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Il Principato di Nerone

e la dinastia Flavia
Durante l’Impero di Augusto il modello da seguire per
rappresentare il Sovrano era quello di tipo ellenistico

Augusto si faceva raffigurare come una divinità classica e per


questo egli utilizzava come modelli da seguire le statue che
dalla Grecia giungevano a Roma.
Augusto aveva voluto celebrare la gloria della sua dinastia
dando alla città di Roma l’aspetto degno della Capitale
dell’Impero
Con Nerone, l’ultimo discendente di Augusto, le
cose cambiano radicalmente: egli preferisce
dedicarsi alla costruzione delle sue dimore
private, come la Domus Aurea (Casa d’Oro).
Domus Aurea (Casa d’oro) che fu chiamata così

perché era stata decorata con marmi pregiati e con

affreschi ricchissimi.

Dopo la morte di Nerone, la sua dimora venne

saccheggiate e interrata. Sopra di essa furono costruite

le grandi terme dell’imperatore Traiano. Gli affreschi

furono dimentica e riscoperti soltanto nel Quattrocento,

quando gli artisti dell’epoca cominciarono a interessarsi

ai resti archeologici di Roma. Per entrare nella Domus

Aurea, all’epoca, bisognava scendere sotto il livello di

calpestio del terreno, per questo motivo quando gli artisti

(tra cui il pittore Raffaello), videro gli affreschi li

chiamarono “grottesche”.
La pittura: gli stili pompeiani

Pompei, edificata ai piedi del Vesuvio, fu un’importante città


romana.
La città fu completamente sepolta dall’eruzione del Vesuvio
nell’anno 79 a.C., soltanto 1700 anni dopo fu ritrovata.
Esattamente il 1 aprile del 1748.
Questo ritrovamento ha permesso agli studiosi di conoscere molto di più sull’arte pittorica di
epoca romana, di cui esistevano poche tracce. Così anche gli affreschi della Domus Aurea sono
classificati secondo gli stili pompeiani. Gli archeologi ancora oggi, basano le nuove scoperte in
questo campo sulla datazione degli stili pittorici ritrovati a Pompei, che si dividono in:

- Primo stile pompeiano (200 a.C. – 100 a. C.)

- Secondo stile pompeiano (100 a. C. – 30 a. C.)

- Terzo stile pompeiano (30 a. C. – 50 d.C.)

- Quarto stile pompeiano 50 d. C. – 79 d. C.)


Primo stile pompeiano (200 a.C. – 100 a. C.)

Decorazione uguale
alle case greche
dello stesso periodo:
pareti suddivide in tre
fasce orizzontali
contraddistinte da
diverse decorazioni a
finto marmo (stile
strutturale).

Casa dei Grifi, pitture di II stile, 100 a.C. ca., affresco. Roma, Palatino.

Casa di Sallustio, pitture di I stile, II secolo a.C., affresco. Pompei (Napoli).


Secondo stile pompeiano (100 a. C. – 30 a. C.)

Non vengono più dipinti solo finti


marmi, ma anche finte colonne che
rendono l’ambiente più dinamico. I
muri assumono l’aspetto di grandi
scene teatrali. Per la prima volta,
inoltre, si vedono grandi
composizioni figurate, con scene
tratte dalla mitologia.
Villa dei Misteri, pitture di II stile, metà del I secolo a.C., affresco. Pompei (Napoli).
Terzo stile pompeiano (30 a. C. – 50 d.C.)

In questo periodo le pareti tornano ad


essere dipinte a tinta unita, a fasce.
Solo in quelle superiori si vedono
degli elementi decorativi (per es.
pannelli dipinti che sembrano quadri
appesi alle pareti), o paesaggi con
scene campestri (per es. un pastore
che fa pascolare le pecore).

Paesaggio con scena pastorale: pittura di III stile, ultimo quarto del I secolo a.C., affresco.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale (dalla Villa cosiddetta di Agrippa Postumo a
Boscotrecase).
Quarto stile pompeiano (50 d. C. – 79 d. C.)

Questo stile viene anche chiamato


“delle architetture fantastiche”,
perché è caratterizzato da colonne,
architravi, tende e tappeti sospesi.
Inoltre sono presenti molti oggetti
dipinti: candelabri, festoni o oggetti
ornamentali.

Casa dei Vettii, pitture di IV stile, 62-79 d.C. ca., affresco. Pompei (Napoli).
Dopo la morte di Nerone, nel 68 d.C. il potere passa in mano alla famiglia dei Flavi,
che si adoperano per cancellare i segni delle follie assolutistiche di Nerone e per
restituire al popolo lo spazio occupato dalla Domus Aurea. (Damnatio memoriae:
condanna della memoria).
La prima importante iniziativa è l’apertura al pubblico di quelli che erano stati i giardini
di Nerone, con lo svuotamento del lago artificiale. Sulla piattaforma in opera
cementizia realizzata per riempirne il fondo sarà in seguito eretto il Colosseo.
I teatri e gli anfiteatri

Il teatro romano si caratterizzava da una


forma a semicerchio che terminava con un
edificio scenico e tre arcate poste in verticale
che ospitavano le gradinate della cavea per
gli spettatori (un esempio di teatro romano è
anche quello di Lecce (vedi il ppt dell’arte
Disegno ricostruttivo di un teatro romano:
romana nel Salento).
1. Scena
2. Vomitori (spazio da cui gli spettatori
raggiungevano l’esterno dopo lo spettacolo)
3. Gradinate della cavea
4. Ingressi per il pubblico
5. Ingressi di servizio e per gli attori
Con il termine anfiteatro invece, si intende un edificio che è il doppio del teatro. Infatti, se
un teatro antico ha la forma di un semi cerchio, l’anfiteatro ha la forma di un cerchio, o
meglio, di un’ellisse. Gli spettatori in un anfiteatro si dispongono tutt’intorno all’arena, lo
spazio centrale ellittico. Inoltre, l’arena prende il nome dalla parola latina che significa
sabbia. Perché appunto anticamente questa zona era cosparsa di sabbia per permettere
gli spettacoli dei gladiatori e i combattimenti degli animali. Un anfiteatro romano si trova
anche a Lecce.
Il Colosseo
Vespasiano Flavio fece costruire l’anfiteatro che da lui prende il nome: anfiteatro
Flavio. Il nome con cui il nome è più conosciuto, Colosseo, si diffonde nel
Medioevo e deriva dalla grande statua del Dio Sole che era collocata nei pressi
dell’anfiteatro. Nel corso dei secoli il Colosseo, è stato più volte danneggiato da
incendi e terremoti e dal Medioevo fu utilizzato per reperire materiali utilizzati in altre
costruzioni.

Intorno all’arena centrale, di forma ellittica, corre la gigantesca gradinata divisa


in tre settori, essa poteva contenere fino a 50.000 posti. Per riparare il pubblico
dal sole e dalla pioggia, le gradinate erano coperte da un enorme telo diviso in
spicchi. L’edificio fu costruito utilizzando: travertino, tufo, laterizi e
calcestruzzo.
Disegno ricostruttivo del Colosseo.
L’esterno è caratterizzato da una facciata curvilinea scandita da una triplice serie
di 80 arcate. Gli ordini architettonici utilizzati per le colonne sono rispettivamente:
il tuscanico per le colonne del piano terra; l’ordine ionico per quelle del primo
piano e l’ordine corinzio per quelle del terzo piano.

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