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Venerdì 14 Gennaio 2011 Corriere della Sera

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Lavoro & Pensioni
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per tutta del bene degli animali e condominio e l’ambiente e pensioni del weekend e figli
la settimana

Punto di vista
Percorsi a confronto
❜❜
Vendiamo
caffè in decine
Contro la crisi di varianti, da
bere anche
i giovani per strada.
investono Connessione
Wi-fi
sull’università per i clienti
di MAURIZIO DEL CONTE

Quanto serve una laurea Andrea Comelli

per trovare un lavoro in Arnold Caffee
tempi di crisi? L’ultima
indagine del consorzio
interuniversitario
lombardo Stella,
evidenzia un lieve calo
❜❜
Il nostro
della popolazione dei
laureati della Lombardia segreto?
nel 2009, ma la Otto euro
diminuzione si concentra per il pranzo;
nelle lauree triennali, varietà e
mentre aumentano le
lauree specialistiche, cioè qualità dei
quelle più qualificanti. piatti tra cui
Ciò significa che oggi i scegliere
ragazzi si fermano in
università più a lungo e

Al ristorante
preferiscono i percorsi
formativi di più ampio Giovanni Beretta
respiro. La lettura più Self service Pepe
comune di questo dato
suggerisce che, in una
fase di congiuntura
economica pesantemente
recessiva, i giovani
❜❜
Per la pausa

preferiscono ritardare
l’ingresso in un mercato
del lavoro asfittico e che
offre opportunità
occupazionali poco
attraenti. Insomma,
anche nella regione che
rappresenta pur sempre
la locomotiva economica
del Paese, l’accoppiata
famiglia-università
funzionerebbe da
ammortizzatore sociale,
in attesa di tempi
migliori. Tuttavia,
all’interesse dei nostri
giovani per i percorsi di
studi più impegnativi
può anche essere dato un
significato più
incoraggiante. I giovani
sono consapevoli che la
competizione nel
mercato delle professioni
ad alto valore cognitivo è
sempre più agguerrita e
che una laurea breve può
non bastare più. Del
resto, già prima
dell’inizio della crisi si
era manifestata la
tendenza ad allungare i
percorsi di studio
universitario ed era
iniziata la corsa alla
formazione postlaurea.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
pranzo
abbiamo
pensato a un
piatto unico.
La gente non
ha tempo
da perdere
Francesco Zanoletti
Ostriche e Vino
Alla ristorazione moderna la crisi non ha
fatto troppo male. Anzi: a Milano ha addirittu-
ra creato nuove occasioni di business. Tanto
che gli esercenti sono cresciuti del 6,8% in un
anno. «Ha tenuto anche in piena crisi», dice
Alfredo Zini, vicepresidente di Epam che rap-
presenta i nostri pubblici esercizi. «Resiste
ma non cresce come all’estero: fatica a segui-
re la domanda che cambia», ribatte Massimi-
liano Bruni, responsabile in Bocconi del ma-
ster Food & Beverage Management. «In molte
aree di Milano gli esercenti già posizionati
presidiano il mercato, quasi lo controllano de
facto con barriere all’entrata», aggiunge anco-
ra Alberto Schieppati, esperto del ramo.
Vincono le catene
Su un punto tutti concordano: per chi vuo-
le entrare nel mercato lo spazio c’è, ma atten-
zione al cliente: cerca originalità, oltre che
prezzi bassi. E se non è soddisfatto dell’offer-
la ripresa è servita
Nell’ultimo anno locali milanesi cresciuti del 7%
«Vince chi punta su prezzi bassi e creatività»
ta, semplicemente migra altrove. A Milano, co-
me è già accaduto in molte capitali europee, i
punti vendita in franchising aumenteranno
vertiginosamente. «Sempre più esercenti si
riuniranno sotto la stessa insegna; nascerà
una offerta etnica strutturata che fa del mar-
chio e della qualità un vessillo; e i format si
abitueranno ad evolvere anche nel breve peri-
odo», dice Bruni. La diffusione delle catene in
Italia è ancora marginale (secondo i dati Tra-
deLab e Gira sono l’1% del totale) ma «nelle
grandi città come Milano la trasformazione è
già partita», è convinto Schieppati.
La moda dello spuntino
Pronte a cambiare definitivamente anche le
abitudini. E’ boom per la cucina etnica, con
un +18,6% in un anno. E secondo Centro ricer-
che Food Studio Europeo di McDonald’s «a
breve avanzeranno il finger food, o prodotti
da consumare per strada. E alla convivialità
della cena si sostituirà la moda anglosassone,
ma anche spagnola, di spizzicare». Nelle case
italiane si cucina poco. Secondo una ricerca
commissionata da Barilla Centre for Food &
Nutrition solo un quarto dei pasti è cotto su
fornelli domestici, e a Milano la proporzione
è ancora più bassa.
Il giro d’affari della ristorazione veloce in
Italia ha resistito bene (26 miliardi, -0,1% sul
2009, mostrano i dati NDP Crest). E ancor me-
glio a Milano dove, evidenzia la Camera di
Commercio, i locali più dinamici e «creativi»
La tavola che cambia
In città si registra un boom di ristoranti
etnici: in un anno i titolari stranieri
sono cresciuti del 18%. Intanto dagli
Usa arriva la moda del «finger food»
sono cresciuti del 7,5% (-1,4% invece per i bar
tradizionali).
La pausa pranzo
Il momento di pieno, nelle strade, è duran-
te la pausa dal lavoro. Ma come intercettarla
per il pranzo? «Proponendo pasti veloci, gu-
stosi, il più possibile sani», risponde Zini. Det-
to, fatto. Panifici e gelaterie hanno un’offerta
mirata; idem per pizze al taglio, kebab ed altri
take away etnici (a Milano oggi tre titolari su
dieci sono stranieri, per il 56% cinesi). I McDo-
nald’s, rinnovati i locali, lavorano sui prezzi e
sulla varietà dei menù e registrano un +7,6%
del fatturato. Altri puntano sul monopiatto
biologico come i locali di Fragole e Carote,
Exki, Lattughino, Insalate Italiane e Natural
Break, oppure sul servizio di consegna: "eco"
come velofood.com o semplicemente inter-
nettiano come tramezzino.it. E infine c’è un’al-
tra categoria, la più fantasiosa, quella che si

Domande e risposte quesiti a ilcorrierepervoi@corriere.it

Licenziato: quando faccio ricorso? Contratto a termine illegittimo: che fare?

Per i collaboratori entro il 23 gennaio Necessario sia impugnare che fare causa
Sono stato licenziato a ottobre, quindi prima del 24 novembre 2010, quando è entrato in Giacinto Favalli Mario Fezzi Sono stato assunto con contratti a termine che credo illegittimi. Quale tutela posso
?
R vigore il Collegato lavoro. Da quando decorrono i termini di impugnazione giudiziale? ?
R ottenere dal giudice? E che cosa devo fare per impugnarli?

Il Collegato lavoro (legge 183 del 2010) introduce un
ulteriore termine di decadenza rispetto a quello, già
previsto dalla disciplina previgente, di 60 giorni
dalla comunicazione del recesso per l’impugnazione
stragiudiziale del licenziamento. Impugnato il
licenziamento entro i 60 giorni, il prestatore dovrà,
entro i successivi 270, promuovere l’azione
giudiziale o un tentativo di conciliazione o un
arbitrato, dandone comunicazione alla controparte.
Per i licenziamenti antecedenti il 24 novembre,
secondo l’orientamento prevalente, il termine dei
270 giorni decorre dalla data di entrata in vigore
della legge. Quindi il lavoratore dovrà presentare
ricorso al giudice o promuovere l’arbitrato entro
270 giorni dal 24 novembre 2010.
Giacinto Favalli
(avvocato del mondo dell’impresa)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il licenziamento vero e proprio deve essere
impugnato entro 60 giorni dalla sua
comunicazione, a prescindere dall’entrata in
vigore del Collegato lavoro. Il termine di 270
giorni per presentare la causa, dopo
l’impugnazione, inizia però a decorrere solo dal 24
novembre 2010. Invece nell’ipotesi di interruzione
di rapporti di lavoro diversi da quello subordinato
a tempo indeterminato (per esempio contratto a
termine, contratto a progetto, co.co.co,
somministrazione) l’impugnazione deve essere
fatta entro il 23 gennaio (e cioè, per essere precisi,
60 giorni dall’entrata in vigore della legge
183/2011) e i 270 giorni per presentare la causa
decorrono dall’impugnazione.
Mario Fezzi
(avvocato per i lavoratori)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Collegato Dopo l’entrata in vigore della legge 183/2011 la
tutela per i lavoratori a termine licenziati è
lavoro ha diventata più incisiva. Insieme all’impugnazione è
bene che il lavoratore metta anche a disposizione
introdotto dell’azienda la sua prestazione lavorativa. Se il
nuove norme. contratto a termine viene poi annullato dal
giudice, il lavoratore ha diritto alla riammissione
Qui le risposte in servizio e alle retribuzioni perdute dal momento
di avvocati in cui ha impugnato il licenziamento e ha messo a
disposizione dell’azienda la sua prestazione
associati all’Agi lavorativa fino al giorno della riammissione in
servizio. Poi ha ancora diritto ai contributi
ai quesiti più previdenziali per tutto il periodo e gli spetta anche
frequenti posti un’indennità risarcitoria la cui misura spetta al
giudice stabilire.
dai lettori Mario Fezzi
(avvocato per i lavoratori)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’orientamento prevalente ritiene che le
conseguenze dell’illegittimità siano la
riammissione in servizio nonché la condanna
del datore di lavoro a corrispondere
un’indennità (da 2,5 a 12 mensilità). Due le
tesi minoritarie. La prima sostiene che
l’indennizzo forfettario sostituisca la sanzione
della conversione del rapporto in uno a tempo
indeterminato. Per la seconda, al lavoratore
spetterebbe anche il pagamento degli stipendi
maturati fino alla sentenza. L’ultima non è
condivisibile: la norma definisce l’indennità
«onnicomprensiva». I lavoratori a termine
dovranno impugnare entro 60 giorni dalla
scadenza del contratto e poi agire in giudizio.
Giacinto Favalli
(avvocato per il mondo dell’impresa)
© RIPRODUZIONE RISERVATA