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Trama:
La giustizia, La cultura del Seicento, Nobiltà e potere
Temi:
L'autore finge di citare l'inizio di un manoscritto anonimo del Seicento, da cui avrebbe tratto la vicenda del
romanzo. Considerazioni dell'autore circa la lingua in cui riscrivere l'autografo.
L'intento di Manzoni nella falsa citazione è ovviamente ironico: non solo contro la retorica vuota e
ampollosa della letteratura secentesca, ma soprattutto contro il carattere artificioso di gran parte
della cultura di quel secolo. In particolare, l'anonimo attribuisce la malvagità degli uomini
all'intervento del demonio, mentre è evidente che la colpa è dei personaggi negativi che agiscono
impunemente grazie all'inefficienza e alla connivenza di chi deve amministrare la giustizia: è
dunque sarcastica anche l'immagine del governo milanese che l'anonimo paragona in modo
pomposo a un magnifico cielo, mentre nel romanzo ne verrà spesso descritta l'incapacità e la
corruzione (cfr. soprattutto i capp. XXXI-XXXII sulla peste).
Le considerazioni finali del Manzoni circa la lingua usata per riscrivere l'immaginario "scartafaccio"
suonano anch'esse ironiche, anche se la questione è assai seria: l'autore accenna alla complessa
operazione di riscrittura del suo stesso romanzo, dopo la "risciacquatura dei panni in Arno" e
l'edizione definitiva del 1840-42 (in cui la lingua utilizzata è il fiorentino parlato dalla borghesia
colta del primo Ottocento). Con falsa modestia Manzoni finge di rinunciare ad argomentare in
favore di tale scelta, che tante discussioni aveva suscitato ai suoi tempi e anche oltre, ma lo
scrittore ne avrebbe trattato ampiamente in altri scritti dedicati alla questione della lingua.
Anche se l'anonimo dichiara di aver narrato una vicenda che ha per protagonisti "gente
meccaniche, e di piccol affare" (personaggi di umile condizione sociale, come Renzo e Lucia), il
romanzo descriverà anche le gesta di figure illustri e offrirà uno spaccato del mondo del potere,
nonché una critica spietata dei suoi difetti e delle sue storture.
Note
I "Campioni" sono gli storici, che nel guerreggiare con la Storia (cioè scrivendo le loro opere) raccolgono
onori e premi ("Palme e... Allori").
Si tratta delle trombe di guerra in ottone.
Schiettamente (si tratta di una forma spagnoleggiante).
Protezione, dominio (ancora un vocabolo spagnolo).
L'eroe di nobile discendenza (si tratta del governatore dello Stato di Milano).
Dal momento che.
Argo era il personaggio mitologico dotato di cento occhi, ucciso da Hermes che era stato inviato da Zeus a
sottrarre la ninfa Io tramutata in giovenca; Briareo era un gigante dalle cento mani. La metafora vuol essere
lusinghiera nei riguardi di questi personaggi politici, ma suona in realtà ironica data la loro inefficienza e
incompetenza (come si vedrà nel corso del romanzo).
Per il bene pubblico.
Con questa affermazione ironica Manzoni rivela implicitamente che quello dello "scartafaccio" è un
semplice espediente letterario.