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L’autore
Alessandro Manzoni (1785-1873) è uno dei più importanti scrittori della letteratura italiana di tutti i tempi,
nonché il fondatore del genere del romanzo ottocentesco nella nostra tradizione. I Promessi sposi sono
considerati il capolavoro della narrativa italiana moderna e la diffusione dell'opera ha contribuito in
maniera decisiva non solo alla soluzione dell'annosa questione della lingua letteraria, ma anche al
consolidarsi di una lingua nazionale basata sul fiorentino parlato e non più su quello della letteratura del
XVI secolo (tale lingua è alla base dell'italiano oggi parlato correntemente). Manzoni ha dato un contributo
decisivo anche alla riflessione sulla lingua con numerosi scritti, mentre non trascurabili sono le sue opere
storiografiche e i testi in cui espone le sue teorie letterarie; è stato autore anche di testi poetici e teatrali,
mostrando un certo eclettismo nella sua attività di scrittore.
È innegabile che la sua fama sia dovuta anche alla sua conversione e all'adesione alla fede cristiana, i cui
principi caratterizzano quasi tutta la sua opera (nonostante un certo pessimismo che si accentua nella fase
finale della sua vita). Da questo punto di vista la sua figura è quasi antitetica a quella dell'altro grande
scrittore italiano del primo Ottocento, il poeta Giacomo Leopardi che esprime nelle sue opere una visione
materialistica e assolutamente lontana da ogni visione religiosa.
La giovinezza a Parigi
Un momento importante di svolta fu il 1805, quando raggiunse la madre a Parigi e scrisse nell'occasione il
Carme in morte di Carlo Imbonati, in cui riprendeva la lezione dell'Illuminismo di Parini e si impegnava per
una letteratura impegnata, votata alla verità. In Francia Manzoni trascorse cinque anni (1805-1810) pur tra
frequenti ritorni in Italia, durante i quali frequentò i salotti degli idéologues francesi e strinse amicizia con
uno di essi, quel Claude Fauriel più anziano di lui di quattordici anni che esercitò una profonda influenza sul
suo pensiero politico e letterario: di formazione illuminista ma aperto alle nuove idee romantiche, Fauriel
era liberale e agevolò il passaggio del giovane Alessandro dalla sua formazione settecentesca alla cultura
del nuovo secolo, senza rotture evidenti. Ciò non toglie che Manzoni continuasse a scrivere opere di
stampo neoclassico, come il poemetto Urania (1809) che in seguito rinnegò decisamente, affermando di
voler scrivere dei versi più brutti, ma certamente meno frivoli di quelli: si avvicinava infatti il momento di
un'ulteriore svolta verso una letteratura aderente al vero storico e socialmente impegnata, nonché la
conversione religiosa che avrebbe poi segnato la strada di tutta la successiva riflessione dello scrittore
intorno ai problemi della vita, della politica, della letteratura. Decisivo in tal senso fu il rapporto con
Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere ginevrino e di fede calvinista, giovane religiosissima che Manzoni
sposò nel 1808 a Milano con rito protestante. Verso la metà di quell'anno la coppia rientrò a Parigi dove
nacque la prima figlia, Giulia, a cui fu impartito il battesimo cattolico, mentre nel febbraio 1810 i due si
risposarono con rito cattolico, dopo che Enrichetta aveva abiurato al calvinismo (la sua conversione era
stata guidata da padre Eustachio Degola, di idee gianseniste e che probabilmente influenzò anche il
pensiero di Manzoni).