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Lo Gai Saber
Presenta:
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Liberamente tratto da
(viaggiatore) Poiché mi ero sempre molto interessato del pittore Hieronymus Bosch,
durante un viaggio in Olanda andai a visitare la sua città, cioè ‘s-Hertogenbosch. E
qui l’albergatore mi disse di andare a trovare il vecchio Peter van Teller: un tipo un
po’ strambo, un orologiaio che per tutta la vita si era occupato di Bosch, ed era
convinto che fosse un suo antenato. Aveva certe idee curiose e un incontro avrebbe
potuto essere utile. Dicendo questo però sorrideva con una certa ironia, e io mi
chiedevo se parlasse sul serio o invece intendesse prendermi in giro.
All’indirizzo indicatomi, tirai, al cancello, la maniglia della campanella e dopo poco
venne ad aprirmi una donnetta. Seppi così che van Teller era uscito per la passeggiata
pomeridiana; se non volevo aspettarlo, potevo raggiungerlo al giardino pubblico; van
Teller sedeva sempre sulla terza panchina a destra entrando. E non mi potevo
sbagliare: era l’uomo più vecchio di ‘s-Hertogenbosch e portava un cappello d’altri
tempi a tesa larghissima.
Dopo pochi minuti vidi il curioso personaggio. Quanti anni avrà avuto? Ottanta?
Novanta? Duecento? Impressionante il numero di rughe che solcavano il volto
scarno. Come mi avvicinai e lui mi guardò, avvertii subito, vedendolo di faccia, una
straordinaria rassomiglianza con l’unico sicuro ritratto di Hieronymus Bosch che si
conosca, il disegno cioè che si conserva ad Arras; gli stessi occhi penetranti e
maliziosi di falco, la stessa bocca perentoria che finisce in due pieghe alquanto
beffarde. Era lo stesso uomo e pareva arrivato alle soglie della decrepitezza.Mi
presentai e bisognava quasi urlargli nelle orecchie, tanto era sordo.
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cultura alta e popolare. Di classe agiata, frequentava
associazioni laiche, ma molto cristiane. Muore nel 1516; ma fu per
la città di quel tempo un personaggio fuori dal comune,
importante, rispettabile e rispettato..
VT Eh, eh. Innanzi tutto è mio dovere avvertirla, signore, che qui in città mi considerano
un matto.
V E fece una stridula risata da cornacchia.
Lo si conosceva così, dalla sua risata – non dalle parole o dal suo
modo di dipingere, ma dal suo riso. La sua fama di folle ha presto
rimpiazzato la sapienza che cercavamo in lui; sapevamo bene che
folle è colui che ha lo sguardo più fino sul mondo. Il folle è diverso,
perché sa porsi al di fuori della realtà – e riderne, appunto. Non è
forse la follia a rendere l’uomo libero?
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E poi ci si domanda ancora se il grande pittore fiammingo fu un
eretico, un ribelle, un credente che sbatteva in faccia agli uomini
bestialità e cattiverie che formano l’essenza del comportamento
umano, o se fu un uomo che riuscì a vedere qual è la potenza delle
forze del male in un mondo che non ha saputo ascoltare la parola
di Cristo.…
Ciò che egli dipinge non sono visioni oniriche, lontane dalla
quotidianità, ma è la pura e semplice realtà, la vita di tutti i giorni…
più profondamente di chiunque altro, Bosch ha provato il senso
di malessere e di inquietudine che sovrastava le campagne e le
città dell’Europa del nord.
Ecco il suo profondo pessimismo di un mondo senza dimensione,
mondo senza mondo, spazio senza spazio. Inferno dell’inferno.
Tutto è teso all’espressione del dramma.
Le sue opere raffigurano quello che egli, uomo tra gli uomini,
vedeva intorno a sé, ciò che lo circondava, senza inventare nulla.
Donne con la testa di cicogne, orribili torture e bambini simili a
salamandre, paesaggi fantastici; Bosch racconta i nostri sogni, i
nostri incubi, la nostra vita. Guarda la realtà, la scava, la analizza,
per andare oltre per mostrare la vera essenza di ogni cosa che ci
circonda, o almeno come a lui appariva.
Per lui ogni uomo, ogni donna e ogni bambino non sono un
semplice corpo, quella realtà che a noi appare così abituale. Ma la
vede nella sua componente più pura, senza le maschere di muscoli
e pelle, lui vedeva le persone che lo circondavano per quello che
erano: così prendono vita i suoi quadri, così egli da’ vita a quelle
terribili creature.
Bosch è soprattutto un realista, trasporta sulla tela i vizi, i
peccati, le debolezze di ognuno di noi, dipinge gli uomini per come
sono dentro e per questo i suoi soggetti sono così angoscianti.
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L’uomo addirittura non ha paura dei diavoli che vi sono raffigurati,
ma ha paura della sua stessa immagine effigiata.
Bosch è creatore: non rappresenta, non interpreta, non
copia…crea; il mondo passa dai suoi occhi e lui gli da senso con
nuove, inedite forme. Le parole già esistenti non gli bastano, ha
dovuto fare un ulteriore passo. Neanche l’uomo – centrale in ogni
sua opera – gli basta: così alla perfezione anatomica dei corpi e
dei volti ha aggiunto la sua fantasia, per far esprimere a quelle
immagini un nuovo significato.
VT Se non è mai esistito un pittore più realista e chiaro di lui!… Altro che fantasie, altro
che incubi, altro che magia nera… La realtà nuda e cruda che gli stava davanti… Solo
che lui era un genio che vedeva quello che nessuno, prima di lui e dopo di lui, è stato
capace di vedere. Tutto qui il suo segreto: era uno che vedeva e ha dipinto quello che
vedeva…
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lavoro, delle nostre città…Questo grande movimento del nostro
tempo, dove tutti hanno fretta, dove ciascuno è sempre
perennemente preoccupato, e impegnato. Dove incontri ovunque
gente che corre, che non ha tempo per fermarsi, che non si può
permettere un attimo di sosta. Ciascuno sembra una formica
operosa nel suo formicaio in cui nessuno riesce a percepire lo
scopo stesso della fatica.…tutti sembrano farsi trascinare dalla
danza della vita, senza fermarsi un attimo a pensare, ognuno si
occupa delle sue cose, e piano piano la bruttezza sovrasta il
mondo, si maschera tra le cose…
La fantastica città azzurro-grigia ha edifici di forma insolita,
tondeggiante, nei quali le porte e le rare finestre sulle mura enormi
disegnano volti umanoidi attoniti, inquietanti, di esseri indifferenti
e immobili nella loro demoniaca corposità azzurrata; anche l’opera
dell’uomo, per quanto imponente, è equivoca, se non malefica e
maledetta.
V Capisco non si può negare...Però lei non mi dirà che quegli esseri orrendi, gnomi e
insetti abominevoli, lui li vedesse veramente, che quattro secoli fa girassero per le
strade dell’Olanda.
VT Non li vedeva?! Non giravano per le nostre strade? Oh, non mi faccia parlare!
V E confessò che pure lui, non tutti i giorni ma abbastanza spesso, “vedeva” il mondo
come Bosch.
Hai dipinto nella tua vita infiniti mondi, nitidi e sottili in ogni
particolare: dalla bianca giraffa alla bruna civetta, le rosse fragole,
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gli angeli, i demoni, i peccatori, i tenebrosi fuochi, palle di vetro e
conchiglie.
Sul retro delle pale del trittico delle delizie, Bosch ha scelto di
rappresentare il terzo giorno della Genesi con la creazione del
mondo; l’ingresso in questo microcosmo avviene dunque da qui,
con la vista dell’universo racchiuso in una sfera di cristallo, simbolo
di fragilità. Dio saggiamente appare come un vecchio con la
barba, ma già dalla creazione è relegato in un angolo, e a
malapena si può scorgere: il globo diventa così il grande
protagonista dell'evento.
Aprendo il trittico la narrazione continua con la pala di sinistra: è
la creazione di Eva, con la ripresa dell’antica tradizione che vuole
Cristo come Creatore: infatti Dio creò il mondo tramite il suo
verbo.
Tutto si dispone attorno alla fontana della vita, già toccata dal
diavolo, che ha posto su di essa il suo simbolo a forma di
mezzaluna.
Dal paradiso al caotico mondo delle delizie con la cavalcata della
libidine attorno alla fonte della giovinezza in cui si bagnano le
donne, che hanno sul capo corvi (l’ incredulità), pavoni (la vanità),
ibis (le gioie passate). Tutto corre all’infinito e tutto trascina con
sé: leopardi, orsi, leoni, grifoni, liocorni - simboli di lussuria. I
pettirossi, simbolo di lascivia; la civetta di eresia.
Nello scomparto di destra, l’uomo giunge al castigo dell'inferno.
Qui tutto è molto più cupo e tenebroso. Nel cavo dell'uomo-
albero si apre una bettola, in cui demoni e streghe gozzovigliano (è
la critica ai costumi della società), sulla testa dell’uomo, che
probabilmente è un autoritratto, danzano diavoli e peccatori. E
poi gli strumenti musicali: quelli a fiato, considerati negativi, hanno
la forma di demoni: eccone uno con un flauto per naso. Non
possono che derivarne armonie infernali.
La musica che sembra risuonare è degradata, non ha più nulla di
nobile: è solo pesantemente, ridicola, senza senso. L'arpa, il liuto
e l'organo, sono strumenti di supplizio circondati da dannati che
cantano. Ed ecco Satana, è il mostro con testa di uccello: egli
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inghiotte i dannati e li passa in una bolla trasparente. Poi il
supplizio dell'iracondo trafitto: la mano benedicente trafitta dal
coltello è la carità del Salvatore, annientata dai peccatori.
L'orecchia gigantesca trapassata dalla freccia è l'emblema
dell'infelicità.
Lo sfondo chiude il tutto in un inferno di fuoco, simbolo del
peccato e del male. Un mondo prende vita, e anche i suoi colori:
rosso che sottolinea il processo creativo, azzurro per la frode e la
malvagità. Pittore di grigi, Bosch è sensibile all’incanto dei toni
sottili, ai valori più tenui, è abile nel modellare il bianco col
bianco…associa ai rosa più squisiti i lilla, i celesti, il nocciola, i verdi
– materia stesa con tocchi fluidi e orizzontali, con svirgolate – toni
locali, sonori e consistenti come smalti. L’ arancio, il carminio,
l’azzurro cupo, il nero violaceo su cui sono proiettati bagliori rosso
fuoco o giallo zolfo. Con la stessa disinvoltura si orchestrano
gamme ghiacciate o ardenti…fantastico è dunque, anche nella sua
tavolozza. E l’aggressione è incessante.
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È l’umanità intera raffigurata mentre insegue le sue illusioni…ma
tutto è fieno.
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sa trasformare, inventare, ci sa scherzare, sa ridere con esse e far
pensare.
V Mi accorsi che eravamo giunti alla sua casa. Entrammo. Un getto di vivida luce cadde
su una grande tavola poggiata a un cavalletto e dipinta per metà, tra pennelli, colori e
tavolozza.
Era, per quello che ne potevo capire, un quadro incompiuto di Bosch. Io rimasi là, di
pietra. Era uno dei più crudeli e disperati Bosch che avessi mai visto. Eppure mai, in
nessun libro o raccolta, lo avevo riscontrato.
«Ma è un Bosch autentico, questo, no? E’ suo? Dove l’ha trovato? E perché è dipinto
solo a metà?»
VT No, no, una semplice imitazione…
V Eppure, eppure mi ricorda…
VT L’ha riconosciuto? Il Giudizio universale che andò distrutto nell’incendio del Prado?
V Sì, ora ricordavo perfettamente. Di quel prezioso dipinto, incenerito dalle fiamme,
restava una sola testimonianza ma ora qui, dinanzi a me, il capolavoro era per metà
risuscitato.
E come è possibile?
VT Qualche volta mi viene a trovare
V Chi?
VT Lui, il grande Hieronymus
V E come?
Prese una matita, poggiò la punta della matita su un foglio di carta…e la matita si
muoveva da sola.
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VT E’ qui, lei è fortunato, signore.
V Guardai dalla finestra. E capii ciò che il vecchio orologiaio aveva prima cercato di
spiegarmi. Sì, Hieronymus Bosch non aveva inventato nulla, aveva dipinto tale e
quale lo spettacolo offerto quotidianamente ai suoi occhi. Di lassù non potevo
scorgere che la casa di fronte e quelle adiacenti. Ma, per incantesimo di quella notte,
esse apparivano come scoperchiate e nell’interno si distingueva la gente che
mangiava, dormiva, litigava. Erano uomini e donne e bambini, e si agitavano
brulicando, e poi innumerevoli cose viventi simili a ostriche, a ranocchie, a pesci, a
gechi iracondi, che non erano altro che creature umane, la vera essenza dell’umanità
che ci circonda. Latravano, vomitavano, addentavano, sbavavano. Così come noi ci
sbraniamo giorno e notte, a vicenda, magari senza saperlo.
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Il male, il mostruoso sono ovunque, connaturati con l’uomo che ne
è incosciente portatore. Salvarsi è difficile ma non impossibile;
esiste dunque un conflitto continuo, insanabile, che chiude
perfino il Cristo in un cerchio sottilmente ostile o in un’atmosfera
di indifferenza. Queste immagini della passione di Cristo lo
dimostrano ampiamente. Bosch circonda Cristo di un’umanità
bigotta, cieca, ignorante quanto crudele. Attraverso gli sguardi e i
volti degli aguzzini l'artista ha voluto dare un messaggio
all'umanità, della sua insanabile cattiveria che contrasta con la
figura di Cristo che ci cerca con lo sguardo, invitandoci a capire
quello che succede, quello che siamo.
V Il silenzio della notte, l’immobilità delle cose. Tutto come quando ero entrato.
«Nessuno ha mai visto tutto questo?»
VT Nessuno.
V E dopo?
VT Dopo la mia morte, intende dire? No, signore, nessuno mai lo vedrà. Io sono un
matto, un povero matto. Questo è il mio segreto. Ho dato disposizioni. Con me
scomparirà.
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