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APPARENZA E REALTA’

INGLESE

ITA: È più importante essere o apparire ? Oggi si pensa che con la bellezza si possa
ottenere ogni cosa, dunque si pensa più alla bellezza esteriore che a quella interiore,
si preferisce mettere a tacere la propria vera natura pur di essere accettati. proprio in
questo periodo dell’età vittoriana (1837-1901) in cui l’apparenza ha preso il
sopravvento sulla realtà, Oscar Wilde scrive e pubblica il suo “Ritratto di Dorian
Gray” ,quest’opera spinge a una riflessione, ancora attuale

Basil Hallward è un pittore, particolarmente legato all’amico Dorian per la sua


bellezza, tanto che fa un suo ritratto e quando Dorian lo vede perde la sua innocenza.
Egli esprime il desiderio che il quadro invecchi al posto suo in modo da poter restare
sempre giovane e bello. Così accade. Ma poichè la sua bellezza consisteva nella sua
purezza interiore, il ritratto nel quadro invecchia quanto più l’anima di Dorian si
macchia di peccati. La vita dissoluta di Dorian renderà il suo ritratto quanto più
deforme, finchè egli stesso cercherà di distruggerlo prendendo poi le sembianze di un
uomo segnato dal corrompersi della propria anima.

In Dorian Gray osserviamo la scissione tra apparenza e realtà che viene oggettivata
nel ritratto. Il dipinto rivela tutto ciò che Dorian nasconde: la sua coscienza, il suo
invecchiamento e la sua corruzione morale, mentre il suo corpo mantiene la sua
apparente innocenza e purezza, ma le apparenze si rivelano ingannevoli! L’intento di
Oscar Wilde è proprio quello di mettere in dubbio le autenticità delle apparenze, tanto
che nel racconto, nessuno riesce ad attribuire una figura corrotta a Dorian o riesce a
collegare la perfetta bellezza con un peccato tipo l’assassinio. Il romanzo sfida la
teoria secondo la quale il carattere di una persona possa essere dedotto da ciò che egli
è esteriormente, ma la personalità di un individuo si scinde in corpo e anima. Nel
romanzo Dorian non riuscirà a integrare ciascuna delle due metà non sarà mai una
persona completa perchè è troppo sensibile alle influenze. Piuttosto separa l’anima
dal corpo per preservare la sua giovinezza e la bellezza esteriore. Così crea una
rappresentazione di idealità priva di verità e di personalità. Alla fine del romanzo, il
ritratto viene riportato allo stato originale, e ciò rappresenta l’integrazione che Dorian
non è mai riuscito a realizzare.

INGL: Is it more important to be or to appear? Today it is thought that with beauty


everything can be obtained, therefore we think more of external beauty than internal
beauty, we prefer to silence our true nature in order to be accepted. precisely in this
period of the Victorian age (1837-1901) in which appearance has taken precedence
over reality, Oscar Wilde writes and publishes his "Portrait of Dorian Gray", this
work leads to a reflection, still relevant today.

Basil Hallward is a painter, particularly attached to his friend Dorian for his beauty,
so much so that he paints a portrait of him and when Dorian sees him he loses his
innocence. He expresses the wish that the painting will age in its place so that it can
always remain young and beautiful. So it happens. But since its beauty consisted in
its inner purity, the portrait in the picture ages the more Dorian's soul becomes
stained with sins. The dissolute life of Dorian will make his portrait as deformed as
possible, until he himself tries to destroy it and then takes the form of a man marked
by the corruption of his own soul. In Dorian Gray we observe the split between
appearance and reality that is objectified in the portrait. The painting reveals
everything that Dorian hides: his conscience, his aging and his moral corruption,
while his body retains its apparent innocence and purity, but appearances turn out to
be deceptive! Oscar Wilde's intent is precisely to question the authenticity of
appearances, so much so that in the story, no one is able to attribute a corrupt figure
to Dorian or is able to connect perfect beauty with a sin such as murder. The novel
challenges the theory that a person's character can be inferred from what he is
outwardly, but an individual's personality splits into body and soul. In the novel
Dorian will not be able to integrate each of the two halves, he will never be a
complete person because he is too sensitive to influences. Rather, it separates the soul
from the body to preserve its youth and external beauty. Thus he creates a
representation of ideality devoid of truth and personality. At the end of the novel, the
portrait is restored to its original state, and this represents the integration that Dorian
was never able to achieve.

ITALIANO

Pirandello, come Oscar Wilde, è condizionato dalla sua epoca. Il periodo che va dalla
seconda metà dell’800 ad oggi è dominato dall’interrogativo su cosa siano la realtà e
l’apparenza. Egli mette al centro dei suoi interessi la frammentazione della realtà e
della personalità dell’individuo. All’inizio fu difficile distinguere la realtà
dall’apparenza, poiché non si trattava di illusioni ottiche, ma di illusioni che
risiedevano nell’anima dell’individuo. Infatti nella sua produzione teatrale e
narrativa troviamo il senso di crisi e il dissolversi delle antiche certezze. Egli però a
differenza di Wilde non cerca di sfuggire dalla realtà, ma la studia poiché
consapevole della propria crisi, sa di non poterle sfuggire. È per questo che la realtà
pirandelliana è inconoscibile, per l’autore ogni uomo indossa mille maschere, tante da
non poter sapere chi sia in realtà.
Luigi Pirandello fu lo scrittore che per primo fece emergere il contrasto fra apparenza
e realtà. Il suo pensiero si basa sul contrasto tra la “vita” e la “forma”. La vita è un
flusso continuo ed inafferrabile che per poter consistere deve fissarsi in delle forme al
di fuori dei quali non sarebbe possibile l’esistenza. La forma consiste nell’immagine
che l’uomo offre alla società. L’uomo man mano che cresce viene obbligato a
rispettare le leggi imposte dalla società nei quali egli stesso non si riconosce. Da
questo rapporto deriva il relativismo psicologico che si basa sul rapporto tra l’uomo e
la società e sul rapporto tra l’uomo e se stesso. Nasce così il contrasto tra apparenza e
realtà, tra ciò che l’uomo crede di essere e il modo in cui lo vedono gli altri, tra la vita
che dentro ciascuno di noi dovrebbe vivere e quella imposta. L’individuo è dunque
prigioniero di una maschera che gli altri gli attribuiscono e che egli stesso accetta,
nella quale non si identifica, ma che non può distruggere perché non potrebbero né
riconoscerlo e né accettarlo. Il dramma dell’uomo pirandelliano non sta
nell’impossibilità di comunicare con gli altri. Egli stesso si scopre diverso da come
credeva di essere. Proprio per il suo continuo divenire, l’uomo è nello stesso tempo
“Uno, Nessuno, Centomila” : uno è quello che l’individuo crede di essere, nessuno ,
dato il suo continuo divenire è incapace di fissare una personalità definita, centomila
sono le maschere che la società gli attribuiscono. Nello studio dell’autore è
importante analizzare la concezione dell’umorismo e della comicità. Nel saggio
“L’umorismo”, Pirandello distingue il comico dall’umorismo. Egli afferma che la
comicità è l’avvertimento del contrario, mentre l’umorismo è il sentimento del
contrario. Lo scrittore stesso ci fornisce l’esempio di una vecchia signora con i capelli
tinti e con abiti giovanili;si “avverte” che essa è il contrario di ciò che una rispettabile
signora dovrebbe essere,così suscita il riso. Dopo il riso istintivo interviene la ragione
che, attraverso la riflessione, fa rendere conto all’osservatore del perché di un tale
comportamento. Il comico genera immediatamente la risata mentre l’umorismo nasce
da una ponderata riflessione che genera una sorta di compassione da cui scaturisce un
sorriso di comprensione.

STORIA

La realtà non è sempre così facile da scoprire. I potenti della terra hanno spesso e più
volte nel corso della storia manipolato la realtà per creare un’apparenza strumentale
al proprio progetto politico. Durante il fascismo Mussolini comprese che la massa
rappresentava un’immensa potenza da sfruttare. A tale scopo il regime fascista fece
largo uso di propaganda per ispirare la nazione a quell’unità necessaria
all’obbedienza. Il Duce fu il centro del Fascismo e raffigurato come tale. Una
pubblicità continua riguardava la sua persona, e i quotidiani avevano esatte
disposizioni su cosa dire di lui.
Il regime fascista utilizzava i media per valorizzare i successi del regime e mantenere
le masse in uno stato di mobilitazione emotiva permanente, attraverso riti e cerimonie
collettive. Guidava gli Italiani verso la conformazione a ideali quali il nazionalismo,
il patriottismo, il militarismo, l’atletismo, l’eroismo, l’autoritarismo, l’esaltazione
della civiltà romana e dell’idea della virilità. La propaganda fu tanto imponente e
martellante da creare una “realtà parallela”. Obiettivo della propaganda era la
creazione di un nuovo tipo d’uomo, destinato, negli auspici del regime, a guidare
l’Italia e Roma a nuovi fasti imperiali. Una funzione importante nella fascistizzazione
del paese fu svolta da alcuni organismi del partito, come l’Opera Nazionale
Dopolavoro. Nate nel 1925 le associazioni di Dopolavoro consentirono ai lavoratori
di intrattenersi con le famiglie e con i colleghi nel tempo libero, attraverso attività
sportive, culturali e turistiche molto innovative per l’epoca. Tali associazioni,
presentate come momenti di vita insieme, erano in realtà attività di propaganda volte
a sostenere il consenso dei lavoratori verso il regime e a controllarne strettamente le
frequentazioni . Anche i giovani venivano inquadrati in organizzazioni come i
giovani fascisti e i gruppi universitari fascisti. Per riorganizzare la gioventù dal punto
di vista morale e fisico nacque l’Opera nazionale Balilla (ONB), ente autonomo
complementare all’istituzione scolastica, di cui avrebbero fatto parte i giovani dagli 8
ai 18 anni ripartiti in due sotto istituzioni: i balilla e gli avanguardisti. Mirava non
solo all’educazione spirituale, culturale e religiosa, ma anche all’istruzione
premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica secondo l’ideologia fascista. Gli
studenti impararono presto che dovevano unirsi ai gruppi universitari per avanzare.
Lo scopo di Mussolini era quello di ispirare i giovani al potere e alla conquista. Tutto,
dagli istituti culturali ai campi era congegnato per consolidare le attività del fascismo.
Nel corso degli anni il regime radicalizzò le sue posizioni censurando sempre di più
la libertà di opinione e perseguendo coloro che criticano il governo, esprimendo
opinioni diverse dal pensiero ufficiale. Alle autorità era permesso confiscare i
giornali che pubblicassero informazioni atte a istigare l’odio di classe oppure
disprezzare il governo. Dal 1926 era necessario il permesso del governo per
pubblicare. Con la diffusione della radio durante gli anni del regime, questa diventò il
maggior strumento di propaganda alla popolazione. Fu usata per trasmettere discorsi
di Mussolini, e come strumento di propaganda. Ai media venne imposto di parlare il
meno possibile di fatti di cronaca nera e di crimini in genere e, in quei casi in cui
fosse stato impossibile omettere la notizia, era chiesto di minimizzarla il più possibile.
Questo serviva per garantire un falso senso di sicurezza nell’opinione pubblica, che
percepiva l’assenza di notizie di questo tipo come l’assenza del tipo di atti a cui si
riferivano. Ad esercitare il potere di censura sulla stampa con stringate direttive
diramate alle redazioni fu il potente Ministero della Cultura Popolare (MinCulPop). I
media erano considerati sia risorsa che pericolo, la massa può diventare salvatrice ma
anche carnefice, il fascismo ed il nazismo hanno mostrato in tutta la loro tragicità che
la volontà collettiva può essere manipolata a tal punto da diventare un’arma di guerra.

STORIA DELLA MUSICA

Nel mondo dell’opera il contrasto tra apparenza e realtà è fondamentale, si può notare
nel Rigoletto, opera scritta da Giuseppe Verdi. Il contrasto tra apparenza e realtà
appare nel Duca di Mantova, in quanto inganna Gilda presentandosi come uno
studente. Il dramma è la forma letteraria scelta da Verdi per divulgare la sofferenza,
il sacrificio e il risentimento popolare. Sceglie sempre personaggi normali,
sconosciuti, popolari appunto ma in grado di emozionare, sconvolgere e coinvolgere
nelle narrazioni intime e profonde. È un dramma intenso di passione, tradimento,
amore filiale e vendetta.

Durante una festa a Palazzo, il Duca di Mantova confida a Borsa di voler corteggiare
una giovane ragazza (Gilda), non sapendo però trattarsi della figlia del deforme
Rigoletto (il buffone di Corte). Fa irruzione il Conte di Monterone maledicendo il
Duca per aver disonorato sua figlie, e Rigoletto per essersi beffato del suo dolore di
padre. Finita la festa, il Duca va a casa della giovane Gilda sotto mentite spoglie. I
due si giurano amore eterno. Intanto Marullo, Borsa, il Conte di Ceprano e un gruppo
di cortigiani partono per rapire Gilda (che credono essere l'amante di Rigoletto), per
vendicarsi del buffone. Con l'inganno fanno partecipare al rapimento anche lo stesso
ignaro Rigoletto. Il Duca vede quindi la giovane Gilda condotta a palazzo e ne
approfitta per attentare alla sua virtù. Rigoletto giura vendetta verso il Duca per aver
disonorato sua figlia. Rigoletto assolda quindi Sparafucile - un sicario - per uccidere
il Duca. Maddalena (sorella di Sparafucile) dovrà attirare il Duca in una locanda fuori
Mantova, poi Sparafucile lo ucciderà. Maddalena però si innamora del giovane e
propone al fratello di uccidere il primo straniero che bussi alla porta della locanda e
ingannare così Rigoletto. Gilda - avendo ascoltato tutto e provando ancora un
profondo sentimento per il Duca - si sacrifica, bussando alla porta della locanda.
Rigoletto, preso il sacco in cui Sparafucile ha messo il corpo, si reca al fiume per
gettarlo; solo allora si rende conto che il corpo non è del Duca bensì della sua amata
figlia.

Nella scena dodicesima dell’opera si trova un tipico duetto romantico, durante il


romanticismo infatti molti pezzi d’opera erano caratterizzati dalla “solita forma”
(tempo di attacco, tempo cantabile, tempo di mezzo e stretta o cabaletta). Nella scena
Gilda racconta a Giovanna di essere innamorata di un brav’uomo, dicendole che è
irrilevante la sua estrazione sociale anzi pensa che se fosse povero l’amerebbe di più.
Così sopraggiunge il duca che interrompe Gilda con un “t’amo”. Qui ci troviamo nel
tempo di attacco. A livello musicale è un allegro, inizialmente scherzoso e con
l’ingresso del duca diventa quasi drammatico. Nel tempo cantabile il duca dichiara il
suo presunto amore in adagio molto soave. È questa la scena in cui il duca inganna
Gilda presentandosi come “Gualtier Maldè un povero studente” nel tempo di mezzo.
Nel frattempo sentono dei rumori, Gilda pensa sia suo padre ma in realtà sono
Ceprano e Borsa che intendono rapirla poiché sanno che è la figlia di Rigoletto e il
ritmo del tempo di mezzo diventa più concitato quasi a creare una sorta di ansia.
Nella stretta, caratterizzata da un tempo movimentato, Gilda e il Duca si danno
l’addio, giurandosi affetto e amore eterno.

Ma nell’aria di sortita del Duca, all’inizio, viene rivelata la vera identità del Duca che
si presenta a pieno come un donnaiolo, spensierato e senza scrupoli di coscienza, che
vive la vita pienamente e senza limiti.

FISICA

Per quanto riguarda Fisica, si può osservare che in molti casi le scoperte fondamentali
possono essere espresse in modo tale da contrapporre le apparenze dei fenomeni
naturali alla realtà. L’elettricità, il magnetismo e l’ottica appaiono profondamente
diversi; ma, in realtà, sono manifestazioni di una stessa struttura soggiacente, il
campo elettrico. Il campo elettrico è una deformazione dello spazio prodotta dalla
presenza di una carica. Quando la carica è positiva, la deformazione dello spazio sarà
verso l’altro (simile a una montagna), quando la carica è negativa la deformazione
sarà verso il basso (simile a una buca). La carica positiva tende ad andare verso la
carica negativa e viceversa. Il campo elettrico indica dunque la direzione delle
cariche a seconda del loro segno, è quindi un vettore.

Per rappresentare un campo si utilizzano le linee di campo che vanno sempre dall’alto
verso il basso, quindi escono dalle cariche positive e vanno dalle cariche negative.

L’unità di misura del campo elettrico è N/C (Newton, Coulomb) .

La forza che fa muovere la carica elettrica è data dalla formula: q·E essa dipende da
come sono disposte le cariche nello spazio. Per esempio per trovare il campo elettrico
prodotto da una carica puntiforme la formula è:
se la carica elettrica non è immersa nel vuoto ma in un altro materiale alla

formula si aggiunge εr .

Il campo di una carca puntiforme ha forma radiale, per le cariche positiva le linee di
campo vanno in fuori, per le cariche negative le linee di campo vanno in dentro.

Il campo elettrico genera delle deformazioni nello spazio e per rappresentare l’altezza
o la profondità delle deformazioni si utilizza il Potenziale (V), la sua unità di misura è
il Volt.

TECNOLOGIE MUSICALI

Per molti secoli le scelte compositive sono state compiute principalmente per mezzo
dell’immaginazione, intendendo per essa la capacità di cogliere il reale per
astrazione. Con l’avvento della tecnologia elettroacustica e come conseguenza della
rivoluzione digitale, le scelte musicali possono essere guidate dal suo ascolto diretto.
Il timbro è la determinazione particolare del suono ed è ciò da cui la scrittura deve
basarsi per poi potersi convertire in scrittura. Comporre musica non significa che
trascrivere tutto ciò che è astratto, la sintesi sonora è quel fenomeno che ci permette
di concretizzare la nostra immaginazione generando suoni artificiali.

Il processo che consente di creare suoni artificiali è la sintesi sonora, grazie


all’utilizzo di un dispositivo elettronico musicale chiamato sintetizzatore o synth, in
grado di generare autonomamente segnali audio, sotto il controllo di un musicista.

Per sintetizzare un suono si può ricorrere a diverse modalità: molti sintetizzatori si


basano sulla sintesi astratta che riguarda la sintesi sottrattiva e additiva, la
modulazione ad anello, di ampiezza, di fase e tante altre; la sintesi emulativa che
rielabora un suono esistente attraverso algoritmi di emulazione e un esempio è il
campionamento, con questo processo il segnale audio viene registrato in modo
analogico o digitale; infine la sintesi mista che si basa su varie forme d’onda e su
varie combinazioni di suoni.

A loro volta queste modalità di sintesi sonora si possono distinguere in tecniche


lineari e non lineari. Con le tecniche lineari lo spettro sonoro del nuovo audio è
costituito dall’addizione delle parziali (multipli interi della frequenza fondamentale) e
il suono prodotto risulta complesso. Mentre lo spettro sonoro modulato attraverso
tecniche non lineari da origine a un nuovo segnale audio prodotto da operazioni come
addizione, sottrazione, moltiplicazione e prostaferesi ( permettono di trasformare
somma e differenze di formule trigonometriche di due angoli in un prodotto ) , dei
segnali originali.
I sintetizzatori fanno uso degli oscillatori per svariati motivi, ma il compito principale
dell’oscillatore è produrre elettroni che muovendosi producono vibrazioni che
generano a loro volta forme d’onda periodiche. Le forme d’onda più comuni sono :
l’onda sinusoidale, triangolare, a dente di sega, quadra e alcuni tipi di rumori di tipo
bianco e rosa.

Il sintetizzatore presenta dei controlli, in particolare:

- Il controllo della frequenza che definisce quante volte si ripete il ciclo di


un’onda al secondo.

- Il controllo della forma d’onda che permette di scegliere quale onda creare.

- Il controllo della modulazione per poter modificare le onde generate dagli


oscillatori principali.

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