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Facoltà di Ingegneria

Corso di Laurea in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio

MODELLO GIS PER L'INDIVIDUAZIONE DELL'HABITAT


POTENZIALE DEL CAMOSCIO NEL PARCO DI PANEVEGGIO

Relatore Laureando

Prof. Paolo Zatelli Luca Carli

Anno Accademico 2010-2011


Indice
1. Introduzione 3
2. Il Parco di Paneveggio 3
2.1 Collocazione geografica 3
2.2 Morfologia 4
2.3 Clima 5
2.4 Antropizzazione 6
2.5 Gli Ungulati del Parco 6
3. Il Camoscio (Rupicapra Rupicapra) 7
3.1 Aspetti generali 7
3.2 Diffusione 8
4. Determinazione dell'Home Range del Camoscio 9
4.1 Definizione di Home Range 9
4.2 Variabili ambientali considerate 9
4.2.1 Introduzione 9
4.2.2 Altitudine 10
4.2.3 Uso del suolo e alimentazione 10
4.2.4 Esposizione 11
4.2.5 Pendenza 11
5. I sistemi informativi territoriali 12
5.1 Introduzione ai GIS 12
5.2 GRASS 13
6. Creazione del modello 14
6.1 Operazioni Preliminari 14
6.2 Creazione delle mappe 14
6.2.1 Introduzione 14
6.2.2 Mappa della pendenza 15
6.2.3 Mappa dell'esposizione 17
6.2.4 Mappa della copertura 20
6.2.5 Mappa dell'altitudine 23
6.3 Mappe degli avvistamenti 24
6.4 Incrocio delle mappe 26

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6.4.1 Introduzione 26
6.4.2 Modello Invernale 27
6.4.2.1 Introduzione 27
6.4.2.2 Incrocio mappa copertura con mappa pendenza 27
6.4.2.3 Incrocio mappa MAP_INV1 con mappa esposizione 28
6.4.2.4 Incrocio mappa MAP_INV2 con mappa altitudine 30
6.4.3 Modello Estivo 31
6.4.3.1 Introduzione 31
6.4.3.2 Incrocio mappa copertura con mappa pendenza 32
6.3.3.3 Incrocio mappa MAP_EST1 con mappa esposizione 33
7. Validazione del modello 35
7.1 Introduzione 35
7.2 Confronto visivo 35
7.2.1 Modello invernale 35
7.2.2 Modello estivo 39
7.3 Confronto analitico 40
7.3.1 Modello invernale 41
7.3.2 Modello estivo 42
7.3.3 Osservazioni 42
8. Conclusioni 46
9. Bibliografia 48

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1. Introduzione

Il presente lavoro ha lo scopo di realizzare un modello di idoneità ambientale per la specie


camoscio (Rupicapra rupicapra), nel territorio del Parco di Paneveggio, in Provincia di
Trento. Tale elaborazione è stata effettuata mediante un processo di sovrapposizione ed
integrazione di layers cartografici in formato raster (uso e copertura del suolo utilizzato,
altimetria, esposizione e pendenza dei versanti) tramite l'utilizzo del software GIS Grass,
sviluppato anche dalla facoltà di Ingegneria di Trento. L’output finale sarà rappresentato
dalla redazione di due mappe (modello invernale ed estivo) in grado di individuare la
distribuzione di aree a bassa, media alta e altissima idoneità sul territorio del Parco nonché
delle aree potenzialmente non idonee per il camoscio. La verifica della bontà del modello
sarà ottenuta confrontandolo con i dati di avvistamenti reali del camoscio aggiornati
all'anno 2008, gentilmente concessi dall'Ente Parco.

2. Il Parco di Paneveggio

2.1 Collocazione geografica


Istituito nel 1967 Il Parco di Paneveggio, è sito nel settore orientale della Provincia di
Trento e si estende per 19.100 ha, comprendendo i comuni di Canal San Bovo, Fiera di
Primiero, Imer, Mezzano, Moena, Predazzo, Sagron Mis, Siror, Tonadico e Transacqua.
Posto tra le valli di Fiemme e Fassa a nord, del Primiero con il torrente Cismon a sud e del
Vanoi ad ovest è caratterizzato da tre distinte unità geografiche e paesaggistiche.

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Illustrazione 1: Mappa del Parco di Paneveggio (Foto:www.parcopan.org)

2.2 Morfologia

Il settore settentrionale è occupato dalla Foresta di Paneveggio, 2.700 ha di Pecceta che


va dai 1500 ai 2000 m s.l.m. In particolare gli abeti rossi costituiscono quasi il 90% delle
piante della foresta, associati all'abete bianco alle quote inferiori, al larice e al pino cembro
a quelle superiori. Il sottobosco è costituito da un tappeto di mirtillo nero e rosso. Dal
1876 Piani di Assestamento mirati, oggi gestiti dal Servizio Parchi e Foreste Demaniali della
Provincia Autonoma di Trento, l'hanno resa una delle più importanti in Europa. Il settore
sud orientale comprende la catena dolomitica delle Pale di San Martino, condivisa in parte
con la Provincia di Belluno, in Veneto. E' un altopiano che si estende per più di 4700 ha, su
una quota di 2600 m. Le cime più alte sono la Vezzana (3192 m s.l.m.) e il Cimon de la
Pala (3183 m s.l.m.). Il settore occidentale è rappresentato da parte della catena del
Lagorai, propaggine della piattaforma porfirica atesina. Ne fanno parte Cimabocche
(2745m s.l.m), la Cavallazza (2324 m s.l.m.) e il Colbricon (2511 m s.l.m. ). Altri ambienti
sono costituiti da oltre 1500 ha di prati interrotti su pareti rocciose e ghiaioni. Boschi di

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latifoglie o misti a conifere, alle quote inferiori si aggiungono, seppur in maniera minore,
alla foresta di Pecceta. Formazioni rade a larice e pino cembro con sottobosco assai
sviluppato rappresentano forse l'ambiente vegetazionale più estremo per le condizioni
ecologiche.

Illustrazione 2: La foresta di Paneveggio (Foto:www.parcopan.org)

2.3 Clima

Per quanto riguarda l'aspetto climatico il territorio del Parco è caratterizzato da una
spiccata variabilità dovuta alla schermatura offerta dal Lagorai e dal gruppo delle Pale di
San Martino: da un clima prealpino a sud di Passo Rolle si ha quindi il progressivo
passaggio verso un clima di tipo continentale a nord del Passo. Le precipitazioni nevose
più copiose si hanno sull’altopiano delle Pale (quota 2500-2700 m) da ottobre-novembre
fino ad inizio giugno. Il manto nevoso qui si conserva per 8 - 10 mesi l’anno, da ottobre a
maggio-giugno e può comunque permanere per tutta l’estate in corrispondenza di aree
depresse, su versanti esposti a nord. Troviamo in questa zona anche le temperature più
rigide: la media annua si spinge al di sotto dello 0°C per un periodo di sette mesi, tra

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ottobre ed aprile. L’escursione termica tra il mese più freddo e quello più caldo è di 15-16°
C. I venti non presentano particolarità di rilievo, oltre alla normale brezza di valle e di
monte troviamo una corrente fredda proveniente da Nord.

Illustrazione 3: Le Pale di San Martino viste dal Lagorai (Foto:www.parcopan.org)

2.4 Antropizzazione

L’area del Parco risulta minimamente antropizzata, al suo interno sono presenti solo il
piccolo centro abitato di Passo Rolle, la località Paneveggio ed alcuni masi sparsi, con una
popolazione complessiva di poche decine di abitanti. Il carico antropico risulta concentrato
soprattutto nei mesi estivi, in alcune aree percorse da strade e sentieri. In inverno le
presenze umane si concentrano nelle zone raggiunte dagli impianti di risalita. Nelle restanti
aree del Parco l'incidenza antropica risulta nulla.

2.5 Gli Ungulati del Parco

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Le caratteristiche geomorfologiche del territorio del Parco consentono alle molte specie di
animali presenti, di disporre di una molteplicità e varietà di habitat idonei alle loro diverse
esigenze; come descritto, la notevole escursione altimetrica, la diversa esposizione dei
versanti, l’influenza antropica localizzata esclusivamente sul fondovalle, determinano una
grande eterogeneità di ambienti tali da permettere a ciascuna specie di ricavarsi uno
spazio nel luogo più idoneo alle proprie esigenze. Tralasciando la varietà di animali
presenti sul territorio e concentrandosi sugli Ungulati il camoscio è la specie più presente
con circa 1900 esemplari stimati. Troviamo inoltre il capriolo e il cervo, quest'ultimo in
netta crescita negli ultimi decenni, con circa 450 unità. Per lo stambecco si è provveduto
nel 2000 ad attuare un piano di reintroduzione sulle Pale di San Martino che ha portato a
contare 50 esemplari attualmente.

3. Il Camoscio (Rupicapra Rupicapra)

3.1 Aspetti Generali


Il Camoscio Alpino (Rupicapra rupicapra) è un bovide appartenente alla sottofamiglia dei
Caprini, nella quale rientrano anche pecore e capre, con cui si può notare una certa
somiglianza. Si distingue da altri Ungulati quali Stambecco (Capra Ibex) e Muflone (Ovis
Musimon) per la spiccata agilità e dimensioni corporee. Raggiunge una lunghezza di 150
cm e un peso di 40 Kg nel maschio adulto mentre 125 cm e 20 Kg di peso sono i numeri
raggiunti dalle femmine. Le prospettive di vita arrivano fino i 25 anni di età, sebbene pochi
esemplari riescano a superare i 15 anni; le femmine di norma sopravvivono più a lungo
rispetto i maschi. Il camoscio è un tipico abitante dell'orizzonte montano, e alcune
caratteristiche anatomiche lo evidenziano; ad esempio particolarmente adatto per la vita in
zone impervie è lo zoccolo bidattilo (3º e 4º dito) con parti e durezza differenziate: il
bordo esterno, duro ed affilato, permette di sfruttare i più piccoli appigli sulla roccia; i
morbidi polpastrelli, aumentando l'attrito, evitano le cadute e le scivolate in discesa. Le
dita dello zoccolo sono divaricabili e munite di una membrana interdigitale che fornisce
una più ampia superficie d'appoggio, consentendo agili spostamenti anche sulla neve. Per
quanto riguardo l' organizzazione sociale il tratto più evidente è la segregazione sessuale,
che si evidenzia durante quasi tutto il periodo dell'anno. In estate le femmine ed i giovani,

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fino 1-2 anni, occupano per lo più i pascoli al di sopra del limite del bosco, mentre i maschi
adulti, che tendono ad essere solitari, si trovano a quote meno elevate. L’inizio della
stagione degli amori è l'unico momento nel quale i maschi si uniscono alle femmine,
incontrandosi su praterie e macereti, per formare branchi anche di 40-50 individui; questo
periodo inizia solitamente a fine ottobre per concludersi nella seconda metà di dicembre.

Illustrazione 4: Bel esemplare di camoscio maschio adulto (Foto:Fabrizio Friz C.F.S.)

3.2 Diffusione
La presenza del camoscio è stata riscontrata già 250-150.000 anni fa, ma è durante le
glaciazioni del Wurm e dell’Olocene che ha raggiunto la massima diffusione in Europa
Centrale, spingendosi fino agli Appennini settentrionali. A inizio secolo la pratica venatoria
selvaggia fino allora perpetrata aveva portato ad un drastico calo della popolazione di
Ungulati in tutto l'arco alpino, compreso il camoscio. Nel secondo dopoguerra, il
progressivo abbandono dello sfruttamento intensivo delle zone di media e alta montagna e
la regolamentazione della caccia, hanno determinato una inversione di tendenza, con una
crescita numerica delle popolazioni e una progressiva espansione del loro areale; dal

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decennio 1960-1970, lo status della specie è continuamente migliorato e il fenomeno di
generale espansione non sembra ancora terminato. A questa evoluzione positiva ha
contribuito in maniera determinante la creazione dei parchi e degli altri istituti di
protezione, che hanno favorito un più rapido incremento e stabilizzazione dei nuclei
presenti. Attualmente è presente con densità differenti, su tutto l’arco alpino.
Relativamente all'Italia, dati aggiornati al 2006 riportano che il 34% delle presenze della
specie si concentra in Trentino Alto-Adige, il 28% in Piemonte, il 12% in Lombardia e il
10% in Valle d’Aosta; i Camosci presenti nelle altre regioni non superano il 10% del totale.

4. Determinazione dell'Home Range del Camoscio

4.1 Definizione di Home Range


L'abbondanza e la distribuzione degli animali sul territorio è funzione della presenza di
risorse alimentari, delle caratteristiche fisiche e morfologiche del suolo e delle variazioni
climatiche dell'ambiente. Le strategie del suo utilizzo portano ad una selezione delle
condizioni migliori per ogni essere vivente, che andrà ad occupare una porzione di spazio
nella quale svolgere le normali attività di ricerca del cibo, accoppiamento e cura della
prole; questa area viene definita home range. In particolare, l’ambiente montano è
caratterizzato da una eterogeneità spazio-temporale dovuta alle diverse condizioni
climatiche e topografiche che porta ad una distribuzione spaziale eterogenea delle risorse
e conseguentemente ad un uso eterogeneo dello spazio (Matthiopoulos, 2003).

4.2 Variabili ambientali considerate

4.2.1 Introduzione
La scelta delle variabili ambientali ed ecologiche utilizzate per la specie Camoscio Alpino
nel Parco di Paneveggio è stata condizionata in primo luogo dalla disponibilità di dati e dal
loro grado di copertura del territorio. Sulla base dei dati disponibili, la scelta è quindi stata
effettuata in funzione dalle caratteristiche ecologiche delle specie e da ulteriori dati
bibliografici (gli studi sulla specie camoscio risultano meno approfonditi rispetto altri
Ungulati quali Cervo e Capriolo), permettendo in questo modo di selezionare i parametri

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che meglio discriminano e diversificano l’idoneità di un territorio alla presenza di questo
Ungulato. Sono state prese in considerazione le seguenti variabili:
• Altitudine di presenza della specie
• Esposizione
• Pendenza del terreno
• Copertura del suolo

4.2.2 Altitudine
Il camoscio alpino vive a quote comprese tra 1500 e i 2500 m di altitudine. Durante i mesi
caldi può soggiornare ad altezze maggiori e d'inverno spingersi a fondovalle (600-800
metri). In estate l'ambiente frequentato di preferenza è la fascia altitudinale del bosco
elevato, ed in particolare le zone in cui la vegetazione si fa rada ed è intervallata da pareti
rocciose e canaloni (Ladini, 1990). Il modello generale dell’utilizzo annuale dello spazio per
la maggior parte delle popolazioni europee di camosci, consiste quindi in una migrazione
stagionale tra le foreste situate a quote inferiori in inverno e le praterie subalpine situate
sopra il limite della vegetazione arborea nella stagione estiva (Lovari & Cosentino, 1986;
Herrero et al, 1996).

4.2.3 Uso del suolo e alimentazione


Tipico Ungulato dell’ambiente montano, il camoscio frequenta le aree forestali a conifere o
a latifoglie (ricche di sottobosco e di pareti rocciose), le radure ed i canaloni scoscesi, i
macereti, le praterie e, soprattutto, le cenge erbose al di sopra del limite della vegetazione
(Knaus & Schröder, 1983). Recenti approfondimenti sulle preferenze ambientali hanno
messo in luce comunque una grande capacità di adattamento a diverse realtà ambientali,
purché le aree frequentate siano sempre provviste di zone pendenti e rocciose; questi due
fattori sono considerati da molti i più importanti per definire l’idoneità ambientale (Tosi et
al., 1996; Mustoni et al., 2002). Rupi e salti di roccia sono infatti necessari come rifugio.
Durante l'estate, si nutre di erbe fresche, giovani foglie di ontano e faggio, infiorescenze,
ramoscelli e piantine appartenenti alla famiglia delle Graminacee. Nella stagione invernale
si rifugia sotto i rami delle conifere e cerca con le zampe anteriori di far affiorare la secca
vegetazione dell'estate precedente. Per pascolare ricerca i pendii riparati dove il vento e il
gelo hanno messo allo scoperto qualche stelo. Per dissetarsi ricava l'acqua dalla rugiada e

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dai vegetali (Ladini, 1990). Rientra nella categoria dei consumatori intermedi (Hoffman,
1989), quelli cioè in grado di variare la quantità e la qualità della dieta in funzione della
disponibilità di cibo; secondo Dunant (1977), le specie vegetali incluse nella sua
alimentazione sono più di 300.

4.2.4 Esposizione
Second Knaus & Schroder l'esposizione risulta importante soprattutto nei mesi invernali; in
questa stagione il camoscio preferisce i versanti con esposizioni meridionali. In particolare i
quartieri rivolti a SUD e SUD-OVEST, dove lo scioglimento anticipato delle nevi consente il
più facile reperimento del cibo.

4.2.5 Pendenza
Il carattere rupicolo del camoscio gli fa preferire versanti con acclività importanti.
Sopratutto nel periodo invernale, i camosci tendono normalmente a selezionare zone con
pendenze elevate, 30-45° gradi, che impediscono un eccessivo accumulo di neve,
problematico per gli spostamenti (Pedrotti, 1996).

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Illustrazione 5: Un camoscio in fuga sulle creste della Val Canali

5. I sistemi informativi territoriali

5.1 Introduzione ai GIS


Un Sistema Informativo Geografico, o GIS (da Geographic Information System), è un
Sistema informatico per l'acquisizione, conservazione, analisi e visualizzazione di dati
geografici. Viene definito sistema in quanto costituito da un insieme di componenti,
hardware, software e umane, che interagiscono fra loro. Caratteristica essenziale di un GIS
è la capacità di gestire dati geografici, o georeferenziati, vale a dire dati relativi ad
elementi od oggetti della superficie terrestre la cui posizione è definita da un insieme di
coordinate. Tutti gli oggetti presenti sulla superficie terrestre sono rappresentati mediante

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tre caratteristiche essenziali: la geometria, la topologia e gli attributi. La geometria
riproduce la forma degli oggetti e viene ricondotta a tre elementi di base: punto, linea e
poligono. La topologia è l'insieme delle informazioni che riguardano le mutue relazioni
spaziali tra i diversi elementi come la connessione, l'adiacenza o l'inclusione. Gli attributi
rappresentano i dati descrittivi dei singoli oggetti reali. Nei GIS possono essere utilizzate
due diverse tecniche di rappresentazione dei dati: vettoriale e raster. Nella
rappresentazione vettoriale un punto è definito da una coppia di coordinate mentre una
linea o un poligono dalle coordinate di un insieme di punti che quando connessi fra loro
con segmenti retti, formano la rappresentazione grafica dell'oggetto. Nella
rappresentazione raster invece, l'area considerata è suddivisa in un insieme di celle,
generalmente di forma quadrata, in ciascuna delle quali viene registrato l'attributo (o
categoria) presente. Ad ogni cella viene quindi attribuito un valore numerico. Le diverse
categorie di oggetti presenti sulla superficie terrestre sono generalmente distinti in
elaborati diversi, o carte. Ogni elaborato contiene quindi una diversa caratteristica o
tematismo, come la copertura del suolo, l’altimetria, ecc.

5.2 GRASS
GRASS (da Geographical Resources Analysis Support System) è un "open source" GIS
acquisibile ed utilizzabile gratuitamente ed è costituito da circa 400 moduli diversi.
Funziona sotto sistema operativo Unix (o similari) e Windows. Originariamente scritto,
sviluppato, gestito e diffuso dall'U.S. Army Construction Engineering Research Laboratories
(USA-CERL, 1982-1995), sezione dell' US Army Corp of Engineers, come strumento per la
gestione del territorio e la pianificazione ambientale per scopi militari, GRASS si è evoluto
divenendo rapidamente un potente strumento in un ampio campo di applicazioni in molte
differenti aree della ricerca scientifica. GRASS è attualmente utilizzato in tutto il mondo in
ambienti accademici e commerciali, in molti settori governativi e in molte compagnie di
consulenza ambientale. In GRASS ad ogni oggetto di una carta raster, o meglio alle celle
che compongono l’oggetto, viene attribuito un solo valore di categoria ed eventualmente
un’etichetta descrittiva. La non assegnazione di una categoria comporta l’assegnazione
automatica di un valore particolare definito null. L’immagine vettoriale è costituita da un
insieme di caratteristiche geometriche e di attributi come per tutti i GIS.

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6. Creazione del modello

6.1 Operazioni Preliminari


L'utilizzo di GRASS avviene dopo aver creato i seguenti ambienti di lavoro :
• DATABASE: directory in cui è archiviato tutto il lavoro ed al cui interno si trovano le
location.
• LOCATION: directory principale di lavoro al cui interno si trovano mappe aventi
sistema di riferimento e proiezione uguali.
• MAPSET: sottodirectory della location.
La proiezione utilizzata per il modello è “Gauss Boaga – fuso ovest”, con sistema di
riferimento Roma40. Il server WebGIS, dell'Università di Trento (mapserver.ing.unitn.it ),
rappresenta la cartografia della Provincia Autonoma di Trento e dispone dei più svariati
dati riguardanti il territorio, tutti in formato vettoriale tranne il DTM e la Carta Tecnica che
sono in formato raster. Si sono quindi scaricati i dati di interesse per il lavoro. Per
identificare gli estremi dell'area di studio, il Parco di Paneveggio, è stato importato in Grass
il vettoriale siti_naturali identificativo del Parco, con il comando v.in.ogr. La mappa è stata
poi rasterizzata tramite v.to.rast (converte una mappa vettoriale in una raster). Fatto
questo il problema era quello di fare in modo che tutte le mappe create in seguito
rappresentassero solo l'area di interesse; il comando che ha permesso di farlo è r.mask che
esclude dalle operazioni successive (compresa la visualizzazione) taluni settori di una
mappa di analisi. GRASS elabora quindi solo la parte di mappa non mascherata. Con la
maschera attiva si importa il DTM della Provincia Autonoma di Trento (formato esrii ascii,
risoluzione 10 m, proiezione Gauss Boaga su Roma40) attraverso il comando r.in.gdal. Il
DTM è la base dei calcoli successivi.

6.2 Creazione delle Mappe:


6.2.1 Introduzione
Attraverso il DTM (Figura n° 1) è stato dunque possibile creare le mappe necessarie per
elaborare il modello di distribuzione dei camosci. A tal fine, si è ritenuto necessario la
creazione delle seguenti mappe:
1. mappa delle pendenze;

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2. mappa dell'esposizione;
3. mappa dell'altitudine;
4. mappa della copertura;

Figura 1: Mappa DTM

6.2.2 Mappa della pendenza


La mappa delle pendenze e dell'esposizione sono state create utilizzando il comando
r.slope.aspect. Le mappe così formate presentano valori singoli, di scarso interesse per
identificare le aree migliori selezionate dai camosci in base a questi due parametri. Come
è stato descritto sul capitolo 4.2, i camosci tendono a preferire un range di valori
particolari. Si è reso necessario quindi riclassificare le due mappe, in maniera tale da
dividerle in classi di interesse differente. Il comando che permette questa operazione è
r.reclass. Di seguito sono riportate delle tabelle che evidenziano come sono state
riclassificate le due mappe. Il range dei valori della mappa della pendenza andava da un
minimo di 0.00° gradi a un massimo di 83.45° gradi (figura n° 2).

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Figura 2: Mappa delle pendenze
Sono state quindi individuate 4 classi di ampiezza pari a 15° gradi (0-15°, 15-30°, 30-45°
e >45°). Ad ognuno di queste è stata assegnata la relativa categoria di interesse come
mostrato in tabella (tabella n° 1):

RANGE CATEGORIA
0-15° 0 ”condizione sfavorevole”
15-30° 2 ”condizione buona”
30-45° 3 ”condizione ottimale”
>45° 1 ”condizione discreta”
Tabella n° 1

Il valore della categoria è stato assegnato secondo un valore crescente di idoneità


potenziale. La scelta dei diversi valori si rifà alla ricerca bibliografica (vedi cap. 4.2.5).
Riassumendo, la categoria 3 risulta più importante rispetto alle altre per la caratteristica di
avere valori di pendenza utili a un deflusso della copertura nevosa, per quanto riguarda

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l'inverno. La categoria 0 risulta non idonea, proprio per il carattere rupicolo del camoscio
che ricerca per il suo habitat zone frastagliate e accidentate, fondamentali come vie di
fuga e riparo. La classe 1 comprende un intervallo maggiore, essendo queste pendenze
talmente elevate da risultare analoghe per l’utilizzo da parte della specie. Di seguito si
riporta la visualizzazione della mappa riclassificata (figura n° 3)

Figura 3: Mappa delle pendenze riclassificata

6.2.3 Mappa dell'esposizione


La mappa di esposizione ottenuta dal DTM con il comando r.slope.aspect è quella riportata
nell'illustrazione seguente (figura n° 4). Il range di valori varia ovviamente da 0° a 360°
gradi.

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Figura 4: Mappa dell'esposizione
L'operazione successiva è stata la classica suddivisione in ottanti, sempre attraverso il
comando r.reclass (figura n° 5).

Figura 5: Mappa dell'esposizione dopo la riclassificazione in ottanti

Ottenute le otto classi si è giunti all'accorpamento definitivo in 3 classi significative

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impiegando nuovamente il comando di riclassificazione. Si riporta nella tabella seguente la
suddivisione con la relativa categoria di appartenenza (tabella n° 2).

RANGE CATEGORIA
N-NE N-NO 1 “condizione sfavorevole”
S-S0 2 “condizione ottimale”
E-SE 3 “condizione discreta”
Tabella n° 2

Bisogna precisare che questa mappa (figura n° 6) è stata utilizzata solo per la creazione
del modello invernale. Come da bibliografia (vedi cap. 4.2.4), il parametro dell'esposizione
è influente principalmente in questa stagione, mentre è da considerarsi di rilevanza bassa
o nulla nel resto dell'anno. Come si vede dalla tabella, la categoria 2 è stata considerata
quella più idonea per la selezione dell'habitat ideale agli ungulati, in quanto la neve in
questi versanti permane meno a lungo, rispetto altre esposizioni. La categoria 1
comprende tutto l'intervallo delle esposizioni a Nord, che per quanto riguarda l'inverno
hanno una selezione negativa da parte dei camosci.

Figura 6: Mappa dell'esposizione dopo l'accorpamento


in 3 classi

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6.2.4 Mappa della copertura
Per la creazione della mappa della copertura si è scelto di utilizzare un approccio
esclusivamente centrato sulla fisionomia vegetazionale e pertanto, le categorie
vegetazionali sono state accorpate in quattro classi molto ampie, denominate: pascolo,
bosco di conifere, bosco di latifoglie e rocce.
Come specificato sulla Carta delle formazioni forestali del Trentino, redatta dal Servizio
Foreste della Provincia di Trento, l’intera superficie provinciale, occupata da boschi, pascoli
ed aree improduttive è suddivisa in particelle; queste sono caratterizzate da una superficie
media di circa 20 ettari e di condizioni fisiche e vegetazionali giudicate omogenee. Per
ciascuna particella, ad ogni revisione del piano o dell’inventario, di norma ogni 10 anni,
viene eseguita una serie di rilevazioni tra le quali l’individuazione, a stima o mediante
apposite misurazioni, della percentuale di copertura arborea occupata dalle principali
specie forestali e l’appartenenza ai vari cingoli vegetazionali.
La cartografia in formato digitale è disponibile nel server WebGIS dell'Università di Trento.
L'operazione preliminare è stata quindi importare le seguenti mappe vettoriali dal server :
• fustaia1
• fustaia2
• pascolo1
• pascolo2
• improduttivo
Sono presenti due mappe per la fustaia e il pascolo poiché l'area del Parco di Paneveggio
occupa, delle zone con cui è stata divisa la Regione Trentino per la realizzazione della
cartografia per l'Uso del Suolo, rispettivamente la zona_1 e la zona_2. Si è reso
necessario quindi unire le mappe, come è descritto in seguito. Per il vettoriale improduttivo
è sufficiente invece una singola mappa a coprire l'intera area di interesse. Il vettoriale del
ceduo non è stato utilizzato in quanto non interessa alcuna porzione del Parco. Con il noto
comando v.to.rast le mappe sono state rasterizzate. Bene è specificare la scelta dei
parametri di rasterizzazione per quanto riguarda le mappe fustaia1 e fustaia2: per
l'origine dei valori del raster è stata utilizzata la tabella degli attributi e in particolare la
colonna nominata “CING”. Questa colonna, come riportato nel file di decodifica fornito
insieme ai dati, contiene le varie categorie fisionomiche (quercete, pinete, lariceti etc. ), a
cui corrisponde un valore numerico specifico. Operazione seguente è stata la

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riclassificazione delle mappe della fustaia (figura n° 7), accorpando le categorie
fisionomiche che andavano dal valore 5 al valore 11, in due classi principali: conifere e
latifoglie (tabella n° 3). La scelta di questa distinzione non è casuale, ma si riferisce alla
selezione dell'habitat fatta dal camoscio in base all'uso del suolo (vedi cap. 4.2.3).
Prendere in considerazione ogni specie vegetale distintamente non è un parametro
significativo, poiché la dieta del camoscio è molto varia e può comprendere più di 300
piante. In bibliografia si riporta talvolta la predilezione dell'ungulato per il Larice, ma solo
per il fatto di fornire un grado di copertura elevato durante l'inverno. Non è quindi il
fattore della dieta che risulta importante per la creazione del modello, ma quello dell'uso
del suolo. Il camoscio preferisce, specialmente nella stagione invernale, boschi a conifera
in quanto garantiscono una importante protezione. La tabella seguente riassume il
procedimento di riclassificazione.

CATEGORIA ORIGINALE SPECIE VEGETALE CATEGORIA RICLASSIFICATA


5 faggete 2
6 abetine 1
7 peccete secondarie 1
8 lariceti secondari 2
9 peccete montane subalpine 1
10 lariceti 1
11 cembrete 1
Tabella n° 3

21
Figura 7: Mappa della fustaia

La categoria riclassificata 1 si riferisce alle latifoglie mentre la categoria 2 alle conifere. Per
quanto riguarda le mappe di pascolo e improduttivo non si è ritenuto necessario, ai fini
dello studio in esame, considerare la distinzione nelle sotto-categorie ulteriori utilizzate dal
Servizio Foreste. Nello specifico con improduttivo vengono accorpate tutte le zone a roccia
nuda, rupi boscate o a formazioni erbacee. Questa ampia categoria di copertura risulta
importante per il camoscio soprattutto nella stagione estiva, quando si alza di quota e
trova tra i salti di roccia e i ripidi pendii l'habitat ideale, proprio per l'esigenza della specie
di vie di fuga che esaltino la sua prerogativa rupicola. Il pascolo comprende in questo
lavoro tutte le zone a praterie nude, alberate ad arbusti e mughete. Non si distinguono
quindi specie arbustive differenti, ma il pascolo è considerato nel suo complesso. Con il
comando r.patch si è proceduto infine ad unire tutte le mappe riferite alla copertura in un
una unica mappa raster denominata appunto copertura (figura n° 8).

22
Figura 8: Mappa della copertura

6.2.4 Mappa dell'altitudine


Il DTM (Digital Model Terrain) è una mappa in formato raster che contiene per ogni pixel
l'attributo di quota relativo; inoltre si possono ricavare altre informazioni quali pendenza ed
esposizione con le quali si sono, come già detto, ottenute le relative mappe. Per quanto
riguarda l'Area del Parco di Paneveggio, il range di valori di quota si estende da un minimo
di 1076 m s.l.m., a un massimo di 3183 m s.l.m del Cimon della Pala, vetta dell'altopiano
delle Pale di San Martino. Utilizzando il comando r.reclass si è trattato di accorpare il valore
delle quote in classi di interesse più ampie. Per la creazione di un modello opportuno
all'individuazione dell'habitat ideale al camoscio, si è deciso di distinguere 3 classi,
riportate nella tabella seguente (tabella n° 4).

RANGE CATEGORIA
673 - 1500 m 0 “condizione discreta/sfavorevole”
1500 - 2500 m 1 “condizione ottimale”
2500 - 3183 m 2 “condizione sfavorevole”
Tabella n° 4

Ad ogni classe viene assegnato un valore di quota identificativo della idoneità potenziale

23
alla presenza dell'Ungulato. La classe 1 identifica il range altitudinale preferito da questa
specie, come da indicazioni bibliografiche (vedi cap. 4.2.2). Le classi 0 e 2 comprendono i
valori di quota rispettivamente sotto e sopra questo range ideale. Come meglio descritto
successivamente, la classe 2 viene considerata non idonea in tutte le stagioni mentre la
classe 1 assume valori di idoneità discreta, solo nella stagione invernale. La mappa
dell'altitudine si presenta nel modo seguente (figura n° 9)

Figura 9: Mappa dell'altitudine

6.3 Mappa degli avvistamenti


Le mappe degli areali effettivi di distribuzione della specie camoscio, gentilmente concesse
dall'Ente di Paneveggio, utilizzate per la validazione del modello, si riferiscono all'anno
2008. Derivano da una digitalizzazione delle informazioni ottenute durante le campagne di
censimento stagionale degli Ungulati effettuate dal Parco. L'attività di campo impiega il
personale guardaparco che determina sesso e classe di età di ogni individuo osservato. Le
informazioni vengono riportate su apposita scheda di rilevamento insieme ad altre
necessarie informazioni relative all'animale. Successivamente viene allegata la Carta
Tecnica Provinciale in scala 1:10.000 sulla quale, con precisione, viene indicato la
localizzazione degli animali avvistati. Alle uscite di monitoraggio vanno aggiunti gli
avvistamenti occasionali effettuati dalle guardie durante le uscite di vigilanza. Inoltre, la
definizione degli areali di diffusione si basa sull'individuazione di indici oggettivi di
presenza dell'animale (fatte, impronte etc.), che spetta agli stessi Agenti di Vigilanza.

24
Proprio l'esperienza diretta sul campo di questi soggetti preposti, a cui sono ben note le
zone di frequentazione ideale dei camosci, permette di integrare i dati dei censimenti
stagionali. Infatti a causa della difficoltà di accesso di alcune aree a forte copertura nevosa
nel periodo invernale o la criticità degli avvistamenti estivi in zone ad elevata densità
forestale, i censimenti possono presentare delle lacune. A partire dalla mole di
informazioni così ottenute, i confini degli areali di distribuzione sono stati digitalizzati
manualmente attraverso software GIS. Le mappe utilizzate in questo lavoro sono due
mappe vettoriali riferite alla stagione invernale, da dicembre a febbraio (figura n° 10) ed
estiva da giugno ad agosto (figura n° 11). L'unica operazione eseguita su di esse è la
rasterizzazione con il comando v.to.rast, per il confronto analitico con il modello creato.

Figura 10: Mappa degli avvistamenti nella stagione


invernale

25
Figura 11: Mappa degli avvistamenti nella stagione estiva

6.4 Incrocio delle mappe


6.4.1 Introduzione
Dopo avere creato le 4 mappe relative alle variabili ambientali considerate per questo
studio (altitudine, pendenza, esposizione, copertura), fase successiva è la creazione del
modello per la ricerca dell'habitat potenziale del camoscio. L'operazione consiste nel
sovrapporre tra di loro le diverse mappe di input, attribuendo un grado di idoneità (in un
intervallo compreso tra 0 e 4), alle varie relazioni tra i valori delle categorie in ingresso. Un
grado 0 individua ambienti non idonei per la presenza della specie studiata; il valore 4 al
contrario indica ambienti ad altissima idoneità. I termini ricompresi entro questo intervallo
rappresentano situazioni le intermedie, come specificato dalla tabella successiva (tabella
n° 5).

GRADO GIUDIZIO DI IDONEITA'


0 Idoneità nulla
1 Bassa idoneità
2 Media Idoneità
3 Alta idoneità

26
4 Altissima Idoneità
Tabella n° 5

Il comando che permette queste operazioni è r.mapcalc, raggiungibile con interfaccia


grafica da GRASS oppure su terminale. Permette di manipolare, analizzare e creare una
mappa attraverso performanti calcoli matematici, a partire da layer raster. Viene riportato
di seguito la sintassi eseguita per ogni comando nei casi invernale ed estivo, con una
breve interpretazione che chiarisca i procedimenti e le scelte effettuate.
6.4.2 Modello Invernale
6.4.2.1 Introduzione
I parametri più importanti per discriminare le aree idonee al camoscio sono, come già
detto (vedi cap. 4.2.3), l'uso del suolo e la pendenza. La scelta è stata quindi di incrociare
per prime le mappe riferite a questi due aspetti predominanti. La mappa risultante viene
incrociata con il layer dell'esposizione e successivamente con quello altitudunale.

6.4.2.2 Incrocio mappa copertura con mappa pendenza

SINTASSI DI R.MAPCALC

MAPPA_INV1=if(veg_reclass == 0,0,if(veg_reclass == 2 && slope == 3,4,if(veg_reclass


== 2 && slope == 2,3,if(veg_reclass == 2 && slope == 1,2,if(veg_reclass == 2 && slope
== 0,1,if(veg_reclass == 3 && slope == 3,3,if(veg_reclass == 3 && slope ==
1,1,if(veg_reclass == 3 && slope == 2,2,if(veg_reclass == 3 && slope ==
0,1,if(veg_reclass == 1 && slope == 3,2,if(veg_reclass == 1 && slope ==
2,1,if(veg_reclass == 1 && slope == 1,0,if(veg_reclass == 1 && slope == 0,0)))))))))))))

INTERPRETAZIONE DELLA SINTASSI


Nelle zone in cui la mappa della copertura (veg_reclass) assume valore 0, alla mappa di
output (MAPPA_INV1) si assegna valore 0. Cioè dove c'è la presenza di bosco di latifoglie il
valore di idoneità scelto è nullo, indipendentemente dal range di pendenza. Il bosco di
latifoglie infatti non offre una protezione nei confronti della neve e non presenta nessuna
risorsa di cibo reperibile in inverno; ricopre comunque solo il 7% circa dell'area del Parco

27
di Paneveggio ed è quindi di poca rilevanza. Se invece la mappa della copertura assume
valori diversi da 0 si assegnano valori alla mappa di output dipendenti dal range di
pendenza (slope). Ad esempio in aree coperte a bosco di conifera e range di pendenza
ottimale (30-45°), il grado di assunto dalla MAPPA_INV1 sarà 4, cioè di altissima idoneità.
Questo grado si ottiene solo dalla combinazione di tali condizioni particolari. Infatti il bosco
di conifera offre un importante protezione alla copertura nevosa, e un sottobosco che,
anche in inverno, può offrire una importante risorsa di cibo. Se questo è intervallato da
canaloni scoscesi o rupi, essenziali vie di fuga per gli animali, è l'habitat ideale come luogo
per resistere al rigido inverno alpino. Valori di idoneità nulla si ottengono anche in
presenza di copertura rocciosa e range di pendenza poco utilizzati quali 0-15° e maggiori
di 45° gradi. Riassumendo la tendenza del modello creato è quella di abbassare
gradualmente il grado di idoneità potenziale con il diminuire delle condizioni migliori. Di
seguito si riporta la visualizzazione della mappa di output MAPPA_INV1 (fig n° 12).

Figura 12: MAPPA_INV1

6.4.2.3 Incrocio mappa MAP_INV1 con mappa esposizione

28
SINTASSI DI R.MAPCALC

MAPPA_INV2=if(MAPPA_INV1 == 0,0,if(MAPPA_INV1 == 4 && aspect==


2,4,if(MAPPA_INV1 == 4 && aspect== 3,3,if(MAPPA_INV1 == 4 && aspect==
1,2,if(MAPPA_INV1 == 3 && aspect== 2,3,if(MAPPA_INV1 == 3 && aspect==
3,2,if(MAPPA_INV1 == 3 && aspect== 1,1,if(MAPPA_INV1 == 2 && aspect==
2,2,if(MAPPA_INV1 == 2 && aspect== 3,1,if(MAPPA_INV1 == 2 && aspect==
1,0,if(MAPPA_INV1 == 1 && aspect== 2,1,if(MAPPA_INV1 == 1 && aspect==
3,0,if(MAPPA_INV1 == 1 && aspect== 1,0)))))))))))))

INTERPRETAZIONE DELLA SINTASSI


Dopo aver incrociato le due mappe più importanti, copertura e pendenza, si procede a
sovrapporre il risultato ottenuto (MAPPA_INV1) con la mappa dell'esposizione (aspect).
L'output sarà la mappa denominata MAPPA_INV2. Anche in questo caso in corrispondenza
di valori 0 in entrambe le mappe si ottiene un grado di idoneità nullo. Cioè dove si ha
grado di partenza 0, il grado della mappa di uscita resta uguale. Questo è logico se si
pensa che in zone in cui vi sono condizioni già sfavorevoli di pendenza e copertura, non
sarà l'esposizione ha giocare un ruolo importante nella scelta dell'habitat, ma la selezione
sarà negativa comunque da parte del camoscio. Discorso diverso è fatto per le altre
combinazioni. Il procedimento è del tutto simile all'incrocio precedente, si diminuisce cioè
gradualmente il grado di idoneità di partenza parallelamente alla diminuzione del valore di
esposizione. Il grado più alto si ottiene quando oltre ad avere già valore 4 nella mappa di
partenza anche il range di esposizione del versante sarà ottimale (valore 3), cioè S-SO.
Queste condizioni sono adatte per la minor copertura nevosa presente, che rende difficili
gli spostamenti dell'animale, e per la più veloce crescita dei germogli, essenziale risorsa di
cibo al finire della stagione invernale. Valori di idoneità nulli si ottengono anche partendo
da grado basso(1) in combinazione con range di esposizione discreto(2) e nullo(1), che in
questo caso vengono considerati allo stesso modo. Di seguito si riporta la visualizzazione
della mappa di output MAPPA_INV2 (figura n° 13).

29
Figura 13: MAPPA_INV2

6.4.2.4 Incrocio mappa MAP_INV2 con mappa altitudine

SINTASSI DI R.MAPCALC

MAPPA_INV3=if(dtm_reclass_inv == 1,MAPPA_INV2,if(dtm_reclass_inv ==
2,0,if(dtm_reclass_inv == 0, MAPPA_INV2 )))

INTERPRETAZIONE DELLA SINTASSI


L'ultimo incrocio è quello con la mappa dell'altitudine (dtm_reclass), per dare come
risultato la mappa finale denominata MAPPA_INV3. Come si nota dalla sintassi, i valori
delle categoria di idoneità della mappa risultante dal secondo incrocio (MAPPA_INV2),
sono stati mantenuti uguali nelle zone ricomprese nel range di altitudine tra 1500 e 2500
m (valore 1). Si intende cioè assumere per definitivi i risultati ottenuti fino all'incrocio
precedente, purché rientrino nell'intervallo di quote ideale alla specie, come da indicazioni
bibliografiche (vedi cap. 4.2.2). In zone poste ad altitudini inferiori (valore 0), la scelta è

30
stata la stessa. Si considerano cioè nello stesso modo per il modello, tutte le quote fino a
2500 m s.l.m. In inverno quindi non è solo la fascia 1500-2500 m ad essere considerata
ottimale per la selezione della specie, ma anche le quote inferiori. Infatti i camosci
tendono ad abbassarsi di quota, per andare ad occupare anche zone di fondovalle
generalmente meno preferite nel resto dell'anno, dove possono trovare condizioni meno
rigide (vedi cap 4.2.2). Bisogna sottolineare comunque che le aree al di sotto dei 1500 m
coprono solo l'8% circa dell'area totale del Parco di Paneveggio. Le zone a quote superiori
a 2500 m (valore 2), sono considerate a selezione negativa, soprattutto nella stagione
invernale dove la scelta come detto è semmai di abbassarsi di quota. In queste zone
quindi il grado di idoneità assegnato è nullo, indipendentemente da altri parametri. Di
seguito si riporta la visualizzazione della mappa finale di output MAPPA_INV3 (figura n°
14)

Figura 14: MAPPA_INV3

6.4.3 Modello Estivo


6.4.3.1 Introduzione
Anche per il modello estivo i parametri più importanti per discriminare le aree idonee al

31
camoscio sono, l'uso del suolo e la pendenza. La scelta è stata quindi di incrociare per
prime le mappe riferite a questi due aspetti predominanti. La mappa dell'esposizione in
questo caso non viene considerata in quanto non sembra esservi una predilezione per
versanti con esposizione particolari, nella stagione estiva. L'ultima sovrapposizione si
effettua quindi con il layer dell'altitudine.

6.4.3.2 Incrocio mappa copertura con mappa pendenza


SINTASSI DI R.MAPCALC

MAPPA_EST1=if(veg_reclass == 1 && slope == 3,4,if(veg_reclass == 1 && slope ==


2,3,if(veg_reclass == 1 && slope == 1,2,if(veg_reclass == 1 && slope ==
0,1,if(veg_reclass == 3 && slope == 3,3,if(veg_reclass == 3 && slope ==
1,1,if(veg_reclass == 3 && slope == 2,2,if(veg_reclass == 3 && slope ==
0,1,if(veg_reclass == 2 && slope == 3,2,if(veg_reclass == 2 && slope ==
2,1,if(veg_reclass == 2 && slope == 1,1,if(veg_reclass == 2 && slope ==
0,0,if(veg_reclass == 0 && slope == 3,2,if(veg_reclass == 0 && slope ==
2,1,if(veg_reclass == 0 && slope == 1,1,if(veg_reclass == 0 && slope ==
0,0))))))))))))))))

INTERPRETAZIONE DELLA SINTASSI


Il parametro più importante in questa stagione è la presenza di copertura a roccia (valore
1) associata a una pendenza di 30-45° gradi (valore 3). Per queste particolari condizioni si
assegna grado di idoneità massimo (grado 4). Queste zone impervie, intervallate da rupi
boscate e salti di roccia sono quelle preferite dai camosci (vedi cap. 4.2.3), grazie alla
possibilità di offrire protezione in caso di maltempo (ad esempio sotto cenge o all'interno
di anfratti) e vie di fuga veloci ed efficaci, qualora l'esemplare sentinella (solitamente
vecchie femmine) desse l'allarme. Altra zona molto frequentata nella stagione estiva è il
pascolo (valore 3). Specie di abitudini prevalentemente diurne, il pascolo avviene molto
presto al mattino non protraendosi di norma (durante l’estate) alle 9; poi gli animali
cercano riparo al caldo in un luogo ombreggiato, sotto alberi o arbusti, su cenge riparate
od anche in pieno sole su chiazze di neve ove restano, ruminando, sin verso le 16-17
quando il pascolo riprende portando gradatamente i camosci verso il luogo di riposo

32
notturno. Grado di idoneità alto (grado 3) viene assegnato quindi in presenza di pascoli,
sempre in combinazione di pendenza ottimale. Per quanto riguarda i boschi a conifera
(valore 2) e i boschi a latifoglia (valore 1), sono considerati allo stesso modo; non vi è
infatti selezione diversa come avviene nella stagione invernale, quando si ricerca la
presenza di copertura fogliare. Sono zone ricercate sopratutto per il riposo e la protezione
dal soleggiamento diurno, comunque in maniera minore rispetto a pascoli e rocce. Il grado
di idoneità che si assegna è quello medio (grado 2), sempre nel caso di pendenza
ottimale. Nel caso il range di pendenza sia non idoneo il grado assegnato è nullo (grado
0). Di seguito si riporta la visualizzazione della mappa di output MAPPA_EST1 (figura n°
15).

Figura 15: MAPPA_EST1

6.4.3.3 Incrocio mappa MAP_EST1 con mappa esposizione

SINTASSI DI R.MAPCALC

33
MAPPA_EST2=if(dtm_reclass_inv == 1,MAPPA_EST1,0)

INTERPRETAZIONE DELLA SINTASSI


Come già detto la mappa dell'esposizione non viene considerata in quanto non influente
per il modello estivo, si passa quindi direttamente all'incrocio della mappa ottenuta
MAPPA_EST1 con la mappa dell'altitudine (dtm_reclass). La sintassi è molto semplice,
vengono discriminate le zone entro il range ottimale di distribuzione, 1500-2500 m s.l.m.
(valore 1), da quelle esterne. I gradi di idoneità delle aree presenti ottenuti dall'incrocio
precedente, presenti tra queste quote sono mantenuti uguali. A differenza del modello
invernale, nelle zone a quote inferiori i 1500 m il grado è assunto non idoneo (grado 0),
indipendentemente da altri fattori. Questa scelta considera la migrazione stagionale dei
camosci che avviene dalle quote inferiori ai pascoli alpini in quota durante l'estate. Anche
le quote superiori ai 2500 m, vengono considerate a selezione negativa, assumendo validi i
dati bibliografici (vedi cap 4.2.2). Le scelte sembrano opportune, comunque le aree
all'esterno del range ottimale costituiscono appena il 16% circa del Parco di Paneveggio,
risultando di minor peso. Di seguito si riporta la visualizzazione della mappa finale di
output MAPPA_EST2 (figura n° 16)

Figura 16: MAPPA_EST2

34
7. Validazione del modello
7.1 Introduzione
Nel precedente capitolo si è descritta la procedura utilizzata per la creazione dei modelli
invernale ed estivo di distribuzione del camoscio nel Parco di Paneveggio. Le mappe
ottenute identificano le zone che potenzialmente sono adatte alla vita di questi animali,
con un diverso grado di idoneità. Necessario è ora un riscontro sulla bontà dei risultati
ottenuti. Questo può essere fatto solo conoscendo le aree effettivamente frequentate dagli
animali del Parco; si utilizzano pertanto le mappe raster degli avvistamenti (vedi cap. 6.3).
Il confronto è di due tipi: visivo e analitico (più importante).

7.2 Confronto visivo


Nella visualizzazione seguente viene sovrapposto il layer degli avvistamenti invernale ed
estivo alle mappe del modello rispettive (figura n° 17, figura n° 21).
7.2.1 Modello Invernale

Figura 17: Sovrapposizione degli avvistamenti al modello invernale

35
Come si può notare visivamente, in generale il modello creato riporta selezione positiva
(categoria 4, 3, 2) in corrispondenza delle aree di avvistamento reale. Questa è una prova
importante per verificare la bontà del lavoro svolto. Particolarmente concordanti sono i
risultati nella parte meridionale del Parco di Paneveggio. In dettaglio si può evidenziare
come esempio di ottima sovrapposizione il versante sulla destra orografica della Valsorda
e la Valzanca (vedi figura n° 18). In queste zone i confini degli home range reali
delimitano anche nel modello le aree ad alta idoneità da quelle a idoneità bassa o nulla.
Altre zone in cui si nota una buona verifica sono l'area sotto il monte Cimerlo (2503 m)
nella parte sud orientale della mappa e la Cavallazza sopra l'abitato di S.Martino verso
malga Ces, al centro della mappa.

Figura 18: Esempio di sovrapposizione positiva

36
La parte settentrionale evidenzia invece alcuni limiti del modello. In particolare lungo la
parte Trentina del Passo Valles e al termine della Val Venegia (vedi figura n° 19). Si nota
come zone che risultano a grado di idoneità alto o altissimo non sono selezionate dai

Figura 19: Esempio si sovrapposizione negativa


camosci, i quali preferiscono aree adiacenti a queste con grado potenziale però basso.
Questo trova giustificazione se si tiene conto del disturbo antropico provocato dalla
presenza di rette viarie principali e sentieri o mulattiere, in alcune aree del Parco. Per
avere conferma di questo è stato sovrapposto il layer della viabilità principale e forestale
alla mappa invernale finale (figura n° 20). Si nota come le zone mostrate in dettaglio in
figura n°19 siano poste in prossimità della rete viaria principale, in particolare la SP81.
Pare ragionevole quindi dedurre che il flusso stradale possa infastidire gli esemplari di
camoscio, a tal punto da indurli ad allontanarsi per scegliere zone che risultano per il
modello meno adatte. Esaminando però più in generale la mappa si vede come questo non
vale in tutti i casi. Le zone prima citate della Valzanca e Valsorda sono attraversate da
sentieri e mulattiere, eppure rappresentano un esempio positivo per il modello. Si può
supporre che la presenza di viabilità secondaria non sia fattore di disturbo nella stagione
invernale (sono frequentati prevalentemente nella stagione estiva), considerando pertanto
solamente le rette viarie principali. Anche questa ipotesi tuttavia non trova riscontro; infatti

37
l'area di Forte Dosaccio sopra il lago di Paneveggio, seppure adiacente alla strada SS50,
riporta la presenza degli avvistamenti. Queste osservazioni, mettono in evidenza come il
disturbo provocato dalle rette viarie, è parametro troppo variabile per rientrare nel
modello. Ci si è limitati quindi ad esaminare qualitativamente a posteriori la sua influenza.

Figura 20: Sovrapposizione della rete viaria al modello invernale

38
7.2.2 Modello Estivo

Figura 21: Sovrapposizione della mappa degli avvistamenti al modello estivo


Come per il modello invernale, ad una verifica visiva generale il modello estivo rappresenta
in maniera più che sufficiente la distribuzione delle aree interessate dalla presenza dei
camosci. Anche in questo caso la corrispondenza migliore si può evidenziare nella parte
meridionale. In particolare si fanno notare le zone di Cima Scanaiol (1745 m), i pascoli
sotto il massiccio delle Pale di San Marino e il versante sinistro della Val Canali al confine
con il Veneto (figura n° 22). Non vi sono casi rilevanti come per il modello invernale che
rappresentino una “traslazione” degli home range reali rispetto le aree virtuali. Un aspetto
curioso si può vedere lungo la Val Bovi; qui vi sono due aree di avvistamento che restano
praticamente immutate tra stagione invernale ed estiva, sebbene in quest'ultima la
selezione potenziale non sia del tutto positiva (figura n° 23). Questo può indicare
particolari condizioni favorevoli agli animali non rilevate dal modello, ma che un indagine
sul campo potrebbe identificare. Per quanto riguarda il disturbo recato dalla viabilità
principale e secondaria, non è necessario approfondire attraverso una sovrapposizione di
layer; infatti gli areali di distribuzione dei camosci in questa stagione si mantengono a

39
quote talmente elevate da non interagire con la presenza umana.

Figura 22: Esempio di sovrapposizione positiva

Figura 23: Caso particolare di home range uguali nelle diverse stagioni

7.3 Confronto analitico


Per un riscontro analitico dei risultati viene utilizzato il comando r.report di GRASS. La
funzione permette di calcolare come si ripartiscono le aree corrispondenti agli
avvistamenti, nelle varie categorie di idoneità potenziale create. Nelle tabelle sono indicati

40
i valori delle aree totali per le varie categorie, in ettari e in percentuale (tabella n 7° e
tabella n° 8). La somma delle aree di selezione positiva (categoria 3, 4, 5), rappresenta il
cosiddetto disponibile che offre l'area del Parco. Viene poi rappresentato come si divide
ogni categoria, tra valore 1 (avvistamento reale) e valore * (assenza di avvistamento). La
somma delle aree di avvistamento rappresenta il cosiddetto utilizzato, cioè l'area
realmente occupata dai camosci.

7.3.1 Modello Invernale


DESCRIZIONE ettari %

0) IDONEITA' NULLA 9825.01 50.27


1) presenza camosci 297.38 3.03

*) assenza camosci 9527.63 96.97


1) BASSA IDONEITA' 4414.40 22.59

1) presenza camosci 256.04 5.8

*) assenza camosci 4158.36 94.2


2) MEDIA IDONEITA' 3116.55 15.95

1) presenza camosci 413.08 13.25

*) assenza camosci 2703.47 86.75


3) ALTA IDONEITA' 1674.31 8.57
1) presenza camosci 464.34 27.73

*) assenza camosci 1210.97 72.26


4) ALTISSIMA IDONEITA' 512.36 2.62
1) presenza camosci 242.44 47.31

*) assenza camosci 269.92 52.69

TOT AREA 19543.63 100


*) TOT ASSENZA CAMOSCI 17870.35 91.44
1) TOT UTILIZZATO 1673.28 8.56
Tabella n° 7 Report Modello Invernale

41
7.3.2 Modello Estivo

DESCRIZIONE ettari %

0) IDONEITA' NULLA 4786.05 24.49


1) presenza camosci 93.27 1.95

*) assenza camosci 4692.78 98.05


1) BASSA IDONEITA' 5972.81 30.56

1) presenza camosci 605.41 10.14

*) assenza camosci 5367.4 89.86


2) MEDIA IDONEITA' 5150.45 26.35

1) presenza camosci 1047.93 20.35

*) assenza camosci 4102.52 79.65


3) ALTA IDONEITA' 2539.91 13.00
1) presenza camosci 785.34 30.92

*) assenza camosci 1754.57 69.08


4) ALTISSIMA IDONEITA' 1094.44 5.6
1) presenza camosci 459.97 42.00

*) assenza camosci 634.44 58.00

TOT AREA 19543.63 100


*) TOT ASSENZA CAMOSCI 16551.71 91.44
1) TOT UTILIZZATO 2991.92 84.7
Tabella n° 8 Report Modello Estivo

7.2.2 Osservazioni
Il confronto analitico permette di confermare la bontà del modello già riscontrata da una
prima verifica visiva. L'andamento che si nota è quello di una occupazione in percentuale
maggiore in aree ad alto grado di idoneità. In particolare le zone a idoneità nulla sono
occupate solo per il 3,03% dai camosci in inverno e per l'1,95% in estate; le aree ad
altissima idoneità sono occupate invece per il 47,31% in inverno e per il 42% in estate.

42
Altra operazione che può essere fatta attraverso il comando r.report è quella di distinguere
la percentuale di avvistamenti che occupa la zona definita disponibile. Le selezioni negative
(categoria 0 e 1) seppur molto rappresentate nel territorio (72,86% per la stagione
invernale e 55,05% per la stagione estiva), sono in proporzione poco utilizzate. Le
categorie positive invece sono molto usate nonostante la loro disponibilità nell’area di
studio sia ridotta. Nelle tabelle seguenti si riporta la percentuale di avvistamento reale che
cade nelle diverse categorie potenziali, (tabella n° 9 e tabella n° 10).

DESCRIZIONE ettari %

1) PRESENZA CAMOSCI 673.28000 100.00

0) idoneità nulla 297.38 17.77

1) bassa idoneità 256.04000 15.30

2) media idoneità 413.08 24.69

3) alta idoneità 464.34 27.75

4) altissima idoneità 242.44 14.49

TOTAL 1673.28000 100.00


Tabella n° 9 Report Invernale

DESCRIZIONE ettari %

1) PRESENZA CAMOSCI 2991.92 100.00

0) idoneità nulla 93.27 3.12

1) bassa idoneità 605.41 20.23

2) media idoneità 1047.93 35.03

3) alta idoneità 785.34 26.25

4) altissima idoneità 459.97 15.37

TOTAL 2991.92 100.00


Tabella n° 10 Report Estivo

43
Per il modello invernale si può riscontrare come il 66.93% dell'utilizzato ricada nel
disponibile (somma categorie 2, 3 e 4), il quale costituisce solo il 27,14% dell'Area totale
del Parco di Paneveggio. Il modello estivo evidenzia un andamento del tutto simile; il
76,65% dell'utilizzato ricade nel disponibile che occupa il 44.95% dell'area totale. Un
ulteriore report si può eseguire sulle variabili ambientali che sono stati definite in questo
lavoro le più importanti per la determinazione dell'home range ideale per i camosci:
copertura e pendenza. Nelle tabelle seguenti si riportano la percentuale di avvistamento
che ricade nelle diverse categorie di copertura (tabella n° 11 e tabella n° 12).

DESCRIZIONE ettari %

1) PRESENZA CAMOSCI 1673.28 100.00

0) latifoglia 94.13 5.63

1) roccia 211.21 12.62

2) conifera 814.23 48.66

3) pascolo 553.71 33.09

TOTALE 1673.28 100.00


Tabella n° 11 Report Invernale confronto mappa copertura e avvistamenti

DESCRIZIONE ettari %

1) PRESENZA CAMOSCI 2991.92 100.00

0) latifoglia 162.89 5.44

1) roccia 1199.85 40.10

2) conifera 439.68 14.70

3) pascolo 1189.50 39.76

TOTALE 2991.92 100.00


Tabella n° 12 Report Estivo confronto mappa copertura e avvistamenti

44
Per quanto riguarda la stagione invernale è stato considerato più importante rispetto ad
altro la presenza di bosco a conifera. Infatti la maggior parte degli avvistamenti (48,66%)
ricadono proprio entro queste aree boschive, mentre il 33,09% nelle aree a pascolo a cui è
stato assegnato valore di idoneità appena inferiore. Per la stagione estiva si conferma la
predilezione della specie per la copertura a roccia (40,10%), insieme alle zone coperte a
pascolo (39,76%), come da ipotesi. Si osserva che la selezione reale è praticamente
uguale nel caso delle due categorie, sembra quindi che l'animale stazioni dove trova la
concomitanza tra i due parametri (limite superiore del pascolo al riparo di zone rocciose).
Le stesse osservazioni si possono fare confrontando gli avvistamenti con la mappa delle
pendenze (tabella n° 13 e tabella n° 14).

DESCRIZIONE ettari %

1) PRESENZA CAMOSCI 1673.28 100.00

0) 0-15° 66.35 3.97

3) >45° 197.83 11.82

1) 15-30° 547.72 32.73

2) 30-45° 861.38 51.48

TOTALE 1673.28 100.00


Tabella n° 13 Report Invernale confronto mappa pendenze e avvistamenti

DESCRIZIONE ettari %

1) PRESENZA CAMOSCI 2991.92 100.00

0) 0-15° 272.17 9.10

3) >45° 422.35 14.12

1) 15-30° 1105.92 36.96

2) 30-45° 1191.48 39.82

TOTALE 2991.92 100.00


Tabella n° 14 Report estivo confronto mappa pendenze e avvistamenti

45
Si nota come il range di pendenza che è stato considerato più importante per il modello
30-45° gradi risulti anche il più selezionato dai camosci in entrambe le stagioni (51,48%
nella stagione invernale e 39,82% nella stagione estiva). Maggiormente rilevante è nel
caso invernale in quanto incide il fattore di copertura nevosa, mentre in estate si potrebbe
decidere di accorpare la classe 15-45° gradi, in quanto la distinzione in due classi distinte
non è così netta nella realtà.

8. Conclusioni

I risultati ottenuti da questo esempio di applicazione di software GIS per l'individuazione


degli home range di distribuzione della specie camoscio si ritengono sufficientemente
buoni. Fondamentale è stata la ricerca bibliografica che ha permesso di individuare le
variabili ambientali principali che discriminassero l'uso del territorio di questo animale.
Nell'area del Parco di Paneveggio, queste informazioni hanno avuto fortunatamente
riscontro positivo, cosa che non si può dire in generale. Infatti la descrizione del
comportamento animale entro limiti rigidi, può comportare talvolta errori di valutazione. La
morfologia dell'area in esame ha reso più facile il compito. La maggior parte delle quote
sono comprese nell'intervallo 1500-2500 m, descritto come range altitudinale ottimale per
il camoscio. Anche la scarsa presenza di bosco a latifoglia a reso meno importante la
valutazione di questo fattore, la cui interazione con il camoscio non è ben documentata.
Viene confermata la predilezione dell'animale per esposizioni a sud e sud-ovest durante
l'inverno e per le pendenze comprese tra 15-30° gradi. La scelta di accorpare l'uso del
suolo in quattro grandi categorie (conifera, latifoglia, pascolo, roccia) non si è rivelata
troppo semplificativa. La presenza del bosco a conifera di cui parte predominante
comprende la Pecceta nella parte settentrionale del Parco, conferma la sua importanza
come fattore di protezione. Relativamente alle zone coperte a pascolo e roccia si è notato
come fondamentale sia la loro esistenza simultanea nella stagione estiva, per la scelta
dell'habitat. Il confronto visivo del modello con gli avvistamenti reali ha mostrato alcune
corrispondenze ottimali, che danno raffronto del giudizio sufficiente del lavoro. La parte
settentrionale del Parco evidenzia invece alcuni limiti; questi possono trovare
giustificazione nel fatto che non si è tenuto conto del fattore limitante dato dalla presenza
di strade e sentieri. Tuttavia non può essere l'unica motivazione, ma andrebbero

46
considerati anche gli eventuali errori di valutazione contenuti negli areali di avvistamento e
ulteriori particolarità delle zone interessate. In conclusione si ritiene che la modellazione
GIS per l'individuazione dell'habitat potenziale degli ungulati, sia uno strumento ormai
indispensabile per la sua conseguente gestione e protezione, soprattutto in aree protette.

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9. Bibliografia

• Amedei M., 2005 – Carta della natura e biodiversità nelle aree naturali protette: il
Parco di Paneveggio-Pale di San Martino
• Herrero J., Garin I., Garcia-Serrano A., Garcia-Gonzales L., 1996. Habitat use in a
• Hoffmann R.R., 1989. Evolutionary stepps of ecophysiological adaptation and
diversification of ruminants: a comparative view of their digestive system.
Oecologia, 78: 443 – 457.
• Knaus W., Schröder W., 1983, Das Gamswild. Paul Parey Ed.
• Ladini F:, 1990 “Il camoscio delle Alpi”; Ghedina e Tassotti Ed.
• Lovari S. e R. Cosentino, 1986 - Seasonal habitat selection and group size of the
Abruzzo chamois (Rupicapra pyrenaica ornata). Boll. Zool.
• Lovari S., 1984. Il popolo delle rocce. Rizzoli, Torino
• Marisaldi L., 1997. Un mondo di acque, rocce e foreste. Il Parco Naturale di
Paneveggio Pale di San Martino. Giunti Ed.
• Matthiopoulos J., 2003; "The use of space by animals as a function of accessibility
and preference"; Ecological Modelling
• Mustoni A., Pedrotti L., Zanon E., Tosi G., 2002. Ungulati delle Alpi: biologia,
riconoscimento, gestione. Nitida Immagine Ed.
• Pedrotti L., 2001 - Banca dati ungulati : status, distribuzione, consistenza, gestione,
prelievo venatorio e potenzialità delle popolazioni di ungulati in Italia. Istituto
nazionale per la fauna selvatica Alessandro Ghigi
• Pedrotti L., Duprè E., Preatoni D., Toso S., 2001. Banca dati ungulati. Status,
distribuzione, consistenza, gestione, prelievo venatorio e potenzialità delle
popolazioni di Ungulati in Italia.
• Ponti F., 2009. Il patrimonio camoscio, Carlo Lorenzini Ed.
• Tosi G., Pedrotti L., Monaco A., Scherini G., 1996. Progetto Camoscio Monte Baldo.
Provincia di Verona, Settore Tutela Faunistico Ambientale.

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|-----------------------------------------------------------------------------|
| Category Information | | % |
|#|description | hectares| cover|
|-----------------------------------------------------------------------------|
|1|Value 1 |1673.28000|100.00|
| |---------------------------------------------------------|----------|------|
| |0| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 297.38000| 17.77|
| |1| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 256.04000| 15.30|
| |2| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 413.08000| 24.69|
| |3| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 464.34000| 27.75|
| |4| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 242.44000| 14.49|
|-----------------------------------------------------------------------------|
|TOTAL |1673.28000|100.00|
+-----------------------------------------------------------------------------+

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