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6 marzo 2020
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Ma da quando questi colori sono stati selezionatiti per indicare il
genere, dal momento che né la psicologia, né la biologia hanno mai
supportato la tesi della diversificazione?
Dall’alba dei tempi i bambini e le bambine sono stati vestiti con gli
stessi abiti e lo stesso colore, ed infatti i bambini, anche per praticità,
indossavano la gonna.
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All’inizio del 1900 il colore per i maschi fu (oggi diremmo
paradossalmente) definito quello rosa, mentre quello per le femmine il
blu (che nell’Europa cattolica era associato alla Vergine Maria).
Durò poco. Negli anni '20 prese forma un “cartello” per la promozione
dei prodotti all’insegna del marketing ed i negozi statunitensi
cominciarono a suggerire l’inversione dei colori, rosa per le femmine,
blu per i maschietti.
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Questo espediente di marketing riuscì ad aumentare le vendite dei
prodotti per l’infanzia non solo perché non consentiva lo scambio di
vestiti nel caso di nascite incrociate ma di innalzare il prezzo dei
prodotti destinati al target femminile adulto, come abbiamo già scritto
nel nostro “la tassa rosa”.
https://www.freniricerchedimarketing.com/?s=tassa+rosa
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