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PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)

CAPITOLO III Machiavelli, un maestro del sospetto 1

T26 ON LINE Niccolò Machiavelli


La conclusione dell’Arte della guerra: contro l’inettitudine dei principi italiani
[Arte della guerra] Nella pagina finale dell’Arte della guerra Machiavelli, sempre attento all’intreccio tra eventi politici e
fatti militari, pone in stato di accusa non solo i principi italiani a lui contemporanei, che si erano mostra-
ti incapaci di fronteggiare gli eserciti stranieri, ma anche quelli che avevano goduto del clima di pace in-
tercorso tra gli accordi di Lodi (1454) e la discesa di Carlo VIII in Italia (1494), colpevoli di aver prepa-
rato la decadenza dei costumi.

da Arte della guerra, in N. Credevano i nostri principi italiani, prima ch’egli assaggiassero i colpi delle oltramontane guerre,1 che
Machiavelli, Tutte le opere, a
cura di M. Martelli, Sansoni, a uno principe bastasse sapere negli scrittoi2 pensare una acuta risposta, scrivere una bella lettera, mo-
Firenze, 1971.
strare ne’ detti e nelle parole arguzia e prontezza, sapere tessere una fraude,3 ornarsi di gemme e d’o-
ro, dormire e mangiare con maggiore splendore che gli altri, tenere assai lascivie intorno,4 governar-
5 si co’ sudditi avaramente e superbamente,5 marcirsi nello ozio, dare i gradi della milizia per grazia,6
disprezzare se alcuno avesse loro dimostro7 alcuna lodevole via, volere che le parole loro fussero re-
sponsi di oraculi,8 né si accorgevano i meschini che si preparavano ad essere preda di qualunque gli
assaltava. Di qui nacquero poi nel mille quattrocento novantaquattro i grandi spaventi, le sùbite fu-
ghe e le miracolose perdite;9 e così tre potentissimi stati che erano in Italia, sono stati più volte sac-
10 cheggiati e guasti.10 Ma quello che è peggio, è che quegli che ci restano11 stanno nel medesimo errore
e vivono nel medesimo disordine, e non considerano che quegli che anticamente volevano tenere lo
stato, facevano e facevano fare tutte quelle cose che da mesi sono ragionate, e che il loro studio12 era
preparare il corpo a’ disagi e lo animo a non temere i pericoli. Onde nasceva che Cesare, Alessandro
e tutti quegli uomini e principi eccellenti, erano i primi tra’ combattitori,13 andavano armati a piè, e
15 se pure perdevano lo stato, e’ volevano perdere la vita; talmente che vivevano e morivano virtuosa-
mente. E se in loro, o in parte di loro, si poteva dannare14 troppa ambizione di regnare, mai non si tro-
verrà che in loro si danni alcuna mollizie15 o alcuna cosa che faccia gli uomini delicati e imbelli. Le
quali cose, se da questi principi fussero lette e credute, sarebbe impossibile che loro non mutassero
forma di vivere e le provincie loro16 non mutassero fortuna. E perché voi, nel principio di questo no-
20 stro ragionamento, vi dolesti della vostra ordinanza,17 io vi dico che, se voi la avete ordinata come io
ho di sopra ragionato ed ella abbia dato di sé con buona esperienza, voi ragionevolmente ve ne pote-
te dolere; ma s’ella non è così ordinata ed esercitata come ho detto, ella può dolersi di voi che avete fat-
to uno abortivo,18 non una figura perfetta. I Viniziani ancora e il duca di Ferrara la cominciarono e
non la seguirono,19 il che è stato per difetto loro, non degli uomini loro. E io vi affermo che qualun-
25 que di quelli che tengono oggi stati in Italia prima entrerrà per questa via, fia,20 prima che alcuno al-
tro, signore di questa provincia; e interverrà21 allo stato suo come al regno de’ Macedoni, il quale, ve-
nendo sotto a Filippo22 che aveva imparato il modo dello ordinare gli eserciti da Epaminonda teba-
no, diventò,23 con questo ordine e con questi esercizi, mentre che l’altra Grecia stava in ozio e atten-
deva a recitare commedie, tanto potente che potette in pochi anni tutta occuparla, e al figliuolo la-
30 sciare tale fondamento,24 che potéo25 farsi principe di tutto il mondo. Colui adunque che dispregia
questi pensieri, s’egli è principe, dispregia il principato suo; s’egli è cittadino, la sua città. E io mi dol-

1 delle…guerre: intende le guerre (e gli eserciti) prove- tissimi stati di cui parla dopo sono probabilmente Ve- re di richiedere mercenari.
nienti dall’altra parte delle Alpi. nezia, Firenze e Napoli. 18 uno abortivo: un aborto, e dunque una cosa incompiu-
2 negli scrittoi: cioè nelle stanze riservate alla scrittura 10 guasti: devastati. ta e imperfetta.
e lettura degli atti ufficiali della corte. 11 che ci restano: che sono rimasti. 19 I Viniziani…seguirono: Anche i Veneziani e il duca di
3 una fraude: un inganno, dal lat. fraudem. 12 il loro studio: la loro applicazione. In tutto il periodo Ma- Ferrara la iniziarono e non la continuarono: si riferisce
4 tenere…intorno: circondandosi di comportamenti licen- chiavelli intende sottolineare la differenza tra il mondo al reclutamento tra i cittadini dello Stato per limitare
ziosi. antico e il suo presente: per i greci e per i romani gui- quello degli eserciti mercenari. Il duca è Ercole I mar-
5 governarsi…superbamente: trattare con i sudditi in mo- dare lo Stato significava anche combattere per difender- chese d’Este (1431-1505).
do avaro e altezzoso. lo e saper fare in prima persona ogni cosa che fosse or- 20 fia: sarà, nell’antica forma di futuro.
6 dare…grazia: dare i gradi militari per concessione [e dinata agli altri. Tutto questo suona come un monito per 21 interverrà: accadrà.
non per merito]. i principi italiani e la loro storica inettitudine. 22 venendo…Filippo: trovandosi sotto il regno di Filippo. È
7 dimostro: dimostrato, nella consueta forma accorciata 13 erano…combattitori: combattevano in prima linea. Filippo di Macedonia (382-336 a.C.), padre di Alessan-
di participio debole. 14 dannare: condannare (cfr. subito dopo si danni). dro Magno. Epaminonda, citato subito dopo, è il gran-
8 responsi di oraculi: vuol dire ‘parole inappellabili, sicu- 15 mollizie: debolezza. de stratega e uomo politico di Tebe (420/415-362 a.C.).
re’. 16 le provincie loro: i loro Stati. 23 diventò: da collegare a tanto potente.
9 Di qui…perdite: Da ciò derivarono nel 1494 i grandi 17 vi…ordinanza: vi lamentaste dei vostri ordinamenti. Ma- 24 tale fondamento: indica l’insieme delle opere militari e
spaventi, le fughe improvvise (sùbite) e le perdite incre- chiavelli aveva ottenuto nel dicembre del 1506 l’inca- organizzative poste alla base del regno macedone ed
dibili (miracolose). Il 1494 è l’anno della famosa cala- rico di provvedere all’arruolamento di truppe, da lui pro- ereditate dal figlio Alessandro.
ta in Italia di Carlo VIII re di Francia; mentre i tre poten- posto, tra i contadini della zona del Mugello, per evita- 25 potéo: poté.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545)
CAPITOLO III Machiavelli, un maestro del sospetto 2

T26 ON LINE Niccolò Machiavelli ~ La conclusione dell’Arte della guerra: contro l’inettitudine dei principi italiani

go della natura, la quale o ella non mi dovea fare conoscitore di questo, o ella mi doveva dare facultà
a poterlo eseguire.26 Né penso oggimai,27 essendo vecchio, poterne avere alcuna occasione; e per que-
sto io ne sono stato con voi liberale,28 che, essendo giovani e qualificati, potrete, quando le cose det-
35 te da me vi piacciano, ai debiti tempi, in favore de’ vostri principi, aiutarle e consigliarle. Di che non
voglio vi sbigottiate o diffidiate, perché questa provincia pare nata per risuscitare le cose morte,29 co-
me si è visto della poesia, della pittura e della scultura. Ma quanto a me si aspetta,30 per essere in là
con gli anni, me ne diffido. E veramente, se la fortuna mi avesse conceduto per lo addietro tanto sta-
to quanto basta a una simile impresa, io crederei, in brevissimo tempo, avere dimostro al mondo
40 quanto gli antichi ordini vagliono; e sanza dubbio io l’arei accresciuto con gloria o perduto sanza
vergogna.31

26 E io…eseguire: E io mi lamento della natura che o non gazioni e suggerimenti dettati dall’esperienza. 30 Ma…aspetta: Ma per quello che mi riguarda.
mi doveva rendere consapevole di questo, o doveva dar- 29 Di che…morte: Della qual cosa non voglio che vi spa- 31 E veramente…vergogna: E in verità, se la fortuna mi
mi la possibilità di eseguirlo. È un passo famoso dell’Ar- ventiate o siate sfiduciati, perché questa terra [: l’Ita- avesse concesso nel passato tanto potere all’interno
te della guerra che suona (anche se affidato a France- lia] sembra nata per riportare in vita (per risuscita- dello Stato quanto è sufficiente per una simile impre-
sco Colonna) come una confessione amara e lucidissi- re) le cose morte. Machiavelli intende riferirsi al pe- sa, io credo che avrei dimostrato al mondo in pochissi-
ma dello stesso Machiavelli: l’esattezza della riflessio- riodo dell’Umanesimo e del Rinascimento in cui la cul- mo tempo quanto valore abbiano gli antichi ordinamen-
ne conoscitiva non è purtroppo garanzia di un effettivo tura si era ricondotta ai modelli greco-latini quali ba- ti; e senza dubbio lo [: lo Stato] avrei accresciuto con
miglioramento dello Stato e della sua organizzazione si di una moderna riconsiderazione estetica e filoso- gloria o l’avrei perduto senza vergogna. Si riprende qui
(civile e militare). fica. Nei Discorsi la polemica antiumanistica di Ma- il pensiero espresso in precedenza: le sue analisi riman-
27 oggimai: ormai. chiavelli è rivolta proprio contro la mancata acquisi- gono circoscritte a un livello soltanto teorico per la man-
28 per questo…liberale: per questo [motivo] io ne sono zione di quei modelli anche in campo politico e mili- canza di un reale peso politico che ne favorisca la ve-
stato con voi così generoso, ha voluto, cioè, offrire spie- tare. rifica nel presente.

guida alla lettura


Lo stile
Nella conclusione del trattato il tono del discorso si eleva e il dialogo alla natura di avergli dato la facoltà di avere grandi cognizioni teoriche,
lascia il posto al monologo di Fabrizio Colonna attraverso cui l’autore ma non di metterle in pratica (rr. 31 e segg.).
comunica la propria passione e quasi si confessa quando rimprovera

Buone armi e buone leggi


La tesi di fondo è l’esistenza di uno stretto legame tra organizzazione forme e per il lusso, la scelta dell’ozio e la predilezione per la cultura
militare e politica e rimanda a una lettura in chiave militare dello sfa- letteraria, il creder che fosse decisivo per loro mostrarsi arguti, colti
celo in cui era precipitato l’intero sistema di Stati italiani di fronte al- ed eleganti hanno preparato la decadenza italiana. In assenza di mi-
l’invasione delle potenze europee. lizie proprie e di una buona educazione alle armi anche le virtù poten-
Distinguendo tra i popoli (le membra) e i principi (la testa) Machiavel- ziali del popolo vengono sprecate.
li si scaglia contro l’inettitudine dei principi, unici responsabili della L’appello finale ai giovani perché mettano in pratica i risultati della
«ruina» dei loro Stati. La causa: la mancanza di virtù e di buoni ordi- sua grande esperienza politica riflette in realtà un pessimismo di
namenti militari. fondo derivato dall’amaro confronto tra i valori della Grecia antica o
L’autore riprende qui la polemica contro le armi mercenarie, a cui ag- la forza morale e militare di Roma rispetto alla generale crisi degli
giunge il sarcasmo nei confronti dei principi letterati. L’amore per le Stati italiani.

esercizi
Comprendere 6 Perché Machiavelli, nella spiegazione della crisi politica ita-
1 Riassumi in 15 righe l’argomentazione di Machiavelli. liana, dà tanta importanza alla questione militare?

Analizzare e interpretare Approfondire


2 Quale «errore» Machiavelli rimprovera ai principi italiani? 7 Collega il testo ai capitoli del Principe che hai letto e
spiega:
3 Quali virtù alternative incarnano Cesare e Alessandro?
– quale posizione ha Machiavelli sul problema delle milizie;
4 L’autore sottolinea la differenza tra il mondo antico e il pre-
sente; per quali ragioni? – quale uso fa Machiavelli della storia antica.
5 Chiarisci il contesto storico che determina la rovina degli
Stati italiani.

Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE]

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