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14 gennaio 2020 - 13:16 > Versione online

Valorizzazione della coltivazione del tartufo,


la Cia avvia un progetto a riguardo con
l’Università Politecnica delle Marche e
Urbino

Valorizzare la coltivazione del tartufo nel territorio: la Cia Agricoltori Ascoli, Fermo e Macerata
è tra i principali promotori del progetto. “Insieme all’Università Politecnica delle Marche e
all’Università di Urbino” – ha detto il direttore della Cia Massimo Sandroni – “stiamo
realizzando un progetto di innovazione finalizzata a testare alcuni aspetti della coltivazione del
tartufo”. L’innovazione e la ricerca sono fondamentali per lo sviluppo della tartuficoltura. “Anche
nel seminario che abbiamo organizzato ad Acquasanta – ha aggiunto Sandroni – è emersa
l’importanza della ricerca per migliorare gli standard qualitativi del prodotto e aumentare le
quantità. Da parte mia ho sottolineato gli effetti biostimolanti delle micorrize sulle colture e
utilizzi agronomici”.
La tartuficoltura può rappresentare una importante opportunità di sviluppo del sistema economico
dell’entroterra della provincia di Ascoli. “Nel Piceno” – ha spiegato l’agricoltore Cristiano Peroni
– “grazie al terreno che caratterizza l’area interna il tartufo si trova in tutte e nove le tipologie che
vengono commercializzate e per alcune specie si può anche coltivare. Le specie che si trovano
nell’entroterra del Piceno, ma che non si possono coltivare sono: il bianco pregiato, il brumale, il
moscato, il nero ordinario e il bianchetto. Le specie che invece vengono coltivate in provincia di
Ascoli sono il nero pregiato e lo scorsone”. Il bianchetto è un tartufo poco conosciuto che si trova
nel territorio dell’ascolano dal gusto particolare e viene preferito e richiesto in maniera
consistente dagli operatori stranieri e quindi viene esportato. “Le aree in cui vengono coltivati i
tartufi” – prosegue Peroni- “sono la zona di Roccafluvione fino ad Amandola, ma anche nell’area
di Acquasanta. Da recenti studi compiuti sul terreno abbiamo riscontrato che è possibile coltivare
il tartufo fino ad Ascoli. Infatti nella zona che dalla città arriva fino a Mozzano il terreno risulta
particolarmente adatto sia per trovare i tartufi e sia per coltivarli”.
Le condizioni meteo stanno modificando anche la produzione del tartufo. “Rispetto al passato si è
innalzato il livello della quota di coltivazione” – conclude – “Il riscaldamento del suolo permette
ad esempio la coltivazione del tartufo anche a quote più elevate delle montagne del Piceno e
questo potrebbe costituire un importante opportunità per le economie di quelle aree. Da pochi
giorni si è conclusa la stagione di raccolta del tartufo bianco. La qualità che abbiamo riscontrato è
particolarmente buona mentre per quanto riguarda la quantità non è stata particolarmente
eccezionale. Da qualche giorno è iniziata la stagione di raccolta del nero pregiato che si
concluderà il prossimo quindici marzo. Anche per questa specie si prevede una buona qualità.
Quest’anno i tartufi hanno dovuto subire le conseguenze del meteo. Infatti, il caldo che ha

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caratterizzato la stagione autunnale non ha certamente favorito lo sviluppo del prodotto”.

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