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Prefazione

Al giorno d’oggi sono veramente molti i musicisti preparati sotto l’aspetto dela tecnica strumentale,
dovuto anche al fatto che la tecnologia, in tutti i campi, ha fatto dei significativi passi in avanti.
Basti pensare alla finestra sul mondo che ci offre Internet.
Quello che forse manca però è la consapevolezza e la conoscenza approfondita della musica.
Si tende a pensare che essa sia satura e che tutto sia oramai scritto e suonato.
Personalmente credo invece che con una spiccata sensibilità e/o con lo studio si possano ancora
scoprire delle sonorità nuove in tutti i generi.
In questo volume sono contenuti i concetti fondamentali dell’armonia e della melodia che ogni
musicista dovrebbe conoscere per :

1. Aumentare le proprie possibilità espressive


2. Suonare in modo consapevole
3. Comunicare con gli altri musicisti

Grace bio

All’età di otto anni inizia a suonare la chitarra classica con gli insegnanti Enzo e Riccardo
Boccaccio. In pochi anni riesce a distinguersi tra i chitarristi italiani della propria categoria e non
solo, conseguendo numerosi primi e secondi premi a concorsi nazionali ed internazionali, oltre che
superando brillantemente i primi esami al conservatorio Mascagni di Livorno.
All’età di 16 anni intraprende lo studio della chitarra elettrica come autodidatta per poi all’età di 19
iscriversi all’accademia musicale Lizard di Fiesole con l’insegnante Michael Mellner.
In 12 mesi esatti si diploma nel corso di Chitarra elettrica Rock col massimo dei riconoscimenti e
subito dopo frequenta corsi di specializzazione e di abilitazione all’insegnamento con gli insegnanti
Alex Stornello, Giacomo Castellano e Giovanni Unterberger.
Durante il periodo di studio partecipa anche a vari seminari di approfondimento con chitarristi di
fama nazionale ed internazionale tra cui Steve Vai, Mike Stern, Carl Verheyen , Andrea Braido,
Davide Cesareo.
All’età di 22 anni, dopo aver vinto un concorso nazionale e conseguentemente una borsa di studio
per cantautori presso il C.E.T. (cento europeo di Toscolano diretto da Mogol), frequenta il corso e si
diploma come interprete e compositore di musica leggera trovando contatto con persone di rilievo
nel campo della musica leggera italiana come Gianni Bella, Mario Lavezzi e lo stesso Mogol.
All’età di 27 anni conclude gli studi di chitarra classica in conservatorio, momentaneamente
sospesi, ottenendo il diploma con la votazione di 9.50/10.
Attualmente è direttore artistico del C.S.M. di Lugano dove svolge anche attività didattica e
concertistica e dal 2008 collabora con l’associazione musicale Rockland di Grosseto.

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Indice

Introduzione

• Armonia, melodia, Tempo………. p. 3


• Intervalli……….p. 4

Scale

• Scale : definizione, scala cromatica, scala maggiore……….p. 6


• La scala minore naturale……….p. 8
• La scala pentatonica……….p. 9
• I gradi delle scale……….p. 10
• Modi della scala maggiore……….p. 11
• Tonalità, circolo delle quinte, modulazioni……….p. 13
• Scala minore armonica……….p. 15
• Scala minore melodica..........p. 16
• Scalamaggiore armonica, scala ottafonica, scala esatonale……….p. 17

Accordi e arpeggi

• Triadi……….p. 18
• Armonizzazione scala maggiore, Power chords……….p. 19
• Accordi di settima……….p. 20
• Chorus modali……….p. 22
• Il blues……….p. 24
• Accordi di stasi, accordi di tensione, cadenze……….p. 29
• Dominanti secondarie……….p. 31
• L'accordo diminuito……….p. 32
• Sostituzioni……….p. 33
• Accordi estesi……….p. 37
• Add chords, Qartali……….p. 39
• Gli arpeggi, le armoniche……….p. 40
• Prospetto comparativo degli abbinamenti tra accordi e scale……….p. 41

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ARMONIA

L’armonia è un insieme di note suonate simultaneamente. Se suonassi per esempio un C, un E e un


G nello stesso momento, formerei una semplice armonia. In altre parole l’armonia è l’elemento
della musica che ne determina lo spessore e la verticalità.

Esempio:

MELODIA

La melodia è un insieme di note suonate una dopo l’altra, ovvero scandite nel tempo; è quindi
percepita e analizzata nella sua orizzontalità.

Esempio:

TEMPO E RITMO

Nel linguaggio corrente le parole tempo e ritmo sono spesso utilizzate indistintamente o confuse
l’una con l’altra ma in realtà sono due aspetti diversi della musica seppur complementari.
Il tempo è la divisione di uno spazio in battiti perfettamente congruenti tra loro e deve essere
necessariamente costante. L’unico fattore che può variare di un tempo è la velocità. Per esempio
l’orologio batte sessanta secondi uguali per comporre un minuto; ma io potrei ipoteticamente
dividere quel minuto a mio piacimento in 10, 20, 30, 120, 200 battiti comunque uguali aumentando
e diminuendo la velocità.

Il ritmo invece è una serie di accenti e/o battiti non necessariamente congruenti che marcano
determinati punti del tempo e non solo. Si può allora dedurre che dentro ad ogni tempo ci sono
ipoteticamente infiniti ritmi.

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INTERVALLI
Un intervallo è lo spazio che intercorre tra due note ed è misurato in toni e semitoni. Il semitono nel
sistema musicale occidentale è l'intervallo più piccolo che può esistere tra due note; il tono misura
invece due semitoni.
Gli intervalli stanno alla base della musica e si trovano sia all'interno della melodia sia dell'armonia.
Nell'esempio sotto vediamo lo stesso intervallo prima sviluppato melodicamente poi
armonicamente.

Adesso verifichiamo quanti e quali intervalli si formano partendo da un do ed arrivando a quello


successivo; in termini musicali da un do a un altro posto un'ottava sopra.

Intervallo Nome Misura Sonorità

C - Db Seconda minore 0,5 toni Dissonante

C-D Seconda maggiore 1 tono Dissonante

C - Eb Terza minore 1,5 toni Consonante

C-E Terza Maggiore 2 toni Consonante

C-F Quarta giusta 2,5 toni Consonante

C - F# / Gb Quarta aumentata / Quinta diminuita 3 toni Dissonante-Diabolus

C-G Quinta giusta 3,5 toni Consonante

C - Ab Sesta minore 4 toni Consonante

C-A Sesta maggiore 4,5 toni Consonante

C - Bb Settima minore 5 toni Dissonante

C-B Settima maggiore 5,5 toni Dissonante

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Se suoniamo contemporaneamente le note di ognuno di questi intervalli, ci rendiamo conto che
alcuni sono gradevoli da ascoltare, quindi consonanti ed altri sgradevoli, quindi dissonanti.
Inoltre, guardando lo specchietto a pagina precedente si può notare che esso è perfettamente
simmetrico rispetto all'intervallo centrale (Diabolus); alle due estremità ci sono due intervalli
dissonanti , proseguendo verso il centro ce ne sono tre consonanti e poi c'è il diabolus che si trova
esattamente al centro.
Questa simmetria è dovuta al fatto che ognuno di essi, se rivoltato invertendo l'ordine delle note,
genera il suo complementare che si trova dalla parte opposta dello specchietto.
In altre parole se suono l'intervallo di settima maggiore Do - Si esso misura 5,5 toni, ma se io
inverto l'ordine delle note suonando Si – Do, allora esso diventa una seconda minore e misura 0,5
toni.
Per questo, se la seconda minore è dissonante, inevitabilmente deve esserlo anche la settima
maggiore che è il suo intervallo complementare.

Per completare l'argomento dobbiamo infine capire che cosa s'intende per intervalli omofoni.
Gli Intervalli omofoni sono intervalli uguali ma con nome diverso.

Tabella degli intervalli omofoni :

Intervallo Omofono Nome intervallo omofono

C - Db C - C# /

C-D C - Ebb Terza diminuita

C - Eb C - D# Seconda eccedente

C-E C - Fb Quarta diminuita

C-F C - Gbb /

C - Gb C - F# Quarta eccedente

C-G C - Abb Sesta diminuita

C - Ab C - G# Quinta eccedente

C-A C - Bbb Settima diminuita

C - Bb C - A# Sesta eccedente

C-B C - Cb /

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SCALE

Per scala s'intende una successione di note che procede per intervalli di tono e/o semitono
(raramente di tono e mezzo) e può essere eseguita in senso ascendente o discendente.
Esistono due categorie di scale :

- Scale cromatiche o semicromatiche : sono formate prevalentemente da intervalli di semitono e


non hanno una spiccata musicalità. Esse sono utilizzate per alcune esercitazioni di carattere tecnico
strumentale oppure per eseguire quelli che in terminologia musicale sono detti cromatismi.
- Scale diatoniche : sono formate soprattutto da intervalli di tono e sono molto musicali. Sono
proprio le scale diatoniche a originare gran parte della musica.

Scala Cromatica

La scala cromatica procede di semitono in semitono e include tutte e dodici le note esistenti nel
nostro sistema musicale.
Si dice spesso impropriamente che le note siano sette quando in realtà sono dodici: sette naturali e
cinque alterate. Osservando un pianoforte si può vedere che ci sono sette tasti bianchi (note naturali)
e cinque neri (note alterate).
Tra tutte le coppie di note naturali intercorre un tono di distanza ad eccezione che tra mi/fa e si/do
dove l’intervallo è invece di un semitono; infatti, sulla tastiera del piano tra quelle due note non c'è
il tasto nero.

Scala maggiore
Si definisce maggiore una scala diatonica composta da cinque toni e due semitoni con i suddetti
semitoni posti tra il III°/IV° e il VII°/VIII° grado.
E' proprio la scala maggiore che origina gran parte della musica esistente proprio per la sua grande
musicalità.

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C MAGGIORE

Se parto da un do e arrivo a quello successivo si crea naturalmente e senza effettuare alcuna


modifica il prototipo della scala maggiore, poiché tra il mi e il fa ed il si e il do intercorre la distanza
di un semitono e si trovano proprio a cavallo del III°/IV° e il VII°/VIII° grado.

Adesso proviamo a formare la scala di D maggiore e quindi scriviamo le note che vanno da un re ad
un altro posto un’ottava superiore:

Come potete vedere i due semitoni sono posti nei luoghi sbagliati, di conseguenza questa non può
essere la scala di D maggiore.
Perché essa lo sia, occorre aggiustare gli intervalli progressivamente uno a uno, utilizzando la
dove necessario le alterazioni (# e b) per allungare o accorciare la distanza tra una nota e l'altra.

E quindi avremo:

D MAGGIORE

Adesso la scala di D maggiore è corretta e come potete vedere possiede due alterazioni (F# e C#).

Infine componiamo la scala di Bb la quale appunto utilizza il bemolle come alterazione:

Bb MAGGIORE

E' facile quindi intuire che esistono dodici scale maggiori, tante quante sono le note e ognuna di
esse avrà un diverso numero di alterazioni.

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La scala minore naturale
Si definisce minore naturale una scala diatonica con cinque toni e due semitoni, con i suddetti
semitoni posti tra il II°/III° e il V°/VI° grado
La scala minore naturale senza alterazioni e la scala di A:

A MINORE NATURALE

La scala di A minore naturale e quella di C maggiore si dicono scale relative dato che hanno le
stesse note ma natura diversa. Ogni scala minore naturale ha la sua relativa maggiore che si trova
un tono e mezzo di distanza sopra e viceversa.

Altri esempi di scale relative sono:

D MAGGIORE - B MINORE
A MAGGIORE - F# MINORE
E MAGGIORE - C# MINORE
F MAGGIORE - D MINORE
Bb MAGGIORE - G MINORE

ecc...

Come abbiamo studiato per le maggiori, esistono dodici scale minori naturali, tante quante sono le
note; ognuna di esse ha un certo numero di note alterate.

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La scala pentatonica
Si definisce pentatonica una scala maggiore a cui sono omessi il IV° e il VII° grado, oppure una
scala minore senza il II° e il VI° grado.

Esempio 1

C MAGGIORE PENTATONICA

Esempio 2

A MINORE PENTATONICA

A questa scala viene spesso aggiunta un'altra nota (4° aumentata o blue note) la quale origina quella
cha viene denominata scala blues.

Esempio 3

A MINORE PENTATONICA BLUES

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I gradi delle scale
Molte delle scale più utilizzate in musica fin dall'antichità, scala maggiore in primis, sono formate
da sette note, le quali assumono un nome specifico.

Per stabilire se una scala è maggiore o minore, occorre verificare la distanza che c'è tra la tonica e la
modale. Se è di due toni la scala è maggiore, se è di un tono e mezzo la scala è minore.
Invece le scale si dicono diminuite o aumentate in funzione dell'intervallo che c'è tra la tonica e la
dominante.

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Modi della scala maggiore
I modi sono le scale che si formano a partire con ogni nota della scala maggiore.
Ognuna di esse ha un nome e delle caratteristiche specifiche.
Vediamole una a una:

Noterete che ci sono tre scale maggiori, tre scale minori ed una scala semidiminuita. Come ho già
detto, ognuna di esse ha delle caratteristiche sonore ben precise che la rende unica; sarà quindi
molto utile al musicista saperle riconoscere con l'orecchio per poi farne un buon utilizzo pratico.

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Adesso confrontiamo i tre modi maggiori (Ionico, Lidio, Misolidio) con i tre modi minori (Eolio,
Dorico, Frigio), facendoli iniziare tutti dalla stessa nota per vederne meglio le differenze. Il locrio
non sarà confrontato con nessun altro modo poiché è l'unica scala diminuita tra le sette.

Modi maggiori

Le differenze tra queste scale sono sul quarto sul settimo grado, ovvero le note mancanti della scala
pentatonica maggiore. Questo vuol dire che la stessa scala pentatonica può essere impiegata su tutti
e tre i modi maggiori.

Modi minori

Le differenze tra le scale minori si trovano sul secondo e sul sesto grado, le due note che mancano
dalla scala pentatonica minore. Infatti, con la stessa pentatonica posso suonare su tutti e tre i modi
minori.

Modo locrio

Il modo locrio è una scala diminuita in quanto ha la terza minore e la quinta diminuita.

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Tonalità e modalità
Con la parola “tonalità” s'intende la scala di appartenenza di un pezzo, in altre parole la scala su cui
è improntata tutta la struttura melodica e armonica del brano.
La musica classica ci insegna che esistono due tonalità: Maggiore e minore. Il concetto è giusto, ma
talvolta risulta incompleto; infatti, una volta stabilito se un brano è in tonalità maggiore o minore, è
utile anche sapere di quale scala maggiore o minore si tratta (Ionico, Dorico, Frigio ecc...). Questo è
il concetto di "modalità".
Ebbene, alla luce di tutto quello che abbiamo studiato fino ad adesso, ci possiamo trovare di fronte a
tre modalità maggiori (ionico, lidio, misilidio) e tre modalità minori (eolio, dorico, frigio).
Il Locrio invece essendo una scala non particolarmente orecchiabile non assume quasi mai la
valenza di modalità assestante.

Circolo delle quinte


In funzione di quante alterazioni hanno le scale si hanno le varie tonalità.
Due tonalità si dicono vicine quando hanno tutte le note in comune eccetto una e logicamente
lontane saranno tutte le altre.
Se procedo per intervalli di quinta giusta a partire da C maggiore trovo tutte le scale maggiori che
hanno progressivamente sempre un'alterazione in più di quella precedente, ottenendo quello che in
musica viene denominato circolo delle quinte :

Come potete vedere a destra ci sono le tonalità con il diesis e a sinistra quelle con il bemolle.
L'ordine progressivo dei diesis è: f, c, g, d, a, e, b.
L'ordine progressivo dei bemolle è : b, e, a, d, g, c, f.
Ad esempio la tonalità di A maggiore ha tre diesis, i quali, seguendo l'ordine progressivo sono: f, c,
g.

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Le alterazioni delle varie tonalità devono sempre essere specificate all'inizio del pentagramma, dopo
la chiave, e prendono il nome di armatura di chiave. Esse valgono per tutto il brano ad eccezione
di quando troviamo la presenza di un bequadro, il quale annulla l'alterazione per l’intera durata di
quella misura, e di quando ci sono delle modulazioni.
Vediamo adesso il prospetto delle varie tonalità maggiori e delle loro rispettive relative minori sul
pentagramma:

Modulazioni
Per modulazione s'intende il passaggio da una tonalità a un'altra durante il brano.
Si dicono vicine le modulazioni che stanno una quinta giusta sopra o sotto la tonalità di partenza,
ossia quelle in cui cambia solamente una nota rispetto alla precedente.
Le modulazioni lontane sono tutte le altre.
Non ci sono particolari regole di utilizzo delle modulazioni nella musica moderna (anche se ce ne
sono molte ricorrenti e usate da molti musicisti), però c'è da dire che più sono lontane e più sono
difficili da gestire perché il cambio di scala risulta troppo brusco all'orecchio.
Inoltre una modulazione può essere transitoria se dura solo una parte del brano e permanente se non
torna più alla tonalità originale di partenza.

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La scala minore armonica
Si definisce minore armonica una scala minore naturale (eolica) con la settima maggiore :

All'interno della struttura diatonica compare un insolito intervallo di tono e mezzo che dà alla scala
un'inequivocabile sonorità classica e talvolta orientaleggiante.
Non esiste inoltre una scala minore armonica composta di tutte note naturali.
I due modi sicuramente più sfruttati, sono quelli che nascono sul primo e sul quinto grado, ovvero
minore armonico e frigio di dominante.

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Scala minore melodica
Si definisce minore melodica una scala minore con la sesta e la settima maggiori.
Ancora una volta non esiste una scala minore melodica senza alterazioni; quella che ne ha meno è
quella di D:

Anche la melodica minore ha una sonorità particolare dovuta al fatto che nella prima metà ha tutte
le caratteristiche di una scala minore e nella seconda metà di una maggiore Ionica.
Essa è usata in tutti i suoi modi, che tra poco andremo a vedere, non in senso tonale o modale, ma in
sostituzione melodica di altre scale complementari.
Il concetto di sostituzione melodica significa prendere una scala e scambiarla con un'altra che abbia
la prerogativa di contenere almeno il III° e il VII° grado di quella precedente. Queste due note si
chiamano toni guida e non possono essere omesse perché ne danno il significato melodico.
Ad esempio il modo Misolidio é spesso sostituito con il Superlocrio (ultimo modo della scala
minore melodica) perché, pur essendo completamente differenti, entrambe le scale contengono i
toni guida (III° e VII° del Misolidio).

Modi della scala minore melodica

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Scala maggiore armonica
Si definisce maggiore armonica una scala ionica con la sesta minore.

Anche all'interno della struttura diatonica della maggiore armonica compare un insolito tono e
mezzo tra il sesto e il settimo grado, il quale dà alla scala una sonorità un po'orientaleggiante.
Essa è impiegata soprattutto sul primo grado oppure come sostituzione della scala minore armonica
che si trova un tono e mezzo sotto, in questo caso A minore armonica.
Anche se non sono utilizzati tutti i suoi modi è necessario saperne le diteggiature per una buona
gestione durante l'improvvisazione.

Scala ottafonica
La scala ottafonica o diminuita, come dice la parola stessa, è composta da otto note in cui si
alternano sempre un tono ed un semitono e viceversa ed è una scala simmetrica.
Esistono quindi solamente due scale diminuite:

Scala esatonale
L'esatonale è un’altra scala simmetrica ed è formata da sei note che procedono per intervallo di
tono.
Come per l'ottafonica ne esistono due:

Sia la scala diminuita che l’esatonale si usano in sostituzione di altre scale che poi vedremo.

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GLI ACCORDI

Triadi
Parlare di accordi significa prima di tutto entrare nel merito dell'elemento Armonia.
Gli accordi per definizione sono sovrapposizioni di intervalli di terza; in particolar modo le triadi,
che sono gli accordi fondamentali dai quali nascono tutti gli altri, sono la sovrapposizione di due
intervalli di terza.
Più semplicemente possiamo pensare una triade come l'unione del I°, del III° e del V°grado a
partire da qualsiasi nota; ovviamente le tre note devono essere suonate simultaneamente.
Vediamo ora con degli esempi quante e quali triadi esistono:

Triade maggiore: I°, III°maj, V° giusta

Triade minore: I°, III°min, V° giusta

Triade diminuita: I°, III°min, V°dim

Triade aumentata: I°, III°maj, V°aum

La seconda nota della triade, ovvero il III° grado, determina se l'accordo è maggiore o minore.
Quando tra il I° e il III° intercorrono due toni, l'accordo è maggiore, quando tra il I° e il III°
intercorrono 1,5 toni l'accordo è minore; tra l'altro questa regola l'abbiamo già studiata a proposito
delle scale.
Invece la terza nota dell'accordo ovvero il V° grado determina se l'accordo è giusto, aumentato o
diminuito.
Quando tra il I° e il V° c'è la distanza di 3,5 toni l'accordo è giusto e quindi non specificato. Quando
la distanza è di quattro toni l'accordo è aumentato e quando la distanza è di tre toni l'accordo è
diminuito.
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Armonizzazione della scala maggiore
Armonizzare una scala significa formare gli accordi su ognuno dei suoi gradi, utilizzando tutte e
solo le note della scala stessa.
Studiamo quali accordi nascono dall'armonizzazione della scala maggiore classica (Ionico):

Se armonizzassi la scala maggiore di D, cambierebbero le note ma la successione degli accordi


rimarrebbe la stessa: maj-min-min-maj-maj-min-dim ; e questo vale per tutte le altre scale maggiori
Ioniche.
Per quanto riguarda la siglatura, gli accordi maggiori non devono essere specificati mentre gli
accordi minori, aumentati e diminuiti sì.

Power chords and sus chords


I power chords e i sus chords sono accordi a cui manca il III° grado, di conseguenza non sono
esplicitamente né maggiori, né minori; essi assumono il significato in funzione del giro armonico in
cui sono collocati.
Chitarristicamente sono spesso utilizzati nel rock per la loro ottima sonorità in distorsione.
Avendo poche note suonano potenti ma senza creare risuonanze indesiderate (battimenti).
Il power chord base è formato dal I° e il V°grado :

Se a quest'accordo aggiungiamo una o più note della scala, che non siano ovviamente il III° grado,
otteniamo un accordo sospeso (sus chord).
Vediamone solamente alcuni esempi semplici:

Rivolti
I rivolti sono accordi cui cambia l'ordine delle note; ad esempio se una triade allo stato
fondamentale è composta dal I°, III°, V° allora i suoi due rivolti saranno III°, V°, I° e V°, I°, III°.

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Accordi di settima
Gli accordi di settima sono la sovrapposizione di tre intervalli di terza oppure più facilmente sono
l'unione del I°, III°, V°, VII° grado ad esempio :

Esistono diversi tipi di accordi di settima; cominciamo a studiare quelli che nascono
dall'armonizzazione della scala maggiore per poi proseguire a quella minore armonica e quella
minore melodica.

SCALA MAGGIORE CLASSICA

Come potete notare già dalla siglatura ci sono quattro tipi di accordi di settima.
Rivediamoli uno a uno a partire dalla stessa nota per capirne bene le differenze :

Triade maggiore + settima minore

Triade maggiore + settima minore

Triade minore + settima minore

Triade diminuita + settima minore

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SCALA MINORE ARMONICA

In quest'armonizzazione s'incontrano tre nuovi tipi di accordi di settima:

Triade minore + settima maggiore

Triade aumentata + settima maggiore

Triade diminuita + settima diminuita

SCALA MINORE MELODICA

Per quanto concerne la siglatura è fondamentale sapere che il VII°, a differenza di tutti gli altri gradi
della scala deve essere specificato quando è maggiore, non quando è minore.
Nell'accordo C maj7 il maggiore è riferito alla settima mentre nell'accordo Cmin 7 il minore è
riferito alla triade e quindi al III°grado.
Questo concetto trova conferma nell'accordo di C 7 in cui né la triade maggiore, né la settima
minore sono specificate.

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Chorus modali
Per Chorus s'intende un giro armonico di accordi appartenente a una o più tonalità.
All'interno di ogni chorus c'è sempre uno o più accordi (nel caso il pezzo moduli) che fungono da
tonica, da nota di appoggio.
Esistono dei chorus fatti da due o tre accordi che rappresentano il suono specifico di ogni modo
della scala maggiore.
Vediamoli:

IONICO - I° maggiore / IV° maggiore / V° maggiore ( La bamba, Jump)

C F G

DORICO - I° minore / III° maggiore / IV° maggiore ( Smoke on the water, Le Freak)

Dmin F G

FRIGIO - I° minore / II°/I°maggiore / VII° minore

Emin F/E Dmin

LIDIO - I° maggiore - II°/I° maggiore (Flyn' in a blue dream)

F G/F

MISOLIDIO - I° maggiore - IV° maggiore - VII° maggiore (Sweet home alabama)

G F C

EOLIO - I° minore - VI° maggiore - VII° maggiore (The trooper, Con il nastro rosa)

Amin F G

LOCRIO - Il locrio è una tonica troppo instabile perché dia vita ad un chorus modale .

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Tutti questi chorus appartengono alla stessa scala madre di C maggiore ma, spostando la tonica e
quindi l'appoggio del brano, si creano sei sonorità assestanti e completamente differenti tra loro.
Questo può risultare molto utile in composizione e nell'improvvisazione.
Su un pezzo in C ionico e uno in D dorico sono impiegate le stesse note, tuttavia cambiano i punti
di riferimento a causa dello spostamento della tonica.
I due o tre accordi dei chorus modali sono sicuramente i più rappresentativi per ognuno dei modi,
quelli che più ne esaltano le caratteristiche, ma non sono gli unici.
Infatti, si possono inserire tutti gli altri accordi che nascono dall'armonizzazione della scala purché
la tonica non cambi.
Facciamo un esempio concreto e analizziamo un brano edito:

ANOTHER BRICK IN THE WALL (part 2)

Dmin Dmin Dmin Dmin

G Dmin /F / C D min D min

La tonica del brano è sicuramente D vista la percentuale di presenza dell'accordo di Dmin.


F - G sono invece rispettivamente il III° ed il IV° grado maggiori, quindi secondo quello che
abbiamo appena studiato siamo in presenza di un Chorus modale di D dorico.
All'interno del brano,osservando bene, compare un altro accordo che non fa parte del chorus di D
dorico ma nasce dall'armonizzazione della scala di riferimento di C maggiore ed è appunto il C.
Esso non cambia in nessun modo il significato armonico e melodico del pezzo, non modulando e
mantenendo invariata la tonica originale.

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IL BLUES
Il blues è un genere musicale che nasce all'epoca della colonizzazione americana,1870 circa, lungo
il delta del Mississippi come risposta dei lavoratori neri alla schiavitù e alle ingiustizie a cui erano
sottoposti.
Gli schiavi intonavano dei canti di protesta (all'inizio solo con la voce), ma anche di speranza per un
futuro migliore, chiamati Spirituals.
In seguito nasce e si evolve nel tempo il prototipo di un giro di accordi importantissimo, con tutte le
sue varianti, che condizionerà in parte tutta la musica moderna.

Come potete vedere questo chorus è strutturato in tre accordi di settima di dominante (I°, IV°, V° a
partire da una tonica) e dodici misure, con una sequenza che rimane sempre invariata, salvo
eccezioni o variazioni.
Indubbiamente è un giro di accordi modulante poiché non esiste una scala che abbia tre accordi di
dominante nella propria armonizzazione.
In altre parole questi tre accordi provengono da tonalità diverse, ognuno di essi è il V° grado di una
scala maggiore (modo misolidio).

BLUES MAGGIORE CON VARIAZIONI

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IL BLUES MINORE E LE SUE VARIAZIONI PIU' COMUNI

Il Blues minore, a differenza dell'altro non è necessariamente modulante poiché tutti e tre gli
accordi che lo compongono fanno parte dell'armonizzazione della scala di A minore eolio (tonalità
di C maggiore).
A questo standard possono essere apportate tutte le modifiche che abbiamo visto per il blues
maggiore e in più qualche versione mista (con alcuni accordi minori e altri maggiori).

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IL BLUES MISTO CON VARIAZIONI

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Le scale nel Blues
Ci sono numerose modalità di approccio al solo blues, alcune semplici ed altre estremamente
complicate. Di sicuro è prima prerogativa mettere in contrasto la terza maggiore dell'accordo
con quella minore della scala sulla quale si costruisce il solo. In altre parole, anche se il chorus
originale è in tonalità maggiore, posso suonarci sopra una scala minore, oppure una scala ibrida
(minore e maggiore insieme).
Quella più usata in assoluto, perché la più facile e la più istintiva, è la scala blues a partire
dall'accordo di tonica, ovvero la scala pentatonica minore con l’aggiunta della blue note (quarta
aumentata); essa funziona sia su accordi minori che maggiori. Sovrapponendo invece la pentatonica
minore con quella maggiore si ottiene una scala mista composta da nove note la quale è molto
caratteristica, però utilizzabile solo su accordi maggiori.

Blues maggiore standard - pentatonica maggiore + pentatonica minore

Blues minore standard - pentatonica minore e/o scala blues

Posso anche utilizzare le scale modali su ognuno degli accordi del giro, tenendo di conto che il
dorico, ma soprattutto il misolidio sono i modi che esaltano di più la sonorità del blues, anche se
non sono gli unici.
Questo approccio arricchisce spesso il solo, dando moltissime possibilità melodiche in più, ma lo
rende anche più complicato a causa delle frequenti modulazioni che si verificano, soprattutto sul
blues maggiore.
Ecco un esempio di blues misto affrontato con le scale modali :

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Accordi di stasi, accordi di tensione e cadenze
Esistono due categorie di accordi principali: accordi di stasi e accordi di tensione.
Come fa capire la parola stessa, alcuni accordi, per la loro sonorità creano stasi, appoggio, ed altri
invece tensione.
In linea di massima gli accordi di stasi sono:
• Accordi maj7
• Accordi min 7

Mentre gli accordi di tensione sono:


• Accordi di dominante (quelli che hanno il III°maggiore e il VII° minore)
• Accordi diminuiti
• Accordi semidiminuiti

Si definiscono invece cadenze gruppi di due accordi, uno di tensione, che comunemente è un V°
grado, spesso di dominante, ed un altro di stasi che può essere un I°, un IV°o un VI° grado.

Ci sono tre tipi di cadenze principali:

1. Cadenza perfetta (V°- I°)


2. Cadenza plagale o sospesa (V°- IV°)
3. Cadenza d'inganno (V°- VI°)

Vediamone alcuni esempi pratici tra i più scolastici:

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Molto frequentemente il V° grado è preceduto da un altro accordo di preparazione, spesso il II°.
Ecco alcuni esempi:

Esistono anche delle sorte di cadenze in cui l'accordo di tensione non è di dominante ma diminuito
o semidiminuito e si trova di passaggio tra una nota di una scala e l'altra.
In altre parole gli accordi diminuiti e semidiminuiti sono impiegati cromaticamente per collegare le
note delle scale diatoniche, per esempio:

Oppure :

Nel primo esempio siamo a cavallo tra il I° ed il II° grado della scala maggiore ionica di C e nel
secondo esempio siamo invece tra il II° ed il III°.
In entrambi i casi per andare sul grado diatonico successivo si crea un accordo di tensione,
diminuito o semidiminuito.
E' possibile ripetere lo stesso meccanismo anche tra gli altri gradi della scala:

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Dominanti secondarie
Talvolta, all’interno di un giro armonico, alcuni accordi diatonici provenienti dall’armonizzazione
della scala di riferimanto del brano, possono essere modificati e fatti diventare di
dominante(III°mag + VII°min), per generare delle cadenze che non potrebbero formarsi in
prossimità di quei gradi specifici. Questo meccanismo logicamente causa delle modulazioni; i nuovi
accordi modificati infatti, diventano quinti gradi di altre scale e prendono il nome di dominanti
secondarie.
Vediamo un esempio :

Tutti gli accordi di questo chorus fanno parte dell’armonizzazione della scala di C maggiore
classica, ad eccezione del E 7 e del A 7 che sono rispettivamente i quinti gradi delle scale di A
minore armonica e D minore armonica.
L’accordo di E 7 prepara il Amin 7 e quello di A 7 prepara il Dmin 7 con il quale rinizia il giro,
generando due cadenze perfette minori.

Le dominanti secondarie sono impiegate inoltre in successione, ad intervalli di quarte giuste per
dare vita a quelle che in musica si dicono false cadenze o cadenze evitate.
Questo procedimento può essere utile per le modulazioni di ogni tipo.
Osservate l’esempio :

Analizziamo gli accordi uno a uno :

Dmin 7 è il secondo grado della scala di C maggiore.


G 7 è il V°grado della scala di C maggiore.
C 7 è il V°grado della scala di F maggiore (cadenza evitata).
F 7 è il V°grado della scala di Bb mag (cadenza evitata).
Bb maj7 è l’accordo di stasi su cui risolve l’intera progressione.
E così, in modo relativamente semplice siamo passati dalla tonalità di C maggiore alla tonalità di
Bb maggiore.

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L'accordo diminuito
L'accordo diminuito (I°, III°min, V°dim, VII°dim) è prima di tutto un accordo simmetrico, in
quanto è formato da tre terze minori sovrapposte ed è molto utile di passaggio in molte modulazioni
lontane perché, abbassando ognuna delle note che lo compone, esso diventa il V°grado di
dominante di una nuova tonalità, con tonica proprio sulla nota abbassata.

Tutte le modulazioni che vedete qui sopra avvengono per mezzo di cadenze perfette, maggiori e
minori. Con il medesimo procedimento posso anche usare le cadenze d’inganno o sospese,
sostituendo semplicemente l’ultimo accordo della progressione es: G#° - G7 – Amin 7.
Non appena modulato, e quindi raggiunto l'accordo di stasi, ho inoltre la facoltà di scegliere il
modo (scala modale) con il quale suonare, tra tutti i minori e i maggiori di riferimento che conosco.
Per esempio, osservando la prima modulazione in alto a sinistra, l'accordo sul quale mi appoggio è
il C maj7 e posso optare di considerarlo ionico, lidio o addirittura maggiore armonico e non solo.
Nell'antichità, dove esistevano delle regole ferree da rispettare in tema di armonia e polifonia,
l'accordo diminuito era chiamato di gomma proprio perché offriva la possibilità di modulare ai toni
lontani in maniera morbida e semplice.

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Sostituzioni
Abbiamo già esaminato il concetto di sostituzione a proposito delle scale, anche se non
accuratamente.
Il principio è lo stesso e vale anche per gli accordi:
Posso sostituire un determinato accordo con un altro che contenga almeno il III° ed il VII° grado di
quello precedente .

SOSTITUZIONI DIATONICHE

Sono diatoniche le sostituzioni che non implicano un cambio di tonalità, ovvero gli accordi che
utilizzo al posto dei precedenti fanno parte della stessa scala.
Per esempio posso sostituire qualsiasi triade della scala maggiore con un accordo di settima che si
trova una terza diatonica sotto:

Il Amin 7 può essere suonato al posto del C in quanto ne ha tutte le note in comune più una, il A.
Questo procedimento non provoca alcuna modulazione poiché i due accordi fanno parte della stessa
scala.

Adesso facciamo un esempio su un brano semplice in A minore eolio:

Amin F G Amin

L'accordo di tonica (Amin) non può essere omesso perché il più importante e quello che determina
la tonalità del brano, di conseguenza limitiamoci a sostituire gli accordi di F e di G seguendo la
regola appena appresa:

Amin Dmin 7 Emin 7 Amin

Il Dmin 7 contiene tutte le note del F e il Emin 7 contiene tutte le note del G, per questo motivo il
brano, pur avendo una sonorità diversa, mantiene lo stesso significato armonico.

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Talvolta risulta interessante anche sostituire una triade con un'altra che si trova una terza diatonica
sopra:

Il Emin può essere anche pensato come un C maj7 con la tonica omessa; esso quindi va solo ad
estendere l’armoinia di partenza, senza modulare.
All’interno di una band può capitare spesso che il bassista tenga la tonica ed il chitarrista o il
pianista suoni un altro accordo, in questo caso Emin.
Facciamo un esempio pratico su una progressione in D dorico:

Dmin F G Dmin

Sostituiamo il F con il Amin ed il G con il Bmin b5:

Dmin Amin Bmin b5 Dmin

In alcune circostanze si può anche mantenere invariata l’armonia originale ed effettuare delle
sostituzioni solo a livello melodico.
Nell’esempio appena illustrato, sull’accordo di F dovrei suonare teoricamente una scala lidia e su
quello di G una misolidia; proviamo a sostituirle entrambe con altre due scale che si trovano una
terza diatonica sopra e quindi rispettivamente A eolio e B locrio.
Il risultato ascoltatelo da voi e valutatelo.
Con lo stesso meccanismo e magari aiutati dal vostro insegnante sarete in grado di scoprire altre
sostituzioni analoghe.

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SOSTITUZIONE DI TRITONO O DI QUINTA DIMINUITA

Questo tipo di sostituzione può essere utilizzata su tutti gli accordi di dominante e consiste nel
cambiare l'accordo con un altro, sempre di dominante, che si trova un tritono sopra o sotto (tre toni).
Il nuovo accordo è completamente diverso e apporta delle inevitabili modulazioni momentanee al
brano, ma non ne altera il significato armonico perché contiene i toni guida dell'accordo precedente
(III° e VII° grado).

Adesso eseguiamo una sostituzione di tritono sul V° grado :

Come potete vedere sia l'accordo di G 7, sia quello di Db 7 contengono le note B e F che sono i toni
guida dell’armonia.
Le scale applicabili sui due accordi presi in questione sono molteplici. Quella più ovvia è il
Misolidio, visto che ci troviamo sul V° grado della scala maggiore, il quale è spesso sostituito col
Superlocrio .

Le quattro scale raffigurate contengono tutte il B e il F (toni guida), per questa ragione possono
essere scambiate una con l'altra indistintamente.
Con lo stesso procedimento e per le stesse ragioni, posso usare anche le seguenti scale : lidio di
dominante, misolidio VI°minore, scala ottafonica semitono/ tono, scala esatonale, frigio di
dominante.

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SOSTITUZIONE DI NONA MINORE

Anche questa sostituzione si utilizza sugli accordi di dominante e consiste nell'utilizzo di un


accordo diminuito che si trova una nona minore sopra (seconda minore) a quello di partenza.
Il suo impiego è utile nelle cadenze d'inganno.

Adesso sostituiamo L'accordo G 7.

Gli accordi G 7 e G# ° condividono le stesse note ad eccezione della tonica.

SOSTITUZIONE DI TERZA MINORE

La sostituzione di terza minore si effettua sugli accordi minori settima.


L'accordo con il quale si sostituisce è un altro accordo minore settima che si trova una terza minore
sopra.
Analizziamo questo Chorus in E minore eolio:

Come potete notare in questa progressione non ci sono né accordi di dominante, né accordi
diminuiti o semidiminuiti, ma suonandolo sentirete che si crea tensione sull'accordo di Amin 7; è
proprio quest'accordo che andremo a sostituire con la regola appena studiata.

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Accordi estesi
Gli accordi estesi contengono note che vanno oltre la settima e quindi al di là della prima ottava. Se
continuo a sovrapporre intervalli di terza dopo il VII°, trovo in ordine il IX°, l' XI° e il XIII° grado
che sono rispettivamente il II°, il IV° e il VI° dell'ottava successiva alla nota di partenza.
Su alcuni strumenti come per esempio la chitarra, per motivi pratici ed anche sonori non è quasi mai
possibile avere un accordo con così tante note; di solito oltre al I°, III°, V° e VII° grado si aggiunge
solo una delle tre estensioni, anzi talvolta è necessario togliere un'altra nota che non cambia il
significato armonico dell'accordo (spesso il V° grado).

ARMONIZZAZIONI ESTESE DELLA SCALA MAGGIORE

ARMONIZZAZIONI ESTESE DELLA SCALA MINORE ARMONICA

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ARMONIZZAZIONI ESTESE DELLA SCALA MINORE MELODICA

Armonizzando le scale minore melodica e minore armonica con le estensioni s'incontrano molti
accordi che non sono mai impiegati per la loro sonorità dissonante, ad esempio Amin maj7/b13.
Essi servono solo per una maggiore comprensione teorica.
E’utile inoltre sapere che nei voicings degli accordi estesi è sempre presente la settima anche se non
compare quasi mai nella siglatura e come abbiamo già studiato, essa deve essere specificata solo
quando è maggiore. Possiamo quindi trarre le seguenti conclusioni:
La dizione maj è sempre riferita alla settima maggiore.
La dizione min è sempre riferita alla terza minore.
Accanto a tutti gli altri gradi invece(IV°, V°, IX°, XI°, XIII°) potrete trovare i simboli # e b nei casi
in cui essi siano minori, aumentati o diminuiti.

Accordi alterati
Spesso, agli accordi di dominante e non solo, viene alterata una o più note tra il V°, il IX°, l' XI° e
XIII° grado formando quelli che in gergo si dicono accordi alterati.
Essi servono per apportare più tensione in determinati punti dell'armonia oppure per creare dei
movimenti cromatici eleganti all'interno delle voci tra i vari accordi.
Sicuramente uno tra i più usati anche dal grande chitarrista Jimi Hendrix è:

Quando in alcune partiture è scritto per esempio C alt, l'esecutore è libero di alterare le note a suo
gradimento mantenendo sempre invariati i toni guida dell'armonia.

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Accordi add.
La caratteristica fondamentale di questi accordi è di non avere la settima.
Vediamone alcuni esempi:

Non essendoci la settima, l'armonia è molto più aperta e meno vincolante.


Uno dei brani più rappresentativi che conosco, scritto quasi interamente con gli add 9 chords è
indubbiamente " Every breath you take" dei Police.

Armonia quartale
I quartali sono accordi generati da armonizzazioni per intervalli di quarta anziché di terza.

L'accordo quartale contiene quindi il I°, il IV° e il VII° grado. La sonorità di questo tipo di armonia
è notevolmente più aperta e legata a un approccio modale.

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Arpeggi
Se eseguo le note di qualsiasi accordo una dopo l'altra, ottengo un arpeggio.
Infatti, per definizione gli arpeggi sono gli sviluppi melodici degli accordi.
Le tecniche con cui si possono eseguire sono numerose e variano in funzione dello strumento
musicale.

Le armoniche

Non tutti sanno che a scoprire per primo le armoniche fu l’illustre filosofo - matematico Pitagora, ai
tempi degli antichi Greci.
Così come la luce, composta dai sette colori dell’iride, il suono è formato da altri suoni che si
definiscono armoniche, escluso qualche eccezione come il fischio ed il falsetto che non ne hanno.
In corrispondenza di ogni metà esatta di un corpo elastico che produce suono, è situata un’
armonica; esse sono quindi infinite e diventano più acute man mano che le metà del corpo elastico
si accorciano, fino a diventare inudibili.
Il timbro dei vari strumenti musicali è determinato proprio dalla quantità e dall’intensità di questi
suoni.
Potrei parlare ancora a lungo di questo argomento, anche in virtù del fatto che suono la chitarra,
strumento che si presta molto a questo tema, ma aggiungo solo un’ultimo particolare:
le armoniche di un suono, analizzate complessivamente, formano un accordo di nona di dominante.
E’curioso quindi sapere che nell’essenza di ogni nota che ascoltiamo risuona l’accordo blues per
eccellenza.
Ecco un esempio :

40
Prospetto comparativo degli abbinamenti tra
accordi e scale
Triadi 

Power chords, sus chords 

41
Add chords 9 

 
42
 
Add chords 11 

43
 

Add chords 13 

44
Accordi di settima 

Accordi di nona 

45
Accordi di undicesima 

46
Accordi di tredicesima 

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48

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