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Bene culturale
Secondo l’articolo 2 comma 2, se una cosa ha valore di testimonianza
di civiltà, allora si tratta di un bene culturale. La nozione di bene
culturale presenta i tratti della tipicità, della pluralità e della
materialità. Per tipicità si intende che una qualsivoglia testimonianza
avente valore di civiltà diventa bene culturale in senso giuridico solo
dopo una qualificazione da parte del legislatore. Per pluralità invece
si intende che nel Codice non si configura una nozione unitaria di
bene culturale, ma sussiste una pluralità di beni culturali. Infine, i
beni culturali, presentano sempre il carattere della materialità,
trattandosi di “cose” immobili o mobili.
Silenzio - assenso
“La mancata comunicazione nel termine complessivo di centoventi
giorni dalla ricezione della scheda equivale a esito negativo della
verifica”. Il mancato rispetto del termine dei centoventi giorni, risulta
ora qualificabile solo come “silenzio-inadempimento”: ciò comporta
la possibilità di rivolgersi al giudice amministrativo contro l’inerzia
dell’amministrazione.
Le modalità procedurali della verifica: l’art 12 stabilisce che per gli
immobili dello Stato, i criteri per la predisposizione degli elenchi dei
beni interessati, le modalità di redazione delle schede e le modalità di
trasmissione siano fissati con decreto del Mibact e dell’Agenzia del
demanio.
Ipotesi previste
1. interesse particolarmente importante delle cose di interesse
artistico appartenenti a persone fisiche o giuridiche private con fine
di lucro
2. interesse storico
3. eccezionale interesse (raccolte librarie di privati)
4. interesse particolarmente importante (immobili e mobili con
riferimenti alla storia)
5. interesse eccezionale per l’integrità e la completezza del
patrimonio culturale della Nazione - art. 10 Cod
Amministrazione
A qualunque tipo i beni culturali appartengono, l’amministrazione
compete ad apposite strutture dei vari enti:
- per lo Stato, i beni immobili sono amministrati dal ministero
dell’Economia e delle Finanze, per tramite dell’Agenzia del demanio
- l’amministrazione dei beni mobili spetta al singolo ministero che
li ha in uso
2. ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI
Istituti
Nell’art. 3 Cod viene disposta la nozione di tutela. Per gli istituti in cui
essa si articola occorre fare riferimento alle successive disposizioni
del Codice. Tra le attività astrattamente rivolte a riconoscere,
conservare e proteggere il bene culturale, compongono la tutela solo
quelle che il legislatore ha ritenuto di disciplinare come in essa
rientranti.
La conservazione è al tempo stesso considerata, come la fruizione e
la valorizzazione, attività che deve essere svolta in conformità alla
normativa di tutela e quindi al pari delle altre due presupposta come
un altro rispetto alla tutela.
Vigilanza e ispezione
Allo stesso ambito della protezione e della conservazione, vanno
ascritte altresì la vigilanza e l’ispezione dei beni culturali nonché delle
cose di cui all’art.12 (di interesse culturale, di autore non più vivente,
ultracinquantennali se mobili o ultrasettantennali se immobili, di
proprietà di soggetti pubblici o privati senza fini di lucro o ancora non
sottoposte a verifica) e delle aree interessate dalle prescrizioni di
tutela indiretta.
- Il potere di vigilanza è attribuito al Mibact (secondo l’art.18
Cod): per le modalità di esercizio, il ministero può procedere anche
mediante forme di intesa e coordinamento con le Regioni.
Carattere
Le autorizzazioni in esame come “atti di consenso” sono espressioni
di discrezionalità tecnica, sindacabile nei limiti propri del controllo
sull’eccesso di potere. Risulta non soggetto ad autorizzazione, ma
solo a denuncia preventiva, lo spostamento del bene culturale
dipendente dal mutamento di dimora o sede del detentore.
- L’autorizzazione circa gli interventi in ordine all’esecuzione di
opere e lavori di qualunque genere su beni culturali (eccetto quelli
mobili assegnati ai Poli Museali regionali e agli istituti ad autonomia
speciale), è attribuita alla soprintendenza di Archeologia, belle arti e
paesaggio
- L’autorizzazione per gli interventi di demolizione, rimozione
definitiva e smembramento di collezioni e raccolte è affidata alla
commissione regionale per il Patrimonio culturale.
- L’autorizzazione per gli interventi sui beni librari è rimessa alla
direzione generale Biblioteche e istituti culturali
- L’autorizzazione per i beni archivistici è delegata al
soprintendente archivistico
Natura
Vigente il Tu, si credeva che la natura degli interventi imposti dovesse
essere di restauro e salvaguardia. Le disposizioni dell’art. 32
depongono invece ora nel senso esclusivo di salvaguardia.
Archivio e documenti
Norme particolari sono dettate in tema di archivi e documenti:
vigono obblighi di tenuta in ordine, inventariazione e di
conservazione organica degli stessi.
3.3 Circolazione
Inalienabilità cautelare
E’ stabilito che le cose appartenenti ad enti pubblici in genere e ad
enti privati senza fini di lucro, che siano opera di autore non più
vivente o la cui esecuzione risalga a più di cinquant’anni se mobili, o
settanta se immobili, siano inalienabili fino a quando non si concluda
il procedimento di verifica.
L’esito della verifica, se positivo, comporta la definitiva
sottoposizione alla disciplina di tutela. Se negativo, comporta la
fuoriuscita dalla disciplina di tutela e la libera alienabilità in quanto
non individuata come bene culturale.
Casistica
1. Nel caso di alienazione di beni demaniali nei casi vietati dall’art.
54 o senza l’autorizzazione ministeriale nei casi ammessi dall’art. 55 o
senza la sussistenza dei requisiti o delle condizioni previsti per il suo
rilascio, è da pensare che la nullità sia di carattere assoluto, stante
l’incommerciabilità come situazione propria dei beni demaniali.
2. Nel caso di alienazione degli altri beni di soggetti pubblici o di
soggetti privati non profit senza l’osservanza della disciplina in tema
di autorizzazione (art 56), la nullità è in termini relativi, giacché a
essere violato è l’interesse storico e artistico a garanzia del quale è
prevista l’autorizzazione.
3. Nel caso di omessa denuncia, che consiste solamente nel
mancato compimento di un atto, vige la tesi che ritiene trattarsi di
inefficacia piuttosto di nullità.
Diritto nell’UE
- Art. 36 Tfue (trattato funzionamento Unione Europea) ⇒ tra i
principi fondamentali vi è quello della libera circolazione delle merci,
con divieti di dazi doganali e restrizioni relative a importazione ed
esportazione. L’art. 36 prevede che le disposizioni degli artt. 34 e 35
“lascino impregiudicati divieti o restrizioni all’esportazione giustificati
da motivi di protezione del patrimonio artistico, storico o
archeologico nazionale”.
- Regolamento 3911/1992 e direttiva 93/7/Cee ⇒ si disciplinò
l’esportazione dei beni culturali verso
Stati terzi, nell’intento di evitare che beni usciti illegalmente da uno
Stato membro venissero esportati all’esterno dell’Unione; inoltre, si
dettarono regole per il recupero di beni appartenenti al patrimonio
culturale di uno Stato dell’Unione illecitamente usciti dal suo
territorio.
- L. 30 marzo 1988, n.88 ⇒ legge relativa alla restituzione dei beni
culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro (al
posto della direttiva 93/7): nel caso di esportazione dall’Italia di beni
culturali verso altri Stati membri dell’Unione, si applicheranno le
disposizioni della sezione I-bis.
⇒ la sezione Ibis enuncia i principi fondamentali della normativa in
tema di circolazione:
a) finalità di preservare l’integrità del patrimonio culturale
b) il controllo va esercitato nel rispetto dei vincoli e degli impegni
assunti con convenzioni internazionali
c) i beni culturali non sono assimilabili a merci
La disciplina del controllo sulla circolazione internazionale dei beni
culturali si giustifica in relazione al peculiare interesse. In mancanza
di tale interesse, le cose d’arte sono soggette al principio della libera
circolazione in quanto merci, fermo restando in ogni caso il rispetto
dei vincoli assunti dallo Stato italiano in sede di convenzioni
internazionali.
Sezione I-bis
Concessione
Il ministero peraltro può dare in concessione a un terzo l’attività di
ricerca ed emettere a suo favore il decreto di occupazione. Il Mibact
può consentire che le cose rinvenute rimangano per fini espositivi
presso la Regione o altro ente territoriale.
Modalità di esercizio
La prelazione va esercitata entro il termine di decadenza di 60 giorni
dalla data di ricezione della denuncia. tramite notifica all’alienante e
all’acquirente. In pendenza del termine l’alienazione resta
sospensivamente condizionata; l’atto di prelazione richiede di essere
motivato circa le ragioni che lo supportano.
Procedimento e indennizzo
1. Espropriazione di beni culturali (artt. 95-99): nel caso di
espropriazione promossa dal Mibact a beneficio dello Stato, il
procedimento è incardinato per intero presso il ministero. Viceversa,
nel caso di espropriazione a favore di altri soggetti pubblici, il Mibact
è competente ad autorizzare l’esproprio e a dichiarare la pubblica
utilità. L’indennità di esproprio è commisurata al prezzo che il bene
avrebbe nel mercato nazionale.
2. Espropriazione per fini strumentali e per interesse archeologico
(artt. 98, 100): le autorità competenti alla dichiarazione di pubblica
utilità sono il Mibact o la Regione (nel caso di espr. per fini
strumentali). L’approvazione del progetto equivale a dichiarazione di
pubblica utilità. Nei casi di espropriazione per fini strumentali e per
interesse archeologico, si applicano in quanto compatibili le
disposizioni del presente Testo unico.
Ridotta effettività
Può osservarsi che il livello di effettività delle sanzioni penali previste
dal Codice è tendenzialmente scarso, per vari motivi:
- la struttura contravvenzionale di taluni reati rende improbabile
la definizione del processo con sentenza definitiva
- la tendenziale esiguità dei margini edittali della pena riduce la
possibilità dell’esecuzione in concreto della sanzione anche in caso di
condanna definitiva
Alla sanzione penale pertanto residua una funzione di sola
“prevenzione generale positiva”.
4 - VALORIZZAZIONE E GESTIONE
Il patrimonio mondiale
Un esempio utile a comprendere la dimensione ultrastatale degli
interessi in questione, è la tutela dei siti Unesco: quando vi è il rischio
di compromettere il valore eccezionale e universale di un sito inserito
nella lista del patrimonio mondiale, esso può essere inscritto nella
“danger list” (ciò si verifica spesso in zone di conflitto).
Tutela vs commercio
Un esempio di particolare rilevanza in italia attiene al
contemperamento tra tutela del decoro ed esercizio delle attività
commerciali (es. necessità di preservare le botteghe storiche ed
evitare radicali trasformazioni).
Art. 52 Cod - tutela del decoro ⇒ è previsto che i competenti uffici
territoriali del ministero, per tutelare e
assicurare il decoro dei complessi monumentali, adottino apposite
determinazioni volte a vietare gli usi da ritenere non compatibili con
le esigenze di tutela.
Il Comune, d’intesa con la Regione, può adottare deliberazioni volte a
delimitare zone o aree aventi particolare valore archeologico, storico,
artistico e paesaggistico in cui è vietato o subordinato ad
autorizzazione l’esercizio di una o più attività.
Il patrimonio culturale può dare vita a complesse questioni
giuridiche, oltre che politiche; la necessità di salvaguardare il decoro
del patrimonio culturale impone la regolamentazione degli esercizi
commerciali e il controllo delle relative attività.
Interessi e funzioni
Il patrimonio culturale riguarda simultaneamente molteplici interessi,
cui possono corrispondere differenti funzioni, una pluralità di soggetti
e diverse soluzioni normative, organizzative e procedimentali.
- Vi è l’interesse al controllo della circolazione e del commercio
- l’interesse alla preservazione fisica del bene (cui si collega la
conservazione del bene nel suo contesto originario)
- l’interesse alla fruizione pubblica del patrimonio storico e
artistico e alla diffusione della sua conoscenza
- l’interesse all’uso della cosa
Questa pluralità di interessi diviene problematica poiché spesso tali
interessi sono in contrasto tra loro e possono insistere sulla
medesima cosa.
Gli effetti della globalizzazione
La disciplina del patrimonio culturale presenta una tensione
ineliminabile tra sfera nazionale e sfera internazionale, perché molti
Stati mirano a conservare i propri beni: il paradosso è che più un
bene è rilevante su scala mondiale, più rilevante esso sarà per lo
Stato che lo possiede.
Tutela vs valorizzazione
Tutela e valorizzazione sono le due principali funzioni in tema di
patrimonio culturale. Tra le due funzioni talvolta vi è una
conflittualità, che trova la sua area critica nell’accessibilità ai beni (la
tutela vuole regolamentarla e ridurla; la valorizzazione tende ad
accrescerla).
- TUTELA: diretta ad impedire che il bene possa degradarsi nella
sua struttura fisica e nel suo contenuto culturale; la prima attività
della tutela è il riconoscimento del bene come tale.
- VALORIZZAZIONE: diretta alla fruizione del bene culturale; anche
il miglioramento dello stato di conservazione attiene a quest’ultima
nei luoghi in cui avviene la fruizione.
Gli interventi di tutela e valorizzazione variano in base alla natura del
bene (mobile, immobile, pubblico, privato, culturale, paesaggistico…).
Gestione
Nel 1998 venne individuata una terza funzione a carattere
strumentale: la gestione, definita come “ogni attività diretta,
mediante l’organizzazione di risorse umane e materiali, ad assicurare
la fruizione dei beni culturali e ambientali, concorrendo al
perseguimento delle finalità di tutela e valorizzazione”.
Le competenze amministrative
Le funzioni di tutela sono attribuite al Mibact, che le esercita
direttamente o ne può conferire l’esercizio alle Regioni, tramite
forme di intesa e coordinamento. Quanto alla valorizzazione, le
competenze amministrative, come quelle legislative, sono ripartite
secondo il criterio della disponibilità del bene. Stato, Regioni ed enti
pubblici assicurano la fruizione e valorizzazione dei beni presenti nei
luoghi a loro appartenenti; sono previste, poi, delle forme di
cooperazione (lo Stato, tramite il ministero, le Regioni e gli altri enti
pubblici definiscono appositi accordi).
Quanto alla valorizzazione, è adottato un criterio secondo il quale il
soggetto pubblico che dispone del bene potrà svolgere la funzione
nel modo più adeguato.
A livello europeo, si registra una piena applicazione del principio di
sussidiarietà nel distribuire le funzioni tra Unione Europea e Stati
membri.
La funzione di valorizzazione
Origini e sviluppo
La valorizzazione del patrimonio culturale è una funzione recente: la
funzione di valorizzazione si manifesta in correlazione all’essere i beni
culturali destinati alla fruizione, la cui attuazione richiede misure per
consentire, agevolare e accrescere la possibilità di accesso ai valori di
cui i beni protetti sono testimonianza.
La lunga storia della valorizzazione mostra le difficoltà
dell’ordinamento italiano nel regolare una funzione amministrativa
diversa dalla tutela.
Nel 1964, l’espressione valorizzazione comincia ad essere utilizzata
in modo stabile e continuativo. Nel 2001 è inserita nell’art. 117 Cost.
Nel 2004 la valorizzazione è ridimensionata dal Codice.
L’ordinamento si è progressivamente mosso verso una nozione di
valorizzazione sostenibile.
Le attività di valorizzazione
La valorizzazione è caratterizzata dall’atipicità degli interventi.
Interventi diretti e indiretti
- Diretti: l’organizzazione di mostre ed esposizioni coinvolgono un
bene culturale direttamente
- Indiretti: i servizi aggiuntivi operano a latere del bene,
offrendone una migliore fruizione La valorizzazione riguarda
l’organizzazione dalla quale il bene è gestito e tutelato.
La fruizione e la gestione
Biglietto di ingresso
La disciplina del biglietto di ingresso è dettata da un apposito
regolamento: il decreto 507 del 1997 elenca anche le categorie di
soggetti esentati dal pagamento e regola le modalità con cui i
direttori degli istituti possono stabilire l’importo del biglietto. Tra le
novità introdotte: la non più gratuità per gli over 65, l’inclusione del
personale docente tra le categorie esenti e la previsione dell’ingresso
libero per tutti ogni prima domenica del mese.
Digital library
E’ stato istituito un apposito servizio presso l’Istituto centrale per il
catalogo e la documentazione del ministero, con il compito di
assicurare il coordinamento di tutti i programmi di digitalizzazione del
patrimonio culturale di competenza del ministero medesimo.
I musei statali
La disciplina dei musei statali in Italia è stata riconsiderata nel 2014 ⇒
vengono individuati i poli museali e gli istituti della cultura statali di
rilevante interesse nazionale che costituiscono uffici di livello
dirigenziale. Ben 30 istituti hanno ottenuto lo stato di uffici
dirigenziali: ogni museo A è dotato di un proprio statuto.
I relativi incarichi sono conferiti (con selezione pubblica
internazionale) per una durata di 3-5 anni, a persone di comprovata
qualificazione professionale in materia di tutela e valorizzazione.
La riforma del 2014 ha agito attraverso due linee di azione:
- creazione di un sistema museale nazionale
- riconoscimento di maggiore autonomia agli istituti
I modelli organizzativi
La riforma dei musei statali ha previsto diversi modelli organizzativi,
in particolare per i musei:
- il museo-ufficio
- il museo- ufficio dirigenziale dotato di autonomia speciale
- il museo-fondazione
Ai Poli museali regionali compete il ruolo di preservare i caratteri
peculiari del patrimonio culturale italiano e delle sue collezioni
museali. L’intento è di favorire la creazione di sistemi misti (musei
statali + amministrazioni
+ privati). Si procede dunque all’attivazione del sistema museale
nazionale (basato sull’adozione di standard minimi e procedure
condivise tra Stato e Regioni).
SICUREZZA E VIGILANZA
E’ stato stabilito che a ognuno dei musei dello Stato sono assicurati
adeguati sistemi di allarme e sicurezza antincendio, antintrusione e
antifurto e di controllo antiterrorismo. La vigilanza è svolta secondo
un apposito piano della sicurezza, comprensivo di piano di sicurezza
ed emergenza, del piano della vigilanza e del piano di accoglienza del
pubblico. Tale piano è adottato dal direttore.
Le fondazioni museali
Il terzo modello è un mezzo in grado di coniugare pubblico e privato.
Si tratta di uno strumento organizzativo neutro spesso adottato in
ambito locale, al fine di creare una rete o un sistema integrato di
musei civici.
Le forme di gestione
- Art. 115 Cod ⇒ disciplina le modalità di gestione della
valorizzazione a iniziativa pubblica.
Gestione diretta
Svolta per mezzo di strutture organizzative interne delle
amministrazioni, dotate di autonomia scientifica, organizzativa,
finanziaria e contabile, provviste di idoneo personale tecnico.
Gestione indiretta
E’ attuata tramite concessione a terzi delle attività di valorizzazione,
anche in forma congiunta e integrata, da parte delle amministrazioni
cui i beni partengono. La concessione può anche essere rilasciata
dagli organismi per la valorizzazione: a questi soggetti possono
partecipare anche privati proprietari di beni culturali e persone
giuridiche private senza fini di lucro. I privati che eventualmente
partecipano a questi soggetti giuridici, non possono essere individuati
quali concessionari delle attività di valorizzazione.
4.3.5La disciplina dei servizi aggiuntivi
I servizi aggiuntivi possono essere attivati presso i luoghi e gli istituti
della cultura. Mirano a garantire una migliore fruizione dei beni
culturali e assicurare maggiori entrate alle pubbliche amministrazioni,
consentendo così di compiere ulteriori interventi di tutela e
valorizzazione.
Tipi di servizi aggiuntivi ⇒ servizio editoriale, vendita di cataloghi,
servizi di caffetteria, ristorazione e guardaroba, organizzazione di
mostre.
L’accordo Mibact-Consip
L’accordo con Consip Spa ha avuto il duplice obiettivo di assicurare
trasparenza ed efficienza nelle gare per l’affidamento dei servizi e di
recuperare un ruolo centrale dell’amministrazione nella
progettazione culturale e scientifica.
Le autorizzazioni
La decisione sui prestiti delle opere non compete più alle
soprintendenze, ma ai direttori dei musei: essi autorizzano il prestito
dei beni delle collezioni di competenza. Permangono, tuttavia, alcuni
aspetti problematici:
1. PRESTITO DI OPERE ⇒ In Italia spetta all’amministrazione, ma
poi l’opinione pubblica si rivolge sempre al ministro. A volte non
basta nemmeno l’istituzione di una commissione tecnica per risolvere
la questione.
2. CIRCOLAZIONE ⇒ rapporto tra organizzazione di mostre e
disciplina della circolazione: l’Italia non ha una vera e propria
disciplina antiseizure per tutelare i beni che transitano; inoltre, le
procedure per il rilascio di permessi per le uscite temporanee sono
lunghi e non facilitano gli scambi.
3. FORME DI GESTIONE ⇒ altro problema è quello dei modelli
organizzativi: è problematico coordinare la disciplina del Codice con
quella dei servizi pubblici locali non economici.
Il piano di gestione
L’Italia, non ha ancora sviluppato un modello organizzativo ad hoc
per la gestione dei siti Unesco, anche se sono state previste “misure
speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale”.
Il 5 per mille
Altra ipotesi è il 5 per mille dell’imposta sui redditi delle persone
fisiche destinata al finanziamento delle attività di tutela, promozione
e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.
Nel 2016 sono stati stabiliti nuovi criteri di riparto della quota: il
contribuente può indicare direttamente in dichiarazione a quale
istituzione devolvere la quota del suo imponibile, a scelta tra:
1. Mibact
2. istituti del ministero dotati di autonomia speciale
3. enti senza scopo di lucro, legalmente riconosciuti, che realizzino
attività di tutela, promozione o valorizzazione dei beni culturali e
paesaggistici
Art bonus
Nel 2014 (l 31 maggio 2014, n.83) viene introdotto l’Art bonus. E’ un
beneficio fiscale che riconosce a chi effettua una erogazione liberale
un credito di imposta del 65% dell’importo donato.Le fattispecie
dell’art bonus sono tre:
1. erogazioni liberali per interventi di manutenzione, protezione e
restauro dei beni culturali pubblici
2. donazioni per il sostegno di istituti e luoghi della cultura di
appartenenza pubblica (il fatto che la donazione sia per un museo o
fondazione o teatro, consente di applicare l’Art bonus)
3. erogazioni liberali per realizzazione di nuove strutture, restauro
e potenziamento di quelle esistenti
che svolgono la loro attività esclusivamente nello spettacolo
L’Art bonus è riconosciuto sia alle persone fisiche che agli enti non
commerciali nei limiti del 15% del reddito imponibile, e ai soggetti
titolari di reddito d’impresa nei limiti del 5 per mille dei ricavi annui.
L’Art bonus ha portato attenzione sul mecenatismo; sono previsti
obblighi di pubblicità e trasparenza. Dal febbraio 2015 è stato
affidato ad Arcus il compito di dare attuazione all’Art bonus,
agevolando le donazioni e pubblicandone i risultati.
L’Art bonus si applica principalmente al patrimonio culturale pubblico
(di Stato, Regioni, Comuni e enti pubblici). Le ragioni che hanno
portato all’introduzione dell’Art bonus sono diverse:
1. lo Stato ha voluto invertire la tendenza degli ultimi decenni: con
l’Art bonus finalmente un’importante agevolazione fiscale diviene
parte integrante delle politiche culturali
2. per colmare un ritardo della legislazione italiana nel regolare il
rapporto tra pubblico e privato
3. l’Art bonus riconosce il patrimonio culturale non solo come
insieme di cose e oggetti, ma anche come
patrimonio di soggetti (istituti, musei, biblioteche…)
4. favorisce la tutela e la valorizzazione del patrimonio pubblico:
induce la parte pubblica a cercare mecenati e scegliere quale
interventi promuovere; inoltre, aumentando gli interventi di restauro
e recupero, aumentano anche i lavori e l’impatto economico
complessivo è positivo.
Il decreto legge 17 ottobre 2016 ha introdotto l’Art bonus anche per il
restauro di beni culturali privati i beni culturali di interesse religioso.
Le sponsorizzazioni
Sponsorizzazione = contratto sinallagmatico in cui all’obbligazione
dello sponsor di versare una determinata somma / prestare un
servizio, corrisponde l’impegno del soggetto sponsorizzato (sponsee)
di attenersi a un facere prestabilito che consente chiunque di
associare il risultato ottenuto all’immagine dello sponsor.
La disciplina del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 120)
E’ sponsorizzazione di beni culturali ogni contributi, anche in beni o
servizi, erogato per la progettazione o l’attuazione di iniziative in
ordine alla tutela ovvero alla valorizzazione del patrimonio culturale,
con lo scopo di promuovere il nome/marchio/immagine/prodotto
dell’attività o soggetto erogante.
La verifica della compatibilità delle iniziative con le esigenze della
tutela è effettuata dal ministero.