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Come si usa

«Esercizi di felicità»

Il libro è stato scritto con entusiasmo.


La radice etimologica greca di «entusiasmo» fa de-
rivare la parola da «essere ispirato», «essere acceso», ma
le definizioni perfette che ne costituiscono il significato
sono: Èn-Theos, ossia «pieno di Dio», più precisamente
è uno stato di eccitazione divinamente ispirato. L’entu-
siasmo quindi è qualcosa di altamente spirituale, una
condizione che nasce grazie al divino e ci fa sentire in
uno stato d’animo perfetto per vivere nel Mondo.
Una persona entusiasta può anche essere felice; sicu-
ramente l’infelice non è mai entusiasta di qualcosa o per
qualcosa che gli sta accadendo e non può quindi essere
ispirato divinamente. L’entusiasta irradia sul mondo be-
atitudine, è pervaso da un sentimento di gioia totale,
“spensierata con profondità”.
Agli occhi di scettici disincantati può sembrare in-
fantile, ma la sua condizione comprende certo anche la
felicità individuale.
In un bellissimo passo del romanzo Felicità di Ka-
therine Mansfield si descrive la condizione della pro-
tagonista Bertha: «Nonostante i suoi trent’anni Bertha
Young aveva momenti come quello, che si sentiva la vo-
glia di correre anziché di camminare, di abbozzare passi

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di ballo su e giù dal marciapiede, di giocare al cerchio,
di buttare qualche cosa per aria e riprenderlo a volo, di
starsene lì a ridere di nulla, semplicemente di nulla.
Che farci se avete trent’anni e, svoltando l’angolo
della vostra strada, vi sentite sopraffatta d’improvviso da
un senso di felicità – una felicità assoluta – come aveste
inghiottito un frammento luminoso di questo tardo sole
pomeridiano, che vi arda giù nel fondo, mitragliandovi
di una piccola gragnuola di raggi in ogni particella, in
ogni dito della mano e del piede?»
Questo inspiegabile appagamento di Bertha invade
anche chi si sente felice, in un rapporto armonico tra sé
e i suoi ideali di vita.
Si sente spesso dire che gli uomini sono infelici, che
certi popoli, in alcuni Stati, sono più felici di altri, ma
così dicendo non si chiarisce mai se la felicità di cui si
parla è una felicità del corpo o della mente; soprattut-
to in Occidente, al corpo sono legati i piaceri, mentre
allo spirito compete la felicità, e rimaniamo sbalorditi
nel sapere che in popolazioni molto povere è più alta la
felicità mentre in popoli molto ricchi economicamente
e pieni di benessere vige la più cupa tristezza. La vera
conquista personale avverrà quando capiremo nel fondo
delle nostre anime che la felicità dipende da un equili-
brio armonico tra mente e corpo, tra individuo e società
e il dualismo così parziale e sbagliato tra mente e corpo
si cancellerà in un attimo.
Esercizi di felicità si usa quindi semplicemente facen-
dosi contagiare dall’entusiasmo che lo ha mosso. Non è

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un manuale, ma un eserciziario da seguire e leggere, una
guida pratica per scrivere, pensare e meditare.
Leggere, seguire alla lettera ciò che si dice, e poi me-
ditare facendosi una propria idea di felicità, cercando di
costruirsi su misura una propria “filosofia” riguardo al
tema trattato.
L’esperienza della felicità non la si può mai del tutto
scindere dalle strategie per ottenerla per cui questo libro
offre la possibilità di individuare un proprio metodo, le
proprie tattiche, un proprio sistema.
L’entusiasmo di cui si parlava all’inizio non è fonda-
to sul fatalismo, ma è nato nella consapevolezza che la
felicità nasce dal controllo degli individui che piegano ai
loro scopi nobili e virtuosi il mondo circostante.

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Felice di vivere e padrone di sé
è chi al cadere di ogni giorno potrà dire:
«Ho vissuto. Domani il Padre avvolga
pure il cielo di nubi oscure o sereno
l’accenda il sole, non renderà mai sterile
il mio passato e non potrà mai cancellare
come se per me non fosse accaduto
ciò che l’attimo fuggente mi ha portato.»

Orazio

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Esercizio di gratitudine

Spesso siamo infelici perché pensiamo di non essere


abbastanza apprezzati o perché ci sentiamo sottostimati
dalle persone.
Se cambiamo la prospettiva da cui guardiamo noi
stessi e proviamo a dare importanza agli altri serbando
loro una serena attenzione, magari anche gli altri avran-
no con noi un atteggiamento diverso.
Riserviamoci giornalmente qualche minuto per scri-
vere sul diario o su un foglio una lista di almeno dieci
persone a cui siamo grati.
Possono essere sempre le stesse, oppure cambiare in
base all’andamento della giornata appena passata.
Meglio fare l’esercizio di gratitudine a fine giornata,
poco prima di andare a riposare.
Ci accorgeremo che i piccoli o i grandi gesti degli
altri sono maggiori di quel che credevamo.

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Abbiamo soltanto la felicità
che siamo in grado di capire.

Maurice Maeterlinck

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Esercizio di Gratitudine
nei confronti degli eventi giornalieri

Distratti come siamo a volte ci sfuggono i partico-


lari che rendono una giornata veramente importante.
Dovremmo abituarci a considerare le giornate suddi-
videndole tra “giornate belle” e “giornate riuscite”. Per
fare ciò dovremmo scrivere almeno dieci cose che hanno
reso la giornata “riuscita” o semplicemente “bella”. Ed
essere grati attraverso le esperienze vissute nella giornata
trascorsa ci fa rendere conto di quante più cose belle ci
accadono rispetto a quelle spiacevoli.

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