L'Intervallo è la distanza che intercorre tra 2 suoni. Nel sistema tonale
l'ottava è divisa in 12 parti uguali chiamati semitoni (quindi il semitono è la distanza più piccola che ci può essere tra 2 suoni e per questo rappresenta l'unita di misura base ). Gli intervalli possono essere classificati in vari modi e possono essere: Cromatici: se i 2 suoni hanno lo stesso nome (esempio: Do/Do#) Diatonici: se i 2 suoni hanno nomi diversi (esempio: Do/Reb) L'unione di un semitono cromatico con uno diatonico (adiacente) forma il tono (esempio: Do/Re, che è la somma tra Do/Do# e Do#/Re).
Inoltre gli intervalli possono essere:
Melodici: quando fanno parte di una linea melodica e quindi sono consecutivi Armonici: quando sono simultanei (ovvero non in sequenza melodica)
A seconda della loro distanza (grandezza) gli intervalli si classificano in
(esempio in Do maggiore):
Intervallo di 1 - unisono (Do/Do)
Intervallo di 2ª - Do/Re Intervallo di 3ª - Do/Mi Intervallo di 4ª - Do/Fa Intervallo di 5ª - Do/Sol Intervallo di 6ª - Do/La Intervallo di 7ª - Do/Si Intervallo di 8ª - Do/Do (il secondo Do è quello che si trova un'ottava più in alto!)
(Intervallo di 9ª , di 10ª, ecc, si considerano come di 2ª, di 3ª, ecc
rivoltati, poiché vanno oltre i limiti dell’ ottava e per questa ragione vengono definiti composti, mentre gli intervalli che sono contenuti nei limiti del’ ottava vengono definiti semplici).
Per definirne la grandezza dunque è sufficiente contare le note
comprese tra la nota più grave e quella più acuta dell’ intervallo stesso. (es. DO – MI è un intervallo di terza, perché al suo interno vi sono tre note do-re-mi). Oltre che per la loro grandezza, gli intervalli vengono classificati anche per la loro specie. La specie varia in base ai toni e semitoni che compongono l’ intervallo e in base alla scala di riferimento tonale. Avremo così intervalli: maggiori e minori (2°, 3°, 6° e 7°); giusti (unisoni, 4°, 5° e 8°); aumentati e diminuiti: tutte le tipologie (dall’ unisono all’ ottava); più che aumentati e più che diminuiti: tutte le tipologie (tranne l’unisono e la 2°, perché sono considerati teorici)
Rivoltare un intervallo significa portare il suono più acuto al grave o,
viceversa, il più grave all’ acuto.Un intervallo sommato al suo rivolto dá sempre 9 e nel rivolto l’ intervallo assume la qualifica opposta Per esempio, una 6ª maggiore rivoltata dà una 3ª minore (6+3=9, e maggiore è l'opposto di minore!). Da queste riflessioni scaturisce una regola universale:
Gli intervalli maggiori diventano minori e viceversa:
Gli aumentati diventano diminuiti e viceversa I più che aumentati diventano più che diminuiti e viceversa: I giusti restano giusti, in quanto non subiscono una modifica di specie nel passaggio dal modo maggiore al modo minore (e viceversa). Es. sempre in Do magg Gli intervalli possono essere inoltre consonanti o dissonanti. Si dicono consonanti quando i due suoni che compongono l’ intervallo ci danno il senso gradevole del riposo, e sono: l’ unisono, l’ ottava, la terza maggiore (e il suo rivolto, dunque la sesta minore), la quinta giusta, la sesta maggiore (e il suo rivolto, dunque la terza minore). Tutti gli altri si dicono dissonanti, perché a parte la discordanza percepita dal nostro orecchio, sentiamo che essi tendono a risolversi in suoni consonanti, e sono: seconda maggiore e minore, i loro rivolti setima minore e maggiore e tutti gli intervalli aumentati e diminuiti.