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10 Dicembre 2003

Centro Culturale Giovanile

Lo Gai Saber

Presenta:

Hieronymus Bosch, pittore della


follia, degli incubi, dell’uomo

A cura del GRUPPO ARTE

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Liberamente tratto da

IL MAESTRO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE


di Dino Buzzati

(viaggiatore) Poiché mi ero sempre molto interessato del pittore Hieronymus Bosch,
durante un viaggio in Olanda andai a visitare la sua città, cioè ‘s-Hertogenbosch. E
qui l’albergatore mi disse di andare a trovare il vecchio Peter van Teller: un tipo un
po’ strambo, un orologiaio che per tutta la vita si era occupato di Bosch, ed era
convinto che fosse un suo antenato. Aveva certe idee curiose e un incontro avrebbe
potuto essere utile. Dicendo questo però sorrideva con una certa ironia, e io mi
chiedevo se parlasse sul serio o invece intendesse prendermi in giro.
All’indirizzo indicatomi, tirai, al cancello, la maniglia della campanella e dopo poco
venne ad aprirmi una donnetta. Seppi così che van Teller era uscito per la passeggiata
pomeridiana; se non volevo aspettarlo, potevo raggiungerlo al giardino pubblico; van
Teller sedeva sempre sulla terza panchina a destra entrando. E non mi potevo
sbagliare: era l’uomo più vecchio di ‘s-Hertogenbosch e portava un cappello d’altri
tempi a tesa larghissima.
Dopo pochi minuti vidi il curioso personaggio. Quanti anni avrà avuto? Ottanta?
Novanta? Duecento? Impressionante il numero di rughe che solcavano il volto
scarno. Come mi avvicinai e lui mi guardò, avvertii subito, vedendolo di faccia, una
straordinaria rassomiglianza con l’unico sicuro ritratto di Hieronymus Bosch che si
conosca, il disegno cioè che si conserva ad Arras; gli stessi occhi penetranti e
maliziosi di falco, la stessa bocca perentoria che finisce in due pieghe alquanto
beffarde. Era lo stesso uomo e pareva arrivato alle soglie della decrepitezza.Mi
presentai e bisognava quasi urlargli nelle orecchie, tanto era sordo.

(van teller) “Lei è venuto a cercarmi per il grande Hieronymus?”

Bosch nasce nel 1460 in Olanda, ducato di Borgogna; il suo


tempo è a cavallo tra la fine di un’era, il Medioevo e l’alba del
Rinascimento. L’arte fiamminga ha sempre interpretato con
inquietudine questo tempo di guerre, di violenze e di fanatismi
religiosi, in cui l’inquisizione apre la caccia alle streghe e la
persecuzione della magia. È in atto una crisi dei valori che nella
seconda metà del XV secolo è avvertibile in tutta Europa e che
culminerà nella riforma luterana. Ma Bosch ne parla con
originalità, è infatti conosciuto per le sue opere enigmatiche e
inquietanti, per le immagini fantastiche, demoniache, per i simboli,
e le creature che sembrano aver poco di reale. Tutto ciò però non
è soltanto il frutto di una fantasia sfrenata: sono immagini della

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cultura alta e popolare. Di classe agiata, frequentava
associazioni laiche, ma molto cristiane. Muore nel 1516; ma fu per
la città di quel tempo un personaggio fuori dal comune,
importante, rispettabile e rispettato..

Di una cosa siamo certi: incontreremo questa sera con Voi un


credente che diventa testimone di uno sguardo cristiano sul
mondo che ci circonda.

VT Eh, eh. Innanzi tutto è mio dovere avvertirla, signore, che qui in città mi considerano
un matto.
V E fece una stridula risata da cornacchia.

Lo si conosceva così, dalla sua risata – non dalle parole o dal suo
modo di dipingere, ma dal suo riso. La sua fama di folle ha presto
rimpiazzato la sapienza che cercavamo in lui; sapevamo bene che
folle è colui che ha lo sguardo più fino sul mondo. Il folle è diverso,
perché sa porsi al di fuori della realtà – e riderne, appunto. Non è
forse la follia a rendere l’uomo libero?

VT Eh, eh. Avrà notato immagino, che io assomiglio a qualcuno!.


V In modo sorprendente! Una coincidenza quasi incredibile.
VT Coincidenza, amico mio? Crede proprio si tratti di coincidenza?
V Intende dire, signor van Teller, che si tratta di sangue?
VT Chissà, chissà…Certe cose noi non le potremo mai sapere.
V Dopodiché non si fece pregare per raccontarmi la sua storia. Figlio di un orologiaio,
aveva seguito umilmente le orme paterne, occupandosi sempre del negozio ma, fin da
ragazzo, una fortissima attrazione lo portava verso tutto ciò che riguardava il famoso
pittore, ritenuto, in famiglia, un antenato di sua mamma. Poi, fattosi uomo, era
riuscito a vederli pressoché tutti, i celebri dipinti.
Ma mentre van Teller mi parlava, ebbi un piccolo soprassalto: con la coda dell’occhio
mi era parso di vedere una cosa scura uscire da una siepe alle mie spalle e saltellare a
scatti sull’erba; ma, come guardai, tutto era normale e tranquillo.
Mi diceva come nessuno dei tanti critici che avevano scritto su Bosch, anche firme
autorevoli e reputatissime, lo avessero persuaso.
VT Parlano dell’inferno, parlano della dannazione eterna, parlano di sant’Agostino, delle
eresie, della riforma di Lutero, vanno a frugare nella vita privata di Hieronymus, che
nessuno di loro può conoscere, riempiono centinaia di pagine con interpretazioni
gigantesche. E la psicanalisi! E l’angoscia esistenziale e il surrealismo con quattro
secoli di anticipo! … C’è stato uno, perfino, che ha registrato uno per uno i mostri –
eh, eh, li chiamano mostri – e li ha classificati come fossero tanti coleotteri, e per
ciascuno ha trovato il tipo di nevrosi corrispondente.

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E poi ci si domanda ancora se il grande pittore fiammingo fu un
eretico, un ribelle, un credente che sbatteva in faccia agli uomini
bestialità e cattiverie che formano l’essenza del comportamento
umano, o se fu un uomo che riuscì a vedere qual è la potenza delle
forze del male in un mondo che non ha saputo ascoltare la parola
di Cristo.…

VT Quanta fatica inutile!


V Si era fermato, ora batteva per terra con rabbia la punta del bastone;
VT Ma se è così semplice; così limpido!

Ciò che egli dipinge non sono visioni oniriche, lontane dalla
quotidianità, ma è la pura e semplice realtà, la vita di tutti i giorni…
più profondamente di chiunque altro, Bosch ha provato il senso
di malessere e di inquietudine che sovrastava le campagne e le
città dell’Europa del nord.
Ecco il suo profondo pessimismo di un mondo senza dimensione,
mondo senza mondo, spazio senza spazio. Inferno dell’inferno.
Tutto è teso all’espressione del dramma.
Le sue opere raffigurano quello che egli, uomo tra gli uomini,
vedeva intorno a sé, ciò che lo circondava, senza inventare nulla.
Donne con la testa di cicogne, orribili torture e bambini simili a
salamandre, paesaggi fantastici; Bosch racconta i nostri sogni, i
nostri incubi, la nostra vita. Guarda la realtà, la scava, la analizza,
per andare oltre per mostrare la vera essenza di ogni cosa che ci
circonda, o almeno come a lui appariva.
Per lui ogni uomo, ogni donna e ogni bambino non sono un
semplice corpo, quella realtà che a noi appare così abituale. Ma la
vede nella sua componente più pura, senza le maschere di muscoli
e pelle, lui vedeva le persone che lo circondavano per quello che
erano: così prendono vita i suoi quadri, così egli da’ vita a quelle
terribili creature.
Bosch è soprattutto un realista, trasporta sulla tela i vizi, i
peccati, le debolezze di ognuno di noi, dipinge gli uomini per come
sono dentro e per questo i suoi soggetti sono così angoscianti.

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L’uomo addirittura non ha paura dei diavoli che vi sono raffigurati,
ma ha paura della sua stessa immagine effigiata.
Bosch è creatore: non rappresenta, non interpreta, non
copia…crea; il mondo passa dai suoi occhi e lui gli da senso con
nuove, inedite forme. Le parole già esistenti non gli bastano, ha
dovuto fare un ulteriore passo. Neanche l’uomo – centrale in ogni
sua opera – gli basta: così alla perfezione anatomica dei corpi e
dei volti ha aggiunto la sua fantasia, per far esprimere a quelle
immagini un nuovo significato.

VT Se non è mai esistito un pittore più realista e chiaro di lui!… Altro che fantasie, altro
che incubi, altro che magia nera… La realtà nuda e cruda che gli stava davanti… Solo
che lui era un genio che vedeva quello che nessuno, prima di lui e dopo di lui, è stato
capace di vedere. Tutto qui il suo segreto: era uno che vedeva e ha dipinto quello che
vedeva…

E i suoi contemporanei lo apprezzavano e lo consideravano


perfettamente ortodosso, degno di figurare sugli altari delle
grandi cattedrali e delle cappelle private…disperatamente verista,
direi! Insomma, non è possibile risolvere il suo enigma, bisogna
godere delle sue creazioni e della sua immensa, incredibile
fantasia. Una fantasia che rende ancora attuale il suo antico
dialogo di uomo e di artista col mondo. La sua è una rassegna del
mondo, osservato con umorismo e profonda pietà, dove
abbondano giochi, vizi, deformazioni, scherzi: un mondo alla
rovescia che rappresenta forse un’utopia. È opera della fantasia,
che non potendosi tradurre in rivoluzione del mondo, fa costruire
a Bosch universi in cui finalmente il benessere e il riso non
avranno fine.
“Comico nel mostruoso – sì, perché non vi è nulla di comico al di
fuori di ciò che è propriamente umano; si riderà di un animale
perché si avrà sorpresa in esso un’attitudine d’uomo o
un’espressione umana. Si riderà di un cappello – ma per la forma
che l’uomo gli ha dato, dal capriccio umano di cui esso ha preso
forma”.
Forse persino uno sguardo superficiale può accostare la pittura
di Bosch alla nostra vita di tutti i giorni, ai ritmi frenetici del nostro

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lavoro, delle nostre città…Questo grande movimento del nostro
tempo, dove tutti hanno fretta, dove ciascuno è sempre
perennemente preoccupato, e impegnato. Dove incontri ovunque
gente che corre, che non ha tempo per fermarsi, che non si può
permettere un attimo di sosta. Ciascuno sembra una formica
operosa nel suo formicaio in cui nessuno riesce a percepire lo
scopo stesso della fatica.…tutti sembrano farsi trascinare dalla
danza della vita, senza fermarsi un attimo a pensare, ognuno si
occupa delle sue cose, e piano piano la bruttezza sovrasta il
mondo, si maschera tra le cose…
La fantastica città azzurro-grigia ha edifici di forma insolita,
tondeggiante, nei quali le porte e le rare finestre sulle mura enormi
disegnano volti umanoidi attoniti, inquietanti, di esseri indifferenti
e immobili nella loro demoniaca corposità azzurrata; anche l’opera
dell’uomo, per quanto imponente, è equivoca, se non malefica e
maledetta.

“La differenza tra i lavori di quest’uomo e quelli degli altri,


secondo me, consiste nel fatto che, mentre gli altri si sforzano di
dipingere gli uomini così come appaiono, egli osa rappresentarli
quali sono dentro”.

E mentre gli altri artisti fiamminghi sembrano rendere con minuzia


esasperata la realtà delle città ove vivono, nelle tavole di Bosch si
affollano strane figure fantasiose, rettili antropomorfi, insetti,
mostri talvolta osceni, visioni allucinanti di un sogno pieno di
incubi.

V Capisco non si può negare...Però lei non mi dirà che quegli esseri orrendi, gnomi e
insetti abominevoli, lui li vedesse veramente, che quattro secoli fa girassero per le
strade dell’Olanda.
VT Non li vedeva?! Non giravano per le nostre strade? Oh, non mi faccia parlare!
V E confessò che pure lui, non tutti i giorni ma abbastanza spesso, “vedeva” il mondo
come Bosch.

Hai dipinto nella tua vita infiniti mondi, nitidi e sottili in ogni
particolare: dalla bianca giraffa alla bruna civetta, le rosse fragole,

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gli angeli, i demoni, i peccatori, i tenebrosi fuochi, palle di vetro e
conchiglie.
Sul retro delle pale del trittico delle delizie, Bosch ha scelto di
rappresentare il terzo giorno della Genesi con la creazione del
mondo; l’ingresso in questo microcosmo avviene dunque da qui,
con la vista dell’universo racchiuso in una sfera di cristallo, simbolo
di fragilità. Dio saggiamente appare come un vecchio con la
barba, ma già dalla creazione è relegato in un angolo, e a
malapena si può scorgere: il globo diventa così il grande
protagonista dell'evento.
Aprendo il trittico la narrazione continua con la pala di sinistra: è
la creazione di Eva, con la ripresa dell’antica tradizione che vuole
Cristo come Creatore: infatti Dio creò il mondo tramite il suo
verbo.
Tutto si dispone attorno alla fontana della vita, già toccata dal
diavolo, che ha posto su di essa il suo simbolo a forma di
mezzaluna.
Dal paradiso al caotico mondo delle delizie con la cavalcata della
libidine attorno alla fonte della giovinezza in cui si bagnano le
donne, che hanno sul capo corvi (l’ incredulità), pavoni (la vanità),
ibis (le gioie passate). Tutto corre all’infinito e tutto trascina con
sé: leopardi, orsi, leoni, grifoni, liocorni - simboli di lussuria. I
pettirossi, simbolo di lascivia; la civetta di eresia.
Nello scomparto di destra, l’uomo giunge al castigo dell'inferno.
Qui tutto è molto più cupo e tenebroso. Nel cavo dell'uomo-
albero si apre una bettola, in cui demoni e streghe gozzovigliano (è
la critica ai costumi della società), sulla testa dell’uomo, che
probabilmente è un autoritratto, danzano diavoli e peccatori. E
poi gli strumenti musicali: quelli a fiato, considerati negativi, hanno
la forma di demoni: eccone uno con un flauto per naso. Non
possono che derivarne armonie infernali.
La musica che sembra risuonare è degradata, non ha più nulla di
nobile: è solo pesantemente, ridicola, senza senso. L'arpa, il liuto
e l'organo, sono strumenti di supplizio circondati da dannati che
cantano. Ed ecco Satana, è il mostro con testa di uccello: egli

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inghiotte i dannati e li passa in una bolla trasparente. Poi il
supplizio dell'iracondo trafitto: la mano benedicente trafitta dal
coltello è la carità del Salvatore, annientata dai peccatori.
L'orecchia gigantesca trapassata dalla freccia è l'emblema
dell'infelicità.
Lo sfondo chiude il tutto in un inferno di fuoco, simbolo del
peccato e del male. Un mondo prende vita, e anche i suoi colori:
rosso che sottolinea il processo creativo, azzurro per la frode e la
malvagità. Pittore di grigi, Bosch è sensibile all’incanto dei toni
sottili, ai valori più tenui, è abile nel modellare il bianco col
bianco…associa ai rosa più squisiti i lilla, i celesti, il nocciola, i verdi
– materia stesa con tocchi fluidi e orizzontali, con svirgolate – toni
locali, sonori e consistenti come smalti. L’ arancio, il carminio,
l’azzurro cupo, il nero violaceo su cui sono proiettati bagliori rosso
fuoco o giallo zolfo. Con la stessa disinvoltura si orchestrano
gamme ghiacciate o ardenti…fantastico è dunque, anche nella sua
tavolozza. E l’aggressione è incessante.

Sei passato da mondi animali a inferni musicali, ai più diversi volti


dell’uomo…
Sempre per l’uomo hai dipinto, l’uomo comunque soggetto dei
tuoi quadri.
In un tempo di guerre continue,
in un tempo in cui anche il clero sembra non esser più in grado di
guidare il popolo di Dio,
in un tempo in cui l’uomo, lupo per gli altri uomini, corre dietro a
potere e ricchezza e precipita verso il nulla.

“Il mondo è come un carro di fieno, ciascuno ne arraffa quanto


può”

Nel trittico del carro di fieno, una processione segue il grande


carro trascinato verso destra, cioè verso l’inferno, con a capo i
potenti della terra. Attorno al carro una folla di persone si
accapiglia per prendere il fieno.

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È l’umanità intera raffigurata mentre insegue le sue illusioni…ma
tutto è fieno.

“Vanità delle vanità, tutto è vanità, quale utilità ricava l’uomo da


tutto l’affanno per cui fatica sotto il sole ?”

Ma satana ha già investito l’umanità, prima ancora che paghi la


sua follia, prima che raggiunga l’inferno. È come immersa nel
flusso della storia e del tempo; nella folla non c’è movimento, non
c’è forza di azione…tutto è trascinato: dalla colpa originale, alla
cacciata dal Paradiso, alla punizione finale dell’inferno.

E sopra al carro, una scena insolita: un concerto tra un diavolo


dal mostruoso naso-tromba e un angelo che guarda al cielo, ove il
Cristo compare fra le nuvole con le braccia aperte.

Ancora una volta l’uomo di Bosch è l’uomo della storia e del


mondo, l’ uomo che non può sfuggire all’insidia demoniaca…il suo
tempo è immobile, il suo spazio frantumato.

Il tema del proverbio su cui gioca questo dipinto mette in luce il


rapporto tra testo e immagine.
Bosch è attento rende visibile il testo, esso viene messo sotto lo
sguardo dell’osservatore. Ma non è un’evocazione o una
rappresentazione del testo: è il testo dipinto. È il testo portato
dentro al quadro, come parole da guardare – parole che si
incarnano in volti, luoghi, simboli. Il proverbio, infatti, descrive un
certo tipo di uomo con la parola, e nel quadro vediamo la sua
traduzione visiva. Ma non è il vedere accompagnato dal sentire,
non è lo sguardo accompagnato dalla parola. È una ricchezza di
forme e significati che si dispone nello spazio. Il proverbio,
insomma, dice fingendo di non dire. E così fa Bosch, traducendo
nel suo linguaggio le cose che vede e che vive; sa giocare con le
parole (che per lui, in fondo, non sono altro che forme e colori), le

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sa trasformare, inventare, ci sa scherzare, sa ridere con esse e far
pensare.

V Adesso cominciavo a capire perché l’albergatore, dandomi l’indirizzo di van Teller,


sorridesse in modo insinuante.
«Ma a lei, non è mai venuta voglia di dipingere?»
VT Aspetti…Aspetti. Le farò vedere

“Mi sono domandato molte volte perché, davanti ai quadri di


Bosch non provo l’impressione d’insuperabile stravaganza che
sarebbe ragionevole proporre come pietra di paragone del
fantastico. Eppure ogni particolare testimonia, là dentro,
un’inventiva prodigiosa: domini vi si mescolano, e un uomo
perforato dalle corde di un’arpa è il minimo che ci si possa
aspettare da questi sovrabbondanti accumuli di meraviglie. E il
fantastico non è fantastico se non crea uno scandalo
inammissibile per l’esperienza e per la ragione. Se per caso
diventa l’inizio di un nuovo ordine di cose, immediatamente il
fantastico crolla e non riesce più a suscitare né angoscia né
sorpresa, ma diviene l’applicazione di una volontà che non lascia
nulla fuori del nuovo sistema”.

V Mi accorsi che eravamo giunti alla sua casa. Entrammo. Un getto di vivida luce cadde
su una grande tavola poggiata a un cavalletto e dipinta per metà, tra pennelli, colori e
tavolozza.
Era, per quello che ne potevo capire, un quadro incompiuto di Bosch. Io rimasi là, di
pietra. Era uno dei più crudeli e disperati Bosch che avessi mai visto. Eppure mai, in
nessun libro o raccolta, lo avevo riscontrato.
«Ma è un Bosch autentico, questo, no? E’ suo? Dove l’ha trovato? E perché è dipinto
solo a metà?»
VT No, no, una semplice imitazione…
V Eppure, eppure mi ricorda…
VT L’ha riconosciuto? Il Giudizio universale che andò distrutto nell’incendio del Prado?
V Sì, ora ricordavo perfettamente. Di quel prezioso dipinto, incenerito dalle fiamme,
restava una sola testimonianza ma ora qui, dinanzi a me, il capolavoro era per metà
risuscitato.
E come è possibile?
VT Qualche volta mi viene a trovare
V Chi?
VT Lui, il grande Hieronymus
V E come?
Prese una matita, poggiò la punta della matita su un foglio di carta…e la matita si
muoveva da sola.

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VT E’ qui, lei è fortunato, signore.

Guardi, guardi dalla finestra.

V Guardai dalla finestra. E capii ciò che il vecchio orologiaio aveva prima cercato di
spiegarmi. Sì, Hieronymus Bosch non aveva inventato nulla, aveva dipinto tale e
quale lo spettacolo offerto quotidianamente ai suoi occhi. Di lassù non potevo
scorgere che la casa di fronte e quelle adiacenti. Ma, per incantesimo di quella notte,
esse apparivano come scoperchiate e nell’interno si distingueva la gente che
mangiava, dormiva, litigava. Erano uomini e donne e bambini, e si agitavano
brulicando, e poi innumerevoli cose viventi simili a ostriche, a ranocchie, a pesci, a
gechi iracondi, che non erano altro che creature umane, la vera essenza dell’umanità
che ci circonda. Latravano, vomitavano, addentavano, sbavavano. Così come noi ci
sbraniamo giorno e notte, a vicenda, magari senza saperlo.

Così Bosch ha il coraggio di dipingere gli uomini quali sono


dentro, nel loro animo; il male invece di essere incarnato in esseri
mostruosi, e' incarnato nell'uomo, che diventa individuo
caricaturale e grottesco, ma tutt'altro che inverosimile. Persone
“deformate” dal mondo, trasformate dall’uomo stesso e dal suo
voler essere solo. Divenute brutte, inguardabili, spaventose,
identificate con quei mostri, con quegli esserini così particolari
quanto inquietanti.Volti ricchi di urla e richieste di aiuto, di parole
mai ascoltate, di desideri mai espressi. È la corruzione interiore
che riduce l'uomo a bestia.

(viaggiatore) Poi di colpo la rivelazione cessò.

A un uomo che corre in cerchio senza una meta, senza una


direzione, senza un senso,
a un uomo che si affanna intorno a un carro di fieno mentre
insegue le sue illusioni,
a quest’uomo ho voluto ricordare una speranza, indicare
un’alternativa,unica al tempo che fugge portando la vita alla
morte…….e dunque di fronte a quest’uomo ho posto il volto del
Vero Uomo.
Ecce homo, l’unico uomo in mezzo alle bestie umane,capace di
uno sguardo indulgente sull’agguerrita folla ai suoi piedi.
Ecco l’uomo che consapevole accetta il dolore, che si fa carico,
insieme alla croce, della miseria umana.

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Il male, il mostruoso sono ovunque, connaturati con l’uomo che ne
è incosciente portatore. Salvarsi è difficile ma non impossibile;
esiste dunque un conflitto continuo, insanabile, che chiude
perfino il Cristo in un cerchio sottilmente ostile o in un’atmosfera
di indifferenza. Queste immagini della passione di Cristo lo
dimostrano ampiamente. Bosch circonda Cristo di un’umanità
bigotta, cieca, ignorante quanto crudele. Attraverso gli sguardi e i
volti degli aguzzini l'artista ha voluto dare un messaggio
all'umanità, della sua insanabile cattiveria che contrasta con la
figura di Cristo che ci cerca con lo sguardo, invitandoci a capire
quello che succede, quello che siamo.

Questo dipinto (L’andata al calvario di Gand) è forse da


considerare l’ultima opera di Bosch. In questa composizione di
sole teste, che si muovono sul fondo. Ai volti mostruosi, simboli di
un’umanità corrotta dal peccato, fa riscontro l’espressione
dolente del Figlio di Dio. La sapiente verità di Dio è circondata
dalla follia umana. Ma c’è un momento di pausa: è il volto della
Veronica che fa da contrappunto a quello del buon ladrone.
Ecco la speranza.

V Il silenzio della notte, l’immobilità delle cose. Tutto come quando ero entrato.
«Nessuno ha mai visto tutto questo?»
VT Nessuno.
V E dopo?
VT Dopo la mia morte, intende dire? No, signore, nessuno mai lo vedrà. Io sono un
matto, un povero matto. Questo è il mio segreto. Ho dato disposizioni. Con me
scomparirà.

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