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(Ebook - Ingegneria - ITA) Trigonometria Topografia 2003 Master
(Ebook - Ingegneria - ITA) Trigonometria Topografia 2003 Master
Capitolo 1
Elementi di trigonometria
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Vittorio Casella – Dispense – AA 20023 - 2004
I radianti sono una metodologia decimale di misura degli angoli basata sulla
lunghezza dell'arco di circonferenza unitaria circoscritta all'angolo. La lunghezza di
una circonferenza unitaria vale 2π , dunque l'angolo giro ha proprio il valore 2π ,
mentre l'angolo retto vale π 2 . Un angolo in radianti viene indicato ad esempio
come 2r.76323.
α
r
α A
O
I radianti sono gli unici tipi di angoli riconosciuti da tutti i sistemi di calcolo. I
linguaggi di programmazione in genere sanno gestire solo questo tipo di dati
angolari e, dovendo elaborare dati espressi in altre unità, è necessario convertirli.
Gli angoli sessadecimali, centesimali e radianti sono misurati da numeri decimali,
mentre i sessagesimali non lo sono. Se indichiamo con x e y la misura decimale (in
una delle tre unità considerate) di due angoli, la metà del primo angolo misurerà
semplicemente x 2 e la somma dei due angoli misurerà x + y . Per gli angoli
sessagesimali le cose sono più complesse. La metà di un angolo di 45° non misura
45 / 2 = 22.50 , ma piuttosto 22° 30’. Analogamente la somma degli angoli 1° 40’ e
1° 50’ non è 2° 90’, ma piuttosto 3° 30’.
Nei testi anglosassoni le quattro unità considerate vengono indicate rispettivamente
con: DMS (Degreees, Minutes, Seconds), DEG (Degrees), GRAD (Gradiants), RAD
(Radiants). La conoscenza di tali acronimi può essere utile perché spesso anche la
manualistica in italiano, le calcolatrici tascabili e i software di gestione degli
strumenti topografici li adottano.
Per quanto riguarda le notazioni, infine, quelle qui adottate sono chiare se riferite
ad angoli indicati esplicitamente, come ad esempio 123°.4578, ma presentano
un’ambiguità se impiegate in notazioni simboliche. Se indichiamo con α la misura
di un angolo, la scrittura αg indicherà un angolo centesimale, αr un angolo in
radianti, mentre α° potrebbe indicare sia un angolo sessagesimale sia un
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Topografia classica - 1
sessadecimale. Per rimuovere tale ambiguità in queste note, nel caso di notazioni
simboliche, si adotterà per gli angoli sessadecimali la scrittura α°d.
Esistono anche altre unità, sottomultiple di quelle considerate. Si usano ad esempio
i milligon, la millesima parte dell’angolo centesimale, indicati dalla sigla MGON e si
usano anche gli archi di secondo, ARCSEC, pari a un secondo sessagesimale.
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Topografia classica - 1
y
P=(x,y)
x
Figura 2 - Le coordinate polari
r = x2 + y 2 ;
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Topografia classica - 1
r θ x y
21,4999 1,3806480 4,0636 21,1124
29,2053 5,1748949 13,0312 -26,1369
21,9583 1,8905354 -6,9019 20,8454
26,8891 6,0088958 25,8840 -7,2833
6,2383 3,5676781 -5,6805 -2,5783
Tabella 3 - Esercizi di conversione da coordinate polari e cartesiane e viceversa
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α
c
b
β
a
γ
a
c α
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Topografia classica - 1
Capitolo 2
Tecniche di base della Topografia classica
y
P
d
a
x
Figura 5 - Definizione delle coordinate polari usate in Geodesia e Topografia
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r = x2 + y 2
x
tan α =
y
da cui, indicato con α ' = arctan x y si ottiene
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Topografia classica - 1
( xB − x A ) + ( yB − y A )
2 2
d AB = (1.4)
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α AB
'
xB − x A ≥ 0 yB − y A > 0
π xB − x A > 0 yB − y A = 0
2
'
α AB = α AB ( x A , x B ) = α AB +π yB − y A < 0 (1.5)
3π
xB − x A < 0 yB − y A = 0
2
'
α AB + 2π xB − x A < 0 yB − y A > 0
Esercizi. Usare i dati della Tabella 4 per esercitarsi nella conversioni dalle
coordinate cartesiane alle polari e viceversa per i segmenti.
xA yA xB yB d A, B α A, B
7,1265 4,5137 -0,6044 6,2040 7,9135 313,7035759
3,5271 4,9206 8,9643 11,0846 8,2194 46,0166833
8,7510 5,1459 3,8153 9,3511 6,4842 344,9234948
3,3912 6,7322 -3,1176 11,0360 7,8030 337,1935187
3,3663 2,9580 6,0750 11,3975 8,8635 19,7710570
9,9544 2,3050 18,1410 7,2639 9,5714 65,3280878
5,5183 5,6688 11,7001 9,1455 7,0924 67,3848699
4,7204 8,9589 10,9671 12,1599 7,0191 69,8541767
Tabella 4 - Coordinate cartesiane e polari di segmenti
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dAB
A ''' B ''
ϕAB
*
d AB
B
A ''
dAB
A' B'
Figura 7 - Calcolo della distanza topografica
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Topografia classica - 1
dAB
A ''' B ''
∆z ϕAB P
hB
*
d AB
B
A ''
hAS
zB
A
zA
dAB
A' B'
Figura 8 - La livellazione trigonometrica
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Capitolo 3
La poligonale
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Topografia classica - 3
Pi+1
Pi-1
αi+1,i
βi αi,i+1
di,i+1
αi,i-1 P
i
Pi+2
Figura 9 - Poligonale
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Pi -1 Pi + 1
βi
λi,i+1
Pi
λi,i -1
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Topografia classica - 3
α i ,i +1 = α i ,i −1 + β i . (1.2)
Si noti come tutti gli angoli orizzontali ottenuti con il calcolo potrebbero richiedere
la normalizzazione. La distanza orizzontale di ,i +1 può essere ricavata facilmente
α 3,2 = α 2,3 + π
Si potrebbe pensare erroneamente che altezze strumentali e angoli verticali entrino
nel calcolo solo nel caso di poligonali 3D, ma questo non è vero in quanto, anche
per la soluzione 2D, è necessario misurare l'angolo verticale per ricavare la
distanza topografica da quella inclinata. Tuttavia nel caso bidimensionale le altezze
strumentali, che costituiscono la maggior fonte di errori, sono ininfluenti: è
sufficiente che strumento e prisma siano posti correttamente sulla verticale dei
punti misurati.
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Topografia classica - 3
Sono ovviamente possibili molte altre scelte, come ad esempio vincolare il secondo
vertice a stare sull’asse y , corrispondente alla scelta
P2 = ( x1 , y1 + d1,2 , z1 + ∆z1,2 )
(
P2 = x1 + d1,2 sin (α1,2 ) , y1 + d1,2 cos (α1,2 ) , z1 + ∆z1,2 )
Una volta determinate le coordinate dei primi due punti, il calcolo può procedere
nel modo usuale.
Se si deve inquadrare la poligonale in un sistema di riferimento generale, è
necessario disporre delle coordinate di almeno due punti. La discussione fatta su
invarianza e indeterminazione evidenzia come questa non sia esattamente la
condizione necessaria, tuttavia essa rappresenta la situazione operativa più diffusa.
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Vittorio Casella – Dispense – AA 2003 - 2004
Se due punti sono i primi della poligonale, o, per meglio dire, se è possibile usarli
come tali, il problema è ricondotto a quello già affrontato. Se invece i punti
occupano posizioni distinte e qualunque della poligonale, sarà necessario operare
in due passi: risolvere la poligonale rispetto a un sistema locale creato ad hoc;
convertire le coordinate dal sistema locale a quello generale mediante
rototraslazione stimata mediante i punti doppi, cioè i punti di cui si conoscono sia
le coordinate locali sia quelle generali. Si sottolinea come sia opportuno che due
punti di coordinate note costituiscano gli estremi della poligonale, in quanto ciò ne
massimizza la capacità di controllo.
A C
βB αB,C
dB,C
αB,A
B
4. si osserva C;
5. si ricava l’angolo interno β B ;
6. si ricavano l’angolo di direzione α B ,C e la distanza topografica d B ,C ;
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Topografia classica - 3
Fino a questo punto la soluzione proposta è equivalente a pensare ai tre punti come
a una piccola poligonale. Se tuttavia i punti incogniti Ci sono n, tutti visibili da B,
è possibile rilevarli visitandoli con una palina dotata di prisma e lasciando fermo lo
strumento in B. Il calcolo richiede l’esecuzione dei passi 1-3 una sola volta e la
ripetizione per n volte dei soli passi 4-7.
In sintesi lo strumento viene messo in stazione una sola volta e l’orientamento delle
misure viene effettuato una sola volta, al punto 3.
y
C1 C2
C3
B
C4 x
Il guadagno di questa tecnica, detta anche dei punti lanciati, rispetto allo schema
della poligonale, è significativo. Tuttavia la sua applicabilità è limitata in quanto
richiede che tutti i punti incogniti siano visibili da B. Si tratta dunque di una tecnica
applicabile a rilievi di piccola estensione e ambientati in spazi aperti: la poligonale
è invece uno strumento molto più versatile.
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Vittorio Casella – Dispense – AA 2003 - 2004
Capitolo 4
L’intersezione in avanti
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Topografia classica - 3
y C
β B
α
β
α
A
C’
x
d A,C d A, B
=
sin β sin γ
γ
αA,C dAC
β’=β B
αA,B
α’=α αB,A
A
x
Figura 14 - Intersezione in avanti: il caso 1
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Vittorio Casella – Dispense – AA 2003 - 2004
α A,C = α A, B − α
(1.1)
α B ,C = α B , A + β
A questo punto sono note le coordinate polari di C e si possono ricavare le
cartesiane. Per quanto riguarda la quota, si conoscono l’angolo verticale ϕ A,C e la
distanza d A,C , dunque è possibile effettuare la livellazione trigonometrica.
αB,A β’
αA,C
αA,B dA,B B
β
α’ α
A
γ
dA,C
C
x
Figura 15 - Intersezione in avanti: il caso 2
In tal caso si ha
α A,C = α A, B + α
(1.2)
α B ,C = α B , A − β
Il resto della procedura è analogo al precedente.
La gestione dei due casi può essere effettuata da chi effettua i conti valutando la
disposizione dei punti sul terreno, oppure è possibile una gestione di tipo formale,
per certi versi astratta. Introduciamo gli angoli ausiliari α ' e β ' , così definiti
α ' = λ A , B − λ A,C
(1.3)
β ' = λB , C − λB , A
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Topografia classica - 3
α '<π
β '<π
e gli angoli incogniti si ottengono da
α =α '
β =β'
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Capitolo 5
La livellazione geometrica
” La
A B”
Li
B
A
d1 d2
’
A’ B
Figura 16 - Equazione della battuta di livellazione geometrica
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Topografia classica - 3
graduate: possono essere pensate come dei grandi righelli, di due o tre metri, aventi
l’origine nel punto in cui toccano il terreno.
LA distanza fra le due stadie non deve di norma superare 70-100 metri, dunque
l’operazione elementare di livellazione, detta battuta, deve essere ripetuta n volte.
Si parla in tal caso di linea di livellazione.
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Vittorio Casella – Dispense – AA 2003 - 2004
∆z1,2 = z2 − z1
∆z2,3 = z3 − z2
∆z3,4 = z4 − z3
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