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LA CHIRONOMIA Il termine chironomia (legge della mano) indica l'arte di dirigere un coro con gesti della mano. Di antichissima tradizione, era una particolarita dei maestri di canto palestinesi e degli orientali in genere. Questa tecnica, che fa aderire l'inflessione della voce alla espressivitaé delle mani, ha alla sua base profonde motivazioni psicologiche e appartiene senza dubbio ai cosiddetti "segni memorativi" di cui parlano gli studiosi del linguaggio. L'uso di ricorrere a questi segni corri- sponde ad un naturale bisogno della psicologia umana e lo si pud riscontrare sin dai tempi pil antichi. Nelle pitture egiziane del Vecchio Regno (2700 a.C. circa) troviamo i primi tentativi di rappresentare suoni. Esse raffigurano uno strumentista nell'atto di suonare mentre un uomo seduto davanti a lui spiega con segni della mano quale nota l'esecutore debba suonare. Durante l'esecuzione dei canti liturgici gli ebrei, come gli egiziani, davano o ricevevano suggerimenti mnemonici in forma di cenni della mano e sappiamo dal Talmud che i cantori ebrei usavano movimenti delle dita al principio dell'era cristiana. Essi adottarono per il canto liturgi- co segni simili agli accenti dei greci e la maggior parte di questi simboli scritti si conformava alle curve dei gesti della mano, per quanto questi segni fossero solamen- te richiami mnemonic’ di melodie gia note e non indicasse- ro ancora intonazioni o intervalli definiti. L'uso della chironomia @ della massima importanza dal 31 punto di vista didattico e pedagogico poiché non solo nei primi anni di vita ma anche molto pil tardi, il linguaggio dei ragazzi e degli adulti & pieno di segni direttamente espressivi ed & scientificamente dimostrato che l'atten- zione visiva prepara l'attenzione uditiva. Serive Giséle Calmy-Guyot nel suo libro "Pedagogia della mano", che il linguaggio gestuale, isolato da un contesto verbale, @ un focalizzatore d'attenzione e, utilizzato in giuste dosi, prepara il terreno per una buona, effettiva ricezione del messaggio verbale. Fa inoltre osservare che Marcel Jousse (in "Antropologia del gesto") contrariamente alla concezione che riduce il gesto a pura funzione di accompagnamento, considera il gesto orale un momento del gesto totale e 41 linguaggio gli appare il sostituto "ne- erotizzato" del gestuale. Per lui il gesto non @ al servizio del linguaggio ma attribuisce anteriorit& al gesto sulla parola. In sostanza, dice Jousse, 1l'vomo co- struisce la sua prima espressione con la mimesi e poiché & proprio grazie a questa mimesi che il pensiero funziona, il pensiero non @ altro che la coscienza della mimesi. Anche ammettendo che si possa non condividere questa affascinante conclusione, non si pud non essere d'accordo, dal punto di vista pedagogico, sull'importanza relaziona- le che 41 gesto assume tra maestro e allievi. Cosi come il gesto, e prima della parola, anche la musica & comunicazione diretta, nel senso che influenza tutta la personalita senza il tramite della coscienza. Ecco perché la fusione dei due elementi gestualita e rapporti sonori costituisce il mezzo migliore per avviare i bambini al- l'apprendimento della musica senza necessita di nozioni. 32 Tutti gli elementi essenziali di un brano musicale possono essere trasmessi attraverso la chironomia: - la linea melodica, indicata dai singoli gesti dei suoni; - il fraseggio, che si ottiene legando con la mano nello spazio i gesti della linea melodica; ~ il ritmo, rappresentato da gesti pil lenti o pil veloci; ~ l'espressivita, che oltre che dal carattere del gesto, deve naturalmente venir trasmessa da tutto l'atteggia- mento di colui che dirige con la chironomia. E cosi, ben al di 18 del suo aspetto di "tecnica", essa rappresenta un modo di far "musica silenziosa" che pud trovare la sua voce nella voce dei cantori, ma la cui funzione dovrd innanzitutto essere quella di abituare a "pensare con i suoni". rr) La chironomia usata nel metodo Kodaly, oltre ad indicare dei rapporti sonori, ha l'insostituibile compito di dare a ciascun segno una determinata funzione ed @ interessante vedere come ciascuno di questi segni esprima, nella sua gestualita, 41 "carattere" di queste funzioni: "a" (do) con il pugno chiuso, ad indicare stabilita e fer- mezza; "r (re) con la mano inclinata, ad esprimere un suono di passaggio, in discesa verso “d" o in salita verso "m' "m" (mi) con la mano e l'avambraceio tesi orizzontalmente, a dare senso di relativa stabilita ma anche di ee) apertura; "e" (fa) con il "pollice verso" mostra la sua particolare sensibilit& a discendere su "m"; "s" (sol) con la mano e l'avambraccio quasi “in levare" nel tentativo di definire il proprio carattere "sospensivo"; "1" (1a) eon 42 polso piegato verso l'alto e la mano in caduta, rende molto bene un certo senso di inde- terminatezza; "et" (si) con Ltindice puntato verso l'alto, a indicare la sua tensione in direzione della tonica "d". Sard bene ribadire che, come 2 stato illustrato a proposi- to del solfeggio relativo (do mobile), ciascun segno indica una funzione e non un suono assoluto. rv mM s L € Jagan’ 9 Me wh A f Liimmagine dei gesti chironomici, di Daniele Imperi, @ stata aggiunta al file pdf in sostituzione delle foto originali (per alleggerire il file). 34

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