelicità, o ancora il male che feconda ogni cosa. La figura della
Madonna è sensuale ma cadaverica al confine tra passione e malattia, rispetto alla
seconda madonna è più stilizzata ma comunque impudica, la vergine ritratta perde il
suo velo di castità e diventa provocante ma allo stesso tempo quasi macabra. Ciò che
Munch fa nei suoi quadri, e che ritroviamo anche in questo, è tradurre la sofferenza:
per esempio l’ansia viene rappresentata da aloni attorno alle teste, la follia
rappresentata dai colori sanguigni dei cieli e la paura dalle diagonali su cui corrono
strade, ponti, tetti.
L' URLO
Nel dipinto vediamo una figura umana serpeggiante, è frontale sessuata, simile ad un
teschio con gli occhi spalancati e la bocca aperta, da qui viene fuori il grido
identificato come il grido dell'intera umanità; le mani sono al volto che prendono la
forma di quest’ultimo. A destra del dipinto si sviluppa il mare con la sua isola
centrale. A circa tre quarti dell’altezza si trova poi la linea d’orizzonte, ondulata e
mossa. Da qui sale il cielo modellato da linee orizzontali e sovrapposte. Infine, al
limite posteriore del sentiero si intravedono due sagome di uomini che procedono
affiancati. Il dipinto rappresenta attualmente una vera icona culturale della condizione
di sofferenza dell’umanità. L’opera appartiene ad una serie di dipinti che Munch
realizzò in diverse versioni. Munch dipinse quattro versioni del celebre dipinto tra il
1893 e il 1910.
Secondo la sua testimonianza scritta, l’artista ebbe la sensazione di sentire “l’urlo
della natura” durante una passeggiata serale. Munch racconta di questo episodio
come se l'avesse vissuto personalmente, infatti dice di essersi immaginato di
camminare lungo questo ponte e avrebbe sentito all’improvviso il valore
dell’umanità, che vediamo espresso tramite il grido. Le linee curve sono spogliate da
qualsiasi decorativismo che aveva in mente l’Art N. Tutte le sue opere esprimono
quello che è il vissuto dell’artista.
SECESSIONE DI VIENNA
L'inizio del 900 è caratterizzato dalle successioni ovvero movimenti artistici segnati
da una forte volontà di rottura con l’arte ufficiale, da qui il nome secessione anche
sinonimo di separazione, distacco. I primi gruppi secessionisti si formarono a
Monaco, Berlino e soprattutto a Vienna. Gustav Klimt e la scuola di Arti applicate
furono importantissimi per la secessione di Vienna avvenuta nel 1897; in questo
periodo nacquero i laboratori viennesi di arti applicate che progettavano alto
artigianato volendo diffondere nuovi modi di arredare la casa, usare oggetti, vestirsi o
indossare accessori. Le tecniche classiche si trasformano in tecniche molto
particolari, in quanto la scuola viennese spingeva gli studenti ad un forte
rinnovamento, il tutto documentato dalla rivista “Ver Sacrum” ovvero “primavera
sacra” anche qui il titolo ci rimanda qualcosa che si rinnova: in architettura si
abbandonano le strutture con colonne e timpani e viene impostata un’arte adeguata ai
tempi.
IL BACIO, 1907-1908
Il bacio fu dipinto da Klimt tra il 1907 il 1908 ed esprime la potenza del desiderio che
trasforma i corpi dei due amanti in un’unica cellula, rappresenta l’esaltazione
sensuale. Un'uomo e una donna si abbracciano al centro di uno spazio astratto,
l’uomo avvolge il viso della donna con le sue mani e teneramente si china sul volto di
lei, e notiamo che indossa una ghirlanda di foglie d’edera avvolta tra i capelli; La
giovane ha il viso reclinato di lato e poggiato sulla spalla sinistra, un braccio è
sollevato a cingergli il collo, mentre l'altro tiene la mano dell'uomo, il volto della
donna è chiaro e arrossato leggermente sulle gote, gli occhi sono chiusi e la sua
espressione è serena, quasi estatica, tra i capelli vi sono alcuni fiori che decorano la
capigliatura. I personaggi indossano dei vestiti ampi decorati con motivi astratti
molto colorati; la donna indossa una veste attillata che lascia scoperta la spalla e i
piedi, mentre l'uomo indossa una tunica dorata, decorata con motivi rettangolari. I
due sono su un prato caratterizzato da fiori coloratissimi, gialli, viola e azzurri,
avvolti da un’aura dorata mentre lo sfondo è monocromatico e bidimensionale; gli
amanti diventano una cosa sola, sospesi nel tempo e nello spazio indefinito.
CASA MILÁ
Casa Milà, nota come La Pedrera (“cava” in catalano), è l’ultima opera civile di
Antoni Gaudí, iniziata nel 1906 e completata nel 1912.
Il soprannome deriva dal suo aspetto esterno, che vede un grande utilizzo della pietra,
per la progettazione della facciata e dei balconi.
Casa Milà vanta una delle terrazze più simboliche della città grazie ai camini
scultorei e alle prese d’aria, che Gaudí ha progettato per questo edificio.
Gaudí ha progettato una terrazza ricca di curve per scopi decorativi, ma anche
funzionali, consentendo una migliore distribuzione della luce attraverso i due enormi
patii. Gaudì disegna due cortili dalle forme sinuose, come fossero scavate nel pieno
della massa costruita, che rendono ogni appartamento luminoso ed articolato e in cui
l’interno e l’esterno sono in relazione.
LA SAGRADA FAMILIA
È l’opera che lo impegnò per tutta la vita e che fu destinata a rimanere incompiuta.
L’insieme, con pianta a croce latina, 5 navate e 3 facciate, ricerca la verticalità delle
cattedrali gotiche. Il progetto si basa sull’idea che la linea retta sia propria dell’uomo,
mentre, quella curva, sia la linea primordiale.
Ogni dettaglio è studiato con una logica interna, evitando simmetria, regolarità e
staticità.
Gaudí voleva creare un luogo che fosse l’emblema della moderna cristianità; per
questo concepì un edificio complesso, ricco di dettagli decorativi e carichi di
significati simbolici, mistici, tratti dalla tradizione cristiana.
La parte della chiesa costruita sotto la direzione di Gaudì, comprende solo la cripta
e la Facciata della Natività. Quest’ultima, aperta da 3 portali dedicati alla Fede, alla
Speranza e alla Carità, è decorata con le sculture previste da Gaudí, che raffigurano le
storie della Sacra Famiglia, attraverso una decorazione animata da tartarughe di terra,
lumache, paperi, galli e gufi. I suoi 4 campanili sono dedicati agli apostoli Mattia,
Giuda Taddeo, Simone e Bartolomeo.
Gaudì morì nel 1926, riuscendo a vedere terminato solo il campanile di San
Bartolomeo; gli altri tre furono completati 3 anni dopo la sua morte.
Di torri, Gaudí ne aveva progettate addirittura 18: 12 dedicate agli apostoli, 4 agli
evangelisti, una alla Madonna e una, la più alta di tutte, a Gesù.
Purtroppo, l’architetto non lasciò indicazioni puntuali sul proseguimento dei lavori,
che si interruppero per alcuni anni. In seguito, il recupero e il restauro dei grandi
modelli originali consentirono di ricostruire buona parte del progetto e di riaprire il
cantiere.
ESPRESSIONISMO
Comincia quasi contemporaneamente con 2 momenti:
1. In Francia
2. In Germania
Caratteristica: si cerca di esprimere ciò che sentono gli artisti. Vi è un uso particolare
del colore, che deve esaltare.
C’è un momento particolare, perché vi ritroviamo una manifestazione di autonomia:
le nazioni che si stanno formando, si organizzano per la guerra. Dunque, i capi delle
nazioni, fanno di tutto per chiedere agli artisti una certa propaganda, ma questi non ci
stanno a tutto ciò, si esprimono, non attraverso un racconto, ma altri elementi
(LINEA, COMPOSIZIONE, COLORE).
CARATTERISTICHE
- Semplificazione della forma
- Interesse per il primitivo
- Rifiuto del bello: vedremo, infatti, forme totalmente distorte (allontanamento
dalla bellezza ideale)
- Negazione della tridimensionalità/prospettiva
1. L’opera è ispirata alle sei danzatrici che si vedono sullo sfondo della “Joie de
vivre”. L’opera rappresenta l’azione, dove si vedono cinque danzatrici, che
danzano tenendosi per mano a formare un cerchio, che sta per aprirsi tra le due
danzatrici poste in basso a sinistra.
La danzatrice in basso è infatti protesa in avanti per afferrare la mano
dell’uomo, mentre il danzatore fa una torsione del busto per afferrare la mano
dell’altra donna. Vi è una forte accensione cromatica di una gamma ridotta di
colori, rosso, verde e blu. Rosso per le carni, verde per il prato (Eden) e blu per
il cielo. LA METAFORA DELLA DANZA, È LA METAFORA DELLA
VITA;
2. Matisse rappresenta cinque figure maschili che suonano e cantano, dove il
violinista è rappresentato in piedi e le altre quattro figure sedute sul prato
verde, sotto il cielo blu. Sono figure chiuse e concentrate nel loro mondo
interiore, sono statiche, e guardano fuori dalla tela in direzione di un
immaginario direttore. Sono rappresentate con il colore rosso, come quello de
“La Danza”.
Verso la fine della sua vita, Matisse ha problemi di salute viene operata per una
forma di tumore. In questo periodo si dedica al collage e un’opera importante fu il
nudo blu.
FRANZI, (1910)
Il soggetto è una ragazzina, di cui il volto è un volto non tondo.
Colori messi in un certo modo; sono complementari per dare più luminosità.
Il corpo femminile è uno dei temi più rappresentati.
Lei siede su una sedia, il cui schienale è stato scolpito a forma di donna nuda di
colore rosa-carne.
La ragazza fissa lo spettatore con aria di sfida mentre il verde intenso del suo viso,
definito da pennellate spesse e innaturalistiche, contrasta con i toni rosa della carne
della figura femminile che la incornicia. La collocazione frontale del soggetto
suggerisce l'influenza di Munch, Van Gogh e Gauguin, e richiama anche l'arte
primitiva.
MARCELLA, (1910)
Il pittore cerca di captare quello che sono le sue sensazioni, come nel caso di
Marcella (2 versioni). Una giovane donna con un fiocco bianco tra i capelli, nuda sul
letto, siede a braccia incrociate guardando dritta davanti a sé. I grandi occhi neri sono
truccati pesantemente e la bocca, dipinta di rosso, sta imbronciata sul viso bianco.
Il corpo non esprime bellezza, anzi lei è chiusa nel suo corpo, si copre.
Interessato a portare su tela, quindi ad esprimere, quello che è il suo mondo interiore,
ed in questo caso l’idea che l’autore ha del passaggio dall’età della fanciullezza a
quella dell’adolescenza.
Le linee di forza del dipinto sono verticali e alcune oblique.
Il dipinto rappresenta una ragazzina nella stessa posizione di quella rappresentata
da Munch (La pubertà), con le braccia posizionate allo stesso modo. Ma questa è
truccata e comunica all’osservatore un sentimento aggressivo e un po’ titubante.