Sei sulla pagina 1di 6

Domenica 28 Luglio Lunedì 29 Luglio Martedì 30 Luglio Mercoledì 31 Luglio

PRONTI A PARTIRE SIAMO COMUNITA’ LA DIVERSITA’ COME ASCOLTO


RICCHEZZA

Incontriamo lo scrittore che chiede MATTINA: MATTINA: MATTINA:


se ci va di ascoltare le sue favole del Frase “motto” del giorno. Frase “motto” del giorno. Frase “motto” del giorno.
libro che sta scrivendo.
SERA: SERA: SERA:
MATTINA: racconto serale che chiude la racconto serale che chiude la racconto serale che chiude la
Frase “motto” del giorno. giornata + autovalutazione giornata + autovalutazione giornata + autovalutazione

SERA:
racconto serale che chiude la
giornata + autovalutazione

Giovedì 1 Agosto Venerdì 2 Agosto Sabato 3 Agosto


DONARE IL SORRISO PERDONARE ESSERE LUCE NEL BUIO

MATTINA:
MATTINA: MATTINA: Frase “motto” del giorno.
Frase “motto” del giorno. Frase “motto” del giorno.
SERA:
SERA: SERA: racconto serale che chiude la
racconto serale che chiude la racconto serale che chiude la giornata + autovalutazione
giornata + autovalutazione giornata + autovalutazione
LANCIO CATECHESI:

Arriva uno scrittore che stava scrivendo il libro più bello del mondo, pieno di racconti diversi in ogni capito ma che si è reso conto che non ha senso scrivere un
libro così speciale senza poterlo condividere con qualcuno.

Ci chiede quindi se noi vogliamo ascoltare i suoi racconti e ci dice che ogni sera verrà al fuoco per raccontarci le sue storie (ovviamente accettiamo) e ci svela un
segreto.. il suo libro non è come altri già scritti simili, il suo ha una caratteristica speciale: ogni mattina comparirà come per magia (appeso da qualche parte) la
copertina del capitolo che ci svelerà ogni giorno una verità importante.

Domenica 28 Luglio:

RACCONTO intro i beni di Dio:

Una notte ho sognato che sul corso principale era stata aperta una nuova bottega, con l'insegna: Doni di Dio. Entrai e vidi un angelo dietro al banco.
Meravigliato chiesi. Che vendi angelo bello? Mi rispose: "Ogni ben di Dio!" "Fai pagare caro?" "No, i doni di Dio sono tutti gratuiti." Contemplai il grande scaffale
con le anfore d'Amore; flaconi di Fede; pacchi di Speranza; scatole di Salvezza... e così via. Mi feci coraggio e poiché avevo un immenso bisogno di tutta quella
mercanzia, chiesi all'angelo: "dammi un bel po' d'Amore di Dio, tutto il Perdono, un cartoccio di Fede e Salvezza quanto basta!" L'angelo gentile mi preparò
tutto sul bancone. Ma quale non fu la mia meraviglia, vedendo che di tutti i doni che avevo chiesto l'angelo mi aveva fatto un piccolissimo pacco, grande come il
mio cuore. Esclamai: "Possibile? Tutto qui?" Allora l'angelo solenne mi spiegò: "eh si, mio caro, nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma soltanto
piccoli semi da coltivare"

Gesto: lasciare il branco con una domanda “Voi siete pronti a coltivare i semi che Gesù vi ha donato?”

Lunedì 29 Luglio:

RACCONTO la campana d’argento:

C'era una volta una magnifica cattedrale simbolo di una grande città. Su di essa svettava un superbo campanile, orgoglio di tutti gli abitanti. Tuttavia l'opera era
incompiuta. Il campanile era muto: mancava la campana. Il vescovo decise di dotare il campanile di una campana degna dell'immagine della cattedrale: lanciò a
tutta la città un invito per raccogliere oggetti d'argento, da far fondere, per realizzare con il contributo di tutti una campana d'argento. Cominciarono ad arrivare
oggetti e monili d'argento. Un giorno da Don Enrico, incaricato dal vescovo di raccogliere le oblazioni, arrivò una povera vedova. Ella consegnò timidamente un
centesimo d'argento, che era tutto quello che possedeva. Il prete prese la moneta con piglio sprezzante e appena la donna lasciò la stanza, lanciò la moneta
fuori dalla finestra, nel giardino sottostante:
- "Un centesimo... Va bene solo per i mendicanti! A cosa può servire per una grande opera come la nostra campana?"
Dopo poche settimane venne raccolto molto argento: venne fuso e venne realizzata una campana stupenda. Era un'opera d'arte, una meraviglia che ogni
esperto giudicò perfetta.
Nel giorno di Pasqua, la maestosa campana d'argento fu benedetta, innalzata sul campanile e inaugurata. Fu il vescovo ad avere l'onore di dare il primo rintocco
della nuova campana. La campana d'argento però emise soltanto un gemito pietoso, un suono pessimo, sordo che durò inoltre pochissimo. Dopo il clamoroso
insuccesso tecnici ed esperti intervennero per analizzare l'opera: nessuno riusciva a spiegare il perché.
Il vescovo pregò Dio di mostrargli la causa di tale fallimento. Una notte, in sogno, un angelo gli rivelò quello che il suo incaricato aveva fatto con l'offerta della
povera vedova. Allora il vescovo cercò immediatamente Don Enrico, incaricato alla raccolta delle offerte, e gli chiese spiegazioni. Entrambi andarono allora in
giardino e insieme, inginocchiati nell'erba e fra i cespugli, cercarono e cercarono.... fino a quando finalmente riuscirono a trovare la moneta della vedova.
Il vescovo fece rifondere la campana d'argento, aggiungendo anche il centesimo donato dalla povera vedova. Quando, qualche settimana dopo riprovarono a
collaudare la campana, il suo suono riempì l'aria con la melodia più bella che si fosse mai sentita provenire da una cattedrale.

Gesto: “cosa posso donare io agli altri?” Dare ad ognuno un fogliettino bianco su cui devono scrivere, in modo anonimo, una cosa che possono donare al
prossimo (esempio: un sorriso, l’ascolto ecc..) Dopo aver scritto i biglietti si raccolgono, si mischiano e si ridistribuiscono. Ognuno avrà ricevuto un dono diverso

Martedì 30 Luglio:

RACCONTO le due giare:


C’era una volta una vecchia donna cinese, che aveva due grosse anfore, appese all’estremità di una canna, che portava sulle sulle spalle. Una delle anfore aveva una
crepa, mentre l‘altra era perfetta e conservava sempre tutta l‘acqua. Alla fine del lungo cammino dal fiume a casa la vecchia donna restava con l‘altra anfora piena solo a
metà. Ciò accadde giornalmente per due anni : la vecchia donna riportava a casa l‘anfora sempre solo piena a metà. L‘anfora perfetta era naturalmente orgogliosa della
sua performance, ma l‘altra povera anfora si vergognava della perdita a causa del suo difetto e si rattristava che poteva trattenere solo la metà di quanto era stata riempita.
Dopo due anni, che a lei sembrarono un fallimento senza fine, l‘anfora parlò così alla vecchia donna: "Io mi vergogno della mia perdita, verso sempre acqua lungo tutto il
tragitto verso la tua casa." La vecchia donna sorrise. „Non hai notato che dal tuo lato della strada fioriscono i fiori, ma non dal lato dell‘altra anfora? Io ho messo dal tuo
lato della strada dei semi di fiori, perché ero consapevole del tuo difetto. Ora tu li annaffi ogni giorno quando torniamo a casa. Per due anni ho potuto raccogliere questi
fiori meravigliosi e ornare la tavola con essi. Se tu non fossi esattamente così, come tu sei, non esisterebbe questa bellezza che adorna la nostra casa." Ognuno di noi ha i
propri pregi e i propri difetti. ma sono i difetti e le mancanze che rendono la nostra vita così interessante e utile. si dovrebbe prendere ogni persona per quello che è, e
vedere in lei quello che c‘è di buono. Così, voi tutti miei amici con una perdita nell‘anfora, abbiate una giornata meravigliosa e non dimenticate di gustare la fragranza
die fiori dalla loro parte del sentiero. Prendetevi il tempo di inviare questo racconto ai vostri amici, che abbiano da parte loro un difetto … e Dio sa quanti numerosi
siamo!
Gesto: ognuno ha un foglio attaccato alla schiena ed un pennarello in mano. Si deve girare e andare a scrivere (nel foglietto che hanno dietro alla schiena) un
pregio dei fratellini/sorelline/vecchi lupi che s’incontrano girando. Alla fine si staccheranno i fogli e li fa riflettere che a volte siamo troppo concentrati a
guardare quello che non ci piace di noi stessi che non ci accorgiamo di tutti i talenti che abbiamo (quelli scritti dagli altri nei nostri fogli). Quindi si siamo tutti
diversi ma abbiamo anche tutti talenti diversi importanti e preziosi tutti allo stesso modo.

Mercoledì 31 Luglio:

RACCONTO l’orchestra:

C'era una volta un complesso di se􀆩e strumenti musicali: erano un pianoforte, un violino, una chitarra , un flauto, un sassofono, una tromba e una batteria.
Vivevano nella medesima stanza, ma non andavano d’accordo. Ognuno pensava di essere il re degli strumenti e di non aver bisogno degli altri. Quando al
ma􀆫no si svegliavano, cominciavano a suonare liberamente le proprie melodie e per superare gli altri usavano i toni più for􀆟 e violenti. Risultato: un inferno di
caotici rumori. Una no􀆩e capitò che la batteria non riuscisse a chiudere occhio: per passare il tempo cominciò a scatenarsi con le sue percussioni. Fu la goccia
che fece traboccare il vaso. Per la prima volta tu􀆫 gli strumenti si trovarono d’accordo su una cosa: la decisione di andare ognuno per conto proprio. Stavano
per uscire quando alla porta bussò una bacche􀆩a con uno spartito in cerca di strumenti da dirigere. Parlando con garbo e diplomazia chiese loro di fare una
nuova esperienza, quella di suonare ognuno secondo la propria natura, ma con note, ritmi e tempi armonizza􀆟. Un po’ perché erano molto stanchi del caos in
cui vivevano, un po’ per la curiosità di fare una nuova esperienza, accettarono. Si misero a suonare con passione dando ognuno il meglio e con una obbedienza
totale alla bacche􀆩a. A mano a mano che andavano avanti si ascoltavano l’un l’altro
con grande piacere. Quando la bacche􀆩a fece il cenno della fine un’immensa felicità riempiva il loro cuore: avevano eseguito il famoso Inno alla gioia di
Beethoven.

Gesto: giochiamo a telefono senza fili diviso in due squadre. Alla fine del gioco (dove non avranno azzeccato le parole probabilmente) gli si dice che non è facile
ascoltare perché magari siamo concentrati su altro (in questo caso finire prima degli altri) per ascoltare davvero dobbiamo concentrarci su chi ci sta parlando e
non solo SENTIRE quello che ci dice

Giovedì 1 Agosto:

RACCONTO la zuppa più buona del mondo:


Uno straniero, che camminava verso un villaggio si fermò sulla soglia di una povera capanna. Chiese alla donna, che stava seduta fuori della capanna
qualcosa da mangiare. "Mi dispiace al momento non ho niente". Lui rispose:"Non si preoccupi. Ho nella bisaccia un sasso per minestra: se mi darete il permesso di
metterlo in una pentola di acqua bollente, preparerò la zuppa più deliziosa del mondo. Mi occorre una pentola molto grande per favore". La donna era incuriosita, gli
diede una pentola e andò a confidare il segreto del sasso per minestra a una vicina di casa. Quando l'acqua cominciò a bollire, c'erano tutti i vicini,
accorsi a vedere lo straniero e il suo sasso. Egli depose il sasso nell'acqua, poi ne assaggiò un cucchiaio ed esclamò con aria
beata:"Ah, che delizia! Mancano solo delle patate".Un uomo disse: "Io ho delle patate in cucina".Pochi minuti dopo era di ritorno con una grande quantità di
patate tagliate a fette, che furono gettate nel pentolone. Allora lo straniero assaggiò di nuovo il brodo "Eccellente... Se solo avessimo un po' di carne e un po' di
verdura, diventerebbe uno squisito stufato". Un'altra massaia corse a casa a prendere della carne; un'altra portò carote e cipolle. Dopo aver messo anche
quelle nella zuppa, lo straniero assaggiò il miscuglio e chiese ancora:"Manca solo un po' di sale!" Un' altra donna disse: "Eccolo!" "Scodelle e piatti per tutti".
La gente corse a casa a prendere scodelle e piatti. Tutti sedettero mentre lo straniero distribuiva grosse porzioni della sua incredibile minestra. Tutti
provavano una strana felicità, ridevano, chiacchieravano e gustavano il loro pasto in comune. Dopo essere rimasto un po' con loro, lo
straniero, in mezzo all'allegria generale scivolò fuori silenziosamente. Lasciò però il sasso miracoloso affinché potessero usarlo tutte le volte che
volevano per preparare la minestra più buona del mondo.

GESTO: lancio del folletto  abbiamo dei fogliettini chiusi con su scritto su ognuno il nome di un fratellino/sorellina/cambu/capi. Ognuno ne pesca uno e
NON deve dire a nessuno il nome pescato. Il giorno dopo sarà compito di ognuno fare una BA speciale (rifare il letto/aiutare in qualche cosa) alla persona
di cui abbiamo pescato il nome SENZA DIRGLI che siamo noi il folletto di quella persona.

Venerdì 2 Agosto:

RACCONTO Samurai:

C'era una volta un anziano samurai che si dedicava a insegnare il buddismo zen a giovani allievi. Malgrado la sua età, correva la leggenda che fosse ancora
capace di sconfiggere qualunque avversario.
Un pomeriggio si presentò un giovane guerriero conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Egli era famoso per l'uso della tecnica della provocazione:
aspettava che l'avversario facesse la prima mossa e, dotato di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso
l'avversario, contrattaccava con velocità fulminante. Questo giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro. Conoscendo la reputazione
del samurai, aveva deciso di sfidarlo, sconfiggerlo e accrescere così la propria fama.
Tutti gli allievi del vecchio samurai si dichiararono contrari all'idea, ma il maestro decise ugualmente di accettare la sfida lanciata dal giovane guerriero.
Si recarono tutti nella piazza della città: il giovane cominciò a insultare l'anziano maestro. Lanciò prima alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò poi in faccia. Gli
urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati. Per lunghe ore fece di tutto per provocarlo, tuttavia il vecchio si mantenne
impassibile.
Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l'impetuoso guerriero fece per ritirarsi quando il maestro samurai si avvicinò a lui e lo
abbracciò.
Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni senza reagire, gli allievi gli domandarono:
- "Come avete potuto sopportare tante indegnità? Come avete potuto abbracciarlo? Perché non avete usato la vostra spada? Anche sapendo che avreste
potuto perdere la lotta, avreste mostrato il vostro coraggio! La gente penserà che siete un codardo!"
L'anziano maestro samurai, allora domandò loro:
- "Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?"
- "Appartiene a chi ha tentato di regalarlo" - rispose uno dei ragazzi.
- "Lo stesso vale per l'invidia, la rabbia e gli insulti" - disse il maestro - "Quando invidia, rabbia e insulti non vengono accettati, continuano ad appartenere a chi
li porta con sé. Io non ho accettato questo dono pieno di rabbia ma l’ho perdonato perché il perdono è il dono più grande che possiamo fare al prossimo"
Sabato 4 Agosto:

RACCONTO il filo di cotone:

C'era una volta un filo di cotone che si sentiva inutile. «Sono troppo debole per fare una corda» si lamentava. «E sono troppo corto per fare una maglietta. Sono
troppo sgraziato per un Aquilone e non servo neppure per un ricamo da quattro soldi. Sono scolorito e ho le doppie punte... Ah, se fossi un filo d'oro, ornerei
una stola, starei sulle spalle di un prelato! Non servo proprio a niente. Sono un fallito! Nessuno ha bisogno di me. Non piaccio a nessuno, neanche a me
stesso!». Si raggomitolava sulla sua poltrona, ascoltava musica triste e se ne stava sempre solo. Lo udì un giorno un mucchietto di cera e gli disse: «Non ti
abbattere in questo modo, piccolo filo di cotone. Ho un'idea: facciamo qualcosa noi due, insieme! Certo non possiamo diventare un cero da altare o da salotto:
tu sei troppo corto e io sono una quantità troppo scarsa. Possiamo diventare un lumino, e donare un po' di calore e un po' di luce. È meglio illuminare e
scaldare un po' piuttosto che stare nel buio a brontolare».
Il filo di cotone accettò di buon grado. Unito alla cera, divenne un lumino, brillò nell'oscurità ed emanò calore. E fu felice.

Gesto: adiamo nel salone al buio ad ognuno diamo un lumino spento. Li disponiamo in cerchio, uno di noi accende un lumino di un lupetto e da li a catena
ognuno accende il suo lumino. Dal buio “creiamo” la luce. Facciamo la preghiera serale così.

Potrebbero piacerti anche