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SUGIYAMA

Con Sugiyama abbiamo sostanzialmente ripassato alcune regole dell'Unità


13; in particolare ci siamo soffermati sulla pagina 115 del libro di testo.

1) 。。。どうおもいますか。
Quindi sulla formula:

[Sost.] を どう思いますか。 = Che cosa pensi di...? [Sost. wo dou


omoimasuka.]

Con risposta:

[Agg.] と 思います。 , con l'aggettivo che richiede la forma piana. La prof.


ha definito questo "to" come una "particella di citazione." [Agg. to
omoimasu.]

La formula prosegue con:

Doushite [agg.]to omoimasuka. --> Perché pensi che sia [agg.]?

Con risposta:

[F.P.] karadesu. L'importante è appunto usare la forma piana, che si tratti


di aggettivo o verbo.

Abbiamo letto poi i 4 esempi sottostanti, vi lascio solo un paio di vocaboli un


po' complicati, seikatsukankyou e bukka (terzo esempio), rispettivamente
"ambiente, vita, qualità della vita" e "prezzo della vita".

Fin qua dovreste aver già fatto tutto il giorno del test, se non vado errato.

Abbiamo poi rivsisto la regola dello し nella pagina precedente (114).

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-

2) Coniugazione forma piana


Abbiamo poi saltato alla pagina 119, unità 14, per dare un occhio alla tabella.

In sostanza, la tabella mostra le coniugazioni di verbi, aggettivi in -i,


aggettivi in -na e sostantivi (le 4 parole nella prima colonna di sinistra) in
FORMA PIANA, e andando da sinistra a destra:

- Affermativa presente

- Affermativa passata

- Negativa presente

- Negativa passata

Non c'è niente di particolare da segnalare, bisogna semplicemente


studiarsela, l'unica particolarità è, nei doushi (verbi), la forma piana negativa
di "aru", che fa "nai" e "nakatta", quindi è "irregolare".

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3) Hito, Mono, Toki, Koto


In sostanza, sono tutte quelle frasi tipo "il momenti in cui vado a Milano", "la
persona che...", l'oggetto che...", dove HITO si usa per le persone, MONO per
gli oggetti, TOKI per il momento, e KOTO è un po' particolare.

Koto è una sorta di "il fatto che", ed è usato, parole di Sugiyama, per
sostantivare una frase. Richiede naturalmente la forma piana, e può essere
usato, per esempio, per dire una cosa come "Mi piace leggere libri":

"Watashi wa hon wo yomu no koto ga suki desu."

Ma si può anche utilizzare per parlare in generale di qualcosa. Tornando alla


formula precedente, "Cosa pensi di...?", se volessimo dire una cosa come
"Cosa pensi di Tokyo?" ma in maniera generale, potremmo dire:

"tokyo no koto wo dou omoimasu ka." e non semplicemente "tokyo wo"


(che a Sugiyama suona male).

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COMPITI!
- Diario di una giornata (in forma piana), da scrivere anche su foglio
normale (non sakubun) purché abbia i quadratoni (così può controllare
la nostra scrittura), si possono prendere a esempio le pagine 48 o 51

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MARINO
Qui le cose si fanno più interessanti (o devastanti, a seconda dei punti
di vista).

Abbiamo anzitutto corretto la fotocopia dei kanji, nonché traduzione ed


esercizi del brano del beneamato Kevin Kostner.

Dopodiché siamo violentemente passati all'unità 14

1) Unità 14: ので
Pagina 118, abbiamo letto e tradotto il diario, io vi do di seguito la
traduzione in italiano:

"Sabato, 10 maggio, tempo nuvoloso,

Ora, ci troviamo all'hotel Shimoda. Siamo saliti sul Kodama n. 402


[treno] e alle 2.21 abbiamo lasciato Tokyo, alle 3.15 siamo arrivati ad
Atami.

Dopodiché, siamo venuti da Atami a qui in bus. Per la strada/lungo il


tragitto, abbiamo fatto una sosta a Itou, di 10 minuti. Dato che la
(durata della) sosta era breve, io non sono scesa dal bus. Gli
Hayashi/La famiglia Hayashi sono arrivati un po' in ritardo all'orario di
ritrovo/rispetto all'orario di ritrovo. Alle 5.30 siamo arrivati in questo
hotel. Dato che eravamo stanchi, siamo entrati tutti insieme subito
nell'"onsen" [bagno, terme, bagno termale, ...]. L'acqua (calda) era un
po' calda, ma si stava bene [kimochi ga yokatta = frase fatta]. Dato
che non c'erano molte persone, (il bagno) era tranquillo. La (portata
della) cena erano pesce e frutti di mare. Erano molto buoni. Domani
andremo al giardino botanico e a capo Hagachi."

Allora, a livello di regole non c'è molto di strano o complicato se non


questo fantomatico "ので" che va sostanzialmente a configurarsi come
una sorta di "kara" causale, ma con i dovuti distinguo.
Determina sicuramente una proposizione causale, che in Italiano
possiamo rendere con tutte le varianti: dato che, visto che, poiché,
eccetera.

Il "problema" sorge quando prima di "node" vogliamo mettere un


aggettivo in -na. Come potete vedere a pagina 120 nella parte in
grassetto, l'aggettivo in -na vuole il "na", proprio come se fosse davanti
a un sostantivo.

Il fatto è che E' effettivamente davanti a un sostantivo.

Scomponiamo "node":

の: abbreviazione di "koto". Esatto, quello stesso "koto" che abbiamo


visto sopra nella lezione di Sugiyama, traducibile come "fatto".

で: ovviamente です.

Quindi, letteralmente, "node" dovrebbe essere tradotto con "per il fatto


che...", e di conseguenza, essendo "no/koto" un sostantivo, l'aggettivo
in -na deve avere il na.

Per ricordarsi le due varianti con -kara e -node, la prof suggerisce di


ricordarsi "dakara" e "nanode", in modo da automatizzare un po' il
tutto.

2) な
In realtà, c'è un'ulteriore considerazione da fare.

Finora, noi abbiamo visto semplicemente gli aggettivi in -na che, in


posizione attributiva (attaccati a un sostantivo), volevano -na.

Ma cos'è questo "na"?

"na" non è altro che una variazione fonetica di "da", ossia la forma
piana del verbo "desu".

Con un ulteriore passo logico, capite che, in realtà, a livello puramente


grammaticale, l'aggettivo in "na" è in realtà una proposizione
relativa.

"kireina heya": una bella stanza.

kireina heya --> kirei da heya --> letteralmente: "una stanza che è
bella".

Poi in realtà, a livello d'uso non cambia nulla, questo è solo per far
capire che nella grammatica Giapponese non c'è nulla di lasciato al
caso, ma è tutto perfettamente al proprio posto, particelle e tutto il
resto.

3) Secondo diario e "-たり"


Prima di tutto vi lascio la traduzione del secondo diario:

"Domenica, 11 maggio, tempo sereno,

ieri non c'era un tempo molto bello, ma oggi, fin dalla mattina è stato
bello per tutto il tempo ["zutto"= onomatopea poco traducibile, dà un
senso di continuità: "dalla mattina fino ad adesso"].

Alle 7 mi sono alzata e sono entrata nell'onsen con Hirota san e


Yamamoto san. Dopodiché, abbiamo fatto colazione e siamo andati in
bus al giardino botanico. Il giardino botanico non era molto grande, ma
c'erano molti fiori rari. Io ho fatto degli schizzi ai fiori e ho fatto varie
domande all'addetto del giardino botanico.*

Dopo questo, siamo andati a vedere le scimmie selvatiche a capo


Hagachi. Le scimmie grosse erano un po' spaventose/facevano un po'
paura, ma i piccoli delle simmie erano molto graziosi. Ho dato [loro] il
mangime e ho scattato delle foto.*

Dato che il ritorno fino a Tokyo è stato "un'unica tirata in bus" ["zutto"
= continuità, in questo caso intende che non hanno fatto soste], non è
stato molto piacevole/comodo. Siamo arrivati a Tokyo la sera alle 7. Ci
eravamo stancati un po', ma è stato un viaggio davvero
divertente/piacevole."

---

In realtà (cit. Marino sensei!), non ci sono regole sconosciute, se non


l'uso di questa forma in -ta + ri.

Apparentemente, nella traduzione (dove ho messo gli asterischi) viene


impiegata come un semplice elenco di azioni, e voi potreste
giustamente chiedere: perché non usiamo semplicemente la forma in
-te?
La forma in -ta + ri è la cosiddetta forma alternativa, che esprime
già al suo interno una sorta di "avvicendamento tra le azioni", con il
senso di "e... e..." o "o... o...".

N.B.: il verbo che definisce il tempo è quello FINALE che segue


le forme in -ta + ri; quindi anche trovando magari "shitari" e
"shitari", se il verbo finale è "suru"/"shimasu", dovremo rendere al
presente (o futuro).

Prendiamo ad esempio la frase del diario: "ho fatto degli schizzi ai fiori
e ho fatto varie domande all'addetto del giardino botanico." Con
questa forma alternativa, il senso che trapela dalla frase è una sorta di
"girando per il giardino botanico, ogni tanto facevo schizzi ai fiori, poi
chiedevo qualcosa all'addetto, poi facevo ancora schizzi, eccetera
eccetera", e così per la seconda frase riguardo al mangime e alle foto:
un po' dava da mangiare, un po' fotografava, eccetera.

Abbiamo detto che può significare "e... e..." (come in questi casi)
oppure "o... o..." con un'opzione che esclude l'altra. Trucchetto di
Marino sensei: se la frase è al passato (come nel diario = shita), è
praticamente sempre un "e... e...".

Il senso "o... o..." viene usato nella frase B dell'esempio 2 di pagina


123, dove il tizio dice che di domenica, o guarderà un film, o giocherà
a tennis, o magari un po' e un po'.

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3) Kanji
Abbiamo infine fatto i kanji di pagina 27 e pagina 28, io vi do i
significati e gli esempi che abbiamo fatto.

1) "corto" (agg.) ; primo esempio = poesia breve (una srota di


predecessore degli haiku)

2) "raccogliere" (nel senso di raggruppare, "to gather" inglese);


atsumaru è intransitivo, atsumeru transitivo; nessun esempio;

3) "mettere in armonia"; primo esempio = shuugou = ritrovo

4) "stancarsi"; nessun esempio


5) "caldo" (agg.), "calore, febbre --> entusiasmo" (sost.); ultimo
esempio: "Atami" (lett. "mare caldo", nome di una città, citata nel
diario)

6) "finestra"; ultimo esempio: "madoguchi" = sportello

7) "chiudere" (tr.), "chiudersi" (intr.); shimeru è tr., shimaru è intr.;


primo esempio = heiten = chiusura settimanale; sedondo esempio =
heikan = chiusura definitiva

8) "dimenticare"

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-------------------------

COMPITI!
- Nuova fotocopia dei Kanji più o meno uguale a quella che ci aveva
dato per oggi 11 marzo (ricordatemi di darvela martedì).

- Esercizi pagine 45 e 46 (dispensa degli esercizi)

- Frasi dei kanji a pagina 28

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