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Indice

TUTTO FABRIZIO DE ANDRE’ (1966). 2

LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O DELLA VANITA') 2


AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI 2
LA BALLATA DELL'EROE 2
LA CANZONE DI MARINELLA 2
FILA LA LANA 2
LA CITTÀ VECCHIA 2
LA BALLATA DEL MICHE' 3
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO 3
LA GUERRA DI PIERO 3
IL TESTAMENTO 3

VOLUME 1 (1967)...........................4

PREGHIERA IN GENNAIO 4
MARCIA NUZIALE 4
SPIRITUAL 4
SI CHIAMAVA GESU' 4
LA CANZONE DI BARBARA 5
VIA DEL CAMPO 5
CARO AMORE 5
LA STAGIONE DEL TUO AMORE 5
BOCCA DI ROSA 5
LA MORTE 6
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA BATTAGLIA DI POITIERS 6

TUTTI MORIMMO A STENTO (1968). .6

CANTICO DEI DROGATI 6


PRIMO INTERMEZZO 7
LEGGENDA DI NATALE 7
SECONDO INTERMEZZO 7
BALLATA DEGLI IMPICCATI 7
INVERNO 7
GIROTONDO 7
TERZO INTERMEZZO 7
CORALE (LEGGENDA DEL RE INFELICE) 7

VOLUME 3 (1968)...........................8

LA CANZONE DI MARINELLA 8
IL GORILLA 8
LA BALLATA DELL'EROE 8
S'I' FOSSE FOCO 8
AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI 8
LA GUERRA DI PIERO 8
IL TESTAMENTO 8
NELL'ACQUA DELLA CHIARA FONTANA 9
LA BALLATA DEL MICHE' 9
IL RE FA RULLARE I TAMBURI 9

NUVOLE BAROCCHE (1969).............9

NUVOLE BAROCCHE 9
E FU LA NOTTE 9
VALZER PER UN AMORE 9
PER I TUOI LARGHI OCCHI 9
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO 9
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA BATTAGLIA DI POITIERS 10
IL FANNULLONE 10
GEORDIE 10
DELITTO DI PAESE 10

IL PESCATORE (45 GIRI) (1970)......10

IL PESCATORE 10
MARCIA NUZIALE 11

LA BUONA NOVELLA (1970)...........11

LAUDATE DOMINUM 11
L'INFANZIA DI MARIA 11
IL RITORNO DI GIUSEPPE 11
IL SOGNO DI MARIA 11
AVE MARIA 12
MARIA NELLA BOTTEGA D'UN FALEGNAME 12
VIA DELLA CROCE 12
TRE MADRI 12
IL TESTAMENTO DI TITO 13
LAUDATE HOMINEM 13

NON AL DENARO NON ALL'AMORE NE' AL CIELO (1971) 13

DORMONO SULLA COLLINA 13


UN MATTO (DIETRO OGNI SCEMO C'E' UN VILLAGGIO) 14
UN GIUDICE 14
UN BLASFEMO (DIETRO OGNI BLASFEMO C'E' UN GIARDINO INCANTATO) 14
UN MEDICO 14
UN MALATO DI CUORE 14
UN CHIMICO 15
UN OTTICO 15
IL SUONATORE JONES 15

STORIA DI UN IMPIEGATO (1973). .15

INTRODUZIONE 15
CANZONE DEL MAGGIO 15
LA BOMBA IN TESTA 16
AL BALLO MASCHERATO 16
SOGNO NUMERO DUE 16
CANZONE DEL PADRE 16
IL BOMBAROLO 17
VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO AMORE17
NELLA MIA ORA DI LIBERTÀ' 17

CANZONI (1974)..........................18

VIA DELLA POVERTA' 18


LE PASSANTI 18
FILA LA LANA 19
LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O DELLA VANITA’) 19
SUZANNE 19
MORIRE PER DELLE IDEE 19
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO 19
LA CITTA' VECCHIA 19
GIOVANNA D'ARCO 19
DELITTO DI PAESE 19
VALZER PER UN AMORE 19

VOLUME 8 (1975).........................19

LA CATTIVA STRADA 19
OCEANO 20
NANCY 20
LE STORIE DI IERI 20
GIUGNO '73 20
DOLCE LUNA 20
CANZONE PER L'ESTATE 21
AMICO FRAGILE 21

RIMINI (1978).............................21

RIMINI 21
VOLTA LA CARTA 22
CODA DI LUPO 22
ANDREA 22
AVVENTURA A DURANGO 22
SALLY 23
ZIRICHILTAGGIA 23
ZIRICHILTAGGIA (Traduzione) 23
PARLANDO DEL NAUFRAGIO DELLA LONDON VALOUR 23
FOLAGHE 23

UNA STORIA SBAGLIATA (45 GIRI) (1980) 24

UNA STORIA SBAGLIATA 24


TITTI 24

FABRIZIO DE ANDRE’ (1981).........24

QUELLO CHE NON HO 24


CANTO DEL SERVO PASTORE 24
FIUME SAND CREEK 24
AVE MARIA (in sardo) 25
AVE MARIA (traduzione) 25
HOTEL SUPRAMONTE 25
FRANZISKA 25
SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI 25
VERDI PASCOLI 26

CREUZA DE MÄ (1984)...................26

CREUZA DE MÄ 26
MULATTIERA DI MARE (traduzione) 26
JAMIN-A 26
JAMINA (traduzione) 26
SIDUN 27
SIDONE (traduzione) 27
SINÁN CAPUDÁN PASCIÁ 27
SINÁN CAPUDÁN PASCIÁ (traduzione) 27
A PITTIMA 27
LA PITTIMA (traduzione) 28
A DUMENEGA 28
LA DOMENICA (traduzione) 28
DA A ME RIVA 28
DALLA MIA RIVA (traduzione) 28

LE NUVOLE (1990)........................28

LE NUVOLE 28
OTTOCENTO 29
DON RAFFAE' 29
LA DOMENICA DELLE SALME 29
MÉGU MÉGUN 30
MEDICO MEDICONE (traduzione) 30
LA NOVA GELOSIA 31
'A ÇIMMA 31
LA CIMA (traduzione) 31
MONTI DI MOLA 31
MONTI DI MOLA (traduzione) 31

ANIME SALVE (1996)....................32

PRINCESA 32
KHORAKHANE' (A FORZA DI ESSERE VENTO) 32
ANIME SALVE 33
DOLCENERA 33
LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE 33
DISAMISTADE 34
 CÚMBA 34
LA COLOMBA (traduzione) 35
HO VISTO NINA VOLARE 35
SMISURATA PREGHIERA 36
non le bastava quell'orrore un giorno qualunque li ricorderai
voleva un'altra prova del suo cieco amore amore che fuggi da me tornerai
Gli disse "Amor se mi vuoi bene" un giorno qualunque li ricorderai
gli disse "Amor se mi vuoi bene" amore che fuggi da me tornerai
tagliati dai polsi le quattro vene" E tu che con gli occhi di un altro colore
le vene ai polsi lui si tagliò mi dici le stesse parole d'amore
e come il sangue ne sgorgò fra un mese, fra un anno, scordate le avrai
correndo come un pazzo da lei tornò amore che vieni da me fuggirai
fra un mese, fra un anno, scordate le avrai
Gli disse lei ridendo forte amore che vieni da me fuggirai
gli disse lei ridendo forte Venuto dal sole o da spiagge gelate
"L'ultima tua prova sarà la morte" perduto in novembre o col vento d'estate
e mentre il sangue lento usciva io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
e ormai cambiava il suo colore amore che vieni, amore che vai
TUTTO FABRIZIO DE la Vanità fredda gioiva io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
ANDRE’ (1966) un uomo s'era ucciso per il suo amore amore che vieni, amore che vai

Fuori soffiava dolce il vento Testo: F.De Andrè


LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O ma lei fu presa da sgomento Anno di pubblicazione: 1966
DELLA VANITA') quando lo vide morir contento
Un uomo onesto un uomo probo morir contento e innamorato LA BALLATA DELL'EROE
s'innamorò perdutamente quando a lei niente era restato Era partito per fare la guerra
d'una che non lo amava niente non il suo amore non il suo bene per dare il suo aiuto alla sua terra
gli disse "Portami domani" ma solo il sangue secco delle sue vene gli avevano dato le mostrine e le stelle
gli disse "Portami domani e il consiglio di vendere cara la pelle
il cuore di tua madre per i miei cani" Testo: F.De Andrè
lui dalla madre andò e l'uccise Anno di pubblicazione: 1966 E quando gli dissero di andare avanti
dal petto il cuore le strappò troppo lontano si spinse a cercare la verità
e dal suo amore ritornò AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI ora che è morto la Patria si gloria
Quei giorni perduti a rincorrere il vento d'un altro eroe alla memoria
Non era il cuore non era il cuore a chiederci un bacio e volerne altri cento
Ma lei che lo amava aspettava il ritorno quello che ha venduto per tremila lire sua
d'un soldato vivo d'un eroe morto che ne Fila la lana fila i tuoi giorni madre a un nano
farà? illuditi ancora che lui ritorni se tu penserai e giudicherai da buon
se accanto nel letto le è rimasta la gloria libro di dolci sogni d'amore borghese
d'una medaglia alla memoria apri le pagine al suo dolore li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai se li cercherai fino in fondo
Testo: F.De Andrè Cavalieri che in battaglia se non sono gigli son pur sempre figli vittime
Anno di pubblicazione: 1961 ignorate la paura di questo mondo
stretta sia la vostra maglia
LA CANZONE DI MARINELLA ben temprata l'armatura Testo: F.De Andrè
Questa di Marinella è la storia vera al nemico che vi assalta Anno di pubblicazione: 1965
che scivolò nel fiume a primavera siate presti a dar risposta
ma il vento che la vide così bella perché dietro a quelle mura LA BALLATA DEL MICHE'
dal fiume la portò sopra una stella vi s'attende senza sosta Quando hanno aperto la cella
era già tardi perché
Sola senza il ricordo di un dolore Fila la lana fila i tuoi giorni con una corda sul collo
vivevi senza il sogno di un amore illuditi ancora che lui ritorni freddo pendeva Miche'
ma un Re senza corona e senza scorta libro di dolci sogni d'amore tutte le volte che un gallo
bussò tre volte un giorno alla tua porta chiudi le pagine sul suo dolore sento cantar penserò
a quella notte in prigione
Bianco come la luna il suo cappello Testo: F.De Andrè quando Miche' s'impiccò
come l'amore rosso il suo mantello Anno di pubblicazione: 1965
tu lo seguisti senza una regione Stanotte Miche'
come un ragazzo segue l'aquilone LA CITTÀ VECCHIA si è impiccato ad un chiodo perché
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà non poteva restare
E c'era il sole e avevi gli occhi belli i suoi raggi vent'anni in prigione
lui ti baciò le labbra ed i capelli ha già troppi impegni per scaldar la gente lontano da te
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi d'altri paraggi nel buio Miche'
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi una bimba canta la canzone antica della se n'è andato sapendo che a te
donnaccia non poteva mai dire
Furono baci e furono sorrisi quel che ancor non sai tu lo imparerai solo che aveva ammazzato
poi furono soltanto i fiordalisi qui fra le mie braccia perché amava te
che videro con gli occhi delle stelle e se alla sua età le difetterà la competenza io so che Miche'
fremere al vento e ai baci la tua pelle presto affinerà le capacità con l'esperienza ha voluto morire perché
dove sono andati i tempi d'una volta per gli restasse il ricordo
Dicono poi che mentre ritornarvi Giunone del bene profondo
nel fiume, chissà come, scivolavi quando ci voleva per fare il mestiere anche che aveva per te
e lui che non ti volle creder morta un po' di vocazione?
bussò cent'anni ancora alla tua porta Vent'anni gli avevano dato
Una gamba qua una gamba là gonfi di vino la Corte decise così
Questa è la tua canzone Marinella quattro pensionati mezzo avvelenati al perché un giorno aveva ammazzato
che sei volata in cielo su una stella tavolino chi voleva rubargli Mari'
e come tutte le più belle cose li troverai là col tempo che fa estate e lo avevan perciò condannato
vivesti solo un giorno come le rose inverno vent'anni in prigione a marcir,
e come tutte le più belle cose a stratracannare a stramaledir le donne il però adesso che lui s'è impiccato
vivesti solo un giorno come le rose tempo ed il governo la porta gli devono aprire.
loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere
Testo: F.De Andrè per dimenticare d'esser stati presi per il Se pure Miche'
Anno di pubblicazione: 1964 sedere non ti ha scritto spiegando perché
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte se n'è andato dal mondo
FILA LA LANA porteran sul viso l'ombra d'un sorriso fra le tu sai che l'ha fatto
Nella guerra di Valois braccia della morte soltanto per te
il signor Divlie è morto domani alle tre
se sia stato un prode eroe Vecchio professore cosa vai cercando in quel nella fossa comune cadrà
non si sa non è ancor certo portone senza il prete e la messa
ma la dama abbandonata forse quella che sola ti può dare una lezione perché di un suicida non hanno pietà
lamentando la sua morte quella che di giorno chiami con disprezzo domani alle tre
per mill'anni e forse ancora "Pubblica moglie" nella terra bagnata sarà
piangerà la triste sorte quella che di notte stabilisce il prezzo alle e qualcuno una croce
sue voglie col nome e la data
Fila la lana fila i tuoi giorni tu la cercherai tu la invocherai più d'una su lui pianterà
illuditi ancora che lui ritorni notte e qualcuno una croce
libro di dolci sogni d'amore ti alzerai disfatto rimandando tutto al col nome e la data
apri le pagine sul suo dolore ventisette su lui pianterà
quando incasserai delapiderai mezza
Son tornati a cento e a mille pensione Testo: F.De Andrè
i guerrieri di Valois diecimila lire per sentirti dire "Micio bello e Anno di pubblicazione: 1961
son tornati alle famiglie bamboccione"
ai palazzi alle città LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO
ma la dama abbandonata Se t'inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli Ricordi sbocciavan le viole
non ritroverà il suo amore in quell'aria spessa carica di sale gonfia di con le nostre parole:
e il gran ceppo nel cammino odori "Non ci lasceremo mai
non varrà a scaldarle il cuore lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano mai e poi mai"
Vorrei dirti ora le stesse cose che il tempo non ti sarebbe bastato per riferirglieli tutti sbagliati
ma come fan presto amore a chieder perdono per ogni peccato non vedo l'ora di andar fra i dannati
ad appassir le rose per riferirglieli tutti sbagliati
così per noi Cadesti a terra senza un lamento
L'amore che strappa i capelli e ti accorgesti in un solo momento Quando la morte mi chiederà
è perduto ormai che la tua vita finiva quel giorno di restituirle la libertà
non resta che qualche svogliata carezza e non ci sarebbe stato ritorno forse una lacrima forse una sola
e un po' di tenerezza sulla mia tomba si spenderà
"Ninetta mia crepare di maggio forse un sorriso forse uno solo
E quando ti troverai in mano ci vuole tanto troppo coraggio dal mio ricordo germoglierà
dei fiori appassiti Ninetta bella dritto all'inferno
al sole d'un aprile avrei preferito andarci in inverno" Se dalla carne mia già corrosa
ormai lontano li rimpiangerai dove il mio cuore ha battuto il tempo
ma sarà la prima E mentre il grano ti stava a sentire dovesse nascere un giorno una rosa
che incontri per strada dentro alle mani stringevi il fucile la do alla donna che mi offrì il suo pianto
che tu coprirai d'oro dentro alla bocca stringevi parole per ogni palpito del suo cuore
per un bacio mai dato troppo gelate per sciogliersi al sole le rendo un petalo rosso d'amore
per un amore nuovo per ogni palpito del suo cuore
Dormi sepolto in un campo di grano le rendo un petalo rosso d'amore
E sarà la prima non è la rosa non è il tulipano
che incontri per strada che ti fan veglia all'ombra dei fossi A te che fosti la più contesa
che tu coprirai d'oro ma sono mille papaveri rossi la cortigiana che non si dà a tutti
per un bacio mai dato ed ora all'angolo di quella chiesa
per un amore nuovo Testo: F.De Andrè offri le immagini ai belli ed ai brutti
Anno di pubblicazione: 1964 lascio le note di questa canzone
Testo: F.De Andrè canto il dolore della tua illusione
Anno di pubblicazione: 1965 IL TESTAMENTO a te che sei per tirare avanti
Quando la morte mi chiamerà costretta a vendere Cristo e i santi
LA GUERRA DI PIERO forse qualcuno prosterà
Dormi sepolto in un campo di grano dopo aver letto nel testamento Quando la morte mi chiamerà
non è la rosa non è il tulipano quel che gli lascio in eredità nessuno al mondo si accorgerà
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi non maleditemi non serve a niente che un uomo è morto senza parlare
ma sono mille papaveri rossi tanto all'inferno ci sarò già senza sapere la verità
che un uomo è morto senza pregare
"Lungo le sponde del mio torrente Ai protettori delle battone fuggendo il peso della pietà
voglio che scendano i lucci argentati, lascio un impiego da ragioniere
non più i cadaveri dei soldati perché provetti nel loro mestiere Cari fratelli dell'altra sponda
portati in braccio dalla corrente" rendano edotta la popolazione cantammo in coro giù sulla terra
Così dicevi ed era d'inverno ad ogni fine di settimana amammo in cento l'identica donna
e come gli altri verso l'inferno sopra la rendita di una puttana partimmo in mille per la stessa guerra
te ne vai triste come chi deve ad ogni fine di settimana questo ricordo non vi consoli
il vento ti sputa in faccia la neve sopra la rendita di una puttana quando si muore, si muore soli
questo ricordo non vi consoli
Fermati Piero fermati adesso Voglio lasciare a Biancamaria quando si muore si muore soli
lascia che il vento ti passi un po' addosso che se ne sfrega della decenza,
dei morti in battaglia ti porti la voce un attestato di benemerenza Testo: F.De Andrè
chi diede la vita ebbe in cambio una croce che al matrimonio le spiani la via Anno di pubblicazione: 1963
Ma tu non lo udisti e il tempo passava con tanti auguri per chi c'è caduto
con le stagioni a passo di giava di conservarsi felice e cornuto VOLUME 1 (1967)
ed arrivasti a varcar la frontiera con tanti auguri per chi c'è caduto
in un bel giorno di primavera di conservarsi felice cornuto
PREGHIERA IN GENNAIO
E mentre marciavi con l'anima in spalle Sorella Morte lasciami il tempo Lascia che sia fiorito
vedesti un uomo in fondo alla valle di terminare il mio testamento Signore il suo sentiero
che aveva il tuo stesso identico umore lasciami il tempo di salutare quando a te la sua anima
ma la divisa di un altro colore di riverire di ringraziare e al mondo la sua pelle
tutti gli artefici del girotondo dovrà riconsegnare
Sparagli Piero sparagli ora intorno al letto di un moribondo quando verrà al tuo cielo
e dopo un colpo sparagli ancora là dove in pieno giorno
fino a che tu non lo vedrai esangue Signor Becchino mi ascolti un poco risplendono le stelle
cadere in terra a coprire il suo sangue il suo lavoro a tutti non piace
"E se gli sparo in fronte o nel cuore non lo considerano tanto un bel gioco Quando attraverserà
soltanto il tempo avrà per morire, coprir di terra chi riposa in pace l'ultimo vecchio ponte
ma il tempo a me resterà per vedere, ed è per questo che io mi onoro ai suicidi dirà
vedere gli occhi di un uomo che muore" nel consegnare le la vanga d'oro baciandoli alla fronte
ed è per questo che io mi onoro venite in Paradiso
E mentre gli usi questa premura nel consegnare la vanga d'oro là dove vado anch'io
quello si volta ti vede ha paura perché non c'è l'inferno
ed imbracciata l'artiglieria Per quella candida vecchia Contessa nel mondo del buon Dio
non ti ricambia la cortesia che non si muove più dal mio letto
per estirparmi l'insana promessa Fate che giunga a Voi
Cadesti a terra senza un lamento di riservarle i miei numeri al lotto con le sue ossa stanche
e ti accorgesti in un solo momento non vedo l'ora di andar fra i dannati seguito da migliaia
di quelle facce bianche ma inumano è pur sempre l'amore
fate che a Voi ritorni Testo: F.De Andrè (traduzione di “La di chi rantola senza rancore
fra i morti per oltraggio marche nuptiale” di G.Brassens) perdonando con l'ultima voce
che al cielo ed alla terra Anno di pubblicazione: 1967 chi lo uccide tra le braccia d'una croce
mostrarono il coraggio
SPIRITUAL E per quelli che l'ebbero odiato
Signori benpensanti Dio del cielo se mi vorrai nel Getsemani pianse l'addio
spero non vi dispiaccia in mezzo agli altri uomini mi cercherai come per chi lo adoro come Dio
se in cielo, in mezzo ai Santi Dio del cielo se mi cercherai che gli disse: "Sii sempre lodato"
Dio fra le sue braccia nei campi di granturco mi troverai per chi gli portò in dono alla fine
soffocherà il singhiozzo una lacrima una treccia di spine
di quelle labbra smorte Dio del cielo se mi vorrai amare accettando ad estremo saluto
che all'odio e all'ignoranza scendi dalle stelle e vienimi a cercare la preghiera e l'insulto e lo sputo
preferirono la morte oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a cercare E morì come tutti si muore
Dio di misericordia come tutti cambiando colore
il tuo bel Paradiso Le chiavi del cielo non ti voglio rubare non si può dire che sia servito a molto
lo hai fatto soprattutto ma un attimo di gioia me lo puoi regalare perché il male dalla Terra non fu tolto
per chi non ha sorriso Le chiavi del cielo non ti voglio rubare ebbe forse un po' troppe virtù
per quelli che han vissuto ma un attimo di gioia me lo puoi regalare ebbe un volto ed un nome Gesù
con la coscienza pura di Maria dicono fosse il figlio
l'inferno esiste solo Oh Dio del cielo se mi vorrai amare sulla croce sbiancò come un giglio
per chi ne ha paura scendi dalle stelle e vienimi a cercare
oh Dio del cielo se mi vorrai amare Testo: F.De Andrè
Meglio di Lui nessuno scendi dalle stelle e vienimi a cercare Anno di pubblicazione: 1967
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti Senza di te non so più dove andare LA CANZONE DI BARBARA
che poi e vuoi salvare come una mosca cieca che non sa più volare Chi cerca una bocca infedele
ascolta la sua voce senza di te non so più dove andare che sappia di fragola e miele
che ormai canta nel vento come una mosca cieca che non sa più volare in lei la troverà Barbara
Dio di misericordia in lei la bacerà Barbara
vedrai sarai contento Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare Lei sa che ogni letto di sposa
Testo: F.De Andrè oh Dio del cielo se mi vorrai amare è fatto di ortica e mimosa
Anno di pubblicazione: 1967 scendi dalle stelle e vienimi a salvare per questo ad un'altra età Barbara
l'amore vero rimanderà Barbara
MARCIA NUZIALE E se ci hai regalato il pianto ed il riso
Matrimoni per amore matrimoni per forza noi qui sulla terra non l'abbiamo diviso E intanto lei gioca all'amore
ne ho visti d'ogni tipo di gente d'ogni sorta e se ci hai regalato il pianto ed il riso scherzando con gli occhi ed il cuore
di poveri straccioni e di grandi signori noi qui sulla terra non l'abbiamo diviso di chi forse la odierà Barbara
di pretesi notai di falsi professori ma poi la perdonerà Barbara
Oh Dio del cielo se mi vorrai amare
Ma pure se vivrò fino alla fine del tempo scendi dalle stelle e vienimi a cercare E il vento di sera la invita
io sempre serberò il ricordo contento oh Dio del cielo se mi vorrai amare a sfogliare la sua margherita
delle povere nozze di mio padre e mia scendi dalle stelle e vienimi a salvare per ogni amore che se ne va
madre lei lo sa un altro petalo fiorirà
decisi a regolare il loro amore sull'altare Oh Dio del cielo se mi cercherai per Barbara
in mezzo agli altri uomini mi troverai
Fu su un carro di buoi se si vuol esser fianchi oh Dio del cielo se mi cercherai Testo: F.De Andrè
tirato dagli amici spinto dai parenti nei campi di granturco mi troverai Anno di pubblicazione: 1968
che andarono a sposarsi dopo un
fidanzamento Dio del cielo io ti aspetterò VIA DEL CAMPO
durato tanti anni da chiamarlo ormai nel cielo e sulla terra io ti cercherò Via del Campo c'è una graziosa
d'argento gli occhi grandi color di foglia
Cerimonia originale strano tipo di festa Oh Dio del cielo... tutta notte sta sulla soglia
la folla ci guardava di occhi fuori dalla testa vende a tutti la stessa rosa
eravamo osservati dalla gente civile Testo: F.De Andrè
che mai aveva visto matrimoni in quello stile Anno di pubblicazione: 1967 Via del Campo c'è una bambina
Ed ecco soffia il vento e si porta lontano con le labbra color rugiada
il cappello che mio padre tormentava in una SI CHIAMAVA GESU' gli occhi grigi come la strada
mano Venuto da molto lontano nascon fiori dove cammina
ecco cade la pioggia da un cielo mal disposto a convertire bestie e gente
deciso ad impedire le nozze ad ogni costo non si può dire non sia servito a niente Via del Campo c'è una puttana
Ed io non scorderò mai la sposa in pianto perché prese la terra per mano gli occhi grandi color di foglia
cullava come un bimbo quei suoi fiori di vestito di sabbia e di bianco se di amarla ti vien la voglia
campo alcuni lo dissero santo basta prenderla per la mano
ed io per consolarla io con la gola tesa per altri ebbe meno virtù
suonavo la mia armonica come un organo si faceva chiamare Gesù E ti sembra di andare lontano
da chiesa lei ti guarda con un sorriso
Mostrando i pugni nudi gli amici tutti quanti Non intendo cantare la gloria "Non credevi che il paradiso
gridarono: "Per Giove le nozze vanno avanti né invocare la grazia o il perdono fosse solo lì al primo piano"
per la gente bagnata per gli dei dispettosi di chi penso non fu altri che un uomo
le nozze vanno avanti viva viva gli sposi" come Dio passato alla storia Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare passa il tempo sopra il tempo con i pennacchi con i pennacchi
a vederla salire le scale ma non devi aver paura ed arrivarono quatto gendarmi
fino a quando il balcone è chiuso sembra correre come il vento con i pennacchi e con le armi
però il tempo non ha premura
Ama e ridi se amor risponde piangi e ridi come allora Spesso gli sbirri e i carabinieri
piangi forte se non ti sente ridi e piangi e ridi ancora al proprio dovere vengono meno
dai diamanti non nasce niente ogni gioia ogni dolore ma non quando sono in alta riforme
dal letame nascono i fior poi ritrovarli nella luce di un'ora e l'accompagnano al primo treno
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior passa il tempo sopra il tempo Alla stazione c'erano tutti
ma non devi aver paura dal commissario al sacrestano
Testo: F.De Andrè sembra correre come il vento altra stazione c'erano tutti
Anno di pubblicazione: 1967 però il tempo non ha premura con gli occhi rossi e il cappello in mano
piangi e ridi come allora
CARO AMORE ridi e piangi e ridi ancora A salutare chi per un poco
(sostituita in seguito da "La stagione del tuo ogni gioia ogni dolore senza pretese senza pretese
amore") puoi ritrovarli nella luce di un'ora a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese
Caro amore Testo: F.De Andrè
nei tramonti d'aprile Anno di pubblicazione: 1967 C'era un cartello giallo
caro amore con una scritta nera
quando il sole si uccide BOCCA DI ROSA diceva: "Addio Bocca di Rosa
oltre le onde La chiamavano Bocca di Rosa con te se ne parte la primavera"
puoi sentire piangere e gioire metteva l'amore metteva l'amore
anche il vento ed il mare. la chiamavano Bocca di Rosa Ma una notizia un po' originale
metteva l'amore sopra ogni cosa non ha bisogno di alcun giornale
Caro amore come una freccia dall'arco scocca
così un uomo piange Appena scesa alla stazione vola veloce di bocca in bocca
caro amore del paesino di Sant'Ilario
al sole, al vento e ai verdi anni tutti s'accorsero con uno sguardo E alla stazione successiva
che cantando se ne vanno che non si trattava d'un missionario molta più gente di quando partiva
dopo il mattino di maggio chi manda un bacio chi getta un fiore
quando sono venuti C'è chi l'amore lo fa per noia chi si prenota per due ore
e quando scalzi chi se lo scegliere per professione
e con gli occhi ridenti Bocca di Rosa né l'uno né l'altro Persino il parroco che non disprezza
sulla sabbia scrivevamo contenti lei lo faceva per passione fra un miserere e un'estrema unzione
le più ingenue parole. il bene effimero della bellezza
Ma la passione spesso conduce la vuole accanto in processione
Caro amore a soddisfare le proprie voglie
i fiori dell'altr'anno senza indagare se il concupito E con la Vergine in prima fila
caro amore ha il cuore libero oppure ha moglie e Bocca di Rosa poco lontano
sono sfioriti e mai più si porta a spasso per il paese
rifioriranno E fu così che da un giorno all'altro l'amore sacro e l'amor profano
e nei giardini ad ogni inverno Bocca di Rosa si tirò addosso
ben più tristi sono le foglie. l'ira funesta delle cagnette Testo: F.De Andrè
a cui aveva sottratto l'osso Anno di pubblicazione: 1967
Caro amore
così un uomo vive Ma le comari d'un paesino LA MORTE
caro amore non brillano certo in iniziativa La morte verrà all'improvviso
e il sole e il vento e i verdi anni le contromisure fino a quel punto avrà le tue labbra i tuoi occhi
si rincorrono cantando si limitavano all'invettiva ti coprirà d'un velo bianco
verso il novembre a cui addormentandosi al tuo fianco
ci vanno portando Si sa che la gente dà buoni consigli nell'ozio nel sonno in battaglia
e dove un giorno con un triste sorriso sentendosi come Gesù nel tempio verrà senza darti avvisaglia
ci diremo tra le labbra ormai stanche si sa che la gente dà buoni consigli la morte va a colpo sicuro
"eri il mio caro amore". se non può più dare cattivo esempio non suona il corno né il tamburo
madonna che in limpida fonte
(Nota: Musica tratta dal "Concerto di Così una vecchia mai stata moglie ristori le membra stupende
Aranjuez" - Adagio - di J.Rodrigo) senza mai figli senza più voglie la morte non ti vedrà in faccia
si prese la briga e di certo il gusto avrà il tuo seno e le tue braccia
Testo: F.De Andrè di dare a tutte il consiglio giusto
Anno di pubblicazione: 1967 Prelati notabili e conti
E rivolgendosi alle contenute sull'uscio piangeste ben forte
LA STAGIONE DEL TUO AMORE le apostrofò con parole argute: chi bene condusse sua vita
La stagione del tuo amore "Il furto d'amore sarà punito" male sopporterà sua morte
non è più la primavera disse "dall'ordine costituito" straccioni che senza vergogna
ma nei giorni del tuo autunno portaste il cilicio o la gogna
hai la dolcezza della sera E quelle andarono dal commissario partirvene non fu fatica
se un mattino fra i capelli e dissero senza parafrasare: perché la morte vi fu amica
troverai un po' di neve "Quella schifosa ha già troppi clienti guerriero che in punta di lancia
nel giardino del tuo amore più di un consorzio alimentare" dal suolo d'Oriente alla Francia
verrò a raccogliere il bucaneve di stragi menasti in gran vanto
Ed arrivarono quattro gendarmi e fra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica Anche sul prezzo c'è poi da ridire, differente da quello della mia vigliaccheria
non vale coraggio o fatica ben mi ricordo che pria di partire
non serve colpirla nel cuore v'eran tariffe inferiori alle tremila lire" Testo: F.De Andrè – R.Mannerini
perché la morte mai non muore Anno di pubblicazione: 1968
non serve colpirla nel cuore Ciò detto agì da gran cialtrone
perché la morte mai non muore con balzo da leone in sella si lanciò PRIMO INTERMEZZO
frustando il cavallo come un ciuco Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori che
Testo: F.De Andrè (traduzione di “Le verger fra i glicini e il sambuco il re si dileguò non so
du roi Louis” di G.Brassens) lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori che
Anno di pubblicazione: 1967 Re Carlo tornava dalla guerra non ho
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
CARLO MARTELLO RITORNA DALLA al sol della calda primavera Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori che
BATTAGLIA DI POITIERS lampeggia l'armatura del sire vincitor non so
Re Carlo tornava dalla guerra lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori che
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor Testo: F.De Andrè – P.Villaggio non ho
al sol della calda primavera Anno di pubblicazione 1963
lampeggia l'armatura del sire vincitor Testo: F.De Andrè
il sangue del Principe e del Moro TUTTI MORIMMO A STENTO Anno di pubblicazione: 1968
arrossano il cimiero d'identico color (1968)
ma più che del corpo le ferite LEGGENDA DI NATALE
da Carlo son sentite le bramosie d'amor Parlavi alla luna giocavi coi fiori
"Se ansia di gloria, sete d'onore
CANTICO DEI DROGATI avevi l'età che non porta dolori
spegne la guerra al vincitore Ho licenziato Dio gettato via un amore e il vento era un mago, la rugiada una dea,
non ti concede un momento per fare per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore nel bosco incantato di ogni tua idea
all'amore. Le parole che dico non han più forma né nel bosco incantato di ogni tua idea
Chi poi impone alla sposa soave accento
di castità la cintura, ahimè, è grave, si trasformano i suoni in un sordo lamento E venne l'inverno che uccide il colore
in battaglia può correre il rischio di perder la Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un e un Babbo Natale che parlava d'amore
chiave" fuoco e d'oro e d'argento splendevano i doni
che illumina i fantasmi di questo osceno ma gli occhi eran freddi e non erano buoni
Così si lamenta il re cristiano, giuoco ma gli occhi eran freddi e non erano buoni
s'inchina intorno il grano, gli son corona i Come potrò dire a mia madre che ho paura?
fiori Coprì le tue spalle d'argento e di lana
lo specchio di chiara fontanella Chi mi riparlerà di domani luminosi di pelle e smeraldi intrecciò una collana
riflette fiero in sella dei mori il vincitor dove i muti canteranno e taceranno i noiosi e mentre incantata lo stavi a guardare
quand'ecco nell'acqua si compone Quando riascolterò il vento tra le foglie dai piedi ai capelli ti volle baciare
mirabile visione il simbolo d'amor sussurrare i silenzi che la sera raccoglie dai piedi ai capelli ti volle baciare
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde ignudo in pieno sol Io che non vedo più che folletti di vetro E adesso che gli altri ti chiamano dea
che mi spiano davanti che mi ridono dietro l'incanto è svanito da ogni tua idea
"Mai non fu vista cosa più bella, ma ancora alla luna vorresti narrare
mai io non colsi siffatta pulzella" Come potrò dire la mia madre che ho la storia d'un fiore appassito a Natale
disse re Carlo scendendo veloce di sella paura? la storia d'un fiore appassito a Natale
"Deh! Cavaliere non v'accostate
già d'altri è gaudio quel che cercate Perché non hanno fatto delle grandi Testo: F.De Andrè (ispirato a “Le Père Noël
ad altra più facile fonte la sete calmate" pattumiere e la petite fille” di G.Brassens)
per i giorni già usati per queste ed altre sere Anno di pubblicazione: 1968
Sorpreso da un dire sì deciso
sentendosi deriso re Carlo s'arrestò E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole SECONDO INTERMEZZO
Ma più dell'onor poté il digiuno chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle
Sopra le tombe d'altri mondi nascono fiori
fremente l'elmo bruno il sire si levò prime ore
che non so
codesta era l'arma sua segreta ma fra i capelli di altri amori muoiono fiori
da Carlo spesso usata in gran difficoltà E soprattutto chi e perché mi ha messo al
che non ho
alla donna apparve un gran nasone mondo
un volto da caprone ma era Sua Maestà dove vivo la mia morte con un anticipo
Sopra le tombe d'altri mondi nascono fiori
"Se voi non foste il mio sovrano" tremendo?
che non so
Carlo si sfila il pesante spadone ma fra i capelli di altri amori muoiono fiori
"Non celerei il disio di fuggirvi lontano Come potrò dire a mia madre che ho paura?
che non ho
Ma poiché siete il mio signore"
Carlo si toglie l'intero gabbione Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota
Testo: F.De Andrè
"Debbo concedermi spoglia ad ogni pudore" allora avrò il mio premio come una buona
Anno di pubblicazione: 1968
nota
Cavaliere lui era assai valente BALLATA DEGLI IMPICCATI
ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì Mi citeran di monito a chi crede sia bello
giocherellare a palla con il proprio cervello Tutti morimmo a stento ingoiando l'ultima
e giunto alla fin della tenzone
voce
incerto sull'arcione tentò di risalir
Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito tirando calci al vento vedemmo sfumare la
veloce lo arpiona la pulzella
che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito luce
repente una parcella presenta al suo Signor
"Deh! Proprio perché noi siete il sire
Come potrò dire a mia madre che ho paura? L'urlo travolse il sole l'aria divenne stretta
fan cinquemila lire, è un prezzo di favor"
cristalli di parole l'ultima bestemmia detta
"È mai possibile oh porco di un cane
che le avventure in codesto reame Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto che
sia Prima che fosse finita ricordammo a chi vive
debban risolversi tutte con grandi puttane
ancora ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà noi che invochiam pietà siamo i drogati.
che il prezzo fu la vita per il male fatto in Dell'inumano varcando il confine
un'ora La guerra è già scoppiata, Marcondiro'ndero conoscemmo anzitempo la carogna
la guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà che ad ogni ambito sogno mette fine:
Poi scivolammo nel gelo di una morte senza ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndera che la pietà non vi sia di vergogna
abbandono ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà
recitando l'antico credo di chi muore senza Coro:
perdono Buon Dio è già scappato, dove non si sa C'era un re
buon Dio se n'è andato, chissà quando che aveva
Chi derise la nostra sconfitta e l'estrema ritornerà due castelli
vergogna ed il modo uno d'argento
soffocato da identica stretta impari a L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera uno d'oro
conoscere il nodo l'aeroplano vola, Marcondiro'ndà ma per lui
se getterà la bomba, Marcondiro'ndero non il cuore
Chi la terra ci sparse sull'ossa e riprese se getterà la bomba chi ci salverà? di un amico
tranquillo il cammino mai un amore né felicità
giunga anch'egli stravolto alla fossa con la Ci salva l'aviatore che non lo farà
nebbia del primo mattino ci salva l'aviatore che la bomba non getterà Banchieri, pizzicagnoli, notai,
coi ventri obesi e le mani sudate
La donna che celò in un sorriso il disagio di La bomba è già caduta, Marcondiro'ndero coi cuori a forma di salvadanai
darci memoria la bomba è già caduta, chi la prenderà? noi che invochiam pietà fummo traviate.
ritrovi ogni notte sul viso un insulto del la prenderanno tutti, Marcondiro'ndera Navigammo su fragili vascelli
tempo e una scoria siam belli o siam brutti, Marcondiro'ndà per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
Coltiviamo per tutti un rancore che ha Siam grandi o siam piccini li distruggerà che la pietà non vi rimanga in tasca
l'odore del sangue rappreso siam furbi o siam cretini li fulminerà
ciò che allora chiamammo dolore è soltanto Giudici eletti, uomini di legge
un discorso sospeso Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndera noi che danziam nei vostri sogni ancora
ci sono troppe buche, chi le riempirà? siamo l'umano desolato gregge
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio non potremo più giocare al Marcondiro'ndera di chi morì con il nodo alla gola.
Anno di pubblicazione: 1968 non potremo più giocare al Marcondiro'ndà Quanti innocenti all'orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
INVERNO E voi a divertirvi andate un po' più in là e quanto giusta pensate che sia
Sale la nebbia sui prati bianchi andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà una sentenza che decreta morte?
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero La guerra è dappertutto, Marcondiro'ndera Coro:
segna il confine fra la terra e il cielo la terra è tutta un lutto, chi la consolerà? Un castello
Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori lo donò
Ma tu che vai, ma tu rimani i boschi e le stagioni con i mille colori e cento e cento amici trovò
vedrai la neve se ne andrà domani l'altro poi
rifioriranno le gioie passate Di gente, bestie e fiori no, non ce n'è più gli portò
col vento caldo di un'altra estate viventi siam rimasti noi e nulla più mille amori
ma non trovo
Anche la luce sembra morire La terra è tutta nostra, Marcondiro'ndera la felicità.
nell'ombra incerta di un divenire ne faremo una gran giostra, Marcondiro'ndà
dove anche l'alba diventa sera abbiam tutta la terra Marcondiro'ndera Uomini cui pietà non convien sempre
e i volti sembrano teschi di cera giocheremo a far la guerra, male accettando il destino comune,
Marcondiro'ndà... andate, nelle sere di novembre,
Ma tu che vai, ma tu rimani a spiar delle stelle al fioco lume,
anche la neve morirà domani Testo: F.De Andrè la morte e il vento, in mezzo ai camposanti,
l'amore ancora ci passerà vicino Anno di pubblicazione: 1968 muover le tombe e metterle vicine
nella stagione del biancospino come fossero tessere giganti
TERZO INTERMEZZO di un domino che non avrà mai fine
La terra stanca sotto la neve La polvere il sangue le mosche e l'odore
dorme il silenzio di un sonno greve per strada fra i campi la gente che muore Uomini, poiché all'ultimo minuto
l'inverno raccoglie la sua fatica e tu, tu la chiami guerra e non sai che cos'è non vi assalga il rimorso ormai tardivo
di mille secoli, da un'alba antica e tu, tu la chiami guerra e non ti spieghi il per non aver pietà giammai avuto
perché e non diventi rantolo il respiro:
Ma tu che stai, perché rimani? sappiate che la morte vi sorveglia
Un altro inverno tornerà domani L'autunno negli occhi l'estate nel cuore gioir nei prati o fra i muri di calce,
cadrà altra neve a consolare i campi la voglia di dare l'istinto di avere come crescere il gran guarda il villano
cadrà altra neve sui camposanti e tu, tu lo chiami amore e non sai che cos'è finché non sia maturo per la falce
e tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi il
Testo: F.De Andrè perché Coro:
Anno di pubblicazione: 1968 Non cercare la felicità
Testo: F.De Andrè in tutti quelli a cui tu
GIROTONDO Anno di pubblicazione: 1968 hai donato
per avere un compenso
Se verrà la guerra, Marcondiro'ndero
CORALE (LEGGENDA DEL RE ma solo in te
se verrà la guerra, Marcondiro'ndà
INFELICE) nel tuo cuore
sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
se tu avrai donato
sul mare e sulla terra chi ci salverà? Uomini senza fallo, semidei solo per pietà
che vivete in castelli inargentati per pietà
Ci salverà il soldato che non la vorrà che di gloria toccaste gli apogei
per pietà... da chi l'ha provato però non brilla né per lo quando un soffio di tramontana
spirito né per il gusto le sue vesti in cielo portava
Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968 Attenti al gorilla Dal folto dei capelli mi chiese
per rivestirla là di cercare
VOLUME 3 (1968) Infatti lui sdegnata la vecchia si dirige sul
magistrato
i rami di cento mimose
e ramo con un ramo intrecciare
lo acchiappa forte per un'orecchia e lo
LA CANZONE DI MARINELLA trascina in mezzo a un prato Volli coprire le sue spalle
Vedi pag. 2 quello che avvenne tra l'erba alta non posso tutte di petali di rosa
dirlo per intero ma il suo seno era così minuto
IL GORILLA ma lo spettacolo fu avvincente e la suspance che fu sufficiente una rosa
Sulla piazza d'una città la gente guardava ci fu davvero
con ammirazione Cercai ancora nella vigna
un gorilla portato là dagli zingari d'un Attenti al gorilla perché a metà non fosse spoglia
baraccone ma i suoi fianchi eran così minuti
con poco senso del pudore le comari di quel Dirò soltanto che sul più bello dello che fu sufficiente una foglia
rione spiacevole e cupo dramma
contemplavano l'animale non dico come non piangeva il giudice come un vitello negli Le braccia lei mi tese allora
dico dove intervalli gridava "Mamma" per ringraziarmi un po' stupita
gridava "Mamma" come quel tale cui il io la presi con tanto ardore
Attenti al gorilla giorno prima come ad un pollo che lei fu di nuovo vestita
con una sentenza un po' originale aveva
D'improvviso la grossa gabbia dove viveva fatto tagliare il collo Il gioco divertì la graziosa
l'animale che molto spesso alla fontana
s'apri di schianto non solo perché fosse Attenti al gorilla tornò a bagnarsi pregando Dio
l'avevano chiusa male per un soffio di tramontana
la bestia uscendo fuori di là disse: Testo: F.De Andrè (traduzione di “Le gorille”
"Quest'oggi me la levo" di G.Brassens) Testo: F.De Andrè (traduzione di “Dans l'eau
parlava della verginità di cui ancora viveva Anno di pubblicazione: 1968 de la claire fontaine” di G. Brassens)
schiavo Anno di pubblicazione: 1968
LA BALLATA DELL'EROE
Attenti al gorilla Vedi pag. 2 LA BALLATA DEL MICHE'
Ved pag. 3
Il padrone si mise a urlare: "Il mio gorilla S'I' FOSSE FOCO
fate attenzione S'i' fosse foco arderéi 'l mondo IL RE FA RULLARE I TAMBURI
non ha veduto mai una scimmia potrebbe s' i' fosse vento lo tempesterei Il re fa rullare i tamburi
fare confusione" s'i' fosse acqua i' l'annegherei il re fa rullare i tamburi
tutti i presenti a questo punto fuggirono in s'i' fosse Dio mandereil'en profondo vuol scegliere fra le dame
ogni direzione un nuovo e fresco amore
anche le donne dimostrando la differenza fra S'i' fosse papa, sare' allor giocondo ed è la prima che ha veduto
idea e azione tutti i cristïani imbrigherei che gli ha rapito il cuore
s'i' fosse 'mperator sa' che farei
Attenti al gorilla a tutti mozzarei lo capo a tondo Marchese la conosci tu
marchese la conosci tu
Tutta la gente corre di fretta di qua e di là S'i fosse morte, andarei da mio padre chi è quella graziosa
con grande foga s'i' fosse vita fuggirei da lui ed il marchese disse al re:
si attardano solo una vecchietta e un similemente farìa da mi' madre "Maestà è la mia sposa"
giovane giudice con la toga s'i' fosse Cecco com'i' sono e fui
visto che gli altri avevano squagliato il torrei le donne giovani e leggiadre Tu sei più felice di me
quadrumane accelerò e vecchie e laide lasserei altrui tu sei più felice di me
e sulla vecchia e sul magistrato con quattro d'aver dama sì bella
salti si portò S'i' fosse foco arderéi 'l mondo signora sì compita
s' i' fosse vento lo tempesterei se tu vorrai cederla a me
Attenti al gorilla s'i' fosse acqua i' l'annegherei sarà la favorita
s'i' fosse Dio mandereil'en profondo
"Bah" sospirò pensando la vecchia "che io Signore se non foste il re
fossi ancora desiderata Testo: Un sonetto di Cecco Angiolieri signore se non foste il re
sarebbe cosa alquanto strana e più che altro Anno di pubblicazione: 1968 v'intimerei prudenza
non sperata" ma siete il sire e siete il re
"Che mi si prenda per una scimmia" AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI vi devo l'obbedienza
pensava il giudice col fiato corto
Vedi pag. 2
"non è possibile questo è sicuro" - il seguito Marchese vedrai passerà
prova che aveva torto marchese vedrai passerà
LA GUERRA DI PIERO
d'amor la sofferenza
Attenti al gorilla Vedi pag. 3
io ti farò nelle mie armate
IL TESTAMENTO maresciallo di Francia
Se qualcuno di voi dovesse costretto con le
spalle al muro Vedi pag. 3 Addio per sempre mia gioia
violare un giudice od una vecchia della sua addio per sempre mia bella
scelta sarei sicuro NELL'ACQUA DELLA CHIARA FONTANA addio dolce amore
ma si dà il caso che il gorilla considerato un Nell'acqua della chiara fontana devi lasciarmi per il re
grandioso fusto lei tutta nuda si bagnava ed io ti lascio il cuore

10
che nessuno più canterà ormai lontano li rimpiangerai
La regina ha raccolto dei fiori ma non ti servirà più a niente non ti servirà ma sarà la prima
la regina ha raccolto dei fiori che per piangere sui tuoi occhi che incontri per strada
celando la sua offesa che nessuno più canterà che tu coprirai d'oro
ed il profumo di quei fiori per un bacio mai dato
ha ucciso la marchesa Vola il tempo lo sai che vola e va per un amore nuovo
forse non ce ne accorgiamo
Testo: F.De Andrè (traduzione di una ma più ancora del tempo che non ha età E sarà la prima
canzone popolare francese del XIV siamo noi che ce ne andiamo che incontri per strada
secolo) e per questo ti dico amore amor che tu coprirai d'oro
Anno di pubblicazione: 1968 io t'attenderò ogni sera per un bacio mai dato
ma tu vieni non aspettare ancor per un amore nuovo
NUVOLE BAROCCHE (1969) vieni adesso finché è primavera
(Nota: Musica tratta dal "Concerto in Re
(Nota: Musica tratta dal “Valzer campestre” maggiore per tromba, archi e continuo"
NUVOLE BAROCCHE della “Suite siciliana” di G.Marinuzzi jr.) - Adagio - di G.P.Telemann)
Poi un'altra giornata di luce
poi un altro di questi tramonti Testo: F.De Andrè Testo: F.De Andrè
e portali colonne e fontane Anno di pubblicazione: 1964 Anno di pubblicazione: 1965
tu mi hai insegnato a vivere
insegnami a partir PER I TUOI LARGHI OCCHI CARLO MARTELLO RITORNA DALLA
ma il cielo è tutto rosso Per i tuoi larghi occhi BATTAGLIA DI POITIERS
di nuvole barocche per i tuoi larghi occhi chiari Vedi pag. 6
sul fiume che si sciacqua che non piangono mai
sotto l'ultimo sole che non piangono mai IL FANNULLONE
e mentre soffio a soffio e perché non mi hai dato
le spinge lo scirocco Senza pretesa di voler strafare
che un addio troppo greve io dormo al giorno quattordici ore
sussurra un altro invito perché dietro a quegli occhi
che dice di restare anche per questo nel mio rione
batte un cuore di neve godo la fama di fannullone
poi carezze lusinghe abbandoni
poi quegli occhi di verde dolcezza ma non si sdegni la brava gente
Io ti dico che mai se nella vita non riesco a far niente
mille e una di queste promesse il ricordo in me lascerai
tu mi hai insegnato il sogno sarà stretto al mio cuore
io voglio la realtà Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte
da un motivo d'amore sognando mille favole di gloria e di vendetta
e mentre soffio a soffio non pensarlo perché
le spinge lo scirocco racconti le sue storie a pochi uomini ormai
tutto quel che ricordo di te stanchi
sussurra un altro invito di quegli attimi amari
che dice devi amare che ridono fissandoti con vuoti sguardi
sono i tuoi occhi chiari bianchi
che dice devi amare
tu reciti una parte fastidiosa alla gente
I tuoi larghi occhi facendo della vita una commedia divertente
Testo: F.De Andrè – C.Stanisci – G.Lario che restavan lontani
Anno di pubblicazione: 1958 anche quando io sognavo Ho anche provato a lavorare
anche mentre ti amavo senza risparmio mi diedi da fare
E FU LA NOTTE e se tu tornerai ma il sol risultato dell'esperimento
E fu la notte la notte per noi ti amerò come sempre ti amai fu della fame un tragico aumento
notte profonda sul nostro amore come un bel sogno inutile non si risenta la gente per bene
e fu la fine di tutto per noi che si scorda al mattino se non mi adatto a portar le catene
resta il passato e niente di più
ma se ti dico "Non t'amo più" Ma i tuoi larghi occhi Ti diedero lavoro in un grande ristorante
sono sicuro di non dire il vero i tuoi larghi occhi chiari a lavare gli avanzi della gente elegante
e fu la notte la notte per noi anche se non verrai ma tu dicevi "Il cielo e la mia unica fortuna
buio e silenzio son scesi su noi non li scorderò mai e l'acqua dei piatti non rispecchia la luna"
e fu la notte la notte per noi
tornasti a cantar storie lungo strade di notte
buio e silenzio son scesi su noi Testo: F.De Andrè sfidando il buon umore delle tue scarpe rotte
Anno di pubblicazione: 1965
Testo: F.De Andrè – C.Stanisci – F.Franchi
Non sono poi quel cagnaccio malvagio
Anno di pubblicazione: 1958 LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO senza morale straccione e randagio
Ricordi sbocciavan le viole che si accontenta di un osso bucato
VALZER PER UN AMORE con le nostre parole: con affettuoso disprezzo gettato
Quando carica d'anni e di castità "Non ci lasceremo mai al fannullone sa battere il cuore
tra i ricordi e le illusioni mai e poi mai" il cane randagio ha trovato il suo amore
del bel tempo che non ritornerà Vorrei dirti ora le stesse cose
troverai le mie canzoni ma come fan presto amore Pensasti al matrimonio come al giro di una
nel sentirle ti meraviglierai ad appassir le rose danza
che qualcuno abbia lodato così per noi amasti la tua donna come un giorno di
le bellezze che allor più non avrai L'amore che strappa i capelli vacanza
e che avesti nel tempo passato è perduto ormai hai preso la tua casa per rifugio alla tua
non resta che qualche svogliata carezza fiacca
Ma non ti servirà il ricordo non ti servirà e un po' di tenerezza per un attaccapanni a cui appendere la
che per piangere il tuo rifiuto giacca
del mio amor che non tornerà E quando ti troverai in mano e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza
ma non ti servirà più a niente non ti servirà dei fiori appassiti cercando fra la gente chi le offrisse
che per piangere sui tuoi occhi al sole d'un aprile tenerezza

11
gli ritornò a battere in fretta per una
E' andata via senza fare rumore giovinetta E chiese al vecchio: "Dammi il pane
forse cantando una storia d'amore ma la sua voglia troppo viva subito gli ho poco tempo e troppa fame"
la raccontava ad un mondo ormai stanco esauriva e chiese al vecchio: "Dammi il vino
che camminava distratto al suo fianco in un sol bacio e una carezza l'ultima ho sete e sono un assassino"
lei tornerà in una notte d'estate giovinezza
l'applaudiranno le stelle incantate in un sol bacio e una carezza l'ultima Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
rischiareranno dall'alto i lampioni giovinezza non si guardò neppure intorno
la strana danza di due fannulloni quando la mano lei gli tese triste lui le ma versò il vino e spezzò il pane
la luna avrà dell'argento il colore rispose per chi diceva ho sete e ho fame
sopra la schiena dei gatti in amore d'essere povero in bolletta lei si rivestì in
fretta E fu il calore d'un momento
Testo: F.De Andrè – P.Villaggio d'essere povero in bolletta lei si rivestì in poi via di nuovo verso il vento
Anno di pubblicazione: 1963 fretta davanti agli occhi ancora il sole
e andò a cercare il suo compagno partecipe dietro alle spalle un pescatore
GEORDIE del guadagno
Uomo: e ritornò col protettore dal vecchio truffatore Dietro alle spalle un pescatore
Mentre attraversavo London Bridge e ritornò col protettore dal vecchio truffatore e la memoria è già dolore
un giorno senza sole mentre lui fermo lo teneva sei volte lo è già il rimpianto di un aprile
vidi una donna pianger d'amore, accoltellava giocato all'ombra di un cortile
piangeva per il suo Geordie dicon che quando lui spirò la lingua lei gli
mostrò Vennero in sella due gendarmi
Donna: dicon che quando lui spirò la lingua lei gli vennero in sella con le armi
Impiccheranno Geordie con una corda d'oro, mostrò chiesero al vecchio se lì vicino
è un privilegio raro. misero tutto sotto sopra senza trovare un fosse passato un assassino
Rubò sei cervi nel parco del re soldo
vendendoli per denaro ma solo un mucchio di cambiali e di atti Ma all'ombra dell'ultimo sole
giudiziali s'era assopito il pescatore
Uomo: ma solo un mucchio di cambiali e di atti e aveva un solco lungo il viso
Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera giudiziali come una specie di sorriso
sellatele il suo pony allora presi dallo sconforto e dal rimpianto e aveva un solco lungo il viso
cavalcherà sino a Londra stasera del morto come una specie di sorriso
ad implorare per Geordie s'inginocchiaron sul povero uomo
chiedendogli perdono Testo: F.De Andrè
Donna: s'inginocchiaron sul povero uomo Anno di pubblicazione: 1970
Geordie non rubò mai neppure per me chiedendogli perdono
un frutto o un fiore raro. quando i gendarmi sono entrati piangenti li MARCIA NUZIALE
Rubò sei cervi del parco del re han trovati Vedi pag. 4
vedendoli per denaro fu qualche lacrima sul viso a dargli il
paradiso
Insieme: fu qualche lacrima sul viso a dargli il LA BUONA NOVELLA (1970)
Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso, paradiso
non ha vent'anni ancora e quando furono impiccati volarono fra i LAUDATE DOMINUM
cadrà l'inverno anche sopra il suo viso, beati Laudate Dominum
Potrete impiccarlo allora. qualche beghino di questo fatto fu poco Laudate Dominum
soddisfatto Laudate Dominum
Uomo: qualche beghino di questo fatto fu poco
Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re soddisfatto Testo: F.De Andrè
Geordie potranno salvare, non tutti nella capitale sbocciano i fiori del Anno di pubblicazione: 1970
anche se piangeranno con te male
la legge non può cambiare qualche assassinio senza pretese abbiamo L'INFANZIA DI MARIA
anche noi in paese Forse fu all'ora terza forse alla nona
Insieme: qualche assassinio senza pretese abbiamo cucito qualche giglio sul vestitino alla buona
così lo impiccheranno con una corda d'oro, anche noi in paese forse fu per bisogno o peggio per buon
è un privilegio raro. esempio
rubò sei cervi nel parco del re Testo: De Andrè (traduzione di “Assassinat” presero i tuoi tre anni e li portarono al
Uomo: vendendoli per denaro di G.Brassens) tempio
Anno di pubblicazione: 1958 presero i tuoi tre anni e li portarono al
Testo: F.De Andrè (traduzione di una tempio
canzone popolare inglese) IL PESCATORE (45 GIRI)
Anno di pubblicazione: 1966 Non fu più il seno di Anna fra le mura
(1970)
discrete
DELITTO DI PAESE a consolare il pianto a calmarti la sete
Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del
IL PESCATORE dicono fosse un angelo a raccontarti le ore
male All'ombra dell'ultimo sole a misurarti il tempo fra cibo e Signore
qualche assassinio senza pretese abbiamo anche s'era assopito un pescatore a misurarti il tempo fra cibo e Signore
noi in paese e aveva un solco lungo il viso
qualche assassinio senza pretese abbiamo come una specie di sorriso Scioglie la neve al sole ritorna l'acqua al
anche noi qui in paese mare
aveva il capo tutto bianco ma il cuore non Venne alla spiaggia un assassino il vento e la stagione ritornano a giocare
ancor stanco due occhi grandi da bambino ma non per te bambina che nel tempio resti
gli ritornò a battere in fretta per una due occhi enormi di paura china
giovinetta eran gli specchi di un'avventura ma non per te bambina che nel tempio resti

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china della fatica della natura. le loro braccia profili di rami,
Gli uomini della sabbia nei gesti immobili d'un altra vita,
E quando i sacerdoti ti rifiutarono alloggio hanno profili da assassini, foglie le mani, spine le dita.
avevi dodici anni e nessuna colpa addosso rinchiusi nei silenzi
ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio d'una prigione senza confini. Voci di strada, rumori di gente,
la tua verginità che si tingeva di rosso mi rubarono al sogno per ridarmi al
la tua verginità che si tingeva di rosso Odore di Gerusalemme, presente.
la tua mano accarezza il disegno Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
E si vuol dar marito a chi non lo voleva d'una bambola magra, ma l'eco lontana di brevi parole
si batte la campagna si fruga la via intagliata del legno. ripeteva d'un angelo la strana preghiera
popolo senza moglie uomini d'ogni leva "La vestirai, Maria, dove forse era sogno ma sonno non era
del corpo d'una vergine si fa lotteria ritornerai a quei giochi - Lo chiameranno figlio di Dio -
del corpo d'una vergine si fa lotteria. lasciati quando i tuoi anni Parole confuse nella mia mente,
erano così pochi." svanite in un sogno, ma impresse nel
Sciogli i capelli e guarda già vengono... ventre."
E lei volò fra le tue braccia
Guardala guardala scioglie i capelli come una rondine, E la parola ormai sfinita
sono più lunghi dei nostri mantelli e le sue dita come lacrime, si sciolse in pianto,
guarda la pelle viene la nebbia dal tuo ciglio alla gola, ma la paura dalle labbra
risplende il sole come la neve suggerivano al viso, si raccolse negli occhi
guarda le mani guardale il viso una volta ignorato, semichiusi nel gesto
sembra venuta dal paradiso la tenerezza d'un sorriso, d'una quiete apparente
guarda le forme la proporzione un affetto quasi implorato. che si consuma nell'attesa
sembra venuta per tentazione d'uno sguardo indulgente.
guardala guardala scioglie i capelli E lo stupore nei tuoi occhi
sono più lunghi dei nostri mantelli salì dalle tue mani E tu, piano, posati le dita
guarda le mani guardale il viso che vuote intorno alle sue spalle, all'orlo della sua fronte:
sembra venuta dal paradiso si colmarono ai fianchi i vicini quando accarezzano
guardale gli occhi guarda i capelli della forma precisa hanno il timore di far troppo forte.
guarda le mani guardale il collo d'una vita recente,
guarda la carne guarda il suo viso di quel segreto che si svela Testo: F.De Andrè
guarda i capelli del paradiso quando lievita il ventre. Anno di pubblicazione: 1970
guarda la carne guardale il collo
sembra venuta dal suo sorriso E a te, che cercavi il motivo AVE MARIA
guardale gli occhi guarda la neve d'un inganno inespresso dal volto, E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
guarda la carne del paradiso lei propose l'inquieto ricordo che si raccoglie intorno al tuo passare,
fra i resti d'un sogno raccolto. siepe di sguardi che non fanno male
E fosti tu Giuseppe un reduce del passato nella stagione di essere madre.
falegname per forza padre per professione Testo: F.De Andrè
a vederti assegnata da un destino sgarbato Anno di pubblicazione: 1970 Sai che fra un'ora forse piangerai
una figlia di più senza alcuna ragione poi la tua mano nasconderà un sorriso:
una bimba su cui non avevi intenzione IL SOGNO DI MARIA gioia e dolore hanno il confine incerto
"Nel Grembo umido, scuro del tempio, nella stagione che illumina il viso.
E mentre te ne vai stanco d'essere stanco l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
la bambina per mano la tristezza di fianco l'angelo scese, come ogni sera, Ave Maria, adesso che sei donna,
pensi "Quei sacerdoti la diedero in sposa ad insegnarmi una nuova preghiera: ave alle donne come te, Maria,
a dita troppo secche per chiudersi su una poi, d'improvviso, mi sciolse le mani femmine un giorno per un nuovo amore
rosa e le mie braccia divennero ali, povero o ricco, umile o Messia.
a un cuore troppo vecchio che ormai si quando mi chiese - Conosci l'estate - Femmine un giorno e poi madri per sempre
riposa" io, per un giorno, per un momento, nella stagione che stagioni non sente.
corsi a vedere il colore del vento.
Secondo l'ordine ricevuto Giuseppe portò la Volammo davvero sopra le case, Testo: F.De Andrè
bambina nella propria casa e subito se oltre i cancelli, gli orti, le strade, Anno di pubblicazione: 1970
ne partì per dei lavori che lo poi scivolammo tra valli fiorite
attendevano fuori dalla Giudea. dove all'ulivo si abbraccia la vite. MARIA NELLA BOTTEGA D'UN
Rimase lontano quattro anni. Scendemmo là, dove il giorno si perde FALEGNAME
a cercarsi da solo nascosto tra il verde, Maria:
Testo: F.De Andrè e lui parlò come quando si prega, "Falegname col martello
Anno di pubblicazione: 1970 ed alla fine d'ogni preghiera perché fai den den?
contava una vertebra della mia schiena. Con la pialla su quel legno
IL RITORNO DI GIUSEPPE
perché fai fren fren?
Stelle, già dal tramonto, (... e l' angelo disse: "Non Costruisci le stampelle
si contendono il cielo a frotte, temere, Maria, infatti hai per chi in guerra andò?
luci meticolose trovato grazia presso il Dalla Nubia sulle mani
nell'insegnarti la notte. Signore e per opera Sua a casa ritornò?"
Un asino dai passi uguali, concepirai un figlio...)
compagno del tuo ritorno, Il falegname:
scandisce la distanza Le ombre lunghe dei sacerdoti "Mio martello non colpisce,
lungo il morire del giorno. costrinsero il sogno in un cerchio di voci. pialla mia non taglia
Con le ali di prima pensai di scappare per foggiare gambe nuove
Ai tuoi occhi, il deserto, ma il braccio era nudo e non seppe volare: a chi le offrì in battaglia,
una distesa di segatura, poi vidi l'angelo mutarsi in cometa ma tre croci, due per chi
minuscoli frammenti e i volti severi divennero pietra, disertò per rubare,

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la più grande per chi guerra Non fossi stato figlio di Dio
insegnò a disertare". Confusi alla folla ti seguono muti, t'avrei ancora per figlio mio".
sgomenti al pensiero che tu li saluti:
La gente: "A redimere il mondo" gli serve pensare, Testo: F.De Andrè
"Alle tempie addormentate il tuo sangue può certo bastare. Anno di pubblicazione: 1970
di questa città La semineranno per mare e per terra
pulsa il cuore di un martello, tra boschi e città la tua buona novella, IL TESTAMENTO DI TITO
quando smetterà? ma questo domani, con fede migliore, Tito:
Falegname, su quel legno, stasera è più forte il terrore. "Non avrai altro Dio all'infuori di me,
quanti corpi ormai, Nessuno di loro ti grida un addio spesso mi ha fatto pensare:
quanto ancora con la pialla per esser scoperto cugino di Dio: genti diverse venute dall'est
lo assottiglierai?" gli apostoli han chiuso le gole alla voce, dicevan che in fondo era uguale.
fratello che sanguini in croce. Credevano a un altro diverso da te
Maria: e non mi hanno fatto del male.
"Alle piaghe, alle ferite Han volti distesi, già inclini al perdono, Credevano a un altro diverso da te
che sul legno fai, ormai che han veduto il tuo sangue di uomo e non mi hanno fatto del male.
falegname su quei tagli fregiarti le membra di rivoli viola,
manca il sangue, ormai, incapace di nuocere ancora. Non nominare il nome di Dio,
perché spieghino da soli, Il potere vestito d'umana sembianza, non nominarlo invano.
con le loro voci, ormai ti considera morto abbastanza Con un coltello piantato nel fianco
quali volti sbiancheranno e già volge lo sguardo a spiar le intenzioni gridai la mia pena e il suo nome:
sopra le tue croci". degli umili, degli straccioni. ma forse era stanco, forse troppo occupato,
Ma gli occhi dei poveri piangono altrove, e non ascoltò il mio dolore.
Il falegname: non sono venuti a esibire un dolore Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
"Questi ceppi che han portato che alla via della croce ha proibito l'ingresso davvero lo nominai invano.
perché il mio sudore a chi ti ama come se stesso.
li trasformi nell'immagine Onora il padre, onora la madre
di tre dolori, Sono pallidi al volto, scavati al torace, e onora anche il loro bastone,
vedran lacrime di Dimaco non hanno la faccia di chi si compiace bacia la mano che ruppe il tuo naso
e di Tito al ciglio dei gesti che ormai ti propone il dolore, perché le chiedevi un boccone:
il più grande che tu guardi eppure hanno un posto d'onore. quando a mio padre si fermò il cuore
abbraccerà tuo figlio". Non hanno negli occhi scintille di pena. non ho provato dolore.
Non sono stupiti a vederti la schiena Quanto a mio padre si fermò il cuore
La gente: piegata dal legno che a stento trascini, non ho provato dolore.
"Dalla strada alla montagna eppure ti stanno vicini.
sale il tuo den den Perdonali se non ti lasciano solo, Ricorda di santificare le feste.
ogni valle di Giordania se sanno morir sulla croce anche loro, Facile per noi ladroni
impara il tuo fren fren; a piangerli sotto non han che le madri, entrare nei templi che rigurgitan salmi
qualche gruppo di dolore in fondo, son solo due ladri. di schiavi e dei loro padroni
muove il passo inquieto, senza finire legati agli altari
altri aspettan di far bere Testo: F.De Andrè sgozzati come animali.
a quelle seti aceto". Anno di pubblicazione: 1970 Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Testo: F.De Andrè TRE MADRI
Anno di pubblicazione: 1970 Madre di Tito: Il quinto dice non devi rubare
"Tito, non sei figlio di Dio, e forse io l'ho rispettato
VIA DELLA CROCE ma c'è chi muore nel dirti addio". vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
"Poterti smembrare coi denti e le mani, di quelli che avevan rubato:
sapere i tuoi occhi bevuti dai cani, Madre di Dimaco: ma io, senza legge, rubai in nome mio,
di morire in croce puoi essere grato "Dimaco, ignori chi fu tuo padre, quegli altri nel nome di Dio.
a un brav'uomo di nome Pilato." ma più di te muore tua madre". Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
Ben più della morte che oggi ti vuole, quegli altri nel nome di Dio.
t'uccide il veleno di queste parole: Le due madri:
le voci dei padri di quei neonati, "Con troppe lacrime piangi, Maria, Non commettere atti che non siano puri
da Erode, per te, trucidati. solo l'immagine d'un'agonia: cioè non disperdere il seme.
Nel lugubre scherno degli abiti nuovi sai che alla vita, nel terzo giorno, Feconda una donna ogni volta che l'ami
misurano a gocce il dolore che provi; il figlio tuo farà ritorno: così sarai uomo di fede:
trent'anni hanno atteso col fegato in mano, lascia noi piangere, un po' più forte, Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
i rantoli d'un ciarlatano. chi non risorgerà più dalla morte". e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
Si muovono curve le vedove in testa, Madre di Gesù: ma non ho creato dolore.
per loro non è un pomeriggio di festa; "Piango di lui ciò che mi è tolto,
si serran le vesti sugli occhi e sul cuore le braccia magre, la fronte, il volto, Il settimo dice non ammazzare
ma filtra dai veli il dolore: ogni sua vita che vive ancora, se del cielo vuoi essere degno.
fedeli umiliate da un credo inumano che vedo spegnersi ora per ora. Guardatela oggi, questa legge di Dio,
che le volle schiave già prima di Abramo, Figlio nel sangue, figlio nel cuore, tre volte inchiodata nel legno:
con riconoscenza ora soffron la pena e chi ti chiama - Nostro Signore -, guardate la fine di quel nazareno
di chi perdono a Maddalena, nella fatica del tuo sorriso e un ladro non muore di meno.
di chi con un gesto soltanto fraterno cerca un ritaglio di Paradiso. Guardate la fine di quel nazareno
una nuova indulgenza insegnò al Per me sei figlio, vita morente, e un ladro non muore di meno.
Padreterno, ti portò cieco questo mio ventre,
e guardano in alto, trafitti dal sole, come nel grembo, e adesso in croce, Non dire falsa testimonianza
gli spasimi d'un redentore. ti chiama amore questa mia voce. e aiutali a uccidere un uomo.

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Lo sanno a memoria il diritto divino, qualcuno non al denaro, non all'amore né al cielo
e scordano sempre il perdono: tentò di imitarlo lui sì sembra di sentirlo
ho spergiurato su Dio e sul mio onore se non ci riuscì cianciare ancora delle porcate
e no, non ne provo dolore. fu scusato mangiate in strada nelle ore sbagliate
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore anche lui sembra di sentirlo ancora
e no, non ne provo dolore. perdonato dire al mercante di liquore
perché non s'imita "Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?"
Non desiderare la roba degli altri imita un dio,
non desiderarne la sposa. un Dio va temuto e lodato Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi lodato... Anno di pubblicazione: 1971
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri già caldi d'amore Laudate hominem UN MATTO (DIETRO OGNI SCEMO C'E'
non ho provato dolore. UN VILLAGGIO)
L'invidia di ieri non è già finita: No, non devo pensarti figlio di Dio Tu prova ad avere un mondo nel cuore
stasera vi invidio la vita. ma figlio dell'uomo, fratello anche mio. e non riesci ad esprimerlo con le parole,
Ma figlio dell'uomo, fratello anche mio. e la luce del giorno si divide la piazza
Ma adesso che viene la sera ed il buio tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che
mi toglie il dolore dagli occhi Laudate hominem passa,
e scivola il sole al di là delle dune e neppure la notte ti lascia da solo:
a violentare altre notti: Testo: F.De Andrè gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro
io nel vedere quest'uomo che muore, Anno di pubblicazione: 1970
madre, io provo dolore. E sì, anche tu andresti a cercare
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".
NON AL DENARO NON le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
ALL'AMORE NE' AL io cercai di imparare la Treccani a memoria,
Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1970 CIELO (1971) e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto
LAUDATE HOMINEM DORMONO SULLA COLLINA E senza sapere a chi dovessi la vita
Laudate Dominum Dove se n'è andato Elmer in un manicomio io l'ho restituita:
Laudate Dominum che di febbre si lasciò morire qui sulla collina dormo malvolentieri
dov'è Herman bruciato in miniera eppure c'è luce ormai nei miei pensieri,
Gli umili, gli straccioni: dove sono Bert e Tom qui nella penombra ora invento parole
"Il potere che cercava il primo ucciso in una rissa ma rimpiango una luce, la luce del sole
il nostro umore e l'altro che uscì già morto di galera
mentre uccideva e cosa ne sarà di Charley Le mie ossa regalano ancora alla vita:
nel nome d'un Dio, che cadde mentre lavorava le regalano ancora erba fiorita.
nel nome d'un Dio e dal ponte volò e volò sulla strada Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
uccideva un uomo: di chi ha perso lo scemo e lo piange in
nel nome di quel Dio Dormono, dormono sulla collina collina;
si assolse. dormono, dormono sulla collina di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
Poi, poi chiamò Dio "Una morte pietosa lo strappò alla pazzia"
poi chiamo Dio Dove sono Ella e Kate
poi chiamò Dio quell'uomo morte entrambe per errore Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
e nel suo nome una di aborto, l'altra d'amore Anno di pubblicazione: 1971
nuovo nome e Maggie uccisa in un bordello
altri uomini, dalle carezze di un animale UN GIUDICE
altri, altri uomini e Edith consumata da uno strano male.
Cosa vuol dire avere
uccise ". e Lizzie che inseguì la vita
un metro e mezzo di statura,
lontano, e dall'Inghilterra
ve lo rivelan gli occhi
Non voglio pensarti figlio di Dio fu riportata in questo palmo di terra
e le battute della gente,
ma figlio dell'uomo, fratello anche mio. o la curiosità
Dormono, dormono sulla collina
d'una ragazza irriverente
Laudate Dominum dormono, dormono sulla collina
che vi avvicina solo
Laudate Dominum per un suo dubbio impertinente:
Dove sono i generali
vuole scoprir se è vero
Ancora una volta che si fregiarono nelle battaglie
quanto si dice intorno ai nani,
abbracciamo con cimiteri di croci sul petto
che siano i più forniti
la fede dove i figli della guerra
della virtù meno apparente,
che insegna ad avere partiti per un ideale
fra tutte le virtù
ad avere il diritto per una truffa, per un amore finito male
la più indecente
al perdono, perdono hanno rimandato a casa
sul male commesso le loro spoglie nelle barriere
Passano gli anni, i mesi,
nel nome d'un Dio legate strette perché sembrassero intere
e se li conti anche i minuti,
che il male non volle, il male non volle, è triste trovarsi adulti
finché Dormono, dormono sulla collina
senza essere cresciuti;
restò uomo dormono, dormono sulla collina
la maldicenza insiste,
uomo. batte la lingua sul tamburo
Dov'è Jones il suonatore
fino a dire che un nano
Non posso pensarti figlio di Dio che fu sorpreso dai suoi novant'anni
è una carogna di sicuro
ma figlio dell'uomo, fratello anche mio. e con la vita avrebbe ancora giocato
perché ha il cuore troppo
lui che offrì la faccia al vento
troppo vicino al buco del culo
Qualcuno la gola al vino e mai un pensiero

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Fu nelle notti insonni fra lunghe carezze finite sul volto,
vegliate al lume del rancore Un sogno, fu un sogno ma non durò poco quelle sue cosce color madreperla
che preparai gli esami per questo giurai che avrei fatto il dottore rimasero forse un fiore non colto.
diventai procuratore e non per un dio ma nemmeno per gioco: Ma che la baciai questo sì lo ricordo
per imboccar la strada perché i ciliegi tornassero in fiore, col cuore ormai sulle labbra,
che dalle panche d'una cattedrale perché i ciliegi tornassero in fiore ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
porta alla sacrestia e il mio cuore le restò sulle labbra
quindi alla cattedra d'un tribunale E quando dottore lo fui finalmente
giudice finalmente, non volli tradire il bambino per l'uomo "E l'anima d'improvviso prese il volo
arbitro in terra del bene e del male e vennero in tanti e si chiamavano "gente" ma non mi sento di sognare con loro
ciliegi malati in ogni stagione no non mi riesce di sognare con loro"
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore E i colleghi d'accordo i colleghi contenti Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
a chi alla sbarra in piedi nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare Anno di pubblicazione: 1971
mi diceva "Vostro Onore", mi spedirono il meglio dei loro clienti
e di affidarli al boia con la diagnosi in faccia e per tutti era UN CHIMICO
fu un piacere del tutto mio, uguale: Solo la morte m'ha portato in collina
prima di genuflettermi ammalato di fame incapace a pagare un corpo fra i tanti a dar fosforo all'aria
nell'ora dell'addio per bivacchi di fuochi che dicono fatui
non conoscendo affatto E allora capii fui costretto a capire che non lasciano cenere, non sciolgon la
la statura di Dio che fare il dottore è soltanto un mestiere brina
che la scienza non puoi regalarla alla gente solo la morte m'ha portato in collina
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio se non vuoi ammalarti dell'identico male,
Anno di pubblicazione: 1971 se non vuoi che il sistema ti pigli per fame Da chimico un giorno avevo il potere
di sposar gli elementi e farli reagire,
UN BLASFEMO (DIETRO OGNI E il sistema sicuro è pigliarti per fame ma gli uomini mai mi riuscì di capire
BLASFEMO C'E' UN GIARDINO nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti perché si combinassero attraverso l'amore
INCANTATO) disprezza, affidando ad un gioco la gioia e il dolore
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza Guardate il sorriso guardate il colore
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che come giocan sul viso di chi cerca l'amore:
E un giudice, un giudice con la faccia da ma lo stesso sorriso lo stesso colore
Dio
uomo dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore
non sarebbe arrossito rubandomi il mio
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore
inutile al mondo ed alle mie dita
Mi arrestarono un giorno per le donne ed il
bollato per sempre truffatore imbroglione È strano andarsene senza soffrire,
vino,
dottor professor truffatore imbroglione senza un volto di donna da dover ricordare.
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie Ma è fosse diverso il vostro morire
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio vuoi che uscite all'amore che cedete all'aprile
bigotte,
Anno di pubblicazione: 1971 cosa c'è di diverso nel vostro morire
mi cercarono l'anima a forza di botte
UN MALATO DI CUORE Primavera non bussa lei entra sicura
Perché dissi che Dio imbrogliò il primo
uomo, "Cominciai a sognare anch'io insieme a loro come il fumo lei penetra in ogni fessura
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo, poi l'anima d'improvviso prese il volto" ha le labbra di carne i capelli di grano
nel giardino incantato lo costrinse a sognare, che paura, che voglia che ti prenda per
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il Da ragazzo spiare i ragazzi giocare mano
male al ritmo balordo del tuo cuore malato che paura, che voglia che ti porti lontano
e ti viene la voglia di uscire e provare
Quando vide che l'uomo allungava le dita che cosa ti manca per correre al prato, Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare
a rubargli il mistero di una mela proibita e ti tieni la voglia, e rimani a pensare guardate l'ossigeno al suo fianco dormire:
per paura che ormai non avesse padroni come diavolo fanno a riprendere fiato soltanto una legge che io riesco a capire
lo fermò con la morte, inventò le stagioni ha potuto sposarli senza farli scoppiare
Da uomo avvertire il tempo sprecato soltanto la legge che io riesco a capire
... mi cercarono l'anima a forza di botte a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato Fui chimico e, no, non mi volli sposare.
E se furon due guardie a fermarmi la vita, ma a piccoli sorsi interrotti, Non sapevo con chi e chi avrei generato:
è proprio qui sulla terra la mela proibita, e mai poter bere alla coppa d'un fiato Son morto in un esperimento sbagliato
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha ma a piccoli sorsi interrotti proprio come gli idioti che muoion d'amore
inventato, e qualcuno dirà che c'è un modo migliore
ci costringe a sognare in un giardino Eppure un sorriso io l'ho regalato
incantato e ancora ritorna in ogni sua estate Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
ci costringe a sognare in un giardino quando io la guidai o fui forse guidato Anno di pubblicazione: 1971
incantato a contarle i capelli con le mani sudate
non credo che chiesi promesse al suo UN OTTICO
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio sguardo, Prima parte:
Anno di pubblicazione: 1971 non mi sembra che scelsi il silenzio o la
voce, Daltonici, presbiti, mendicanti di vista
UN MEDICO quando il cuore stordì e ora no, non ricordo il mercante di luce, il vostro oculista,
se fu troppo sgomento o troppo felice, ora vuole soltanto clienti speciali
Da bambino volevo guarire i ciliegi
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo, che non sanno che farne di occhi normali.
quando rossi di frutti li credevo feriti
da quale orizzonte sfumasse la luce
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti Non più ottico ma spacciatore di lenti
E fra lo spettacolo dolce dell'erba per improvvisare occhi contenti,

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perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare Finii con i campi alle ortiche (Nota: Liberamente tratta da un canto del
Seguite con me questi occhi sognare, finii con un flauto spezzato Maggio francese del 1968)
fuggire dall'orbita e non voler ritornare e un ridere rauco
e ricordi tanti Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
Seconda parte: e nemmeno un rimpianto Anno di pubblicazione: 1973

Primo cliente - Vedo che salgo a rubare il Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio LA BOMBA IN TESTA
sole Anno di pubblicazione: 1971 ... e io contavo i denti ai francobolli
per non aver più notti, dicevo "grazie a Dio" "buon Natale"
perché non cada in reti di tramonto,
l'ho chiuso nei miei occhi,
STORIA DI UN IMPIEGATO mi sentivo normale
eppure i miei trent'anni
e chi avrà freddo e chi avrà freddo (1973) erano pochi più dei loro
lungo il mio sguardo si dovrà scaldare ma non importa adesso torno al lavoro.
INTRODUZIONE
Secondo cliente - Vedo i fiumi dentro le mie Lottavano così come si gioca Cantavano il disordine dei sogni
vene, i cuccioli del maggio era normale gli ingrati del benessere francese
cercano il loro mare, loro avevano il tempo anche per la galera e non davan l'idea
rompono gli argini, ad aspettarli fuori rimaneva di denunciare uomini al balcone
trovano cieli da fotografare. la stessa rabbia la stessa primavera... di un solo maggio, di un unico paese.
Sangue che scorre senza fantasia
porta tumori di malinconia Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio E io ho la faccia usata dal buonsenso
Anno di pubblicazione: 1973 ripeto "Non vogliamoci del male "
Terzo cliente - Vedo gendarmi pascolare e non mi sento normale
donne chine sulla rugiada, CANZONE DEL MAGGIO e mi sorprendo ancora
rosse le lingue al polline dei fiori Anche se il nostro maggio a misurarmi su di loro
ma dov'è l'ape regina? ha fatto a meno del vostro coraggio e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.
Forse è volata ai nidi dell'aurora, se la paura di guardare
forse volata, forse più non vola vi ha fatto chinare il mento Rischiavano la strada e per un uomo
se il fuoco ha risparmiato ci vuole pure un senso a sopportare
Quarto cliente - Vedo gli amici ancora sulla le vostre Millecento di poter sanguinare
strada, anche se voi vi credete assolti e il senso non dev'essere rischiare
loro non hanno fretta, siete lo stesso coinvolti. ma forse non voler più sopportare.
rubano ancora al sonno l'allegria
all'alba un po' di notte: E se vi siete detti Chissà cosa si trova a liberare
e poi la luce, luce che trasforma non sta succedendo niente, la fiducia nelle proprie tentazioni,
il mondo in un giocattolo le fabbriche riapriranno, allontanare gli intrusi
arresteranno qualche studente dalle nostre emozioni,
Faremo gli occhiali così! convinti che fosse un gioco allontanarli in tempo
Faremo gli occhiali così! a cui avremmo giocato poco e prima di trovarsi solo
provate pure a credevi assolti con la paura di non tornare al lavoro.
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio siete lo stesso coinvolti.
Anno di pubblicazione: 1971 Rischiare libertà strada per strada,
Anche se avete chiuso scordarsi le rotaie verso casa,
IL SUONATORE JONES le vostre porte sul nostro muso io ne valgo la pena,
In un vortice di polvere la notte che le pantere per arrivare ad incontrar la gente
gli altri vedevan siccità, ci mordevano il sedere senza dovermi fingere innocente.
a me ricordava lasciamoci in buonafede
la gonna di Jenny massacrare sui marciapiedi Mi sforzo di ripetermi con loro
in un ballo di tanti anni fa anche se ora ve ne fregate, e più l'idea va di là del vetro
voi quella notte voi c'eravate. più mi lasciano indietro,
Sentivo la mia terra per il coraggio insieme
vibrare di suoni, era il mio cuore E se nei vostri quartieri non so le regole del gioco
e allora perché coltivarla ancora, tutto è rimasto come ieri, senza la mia paura mi fido poco.
come pensarla migliore senza le barricate
senza feriti, senza granate, Ormai sono in ritardo per gli amici
Libertà l'ho vista dormire se avete preso per buone per l'olio potrei farcela da solo
nei campi coltivati le "verità" della televisione illuminando al tritolo
a cielo e denaro, anche se allora vi siete assolti chi ha la faccia e mostra solo il viso
a cielo ed amore, siete lo stesso coinvolti. sempre gradevole, sempre più impreciso.
protetta da un filo spinato
E se credete ora E l'esplosivo spacca, taglia, fruga
Libertà l'ho vista svegliarsi che tutto sia come prima tra gli ospiti di un ballo mascherato,
ogni volta che ho suonato perché avete votato ancora io mi sono invitato
per un fruscio di ragazze la sicurezza, la disciplina, a rilevar l'impronta
a un ballo, convinti di allontanare dietro ogni maschera che salta
per un compagno ubriaco la paura di cambiare e a non aver pietà per la mia prima volta.
verremo ancora alle vostre porte
E poi se la gente sa, e grideremo ancora più forte Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
e la gente lo sa che sai suonare, per quanto voi vi crediate assolti Anno di pubblicazione: 1973
suonare ti tocca siete per sempre coinvolti,
per tutta la vita per quanto voi vi crediate assolti AL BALLO MASCHERATO
e ti piace lasciarti ascoltare siete per sempre coinvolti. Cristo drogato da troppe sconfitte

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cede alla complicità piantata tra l'aorta e l'intenzione, il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
di Nobel che gli espone la praticità noi ti abbiamo osservato i becchini ne raccolgono spesso
di un'eventuale premio della bontà. dal primo battere del cuore fra la gente che si lascia piovere addosso.
Maria ignorata da un Edipo ormai scaltro fino ai ritmi più brevi
mima una sua nostalgia di natività, dell'ultima emozione Ho investito il denaro e gli affetti
io con la mia bomba porto la novità, quando uccidevi, banca e famiglia danno rendite sicure,
la bomba che debutta in società, favorendo il potere con mia moglie si discute l'amore
al ballo mascherato della celebrità. i soci vitalizi del potere ci sono distanze, non ci sono paure,
ammucchiati in discesa ma ogni notte lei mi si arrende più tardi
Dante alla porta di Paolo e Francesca a difesa vengono uomini, ce n'è uno più magro,
spia chi fa meglio di lui: della loro celebrazione. ha una valigia e due passaporti,
lì dietro si racconta un amore normale lei ha gli occhi di una donna che pago.
ma lui saprà poi renderlo tanto geniale. E se tu la credevi vendetta Commissario io ti pago per questo,
E il viaggio all'inferno ora fallo da solo il fosforo di guardia lei ha gli occhi di una donna che è mia,
con l'ultima invidia lasciata là sotto un segnalava la tua urgenza di potere l'uomo magro ha le mani occupate,
lenzuolo, mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante una valigia di ciondoli, un foglio di via.
sorpresa sulla porta d'una felicità della legge
la bomba ha risparmiato la normalità, quello che non protegge Non ha più la faccia del suo primo hashish
al ballo mascherato della celebrità. la parte del boia. è il mio ultimo figlio, il meno voluto,
ha pochi stracci dove inciampare
La bomba non ha una natura gentile Imputato, non gli importa d'alzarsi, neppure quando è
ma spinta da imparzialità il dito più lungo della tua mano caduto:
sconvolge l'improbabile intimità è il medio e i miei alibi prendono fuoco
di un'apparente statua della Pietà. quello della mia il Guttuso ancora da autenticare
Grimilde di Manhattan, statua della libertà, è l'indice, adesso le fiamme mi avvolgono il letto
adesso non ha più rivali la tua vanità eppure anche tu hai giudicato. questi i sogni che non fanno svegliare.
e il gioco dello specchio non si ripeterà Hai assolto e hai condannato Vostro Onore, sei un figlio di troia,
"Sono più bella io o la statua della Pietà " al di sopra di me, mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
dopo il ballo mascherato del celebrità. ma al di sopra di me, ora aspettami fuori dal sogno
per quello che hai fatto, ci vedremo davvero,
Nelson strappato al suo carnevale per come lo hai rinnovato io ricomincio da capo.
rincorre la sua identità il potere ti è grato.
e cerca la sua maschera, l'orgoglio, lo stile, Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
impegnati sempre a vincere e mai a morire. Ascolta Anno di pubblicazione: 1973
Poi dalla feluca ormai a brandelli una volta un giudice come me
tenta di estrarre il consiglio della sua giudicò chi gli aveva dettato la legge: IL BOMBAROLO
Trafalgar prima cambiarono il giudice Chi va dicendo in giro che odio il mio lavoro
e nella sua agonia, sparsa di qua, di là, e subito dopo non sa con quanto amore mi dedico al tritolo
implora una Sant'Elena anche in la legge. è quasi indipendente ancora poche ore
comproprietà, poi gli darò la voce il detonatore
al ballo mascherato della celebrità. Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare. Il mio Pinocchio fragile parente artigianale
Mio padre pretende aspirina ed affetto Tu sei il potere. di ordigni costruiti su scala industriale
e inciampa nella sua autorità, Vuoi essere giudicato? di me non farà mai un cavaliere del lavoro
affida a una vestaglia il suo ultimo ruolo Vuoi essere assolto o condannato? io son d'un'altra razza son bombarolo
ma lui esplode dopo, prima il suo decoro.
Mia madre si approva in frantumi di Testo: F.De Andrè – R.Danè Nello scendere le scale ci metto più
specchio, Anno di pubblicazione: 1973 attenzione,
dovrebbe accettare la bomba con serenità, sarebbe imperdonabile giustiziarmi sul
il martirio è il suo mestiere, la sua vanità, CANZONE DEL PADRE portone
ma ora accetta di morire soltanto a metà "Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi proprio nel giorno in cui la decisione è mia
la sua parte ancora viva le fa tanta pietà, solo i sogni che non fanno svegliare". sulla condanna a morte o l'amnistia
al ballo mascherato della celebrità. "Sì. Vostro Onore, ma li voglio più grandi."
"C'è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre. Per strada tante facce non hanno un bel
Qualcuno ha lasciato la luna nel bagno Non dovrai che restare sul ponte colore
accesa soltanto a metà e guardare le altre navi passare qui chi non terrorizza si ammala di terrore
quel poco che mi basta per contare i caduti, le più piccole dirigile al fiume c'è chi aspetta la pioggia per non piangere
stupirmi della loro fragilità, le più grandi sanno già dove andare." da solo
e adesso puoi togliermi i piedi dal collo Così son diventato mio padre io sono d'un altro avviso son bombarolo
amico che m'hai insegnato il "come si fa" ucciso in un sogno precedente
se no ti porto indietro di qualche minuto il tribunale mi ha dato fiducia Intellettuali d'oggi idioti di domani
ti metto a conversare, ti ci metto seduto assoluzione e delitto lo stesso movente. ridatemi il cervello che basta alle mie mani
tra Nelson e la statua della Pietà, profeti molto acrobati della rivoluzione
al ballo mascherato della celebrità. E ora Berto, figlio della Lavandaia, oggi farò da me senza lezione
compagno di scuola, preferisce imparare
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio a contare sulle antenne dei grilli Vi scoverò i nemici per voi così distanti
Anno di pubblicazione: 1973 non usa mai bolle di sapone per giocare; e dopo averli uccisi sarò fra i latitanti
seppelliva sua madre in un cimitero di ma finché li cerco io i latitanti sono loro
SOGNO NUMERO DUE lavatrici ho scelto un'altra scuola son bombarolo
Imputato ascolta, avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;
noi ti abbiamo ascoltato. si fermò un attimo per suggerire a Dio Potere troppe volte delegato ad altre mani
Tu non sapevi di avere una coscienza al di continuare a farsi i fatti suoi sganciato e restituitoci dai tuoi aeroplani
fosforo e scappò via con la paura di arrugginire io vengo a restituirti un po' del tuo terrore

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del tuo disordine del tuo rumore che non ci sono poteri buoni
Ma senza che gli altri non ne sappiano niente da non riuscire più a capire
Così pensava forte un trentenne disperato dirmi senza un programma dimmi come ci si che non ci sono poteri buoni.
se non del tutto giusto quasi niente sbagliato sente
cercando il luogo idoneo adatto al suo tritolo continuerai ad ammirarti tanto da volerti E adesso imparo un sacco di cose
insomma il posto degno d'un bombarolo portare al dito in mezzo agli altri vestiti uguali
farai l'amore per amore tranne qual'è il crimine giusto
C'è chi lo vide ridere davanti al Parlamento o per avercelo garantito, per non passare da criminali.
aspettando l'esplosione che provasse il suo andrai a vivere con Alice che si fa il whisky Ci hanno insegnato la meraviglia
talento distillando fiori verso la gente che ruba il pane
c'è chi lo vide piangere un torrente di vocali o con un Casanova che ti promette di ora sappiamo che è un delitto
vedendo esplodere un chiosco di giornali presentarti ai genitori il non rubare quando si ha fame
o resterai più semplicemente ora sappiamo che è un delitto
Ma ciò che lo ferì profondamente dove un attimo vale un altro il non rubare quando si ha fame.
nell'orgoglio senza chiederti come mai,
fu l'immagine di lei che si sporgeva da ogni continuerai a farti scegliere Di respirare la stessa aria
foglio o finalmente sceglierai. dei secondini non ci va
lontana dal ridicolo in cui lo lasciò solo e abbiamo deciso di imprigionarli
ma in prima pagina col bombarolo Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio durante l'ora di libertà
Anno di pubblicazione: 1973 venite adesso alla prigione
Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio state a sentire sulla porta
Anno di pubblicazione: 1973 NELLA MIA ORA DI LIBERTÀ' la nostra ultima canzone
Di respirare la stessa aria che vi ripete un'altra volta
VERRANNO A CHIEDERTI DEL NOSTRO di un secondino non mi va per quanto voi vi crediate assolti
AMORE perciò ho deciso di rinunciare siete per sempre coinvolti.
Quando in anticipo sul tuo stupore alla mia ora di libertà Per quanto voi vi crediate assolti
verranno a crederti del nostro amore se c'è qualcosa da spartire siete per sempre coinvolti.
a quella gente consumata nel farsi dar retta tra un prigioniero e il suo piantone
un amore così lungo che non sia l'aria di quel cortile Testo: F.De Andrè – G.Bentivoglio
tu non darglielo in fretta voglio soltanto che sia prigione Anno di pubblicazione: 1973
non spalancare le labbra ad un ingorgo di che non sia l'aria di quel cortile
parole voglio soltanto che sia prigione. CANZONI (1974)
le tue labbra così frenate nelle fantasie
dell'amore È cominciata un'ora prima
VIA DELLA POVERTA'
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei e un'ora dopo era già finita
ho visto gente venire sola Il salone di bellezza in fondo al vicolo
"sempre"
e poi insieme verso l'uscita è affollatissimo di marinai
nell'ipocrisia dei "mai"
non mi aspettavo un vostro errore prova a chiedere a uno che ore sono
non sono riuscito a cambiarti
uomini e donne di tribunale e ti risponderà: "Non l'ho saputo mai"
non mi hai cambiato lo sai.
se fossi stato al vostro posto...
ma al vostro posto non ci so stare Le cartoline dall'impiccagione
E dietro ai microfoni porteranno uno
se fossi stato al vostro posto... sono in vendita a cento lire l'una
specchio
ma al vostro posto non ci sono stare. il commissario cieco dietro la stazione
per farti più bella e pesarmi già vecchio
per un indizio ti legge la sfortuna
tu regalagli un trucco che con me non
portavi Fuori dell'aula sulla strada
ma in mezzo al fuori anche fuori di là E le forze dell'ordine irrequiete
e loro si stupiranno
ho chiesto al meglio della mia faccia cercano qualcosa che non va
che tu non mi bastavi,
una polemica di dignità mentre io e la mia signora ci affacciamo
digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle
tante le grinte, le ghigne, i musi, stasera
mani
vagli a spiegare che è primavera su via della Povertà
dove l'amore non era adulto e ti lasciavo
graffi sui seni e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera Cenerentola sembra così facile
per ritornare dopo l'amore
e poi lo scanno ma preferiscono ogni volta che sorride ti cattura
alle carenze dell'amore
vederla togliere a chi va in galera. ricorda proprio Bette Davis
era facile ormai
con le mani appoggiate alla cintura
non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai. Tante le grinte, le ghigne, i musi,
poche le facce, tra loro lei, Arriva Romeo trafelato
si sta chiedendo tutto in un giorno e le grida: "Il mio amore sei tu"
Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
si suggerisce, ci giurerei ma qualcuno gli dice di andar via
come fiori regalati a maggio e restituiti in
quel che dirà di me alla gente e di non riprovarci più
novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti quel che dirà ve lo dico io
da un po' di tempo era un po' cambiato E l'unico suono che rimane
ha dato lavoro
ma non nel dirmi amore mio quando l'ambulanza se ne va
i tuoi occhi assunti da tre anni
da un po' di tempo era un po' cambiato è Cenerentola che spazza la strada
i tuoi occhi per loro,
ma non nel dirmi amore mio. in via della Povertà
ormai buoni per setacciare spiagge con la
scusa del corallo
Certo bisogna farne di strada Mentre l'alba sta uccidendo la luna
o per buttarsi in un cinema con una pietra al
da una ginnastica d'obbedienza e le stelle si son quasi nascoste
collo
fino ad un gesto molto più umano la signora che legge la fortuna
e troppo stanchi per non vergognarsi
che ti dia il senso della violenza se n'è andata in compagnia dell'oste
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni Ad eccezione di Abele e di Caino
sono riusciti a cambiarci
da non riuscire più a capire tutti quanti sono andati a far l'amore
ci son riusciti lo sai.

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aspettando che venga la pioggia a ingannare il suo destino poesia di Antoine Paul)
ad annacquare la gioia ed il dolore in via della Povertà Anno di pubblicazione: 1974

E il Buon Samaritano La tua lettera l'ho avuta proprio ieri FILA LA LANA
sta affilando la sua pietà mi racconti tutto quel che fai Vedi pag. 2
se ne andrà al carnevale stasera ma non essere ridicola
in via della Povertà non chiedermi "Come stai" LA BALLATA DELL'AMORE CIECO (O
questa gente di cui mi vai parlando DELLA VANITA’)
I tre Re Magi sono disperati è gente come tutti noi
Vedi pag. 2
Gesù Bambino è diventato vecchio non mi sembra che siano mostri
e Mister Hyde piange sconcertato non mi sembra che siano eroi
vedendo Jeckyll che ride nello specchio e non mandarmi ancora tue notizie
SUZANNE
nessuno ti risponderà Nel suo posto in riva al fiume
Ofelia è dietro la finestra se insisti a spedirmi le tue lettere Suzanne ti ha voluto accanto
mai nessuno le ha detto che è bella da via della Povertà e ora ascolti andar le barche
a soli ventidue anni ora puoi dormirle al fianco
è già una vecchia zitella Testo: F.De Andrè – F.De Gregori sì lo sai che lei è pazza
(traduzione di “Desolation row” di ma per questo sei con lei
La sua morte sarà molto romantica B.Dylan) e ti offre il tè e le arance
trasformandosi in oro se ne andrà Anno di pubblicazione: 1974 che ha portato dalla Cina
per adesso cammina avanti e indietro e proprio mentre stai per dirle
in via della Povertà LE PASSANTI che non hai amore da offrirle
lei è già sulla tua onda
Io dedico questa canzone
Einstein travestito da ubriacone e fa che il fiume ti risponda
ad ogni donna pensata come amore
ha nascosto i suoi appunti in un baule che da sempre siete amanti
in un attimo di libertà
è passato di qui un'ora fa e tu vuoi viaggiarle insieme
a quella conosciuta appena
diretto verso l'ultima Thule voi viaggiarle insieme ciecamente
non c'era tempo e valeva la pena
sembrava così timido e impaurito perché sai che le hai toccato il corpo
di perderci un secolo in più
quando ha chiesto di fermarsi un po' qui il suo corpo perfetto con la mente
ma poi ha cominciato a fumare A quella quasi da immaginare
e a recitare l'ABC E Gesù fu un marinaio
tanto di fretta l'hai vista passare
ed a vederlo tu non lo diresti mai finché camminò sull'acqua
dal balcone a un segreto più in là
ma era famoso qualche tempo fa e restò per molto tempo
e ti piace ricordarne il sorriso
per suonare il violino elettrico a guardare solitario
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in via della Povertà dalla sua torre di legno
in un vuoto di felicità
e poi quando fu sicuro
Ci si prepara per la grande festa che soltanto agli annegati
Alla compagna di viaggio
c'è qualcuno che comincia ad aver sete fosse dato di vederlo disse
i suoi occhi il più bel paesaggio
il Fantasma dell'opera "Siate marinai finché il mare vi libererà"
fan sembrare più corto il cammino
si è vestito in abiti da prete e lui stesso fu spezzato
e magari sei l'unico a capirla
sta ingozzando a viva forza Casanova ma più umano abbandonato
e la fai scendere senza seguirla
per punirlo della sua sensualità nella nostra mente lui non naufragò
senza averle sfiorato la mano
lo ucciderà parlandogli d'amore e tu vuoi viaggiargli insieme
dopo averlo avvelenato di pietà vuoi viaggiargli insieme ciecamente
A quelle che sono già prese
e mentre il Fantasma grida forse avrai fiducia in lui
e che vivendo delle ore deluse
tre ragazze si son spogliate già perché ti ha toccato il corpo con la mente
con un uomo ormai troppo cambiato
Casanova sta per essere violentato ti hanno lasciato, inutile pazzia
in via della Povertà E Suzanne ti dà la mano
vedere il fondo della malinconia
ti accompagna lungo il fiume
di un avvenire disperato
E bravo Nettuno mattacchione porta addosso stracci e piume
il Titanic sta affondato nell'aurora presi in qualche dormitorio
Immagini care per qualche istante
nelle scialuppe i posti letto sono tutti il sole scende come miele
sarete presto una folla distante
occupati su di lei donna del porto
scavalcate da un ricordo più vicino
e il capitano grida: "Ce ne stanno ancora" che ti indica i colori
per poco che la felicità ritorni
ed Ezra Pound e Thomas Eliot fra la spazzatura e i fiori
è molto raro che ci si ricordi
fanno a pugni nella torre di comando scopri eroi fra le alghe marce
degli episodi del cammino
i suonatori di Calipso ridono di loro e bambini nel mattino
mentre il cielo si sta allontanando che si sporgono all'amore
Ma se la vita smette di aiutarti
e affacciati alle loro finestre nel mare e così faranno sempre
è più difficile dimenticarti
tutti pescano mimose e lillà e Suzanne regge lo specchio
di quelle felicità interviste
e nessuno deve più preoccuparsi e tu vuoi viaggiarle insieme
dei baci che non si è osato dare
di via della Povertà vuoi viaggiarle insieme ciecamente
delle occasioni lasciate ad aspettare
perché sai che ti ha toccato il corpo
degli occhi mai più rivisti
A mezzanotte in punto i poliziotti il tuo corpo perfetto con la mente
fanno il loro solito lavoro Allora nei momenti di solitudine
metton le manette intorno ai polsi Testo: F.De Andrè (traduzione di “Suzanne”
quando il rimpianto diventa abitudine,
a quelli che ne sanno più di loro di L.Cohen)
una maniera di viversi insieme,
i prigionieri vengon trascinati Anno di pubblicazione: 1972
si piangono le labbra assenti
su un calvario improvvisato lì vicino di tutte le belle passanti
e il caporale Adolfo li ha avvisati che non siamo riusciti a trattenere
MORIRE PER DELLE IDEE
che passeranno tutti dal camino Morire per delle idee, l'idea è affascinante
e il vento ride forte Testo: F.De Andrè (traduzione di “Les per poco io morivo senza averla mai avuta,
e nessuno riuscirà Passantes” di G.Brassens, tratta da una perché chi ce l'aveva, una folla di gente,

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gridando "Viva la morte" proprio addosso mi LA CITTA' VECCHIA forse è ora che io vada"
è caduta. Vedi pag. 2 e la regina lo seguì
Mi avevano convinto e la mia musa insolente col suo dolore lo seguì
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede GIOVANNA D'ARCO sulla sua cattiva strada
dicendomi peraltro in separata sede
Attraverso il buio Giovanna D'Arco
moriamo per delle idee, va beh, ma di morte E in una notte senza luna
precedeva le fiamme cavalcando
lenta, va beh truccò le stelle ad un pilota
nessuna luna per la sua corazza
ma di morte lenta quando l'aeroplano cadde
nessun uomo nella sua fumosa notte al suo lui disse "È colpa di chi muore
fianco
Approfittando di non essere fragilissimi di comunque è meglio che io vada"
cuore ed il pilota lo seguì
"Della guerra sono stanca ormai
andiamo all'altro mondo bighellonando un senza le stelle lo seguì
al lavoro di un tempo tornerei
poco, sulla sua cattiva strada
a un vestito da sposa o qualcosa di bianco
perché forzando il passo succede che si
per nascondere questa mia vocazione al
muore A un diciottenne alcolizzato
trionfo ed al pianto"
per delle idee che non han più corso il giorno versò da bere ancora un poco
dopo. e mentre quello lo guardava
"Son parole le tue che volevo ascoltare
Ora se c'è una cosa amara, desolante lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
ti ho spiata ogni giorno cavalcare
è quella di capire all'ultimo momento adesso è ora che io vada"
e a sentirti così ora so cosa voglio
che l'idea giusta era un'altra, un altro il l'alcolizzato lo capì
vincere un'eroina così fredda abbracciarne
movimento non disse niente e lo seguì
l'orgoglio"
moriamo per delle idee, va beh, ma di morte sulla sua cattiva strada
lenta va beh
"E chi sei tu" lei disse divertendosi al gioco
ma di morte lenta Ad un processo per amore
"Chi sei tu che mi parli così senza riguardo" baciò le bocche dei giurati
"Veramente stai parlando col fuoco
Gli apostoli di turno che apprezzano il e ai loro sguardi imbarazzati
e amo la tua solitudine amo il tuo sguardo"
martirio rispose "Adesso è più normale
lo predicano spesso per novant'anni almeno. adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è
"E se tu sei il fuoco raffreddati un poco
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo giusto
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa"
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a che io vada"
e tacendo gli si arrampicò dentro
meno. ed i giurati lo seguirono
ad offrirgli il suo modo migliore di essere
E sotto ogni bandiera li vediamo superare a bocca aperta lo seguirono
sposa
il buon Matusalemme nella longevità sulla sua cattiva strada
per conto mio si dicono in tutta intimità sulla sua cattiva strada
E nel profondo del suo cuore rovente
moriamo per delle idee, va beh, ma di morte
lui prese ad avvolgere Giovanna D'Arco
lenta, E quando poi sparì del tutto
e là in alto e davanti alla gente
ma di morte lenta a chi diceva "È stato un male"
lui appese le ceneri inutili a chi diceva "È stato un bene"
del suo abito bianco
A chi va poi cercando verità meno fittizie raccomandò "Non vi conviene
ogni tipo di setta offre moventi originali venir con me dovunque vada"
E fu dal profondo del suo cuore rovente
e la scelta è imbarazzante per le vittime ma c'è amore un po' per tutti
che lui prese Giovanna è la colpì nel segno
novizie e tutti quanti hanno un amore
è lei capì chiaramente
morire per delle idee è molto bello ma per sulla cattiva strada
che se lui era il fuoco lei doveva essere il
quali.
legno
E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba Testo: F.De Andrè – F.De Gregori
vedendole venire dietro il grande stendardo Anno di pubblicazione: 1974
pensa "Speriamo bene che arrivino in Testo: F.De Andrè (traduzione di “Joan of
Arc” di L.Cohen) OCEANO
ritardo"
Anno di pubblicazione: 1972
moriamo per delle idee, va beh, ma di morte Quanti cavalli hai tu ceduto alla porta
lenta, tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
ma di morte lenta
DELITTO DI PAESE
la notte non ha bisogno
Vedi pag. 10 la notte fa benissimo a meno del tuo
E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi concerto
crepate pure per primi noi vi cediamo il VALZER PER UN AMORE ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un
passo Vedi pag. 9 tentativo.
però per cortesia lasciate vivere gli altri
la vita è grossomodo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza
VOLUME 8 (1975) Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
attenta disse "Vorrei sapere, quanto è grande il
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce LA CATTIVA STRADA verde
basta con le garrote in nome della pace Alla parata militare come è bello il mare, quanto dura una
moriamo per delle idee, va beh, ma di morte sputò negli occhi a un innocente stanza
lenta, va beh e quando lui chiese "Perché" è troppo tempo che guardo il sole, mi ha
ma di morte lenta lui gli rispose "Questo è niente fatto male "
e adesso è ora che io vada"
Testo: F.De Andrè (traduzione di “Mourir e l'innocente lo seguì Prova a lasciare le campane al loro cerchio di
pour des idees” di G.Brassens) senza le armi lo seguì rondini
Anno di pubblicazione: 1974 sulla sua cattiva strada e non ficcare il naso negli affari miei
e non venirmi a dire "Preferisco un poeta,
LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO Sui viali dietro la stazione preferisco un poeta ad un poeta sconfitto"
Vedi pag. 3 rubò l'incasso a una regina Ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni volta
e quando lei gli disse "Come" che vuoi.
lui le risposte "Forse è meglio è come prima

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Testo: F.De Andrè – F.De Gregori la cravatta intonata alla camicia. all'amore niente male
Anno di pubblicazione: 1973 e non può testimoniare.
Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire gli aquiloni Lui vide il marinaio indiano
NANCY si è seduto tra i ricordi vicini i rumori lontani alzarsi in piedi e barcollare
Un po' di tempo fa Nancy era senza guarda il muro e si guarda le mani con un coltello nella schiena
compagnia guarda il muro e si guarda le mani tra la schiuma e la stella polare
all'ultimo spettacolo con la sua bigiotteria. guarda il muro e si guarda le mani. e il timoniere di Shanghai tornò tranquillo a
Nel palazzo di giustizia suo padre era pilotare
innocente Testo: F.De Gregori e lui lo vide con l'anello al dito e un altro
nel palazzo del mistero non c'era proprio Anno di pubblicazione: 1975 anello da rubare
niente ma non può testimoniare.
non c'era quasi niente. GIUGNO '73
Tua madre ce l'ha molto con me Dal buio delle tango notti "Balla Linda"
Un po' di tempo fa eravamo distratti perché sono sposato e in più canto alla paralisi di un porto,
lei portava calze verdi dormiva con tutti. però canto bene e non so se tua madre la luce delle stelle chiare
Ma cosa fai domani non lo chiese mai a sia altrettanto capace a vergognarsi di me. come un rifugio capovolto,
nessuno la sua balena "Dolce Luna" che lo aspettata
s'innamorò di tutti noi non proprio di La gazza che ti ho regalato in alto mare,
qualcuno è morta, tua sorella ne ha pianto, gli ha detto molte volte "Amore, con chi mi
non proprio di qualcuno. quel giorno non avevano fiori, peccato, vuoi dimenticare "
quel giorno vendevano gazze parlanti. e non può testimoniare
E un po' di tempo fa col telefono rotto E speravo che avrebbe insegnato a tua e non può testimoniare.
cercò dal terzo piano la sua serenità. madre
Dicevamo che era libera e nessuno era A dirmi "Ciao come stai ", insomma non E tu mi vieni a dire voglio un figlio
sincero proprio a cantare su cui potermi regolare
non l'avremmo corteggiata mai nel palazzo per quello ci sono già io come sai. con due occhi qualunque e il terzo occhio
del mistero inconfondibile e speciale
nel palazzo del ministero. I miei amici sono tutti educati con te che non ti importa niente
però vestono in modo un po' strano se non riuscirà a nuotare
E dove mandi i tuoi pensieri adesso trovi mi consigli di mandarli da un sarto e mi l'importante è che abbia sulla guancia destra
Nancy a fermarli chiedi quella mia voglia di mare
molti hanno usato il suo corpo molti hanno "Sono loro stasera i migliori che abbiamo ". e mi dici ancora che il mio nome
pettinato i suoi capelli. E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di glielo devo proprio dare
E nel vuoto della notte quando hai freddo e mimosa
sei perduto Nell'imbuto di un polsino slacciato. ma non so testimoniare
È ancora Nancy che ti dice - Amore sono I miei amici ti hanno dato la mano, io non so testimoniare.
contenta che sei venuto. li accompagno, il loro viaggio porta un po'
Sono contenta che sei venuto. più lontano. Testo: F.De Andrè – F.De Gregori
Anno di pubblicazione: 1975
Testo: F.De Andrè (traduzione di “Nancy” di E tu aspetta un amore più fidato
L.Cohen) il tuo accendino sai io l'ho già regalato CANZONE PER L'ESTATE
Anno di pubblicazione: 1975 e lo stesso quei due peli d'elefante Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e
mi fermavano il sangue non capiva
LE STORIE DI IERI li ho dati a un passante. con tua figlia che provava il suo vestito
Mio padre aveva un sogno comune nuovo e sorrideva
condiviso dalla sua generazione Poi il resto viene sempre da sé con la radio che ronzava
la mascella al cortile parlava i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati per il mondo cose strane
troppi morti lo hanno tradito io mi dico è stato meglio lasciarci e il respiro del tuo cane che dormiva
tutta gente che aveva capito. che non esserci mai incontrati. Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i tuoi
sforzi per il pane
E il bambino nel cortile sta giocando Testo: F.De Andrè con il tuo bambino biondo a cui hai dato una
tira sassi nel cielo e nel mare Anno di pubblicazione: 1975 pistola per Natale
ogni volta che colpisce una stella che sembra vera,
chiude gli occhi e si mette a sognare con il letto in cui tua moglie
chiude gli occhi e si mette a volare. DOLCE LUNA non ti ha mai saputo dare
Cammina come un vecchio marinaio e gli occhiali che tra un po' dovrai cambiare
E i cavalli a Salò sono morti di noia non ha più un posto dove andare
a giocare col nero perdi sempre la terra sotto i piedi non lo aspetta Com'è che non riesci più a volare
Mussolini ha scritto anche poesie strano modo di ballare com'è che non riesci più a volare
i poeti che strane creature sua moglie ha un altro uomo e un'altra com'è che non riesci più a volare
ogni volta che parlano è una truffa. donna, è proprio un uomo da buttare com'è che non riesci più a volare
e nelle tasche gli è rimasta solo un po' di
Ma mio padre è un ragazzo tranquillo polvere di mare Con le tue finestre aperte sulla strada e gli
la mattina legge molti giornali e non può testimoniare. occhi chiusi sulla gente
è convinto di avere delle idee con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione
e suo figlio è una nave pirata Si muove sopra i sassi permanente
e suo figlio è una nave pirata. come un leone invernale la tua coda di ricambio
ti può parlare ore ed ore le tue nuvole in affitto
E anche adesso è rimasta una scritta nera della sua quarta guerra mondiale le tue rondini di guardia sopra il tetto
sopra il muro davanti casa mia conserva la sua cena dentro a un foglio di Con il tuo francescanesimo a puntate e la
dice che il movimento vincerà giornale tua dolce consistenza
il gran capo ha la faccia serena la sua ragazza "esca dalle lunghe gambe" fa col tuo ossigeno purgato e le tue onde

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regolate in una stanza mi sentivo meno stanco di voi Ora Teresa è all'Harrys' Bar
col permesso di trasmettere ero molto meno stanco di voi guarda verso il mare
e il divieto di parlare per lei figlia di droghieri
e ogni giorno un altro giorno da contare Potevo stuzzicare i pantaloni della penso che sia normale
sconosciuta porta una lametta al collo
Com'è che non riesci più a volare fino a farle spalancarsi la bocca. è vecchia di cent'anni
com'è che non riesci più a volare Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei di lei ho saputo poco
com'è che non riesci più a volare figli ma sembra non inganni.
com'è che non riesci più a volare di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo "E un errore ho commesso - dice -
Con i tuoi entusiasmi lenti precisati da ricordi elmo un errore di saggezza
stagionali con una scatola di legno che dicesse abortire il figlio del bagnino
e una bella addormentata che si sveglia a perderemo. e poi guardarlo con dolcezza
tutto quel che le regali Potevo chiedere come si chiama il vostro ma voi che siete a Rimini
con il tuo collezionismo cane tra i gelati e le bandiere
di parole complicate Il mio è un po' di tempo che si chiama non fate più scommesse
la tua ultima canzone per l'estate Libero. sulla figlia del droghiere".
Con le tue mani di carta per avvolgere altre Potevo assumere un cannibale al giorno Coro: Rimini, Rimini
mani normali per farmi insegnare la mia distanza dalle
Con l'idiota in giardino ad isolare le tue rose stelle. Testo: F.De Andrè – M.Bubola
migliori Potevo attraversare litri e litri di corallo Anno di pubblicazione: 1978
col tuo freddo di montagna per raggiungere un posto che si chiamasse
e il divieto di sudare arrivederci VOLTA LA CARTA
e più niente per poterti vergognare C'è una donna che semina il grano
E mai che mi sia venuto in mente, volta la carta si vede il villano
Com'è che non riesci più a volare di essere più ubriaco di voi il villano che zappa la terra
com'è che non riesci più a volare di essere molto più ubriaco di voi volta la carta viene la guerra
com'è che non riesci più a volare per la guerra non c'è più soldati
com'è che non riesci più a volare Testo: F.De Andrè a piedi scalzi son tutti scappati
Anno di pubblicazione: 1974 Angiolina cammina cammina sulle sue
Testo: F.De Andrè – F.De Gregori scarpette blu
Anno di pubblicazione: 1975
RIMINI (1978) carabiniere l'ha innamorata volta la carta e
lui non c'è più
AMICO FRAGILE carabiniere l'ha innamorata volta la carta e
RIMINI
Evaporato in una nuvola rossa lui non c'è più
in una delle molte feritoie della notte Teresa ha gli occhi secchi
con un bisogno d'attenzione e d'amore guarda verso il mare C'è un bambino che sale un cancello
troppo, "Se mi vuoi bene piangi " per lei figlia di pirati ruba ciliege e piume d'uccello
per essere corrisposti, penso che sia normale tira sassate non ha dolori
valeva la pena divertirvi le serate estive Teresa parla poco volta la carta c'è il fante di cuori
con un semplicissimo "Mi ricordo": ha labbra screpolate il fante di cuori che è un fuoco di paglia
per osservarvi affittare un chilo d'era mi indica un amore perso volta la carta il gallo ti sveglia
ai contadini in pensione e alle loro donne a Rimini d'estate. Angiolina alle sei di mattina s'intreccia i
e regalare a piene mani oceani capelli con foglie d'ortica
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio, Lei dice bruciato in piazza ha una collana di ossi di pesca la gira tre
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri dalla santa inquisizione volte intorno alle dita
nascondigli forse perduto a Cuba ha una collana di ossi di pesca la conta tre
senza rimpiangere la mia credulità: nella rivoluzione volte in mezzo alle dita
perché già dalla prima trincea o nel porto di New York
ero più curioso di voi, nella caccia alle streghe Mia madre ha un mulino e un figlio infedele
ero molto più curioso di voi oppure in nessun posto gli inzucchera il naso di torta di mele
ma nessuno le crede. mia madre e il mulino son nati ridendo
E poi sorpreso dai vostri "Come sta" Coro: Rimini, Rimini volta la carta c'è un pilota biondo
meravigliato da luoghi meno comuni e più pilota biondo camicie di seta
feroci, E Colombo la chiama cappello di volpe sorriso da atleta
tipo "Come ti senti amico, amico fragile, dalla sua portantina Angiolina seduta in cucina che piange, che
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di lei gli toglie le manette ai polsi mangia insalata di more
te" gli rimbocca le lenzuola Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra
"Lo sa che io ho perduto due figli" "Per un triste Re Cattolico - le dice - che gira veloce che parla d'amore
"Signora lei è una donna piuttosto distratta" ho inventato un regno Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra
e lui lo ha macellato che gira che gira che parla d'amore
E ancora ucciso dalla vostra cortesia su di una croce di legno.
nell'ora in cui un mio sogno Madamadorè ha perso sei figlie
ballerina di seconda fila, E due errori ho commesso tra i bar del porto e le sue meraviglie
agitava per chissà quale avvenire due errori di saggezza Madamadorè sa puzza di gatto
il suo presente di seni enormi abortire l'America volta la carta e paga il riscatto
e il suo cesareo fresco, e poi guardarla con dolcezza paga il riscatto con le borse degli occhi
pensavo è bello che dove finiscono le mie ma voi che siete uomini piene di foto di sogni interrotti
dita sotto il vento e le vele Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa
debba in qualche modo incominciare una non regalate terre promesse canta vittoria
chitarra a chi non le mantiene ". chiama i ricordi col loro nome volta la carta e
Coro: Rimini, Rimini finisce in gloria
E poi seduto in mezzo ai vostri "arrivederci", chiama i ricordi col loro nome volta la carta e

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finisce in gloria Andrea aveva un dolore Riccioli neri. e Dio ci apparirà sulle colline
coi suoi occhi smeraldi di ramarro
Testo: F.De Andrè – M.Bubola C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla
Anno di pubblicazione: 1978 bandiera Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
C'era scritto e la firma era d'oro era firma di e presto arriveremo a Durango
CODA DI LUPO re Stringimi Maddalena 'sto deserto finirà
Quand'ero piccolo m'innamoravo di tutto Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia. tu potrai ballare o fandango
correvo dietro ai cani Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
e da marzo a febbraio mio nonno vegliava Che cosa è il colpo che ho sentito
sulla corrente di cavalli e di buoi Occhi di bosco contadino del regno profilo ho nella schiena un dolore caldo
sui fatti miei e sui fatti tuoi francese siediti qui trattieni il fiato
e al dio degli inglesi non credere mai Occhi di bosco soldato del regno profilo forse non sono stato troppo scaltro
francese Svelta Maddalena prendi il mio fucile
E quando avevo duecento lune e forse E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla guarda dove è partito il lampo
qualcuna è di troppo più rara miralo bene cercare di colpire
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo E Andrea ha in bocca un dolore la perla più potremmo non vedere più Durango
cambiai il mio nome in "Coda di lupo" scura.
cambiai il mio pony con un cavallo muto Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
e al loro dio perdente non credere mai Andrea raccoglieva violette ai bordi del e presto arriveremo a Durango
pozzo Stringimi Maddalena 'sto deserto finirà
E fu nella notte della lunga stella con la coda Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del tu potrai ballare o fandango
che trovammo mio nonno crocifisso sulla pozzo
chiesa Il secchio gli disse - Signore il pozzo è Testo: F.De Andrè – M.Bubola (traduzione di
crocifisso con forchette che si usano a cena profondo “Romance in Durango” di B.Dylan-
era sporco e pulito di sangue e di crema più fondo del fondo degli occhi della Notte J.Levy)
e al loro dio goloso non credere mai del Pianto. Anno di pubblicazione: 1978
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più
E forse avevo diciott'anni e non puzzavo più profondo di me. SALLY
di serpente Lui disse - Mi basta mi basta che sia più Mia madre mi disse - Non devi giocare
possedevo una spranga un cappello e una profondo di me. con gli zingari nel bosco
fionda Mia madre mi disse - Non devi giocare
e una notte di gala con un sasso a punta Testo: F.De Andrè – M.Bubola con gli zingari nel bosco
uccisi uno smoking e glielo rubai Anno di pubblicazione: 1978 Ma il bosco era scuro l'erba già verde
e al dio della scala non credere mai lì venne Sally con un tamburello
AVVENTURAA DURANGO ma il bosco era scuro l'erba già alta
Poi tornammo in Brianza per l'apertura della Peperoncini rossi nel sole cocente dite a mia madre che non tornerò
caccia al bisonte polvere sul viso e sul cappello
ci fecero l'esame dell'alito e delle urine io e Maddalena all'occidente Andai verso il mare senza barche per
ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso abbiamo aperto i nostri occhi oltre il cancello traversare
- Per la caccia al bisonte - disse - Il numero ho dato la chitarra al figlio del fornaio spesi cento lire per un pesciolino d'oro
è chiuso per una pizza ed un fucile Andai verso il mare senza barche per
E a un dio a lieto fine non credere mai la ricomprerò lungo il sentiero traversare
e suonerò per Maddalena all'imbrunire. spesi cento lire per un pesciolino cieco
Ed ero già vecchio quando vicino a Roma al Gli montai sulla groppa e sparii in un baleno
Little Big Horn Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà andate a dire a Sally che non tornerò
capelli corti generale ci parlò all'università e presto arriveremo a Durango Gli montai sulla groppa e sparii in un
dei fratelli tute blu che seppellirono le asce Stringimi Maddalena 'sto deserto finirà momento
ma non fumammo con lui non era venuto in tu potrai ballare o fandango dite a mia madre che non tornerò
pace
e a un dio fatti il culo non crede mai Dopo i templi aztechi e le rovine Vicino alla città trovai Pilar del mare
le prime stelle sul Rio Grande con due gocce di eroina si addormentava il
E adesso che ho bruciato venti figli sul mio Di notte sogno il campanile cuore
letto di sposo e il collo di Ramon pieno di sangue Vicino alle roulottes trovai Pilar dei meli
che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di Sono stato proprio io all'osteria bocca sporca di mirtilli un coltello in mezzo ai
posa a premere le dita sul grilletto seni
che ho imparato a pescare con le bombe a Vieni mia Maddalena voliamo via Mi svegliai sulla quercia l'assassino era
mano il cane abbaia quel che è fatto è fatto fuggito
che mi hanno scolpito in lacrime sull'arco di dite al pesciolino che non tornerò
Traiano Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà Mi guardai nello stagno l'assassino s'era già
con un cucchiaio di vetro scavo nella mia e presto arriveremo a Durango lavato
storia Stringimi Maddalena 'sto deserto finirà dite a mia madre che non tornerò
ma colpisco un po' a casaccio perché non ho tu potrai ballare o fandango
più memoria Seduto sotto un ponte si annusava il re dei
e a un dio senza fiato non credere mai Alla corrida con tequila ghiacciata topi
vedremo il toreador toccare il cielo sulla strada le sue bambole bruciavano
Testo: F.De Andrè – M.Bubola All'ombra della tribuna antica copertoni
Anno di pubblicazione: 1978 dove Villa applaudiva il rodeo Sdraiato sotto il ponte si adorava il re dei
Il frate pregherà per il perdono topi
ANDREA ci accoglierà nella missione sulla strada le sue bambole adescavano i
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare Avrò stivali nuovi un orecchino d'oro signori
Andrea s'è perso s'è perso e non sarà e sotto il livello tu farai la comunione Mi parlò sulla bocca mi donò un braccialetto
tornare La strada è lunga ma ne vedo la fine dite alla quercia che non tornerò
Andrea aveva un amore Riccioli neri arriveremo per il ballo Mi baciò sulla bocca mi propose il suo letto

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dite a mia madre che non tornerò servo pastore
Anno di pubblicazione: 1978
Mia madre mi disse - Non devi giocare E tu quando sei partito soldato piangevi
con gli zingari del bosco
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
come un bambinetto
e dai padri delle tue amanti t'ha salvato tuo
UNA STORIA SBAGLIATA (45
lì venne Sally con un tamburello fratello GIRI) (1980)
e se il coraggio che ti è rimasto è sempre
Testo: F.De Andrè – M.Bubola quello ce la vedremo in piazza UNA STORIA SBAGLIATA
Anno di pubblicazione: 1978 chi ha la testa dura e nel frattempo mettimi E' una storia da dimenticare
la faccia in culo e' una storia da non raccontare
ZIRICHILTAGGIA e' una storia un po' complicata
Di chissu che babbu ci ha lacátu la meddu PARLANDO DEL NAUFRAGIO DELLA e' una storia sbagliata.
palti ti sei presa LONDON VALOUR
lu muntiggiu rúiu cu lu súaru li àcchi sulcini I marinai foglie di coca digeriscono in Comincio' con la luna sul posto
lu trau mannu coperta e fini' con un fiume d'inchiostro
e m'hai laccatu monti múccju e zirichèlti il capitano ha un'amore al collo venuto e' una storia un poco scontata
apposta dall'Inghilterra e' una storia sbagliata.
Ma tu ti sei tentu lu riu e la casa e tuttu il pasticcere di via Roma sta scendendo le
chissu che v'era 'ndrentu scale Storia diversa per gente normale
li piri butìrro e l'oltu cultiato e dapói di sei ogni dozzina di gradini trova una mano da storia comune per gente speciale
mesi che mi n'era 'ndatu pestare cos'altro vi serve da queste vite
parìa un campusantu bumbaldatu ha una frusta giocattolo sotto l'abito da tè. ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Ti ni sei andatu a campà cun li signuri fènditi E la radio di bordo è una sfera di cristallo
comandà da to mudderi dice che il vento si farà lupo il mare si farà E' una storia di periferia
e li soldi di babbu l'hai spesi tutti in cosi boni, sciacallo e' una storia da una botta e via
midicini e giornali il paralitico tiene in tasca un uccellino blu e' una storia sconclusionata
che to fiddòlu a cattr'anni aja jà l'ucchjali cobalto una storia sbagliata.
ride con gli occhi al circo Togni quando
Ma me muddèri campa da signora a me l'acrobata sbaglia il salto. Una spiaggia ai piedi del letto
fiddòlu cunnosci più di milli paráuli stazione Termini ai piedi del cuore
la tòja è mugnedi di la manzàna a la sera E le ancore hanno perduto la scommessa e una notte un po' concitata
e li toi fiddòli so brutti di tarra e di lozzu gli artigli una notte sbagliata.
e andaràni a cuiuàssi a calche ziràccu i marinai uova di gabbiano piovono sugli
scogli Notte diversa per gente normale
Candu tu sei paltutu suldatu piagnii come il poeta metodista ha spine di rosa nelle notte comune per gente speciale
unu stèddu zampe cos'altro ti serve da queste vite
e da li babbi di li toi amanti t'ha salvatu tu per far pace con gli applausi per sentirsi più ora che il cielo al centro le ha colpite
fratèddu distante ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
e si lu curàggiu che t'è filmatu è sempre la sua stella sì e oscurata da quando ha
chiddu vinto la gara del sollevamento pesi. E' una storia vestita di nero
chill'èmu a vidi in piazza ca l'ha più tostu lu e' una storia da basso impero
murro E con uno schiocco di lingua parte il cavo e' una storia mica male insabbiata
e pa lu stantu ponimi la faccia in culu dalla riva e' una storia sbagliata.
ruba l'amore del capitano attorcigliandole la
Testo: F.De Andrè – M.Bubola vita E' una storia da carabinieri
Anno di pubblicazione: 1978 il macellaio mani di seta si è dato un nome e' una storia per parrucchieri
da battaglia e' una storia un po' sputtanata
ZIRICHILTAGGIA (Traduzione) o e' una storia sbagliata.
tiene fasciate dentro il frigo nove mascelle
Di quello che papà ci ha lasciato la parte antiguerriglia
migliore ti sei presa ha un grembiule antiproiettile tra il giornale Storia diversa per gente normale
la collina rosa con il sughero le vacche e il gilè. storia comune per gente speciale
sorcine e il toro grande cos'altro vi serve da queste vite
e m'hai lasciato pietre, cisto e lucertole E il pasticciere e il poeta e il paralitico e la ora che il cielo al centro le ha colpite
sua coperta ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Ma tu ti sei tenuto il ruscello e la casa e tutto si ritrovarono sul molo con sorrisi da
quello che c'era dentro cruciverba Per il segno che c'e' rimasto
le pere butirre e l'orto coltivato e dopo sei a sorseggiarsi il capitano che si sparava negli non ripeterci quanto ti spiace
mesi che me n'ero andato occhi non ci chiedere piu' come e' andata
sembrava un cimitero bombardato e il pomeriggio a dimenticarlo con le sue tanto lo sai che e' una storia sbagliata
pipe e i suoi scacchi tanto lo sai che e' una storia sbagliata.
Te ne sei andato a vivere coi signori, e si fiutarono compatti nei sottintesi e nelle
facendoti comandare da tua moglie azioni Testo: F.De Andrè – M.Bubola
e i soldi di papà li hai spesi tutti in dolciumi, contro ogni sorta di naufragi o di altre Anno di pubblicazione: 1980
medicine e giornali rivoluzioni
che tuo figliolo a quattro anni aveva già gli e il macellaio mani di seta distribuì le TITTI
occhiali munizioni. Come due canne sul calcio del fucile
come due promesse nello stesso aprile
Mia moglie vive da signora e mio figlio Testo: F.De Andrè – M.Bubola come due serenate alla stessa finestra
conosce più di mille parole Anno di pubblicazione: 1978 come due cappelli sulla stessa testa
la tua munge da mattina a sera e le tue come due soldini sul palmo della mano
figlie sono sporche di terra FOLAGHE come due usignoli pioggia e piume sullo
e di letame e andranno a sposarsi a qualche
(Strumentale) stesso ramo.

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paura La terza freccia cercala sul fondo del Sand
Titti aveva due amori uno di cielo uno di qual'è la direzione nessuno me lo imparò Creek
terra qual'è il mio vero nome ancora non lo so
di segno contrario uno in pace uno in guerra Si son presi il nostro cuore sotto una coperta
Titti aveva due amori uno in terra uno in Quando la luna perde la lana e il passero la scura
cielo strada sotto una luna morta piccola dormiamo
insomma di segno contrario uno buono uno quando ogni angelo è alla catena ed ogni senza paura
vero. cane abbaia fu un generale di vent'anni
prendi la tua tristezza in mano e soffiala nel occhi turchini e giacca uguale
Come le lancette dello stesso orologio fiume fu un generale di vent'anni
come due cavalieri dentro il sortilegio vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume figlio d'un temporale
e furono i due legni che fecero la croce
e intorno due banditi con la stessa voce Sopra ogni cisto da qui al mare c'è un po' dei Ora i bambini dormono sul fondo del Sand
come due risposte con una parola miei capelli Creek
come due desideri per una stella sola. sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei
coltelli Testo: F.De Andrè – M.Bubola
Titti aveva due amori uno di cielo uno di l'amore delle case l'amore bianco vestito Anno di pubblicazione: 1981
terra io non l'ho mai saputo e non l'ho mai tradito
di segno contrario uno in pace uno in guerra AVE MARIA (in sardo)
Titti aveva due amori uno in terra uno in Mio padre un falco mia madre un pagliaio Deus Deus ti salve Maria
cielo stanno sulla collina chi chi ses de grazia piena
insomma di segno contrario uno buono uno i loro occhi senza fondo seguono la mia luna de grazia ses sa ivena
vero. notte notte notte sola sola come il mio fuoco ei sa currente...
piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco ei sa currente...
Testo: F.De Andrè – M.Bubola a poco
Anno di pubblicazione: 1980 Su, su Deus onnipotente
Testo: F.De Andrè – M.Bubola cun, cun tegus est istadu
FABRIZIO DE ANDRE’ (1981) Anno di pubblicazione: 1981 pro chi t'ha preservadu
immaculata
FIUME SAND CREEK
QUELLO CHE NON HO Si son presi il nostro cuore sotto una coperta Pregade pregade lu a fizzu ostru
Quello che non ho è una camicia bianca scura chi chi tottu sos errores
quello che non ho è un segreto in banca sotto una luna morta piccola dormivamo a nois sos peccadores
quello che non ho sono le tue pistole senza paura a nos perdone
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il fu un generale di vent'anni
sole. occhi turchini e giacca uguale Meda meda grazia a nos done
fu un generale di vent'anni in vida e in sa morte
Quello che non ho è di farla franca figlio d'un temporale e in sa diciosa sorte
quello che non ho è quel che non mi manca in paradisu
quello che non ho sono le tue parole C'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il Creek Testo: Da un canto tradizionale sardo
sole. Anno di pubblicazione: 1981
I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del
Quello che non ho è un orologio avanti bisonte AVE MARIA (traduzione)
per correre più in fretta e avervi più distanti e quella musica distante diventò sempre più Ave Maria
quello che non ho è un treno arrugginito forte piena di grazia
che mi riporti indietro da dove sono partito. chiusi gli occhi per tre volte tu che di grazie sei sorgente
mi ritrovai ancora lì e fonte d’acqua corrente
Quello che non ho sono i tuoi denti d'oro chiesi a mio nonno è solo un sogno
quello che non ho è un pranzo di lavoro mio nonno disse sì Dio onnipotente
quello che non ho è questa prateria ti ha visitato
per correre più forte della malinconia. A volte i pesci cantano sul fondo del Sand e ti ha conseravato
Creek immacolata
Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca Sognai talmente forte che mi uscì il sangue Prega tuo figlio
quello che non ho sei tu dalla mia parte dal naso per noi peccatori
quello che non ho è di fregarti a carte. il lampo in un orecchio nell'altro il paradiso che tutti gli errori
le lacrime più piccole ci perdoni
Quello che non ho è una camicia bianca le lacrime più grosse
quello che non ho è di farla franca quando l'albero della neve Tantissime grazie ci doni
quello che non ho sono le sue pistole fiorì di stelle rosse nella vita e nella morte
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il e un meraviglioso destino
sole. Ora i bambini dormono sul letto del Sand in paradiso
Creek
Quello che non ho... HOTEL SUPRAMONTE
Quando il sole alzò la testa tra le spalle della E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
Testo: F.De Andrè – M.Bubola notte tu vedrai una donna in fiamme e un uomo
Anno di pubblicazione: 1981 c'erano sono cani e fumo e tende capovolte solo
tirai una freccia in cielo e una lettera vera di notte falsa di giorno
CANTO DEL SERVO PASTORE per farlo respirare e poi scuse e accuse e scuse senza ritorno
Dove fiorisce il rosmarino c'e' una fontana tirai una freccia al vento e ora viaggi ridi vivi o sei perduta
scura per farlo sanguinare col tuo ordine discreto dentro il cuore
dove cammina il mio destino c'e' un filo di ma dov'è dov'è il tuo amore, ma dove è

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finito il tuo amore per un uomo che dipinge e non la può T'ho incrociata alla stazione
guardare che inseguivi il tuo profumo
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non filo filo del mio cuore che dagli occhi porti al presa in trappola da un tailleur grigio fumo
è facile mare i giornali in una mano e nell'altra il tuo
grazie a te ho una barca da scrivere ho un c'è una lacrima nascosta che nessuno mi sa destino
treno da perdere disegnare camminavi fianco a fianco al tuo assassino
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho
visto la neve Tu bandito senza luna senza stelle e senza Ma se ti tagliassero a pezzetti
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di fortuna il vento li raccoglierebbe
sete questa notte dormirai col suo rosario stretto il regno dei ragni cucirebbe la pelle
passerà anche questa stazione senza far intorno al tuo fucile. e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
male Tu bandito senza luna senza stelle e senza e il polline di Dio
passerà questa pioggia sottile come passa il fortuna di Dio il sorriso
dolore questa notte dormirai col suo ritratto proprio
ma dov'è dov'è il tuo cuore, ma dove è sotto il tuo fucile Testo: F.De Andrè – M.Bubola
finito il tuo cuore Anno di pubblicazione: 1981
Hanno detto che Franziska non riesce più a
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha cantare VERDI PASCOLI
il tuo nome anche l'ultima sorella tra un po' vedrà Gli aranci sono grossi
ora il tempo è un signore distratto è un sposare i limoni sono rossi
bambino che dorme l'altro giorno un altro uomo le ha sorriso per lassù, lassù nei verdi pascoli
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la strada ogni angelo è un bambino
la mano era certo un forestiero che non sapeva quel sporco e birichino
cosa importa se sono caduto se sono che costava lassù, lassù nei verdi pascoli
lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza Marinaio di foresta senza sonno e senza E ora non piangere perché
parole canzoni presto la notte finirà
perché domani sarà un giorno incerto di senza una conchiglia da portare o una rete con le sue perle stelle e strisce
nuvole e sole d'illusioni. in fondo al cielo
ma dov'è dov'è il tuo amore, ma dove è Marinaio di foresta senza sonno e senza e ora sorridimi perché
finito il tuo amore canzoni presto la notte se ne andrà
senza una conchiglia da portare o una rete con le sue stelle arrugginite
Testo: F.De Andrè – M.Bubola d'illusioni in fondo al mare
Anno di pubblicazione: 1981
Testo: F.De Andrè – M.Bubola La radio suona sempre canzoni da ballare
FRANZISKA Anno di pubblicazione: 1981 lassù, lassù nei verdi pascoli
Hanno detto che Franziska è stanca di niente da scommettere
pregare SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI tutto da giocare
tutta notte alla finestra aspetta il tuo segnale Se ti tagliassero a pezzetti lassù, lassù nei verdi pascoli
quanto è piccolo il suo cuore e grande la il vento li raccoglierebbe
montagna il regno dei ragni cucirebbe la pelle E ora non piangere perché
quanto taglia il suo dolore più d'un coltello, e la luna tesserebbe i capelli e il viso presto la notte se ne andrà
coltello di Spagna e il polline di Dio di Dio il sorriso con le sue perle stelle e strisce
in fondo al cielo
Tu bandito senza luna senza stelle e senza Ti ho trovata lungo il fiume e ora sorridimi perché
fortuna che suonavi una foglia di fiore presto la notte finirà
questa notte dormirai col suo rosario stretto che cantavi parole leggere, parole d'amore con le sue stelle arrugginite
intorno al tuo fucile. ho assaggiato le tue labbra di miele rosso in fondo al mare
Tu bandito senza luna senza stelle e senza rosso
fortuna ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel Non c'è d'andare a scuola
questa notte dormirai col suo rosario stretto che posso ti basta una parola
intorno al tuo fucile lassù, lassù nei verdi pascoli
Rosa gialla rosa di rame c'è carne da mangiare
Hanno detto che Franziska è stanca di mai ballato così a lungo erba da sognare
ballare lungo il filo della notte sulle pietre del giorno lassù, lassù nei verdi pascoli
con un uomo che non ride e non la può io suonatore di chitarra io suonatore di
baciare mandolino E ora non piangere perché
tutta notte sulla quercia l'hai seguita in alla fine siamo caduti sopra il fieno presto la notte finirà
mezzo ai rami con le sue perle stelle e strisce
dietro il palco sull'orchestra i tuoi occhi come Persa per molto persa per poco in fondo al cielo
due cani presa sul serio presa per gioco e ora sorridimi perché
non c'è stato molto da dire o da pensare presto la notte finirà
Marinaio di foresta senza sonno e senza la fortuna sorrideva come uno stagno a con le sue stelle arrugginite
canzoni primavera in fondo al mare
senza una conchiglia da portare o una rete spettinata da tutti i venti della sera
d'illusioni. Gli aranci sono grossi
Marinaio di foresta senza sonno e senza E adesso aspetterò domani i limoni sono rossi
canzoni per avere nostalgia lassù, lassù nei verdi pascoli
senza una conchiglia da portare o una rete signora libertà signorina fantasia papà non c'ha da fare
d'illusioni. così preziosa come il vino così gratis come la papà ti fa giocare
tristezza lassù, lassù nei verdi pascoli
Hanno detto che Franziska è stanca di con la tua nuvola di dubbi e di bellezza
posare E ora non piangere perché

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presto il concerto finirà cose da bere, cose da mangiare non mi si disfi nell'onda
con le sue perle stelle e strisce frittura di pesciolini, bianco di Portofino e l'ultimo respiro Jamina
in fondo al cielo cervelli di agnello nello stesso vino regina madre delle sambe
e ora sorridimi perché lasagne da tagliare ai quattro sughi me lo tengo per uscire vivo
presto il concerto se ne andrà pasticcio in agrodolce di lepre di tegole dal nodo delle tue gambe
con le sue stelle arrugginite E nella barca del vino ci navigheremo sugli
in fondo al mare scogli SIDUN
emigranti della risata con i chiodi negli occhi U mæ ninin* u mæ
Testo: F.De Andrè – M.Bubola finché il mattino crescerà da poterlo u mæ
Anno di pubblicazione: 1981 raccogliere lerfe grasse au su
fratello dei garofani e delle ragazze d'amë d'amë
CREUZA DE MÄ (1984) padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di
tûmù duçe benignu
de teu muaè
mare spremmûu 'nta maccaia
CREUZA DE MÄ de stæ de stæ
Umbre de muri muri de mainé JAMIN-A e oua grûmmu de sangue ouëge
dunde ne vegnì duve l'è ch'ané Lengua 'nfeuga Jamin-a e denti de laete
da 'n scitu duve a l'ûn-a a se mustra nûa lua de pelle scûa e i euggi di surdatti chen arraggë
e a neutte a n'à puntou u cutellu ä gua cu'a bucca spalancà cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de bæ
e a muntä l'àse gh'é restou Diu morsciu de carne dûa a scurrï a gente cumme selvaggin-a
u Diàu l'é in çë e u s'è gh'è faetu u nìu stella neigra ch'a lûxe finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da me veuggiu demuâ qué
u Dria 'nte l'ûmidu duçe e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e a funtan-a di cumbi 'nta cä de pria de l'amë dû teu arveà e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä
E 'nt'a cä de pria chi ghe saià Ma seu Jamin-a depurtaziún
int'à cä du Dria che u nu l'è mainà ti me perdunié perché de nostru da a cianûa a u meü
gente de Lûgan facce de mandillä se nu riûsciò a ésse porcu nu peua ciû cresce aerbu ni spica ni figgeü
qui che du luassu preferiscian l'ä cumme i teu pensë ciao mæ 'nin l'ereditæ
figge de famiggia udù de bun l'è ascusa
che ti peu ammiàle senza u gundun Destacchete Jamin-a 'nte sta çittæ
E a 'ste panse veue cose che daià lerfe de ûga spin-a ch'a brûxa ch'a brûxa
cose da beive, cose da mangiä fatt'ammiâ Jamin-a inta seia che chin-a
frittûa de pigneu giancu de Purtufin roggiu de mussa pin-a e in stu gran ciaeu de feugu
çervelle de bae 'nt'u meximu vin e u muru 'ntu sûù pe a teu morte piccin-a
lasagne da fiddià ai quattru tucchi sûgu de sä de cheusce
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi ** duve gh'è pei gh'è amù sultan-a de e Testo: F.De Andrè – M.Pagani
E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu 'nsc'i bagasce Anno di pubblicazione: 1984
scheuggi dagghe cianìn Jamin-a
emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi nu navegâ de spunda * Vezzeggiativo che sta per bambino
finché u matin crescià da puéilu rechéugge primma ch'à cuæ ch'à munta e a chin-a
frè di ganeuffeni e dè figge nu me se desfe 'nte l'unda SIDONE (traduzione)
bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä e l'ûrtimu respiu Jamin-a Il mio bambino il mio
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de regin-a muaé de e sambe il mio
mä me u tegnu pe sciurtï vivu labbra grasse al sole
da u gruppu de e teu gambe di miele di miele
Testo: F.De Andrè – M.Pagani tumore dolce benigno
Anno di pubblicazione: 1984 Testo: F.De Andrè – M.Pagani di tua madre
Anno di pubblicazione: 1984 spremuto nell'afa umida
* Creuza: qui impropriamente tradotto: dell'estate dell'estate
mulattiera. In realtà la creuza è nel JAMINA (traduzione) e ora grumo di sangue orecchie
genovesato una strada suburbana che Lingua infuocata Jamina e denti di latte
scorre fra due muri che solitamente lupa di pelle scura e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
determinano i confini di proprietà con la bocca spalancata con la schiuma alla bocca
morso di carne soda cacciatori di agnelli
** Lévre de cuppi: gatto stella nera che brilla a inseguire la gente come selvaggina
mi voglio divertire finché il sangue selvatico
MULATTIERA DI MARE (traduzione) nell'umido dolce non gli ha spento la voglia
Ombre di facce facce di marinai del miele del tuo alveare e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
da dove venite dov'è che andate sorella mia Jamina e nelle ferite il seme velenoso della
da un posto dove la luna si mostra nuda mi perdonerai deportazione
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola se non riuscirò a essere porco perché di nostro dalla pianura al modo
e a montare l'asino c'è rimasto Dio come i tuoi pensieri non possa più crescere albero né spiga né
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido staccati Jamina figlio
usciamo dal mare per asciugare le ossa labbra di uva spina ciao bambino mio l'eredità
dell'Andrea fatti guardare Jamina è nascosta
alla fontana dei colombi nella casa di pietra getto di fica sazia in questa città
E nella casa di pietra chi ci sarà e la faccia nel sudore che brucia che brucia
nella casa dell'Andrea che non è marinaio sugo di sale di cosce nella sera che scende
gente di Lugano facce da tagliaborse dove c'è pelo c'è amore e in questa grande luce di fuoco
quelli che della spigola preferiscono l'ala sultana delle troie per la tua piccola morte
ragazze di famiglia, odore di buono dacci piano Jamina
che puoi guardarle senza preservativo non navigare di sponda SINÁN CAPUDÁN PASCIÁ
E a queste pance vuote cosa gli darà prima che la voglia che sale e scende Teste fascië 'nscià galéa

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ë sciabbre se zeugan a lûn-a nome di Sinán Capudán Pasciá e mi gh'ò 'n pûgnu dûu ch'u pâ 'n niu
a mæ a l'è restà duv'a a l'éa gh'ò 'na cascetta larga 'n diu
pe nu remenalu ä furtûn-a ** Ritornello popolare di alcune località giûstu pe ascúndime c'u vestiu deré a 'n fiu
intu mezu du mä rivierasche tirreniche e vaddu in giù a çerca i dinë
gh'è 'n pesciu tundu a chi se i tegne e ghe l'àn prestë
che quandu u vedde ë brûtte *** Turtaieu: letteralmente "imbuto". e ghe i dumandu timidamente ma in mezu ä
u va 'nsciù fundu Termine indicante un individuo che gente
intu mezu du mä mangia smodatamente e a chi nu veu däse raxún
gh'è 'n pesciu palla che pâ de stránûä cuntru u trun
che quandu u vedde ë belle ghe mandu a dî che vive l'è cäu ma a bu-n
u vegne a galla ** SINÁN CAPUDÁN PASCIÁ mercöu
E au postu d'i anni ch'ean dedexenueve (traduzione) mi sun 'na pittima rispettä
se sun piggiaë ë gambe e a mæ brasse Teste fasciate sulla galea e nu anâ 'ngíu a cuntâ
neuve le sciabole si giocano la luna che quandu a vittima l'è 'n strassé ghe dö du
d'allua a cansún l'à cantà u tambûu la mia è rimasta dov'era mæ
e u lou s'è gangiou in travaggiu dûu per non stuzzicare la fortuna
vuga t'è da vugâ prexuné in mezzo al mare c'è un pesce tondo Testo: F.De Andrè – M.Pagani
e spuncia spuncia u remu fin au pë che quando vede le brutte va sul fondo Anno di pubblicazione: 1984
vuga t'è da vugâ turtaiéu *** in mezzo al mare c'è un pesce palla
e tia tia u remmu fin a u cheu che quando vede le belle viene a galla * Alla pittima, ancora oggi sinonimo di
e questa a l'è a ma stöia E al posto degli anni che erano diciannove persona insistente, noiosa, appiccicosa,
e t'ä veuggiu cuntâ si sono presi le gambe e le mie braccia si affidava il compito da parte di cittadini
'n po' primma ch'à vegiàià da allora la canzone l'ha cantata il tamburo privati dell'antica Genova di esigere i
a me peste 'ntu murtä e il lavoro è diventato fatica crediti dei debitori insolventi.
e questa a l'è a memöia voga devi vogare prigioniero
a memöia du Cigä e spingi spingi il remo fino al piede
LA PITTIMA (traduzione)
ma 'nsci libbri de stöia voga devi vogare imbuto Cosa ci posso fare
Sinán Capudán Pasciá e tira tira il remo fino al cuore se non ho le braccia per fare il marinaio
E suttu u timun du gran cäru e questa è la mia storia se in fondo alle braccia non ho le mani del
c'u muru 'nte 'n broddu de fàru e te la voglio raccontare muratore
'na neutte ch'u freidu u te morde un po' prima che la vecchiaia e ho un pugno duro che sembra un nido
u te giàscia u te spûa e u te remorde mi pesti nel mortaio ho un torace largo un dito
e u Bey assettòu u pensa ä Mecca e questa è la memoria giusto per nascondermi con il vestito dietro a
e u vedde ë Urì 'nsce 'na secca la memoria del Cicala un filo
ghe giu u timùn a lebecciu ma sui libri di storia e vado in giro a chiedere i denari
sarvàndughe a vitta e u sciabeccu Sinán Capudán Pasciá a chi se li tiene e glieli hanno prestati
amü me bell'amü e sotto il timone del gran carro e glieli domando timidamente ma in mezzo
a sfurtûn-a a l'è 'n grifun con la faccia in un brodo di farro alla gente
ch'u gia 'ngiu ä testa du belinun una notte che il freddo ti morde e a chi non vuole darsi ragione
amü me bell'amü ti mastica ti sputa e ti rimorde che sembra di starnutire contro il tuono
a sfurtûn-a a l'è 'n belin e il Bey seduto pensa alla Mecca gli mando a dire che vivere è caro ma a
ch'ù xeua 'ngiu au cû ciû vixín e vede le Uri su una secca buon mercato
e questa a l'è a ma stöia gli giro il timone a libeccio io sono una pittima rispettata
e t'ä veuggiu cuntâ salvandogli la vita e lo sciabecco e non andare in giro a raccontare
'n po' primma ch'à a vegiàià amore mio bell'amore che quando la vittima è uno straccione gli do
a me peste 'ntu murtä la sfortuna è un avvoltoio del mio
e questa a l'è a memöia che gira intorno alla testa dell'imbecille
a memöia du Cigä amore mio bell'amore A DUMENEGA
ma 'nsci libbri de stöia la sfortuna è un cazzo Quandu ä dumenega fan u gíu
Sinán Capudán Pasciá. che vola intorno al sedere più vicino cappellin neuvu neuvu u vestiu
E digghe a chi me ciamma rénegôu e questa è la mia storia cu 'a madama a madama 'n testa
che a tûtte ë ricchesse a l'argentu e l'öu e te la voglio raccontare o belin che festa o belin che festa
Sinán gh'a lasciòu de luxî au sü un po' prima che la vecchiaia a tûtti apreuvu ä pruccessiún
giastemmandu Mumä au postu du Segnü mi pesti nel mortaio d'a Teresin-a du Teresún
intu mezu du mä e questa è la memoria tûtti a miâ ë figge du diàu
gh'è 'n pesciu tundu la memoria di Cicala che belin de lou che belin de lou
che quandu u vedde ë brûtte ma sui libri di storia e a stu luciâ de cheusce e de tettín
u va 'nsciù fundu Sinán Capudán Pasciá ghe fan u sciätu anche i ciû piccin
intu mezu du mä E digli a chi mi chiama rinnegato mama mama damme ë palanche
gh'è 'n pesciu palla che a tutte le ricchezze all'argento e all'oro veuggiu anâ a casín veuggiu anâ a casín
che quandu u vedde ë belle Sinán ha concesso di luccicare al sole e ciû s'addentran inta cittæ
u vegne a galla bestemmiando Maometto al posto del ciû euggi e vuxi ghe dan deré
Signore ghe dixan quellu che nu peúan dî
Testo: F.De Andrè – M.Pagani in mezzo al mare c'e' un pesce tondo de zeùggia sabbu e de lûnedì
Anno di pubblicazione: 1984 che quando vede le brutte va sul fondo a Ciamberlinú ** sûssa belin
in mezzo al mare c'è un pesce palla ä Fuxe cheusce de sciaccanuxe
* Nella seconda metà del XV secolo in uno che quando vede le belle viene a galla in Caignàn musse de tersa man
scontro alle isole Gerbe tra le flotte della e in Puntexellu ghe mustran l'öxellu
repubblica di Genova e quella turca A PITTIMA e u direttú du portu c'u ghe vedde l'ou
insieme ad altri prigionieri venne Cosa ghe possu ghe possu fâ 'nte quelle scciappe a reposu da a lou
catturato dai Mori un marinaio di nome se nu gh'ò ë brasse pe fâ u mainä pe nu fâ vedde ch'u l'è cuntentu
Cicala che divenne in seguito Gran Visir se infundo a e brasse nu gh'ò ë män du ch'u meu-neuvu u gh'à u finansiamentu
e Serraschiere del Sultano assumendo il massacán u se cunfunde 'nta confûsiún

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cun l'euggiu pin de indignasiún e a Ponticello gli mostrano l'uccello
e u ghe cría u ghe cría deré Vengono
bagasce sëi e ghe restè DAA ME RIVA vanno
e ti che ti ghe sbraggi apreuvu D'ä mæ riva ritornano
mancu ciû u nasu gh'avei de neuvu sulu u teu mandillu ciaèu e magari si fermano tanti giorni
bruttu galûsciu de 'n purtòu de Cristu d'ä mæ riva che non vedi più il sole e le stelle
nu t'è l'únicu ch'u se n'è avvistu 'nta mæ vitta e ti sembra di non conoscere più
che in mezzu a quelle creatúe u teu fatturisu amàu il posto dove stai
che se guagnan u pan da nûe 'nta mæ vitta
a gh'è a gh'è a gh'è a gh'è ti me perdunié u magún Vanno
a gh'è anche teu muggè ma te pensu cuntru su vengono
a Ciamberlin sûssa belin e u so ben t'ammii u mä per una vera
ä Fuxe cheusce de sciaccanuxe 'n pò ciû au largu du dulú mille sono finte e si mettono lì
in Caignàn musse de tersa man e sun chi affacciòu tra noi e il cielo
e in Puntexellu ghe mustran l'öxellu a 'stu bàule da mainä per lasciarci soltanto una voglia di pioggia
e sun chi a miä
Testo: F.De Andrè – M.Pagani tréi camixe de vellûu Testo: F.De Andrè
Anno di pubblicazione: 1984 dui cuverte u mandurlin Anno di pubblicazione: 1990
e 'n cämà de legnu dûu
* Era costume della vecchia Genova che le e 'nte 'na beretta neigra OTTOCENTO
prostitute fossero relegate in un a teu fotu da fantinn-a Cantami di questo tempo
quartiere della città. Tra i diritti ad esse pe puèi baxâ ancún Zena l'astio e il malcontento
riconosciuti vi era quello della 'nscià teu bucca in naftalin-a di chi è sottovento
passeggiata domenicale. Il Comune era e non vuol sentir l'odore
solito dare in appalto le case di Testo: F.De Andrè – M.Pagani di questo motor
tolleranza con i cui ricavi pare riuscisse a Anno di pubblicazione: 1984 che ci porta avanti
coprire quasi per intero gli annuali lavori quasi tutti quanti
portuali DALLA MIA RIVA (traduzione) maschi, femmine e cantanti
Dalla mia riva su un tappeto di contanti
** Denominazione di piazze, vie o località di solo il tuo fazzoletto chiaro nel cielo blu
Genova dalla mia riva
nella mia vita Figlia della mia famiglia
LA DOMENICA (traduzione) il tuo sorriso amaro sei la meraviglia
Quando alla domenica fanno il giro nella mia vita già matura e ancora pura
cappellino nuovo nuovo il vestito mi perdonerai il magone come la verdura di papà
con la madama la madama in testa ma ti penso contro sole
cazzo che festa cazzo che festa e so bene stai guardando il mare Figlio bello e audace
e tutti dietro alla processione un po' più al largo del dolore bronzo di Versace
della Teresina del Teresone e son qui affacciato figlio sempre più capace
tutti a guardare le figlie del diavolo a questo baule da marinaio di giocare in borsa
che cazzo di lavoro che cazzo di lavoro e son qui a guardare di stuprare in corsa e tu
e a questo dondolare di cosce e di tette tre camicie di velluto moglie dalle larghe maglie
gli fanno il chiasso anche i più piccoli due coperte e il mandolino dalle molte voglie
mamma mamma dammi i soldi e un calamaio di legno duro esperta di anticaglie
voglio andare a casino voglio andare a e in una berretta nera scatole d'argento ti regalerò
casino la tua foto da ragazza Ottocento
e più si addentrano nella città per poter baciare ancora Genova Novecento
più occhi e voci gli danno dietro sulla tua bocca in naftalina Millecinquecento scatole d'argento
gli dicono quello che non possono dire fine Settecento ti regalerò
di giovedì di sabato e di lunedì
a Pianderlino succhia cazzi LE NUVOLE (1990)
Quanti pezzi di ricambio
alla Foce cosce da schiaccianoci quante meraviglie
in Carignano fighe di terza mano LE NUVOLE quanti articoli di scambio
e a Ponticello gli mostrano l'uccello Vanno quante belle figlie da sposar
e il direttore del porto che ci vede l'oro vengono e quante belle valvole e pistoni
in quelle chiappe a riposo dal lavoro ogni tanto si fermano fegati e polmoni
per non fare vedere che è contento e quando si fermano e quante belle biglie a rotolar
che il molo nuovo ha il finanziamento sono nere come il corvo e quante belle triglie nel mar
si confonde nella confusione sembra che ti guardano con malocchio
con l'occhio pieno di indignazione Figlio figlio
e gli grida gli grida dietro Certe volte sono bianche povero figlio
bagasce siete e ci restate e corrono eri bello bianco e vermiglio
e tu che gli sbraiti appreso e prendono la forma dell'airone quale intruglio ti ha perduto nel Naviglio
neanche più il naso avete di nuovo o della pecora figlio figlio
brutto stronzo di un portatore di Cristo o di qualche altra bestia unico sbaglio
non sei l'unico che se ne è accorto ma questo lo vedono meglio i bambini annegato come un coniglio
che in mezzo a quelle creature che giocano a corrergli dietro per tanti metri per ferirmi, pugnalarmi nell'orgoglio
che si guadagnano il pane da nude a me a me
c'è c'è c'è c'è Certe volte ti avvisano con un rumore che ti trattavo come un figlio
c'è anche tua moglie prima di arrivare povero me domani andrà meglio
a Pianderlino succhia cazzi e la terra si trema
alla Foce cosce da schiaccianoci e gli animali si stanno zitti Ein klein pinzimonie (Traduzione)
in Carignano fighe di terza mano certe volte ti avvisano con rumore Wunder matrimonie

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Krauten und erbeeren riuscì a salvarsi dalla sua barba
Und patellen und arsellen Ah che bell 'ó café un pettirosso da combattimento
Fischen Zanzibar pure in carcere 'o sanno fâ
Und enige krapfen co' â ricetta ch'a Ciccirinella I polacchi non morirono subito
Früer vor schlafen compagno di cella e inginocchiati agli ultimi semafori
Und erwachen mit walzer ci ha dato mammà rifacevano il trucco alle troie di regime
Und Alka-Seltzer für ah che bell 'ó café lanciate verso il mare
dimenticar pure in carcere 'o sanno fâ i trafficanti di saponette
Quanti pezzi di ricambio co' â ricetta di Ciccirinella mettevano pancia verso est
quante meraviglie compagno di cella chi si convertiva nel novanta
quanti articoli di scambio preciso a mammà ne era dispensato nel novantuno
e quante belle figlie da giocar la scimmia del quarto Reich
e quante belle valvole e pistoni Ca' ci sta l'inflazione, la svalutazione ballava la polka sopra il muro
fegati e polmoni e la borsa ce l'ha chi ce l'ha e mentre si arrampicava
e quante belle biglie a rotolar io non tengo compendio che chillo stipendio le abbiamo visto tutti il culo
e quante belle triglie nel mar e un ambo se sogno 'a papà la piramide di Cheope
Traduzione del pezzo in tedesco: aggiungete mia figlia Innocenza volle essere ricostruita in quel giorno di festa
Un piccolo pinzimonio vuo' marito non tiene pazienza masso per masso
splendido matrimonio non vi chiedo la grazia pe' me schiavo per schiavo
cavoli e fragole vi faccio la barba o la fate da sé comunista per comunista
e patelle ed arselle
pescate a Zanzibar Voi tenete un cappotto cammello La domenica delle salme
e qualche krapfen che al maxi-processo eravate 'o chiù bello non si udirono fucilate
prima di dormire un vestito gessato marrone il gas esilarante
ed un risveglio con valzer così ci è sembrato alla televisione presidiava le strade
e un Alka-Seltzer per pe' 'ste nozze vi prego Eccellenza la domenica delle salme
dimenticar m'î prestasse pe' fare presenza si portò via tutti i pensieri
io già tengo le scarpe e 'o gillé e le regine del "tua culpa"
Testo: F.De Andrè gradite 'o Campari o volite o café affollarono i parrucchieri
Anno di pubblicazione: 1990
Ah che bell 'ó café Nell'assolata galera patria
DON RAFFAE' pure in carcere 'o sanno fâ il secondo secondino
Io mi chiamo Pasquale Cafiero co' â ricetta ch'a Ciccirinella disse a "Baffi di Sego" che era il primo:
e son brigadiero del carcere Oiné compagno di cella "Si può fare domani sul far del mattino"
io mi chiamo Cafiero Pasquale ci ha dato mammà e furono inviati messi
e sto a Poggio Reale dal '53 ah che bell 'ó café fanti cavalli cani ed un somaro
e al centesimo catenaccio pure in carcere 'o sanno fâ ad annunciare l'amputazione della gamba
alla sera mi sento uno straccio co' â ricetta di Ciccirinella di Renato Curcio
per fortuna che al braccio speciale compagno di cella il carbonaro
c'è un uomo geniale che parla co' me preciso a mammà il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
Tutto il giorno con quattro infamoni Qui non c'è più decoro le carceri d'oro auspicava democrazia
briganti, papponi, cornuti e lacchè ma chi l'ha mai viste chissà con la tovaglia sulle mani e le mani sui
tutte l'ore co' 'sta fetenzia chiste so' fatiscienti pe' chisto i fetienti coglioni
che sputa minaccia e s'â piglia co' me se tengono l'immunità "Voglio vivere in una città
ma alla fine m'assetto papale don Raffae' voi politicamente dove all'ora dell'aperitivo
mi sbottono e mi leggo 'o giornale io ve lo giuro sarebbe 'no santo non ci siano spargimenti di sangue
mi consiglio con don Raffae' ma 'ca dinto voi state a pagâ o di detersivo"
mi spiega che penso e bevimm 'ó café e fora chiss'atre se stanno a spassâ a tarda sera io e il mio illustre cugino De
andrade
Ah che bell 'ó café A proposito tengo 'no frate eravamo gli ultimi cittadini liberi
pure in carcere 'o sanno fâ che da quindici anni sta disoccupato di questa famosa città civile
co' â ricetta ch'a Ciccirinella chiss'ha fatto cinquanta concorsi perché avevamo un cannone nel cortile
compagno di cella novanta domande e duecento ricorsi
ci ha dato mammà voi che date conforto e lavoro La domenica delle salme
Eminenza vi bacio v'imploro nessuno si fece male
Prima pagina venti notizie chillo duorme co' mamma e co' me tutti a seguire il feretro
ventun'ingiustizie e lo Stato che fa che crema d'Arabia ch'è chisto café del defunto ideale
si costerna, s'indigna, s'impegna la domenica delle salme
poi getta la spugna con gran dignità Testo: F.De Andrè – M.Bubola si sentiva cantare
mi scervello e m'asciugo la fronte Anno di pubblicazione: 1990 "Quant'è bella giovinezza
per fortuna c'è chi mi risponde non vogliamo più invecchiare"
a quell'uomo sceltissimo immenso LA DOMENICA DELLE SALME
io chiedo consenso a don Raffae' Tentò la fuga in tram Gli ultimi viandanti
verso le sei del mattino si ritirarono nelle catacombe
Un galantuomo che tiene sei figli dalla bottiglia di orzata accesero la televisione e ci guardarono
ha chiesto una casa e ci danno consigli dove galleggia Milano cantare
mentre o' assessore che Dio lo perdoni non fu difficile seguirlo per una mezz'oretta
'ndrento a 'e roulotte ci alleva i visoni il poeta della Baggina poi ci mandarono a cagare
voi vi basta una mossa una voce la sua anima accesa "Voi che avete cantato sui trampoli e in
c'ha 'sto Cristo ci levano 'a croce mandava luce di lampadina ginocchio
con rispetto s'è fatto le tre gli incendiarono il letto coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio
volite 'a spremuta o volite 'o café sulla strada di Trento voi che avete cantato per i longobardi e per i

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centralisti ch'a te túcche 'na pasciún uh vieni vieni giù dal seggiolone
per l'Amazzonia e per la pecunia pe 'na fàccia da Madònna uh che cazzo di contratto mi faresti fare
nei palastilisti ch'a a te spósta ou ghirindún uh che a forza di prendere aria si va
e dai padri Maristi ûn amú mai in esclusiva all’ospedale
voi avevate voci potenti sémpre cun quarcósa da pagâ
lingue allenate a battere il tamburo na scignurín-a che súttu â cúa E io e io e io
voi avevate voci potenti a gh'a ou gárbu da scignúa non andare non andare
adatte per il vaffanculo" stare qui stare qui stare qui
Uh mégu mégu mégu mè megún dormire dormire
La domenica delle salme Uh chin-a chin-a zû da ou caregún e io e io e io
gli addetti alla nostalgia Uh che belin de 'n nólu che ti me faiésci fâ non andare non andare
accompagnarono tra i flauti Uh ch'a sún de piggiâ de l'aia se va a l'uspià stare qui stare qui stare qui
il cadavere di Utopia sognare
la domenica dalle salme E mi e mi e mi
fu una domenica come tante nu anâ nu anâ LA NOVA GELOSIA
il giorno dopo c'erano i segni stâ chi stâ chi stâ chi Fenesta co' 'sta nova gelosia
di una pace terrificante durmî durmî tutta lucente
e mi e mi e mi de centrella d'oro
mentre il cuore d'Italia nu anâ nu anâ tu m'annasconne
da Palermo ad Aosta stâ chi stâ chi stâ chi Nennella bella mia
si gonfiava in un coro asûnáme lassamela vedé
di vibrante protesta sinnò me moro
Testo: F.De Andrè – I.Fossati
Baggina: così viene chiamata a Milano la Anno di pubblicazione: 1990 Fenesta co' 'sta nova gelosia
Casa di Riposo per anziani "Pio Albergo tutta lucente
Trivulzio" MEDICO MEDICONE (traduzione)
de centrella d'oro
Baffi di Sego: gendarme austriaco in una E io e io e io
satira di Giuseppe Giusti e andare andare Fenesta co' 'sta nova gelosia
De Andrade: vedi "Serafino Ponte Grande" e uscire all'aria tutta lucente
di Oswald De Andrade sudare sudare de centrella d'oro
e il cuore il cuore il cuore tu m'annasconne
Testo: F.De Andrè da trascinare Nennella bella mia
Anno di pubblicazione: 1990 fino a prendere a prendere lassamela vedé
il treno il treno sinnò me moro
MÉGU MÉGUN lassamela vedé
E mi e mi e mi E nella galleria sinnò me moro
e anâ anâ la gente entra al buio
e a l’aia sciurtî esce ammalata Gelosia: serramento della finestra
e suâ suâ cesso d'un farmacista Centrella: chiodini
e ou coêu ou coêu ou coêu e nello stretto ti guardano
da rebellâ ti domandano chi sei Testo: da una canzone popolare della fine
fin a piggá piggá il patrimonio e il mestiere del XVIII sec.
ou trén ou trén che per loro il viaggiare non lo è Anno di pubblicazione: 1990
poi ti tocca un portiere viscido
E ‘nta galleria e una stanza umida 'A ÇIMMA
génte ‘a l’íntra au scûu e nell'altra stanza
Ti t'adesciâe 'nsce l'éndegu du matin
sciórte amarutía le bagasce a dare il menù
ch'á luxe a l'à 'n pé 'n tèra e l'átru in mà
loêugu de 'n spesiá e tu con una voglia che non vuoi
ti t'ammiâe a uo spégiu de 'n tianin
e 'ntu stréitu t'aguéitan a tirare la Bibbia nel muro
ou çé ou s'amnià a ou spegiu dâ ruzà
te dumándan chi t'è chiudere a chiave anche la finestra
ti mettiâe ou brûgu réddenu 'nte 'n cantún
a sustánsa e ou mesté e a ciambellarti sopra il cuore
ti mettiâe ou brûgu réddenu 'nte 'n cuxín-a á
che pe' liatri ou viaggiá ou nu l'é stría
poi te túcca 'n purté lepegúsu Uh medico medico medico mio medicone
a xeûa de cuntâ 'e págge che ghe sún
e 'na stánsia lûvega Uh vieni vieni giù dal seggiolone
'a çimma a l'è za pinn-a a l'è za cûxia
e 'nte l'âtra stánsia
ê bagásce a dâ ou menû Una sedia dura
Çé serén tèra scûa
e ti cu 'na quâe che nu ti voêu scemo di un tortaio
carne ténia nu fâte néigra
a tiâ 'a Bibbia 'nta miágia una farinata che suda
nu turnâ dûa
serrâ a ciàve ánche ou barcún e le manca il sale
e aresentíte súrvia ou coêu tutti succhiatori di lische
Bell'oueggé strapunta de tûttu bun
dal pappone in giù
prima de battezálu 'ntou prebuggíun
Uh mégu mégu mégu mè megún se giri la testa
cun dui aguggiuîn drítu 'n púnta de pé
Uh chin-a chin-a zû da ou caragún ti vedi il culo
da súrvia 'n zû fítu ti 'a punziggè
e a star fuori c'è il rischio
àia de lûn-a végia de ciaêu de négia
'Na caréga dûa che ti tocchi una passione
ch'ou cégu ou pèrde 'a tèsta l'âse ou senté
nésciu de 'n turtà per una faccia da Madonna
oudú de mâ miscióu de pèrsa légia
'na fainà ch'a sûa che ti sposta il comò
cos'âtru fâ cos'âtru dàghe a ou çé
e a ghe manca 'a sâ un amore mai in esclusiva
tûtti sûssa résca sempre con qualcosa da pagare
Çé serén tèra scûa
da ou xattá in zû una signorina che sotto la coda
carne ténia nu fâte néigra
se ti gíi 'a tèsta ha il buco da signora
nu turnâ dûa
ti te véddi ou cû e 'nt'ou núme de Maria
e a stâ foêa gu'è ou repentin Uh medico medico medico mio medicone
tûtti diài da sta pûgnatta

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anène via e l'occhi la burricca aia un'asina dal mantello chiaro stava
di lu mare pascolando
Pio vegnan a pigiàtela i câmé e a iddu da le tive escia sui Monti di Mola
te lascian tûttu ou fûmmu d'ou toêu mesté lu Maestrale la mattina presto
tucca a ou fantín à príma coutelà e idda si tunchiâ abbeddulata ea ea ea ea un giovane bruno e aitante
mangè mangè nu séi chi ve mangià iddu le rispundia linghitontu ae ae ae ae stava tagliando rami
e gli occhi si incontrarono mentre cercavano
Çé serén tèra scûa - Oh bedda mea acqua
carne ténia nu fâte néigra l'aina luna e l'acqua sgocciolò dai musi insieme alle
nu turnâ dûa la bedda mea bave
e 'nt'ou núme de Maria capitale di lana e l'asina aveva gli occhi
tûtti diài da sta pûgnatta Oh bedda mea color del mare
anène via bianca fortuna - e a lui dalle narici usciva
- Oh beddu meu il Maestrale
Testo: F.De Andrè – I.Fossati l'occhi mi bruxi e lei ragliava incantata "Ea ea ea ea"
Anno di pubblicazione: 1990 lu beddu meu lui le rispondeva pronunciando male "Ae ae
carrasciale di baxi ae ae"
LA CIMA (traduzione) lu beddu meu
Ti sveglierai sull’indaco del mattino lu core mi cuxi - "Oh bella mia
quando la luce ha un piede in terra e l'altro l'asina luna
in mare Amuri mannu la bella mia
ti guarderai allo specchio di un tegamino di prima 'olta cuscino di lana
il cielo si guarderà allo specchio della rugiada l'aba si suggi tuttu lu meli di chista multa O bella mia
metterai la scopa diritta in un angolo amori steddu bianca fortuna"
che se dalla cappa scivola in cucina la strega di tutte l'ore di petralana lu battaddolu "Oh bello mio
a forza di contare le paglie che ci sono di chistu core mi bruci gli occhi
la cima è già piena è già cucita il mio bello
Ma nudda si po' fâ nudda carnevale di baci
Cielo sereno terra scura in Gaddura oh bello mio
carne tenera non diventare nera che no lu énini a sapí mi cuci il cuore"
non ritornare dura int'un'ora
e 'nfattu una 'ecchia infrasconata fea ea ea Amore grande
Bel guanciale materasso di ogni ben di Dio ea di prima volta
prima di battezzarla nelle erbe aromatiche piagnendi e figgiulendi si dicia cù li bae ae ae l'ape si succhia tutto il miele di questo mirto
con due grossi aghi dritto in punta di piedi amore bambino
da sopra e sotto svelto la pungerai - Beata idda di tutte le ore
aria di luna vecchia di chiarore di nebbia uai che bedd'omu di muschio il batacchio
che il chierico perde la testa e l'asino il beata idda di questo cuore
sentiero cioanu e moru
odore di mare mescolato a maggiorana beata idda Ma nulla si può fare nulla
leggera sola mi moru In Gallura
cos'altro fare cos'altro dare al cielo beata idda che non lo vengano a sapere
ià me l'ammentu in un'ora
Cielo sereno terra scura beata idda e sul posto una brutta vecchia nascosta tra
carne tenera non diventare nera più d'una 'olta le frasche
non ritornare dura beata idda piangendo e guardando diceva fra sé con le
e nel nome di Maria 'ezzaia tolta - bave alla bocca
tutti i diavoli da questa pentola
andate via Amuri mannu "Beata lei
di prima 'olta mamma mia che bell'uomo
Poi vengono a prendertela i camerieri l'aba si suggi tuttu lu meli di chista multa beata lei
ti lasciano tutto il fumo del tuo mestiere amori steddu giovane e bruno
tocca allo scapolo la prima coltellata di tutte l'ore di petralana lu battaddolu beata lei
mangiate mangiate non sapete chi vi di chistu core io muoio sola
mangerà beata lei
E lu paese intreu s'agghindesi me lo ricordo bene
Cielo sereno terra scura pa' lu coiu beata lei
carne tenera non diventare nera lu parracu mattessi intresi più d'una volta
non ritornare dura in lu soiu beata lei
e nel nome di Maria ma a cuiuassi no riscisini vecchiaia storta"
tutti i diavoli da questa pentola l'aina e l'omu
andate via chè da li documenti escisini Amore grande
fratili in primu di prima volta
MONTI DI MOLA l'ape si succhia tutto il miele di questo mirto
In li Monti di Mola e idda si tunchiâ abbeddulata ea ea ea ea amore bambino
la manzana iddu le rispundia linghitontu ae ae ae ae di tutte le ore
un'aina musteddina era pascendi di muschio il batacchio
in li Monti di Mola Testo: F.De Andrè di questo cuore
la manzana Anno di pubblicazione: 1990
un cioano vantaricciu e moru Il paese intero si agghindò
era sfraschendi
MONTI DI MOLA (traduzione) per il matrimonio
e l'occhi s'intuppesini cilchendi ea ea ea ea Sui Monti di Mola lo stesso parroco entrò
e l'ea sguttesi da li muccichili cù li bae ae ae la mattina presto nel suo vestito

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ma non riuscirono a sposarsi o matu (la campagna) e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
l'asina e l'uomo o céu (il cielo) e dagli occhi cadere
perché dai documenti risultarono a senda (il sentiero)
cugini primi a escola (la scuola) Ora alzatevi spose bambine
a igreja (la chiesa) che è venuto il tempo di andare
E lei ragliava incantata "Ea ea ea ea" a desonra (la vergogna) con le vene celesti dei polsi
lui le rispondeva pronunciando male "Ae ae a saia (la gonna) anche oggi si va a caritare
ae ae" o esmalte (lo smalto)
o espelho (lo specchio) E se questo vuol dire rubare
o baton (il rossetto) questo filo di pane tra miseria e fortuna
ANIME SALVE (1996) o medo (la paura)
a rua (la strada)
allo specchio di questa kampina***
ai miei occhi limpidi come un addio
a bombadeira (la modellatrice) lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in
PRINCESA a vertigem (la vertigine) bocca
Sono la pecora sono la vacca o encanto (l'incantesimo) il punto di vista di Dio
che agli animali si vuol giocare a magia (la magia)
sono la femmina camicia aperta os carroc (le macchine) ****
piccole tette da succhiare a policia (la polizia) Cvava sero po tute (poserò la testa
a canseira (la stanchezza) sulla tua spalla)
Sotto le ciglia di questi alberi o brio (la dignità) i kerava (e farò)
nel chiaroscuro dove son nato o noivo (il fidanzato) jek sano ot mon (un sogno di
che l'orizzonte prima del cielo o capanga (lo sgherro) mare)
era lo sguardo di mia madre o fidalgo (il gransignore) i taha jek iak kon kasta (e domani un
o porcalhao (lo sporcaccione) fuoco di legna)
"Che Fernandino è come una figlia o azar (la sfortuna) vasu ti baro nebo (perché l'aria
mi porta a letto caffè e tapioca a bebedeira (la sbronza) azzurra)
e a ricordargli che è nato maschio as pancadas (le botte) avi ker (diventi casa)
sarà l'istinto sarà la vita" os carinhos (le carezze)
a falta (il fallimento) Kon ovla so mutavla (chi sarà a
E io davanti allo specchio grande o nojo (lo schifo) raccontare)
mi paro gli occhi con le dita a immaginarmi a formusura (la bellezza) kon ovla (chi sarà)
tra le gambe una minuscola fica viver (vivere) ovla kon ascovi (sarà chi rimane)
Nota: me gava palan ladi (io seguirò questo
Nel dormiveglia della corriera "Princesa" è liberamente tratta dall'omonimo migrare)
lascio l'infanzia contadina romanzo-intervista di Maurizio Jannelli me gava (seguirò)
corro all'incanto dei desideri e Fernanda Farias palan bura ot croiuti (questa corrente
vado a correggere la fortuna di ali)
Testo: F.De Andrè – I.Fossati * Tribù rom di provenienza serbo-
Nella cucina della pensione Anno di pubblicazione: 1996 montenegrina
mescolo i sogni con gli ormoni ** Festa annuale del popolo rom nel sud
ad albeggiare sarà magia KHORAKHANE' * (A FORZA DI ESSERE della Francia
saranno semi miracolosi VENTO) *** Baracca da campo dei rom
Il cuore rallenta la testa cammina **** Traduzione in romanes di Giorgio
Perché Fernanda è proprio una figlia Bozzecchi (rom harvato)
in quel pozzo di piscio e cemento
come una figlia vuol far l'amore
a quel campo strappato dal vento
ma Fernandino resiste e vomita Testo: F.De Andrè – I.Fossati
a forza di essere vento
e si contorce dal dolore Anno di pubblicazione: 1996
Porto il nome di tutti i battesimi
E allora il bisturi per seni e fianchi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
ANIME SALVE
una vertigine di anestesia Mille anni al mondo mille ancora
per un guado una terra una nuvola un canto
finché il mio corpo mi rassomigli che bell'inganno sei anima mia
un diamante nascosto nel pane
sui lungomare di Bahia e che bello il mio tempo che bella
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare compagnia
Sorriso tenero di verdefoglia
dai suoi capelli sfilo le dita Sono giorni di finestre adornate
Il cuore rallenta la testa cammina
quando le macchine puntano i fari canti di stagione
in un buio di giostre in disuso
sul palcoscenico della mia vita anime salve in terra e in mare
qualche rom sì è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
Dove tra ingorghi di desideri Sono state giornate furibonde
alle mie natiche un maschio s'appende senza atti d'amore
Saper leggere il libro del mondo
nella mia carne tra le mie labbra senza calma di vento
con parole cangianti e nessuna scrittura
un uomo scivola l'altro s'arrende
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura Solo passaggi e passaggi
Che Fernandino mi è morto un grembo passaggi di tempo
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
Fernanda è una bambola di seta
e ogni terra si accende e si arrende la pace
sono le braci di un'unica stella Ore infinite come costellazioni e onde
che squilla di luce e di nome Princesa spietate come gli occhi della memoria
I figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria altra memoria e non basta ancora
A un avvocato di Milano
i soldati prendevano tutti
ora Princesa regala il cuore Cose svanite facce e poi il futuro
e tutti buttavano via
e un passeggiare recidivo
nella penombra di un balcone I futuri incontri di delle amanti scellerate
E poi Mirka a San Giorgio** di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere saranno scontri

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saranno cacce coi cani e coi cinghiali acqua che porta male sale dalle scale sale guardala come arriva guarda che è lei che è
saranno rincorse morsi e affanni per mille senza sale sale lei)
anni acqua che spacca il monte che affonda terra
e ponte Testo: F.De Andrè – I.Fossati
Mille anni al mondo mille ancora Anno di pubblicazione: 1996
che bell'inganno sei anima mia nu l'è l'eagua de 'na rammâ
e che grande il mio tempo che bella 'n calabà 'n calabà LE ACCIUGHE FANNO IL PALLONE
compagnia Le acciughe fanno il pallone
(non è l'acqua di un colpo di pioggia che sotto c'è l'alalunga
Mi sono spiato illudermi e fallire (ma) un gran casino un gran casino) se non butti la rete
abortire i figli come i sogni non te ne lascia una
mi sono guardato piangere in uno specchio Ma la moglie di Anselmo sta sognando del
di neve mare E alla riva sbarcherò
mi sono visto che ridevo quando ingorga gli anfratti si ritira e risale alla riva verrà la gente
mi sono visto di spalle che partivo e il lenzuolo si gonfia sul cavo dell'onda questi pesci sorpresi
e la lotta si fa scivolosa e profonda li venderò per niente
Ti saluto dai paesi di domani amiala cum'â l'arìa amìa cum'â l'è cum'â l'é
che sono visioni di anime contadine amiala cum'â l'arìa amìa ch'â l'è lé ch'â l'è lé Se sbarcherò alla foce
in volo per il mondo e alla foce non c'è nessuno
(guardala come arriva guarda com'è com'è la faccia mi laverò
Mille anni al mondo mille ancora guardala come arriva guarda che è lei che è nell'acqua del torrente
che bell'inganno sei anima mia lei)
e che grande questo tempo che solitudine Ogni tre ami
che bella compagnia Acqua di spilli fitti dal cielo e dai soffitti c'è una stella marina
acqua per fotografie per cercare i complici amo per amo
Testo: F.De Andrè – I.Fossati da maledire c'è una stella che trema
Anno di pubblicazione: 1996 acqua che stringe i fianchi tonnara di ogni tre lacrime
passanti batte la campana
DOLCENERA
Amiala ch'â l'arìa amìa cum'â l'è cum'â l'é âtru da cammalâ Passan le villeggianti
amiala cum'â l'arìa amìa ch'â l'è lé ch'â l'è lé â nu n'à â nu n'à con gli occhi di vetro scuro
amiala cum'â l'arìa amìa amìa cum'â l'é passan sotto le reti
amiala ch'à l'arìa amìa ch'â l'è lé ch'â l'è lé (altro da mettersi in spalla che asciugano sul muro
non ne ha non ne ha)
(guardala che arriva guarda com'è com'è E in mare c'è una fortuna
guardala come arriva guarda che è lei che è Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita che viene dall'oriente
lei che si prende per mano che tutti l'hanno vista
guardala come arriva guarda guarda com'è a battaglia finita e nessuno la prende
guardala come arriva guarda che è lei che è come fa questo amore che dall'ansia di
lei) perdersi Ogni tre ami
ha avuto in un giorno la certezza di aversi c'è una stella marina
Nera che porta via che porta via la via ogni tre stelle
nera che non si vedeva da una vita intera Acqua che ha fatto sera che adesso si ritira c'è un aereo che vola
così Dolcenera nera bassa sfila tra la gente come un'innocente ogni tre notti
nera che picchia forte che butta giù le porte che non c'entra niente un sogno che mi consola
fredda come un dolore Dolcenera senza
nu l'è l'aegua ch'à fá baggiâ cuore Bottiglia legata stretta
imbaggiâ imbaggiâ come un'esca da trascinare
atru da rebellâ sorso di vena dolce
(non è l'acqua che fa sbagliare â nu n'à â nu n'à che liberi dal male
(ma) chiudere porte e finestre chiudere
porte e finestre) (altro da trascinare Se prendo il pesce d'oro
non ne ha non ne ha) ve la farò vedere
Nera di malasorte che ammazza e passa se prendo il pesce d'oro
oltre E la moglie di Anselmo sente l'acqua che mi sposerò all'altare
nera come la sfortuna che si fa la tana dove scende
non c'è luna luna dai vestiti incollati da ogni gelo di pelle Ogni tre ami
nera di falde amare che passano le bare nel suo tram scollegato da ogni distanza c'è una stella marina
nel bel mezzo del tempo che adesso le ogni tre stelle
âtru da stamûâ avanza c'è un aereo che vola
â nu n'á â nu n'á ogni balcone
Così fu quell'amore dal mancato finale una bocca che m'innamora
(altro da traslocare così splendido e vero da potervi ingannare
non ne ha non ne ha) Ogni tre ami
amiala ch'â l'arìa amìa cum'â l'è cum'â l'é c'è una stella marina
Ma la moglie di Anselmo non lo deve sapere amiala cum'â l'arìa amìa ch'â l'è lé ch'â l'è lé ogni tre stelle c'è un aereo che vola
che è venuta per me amiala cum'â l'arìa amìa amìa cum'â l'é ogni balcone
è arrivata da un'ora amiala ch'à l'arìa amìa ch'â l'è lé ch'â l'è lé una bocca che m'innamora
e l'amore ha l'amore come solo argomento
e il tumulto del cielo ha sbagliato momento (guardala che arriva guarda com'è com'è Le acciughe fanno il pallone
guardala come arriva guarda che è lei che è che sotto c'è l'alalunga
Acqua che non si aspetta altro che lei se non butti la rete
benedetta guardala come arriva guarda guarda com'è non te ne resta una

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non te ne lascia una  CÚMBA Zeunu ch'âei bén parlóu 'nte sta seián-a de
non te ne lascia Pretendente: frevà
Gh'aivu 'na bella cúmba ch'â l'è xeûa fòea Pretendente:
Testo: F.De Andrè – I.Fossati de cá Â tegnió à dindánase sutt'à 'n anglóu de
Anno di pubblicazione: 1996 giánca cun'â néie ch'â desléngue a cian d'â melgranâ
sâ Padre:
DISAMISTADE Saêi che sta cúmba à mázu a xêuâ d'â mê
Che ci fanno queste anime Duv'à l'è duv'à l'è dúve duv'â l'è 'nt â vostra câ
davanti alla chiesa nu ghe n'è
questa gente divisa Che l'hán vursciûa védde cegâ l'á a stú casâ
questa storia sospesa spéita cúme l'áigua ch'â derua zû p'oú riá Pretendente:
cu'â cûa ch'oú l'ha d'â sèa â mán lingéa d'oú
A misura di braccio Nu ghe n'è nu ghe nu ghe n'è nu ghe n'è bambaxia
a distanza di offesa
che alla pace si pensa Padre: Âtre nu ghe n'è
che la pace si sfiora Cáu oú mè zuenótto ve pórta miga na nu ghe nu ghe n'è âtre nu ghe n'è
smangiaxún
Due famiglie disarmante di sangue che se cusci fise puriésci anávene 'n gattixún Coro:
si schierano a resa  l'é xêuâ â l'é xêuâ
e per tutti il dolore degli altri Nu ghe n'è nu ghe n'è nu ghe n'è nu ghe nu â cúmba giánca
è dolore a metà ghe n'è de nôette â l'é xêuâ
au cián d'â s'â
Si accontenta di cause leggere Pretendente: A truvián â truvián
la guerra del cuore Végnu d'â câ du ráttu ch'oú magún oú sliga i â cúmba giánca
il lamento di un cane abbattuto pê de mázu â truvián
da un'ombra di passo Padre: áu cián d'oú pán
si soddisfa di brevi agonie Chí de cúmbe d'âtri nu n'è vegnûe nu se n'è Duv'à l'è duv'à l'è
sulla strada di casa pôsé ch'â ne s'ascúnde
uno scoppio di sangue Pretendente: se maiá se maiá
un'assenza apparecchiata per cena Végnu c'oú côeu maróttu de 'na pasciún che áu cián d'oú pán
nu ghe n'è nu ghe n'è cum'â l'é cum'â l'é
E a ogni sparo di caccia all'intorno Padre: l'é cum'â néie
si domanda fortuna Chí gh'è 'na cúmba giánca ch'â nu l'è â ch'â vén zû deslenguâ
vostra ch'â l'é a mê nu ghe n'è da oú riâ
Che ci fanno queste figlie Âtre nu ghe n'è Â l'é xêuâ â l'é xêuâ
a ricamare a cucire âtre nu ghe n'è â cúmba giánca
queste macchie di lutto nu ghe n'è de mázu â truvián
rinunciate all'amore áu cián d'â sâ
Coro: Duv'à l'è duv'à l'è
Fra di loro si nasconde  l'é xêuâ â l'é xêuâ ch'â ne s'ascúnde
una speranza smarrita â cúmba giánca se maiá se maiá
che il nemico la vuole â l'é xêuâ â l'é xêuâ áu cián d'oú pán
che la vuol restituita au cián d'â s'â
â l'é xêuâ â l'é xêuâ Cúmba cumbétta
E una fretta di mani sorprese â cúmba giánca béccu de sêa
a toccare le mani de nôette â l'é xêuâ sérva à striggiún c'ou maiu 'n giandún
che dev'esserci un mondo di vivere áu cián d'oú pán Martín ou vá à pê
senza dolore cun' l'âze deré
Pretendente: foêgu de légne ánime in çe
Una corsa degli occhi negli occhi Vuí nu vuriésci dámela sta cúmba da maiâ cúmba cumbétta
a scoprire che invece giánca cum'â néie ch'â deslengue 'nt oú riá béccu de sêa
è soltanto un riposo del vento sérva à striggiún c'ou maiu 'n giandún
un odiare a metà Nu ghe n'è nu ghe n'è Martín ou vá à pê
cun' l'âze deré
E alla parte che manca Padre: foêgu de légne ánime in çe
si dedica l'autorità Mié che sta cúmba bèlla â stá de lûngu
barbacíu Testo: F.De Andrè – I.Fossati
Che la disamistade * che nu m'â pôsse védde à scricchî 'nté n'âtru Anno di pubblicazione: 1996
si oppone alla nostra sventura níu LA COLOMBA (traduzione)
questa corsa del tempo
a sparigliare destini e fortuna Pretendente:
Nu ghe n'è nu ghe n'è nu ghe n'è
Avevo una bella colomba che è volata fuori
Che ci fanno queste anime casa
Pretendente:
davanti alla chiesa bianca come la neve che si scioglie a pian
 tegnió à dindánase sutt'à 'n anglóu de
questa gente divisa del sale
melgranâ
questa storia sospesa cu'â cûa ch'oú l'ha d'â sèa â mán lingéa d'oú
dov'è dov'è
bambaxia
*Disamistade: letteralmente "disamicizia" e che l'hanno vista piegare le ali verso questo
per estensione "faida" in lingua sarda casale
Dúve duv'â l'è
veloce come l'acqua che precipita dal rio
dúve duv'â l'è
Testo: F.De Andrè – I.Fossati duv'â l'è duv'â l'è
Anno di pubblicazione: 1996 non ce n'è non ce n'è non ce n'è
Padre:

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Padre: La troveranno la troveranno la colomba Luce luce lontana
Caro il mio giovanotto non vi porta mica un bianca che si accende e si spegne
qualche prurito di maggio la troveranno a pian del pane quale sarà la mano
che se così fosse potreste andarvene in giro che illumina le stelle
per amorazzi Dov'è dov'è che ci si nasconde
si sposerà si sposerà a pian del pane Mastica e sputa
Pretendente: prima che venga neve
Vengo dalla casa del topo che l'angoscia Com'è com'è è come la neve
slega i piedi che viene giù sciolta dal rio Testo: F.De Andrè – I.Fossati
Anno di pubblicazione: 1996
Padre: È volata è volata la colomba bianca
Qui di colombe d'altri non ne sono venute di maggio la troveranno a pian del sale SMISURATA PREGHIERA
non se ne sono posate Alta sui naufragi
Dov'è dov'è che ci si nasconde dai belvedere delle torri
Pretendente: si sposerà si sposerà a pian del pane china e distante sugli elementi del disastro
Vengo con il cuore malato di una passione dalle cose che accadono al di sopra delle
che non ha uguali Colomba colombina becco di seta parole
serva a strofinare per terra col marito a celebrative del nulla
Padre: zonzo lungo un facile vento
Qui c'è una colomba bianca che non è la Martino va a piedi con l'asino dietro di sazietà di impunità
vostra che è la mia fuoco di legna anime in cielo
Non ce n'è altre non ce n'è non ce n'è Sullo scandalo metallico
altre non ce n'è HO VISTO NINA VOLARE di armi in uso e in disuso
Mastica e sputa a guidare la colonna
Coro: da una parte il miele di dolore e di fumo
E' volata è volata la colomba bianca mastica e sputa che lascia le infinite battaglie al calar della
di notte è volata a pian del sale dall'altra la cera sera
la troveranno la troveranno la colomba mastica e sputa la maggioranza sta la maggioranza sta
bianca prima che venga neve
di maggio la troveranno a pian del pane Recitando un rosario
Luce luce lontana di ambizioni meschine
Pretendente: più bassa delle stelle di millenarie paure
Voi non vorreste darmela questa colomba sarà la stessa mano di inesauribili astuzie
da maritare che ti accende e ti spegne coltivando tranquilla
bianca come la neve che si scioglie nel rio l'orribile varietà
dov'è dov'è dov'è dove dov'è Ho visto Nina volare delle proprie superbie
tra le corde dell'altalena la maggioranza sta
Padre: un giorno la prenderò
Guardate che questa bella colomba è come fa il vento alla schiena Come una malattia
abituata a cantare in allegria come una sfortuna
che io non la debba mai vedere stentare in E se lo sa mio padre come un'anestesia
un altro nido dovrò cambiar paese come un'abitudine
non ce n'è non ce n'è non ce n'è se mio padre lo sa
m'imbarcherò sul mare Per chi viaggia in direzione ostinata e
Pretendente: contraria
La terrò a dondolarsi sotto una pergola di Mastica e sputa col suo marchio speciale di speciale
melograni da una parte il miele disperazione
con la cura che ha della seta la mano mastica e sputa e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi
leggera del bambagiaio dall'altra la cera passi
dov'è dov'è dov'è dove dov'è mastica e sputa per consegnare alla morte una goccia di
prima che faccia neve splendore
Padre: di umanità di verità
Giovane che avete ben parlato in questa Stanotte e venuta l'ombra
sera di febbraio l'ombra che mi fa il verso Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno
le ho mostrato il coltello scettro posticcio
Pretendente: e la mia maschera di gelso e seminò il suo passaggio di gelosie
La terrò a dondolarsi sotto una pergola di devastatrici e di figli
melograni E se lo sa mio padre con improbabili nomi di cantanti di tango
mi metterò in cammino in un vasto programma di eternità
Padre: se mio padre lo sa
Sappiate che questa colomba a maggio m'imbarcherò lontano Ricorda Signore questi servi disobbedienti
volerà dalla mia nella vostra casa alle leggi del branco
Mastica e sputa non dimenticare il loro volto
Pretendente: da una parte la cera che dopo tanto sbandare
Con la cura che ha della seta la mano mastica e sputa è appena giusto che la fortuna li aiuti
leggera del bambagiaio dall'altra parte il miele
non ce n'è altre non ce n'è non ce n'è altre mastica e sputa prima che metta neve come una svista
non ce n'è come un'anomalia
Ho visto Nina volare come una distrazione
Coro: tra le corde dell'altalena come un dovere
E' volata è volata la colomba bianca un giorno la prenderò
di notte è volata a pian del sale come fa il vento alla schiena (Nota: "Smisurata preghiera" è liberamente
tratta dalla "Saga di Maqroll" - Il

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gabbiere - di Alvaro Mutis Ediz. Einaudi –
Torino)

Testo: F.De Andrè – I.Fossati


Anno di pubblicazione: 1996

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