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TESI PARCO PANEVEGGIO Luca Carli PDF
TESI PARCO PANEVEGGIO Luca Carli PDF
Relatore Laureando
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6.4.1 Introduzione 26
6.4.2 Modello Invernale 27
6.4.2.1 Introduzione 27
6.4.2.2 Incrocio mappa copertura con mappa pendenza 27
6.4.2.3 Incrocio mappa MAP_INV1 con mappa esposizione 28
6.4.2.4 Incrocio mappa MAP_INV2 con mappa altitudine 30
6.4.3 Modello Estivo 31
6.4.3.1 Introduzione 31
6.4.3.2 Incrocio mappa copertura con mappa pendenza 32
6.3.3.3 Incrocio mappa MAP_EST1 con mappa esposizione 33
7. Validazione del modello 35
7.1 Introduzione 35
7.2 Confronto visivo 35
7.2.1 Modello invernale 35
7.2.2 Modello estivo 39
7.3 Confronto analitico 40
7.3.1 Modello invernale 41
7.3.2 Modello estivo 42
7.3.3 Osservazioni 42
8. Conclusioni 46
9. Bibliografia 48
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1. Introduzione
2. Il Parco di Paneveggio
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Illustrazione 1: Mappa del Parco di Paneveggio (Foto:www.parcopan.org)
2.2 Morfologia
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latifoglie o misti a conifere, alle quote inferiori si aggiungono, seppur in maniera minore,
alla foresta di Pecceta. Formazioni rade a larice e pino cembro con sottobosco assai
sviluppato rappresentano forse l'ambiente vegetazionale più estremo per le condizioni
ecologiche.
2.3 Clima
Per quanto riguarda l'aspetto climatico il territorio del Parco è caratterizzato da una
spiccata variabilità dovuta alla schermatura offerta dal Lagorai e dal gruppo delle Pale di
San Martino: da un clima prealpino a sud di Passo Rolle si ha quindi il progressivo
passaggio verso un clima di tipo continentale a nord del Passo. Le precipitazioni nevose
più copiose si hanno sull’altopiano delle Pale (quota 2500-2700 m) da ottobre-novembre
fino ad inizio giugno. Il manto nevoso qui si conserva per 8 - 10 mesi l’anno, da ottobre a
maggio-giugno e può comunque permanere per tutta l’estate in corrispondenza di aree
depresse, su versanti esposti a nord. Troviamo in questa zona anche le temperature più
rigide: la media annua si spinge al di sotto dello 0°C per un periodo di sette mesi, tra
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ottobre ed aprile. L’escursione termica tra il mese più freddo e quello più caldo è di 15-16°
C. I venti non presentano particolarità di rilievo, oltre alla normale brezza di valle e di
monte troviamo una corrente fredda proveniente da Nord.
2.4 Antropizzazione
L’area del Parco risulta minimamente antropizzata, al suo interno sono presenti solo il
piccolo centro abitato di Passo Rolle, la località Paneveggio ed alcuni masi sparsi, con una
popolazione complessiva di poche decine di abitanti. Il carico antropico risulta concentrato
soprattutto nei mesi estivi, in alcune aree percorse da strade e sentieri. In inverno le
presenze umane si concentrano nelle zone raggiunte dagli impianti di risalita. Nelle restanti
aree del Parco l'incidenza antropica risulta nulla.
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Le caratteristiche geomorfologiche del territorio del Parco consentono alle molte specie di
animali presenti, di disporre di una molteplicità e varietà di habitat idonei alle loro diverse
esigenze; come descritto, la notevole escursione altimetrica, la diversa esposizione dei
versanti, l’influenza antropica localizzata esclusivamente sul fondovalle, determinano una
grande eterogeneità di ambienti tali da permettere a ciascuna specie di ricavarsi uno
spazio nel luogo più idoneo alle proprie esigenze. Tralasciando la varietà di animali
presenti sul territorio e concentrandosi sugli Ungulati il camoscio è la specie più presente
con circa 1900 esemplari stimati. Troviamo inoltre il capriolo e il cervo, quest'ultimo in
netta crescita negli ultimi decenni, con circa 450 unità. Per lo stambecco si è provveduto
nel 2000 ad attuare un piano di reintroduzione sulle Pale di San Martino che ha portato a
contare 50 esemplari attualmente.
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fino 1-2 anni, occupano per lo più i pascoli al di sopra del limite del bosco, mentre i maschi
adulti, che tendono ad essere solitari, si trovano a quote meno elevate. L’inizio della
stagione degli amori è l'unico momento nel quale i maschi si uniscono alle femmine,
incontrandosi su praterie e macereti, per formare branchi anche di 40-50 individui; questo
periodo inizia solitamente a fine ottobre per concludersi nella seconda metà di dicembre.
3.2 Diffusione
La presenza del camoscio è stata riscontrata già 250-150.000 anni fa, ma è durante le
glaciazioni del Wurm e dell’Olocene che ha raggiunto la massima diffusione in Europa
Centrale, spingendosi fino agli Appennini settentrionali. A inizio secolo la pratica venatoria
selvaggia fino allora perpetrata aveva portato ad un drastico calo della popolazione di
Ungulati in tutto l'arco alpino, compreso il camoscio. Nel secondo dopoguerra, il
progressivo abbandono dello sfruttamento intensivo delle zone di media e alta montagna e
la regolamentazione della caccia, hanno determinato una inversione di tendenza, con una
crescita numerica delle popolazioni e una progressiva espansione del loro areale; dal
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decennio 1960-1970, lo status della specie è continuamente migliorato e il fenomeno di
generale espansione non sembra ancora terminato. A questa evoluzione positiva ha
contribuito in maniera determinante la creazione dei parchi e degli altri istituti di
protezione, che hanno favorito un più rapido incremento e stabilizzazione dei nuclei
presenti. Attualmente è presente con densità differenti, su tutto l’arco alpino.
Relativamente all'Italia, dati aggiornati al 2006 riportano che il 34% delle presenze della
specie si concentra in Trentino Alto-Adige, il 28% in Piemonte, il 12% in Lombardia e il
10% in Valle d’Aosta; i Camosci presenti nelle altre regioni non superano il 10% del totale.
4.2.1 Introduzione
La scelta delle variabili ambientali ed ecologiche utilizzate per la specie Camoscio Alpino
nel Parco di Paneveggio è stata condizionata in primo luogo dalla disponibilità di dati e dal
loro grado di copertura del territorio. Sulla base dei dati disponibili, la scelta è quindi stata
effettuata in funzione dalle caratteristiche ecologiche delle specie e da ulteriori dati
bibliografici (gli studi sulla specie camoscio risultano meno approfonditi rispetto altri
Ungulati quali Cervo e Capriolo), permettendo in questo modo di selezionare i parametri
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che meglio discriminano e diversificano l’idoneità di un territorio alla presenza di questo
Ungulato. Sono state prese in considerazione le seguenti variabili:
• Altitudine di presenza della specie
• Esposizione
• Pendenza del terreno
• Copertura del suolo
4.2.2 Altitudine
Il camoscio alpino vive a quote comprese tra 1500 e i 2500 m di altitudine. Durante i mesi
caldi può soggiornare ad altezze maggiori e d'inverno spingersi a fondovalle (600-800
metri). In estate l'ambiente frequentato di preferenza è la fascia altitudinale del bosco
elevato, ed in particolare le zone in cui la vegetazione si fa rada ed è intervallata da pareti
rocciose e canaloni (Ladini, 1990). Il modello generale dell’utilizzo annuale dello spazio per
la maggior parte delle popolazioni europee di camosci, consiste quindi in una migrazione
stagionale tra le foreste situate a quote inferiori in inverno e le praterie subalpine situate
sopra il limite della vegetazione arborea nella stagione estiva (Lovari & Cosentino, 1986;
Herrero et al, 1996).
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dai vegetali (Ladini, 1990). Rientra nella categoria dei consumatori intermedi (Hoffman,
1989), quelli cioè in grado di variare la quantità e la qualità della dieta in funzione della
disponibilità di cibo; secondo Dunant (1977), le specie vegetali incluse nella sua
alimentazione sono più di 300.
4.2.4 Esposizione
Second Knaus & Schroder l'esposizione risulta importante soprattutto nei mesi invernali; in
questa stagione il camoscio preferisce i versanti con esposizioni meridionali. In particolare i
quartieri rivolti a SUD e SUD-OVEST, dove lo scioglimento anticipato delle nevi consente il
più facile reperimento del cibo.
4.2.5 Pendenza
Il carattere rupicolo del camoscio gli fa preferire versanti con acclività importanti.
Sopratutto nel periodo invernale, i camosci tendono normalmente a selezionare zone con
pendenze elevate, 30-45° gradi, che impediscono un eccessivo accumulo di neve,
problematico per gli spostamenti (Pedrotti, 1996).
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Illustrazione 5: Un camoscio in fuga sulle creste della Val Canali
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tre caratteristiche essenziali: la geometria, la topologia e gli attributi. La geometria
riproduce la forma degli oggetti e viene ricondotta a tre elementi di base: punto, linea e
poligono. La topologia è l'insieme delle informazioni che riguardano le mutue relazioni
spaziali tra i diversi elementi come la connessione, l'adiacenza o l'inclusione. Gli attributi
rappresentano i dati descrittivi dei singoli oggetti reali. Nei GIS possono essere utilizzate
due diverse tecniche di rappresentazione dei dati: vettoriale e raster. Nella
rappresentazione vettoriale un punto è definito da una coppia di coordinate mentre una
linea o un poligono dalle coordinate di un insieme di punti che quando connessi fra loro
con segmenti retti, formano la rappresentazione grafica dell'oggetto. Nella
rappresentazione raster invece, l'area considerata è suddivisa in un insieme di celle,
generalmente di forma quadrata, in ciascuna delle quali viene registrato l'attributo (o
categoria) presente. Ad ogni cella viene quindi attribuito un valore numerico. Le diverse
categorie di oggetti presenti sulla superficie terrestre sono generalmente distinti in
elaborati diversi, o carte. Ogni elaborato contiene quindi una diversa caratteristica o
tematismo, come la copertura del suolo, l’altimetria, ecc.
5.2 GRASS
GRASS (da Geographical Resources Analysis Support System) è un "open source" GIS
acquisibile ed utilizzabile gratuitamente ed è costituito da circa 400 moduli diversi.
Funziona sotto sistema operativo Unix (o similari) e Windows. Originariamente scritto,
sviluppato, gestito e diffuso dall'U.S. Army Construction Engineering Research Laboratories
(USA-CERL, 1982-1995), sezione dell' US Army Corp of Engineers, come strumento per la
gestione del territorio e la pianificazione ambientale per scopi militari, GRASS si è evoluto
divenendo rapidamente un potente strumento in un ampio campo di applicazioni in molte
differenti aree della ricerca scientifica. GRASS è attualmente utilizzato in tutto il mondo in
ambienti accademici e commerciali, in molti settori governativi e in molte compagnie di
consulenza ambientale. In GRASS ad ogni oggetto di una carta raster, o meglio alle celle
che compongono l’oggetto, viene attribuito un solo valore di categoria ed eventualmente
un’etichetta descrittiva. La non assegnazione di una categoria comporta l’assegnazione
automatica di un valore particolare definito null. L’immagine vettoriale è costituita da un
insieme di caratteristiche geometriche e di attributi come per tutti i GIS.
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6. Creazione del modello
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2. mappa dell'esposizione;
3. mappa dell'altitudine;
4. mappa della copertura;
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Figura 2: Mappa delle pendenze
Sono state quindi individuate 4 classi di ampiezza pari a 15° gradi (0-15°, 15-30°, 30-45°
e >45°). Ad ognuno di queste è stata assegnata la relativa categoria di interesse come
mostrato in tabella (tabella n° 1):
RANGE CATEGORIA
0-15° 0 ”condizione sfavorevole”
15-30° 2 ”condizione buona”
30-45° 3 ”condizione ottimale”
>45° 1 ”condizione discreta”
Tabella n° 1
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l'inverno. La categoria 0 risulta non idonea, proprio per il carattere rupicolo del camoscio
che ricerca per il suo habitat zone frastagliate e accidentate, fondamentali come vie di
fuga e riparo. La classe 1 comprende un intervallo maggiore, essendo queste pendenze
talmente elevate da risultare analoghe per l’utilizzo da parte della specie. Di seguito si
riporta la visualizzazione della mappa riclassificata (figura n° 3)
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Figura 4: Mappa dell'esposizione
L'operazione successiva è stata la classica suddivisione in ottanti, sempre attraverso il
comando r.reclass (figura n° 5).
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impiegando nuovamente il comando di riclassificazione. Si riporta nella tabella seguente la
suddivisione con la relativa categoria di appartenenza (tabella n° 2).
RANGE CATEGORIA
N-NE N-NO 1 “condizione sfavorevole”
S-S0 2 “condizione ottimale”
E-SE 3 “condizione discreta”
Tabella n° 2
Bisogna precisare che questa mappa (figura n° 6) è stata utilizzata solo per la creazione
del modello invernale. Come da bibliografia (vedi cap. 4.2.4), il parametro dell'esposizione
è influente principalmente in questa stagione, mentre è da considerarsi di rilevanza bassa
o nulla nel resto dell'anno. Come si vede dalla tabella, la categoria 2 è stata considerata
quella più idonea per la selezione dell'habitat ideale agli ungulati, in quanto la neve in
questi versanti permane meno a lungo, rispetto altre esposizioni. La categoria 1
comprende tutto l'intervallo delle esposizioni a Nord, che per quanto riguarda l'inverno
hanno una selezione negativa da parte dei camosci.
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6.2.4 Mappa della copertura
Per la creazione della mappa della copertura si è scelto di utilizzare un approccio
esclusivamente centrato sulla fisionomia vegetazionale e pertanto, le categorie
vegetazionali sono state accorpate in quattro classi molto ampie, denominate: pascolo,
bosco di conifere, bosco di latifoglie e rocce.
Come specificato sulla Carta delle formazioni forestali del Trentino, redatta dal Servizio
Foreste della Provincia di Trento, l’intera superficie provinciale, occupata da boschi, pascoli
ed aree improduttive è suddivisa in particelle; queste sono caratterizzate da una superficie
media di circa 20 ettari e di condizioni fisiche e vegetazionali giudicate omogenee. Per
ciascuna particella, ad ogni revisione del piano o dell’inventario, di norma ogni 10 anni,
viene eseguita una serie di rilevazioni tra le quali l’individuazione, a stima o mediante
apposite misurazioni, della percentuale di copertura arborea occupata dalle principali
specie forestali e l’appartenenza ai vari cingoli vegetazionali.
La cartografia in formato digitale è disponibile nel server WebGIS dell'Università di Trento.
L'operazione preliminare è stata quindi importare le seguenti mappe vettoriali dal server :
• fustaia1
• fustaia2
• pascolo1
• pascolo2
• improduttivo
Sono presenti due mappe per la fustaia e il pascolo poiché l'area del Parco di Paneveggio
occupa, delle zone con cui è stata divisa la Regione Trentino per la realizzazione della
cartografia per l'Uso del Suolo, rispettivamente la zona_1 e la zona_2. Si è reso
necessario quindi unire le mappe, come è descritto in seguito. Per il vettoriale improduttivo
è sufficiente invece una singola mappa a coprire l'intera area di interesse. Il vettoriale del
ceduo non è stato utilizzato in quanto non interessa alcuna porzione del Parco. Con il noto
comando v.to.rast le mappe sono state rasterizzate. Bene è specificare la scelta dei
parametri di rasterizzazione per quanto riguarda le mappe fustaia1 e fustaia2: per
l'origine dei valori del raster è stata utilizzata la tabella degli attributi e in particolare la
colonna nominata “CING”. Questa colonna, come riportato nel file di decodifica fornito
insieme ai dati, contiene le varie categorie fisionomiche (quercete, pinete, lariceti etc. ), a
cui corrisponde un valore numerico specifico. Operazione seguente è stata la
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riclassificazione delle mappe della fustaia (figura n° 7), accorpando le categorie
fisionomiche che andavano dal valore 5 al valore 11, in due classi principali: conifere e
latifoglie (tabella n° 3). La scelta di questa distinzione non è casuale, ma si riferisce alla
selezione dell'habitat fatta dal camoscio in base all'uso del suolo (vedi cap. 4.2.3).
Prendere in considerazione ogni specie vegetale distintamente non è un parametro
significativo, poiché la dieta del camoscio è molto varia e può comprendere più di 300
piante. In bibliografia si riporta talvolta la predilezione dell'ungulato per il Larice, ma solo
per il fatto di fornire un grado di copertura elevato durante l'inverno. Non è quindi il
fattore della dieta che risulta importante per la creazione del modello, ma quello dell'uso
del suolo. Il camoscio preferisce, specialmente nella stagione invernale, boschi a conifera
in quanto garantiscono una importante protezione. La tabella seguente riassume il
procedimento di riclassificazione.
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Figura 7: Mappa della fustaia
La categoria riclassificata 1 si riferisce alle latifoglie mentre la categoria 2 alle conifere. Per
quanto riguarda le mappe di pascolo e improduttivo non si è ritenuto necessario, ai fini
dello studio in esame, considerare la distinzione nelle sotto-categorie ulteriori utilizzate dal
Servizio Foreste. Nello specifico con improduttivo vengono accorpate tutte le zone a roccia
nuda, rupi boscate o a formazioni erbacee. Questa ampia categoria di copertura risulta
importante per il camoscio soprattutto nella stagione estiva, quando si alza di quota e
trova tra i salti di roccia e i ripidi pendii l'habitat ideale, proprio per l'esigenza della specie
di vie di fuga che esaltino la sua prerogativa rupicola. Il pascolo comprende in questo
lavoro tutte le zone a praterie nude, alberate ad arbusti e mughete. Non si distinguono
quindi specie arbustive differenti, ma il pascolo è considerato nel suo complesso. Con il
comando r.patch si è proceduto infine ad unire tutte le mappe riferite alla copertura in un
una unica mappa raster denominata appunto copertura (figura n° 8).
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Figura 8: Mappa della copertura
RANGE CATEGORIA
673 - 1500 m 0 “condizione discreta/sfavorevole”
1500 - 2500 m 1 “condizione ottimale”
2500 - 3183 m 2 “condizione sfavorevole”
Tabella n° 4
Ad ogni classe viene assegnato un valore di quota identificativo della idoneità potenziale
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alla presenza dell'Ungulato. La classe 1 identifica il range altitudinale preferito da questa
specie, come da indicazioni bibliografiche (vedi cap. 4.2.2). Le classi 0 e 2 comprendono i
valori di quota rispettivamente sotto e sopra questo range ideale. Come meglio descritto
successivamente, la classe 2 viene considerata non idonea in tutte le stagioni mentre la
classe 1 assume valori di idoneità discreta, solo nella stagione invernale. La mappa
dell'altitudine si presenta nel modo seguente (figura n° 9)
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Proprio l'esperienza diretta sul campo di questi soggetti preposti, a cui sono ben note le
zone di frequentazione ideale dei camosci, permette di integrare i dati dei censimenti
stagionali. Infatti a causa della difficoltà di accesso di alcune aree a forte copertura nevosa
nel periodo invernale o la criticità degli avvistamenti estivi in zone ad elevata densità
forestale, i censimenti possono presentare delle lacune. A partire dalla mole di
informazioni così ottenute, i confini degli areali di distribuzione sono stati digitalizzati
manualmente attraverso software GIS. Le mappe utilizzate in questo lavoro sono due
mappe vettoriali riferite alla stagione invernale, da dicembre a febbraio (figura n° 10) ed
estiva da giugno ad agosto (figura n° 11). L'unica operazione eseguita su di esse è la
rasterizzazione con il comando v.to.rast, per il confronto analitico con il modello creato.
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Figura 11: Mappa degli avvistamenti nella stagione estiva
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4 Altissima Idoneità
Tabella n° 5
SINTASSI DI R.MAPCALC
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di Paneveggio ed è quindi di poca rilevanza. Se invece la mappa della copertura assume
valori diversi da 0 si assegnano valori alla mappa di output dipendenti dal range di
pendenza (slope). Ad esempio in aree coperte a bosco di conifera e range di pendenza
ottimale (30-45°), il grado di assunto dalla MAPPA_INV1 sarà 4, cioè di altissima idoneità.
Questo grado si ottiene solo dalla combinazione di tali condizioni particolari. Infatti il bosco
di conifera offre un importante protezione alla copertura nevosa, e un sottobosco che,
anche in inverno, può offrire una importante risorsa di cibo. Se questo è intervallato da
canaloni scoscesi o rupi, essenziali vie di fuga per gli animali, è l'habitat ideale come luogo
per resistere al rigido inverno alpino. Valori di idoneità nulla si ottengono anche in
presenza di copertura rocciosa e range di pendenza poco utilizzati quali 0-15° e maggiori
di 45° gradi. Riassumendo la tendenza del modello creato è quella di abbassare
gradualmente il grado di idoneità potenziale con il diminuire delle condizioni migliori. Di
seguito si riporta la visualizzazione della mappa di output MAPPA_INV1 (fig n° 12).
28
SINTASSI DI R.MAPCALC
29
Figura 13: MAPPA_INV2
SINTASSI DI R.MAPCALC
MAPPA_INV3=if(dtm_reclass_inv == 1,MAPPA_INV2,if(dtm_reclass_inv ==
2,0,if(dtm_reclass_inv == 0, MAPPA_INV2 )))
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stata la stessa. Si considerano cioè nello stesso modo per il modello, tutte le quote fino a
2500 m s.l.m. In inverno quindi non è solo la fascia 1500-2500 m ad essere considerata
ottimale per la selezione della specie, ma anche le quote inferiori. Infatti i camosci
tendono ad abbassarsi di quota, per andare ad occupare anche zone di fondovalle
generalmente meno preferite nel resto dell'anno, dove possono trovare condizioni meno
rigide (vedi cap 4.2.2). Bisogna sottolineare comunque che le aree al di sotto dei 1500 m
coprono solo l'8% circa dell'area totale del Parco di Paneveggio. Le zone a quote superiori
a 2500 m (valore 2), sono considerate a selezione negativa, soprattutto nella stagione
invernale dove la scelta come detto è semmai di abbassarsi di quota. In queste zone
quindi il grado di idoneità assegnato è nullo, indipendentemente da altri parametri. Di
seguito si riporta la visualizzazione della mappa finale di output MAPPA_INV3 (figura n°
14)
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camoscio sono, l'uso del suolo e la pendenza. La scelta è stata quindi di incrociare per
prime le mappe riferite a questi due aspetti predominanti. La mappa dell'esposizione in
questo caso non viene considerata in quanto non sembra esservi una predilezione per
versanti con esposizione particolari, nella stagione estiva. L'ultima sovrapposizione si
effettua quindi con il layer dell'altitudine.
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notturno. Grado di idoneità alto (grado 3) viene assegnato quindi in presenza di pascoli,
sempre in combinazione di pendenza ottimale. Per quanto riguarda i boschi a conifera
(valore 2) e i boschi a latifoglia (valore 1), sono considerati allo stesso modo; non vi è
infatti selezione diversa come avviene nella stagione invernale, quando si ricerca la
presenza di copertura fogliare. Sono zone ricercate sopratutto per il riposo e la protezione
dal soleggiamento diurno, comunque in maniera minore rispetto a pascoli e rocce. Il grado
di idoneità che si assegna è quello medio (grado 2), sempre nel caso di pendenza
ottimale. Nel caso il range di pendenza sia non idoneo il grado assegnato è nullo (grado
0). Di seguito si riporta la visualizzazione della mappa di output MAPPA_EST1 (figura n°
15).
SINTASSI DI R.MAPCALC
33
MAPPA_EST2=if(dtm_reclass_inv == 1,MAPPA_EST1,0)
34
7. Validazione del modello
7.1 Introduzione
Nel precedente capitolo si è descritta la procedura utilizzata per la creazione dei modelli
invernale ed estivo di distribuzione del camoscio nel Parco di Paneveggio. Le mappe
ottenute identificano le zone che potenzialmente sono adatte alla vita di questi animali,
con un diverso grado di idoneità. Necessario è ora un riscontro sulla bontà dei risultati
ottenuti. Questo può essere fatto solo conoscendo le aree effettivamente frequentate dagli
animali del Parco; si utilizzano pertanto le mappe raster degli avvistamenti (vedi cap. 6.3).
Il confronto è di due tipi: visivo e analitico (più importante).
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Come si può notare visivamente, in generale il modello creato riporta selezione positiva
(categoria 4, 3, 2) in corrispondenza delle aree di avvistamento reale. Questa è una prova
importante per verificare la bontà del lavoro svolto. Particolarmente concordanti sono i
risultati nella parte meridionale del Parco di Paneveggio. In dettaglio si può evidenziare
come esempio di ottima sovrapposizione il versante sulla destra orografica della Valsorda
e la Valzanca (vedi figura n° 18). In queste zone i confini degli home range reali
delimitano anche nel modello le aree ad alta idoneità da quelle a idoneità bassa o nulla.
Altre zone in cui si nota una buona verifica sono l'area sotto il monte Cimerlo (2503 m)
nella parte sud orientale della mappa e la Cavallazza sopra l'abitato di S.Martino verso
malga Ces, al centro della mappa.
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La parte settentrionale evidenzia invece alcuni limiti del modello. In particolare lungo la
parte Trentina del Passo Valles e al termine della Val Venegia (vedi figura n° 19). Si nota
come zone che risultano a grado di idoneità alto o altissimo non sono selezionate dai
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l'area di Forte Dosaccio sopra il lago di Paneveggio, seppure adiacente alla strada SS50,
riporta la presenza degli avvistamenti. Queste osservazioni, mettono in evidenza come il
disturbo provocato dalle rette viarie, è parametro troppo variabile per rientrare nel
modello. Ci si è limitati quindi ad esaminare qualitativamente a posteriori la sua influenza.
38
7.2.2 Modello Estivo
39
quote talmente elevate da non interagire con la presenza umana.
Figura 23: Caso particolare di home range uguali nelle diverse stagioni
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i valori delle aree totali per le varie categorie, in ettari e in percentuale (tabella n 7° e
tabella n° 8). La somma delle aree di selezione positiva (categoria 3, 4, 5), rappresenta il
cosiddetto disponibile che offre l'area del Parco. Viene poi rappresentato come si divide
ogni categoria, tra valore 1 (avvistamento reale) e valore * (assenza di avvistamento). La
somma delle aree di avvistamento rappresenta il cosiddetto utilizzato, cioè l'area
realmente occupata dai camosci.
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7.3.2 Modello Estivo
DESCRIZIONE ettari %
7.2.2 Osservazioni
Il confronto analitico permette di confermare la bontà del modello già riscontrata da una
prima verifica visiva. L'andamento che si nota è quello di una occupazione in percentuale
maggiore in aree ad alto grado di idoneità. In particolare le zone a idoneità nulla sono
occupate solo per il 3,03% dai camosci in inverno e per l'1,95% in estate; le aree ad
altissima idoneità sono occupate invece per il 47,31% in inverno e per il 42% in estate.
42
Altra operazione che può essere fatta attraverso il comando r.report è quella di distinguere
la percentuale di avvistamenti che occupa la zona definita disponibile. Le selezioni negative
(categoria 0 e 1) seppur molto rappresentate nel territorio (72,86% per la stagione
invernale e 55,05% per la stagione estiva), sono in proporzione poco utilizzate. Le
categorie positive invece sono molto usate nonostante la loro disponibilità nell’area di
studio sia ridotta. Nelle tabelle seguenti si riporta la percentuale di avvistamento reale che
cade nelle diverse categorie potenziali, (tabella n° 9 e tabella n° 10).
DESCRIZIONE ettari %
DESCRIZIONE ettari %
43
Per il modello invernale si può riscontrare come il 66.93% dell'utilizzato ricada nel
disponibile (somma categorie 2, 3 e 4), il quale costituisce solo il 27,14% dell'Area totale
del Parco di Paneveggio. Il modello estivo evidenzia un andamento del tutto simile; il
76,65% dell'utilizzato ricade nel disponibile che occupa il 44.95% dell'area totale. Un
ulteriore report si può eseguire sulle variabili ambientali che sono stati definite in questo
lavoro le più importanti per la determinazione dell'home range ideale per i camosci:
copertura e pendenza. Nelle tabelle seguenti si riportano la percentuale di avvistamento
che ricade nelle diverse categorie di copertura (tabella n° 11 e tabella n° 12).
DESCRIZIONE ettari %
DESCRIZIONE ettari %
44
Per quanto riguarda la stagione invernale è stato considerato più importante rispetto ad
altro la presenza di bosco a conifera. Infatti la maggior parte degli avvistamenti (48,66%)
ricadono proprio entro queste aree boschive, mentre il 33,09% nelle aree a pascolo a cui è
stato assegnato valore di idoneità appena inferiore. Per la stagione estiva si conferma la
predilezione della specie per la copertura a roccia (40,10%), insieme alle zone coperte a
pascolo (39,76%), come da ipotesi. Si osserva che la selezione reale è praticamente
uguale nel caso delle due categorie, sembra quindi che l'animale stazioni dove trova la
concomitanza tra i due parametri (limite superiore del pascolo al riparo di zone rocciose).
Le stesse osservazioni si possono fare confrontando gli avvistamenti con la mappa delle
pendenze (tabella n° 13 e tabella n° 14).
DESCRIZIONE ettari %
DESCRIZIONE ettari %
45
Si nota come il range di pendenza che è stato considerato più importante per il modello
30-45° gradi risulti anche il più selezionato dai camosci in entrambe le stagioni (51,48%
nella stagione invernale e 39,82% nella stagione estiva). Maggiormente rilevante è nel
caso invernale in quanto incide il fattore di copertura nevosa, mentre in estate si potrebbe
decidere di accorpare la classe 15-45° gradi, in quanto la distinzione in due classi distinte
non è così netta nella realtà.
8. Conclusioni
46
considerati anche gli eventuali errori di valutazione contenuti negli areali di avvistamento e
ulteriori particolarità delle zone interessate. In conclusione si ritiene che la modellazione
GIS per l'individuazione dell'habitat potenziale degli ungulati, sia uno strumento ormai
indispensabile per la sua conseguente gestione e protezione, soprattutto in aree protette.
47
9. Bibliografia
• Amedei M., 2005 – Carta della natura e biodiversità nelle aree naturali protette: il
Parco di Paneveggio-Pale di San Martino
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Provincia di Verona, Settore Tutela Faunistico Ambientale.
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|-----------------------------------------------------------------------------|
| Category Information | | % |
|#|description | hectares| cover|
|-----------------------------------------------------------------------------|
|1|Value 1 |1673.28000|100.00|
| |---------------------------------------------------------|----------|------|
| |0| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 297.38000| 17.77|
| |1| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 256.04000| 15.30|
| |2| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 413.08000| 24.69|
| |3| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 464.34000| 27.75|
| |4| . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . | 242.44000| 14.49|
|-----------------------------------------------------------------------------|
|TOTAL |1673.28000|100.00|
+-----------------------------------------------------------------------------+
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