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Metodologia della Progettazione

Piloni
-LEZIONE RIASSUNTIVA-
Comunicazione efficace: in grado di generare il comportamento desiderato

Timeline (cappello rosso): come si scrive un obiettivo? Prima persona, tempo presente, verbo
volitivo e la mia responsabilità. A cosa serve la timeline? Per realizzare i nostri progetti entro un
tempo definito. Definisce un punto di partenza e un punto di arrivo (una scadenza), scrivendo date
precise.

Key Frame: è l’immagine chiave che abbiamo di noi dopo aver realizzato il progetto. Va messo
sopra la data di scadenza dentro una cornice d’orata. Perché serve? Perché l’immagine futura di
me realizzata che ho in testa ha più possibilità di realizzarsi. Dò un’immagine come punto di
riferimento, così me lo ricordo e mi spinge a realizzarlo entro la scadenza.

Differenza fra storytelling e trattato teorico?

Ho due modi per scrivere: posso raccontare cose senza usare un linguaggio che genera immagini
(trattato) oppure utilizzando un linguaggio che generi immagini (storie). A noi interessa lo
storytelling perché le storie con immagini ce le ricordiamo ed è molto più probabile che abbiano
come risultato una comunicazione efficace.

Time Box: dentro abbiamo inserito i nostri concetti, valori e potenziali.

Cappelli: Edward De Bono è un consulente che inventa metodo dei sei cappelli a cosa servono?
Ogni cappello introduce un modo di pensare che deve accumunare tutti in quel determinato
momento, per poi cambiarlo. Sono quindi 7 modi di pensare. Quando li uso i cappelli? Quando
cerco nuovi idee e soluzioni creative, quindi è uno strumento esplorativo.

Bianco: va indossato nella fase di ricerca;

Rosso: va indossato per liberare sensazioni, emozioni o sentimenti, senza censure o autocensure;

Nero: va indossato per giudicare l’idea in base a dati reali per evitare sprechi di risorse;

Giallo: va indossato per esprimere i lati positivi di un’idea ed i vantaggi che ne possono derivare;

Verde: va indossato per liberare la creatività e produrre nuove idee;

Blu: va indossato per dare una guida, stabilire le priorità e gli obiettivi.

MyndMapping: serve per trovare soluzioni. Questo te lo puoi fare per conto tuo. È più un
approfondimento. Ed è fatto così perché rimanda alla connessione neurale. Parto da una
domanda, scrivo parole chiave, e unisco tot punti apparentemente lontani.

Brainstorming (cappello rosso): è una sessione intensiva di dibattito nel quale si escludono
pregiudizi e si cercano soluzioni alternative. Come si compone un tavolo ideale? I creativi,
l’amministrazione, qualcuno per ogni ambito, e qualcuno che di quella roba lì non sa niente
perché mi dà uno sguardo divergente. Sarà un gruppo il più eterogeneo possibile per ottenere
diversi punti di vista. Ecco perché servono i cappelli, per evitare scontri di idee e pregiudizi.

Quadrante della good leadership: cosa caratterizza un good leader? Raggiunge obiettivi non
solo utili per se stesso ma al maggior numero di persone possibili. Quindi la portata della sua
leadership è direttamente proporzionale all’utilità, al numero di persone che ne hanno beneficio.

1. Self starter

2. Ability to deal with people

3. Will power to persist

4. Self Knowledge

5. Coraggio di essere

6. Knowledge of the job

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Role Model/ Good Leader: il modello di ruolo è una figura che mi ispira per qualcosa che ha
fatto molto bene e per quello che io voglio fare. Quindi io posso aspirarmi ma non
necessariamente è un good leader.

E il mentore? Ti porta a superare la prima soglia, passando al mondo straordinario. Campbell lo


chiama aiuto soprannaturale. Il mentore è la rappresentazione simbolica e metaforica di quelle
che sono le nostre potenzialità massimamente espresse. Ovvero la massima espansione del
nostro potenziale (cervello) razionale (es. Virgilio) e creativo-intuitivo (es. Beatrice).

Perché il mentore deve aver già fatto quello che mi porta a fare? Perché non è altro che io
spostato nel futuro al tempo della mia massima realizzazione. Tutti gli aiuti soprannaturali ci
portano a dire “esplora tutto il tuo potenziale, non scegliere solo il razionale o il creativo, usali
insieme, perché solo così raggiungi la tua destinazione”.

Viaggio dell’eroe: è la struttura narrativa a cui posso fare riferimento prima di scrivere una storia.

Vogler/Campbell: il primo rispetto al secondo è molto più pragmatico, si fa così due punti, è
americano e non dirà mai “il mentore è un io del futuro”. Campbell ha studiato tutti i miti del
mondo ed ha scoperto che le storie che raccontiamo sono tutte uguali (6 o 7) e l’eroe ha sempre
le stesse caratteristiche.

Il viaggio di ritorno: ritorno al mondo ordinario e serve che l’eroe torni per portare la sua
conoscenza al mondo ordinario. Quando torna dal viaggio l’eroe diventa un good leader perché
trasferisce agli altri il risultato del suo lavoro. Se non tornasse giù rimane leader.

Archetipo: immagine primordiale contenuta nell’inconscio collettivo che riunisce le esperienze


della specie umana e animale precedente. Yung, allievo di Freud, secondo lui abbiamo tutti un
inconscio collettivo a cui rispondiamo (comune a tutti). I 4 archetipi sono il re (governa), l’amante
(ama), il mago (magheggia) e il guerriero (combatte).

Carta d’identità/fotografia dell’eroe: il cognome determina la stirpe di provenienza, età, altezza,


colore capelli, occhi, va descritto in tutti i particolari, importanti sono i segni particolari, e la
professione. Almeno 5 tratti caratteriali, deve essere evidente la differenza tra le cose che può fare
e le cose che non può fare. Descrivendo anche la giornata tipo del protagonista.

Killer creativi: sono persone o frasi che ci ostacolano, che non credono nel nostro potenziale e
nelle nostre idee. Quindi sono le nostre paure e i nostri limiti. Per evitarli dobbiamo tenere le
nostre idee per noi stessi finché non sono già nel “terreno”, mettendole prima per iscritto.
Cos’hanno a che fare con il viaggio dell’eroe? Le paure sono gli ostacoli. Se io conosco la paura
dell’eroe riesco a determinare come superare le sue prove. Le prove le determino in funzione delle
paure dell’eroe.

Decalogo creativo: serve ad allenare la creatività

• Cerca sempre gli aspetti progettuali di una situazione (qual è il punto da cui posso partire per
costruire?);

• Ritorna a vedere, sentire, toccare e gustare come se fosse la prima volta (portare la nostra
attenzione consapevole a ciò che stiamo facendo);

• Pratica delle analogie (a partire dalle persone, concetti…);

• Mettiti nei panni degli altri;

• Intreccia relazioni nuove, fuori dal tuo solito giro;

• Se c’è un problema usa la tecnica di Alice: ingrandiscilo, rimpiccioliscilo, rovescialo, combinalo


con altri elementi;

• Ogni mese fai una nuova opera;

• Pratica regolarmente uno sport, un hobby e parla con i bambini (non diranno mai ‘impossibile’).

Titolo/Headline: titolo si dice per un libro, film o serie, mentre l’headline si usa in advertising.
L’headline deve vendere, deve incuriosire e contenere la promessa. Il titolo cerca di ricreare il
mood.

Brand Platform: il campo/territorio in cui si muove la marca, sta sia in cose tangibili (oggetti
materiali, strutture) e intangibili (valori).

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Naming: nome di brand, linea, prodotto. Es. Barilla, Mulino Bianco, Macine. Il Brand spesso sono
patronimici, oppure di fantasia. Il nome del Brand non si cambia mai, a meno che non ci siano
complicazioni (es. Kraft voleva dire un insulto in un altro paese). Il nome del prodotto si sceglie
spesso per forma, colore, performance, contenuto, onomatopeici, luogo di origine, sigla,
evocazione simbolica, packaging.

Nomi caldi e nomi freddi: caldi più morbidi, spesso con la M e freddi più secchi.

Visual Brand Driver: è una matrice fatta

per determinare i valori del Brand. Si parte


realizzando il ritratto cinese, rispondendo a 9
domande.

Perché serve? Perché i valori di una marca


determinano il territorio in cui la marca si
muove, e quindi anche quello in cui non si
muove. Il mio utente mi compra sia per i valori
sia per la soddisfazione a quel bisogno (scala
di Maslow). Se so qual è il tipo di bisogno che
soddisfa quel prodotto, saprò anche che
linguaggio usare e quello da non usare.

Scala di Maslow: è una scala che determina


la priorità dei bisogni per il consumatore.

I bisogni primari, di prima fascia, non ne


abbiamo. L’acqua minerale come primario è
quella dei rubinetti, non quella in bottiglia.

“Il mezzo è il messaggio” De Kerkhove: ovvero che il contenuto del messaggio dipende dal
mezzo con cui viene comunicato. es. un messaggio scritto via mail, su whatsapp, o sui social,
viene comunicato in modi diversi. Il mezzo è diventato un prolungamento del nostro organismo.

Nuovo termine, psico-tecnologia. Memoria interna (biologica) che si costruisce e memoria esterna
(RAM) che invece è già fatta e finita.

L’uomo si è affidato a un mezzo esterno, perdendo le capacità memoniche.

Noi sistemiamo i ricordi secondo emozioni ed esperienza, per freschezza di tempo, ma non
sempre abbiamo la capacità di accedere alla memoria. Ogni volta che faccio una nuova
esperienza, questa trasforma tutte le esperienze precedenti, rivoluzionando ogni volta l’ordine
della memoria, riconfigurando. Abbiamo bisogno di dormire, perché dobbiamo riprocessare le
informazioni (“devo dormirci su”); se faccio una vita monotona, non ho bisogno di dormire
(insonnia) perché ho poco da riprocessare.

Lingua morta: è la lingua registrata (una conversazione registrata) oppure scritta, perché diventa
contenuto immutabile, e quindi priva di valore.

Lingua viva: è la lingua orale, quando si conversa succedono due cose, chi ti offre la conoscenza
è colui che ti sta trasmettendo cose che gli sono appena successe, quindi esperienze nuove, e la
qualità dell’oratore dipende anche dal pubblico che ascolta e interviene.

Stiamo perdendo quel momento in cui noi acquisendo la conoscenza da un mezzo esterno,
rendendola individuale, non possiamo elaborarla in termini creativi.

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