Sei sulla pagina 1di 253

L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO

MUSEO
Le Mostre Museo Senza Frontiere: un nuovo modo di vivere una mostra
SENZA PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO
FRONTIERE L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA
PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO. Nella stessa collana

PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA


L’arte islamica in Cisgiordania e a Gaza “L’Arte Islamica nel Mediterraneo”
invita a scoprire un’epoca in cui, sotto il
regno delle dinastie ayyubide, mameluc- PORTOGALLO
ca e ottomana, la Palestina accolse pel- Nelle Terre della Mora Incantata
L’arte islamica in Portogallo
legrini e sapienti provenienti da ogni
parte del mondo musulmano. Questa TURCHIA
forte spiritualità diede un impulso decisivo La Nascita dell’Arte Ottomana
allo sviluppo del pensiero sufi attraverso L’eredità degli emirati
madrasa, zâwiya e ribât. Il prestigio di
questi centri di studio favorì il fiorire di MAROCCO
un’arte raffinata che ancor oggi conser- Il Marocco Andaluso
va intatto tutto il suo fascino. Alla scoperta di un’arte del vivere

TUNISIA
Opere scientifiche di riferimento, i catalo-
Ifriqiya
ghi delle Mostre Museo Senza Frontiere Tredici secoli d’arte e d’architettura
offrono un’appassionante lettura anche in Tunisia
al non specialista che desideri saperne di
più. Riccamente illustrati, sono redatti da GIORDANIA
specialisti e docenti universitari del Paese Gli Omayyadi
presentato, consentendo così di avvici- La nascita dell’arte islamica
narsi ad esso attraverso gli occhi di coloro
che lo vivono. SPAGNA
L’Arte Mudéjar
L’estetica islamica nell’arte cristiana
Museo Senza Frontiere realizza mostre
d’arte, d’architettura e d’archeologia in EGITTO
cui le opere non sono esposte in uno spa- L’Arte Mamelucca
zio chiuso: oggetti, monumenti e siti sono Splendore e magia dei sultani
presentati nel luogo d’origine, nel proprio
contesto storico e culturale. ITALIA
L’Arte Siculo-Normanna
La cultura islamica nella Sicilia medievale
216 illustrazioni in quadricromia
25 piante di monumenti
254 pagine

Realizzato nel quadro del programma MEDA-Euromed Heritage dell’Unione Europea.

ISBN:88-435-7528-7

ELECTA AUTORITÀ PALESTINESE


Copertina:
Cupola della Roccia, decorazione
interna, particolare, Gerusalemme.
AUTORITÀ Ciclo Internazionale di Mostre Museo Senza Frontiere
PALESTINESE L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO

PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO


L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA

ELECTA
La realizzazione della Mostra Museo Senza Frontiere “PELLEGRI-
NAGGI, SCIENZA E SUFISMO. L’arte islamica in Cisgiordania e a
Gaza” è stata co-finanziata dall’ Unione Europea nel quadro del
UNIONE EUROPEA Programma MEDA-Euromed Heritage e ha ottenuto il sostegno delle
MEDA-Programme seguenti istituzioni palestinesi e internazionali:
Euromed Heritage

Ministero della Cultura


Direzione del Patrimonio Culturale Ministero della Cultura, Direzione del Patrimonio Culturale,
Autorità Palestinese Autorità Palestinese

Ministero degli Affari Esteri,


Agenzia Spagnola per la Cooperazione Internazionale, Spagna

Ufficio Federale Esteri, Germania

Ministero Federale per gli Affari Esteri, Austria

© 2003 Ministero della Cultura,


Direzione del Patrimonio Culturale,
Autorità Palestinese & OING Museo
Senza Frontiere, Vienna, Austria
(Testi e illustrazioni).

© 2003 Electa (Random House Segreteria Locale Segreteria Internazionale


Mondadori, S.A.) & OING Museo Direzione del Patrimonio Culturale, Musée Sans Frontières
Senza Frontiere, Vienna, Austria. 28 al-Awdeh St. Rue des Boers, 59
P.O. Box 870 – Ramallah 1040 Bruxelles
© 2003 Al-Faris Publishing an
Distribution Co., Amman, Giordania
Tel. 970 2 298 8433 Belgique
970 2 298 8434 Tel. +32 2 737 51 00
© 2003 Electa, Milano, Italia Fax 970 2 298 8435 Fax +32 2 737 51 09
dch@palnet.com info@museumwnf.net
ISBN 88-435-7528-7 (Electa, Milano)
ISBN 9953-36-064-2 (Giordania)

Tutti i diritti riservati


Printed in Spain Informazioni: www.museumwnf.net
Idea e concezione generale Catalogue Introduzione generale
del Programma “L’arte islamica nel Mediterraneo”
Museo Senza Frontiere Introduzioni
Eva Schubert Yusuf Natsheh, Gerusalemme Testo
Nazmi al-Ju‘beh, Gerusalemme Jamila Binous, Tunis
Direttore del progetto Mahmoud Hawari, Gerusalemme Est
Walid Sharif Presentazione dei Percorsi Jamila Binous, Tunisi
Direttore Generale, Comitato Scientifico Manuela Marín, Madrid
Direzione del Patrimonio Culturale, Gönül Öney, Izmir
Ministero della Cultura Revisione
Anne-Marie Lapillone, Marseille
Cartine
Co-coordinatore Şakir Çakmak, Izmir
del Comitato Scientifico Testi tecnici
Sa‘d al-Nimr, Ramallah Ertan Daş Izmir
Mahmoud Hawari Yekta Demiralp, Izmir
Jihan Barakat, Ramallah
Comitato Scientifico
Mahmoud Hawari, Gerusalemme Editing del testo arabo Progetto grafico
Yusuf Natsheh, Gerusalemme Agustina Fernández, Madrid
Supervisione scientifica
Nazmi al-Ju‘beh, Gerusalemme Yusuf Natsheh
Marwan Abu Khalaf, Ramallah Produzione
Mu‘en Sadeq, Gaza Electa
Editing scientifico (Random House Mondadori, S.A.)
Mahmoud Hawari
Nazmi al-Ju‘beh

Controllo redazionale Coordinamento tecnico


Rushdi al-Ashhab
Direttore di produzione
Illustrazioni Sa‘d al-Nimr, Ramallah

Fotografi Assistente di produzione


Issa Freij, Gerusalemme Jihan Barakat, Ramallah
Garo Nelbendian, Gerusalemme

Ricerca iconografica Coordinamento internazionale


Diana Phillips, Londra del ciclo
“L’Arte Islamica nel Mediterraneo”
Cartina generale e disegni
Sa‘d al-Nimr, Ramallah
Coordinamento generale
Sergio Viguera, Madrid
Eva Schubert,
Piante dei monumenti Vienne-Madrid-Rome
Sergio Viguera, Madrid
Coordinamento comitati scientifici,
Traduzione traduzioni, editing e produzione
Valentina Colombo cataloghi
Sakina Missoum, Madrid
Coordinamento redazionale
per l’edizione italiana
Pier Paolo Racioppi, Roma
Ringraziamenti

Si ringraziano, per la loro collaborazione e il loro sostegno, le seguenti persone e istituzioni che hanno reso possibile
la realizzazione di questo progetto:

Ministero della Cultura, Direzione del Patrimonio Culturale, Ramallah


Ministero del Turismo e delle Antichità, Dipartimento per lo Sviluppo e la Pianificazione, Ramallah
Ministero per la Pianificazione e la Cooperazione Internazionale, Ramallah
Ministero dei Waqf e degli Affari Religiosi, Ramallah
Ministero del Lavoro, Ramallah
Ministero dei Governi Locali, Ramallah
Municipio di Nablus
Municipio di Gaza
Municipio di Hebron
Municipio di Gerico
Ufficio di assistenza tecnica della Commissioe Europea per la West Bank e la Striscia di Gaza, Gerusalemme
Khalil Sakakini Cultural Center, Ramallah
Referenze fotografiche
Vedere pagina 5 e
Ann & Peter Jousiffe (Londra), pag. 20 (Aleppo)
Archivos Oronoz Fotógrafos (Madrid), pag. 23 (Alhambra, Granada)
Referenze delle cartine
Ettinghausen R., e Grabar O. (Madrid, I, 1997), pag. 26 (Moschea di Damasco)
Sönmez Z. (Ankara, 1995), pag. 27 (Moschea di Divrivgi e di Istanbul) e pag. 28 (Madrasa di Sivas)
S. Viguera (Madrid), pag. 28 (tipi di minareti)
Blair S. S. e Bloom J. M. (Madrid, II, 1999), pag. 29 (Moschea e Madrasa Sultan Hasan)
Ettinghausen R. e Grabar O. (Madrid, I, 1997), pag. 30 (Qasr al-Khayr al-Sharqi)
Kuran A.(Istanbul, 1986), pag. 31 (Sultan Khan, Aksaray)

Museo Senza Frontiere rimane a disposizione dei proprietari dei diritti di riproduzione delle immagini la cui fonte
iconografica non fosse state identificata.

Le opinioni espresse in quest’opera non riflettono necessariamente quelle dell’Unione Europea o dei suoi Stati
membri.

Inoltre, le denominazioni impiegate in questa pubblicazione e le informazioni presenti in essa, non implicano, da parte
dell’Unione Europea, dei suoi Stati membri e di Museo Senza Frontiere, alcuna presa di posizione sullo stato
giuridico dei territori e delle città, sulle loro autorità, come pure sulle frontiere e i limiti territoriali.
Premessa

Le grandi mostre d’arte rappresentano degli eventi culturali e scientifici di notevole rilievo che nel corso degli anni
hanno convertito l’arte, in tutte le sue forme ed espressioni, in un elemento determinante nel definire l’identità e
l’immagine di un paese. L’evento culturale è così divenuto lo scenario privilegiato di importanti realizzazioni politiche
e le grandi istituzioni investono nell’arte per collocare al meglio sul mercato i loro prodotti promuovendo al con-
tempo lo scambio culturale.

Facilitare l’attiva partecipazione dei paesi mediterranei a questo processo di valorizzazione economica e politica del
proprio patrimonio culturale costituisce l’obiettivo del programma Museo Senza Frontiere e del suo ciclo di Mostre
“L’Arte Islamica nel Mediterraneo”, che presenta l’arte e la storia dal punto di vista locale.

Basato su una nuova forma di mostra in cui le opere d’arte restano al loro posto per essere esposte nel loro contesto
originario, il programma Museo Senza Frontiere unisce la ricerca su argomenti specifici ad un’azione di sensibiliz-
zazione per l’arte e la storia al fine di promuovere investimenti nel campo del restauro e della conservazione del
patrimonio culturale.

La Mostra Museo Senza Frontiere è concepita intorno a un tema specifico e per un’area geografica ben determinata
(lo spazio espositivo); si articola in percorsi (le sale della mostra) che trattano aspetti particolari del tema generale.
Il visitatore non si sposta più all’interno di uno spazio chiuso ma va incontro ad opere mobili, architettoniche,
urbanistiche, a siti archeologici, paesaggi e luoghi che sono stati teatro di importanti avvenimenti storici guidato dal
catalogo della mostra e da un sistema di segnaletica concepito da Museo Senza Frontiere per facilitare l’identificazione
delle opere esposte.

Questo catalogo è un invito a scoprire l’arte islamica nei territori dell’Autorità Palestinese, visitando monumenti e
siti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Propone inoltre tre percorsi a Gerusalemme Est. Può essere usato come
guida tematica durante la visita o semplicemente come libro da leggere per un viaggio immaginario.

Il finanziamento dell’Unione Europea nel quadro del Programma MEDA-Euromed Heritage (programma regionale
di sostegno per la valorizzazione del patrimonio culturale euro-mediterraneo) ha permesso di realizzare il ciclo “L’Arte
Islamica nel Mediterraneo” e di allestire le Mostre nei territori Palestinesi, in Egitto, Giordania, Marocco, Tunisia e
Turchia; si sono uniti a questi sforzi la Spagna, l’Italia e il Portogallo dove il progetto conta sul finanziamento di questi
paesi. Altri finanziamenti dell’Unione Europea nell’ambito della politica comunitaria in materia di turismo, di patri-
monio (programma RAFFAELLO) e di cooperazione interregionale (azione pilota di cooperazione Spagna - Porto-
gallo - Marocco) hanno contribuito alla realizzazione di specifiche attività in diverse tappe del progetto.

A nome di Museo Senza Frontiere e del Ministero della Cultura Palestinese si ringraziano di cuore tutti coloro che,
a titolo personale o come rappresentanti delle numerose istituzioni che sostengono l’Organizzazione e questo pro-
getto, hanno partecipato alla costruzione di questo museo senza frontiere sull’arte islamica nel Mediterraneo.

Eva Schubert Walid Sharif


Presidente Direttore Generale
Museo Senza Frontiere Direzione del Patrimonio Culturale
Avvertenze

L’arabo può essere traslitterato in caratteri latini con diversi sistemi e a diversi livelli di precisione. Di norma si tende
ad adottare questo o quel metodo a seconda del tipo di opera e quindi di pubblico a cui questa è rivolta. Nelle pub-
blicazioni scientifiche si adotta di solito un sistema di traslitterazione in cui a un segno arabo corrisponda una lettera
dell’alfabeto latino, opportunamento integrato con diacritici.
Questo sistema offre il vantaggio di poter risalire dalla traslitterazione, senza ambiguità, all’esatta grafia del termine
arabo ma, per contro, risulta quasi illegibile al non specialista.
D’altro canto, altri sistemi usati in pubblicazioni a carattere divulgativo o semi-divulgativo, spesso sono causa di erro-
ri di lettura o indulgono eccessivamente a grafie italianizzate, che risultano profondamente estranee a chi dell’arabo
conosca anche solo l’alfabeto.
Considerato quanto sopra, si è scelto di elaborare un criterio “medio” che rispondesse cioè ad una esigenza di scien-
tificità senza per questo essere inavvicinabile al lettore non specialista, e che tenesse conto dell’esigenza, nell’arco
dell’intera opera, di una coerenza interna nel rendere in caratteri latini termini e nomi relativi ad aree geografica-
mente, e talora culturalmente, molto distanti. Pertanto il sistema proposto è il seguente:
`
D
’ h k z ¢ t ¶ q Ê h
L b d kh p s £ d º k Ë u/w
P t e d t sh ª ’ º l Ï i/y
T th g dh x s ® gh  m
X j i r ~ d ± f Æ n

I termini in corsivo nel testo, tranne nel caso in cui siano seguiti dalla traduzione tra parentesi, sono riportati nel glossario.

Era musulmana

La datazione dell’era musulmana inizia dall’anno dell’emigrazione di Maometto dalla Mecca alla cittadina di Yathrib,
che da allora prenderà il nome di Medina, “La Città del Profeta”. Seguito da una piccola comunità di fedeli (70 per-
sone e alcuni membri della sua famiglia) da poco convertiti all’Islam, Maometto compì la al-hijra (letteralmente “l’
emigrazione”) dando inizio alla nuova era.
La data esatta di questo evento è fissata al primo giorno del mese di Muharram dell’anno 1 dell’Egira, che corrispon-
de al 16 luglio 622 dell’era cristiana.
L’anno musulmano è composto da dodici mesi lunari di 29 o 30 giorni. In un ciclo di trent’anni, il 2°, 5°, 7°, 10°,
13°, 16°, 18°, 21°, 24°, 26° e 29° sono anni bisestili di 355 giorni; tutti gli altri sono composti da 354 giorni.
L’anno lunare musulmano è di 10 o 11 giorni più breve di quello cristiano. Il giorno non comincia subito dopo la
mezzanotte ma al crepuscolo, quando tramonta il sole. La maggior parte dei paesi musulmani usa il calendario
dell’Egira (che riporta tutte le feste religiose) insieme a quello cristiano.

Menzione delle date

Le date che compaiono nel testo riportano l’anno dell’Egira seguito da quello cristiano.Le date secondo il calendario
dell’Egira non compaiono quando si tratta di riferimenti provenienti da fonti cristiane, di avvenimenti storici europei
e/o aventi luogo in Europa, di dinastie cristiane e di date posteriori al Mandato Britannico in Palestina (1917-1948).
La corrispondenza degli anni tra un calendario e l’altro può essere esatta solo se si conoscono il mese e il giorno.
Abbiamo preferito facilitare, quando possibile, la lettura, evitando gli anni intercalari. Inoltre, quando si tratta di una
data dell’Egira compresa tra la fine e l’inizio di un secolo saranno menzionati direttamente i due secoli.
Abbreviazioni:
n. = nato; m. = morto; r. = regnante.
Qualche precisazione di carattere pratico

Questo catalogo è stato scritto nel 2001. A causa delle vicende politiche occorse nella regione dopo quella data, alcu-
ne informazioni fornite dal catalogo potrebbero variare rispetto alla situazione effettiva che il visitatore potrebbe
riscontrare in loco.

La menzione di Palestina come definizione del paese fa riferimento in questo catalogo ai territori sotto l’amministra-
zione dell’Autorità Palestinese, secondo le vigenti Convenzioni Internazionali. Inoltre, questo catalogo include tre
percosi a Gerusalemme Est.

I visitatori necessitano di passaporto valido almeno sei mesi, mentre il permesso di soggiorno è valido per tre mesi.
È possibile entrare in Palestina sia per la frontiera con l’Egitto e la Giordania sia, in aereo, per gli aeroporti di Gaza
(Autorità Palestinese) e Tel Aviv (Israele):

Aeroporto di Gaza Dalla Giordania


Navette shuttle e taxi conducono a Gaza City, da dove Dal ponte King Hussein, taxi individuali e collettivi
partono regolarmente taxi individuali e collettivi per disponibili per Gerusalemme e gran parte delle città pale-
Gerusalemme e gran parte delle città palestinesi; stinesi. Ponte King Hussein–Gerusalemme 30 km.
Gaza–Gerusalemme 80 km.

Aeroporto di Tel Aviv Dall’Egitto


Navette shuttle collegano l’aeroporto Ben Gurion con Dalla frontiera (Raffah) un certo numero di shuttle e taxi
Gerusalemme (Porta di Damasco); 35 km. conducono a Gaza City.

La lingua ufficiale è l’arabo anche se molti palestinesi comunicano anche in inglese.

Durante il soggiorno in Palestina i visitatori possono pagare in dollari USA, dinari giordani o shekel israeliani, essen-
do valide tutte e tre le valute. Gli euro hanno iniziato a circolare e possono essere cambiati alle banche e agli uffici di
cambio presenti nelle città. Le più importanti carte di credito sono accettate ovunque. Il ritiro di denaro liquido è
possibile in alcune banche delle città principali.

Hotel che vanno dalle 3 alle 5 stelle sono presenti nelle città principali: molti offrono anche la colazione o la mezza
pensione. Prenotazioni alberghiere attraverso l’Arab Hotel Association, sito web: www.palestinehotels.com.

Il modo migliore per visitare percorsi, monumenti e siti della mostra Museo Senza Frontiere è in auto, che si può
noleggiare. In alternativa, sulle strade principali, il visitatore può usufruire della complessivamente ben sviluppata
rete di autobus pubblici, o viaggiare su taxi collettivi.

È consigliabile l’uso di cartine della regione e delle città. Si raccomanda inoltre di seguire il percorso come suggeri-
to dal catalogo per apprezzare e comprendere al meglio il tema che lega tra loro i monumenti.
Una cartina sommaria introduce a ciascun percorso, per offrire una visione d’insieme dello stesso. Ogni tappa di cia-
scun percorso (numerati, rispettivamente, in numero arabo e in numero romano) è accompagnata da indicazioni tec-
niche in corsivo su come raggiungere la città e i suoi monumenti, sugli orari di apertura etc. Il catalogo comprende
sia monumenti da visitare “obbligatoriamente” sia visite opzionali, come pure approfondimenti su vari temi trattati
nel percorso (titoli su fondo giallo) e visite di carattere naturalistico.

Si consiglia di indossare abiti comodi nel corso del viaggio. Nei luoghi religiosi si raccomanda di vestirsi in modo rispet-
toso. Alle donne viene richiesto di coprire il capo con un velo prima di entrare negli edifici religiosi.
Moschee, madrasa e khanqa sono edifici religiosi in cui le preghiere si tengono cinque volte al giorno: all’alba, al-fajr;
a mezzogiorno, al-duhr (inverno: 12:00 estate: 13:00); a metà pomeriggio, al-‘asr (inverno: 15:30, estate: 16:30); al
tramonto, al-maghrib; e di notte, al-‘isha’. Il momento migliore per la visita è prima della preghiera di mezzogiorno
o tra questa (al-duhr) e quella di metà pomeriggio (al-‘asr).

Le vacanze ufficiali in Palestina sono quelle religiose, e i giorni (Calendario dell’Hijra) variano ogni anno (Calendario
cristiano). Altre feste sono Capodanno e la Festa dei Lavoratori (primo maggio).

Durante il mese di Ramadan i musulmani digiunano dall’alba al tramonto. I negozi chiuderanno intorno al tramonto
e i ristoranti, eccetto quelli degli hotel, saranno chiusi durante il giorno aprendo solo dopo il tramonto. Si invitano i
visitatori a non mangiare, bere, o fumare nei luoghi pubblici per non offendere la sensibilità di chi sta digiunando.

Museo Senza Frontiere non è responsabile di alcuna possibile variazione relativa alle informazioni presenti nel catalogo,
o di incovenienti di qualsivoglia natura (furti, incidenti ecc.) sopraggiunti durante la visita della mostra in Palestina.

Vi auguriamo un buon soggiorno in Palestina!

Il team palestinese di Museo Senza Frontiere


INDICE

15 L’arte islamica nel Mediterraneo 151 Percorso V


Jamila Binous, Mahmoud Hawari, Manuela Marín, La via dei khân e del sufismo
Gönül Öney Marwan Abu Khalaf, Nazmi al-Ju‘beh
Il servizio postale tra Il Cairo e Damasco
35 La Palestina islamica: Marwan Abu Khalaf
storia, politica e religione
Nazmi al-Ju‘beh, Yusuf Natsheh 165 Percorso VI
Nablus: la città degli hammâm e del sapone
52 L’architettura e le arti Marwan Abu Khalaf, Naseer R. Arafat, Nazmi Ju‘beh
della Palestina islamica La produzione del sapone
Yusuf Natsheh Marwan Abu Khalaf
I palazzi di Nablus
67 Percorso I Naseer R. Arafat
Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf:
la Qibla della Palestina 187 Percorso VII
Yusuf Natsheh, Mahmoud Hawari La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme
I manoscritti della Biblioteca e Hebron
della moschea al-Aqsa Nazmi al-Ju‘beh
Il sistema idraulico dell’Haram al-Sharîf L’approvvigionamento idrico a Gerusalemme
Yusuf Natsheh Nazmi Ju‘beh

95 Percorso II 199 Percorso VIII


Le fondazioni sufi a Gerusalemme Hebron: la città di Abramo
Yusuf Natsheh Nazmi al-Ju‘beh
I suq Gli antichi quartieri
Yusuf Natsheh La produzione del vetro
Porte e fortificazioni della città vecchia Nazmi Ju‘beh
Mahmoud Hawari
217 Percorso IX
113 Percorso III Gaza: la porta dell’Africa
Gerusalemme: il centro del sapere Mu‘en Sadeq
e delle scienze religiose La produzione della terracotta
Yousef Natsheh L’industria tradizionale dei tessuti
Il sistema del Waqf Mu‘en Sadeq
La giornata di uno studente in una madrasa
Yusuf Natsheh 233 Glossario

133 Percorso IV 238 Personaggi storici


Un viaggio nel deserto
Yusuf Natsheh, Mahmoud Hawari 246 Orientamenti bibliografici
Mawsin di Nabi Musa
La vita monastica nel deserto 248 Autori
Yusuf Natsheh
LE DINASTIE ISLAMICHE NEL MEDITERRANEO

Omayyadi (661-750) Capitale: Damasco


Abbasidi (750-1258) Capitale: Baghdad

Fatimidi (909-1171) Capitale: Il Cairo


Mamelucchi (1250-1517) Capitale: Il Cairo

12
Selgiuchidi (1075-1318) Capitale: Konya
Ottomani (1299-1922) Capitale: Istanbul

Almoravidi (1036-1147) Capitale: Marrakesh


Almohadi (1121-1269) Capitale: Marrakesh

13
Qasr ‘Amra, pittura
murale nella sala delle
udienze, Badiya di
Giordania.
L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO
Jamila Binous
Mahmoud Hawari
Manuela Marín
Gönül Öney

L’eredità islamica del Mediterraneo

A partire dalla prima metà del I/VII secolo la storia del bacino del Mediterraneo
si divide con sorprendente equità tra due culture, quella islamica da un lato e
quella cristiana occidentale dall’altro. La lunga serie di conflitti e di contatti ha
contribuito a creare un mito largamente diffuso nell’immaginario collettivo,
basato sull’idea dell’altro come nemico irriducibile, straniero, sconosciuto e in
quanto tale incomprensibile. In effetti questo periodo è caratterizzato da con-
tinue battaglie, iniziate all’epoca in cui i musulmani, estendendo i propri pos-
sedimenti a partire dalla penisola arabica, si impadroniscono della Mezzaluna
Fertile, dell’Egitto, poi dell’Africa del nord, della Sicilia e della penisola iberi-
ca, penetrando in Europa occidentale fino al sud della Francia. All’inizio del
II/VIII secolo, il Mediterraneo era completamente sotto il controllo islamico.
Una tale forza espansiva, di un’intensità raramente uguagliata nella storia del-
l’umanità, si è sprigionata in nome di una religione che si considerava l’erede
delle due che la precedevano: l’ebraismo e il cristianesimo.Tuttavia sarebbe estre-
mamente riduttivo spiegare lo sviluppo dell’Islam solo in termini di religione.
Una delle immagini più diffuse in Occidente presenta l’Islam come una reli-
gione fatta di dogmi adattati ai bisogni del popolino, diffusa da rudi guerrieri
venuti dal deserto con il Corano in fil di spada.
Tale immagine è molto lontana dalla complessità intellettuale di un messaggio
religioso che vuole trasformare il mondo sin dalle fondamenta. Identificando
questo messaggio con una minaccia militare, e giustificando quindi una rea-
zione negli stessi termini, si finisce con il ridurre l’insieme di una cultura a
una sola delle sue componenti – la religione – considerandola quindi incapa-
ce di evolversi e cambiare.
I paesi mediterranei che vengono progressivamente integrati nel mondo mu-
sulmano, iniziano il proprio percorso da punti di partenza molto diversi. Malgrado
l’unità derivante dall’adesione comune al nuovo dogma religioso, le forme di
vita islamica che cominciano a svilupparsi in ciascuno di essi sono ben distinte.
La capacità di assimilare elementi di culture precedenti (ellenistica, romana,
ecc.) è infatti una delle caratteristiche tipiche delle società islamiche. Limitandosi
alla zona geografica del Mediterraneo, che all’epoca dello sviluppo dell’Islam era
culturalmente molto varia, ci si rende immediatamente conto di come questo
momento iniziale non presentasse alcuna rottura con il passato: di conseguen-
za non è possibile immaginare un mondo islamico monolitico e immutabile,
ciecamente obbediente a un messaggio religioso inalterabile.
15
L’arte islamica nel Mediterraneo

Caratteristica comune a tutto il bacino del Mediterraneo è la combinazione di


una grande diversità d’espressioni con una fondamentale armonia di senti-
menti, culturali più che religiosi. Nella penisola iberica – per cominciare dal
perimetro occidentale del Mediterraneo – la presenza dell’Islam, inizialmen-
te imposta dalle conquiste militari, genera una società che si differenzia netta-
mente da quella cristiana, pur essendo continuamente in contatto con essa.
L’importanza dell’espressione culturale della società islamica è percepibile an-
che quando questa smette di esistere come tale, e dà vita ad un risultato fra i
più originali della cultura ispanica, l’arte mudéjar. Durante tutto il periodo
musulmano, il Portogallo ha mantenuto forti le sue tradizioni mozarabiche, le
cui tracce sono tuttora chiaramente visibili. In Marocco e in Tunisia, l’eredità
di al-Andalus (l’Andalusia) penetra e permea le forme artistiche locali,
continuando ad esistere ancora oggi. Il Mediterraneo occidentale produce
forme espressive originali che ne riflettono l’evoluzione storica conflittuale e
articolata.
Inserito tra Oriente e Occidente, il Mediterraneo è ricco di luoghi storici che
costituiscono importanti testimonianze dei secoli passati. Uno dei più rappre-
sentativi è la Sicilia: conquistata dagli arabi stanziati in Tunisia, continua a per-
petuare la memoria culturale e storica dell’Islam ancora molto tempo dopo la
scomparsa della presenza politica musulmana dall’isola. Lo stile arabo-nor-
manno è evidente in numerosi monumenti e dimostra chiaramente come non
sia possibile spiegare la storia di queste regioni senza comprendere la diversità
delle esperienze sociali, economiche e culturali sviluppatesi su queste terre.
In totale contraddizione con l’immagine immutabile e costante cui si accennava
prima, la storia dell’Islam nel Mediterraneo è quindi caratterizzata da una sor-
prendente diversità, nata dalla fusione tra popoli ed etnie, tra deserti e terre
fertili. Se a partire dal Medioevo la religione adottata dalla maggioranza è
l’Islam, è altrettanto vero che le minoranze religiose mantengono storicamente
la loro presenza. La lingua del Corano, l’arabo classico, coesiste con altri idio-
mi e dialetti arabi. In questo quadro di innegabile unità (religione musulmana,
lingua e cultura arabe), ciascuna società si evolve e accoglie le sfide della sto-
ria in modo autonomo.

Comparsa e sviluppo dell’arte islamica

Su territori che ospitavano civiltà tanto antiche quanto diverse tra loro, fa
la sua comparsa una nuova arte in cui si mescolano le immagini della fede
16
L’arte islamica nel Mediterraneo

islamica, che emerge alla fine del II/VIII secolo imponendosi con successo
in meno di un secolo. A suo modo, quest’arte dà vita a creazioni e innova-
zioni che se da un lato si basano su formule e processi costruttivi e decora-
tivi di unificazione regionale, dall’altro, si ispirano alle tradizioni artistiche
precedenti: greco-romana e bizantina, sasanide, visigota, berbera o dell’Asia
centrale.
L’obiettivo iniziale dell’arte islamica consiste nel rispondere alle necessità del
culto e dei diversi aspetti della vita socio-economica. Sorgono quindi nuovi
edifici religiosi, soprattutto moschee e santuari: l’architettura riveste un ruo-
lo essenziale, poiché ad essa sono collegate molte altre forme d’arte. L’artigianato
fiorisce diffusamente sfruttando una grande varietà di materiali, in particola-
re legno, ceramica, metalli e vetro. Nel vasellame si utilizzano varie tecniche
di verniciatura, in particolare la pittura policroma. Si producono vetri di rara
bellezza, e il massimo risultato artistico si raggiunge attraverso decorazioni a
colori dorati e vernici vive. Il bronzo incrostato di rame o d’argento rappre-
senta il metodo più sofisticato nella lavorazione del metallo. Si confezionano
tessuti e tappeti di elevata qualità, con motivi geometrici zoomorfi o antro-
pomorfi. I manoscritti miniati rappresentano la somma realizzazione dell’ar-
te libraria.
L’arte figurativa è invece esclusa dall’ambito della liturgia islamica: essa è
dunque bandita dal cuore di questa civiltà e tollerata solo marginalmente.
Nella decorazione dei monumenti i rilievi sono rari e le sculture sono prati-
camente piatte; tale assenza è tuttavia compensata dall’estrema ricchezza dei
pannelli di stucco elegantemente modellati, di quelli in legno scolpito, delle
maioliche murali e dei mosaici colorati, come pure dei fregi a stalattiti, o mu-
qarnas. Gli elementi decorativi mutuati dalla natura – foglie, fiori, rami –
sono generalmente stilizzati al massimo, e la loro estrema complessità rara-
mente permette di risalire alla fonte d’origine. L’intreccio e la combinazio-
ne di motivi geometrici, in particolare il rombo e i poligoni stellati, forma-
no intricati disegni che ricoprono interamente le superfici, creando i cosiddetti
arabeschi. L’introduzione di elementi epigrafici nell’ornato di monumenti, mo-
bili e altri oggetti, rappresenta un’innovazione nel repertorio decorativo: l’e-
leganza della calligrafia araba, usata dagli artigiani musulmani in tutte le sue
varianti, viene impiegata non soltanto per trascrivere versetti del Corano, ma
anche come semplice motivo decorativo nell’ornato dei pannelli di stucco e
nelle cornici.
L’arte si mette anche a servizio dei sovrani. Per i grandi mecenati gli archi-
tetti costruiscono palazzi, moschee, scuole, ospedali, bagni pubblici, cara-
17
L’arte islamica nel Mediterraneo

vanserragli e mausolei che talvolta


portano il loro nome. L’arte islami-
ca è, prima di tutto, arte dinastica.
Ogni tendenza, a seconda delle con-
dizioni storiche, del grado di pro-
sperità dei vari stati e delle tradizio-
ni di ciascun popolo, apporta un
rinnovamento parziale o totale delle
forme artistiche. Malgrado la sua re-
lativa unità, l’arte islamica lascia spa-
zio alla diversità, dando vita a stili
originali, riferibili alle diverse dina-
stie.
La dinastia omayyade (41/661-132/750),
che trasferisce la capitale del califfato
a Damasco, rappresenta un caso singo-
lare nella storia dell’Islam: essa assor-
be e integra l’eredità ellenistica e bi-
zantina in modo da riplasmare la
tradizione classica mediterranea in uno
stile innovativo. L’arte islamica nasce
dunque in Siria e l’architettura, non-
ostante i caratteri incontestabilmente
islamici dovuti alla personalità dei fon-
datori, continua a presentare un rap-
porto di continuità con l’arte ellenistica
e bizantina. La Cupola della Roccia a
La Cupola della
Roccia, Gerusalemme. Gerusalemme, primo santuario islamico monumentale esistente, la Grande
Moschea di Damasco, a cui si rifanno le moschee successive, e i palazzi del de-
serto siriano, giordano e palestinese, costituiscono gli esempi più importanti
di questo stile.
Quando il califfato abbaside succede alla dinastia omayyade (132/750-656/1258),
il centro politico dell’Islam si sposta dal Mediterraneo verso Baghdad, in
Mesopotamia. Questo evento contribuisce a dare un’ulteriore sviluppo alla ci-
viltà islamica, e tutti gli aspetti culturali e artistici recano impresse le tracce
di questo cambiamento. L’arte e l’architettura abbaside subiscono l’influen-
za di tre importanti tradizioni: sasanide, asiatica e selgiuchide. L’influenza
dell’Asia centrale, già presente nell’architettura sasanide a Samarra, si ritro-
18
L’arte islamica nel Mediterraneo

va nello stile degli stucchi, i cui ara-


beschi si diffondono rapidamente in
tutto il mondo islamico. L’influenza
dei monumenti abbasidi si percepi-
sce negli edifici costruiti durante lo
stesso periodo nelle altre province
dell’impero, particolarmente in Egitto
e nell’Ifriqiya. Al Cairo, la moschea
Ibn Tûlûn (262/876-265/879), au-
tentico capolavoro sul piano della
struttura e dell’unità di concezione,
è realizzata sul modello della Grande
Moschea abbaside di Samarra, so-
prattutto per quanto riguarda il mi-
nareto elicoidale. A Kairouan, capi-
tale dell’Ifriqiya, gli aghlabidi, vassalli
dei califfi abbasidi (184/800-
296/909), abbelliscono la Grande
Moschea di Kairouan, una delle mo-
schee congregazionali più significati-
ve del Maghreb, il cui mihrâb è rico-
perto di maioliche provenienti dalla La Grande Moschea di
Mesopotamia. Kairouan, mihrab,
Tunisia.
Il regno fatimide (296/909-567/1171)
copre un lungo periodo della storia dei
paesi mediterranei islamici dell’Africa
del nord, della Sicilia, dell’Egitto e del-
la Siria. Sono tuttavia rari gli esempi di
costruzioni architettoniche che testi-
monino il loro glorioso passato: nel
Maghreb centrale resta la qal‘a Banî
Hammâd e la moschea di Mahdiya; a
Palermo, la Cuba (Qubba) e la Zisa (al-
‘Azîza), costruite dagli artisti fatimidi
sotto il regno del re normanno
Guglielmo II; al Cairo, la moschea al-
La Grande Moschea di
Azhar, l’esempio più notevole di archi- Kairouan, minareto,
tettura fatimide in Egitto. Tunisia.

19
L’arte islamica nel Mediterraneo

La Cittadella di Moschea di Hasan,


Aleppo, Siria. Il Cairo, Egitto.

Gli ayyubidi (576/1171-648/1250),


che rovesciano la dinastia fatimide al
Cairo, sono mecenati importanti in
ambito architettonico. Per proteggere
l’Islam sunnita, fondano istituzioni re-
ligiose (madrasa, khanqa), mausolei e
istituti di assistenza, come pure forti-
ficazioni imponenti resesi necessarie
per i conflitti contro i crociati. La cit-
tadella di Aleppo, in Siria, costituisce
uno splendido esempio della loro ar-
chitettura militare.
I mamelucchi (648/1250-923/1517),
successori degli ayyubidi, resistono va-
lorosamente ai crociati e ai mongoli,
riescono a ottenere l’unità della Siria e
dell’Egitto e fondano un potente im-
pero. La ricchezza e il lusso della cor-
te del sultano mamelucco al Cairo sol-
lecita artisti e architetti alla creazione di
uno stile di straordinaria eleganza. La
dominazione mamelucca rappresenta
per il mondo islamico un momento di
forte slancio e rinascita. L’entusiasmo
mostrato nel creare edifici religiosi e
nel ricostruire strutture già esistenti
pone i mamelucchi tra i maggiori me-
cenati nella storia dell’Islam in ambito
artistico e architettonico.Tipica di que-
st’epoca è la moschea di Hasan
(757/1356), moschea funeraria a pian-
ta cruciforme, con i bracci formati da
quattro iwân disposti intorno a un cor-
tile centrale.
L’Anatolia è la culla di due grandi di-
nastie islamiche: quella dei selgiuchi-
di (571/1075-718/1318), che intro-
ducono l’Islam nella regione, e quella
20
L’arte islamica nel Mediterraneo

degli ottomani (699/1299-1340/1922),


che mettono fine all’impero bizanti-
no con la presa di Costantinopoli, im-
ponendo la propria egemonia sulla re-
gione.
L’arte e l’architettura selgiuchide svi-
luppano un proprio stile distinto, gra-
zie alle influenze provenienti da Asia
centrale, Iran, Mesopotamia e Siria,
mescolate a elementi del suo passato
classico e cristiano. Konya, nuova ca-
pitale dell’Anatolia centrale, come
pure altre città, si arrichiscono di edi-
fici nel nuovo stile selgiuchide.
Numerose moschee, madrasa, türbe e
caravanserragli, riccamente decorati da stucchi e maioliche con diverse rap- La moschea Selimiye,
presentazioni figurative, sopravvivono ancora oggi. Edirne,Turchia.
Con il crollo degli emirati selgiuchidi e il declino di Bisanzio, gli ottomani pos-
sono estendere il proprio territorio; la capitale viene rapidamente trasferita da
·Iznik a Bursa, e poi a Edirne. La conquista di Costantinopoli, realizzata dal sul-
tano Mehmed II nel 858/1453, dà lo slancio necessario a compiere il passag-
gio da stato emergente a grande impero e le frontiere della superpotenza si esten-
dono fino a Vienna, comprendendo i Balcani a ovest e l’Iran a est, l’Africa del
nord, l’Egitto e l’Algeria: il Mediterraneo orientale diventa il Mare Ottomano. Mattonelle dal Palazzo
Kubadabad,
La corsa per superare la magnificenza delle chiese bizantine, di cui Santa Sofia Museo Karatay, Konya,
costituisce l’esempio più notevole, culmina con la costruzione di grandiose Turchia.
moschee a Istanbul. La moschea
Süleymaniyye, costruita nel X/XVI se-
colo dal celebre architetto ottomano
Sinan, è l’esempio più significativo e in-
carna il culmine dell’armonia archi-
tettonica degli edifici a cupola. La mag-
gior parte delle grandi moschee
ottomane appartiene a un vasto com-
plesso di edifici, la külliye, che com-
prende una scuola coranica, una bi-
blioteca, un ospedale (darüşş ifa), un
ostello (tabhane), una mensa pubblica,
21
L’arte islamica nel Mediterraneo

La Grande Moschea di Rovine della


Cordova, mihrab, Medina Azahara,
Spagna. Spagna.

un caravanserraglio, mausolei (türbe) e


madrasa. Dall’inizio del XII/XVIII seco-
lo, durante il “periodo dei tulipani”,
l’architettura e lo stile decorativo ot-
tomani riflettono l’influenza del
Barocco e del Rococò francesi, an-
nunciando la fase di occidentalizzazio-
ne in arte e in architettura.
Al-Andalus, la parte occidentale del
mondo islamico, diventa la culla di
un vivace movimento artistico e cul-
turale.‘Abd al-Rahmân I vi fonda un
califfato omayyade indipendente
(138/750-422/1031) con capitale
Cordova. La Grande Moschea di que-
sta città apre la strada a tendenze ar-
tistiche innovative e, in particolare,
all’uso di doppi archi sovrapposti a
fasce bicrome con decorazioni mu-
tuate dal regno vegetale, che fanno
ormai parte del repertorio artistico
andaluso.
Nel corso del V/XI secolo, il califfato
di Cordova si smembra in numerosi
principati, incapaci di impedire la pro-
gressiva avanzata della Reconquista ini-
ziata dagli stati cristiani a nord-ovest
della penisola iberica. Questi piccoli
regni – detti Regni di Taifa – chiedono
aiuto agli almoravidi nel 479/1086 e
agli almohadi nel 540/1145 per re-
spingere l’arrivo dei cristiani e rista-
bilire la parziale unità in Andalusia.
Grazie all’intervento nella penisola
iberica, gli almoravidi (427/1036-
541/1147) entrano in contatto con
una nuova civiltà e subiscono imme-
22
L’arte islamica nel Mediterraneo

diatamente il fascino della raffinata arte


andalusa.Tale tendenza si riflette chia-
ramente nella loro capitale Marrakesh,
dove costruiscono palazzi e una gran-
de moschea. L’influenza dell’architet-
tura di Cordova e di altre capitali, in
particolare Siviglia, è percepibile in
tutti i monumenti almoravidi di
Tlemcen, Algeri o Fez.
L’arte islamica occidentale raggiunge il
massimo splendore sotto il regno de-
gli almohadi (515/1121-667/1269),
che estendono la loro egemonia fino
in Tunisia. In questo periodo si assiste alla rinascita della creatività artistica svi- Moschea di Tinmal,
luppatasi con i sovrani almoravidi, e alla comparsa di grandi capolavori dell’ar- Marocco.
te islamica. La Grande Moschea di Siviglia, con il suo minareto, detto la Giralda,
la Kutubiya a Marrakesh, la moschea di Hasan a Rabat e la moschea di Tinmal,
eretta sulla cima delle montagne dell’Atlante in Marocco, ne rappresentano gli
esempi più notevoli.
Con la dissoluzione dell’impero almohade, si stabilisce a Granada la dinastia
nasride (629/1232-897/1492), che nel corso dello VIII/XIV secolo vive un mo-
mento di splendore. La civiltà di Granada diventa un modello culturale per i
Alhambra
secoli a venire, in Spagna (arte mudéjar) ma soprattutto in Marocco, dove di Granada,
questa tradizione artistica ha goduto di grande popolarità e si è mantenuta Spagna.
viva fino ad oggi in ambito architet-
tonico e decorativo, ma anche musi-
cale e gastronomico. Il celebre palaz-
zo-fortezza al-Hamra (l’Alhambra) di
Granada, in cui sono presenti tutte le
caratteristiche del repertorio artisti-
co andaluso, segna l’apogeo di que-
sto stile.
Nello stesso periodo, in Marocco, i
merinidi (641/1243-876/1471) suc-
cedono agli almohadi, mentre in
Algeria regnano i successori di ‘Abd al-
Wâd (633/1235-922/1516) e in
Tunisia gli hafsidi (625/1228-941/
23
L’arte islamica nel Mediterraneo

Mértola, Portogallo.

1534). I merinidi perpetuano l’arte andalusa, arricchendola di numero-


si elementi innovativi. La capitale Fez viene abbellita da una moltitudi-
ne di palazzi, moschee e madrasa che con i loro mosaici d’argilla e i ri-
vestimenti in zallîj nelle decorazioni murali, sono considerati le opere più
squisite dell’arte islamica. Le successive dinastie marocchine, quella dei
saadiani (933/1527-1070/1659) e degli alawiti (dal 1070/1659 ai gior-
ni nostri), riprendono la tradizione artistica degli andalusi esiliati dalla
loro terra natia nel 897/1492.
Continuano a costruire e a decora-
re i monumenti utilizzando le stes-
se formule e gli stessi temi delle
dinastie precedenti, aggiungendo
qualche tocco innovativo scaturito
dal loro genio. All’inizio del XI/XVII
secolo, gli immigrati andalusi (mo-
riscos) stabilitisi nelle città del nord
Particolare della del Marocco, introducono nume-
decorazione rosi elementi dell’arte andalusa.
della madrasa
Bû Jnâniya, Meknès,
Oggi il Marocco è uno dei pochi
Marocco. paesi che, pur modernizzandole,
24
L’arte islamica nel Mediterraneo

Minareto della Qal‘a


dei Banu Hammad,
Algeria.

Tomba saadiana,
Marocco.

continua a perpetuare le tradizioni andaluse nell’architettura e nell’ar-


redamento, come era avvenuto con le tecniche e gli stili architettonici,
del XX secolo.

25
L’arte islamica nel Mediterraneo

CARATTERI GENERALI E TIPOLOGIE DELL’ARCHITETTURA


ISLAMICA

In generale, l’architettura islamica può essere classificata in due catego-


rie: quella religiosa, cui appartengono in particolare moschee, madrasa e mau-
solei, e quella secolare, con i palazzi, i caravanserragli, le fortificazioni,
ecc.

L’architettura religiosa

Le moschee

Per evidenti ragioni, la moschea è il fulcro dell’architettura islamica: essa rap-


presenta infatti il più chiaro simbolo della fede. I musulmani si rendono rapi-
damente conto che, in ambito costruttivo, il suo significato simbolico costituisce
un fattore importante per la creazione di indici visivi come minareti, cupole,
mihrâb, minbar, ecc.
Il cortile della casa del Profeta a Medina rappresenta la prima moschea
dell’Islam, ed è priva di raffinatezze architettoniche. Le prime moschee co-
struite dai musulmani con l’estendersi dell’impero sono semplici. Da que-
sti edifici, si sviluppa la moschea congregazionale, o moschea del venerdì
(jâmi‘), i cui elementi essenziali sono rimasti immutati per 1400 anni. La
La Grande Moschea di struttura generale consiste in un grande cortile circondato da portici a vol-
Damasco, Siria. ta, in cui il lato rivolto verso la Mecca (qibla) è più ricco di ali o di arcate.
La Grande Moschea omayyade di
Damasco, la cui struttura riprende
quella del Profeta, funge da modello
per le tante moschee costruite nelle
diverse province del mondo islami-
co.
In Anatolia e più tardi nei territori
ottomani, si sviluppano altri due tipi
di moschee: le moschee basilicali e le
moschee a cupola. Il primo tipo con-
siste in una semplice sala con pilastri,
0
o basilica, il cui schema è influenza-
30 m.
to dalla tradizione tardo-romana e si-
26
L’arte islamica nel Mediterraneo

riano-bizantina, introdotta con qual- La Moschea di Divrig#i,


che modifica nel V/XI secolo. Il se- Turchia.
condo tipo, sviluppatosi durante il
periodo ottomano, organizza lo spa-
zio interno sotto un’unica cupola.
Gli architetti ottomani creano nelle
grandi moschee imperiali un nuovo
tipo di costruzione a cupole, mesco-
lando la tradizione della moschea is-
lamica a quella degli edifici a cupola
dell’Anatolia. La cupola principale
poggia su una struttura esagonale, e
i vani laterali sono coronati da cupo-
le più piccole. L’importanza di uno
spazio interno dominato da una cu-
pola unica diventa il punto di partenza per l’introduzione di uno stile diffu-
sosi nel corso del X/XVI secolo: in questo periodo, le moschee diventano
centri sociali con diverse funzioni, composti da una zâwiya, una madrasa, una
mensa pubblica, bagni pubblici, un caravanserraglio e il mausoleo del fondatore.
La moschea Süleymaniyye a Istanbul, costruita nel 965/1557 dal grande ar-
chitetto Sinan, costituisce il miglior esempio di questa tipologia.
Il minareto dal quale il muezzin richiama i fedeli alla preghiera costituisce l’e-
lemento più evidente di una moschea. In Siria, il minareto tradizionale consi-
ste in una torre quadrata costruita in
pietra. Nell’Egitto dei mamelucchi, i
Moschea
minareti sono divisi in tre zone di- Süleymaniyye,
stinte: una sezione quadrata alla base, Istanbul,Turchia.
una ottagonale intermedia e una ci-
lindrica in cima, sormontata da una
cupoletta. La gabbia è riccamente de-
corata e la zona di transizione tra le
varie sezioni è decorata da muqarnas.
I minareti dell’Africa del nord e del-
la Spagna, le cui torri quadrate sono si-
mili a quelle siriane, sono decorati da
pannelli disegnati posti intorno a fi-
nestre gemelle. In epoca ottomana, la
torre quadrata viene sostituita da mi-
27
L’arte islamica nel Mediterraneo

Tipi di minareto. nareti ottagonali o cilindrici, spesso


alti e affusolati. Benché generalmen-
te nelle moschee se ne trovi uno solo,
nelle grandi città possono vedersene
due, quattro o anche sei.

Le madrasa

Le prime madrasa selgiuchidi sarebbe-


ro state costruite in Persia all’inizio
del V/XI secolo. Si tratta ancora di pic-
cole strutture con un cortile sormon-
tato da una cupola e due iwân laterali.
Più tardi si sviluppa un altro tipo di madrasa, con un cortile aperto e un iwân cen-
trale circondato da arcate. Nel VI/XII secolo, in Anatolia, la madrasa acquista
molteplici funzioni e funge da scuola di medicina, ospedale psichiatrico, ospi-
zio dotato di mensa pubblica (imâra o imaret, in turco) e mausoleo.
In Siria e in Egitto lo sviluppo dell’Islam sunnita ortodosso raggiunge un nuo-
vo apogeo con gli zengidi e gli ayyubidi (VI/XII-inizio VII/XIII secolo). In
quest’epoca si assiste all’introduzione della madrasa fondata da un eminente
personaggio pubblico o da un politico
allo scopo di promuovere gli studi
della giurisprudenza islamica. Questo
tipo di edificio è finanziato da vitali-
zi (waqf ), generalmente derivati da
terre o proprietà come frutteti, bot-
teghe (sûq) o bagni pubblici (hammâm).
La madrasa presenta generalmente una
pianta cruciforme, con un cortile cen-
trale circondato da quattro iwân.
Questa soluzione architettonica go-
drà una grande fortuna e alcune mo-
schee ne adotteranno la struttura a
quattro iwân. Progressivamente, la
madrasa perde il suo ruolo religioso
Madrasa Gök di Sivas,
e politico di strumento di propagan-
Turchia. da e tende ad assumere una funzione
28
L’arte islamica nel Mediterraneo

civica più ampia, fungendo da mo-


schea congregazionale e da mausoleo
per il benefattore.
La costruzione di madrasa in Egitto, e
in particolare al Cairo, riceve nuovo
impulso con l’arrivo dei mameluc-
chi. La madrasa cairota tipica di que-
st’epoca è una struttura multifunzio-
nale a quattro iwân, con un portale a
stalattiti (muqarnas) e splendide fac-
ciate. Con l’arrivo degli ottomani, al-
l’inizio del X/XVI secolo, il doppio
edificio, composto generalmente da
moschea e madrasa, diventa un cen-
tro molto esteso che gode della protezione imperiale. L’iwân scompare pro- Madrasa di al-Sultân
gressivamente e viene sostituito da una sala a cupola dominante. Il maggior Hasan, Il Cairo,
Egitto.
numero di stanzette a cupola per studenti costituisce uno degli elementi ca-
ratteristici delle madrasa ottomane.
La khanqa costituisce uno degli edifici che, per forma e funzione, possono es-
sere assimilati alla madrasa. Più che un tipo particolare di costruzione, questo
termine indica un’istituzione che ospita i membri di un ordine mistico mu-
sulmano (sufi). Esistono numerosi altri sinonimi del termine khanqa, utilizza-
ti dagli storici musulmani: zâwiya in Maghreb; tekke e ribât, termine più co-
mune nei territori ottomani. Il sufismo, arrivato dalla Persia orientale nel IV/X
secolo, domina costantemente la khanqa, che nella forma più semplice non è
altro che una casa dotata di sale di riunione, di preghiera e comunitarie, in cui
un gruppo di studenti si riunisce intorno a un maestro (shaykh). La creazione
di khanqa si sviluppa nel corso dei secoli V/XI e VI/XII sotto i selgiuchidi e be-
neficia della stretta associazione tra sufismo e madhab shâfi‘ita, favorito dall’é-
lite al potere.

I mausolei

La terminologia impiegata dalle fonti islamiche per designare il tipo di co-


struzione dei mausolei è molto ricca. Il termine comunemente utilizzato, tur-
ba, fa riferimento alla funzione dell’edificio come luogo di inumazione. L’altro
termine, qubba, si riferisce al suo elemento più identificabile, la cupola, e de-
29
L’arte islamica nel Mediterraneo

Qasr al-Khayr
al-Charqi, Siria.

nota spesso una struttura destinata alla


commemorazione dei profeti biblici,
dei compagni del profeta Maometto e
dei notabili religiosi o militari. I mau-
solei non sono semplicemente luoghi
consacrati all’inumazione e alla com-
memorazione, ma giocano anche un
ruolo importante nella religione po-
polare. Sono infatti venerati come
tombe di santi locali e diventano luo-
ghi di pellegrinaggio. Molto spesso,
per rendere il luogo adatto alla pre-
ghiera, la struttura del mausoleo è ab-
bellita da citazioni del Corano e vie-
ne dotata di un mihrâb. In certi casi, il
mausoleo fa parte di un’istituzione
comune. I mausolei islamici di epoca
medievale assumono varie forme, ma
quella tradizionale consiste in un qua-
drilatero sormontato da una cupola.

L’architettura civile

I palazzi

Il periodo omayyade è caratterizzato


dall’edificazione di sontuosi palazzi e
bagni pubblici nelle lontane regioni
Ribât di Susa,Tunisia. desertiche. La loro struttura di base deriva da quella degli accampamenti mi-
litari romani. Malgrado la decorazione eclettica, questi edifici rappresentano
i migliori esempi del nascente stile decorativo islamico. La notevole varietà
di decorazioni e temi è realizzata attraverso mosaici, pitture murali e scultu-
re in stucco o in pietra. I palazzi abbasidi iracheni, in particolare quelli di
Samarra e Ukhaydir, si rifanno alla stessa struttura dei precedenti esempi
omayyadi, ma si caratterizzano per le dimensioni più imponenti, la presenza
di grandi iwân, cupole e cortili e il massiccio utilizzo di decorazioni in stuc-
co. I palazzi del tardo periodo islamico elaborano un nuovo stile distinto, più
30
L’arte islamica nel Mediterraneo

decorativo e meno monumentale. Aksaray Sultan Khan,


Turchia.
L’Alhambra costituisce forse l’esem-
pio più notevole di palazzo reale o
principesco: la grande superficie è
frammentata in una serie di unità in-
dipendenti costituite da giardini, pa-
diglioni e cortili, ma la decorazione,
che dall’interno dell’edificio produ-
ce un effetto straordinario, è certa-
mente l’elemento più originale
dell’Alhambra.

I caravanserragli

Il caravanserraglio è generalmente una


grande struttura in grado di offrire alloggio a viaggiatori e commercianti. Si trat-
ta normalmente di uno spazio quadrato o rettangolare, caratterizzato da un’u-
nica entrata monumentale e dalla presenza di torri nelle mura esterne. Il cor-
tile centrale è circondato da portici e stanze riservate all’alloggio dei viaggiatori
e al deposito delle merci, ma talvolta usate anche come stalle.
Il fatto che l’edificio di tipo più caratteristico venga chiamato khân, funduq,
ribât, indica che esso ricopre diverse funzioni; questi termini sono solo il riflesso
di differenze linguistiche regionali, e non indicano veri e propri tipi distinti.
Le fonti architettoniche dei diversi tipi di caravanserraglio non sono facilmente
identificabili.Alcuni derivano probabilmente dal castrum o accampamento mi-
litare romano, struttura a cui si rifanno i palazzi omayyadi del deserto.Altri tipi
di edificio, presenti in Mesopotamia e in Persia, si ispirano invece all’archi-
tettura locale.

L’urbanistica

A partire dal III/X secolo ogni città, indipendentemente dalla propria im-
portanza, si dota di mura fortificate, torri, porte elaborate e una cittadella
(qal‘a o qasba), al fine di consolidare la propria potenza. Si tratta di costru-
zioni massicce realizzate con materiali tipici delle varie regioni: pietra da ta-
glio in Siria, Palestina ed Egitto, mattoni, pietra da taglio e terra battuta
31
L’arte islamica nel Mediterraneo

nella penisola iberica e in Africa del nord. Il ribât costituisce un esempio


unico di architettura militare. Tecnicamente si tratta di un palazzo fortifi-
cato concepito per i guerrieri dell’Islam, stabiliti temporaneamente o im-
pegnati in modo permanente a difendere le frontiere. Il ribât di Susa, in
Tunisia, presenta elementi comuni con i primi palazzi islamici, ma allo stes-
so tempo utilizza soluzioni interne distinte nella grande sala, nella moschea
e nel minareto.
La maggior parte delle città islamiche è divisa in quartieri distinti per etnia e
religione. Tale sistema urbanistico facilita anche l’ amministrazione della
popolazione. Nel quartiere è sempre presente una moschea. I bagni pubblici,
la fontana, il forno e una serie di negozi si trovano all’interno del quartiere o
nelle immediate vicinanze. La struttura urbanistica è costituita da un intrigo
di case, stradine, passaggi. A seconda della regione e dell’epoca, le abitazioni
presentano caratteristiche diverse, dovute alle tradizioni storiche e culturali,
al clima e ai materiali da costruzione disponibili.
Il mercato (sûq), che funge da nucleo centrale del commercio locale, costitui-
sce l’elemento più caratteristico delle città islamiche. La distanza dalla
moschea determina l’organizzazione spaziale dei quartieri per corporazioni di
mestieri. Le professioni considerate «nobili» (librai, profumieri, sarti), si
trovano infatti nelle immediate vicinanze della moschea, mentre i mestieri che
implicano attività rumorose e nauseabonde (fabbri, tintori, conciatori) sono
generalmente più lontani. Tale distribuzione risponde ad esigenze basate su
criteri squisitamente pratici.

32
La Palestina, dal
“Theatrum Orbis
Terrarum” di Abraham
Ortels detto Ortelius,
Anversa, 1570
(© The Art Archive /
Museo Navale di
Genova / Dagli Orti
[A]).
LA PALESTINA ISLAMICA: STORIA, POLITICA E RELIGIONE

Nazmi al-Ju‘beh, Yusuf Natsheh

La Palestina è situata tra il Mediterraneo, a La Palestina entrò quindi in una nuova


ovest, e il fiume Giordano e il Mar Morto, fase storica, rappresentata da una certa
a est. Confinante a nord con il Libano, si stabilità politica, dopo il lungo periodo di
stende a sud in direzione della penisola del lotte politiche e religiose che l’avevano
Sinai (Egitto). La sua posizione geografica minata nell’ultimo secolo della domi-
strategica, tra Asia minore, Siria e nazione bizantina – in particolare a causa
Mesopotamia da un lato e la valle del Nilo delle guerre contro i persiani sasanidi. I
dall’altro, l’ha resa sempre un territorio nuovi dominatori musulmani non ope-
ambito dai più grandi imperi del passato: rarono alcun mutamento radicale, ad
per questo la Palestina ha conosciuto nel eccezione della nuova divisione ammini-
corso della sua storia il succedersi di diverse strativa e militare del paese in due jund: il
civiltà. Via di passaggio privilegiata, rac- primo, a nord, Jund al-Urdun (provincia
colse ciò che ciascuna dominazione si era amministrativa della Giordania) avente
lasciata alle spalle: non solo memorie come capitale Tiberiade e che si estende-
dolorose di distruzioni e rovine, ma anche va dal sud del Libano e dal nord della
preziose eredità culturali. È significativo il Palestina sino alla pianura di Marj
fatto che la Palestina sia stata la prima meta Ibn‘Amîr e al nord est della Giordania. Il
dell’esercito arabo e il primo territorio di secondo, Jund Filistin (Palestina), che si
cui esso si impossessò durante le sue impo- estendeva da Marj Ibn ‘Amîr sino al
nenti e fulminati manovre di conquista Negev e alla parte sud-orientale della
(I/VII secolo). Giordania, aveva per capitale Ramla.
Dopo aver posto termine, nel 7/628, a Non si hanno molte notizie sulla Palesti-
una breve occupazione dei persiani, dura- na ai tempi dei califfi cosiddetti “ben gui-
ta 14 anni, i bizantini furono cacciati via dati”, ad esclusione della costruzione della
dalla Palestina a seguito dell’irruzione moschea al-Aqsa per ordine di ‘Umar Ibn
islamica. al-Khattâb, e del costituirsi, nel porto di
Nel 13/635 ‘Amr Ibn al-‘Âs si diresse Acri, della prima flotta musulmana per
verso il territorio intorno ‘Aqaba (Ayla) opera di ‘Uthmân Ibn ‘Affân, che fece
e da lì proseguì verso il deserto del Negev anche fortificare le coste per arginare gli
e verso Gaza, prima di dirigersi a nord. attacchi dall’esterno. Non fu fondata nes-
Non erano ancora trascorsi due anni dal- suna nuova città; moltissimi tra gli abitanti
l’ingresso degli arabi in Palestina quando, della Palestina erano arabi che in parte si
nel 15/637, ebbe luogo la battaglia dello erano convertiti prima ancora della con-
Yarmuk, che segnò la definitiva sconfitta quista.
dei bizantini. Questa battaglia non solo In ragione della crescente importanza
spalancò agli arabi le porte della Palesti- economica e politica della Palestina, prese
na, ma anche quelle di tutto il Bilâd al- il via con la dinastia omayyade (41/661-
Shâm. Della Palestina erano rimaste 132/750) una notevole attività edilizia.
escluse solo due città, Gerusalemme e La popolazione si pose al fianco dei nuovi
Cesarea, che sarebbero state conquistate signori e formò, con i vicini della Siria, la
in seguito. colonna vertebrale dell’esercito e del
35
La Palestine islamica: storia, politica e religione

ovvero la costruzione del Haram al-Sharîf


(il “Nobile Santuario”). Questa grandiosa
opera lasciò un segno indelebile non solo
nel mondo musulmano, ma anche in
quello cristiano, perpetuando il ricordo
della dinastia omayyade nei secoli.
Oltre ad esso gli omayyadi innalzarono
importanti palazzi come, tra gli altri, il
dâr al-idâra, sempre a Gerusalemme, il
Khirbat al-mafjar o palazzo di Hishâm a
Gerico, il Khirbat al-Minya, sulla sponda
nordoccidentale del lago di Tiberiade, e
il palazzo dei tintori a Ramla (oggi dis-
trutto) o, ancora, il complesso termale di
Hima, a sud-est del lago di Tiberiade. Gli
omayyadi contribuirono anche al miglio-
ramento delle vie di comunicazione, in
particolare quelle che congiungevano la
Palestina a Damasco, capitale del califfa-
to. Sulaymân Ibn ‘Abd al-Mâlik fece
costruire l’unica città omayyade del Bilâd
al-Shâm, Ramla, portata a termine da
‘Umar Ibn ‘Abd al-‘Azîz.
Se in quest’epoca la Palestina fu testimo-
ne delle più grandi imprese architettoni-
che e dei principali conseguimenti arti-
stici assisté altresì, con la battaglia presso
il fiume Abû Futros, al massacro di oltre
48 principi omayyadi per mano dell’ab-
baside ‘Abd Allah Ibn ‘Alî: nel 132/750
la morte dell’ultimo califfo, Marwân Ibn
Haram al-Sharîf con potere omayyade. Non v’è quindi da Muhammad, decretò la fine alla dinastia
la Cupola della Roccia
e la Moschea al-Aqsa,
stupirsi del fatto che a Gerusalemme fosse omayyade e l’ascesa di quella abbaside.
Gerusalemmeme, celebrata la cerimonia d’investitura di Sebbene gli abitanti della Palestina si fos-
“Nur-I vahhaj li tahsil Mu‘âwiya e degli altri califfi omayyadi. sero rifiutati di sostenere gli omayyadi,
al-‘Ilaj” (Ms. Vat. Durante i regni di ‘Abd al-Mâlik Ibn Mar- per via della pessima amministrazione
Turco 125, f.26r),
decorato dal copista wân e di suo figlio al-Wâlid Ibn ‘Abd al- degli ultimi periodi del loro governo, spe-
Mustafa Kashif Mâlik Gerusalemme vide realizzarsi il più rimentarono ben presto l’oppressione
(müzehhib) nel grandioso progetto architettonico della seguita alla loro cacciata, al punto che
1243/1857 (© dinastia omayyade, forse il più maestoso decisero di ribellarsi al governo abbaside,
Biblioteca Apostolica
Vaticana). in tutta la storia della civiltà islamica, in nome degli omayyadi.
36
La Palestine islamica: storia, politica e religione

Qasr Khirbat
al-Mafjar,
veduta, Gerico.
Il dominio abbaside di Palestina può esse-
re suddiviso in due fasi: la prima
(132/750-264/878) in cui si assiste al
declino e alla marginalizzazione del paese
a seguito del deteriorarsi dei suoi rappor-
ti con l’autorità centrale di Baghdad e del
trasferimento del potere islamico in Iraq;
la seconda, quando legata amministrati-
vamente all’Egitto (264/878-358/929)
finì con l’ottenere una certa autonomia
politica, economica e territoriale. Fu
questa l’epoca in cui si formarono state-
relli indipendenti dal potere centrale di
Baghdad, a quel tempo assorbita da lotte
intestine.
Durante il periodo abbaside vennero por-
tate a compimento opere architettoniche
tali da rivaleggiare con quelle omayyadi e
gli abbasidi restaurarono molti edifici reli-
giosi realizzati dai loro predecessori: nel
154/770-771 Abû Ja‘far al-Mansûr fu prevalentemente teatro di operazioni Moschea al-Haram
ordinò il restauro della moschea al-Aqsa, militari, un fatto, questo, che finì con il al-Ibrahîmî e Hebron,
dopo che era stata distrutta a seguito del riflettersi sulle stesse architetture: tra le incisione su acciaio,
terremoto avvenuto nello stesso anno e imprese architettoniche più celebri del Hildburghausen
(Bibli. Institut),
al-Mahdî ripeterà l’operazione quattro periodo tulunide vi fu la costruzione e la c. 1850 (© Photo
anni dopo; e ancora, nel 215/831 al- fortificazione del porto di Acri. AKG, Londra).
Ma’mûn fece restaurare la Cupola della
Roccia. Furono gli abbasidi a far erigere
molte delle arcate che ancor oggi circon-
dano la piattaforma della Cupola. Si pre-
sero cura anche del Haram al-Ibrahîmî a
Hebron e delle opere di canalizzazione
delle acque a Ramla. Le fonti ci riferisco-
no anche della costruzione di una mae-
stosa moschea ad Ashqelon.
A causa del progressivo decadimento del
potere centrale, nel 254/868 Ahmad Ibn
Tûlûn riuscì ad imporre la propria auto-
rità sull’Egitto e ad estenderla sino al
Bilâd al-Shâm, Palestina compresa
(264/877): in questo periodo la regione
37
La Palestine islamica: storia, politica e religione

Nel 289/901, al termine della domina- 358/968 con l’ingresso di Jawhar al-
zione tulunide, i carmati fecero per la Siqillî (il Siculo) a Fustat: una vittoria che
prima volta la loro comparsa in Palestina decretò la fine non solo della dinastia
e tutta la regione precipitò in un caos tale ikhshide in Egitto e nel Bilâd al-Shâm, ma
da preoccupare seriamente Baghdad, che anche del dominio abbaside e del gover-
iniziò ad affilare le armi per riconquista- no sunnita, che sarebbe stato restaurato
re la sua autorità sulla Palestina e la Siria; solo due secoli dopo con l’ayyubide Sâlah
per scongiurare il pericolo che i carmati al-Dîn (il Saladino).
dessero vita ad un regno ismailita/sciita Sebbene la dinastia fatimide fosse riuscita
in tutto il Bilâd al-Shâm, nel 292/905 ad insediarsi in Egitto, con notevoli riper-
compirono una spedizione lampo che cussioni sotto il profilo culturale, come
pose definitivamente fine al dominio thu- dimostrano i meravigliosi edifici del
lunide non solo nel Bilâd al-Shâm, ma Cairo, detta il “museo dei fatimidi”, non
anche in Egitto, con il conseguente ritor- fu però in grado di riportare all’ordine la
no all’egemonia del potere centrale. Palestina. Gli abitanti della Siria si oppo-
La dinastia abbaside non avrebbe, però, sero alla dominazione fatimide sciita e la
governato sulla Palestina ancora per maggior parte di essi rifiutò di passare allo
molto, poiché emerse una nuova dinastia, sciismo. Ad aggravare la situazione inter-
la ikhshide, che tra il 323/934-358/969 venne una nuova potenza locale palesti-
avrebbe ben presto finito con l’esercitare nese, rappresentata dai Jarrâhidi, prove-
la propria autorità dapprima sul Bilâd al- nienti da Tayy, emiri di Ramla, che
Shâm e in seguito sull’Egitto. Gli abbasi- tentarono a più riprese di ottenere l’indi-
di cercarono più volte di riconquistare il pendenza dai fatimidi, minacciando inol-
potere, soprattutto nella regione del Bilâd tre la loro egemonia sul Bilâd al-Shâm.
al-Shâm, ma invano. Durante questo Più di una volta conseguirono una com-
periodo Sayf al-Dawla al-Hamdânî cercò pleta autonomia, riuscendo addirittura a
di impadronirsi della Palestina, ma gli coniare monete con le loro insegne. In
ikhshidi gli opposero una strenua resi- seguito si aggiunsero anche gli attacchi dei
stenza. Continuarono a succedersi, seppur turchi selgiuchidi, rappresentanti l’orto-
sporadicamente, attacchi carmati che dossia sunnita.
fecero permanere la regione in un clima I fatimidi, al pari dei predecessori, furo-
di instabilità. Va ricordato che gli ikhshi- no molto sensibili alla salvaguardia dei
di, tra cui Kâfûr al-Ikhshîdi, furono sep- luoghi santi: il califfo al-Dâhir, nell’anno
pelliti presso la moschea al-Aqsa a Geru- 426/1035, pose mano al restauro della
salemme. moschea al-Aqsa, dopo il forte sisma che
Al termine del dominio ikhshide ebbero l’aveva colpita, un restauro che compre-
inizio le incursioni sull’Egitto dei fatimi- se anche l’aggiunta della cupola, visibile
di, una nuova forza che avrebbe finito con tutt’oggi. Il prezioso minbar ligneo che si
il ridisegnare la mappa del potere politi- trova oggi nel Haram al-Ibrahîmî a
co e religioso della regione. Gli attacchi Hebron fu costruito sotto Badr al-Jamâlî,
fatimidi si conclusero vittoriosamente nel comandante dell’esercito fatimide. Ad al-
38
La Palestine islamica: storia, politica e religione

Moschea al-Haram
al-Ibrahîmî, mihrâb e
minbar, Hebron.

Hâkim Ibn Amr Allah si deve invece, a capeggiati da Tutush, selgiuchide e fratel-
causa delle forti tensioni con i bizantini, lo di Mâlik Shâh, riuscirono ad occupare
la distruzione della basilica gerosolimita- Gerusalemme nel 472/1080, mentre la
na del Santo Sepolcro, nel 400/1009- pianura a sud di Acri e la Palestina meri-
1010, anche se fu sempre lui che, cinque dionale rimasero sotto il dominio fatimi-
anni dopo, ordinò di ricostruirla. de. L’equilibrio di forze tra fatimidi e sel-
Fu quindi la volta dell’emiro ghaznawide giuchidi impedì a entrambi di impegnarsi
Atsiz, che riuscì a occupare Gerusalem- in una guerra decisiva fino al momento
me, a separarla dai possedimenti fatimidi della morte del sultano, allorquando il
e a consegnarla al califfo abbaside al- tentativo di Tutush di succedergli ebbe
Qâ’im bi Amr Allah e al celebre sultano come conseguenza la reazione dei fatimi-
selgiuchide Mâlik Shâh nel 465/1073. di, che finirono con il fiaccare i selgiuchi-
Atsiz occupò il porto di Acri riportando di. Nel 491/1098 al-Afdal Ibn Badr al-
la vita commerciale in quest’area, dopo il Jamâlî riuscì ad occupare Gerusalemme,
lungo frazionamento dell’epoca abbaside. mentre i crociati assediavano Antiochia.
Ciononostante, questo regno non fu dure- La dominazione fatimide su Gerusalem-
vole e cadde nel giro di sette anni sotto i me si protrasse per meno di otto mesi,
colpi inferti dai fatimidi da un lato e dai fino a quando subentrò una nuova domi-
selgiuchidi dall’altro. Questi ultimi, nazione, quella crociata, che nel corso di
39
La Palestine islamica: storia, politica e religione

due secoli avrebbe modificato il corso principali città della Palestina, introdu-
della storia del Medio Oriente. cendo nuovi modelli architettonici, in
Le operazioni dei crociati in Palestina particolare quello romanico e gotico,
ebbero inizio a seguito di un celebre dis- insieme a nuove tipologie di edifici mili-
corso pronunciato da papa Urbano II al tari che avrebbero lasciato un segno inde-
Concilio di Clermont Ferrand nel lebile nella tarda architettura ayyubide.
488/1095 che ebbe come conseguenza, Frattanto il sistema feudale, mutuato da
nel 492/1099, la calata dell’esercito dei quello europeo, finiva con l’imporsi su
crociati su Gerusalemme. Il sacco della tutto il territorio. Fino ad allora la Pale-
città venne seguito da un atroce massacro: stina era stata inglobata dai vari domini
secondo alcune testimonianze le vittime che si erano succeduti nella regione; ades-
furono 70.000. Molte delle città della so, per la prima volta nel corso della sua
Palestina caddero una dopo l’altra in storia, otteneva lo status di entità politica
mano agli invasori, mentre il sud del lito- indipendente: nasceva infatti il Regno
rale rimase in mano fatimide. L’occupa- Latino di Gerusalemme.
zione della Palestina non ebbe tuttavia Portato a termine il piano concepito dagli
delle conseguenze sotto il profilo demo- zankidi – l’unificazione del triangolo siria-
grafico, nonostante la natura colonizza- no formato da Damasco, Aleppo e Mosul
trice di questa conquista, poiché gli euro- con l’Egitto – l’ayyubide Sâlah al-Dîn
pei non riuscirono ad organizzare una riuscì a serrare in una morsa il regno cro-
vera e propria emigrazione in Palestina. ciato di Gerusalemme. La battaglia di Hit-
La campagna rimase pertanto palestinese tin, combattuta nel 583/1188, fu la vit-
e vi si trasferirono molti abitanti delle toria definitiva sui crociati e condusse alla
città; i crociati si concentravano invece riconquista di Gerusalemme e di gran
nelle cittadelle e nei luoghi fortificati. parte della Palestina.
La Palestina divenne presto simbolo delle L’epoca ayyubide (583/1187-648/1250) è
lotte tra Oriente musulmano e Occiden- caratterizzata dagli sforzi per riconquistare
te cristiano e la caduta di Gerusalemme la restante parte della Palestina e per recu-
in mano ai crociati venne considerata perare quella facies culturale che le era pro-
come il crollo del mondo islamico sotto i pria, riallacciando i rapporti con il resto del
colpi dell’Occidente; viceversa l’Orien- territorio arabo, in particolare con la Siria
te islamico iniziò a vedere nella solleva- e l’Egitto. La Palestina venne suddivisa in
zione contro i crociati la volontà di resi- quattro distretti: la regione in mano ai cro-
stere all’Occidente. ciati, rappresentata dalla striscia costiera tra
Gravi furono, in questo periodo, i danni Tiro e Giaffa, e le tre regioni ayyubidi, vale
inferti dai crociati su tutto il territorio: a dire quella meridionale, subordinata all’E-
non è sopravvissuta alcuna architettura gitto, quella settentrionale, comprendente
del periodo precedente quello crociato, l’area tra Gerusalemme, Tiberiade e la
ad eccezione del Haram al-Sharîf. L’atti- Galilea e dipendente da Damasco e infine
vità edilizia promossa dai crociati scon- la restante appartenente all’emirato di
volse l’aspetto di Gerusalemme e delle Kerak, nella Giordania orientale.
40
La Palestine islamica: storia, politica e religione

Nel periodo successivo alla morte di Sâlah


al-Dîn, avvenuta nel 589/1193, i crocia-
ti, approfittando delle lotte intestine per
la successione, sferrarono nuovi attacchi.
Nonostante quella ayyubide venga consi-
derata per lo più un’epoca di operazioni
militari e di guerre, dal punto di vista cul-
turale essa produsse opere di architettu-
ra notevolissime, che lasciarono un’im-
pronta indelebile sul territorio. I sultani
e gli emiri ayyubidi, oltre ad approntare
costruzioni militari e fortificazioni per far
fronte agli attacchi crociati, fecero erige-
re moschee e madrasa con gli introiti di
numerosi waqf.
In ogni caso, gli ayyubidi riuscirono a cac-
ciare dall’oriente arabo i pochi crociati
rimasti, contribuendo altresì alla forma-
zione di un ordinamento politico unico
nel suo genere, quello mamelucco, secon-
do il quale agli schiavi bianchi veniva affi-
data l’esecuzione dei vari provvedimenti.
Più tardi, alla morte del signore, il pote-
re finì con l’essere trasmesso al servo stes-
so. Nel 656/1258 le orde mongole di
Hulagu riuscirono a sottomettere Bagh-
dad e a spingersi quindi verso il Bilâd al-
Shâm: furono i mamelucchi a riuscire ad
arrestare l’invasione e con la vittoriosa
battaglia di ‘Ayn Galût (658/1260) otte- sanguinosa storia di guerre, lunga due Combattimento alle
nennero la legittimazione del loro domi- secoli, in cui fu coinvolta anche la mag- porte di Gerusalemme.
I musulmani respingono
nio. La battaglia aprì loro le porte della gior parte dei popoli europei. gli infedeli e li
Siria, dove il potere degli ayyubidi era già I mamelucchi suddivisero la Palestina in cacciano dalla Città,
caduto sotto i colpi dei mongoli. Ai tre distretti amministrativi: il distretto di da “Il fine fiore delle
storie” di Loqman, 1583
mamelucchi non rimaneva altro che eli- Safed, di Gaza e di Gerusalemme. L’im- (© The Art Archive /
minare la presenza crociata nel Bilâd al- portanza di quest’area risiedeva da una Dagli Orti).
Shâm e in Palestina: questo fu possibile parte nella sacralità dei suoi luoghi,
grazie a Mâlik al-Ashraf Khalîl, nel dall’altro nel rappresentare un ponte tra
690/1291, quando Acri, ultimo avam- le due parti del sultanato. L’intensificarsi
posto crociato, si arrese. Fu così che dei traffici commerciali tra l’Egitto e il
venne scritta l’ultima pagina di questa Bilâd al-Shâm attraverso la Palestina favorì
41
La Palestine islamica: storia, politica e religione

la costruzione di una rete di khân lungo le restabile ascesa degli ottomani. Così,
vie principali, seguiti a breve distanza da per quattro secoli, la Palestina sarebbe
una serie di stazioni postali tra il Cairo e diventata parte integrante dell’immen-
Damasco. La Palestina godette, sotto il so impero ottomano, crogiuolo di lin-
dominio mamelucco, di una fioritura cul- gue, nazionalità e culture. La domina-
turale eccezionale, favorita dalla tranquil- zione ottomana della Palestina può
lità politica. Dopo avere respinto il peri- essere suddivisa in quattro periodi: il
colo crociato fu possibile per la prima primo, durante il quale si diffusero cen-
volta occuparsi di questioni che non fos- tri di potere locale, per lo più di origi-
sero quelle militari e furono costruite ne beduina, cui si appoggiava il dominio
numerose madrasa, zâwiya, ribât, sabîl e ottomano. Il secondo, segnato dall’im-
moschee. provvisa ascesa di un sovrano esterno,
Gerusalemme fu la città che più di ogni Fakhr al-Dîn Ibn Ma‘nî, emiro del
altra trasse vantaggio dalla dominazione Monte Libano, che governò fino al
mamelucca: la maggior parte dei sultani 1045/1636, anno in cui l’autorità cen-
e degli emiri che vi si recarono in visita la trale ristabilì il controllo diretto sulla
imbellirono con le loro dimore, con isti- regione nominando due governatori a
tuzioni scientifiche e benefiche, trasfor- Damasco e Sidone. Il terzo periodo è
mandola in un importantissimo centro di rappresentato dalla comparsa del primo
cultura al punto tale da divenire la meta principato arabo semi-indipendente al
prediletta degli studiosi e di chiunque comando della famiglia zaydanide e di
ricercasse il sapere. Nelle sue moschee una decina di capi contadini: è l’epoca
studiarono decine di dotti e di celebri sufi di Ahmad al-Jazzâr, wali di Acri, dive-
dell’epoca mamelucca. I waqf furono assai nuto un eroe nazionale per avere oppo-
generosi nell’assicurare economicamente sto resistenza a Napoleone Bonaparte
la sussistenza di queste istituzioni. I nel 1214/1799 quando gli appetiti degli
mamelucchi tuttavia non si mostrarono europei verso la Palestina si erano ri-
avari nei confronti delle altre città, come svegliati. Il quarto periodo, infine, è quel-
Hebron, Safed, Acri e Gaza. Furono re- lo coincidente con il XIII / XIX secolo,
staurati numerosi edifici sacri in tutta la durante il quale il potere centrale tentò
regione e capita sovente di imbattersi in di attuare delle riforme istituzionali
un maqâm di cui si scopre che la costru- (tanzimat). Muhammad ‘Alî frattanto
zione, ricostruzione o restauro erano stati attaccava e riusciva ad annettere la
opera di un sultano o di un emiro mame- Palestina all’Egitto tra il 1246/1830-
lucco. 1831. Nella seconda metà del XIX seco-
La battaglia di Marj Dabîq (922/1517), lo si aprirono le porte agli influssi occi-
nel nord della Siria, pose fine alla dinas- dentali, ai movimenti missionari; in
tia mamelucca, conseguenza estrema da seguito, le aspirazioni sioniste alimenta-
una parte dell’indebolimento della loro rono la migrazione degli ebrei verso la
amministrazione politico-economica, Palestina. Con la conclusione della
dall’altra della contemporanea ed inar- Prima guerra mondiale e la caduta
42
La Palestine islamica: storia, politica e religione

dell’impero ottomano, durato quattro


secoli, ebbe inizio, dal 1917, l’epoca del
mandato britannico sulla Palestina con-
clusosi con la creazione dello stato di
Israele (1948): per la divisione avvenu-
ta in Palestina nel 1948 tra Israele e la
“Palestina araba”, questo catalogo non
prende in considerazione i siti rilevanti
presenti in territorio israeliano.
La Palestina ottomana, dal punto di vista
amministrativo, apparteneva alla provin-
cia della Siria, e comprendeva cinque san-
giaccati: Gerusalemme, Gaza, Safad,
Nablus e Ajlun. La Palestina doveva evi-
dentemente godere di un’enorme impor-
tanza, considerando che tutto il Bilâd al-
Shâm era diviso in soli quattro sangiaccati.
Gli ottomani provvidero alla costruzione
e al restauro di una serie di caravanserra-
gli e fortezze per rendere più sicure le vie
di comunicazione quali, ad esempio, al-
Minyâ, ‘Uyûn al-Tujjar, Jenin, Qaqûn,
Ra’s al-‘Ayn, Khân Yûnis, al-‘Arîsh, Bayt
Jibrîn.
Durante il primo periodo del loro
dominio, gli ottomani portarono a ter-
mine opere architettoniche imponenti,
le più importanti delle quali furono
senza dubbio le mura di Gerusalemme
e gli interventi di restauro sul Haram al- Il sufismo e l’islam Il profeta Maometto
Nonostante le trasformazioni politiche e trasportato dagli
Sharîf, come pure le opere idrauliche e angeli. Sotto, la
la costruzione di moschee. Realizzaro- amministrative successive, l’importanza distruzione del tempio
no anche grandi opere a Hebron, Gaza della Palestina nel mondo islamico non di Gerusalemme, da “Il
e Acri, la cittadella di Dahir ‘Umar diminuì mai: folle di pellegrini vi giunge- fine fiore delle storie”
di Loqman, 1583
a Khalîl, le mura di Tiberiade, le forti- vano numerose essendo Gerusalemme la (© The Art Archive /
ficazioni di Acri. Nelle epoche succes- prima qibla, il terzo luogo sacro dell’islam Museo d’arte turca ed
sive si constata invece una notevole e la meta di sufi ed eruditi. Da Gerusa- islamica, Istanbul /
contrazione delle committenze archi- lemme, secondo la tradizione islamica, Dagli Orti [A]).
tettoniche, dal momento che gli otto- Maometto ascese nell’alto dei cieli nel
mani erano impegnati nelle guerre con corso del suo viaggio notturno. Numero-
gli europei. si hadîth invitano i credenti alla visita di
43
La Palestine islamica: storia, politica e religione

Gerusalemme, da un
mosaico bizantino del
VI secolo (la più antica
rappresentazione della
Città Santa), Chiesa
di San Giorgio,
Madaba, Giordania.

Gerusalemme, terzo luogo santo dopo la bre fin dai primordi dell’islam e la takiy-
Mecca e il Haram del Profeta a Medina. ya di Gerusalemme dagli inizi del perio-
Gerusalemme è inoltre prossima al do ottomano si prendeva cura di tutti i
Haram al-Ibrahîmî, dove si trova la tomba fedeli che visitavano la Palestina. Si diffu-
del padre di tutti i profeti, e al luogo nata- sero anche numerosi alloggi per i sufi,
le di Gesù Cristo. dalle forme e dai colori più diversi, de-
Nessun paese islamico raccoglie un nume- stinati ad ospitare gli adepti che conti-
ro analogo di luoghi sacri, essendo la nuavano ad affluire incessantemente.
Palestina la patria e la culla delle tre reli- Talvolta si faceva coincidere il pelleginag-
gioni monoteistiche. Per questo motivo i gio con le feste più importanti, quali
musulmani sono soliti, dopo avere com- quella di Nabî Mûsâ (Mosè), oppure quel-
piuto il pellegrinaggio alla Mecca, visita- la di Nabî Sâlih; talvolta vi ci si recava per
re Gerusalemme per perfezionare la loro adempiere a un voto o per fare una pro-
esperienza spirituale. Durante questa visi- messa a Dio.
ta colgono anche l’occasione per rendere I califfi, i sultani, gli emiri non si sottrasse-
omaggio agli altri luoghi sacri, in primis ro a queste pratiche e quasi tutti visitarono
alla città di Hebron. Per questa ragione i luoghi santi della Palestina: pregarono
numerosissimi sono i caravanserragli in davanti al mihrâb della moschea al-Aqsa,
tutta la regione: quello di Hebron è cele- elargirono elemosine ai poveri, istituirono
44
La Palestine islamica: storia, politica e religione

waqf, costruirono moschee, madrasa, qubba, ria musulmana della Palestina. I testi sulle
zâwiya al fine di procurarsi la ricompensa “virtù” continuarono a essere letti nel
celeste o il perdono divino. corso del tempo e in modo particolare
I testi letterari dedicano molte pagine alle nei periodi mamelucco e ottomano.
virtù di questa terra e si dilungano in det- Numerosi centri di studio sorsero intor-
tagliate descrizioni. La letteratura di viag- no alla moschea al-Aqsa e Gerusalemme
gio abbonda di notizie e di carte per faci- divenne un polo d’attrazione per i più
litare il cammino dei viandanti e nel IV/X importanti letterati del mondo musulma-
secolo vengono divulgati testi sulle “virtù” no. Questo sviluppo raggiunse l’apice nel
di Gerusalemme o dell’intero Bilâd al- periodo mamelucco, quando si contava-
Shâm. Questi antichi scritti riferivano no più di cento madrasa e istituzioni edu-
inoltre quali califfi, Compagni del Profe- cative. Attirando i principali sapienti del
ta, e quali dotti vi si fossero recati, quali mondo islamico e i loro allievi, Gerusa-
santi fossero venerati in quei luoghi, dove lemme si trasformò in una tappa obbliga-
fossero sepolti, quali avessero partecipa- ta lungo il cammino del sapere.
to alla conquista di queste terre. Narra- Come spesso accade per i principali luo-
vano anche tutti i fatti principali della sto- ghi sacri, gli asceti vi vennero a riscoprire

Gerusalemme,
cupole e minareti della
città vecchia
(© A. F. Kersting).

45
La Palestine islamica: storia, politica e religione

se stessi e si consacrarono all’adorazione porto dell’individuo con il Creatore e con


divina. L’imâm sufi al-Ghazâli (m. il creato. All’analisi degli attributi divini
505/1111) nei periodi più cupi della sua si affiancava la speculazione sull’esistenza
vita risiedette a lungo presso la moschea umana e sugli strumenti della conoscen-
al-Aqsa per pentirsi e meditare. Abû Bakr za. Non v’è dubbio che questo sufismo
al-Ma‘âfirî al-Ishbilî al-Andalusî (m. fosse influenzato da correnti religiose e
543/1148) vi si recò alla ricerca del sape- filosofiche dominanti nelle culture con-
re e non riuscì più a ripartire, nonostan- temporanee all’islam. Rabî‘a al-‘Adawiy-
te in origine la sua intenzione fosse solo ya (m. 185/801-802) sosteneva che l’ob-
quella di visitare i luoghi sacri. Questi bedienza a Dio non consisteva nel timore
rappresentavano la dimora ideale per gli dell’inferno, né nell’aspirazione al para-
adepti del sufismo ed è per questo moti- diso, bensì nel desiderio di compiacerlo.
vo che qui il movimento sufi trovò un fer- Abû Yazîd al-Bustamî (m. 260/874)
vore particolare. espresse la teoria dell’annullamento
Dal punto di vista linguistico “sufismo” dell’io in Dio e dell’unione con Dio: tut-
deriva dalla parola araba sûf (“lana”), e si tavia nella sua visione l’annullamento non
riferiva a coloro che, desiderosi di con- corrispondeva, come per gli induisti, al
durre una vita semplice e ascetica, indos- non-essere, bensì all’annullamento della
savano una semplice tunica di lana. Ma finitezza umana nella comunione con Dio.
questo termine finì con il designare il Al-Hallâj (m. 309/922) sostenne la teo-
consacrarsi all’adorazione assoluta di Dio, ria dell’hulûl, uno dei modi in cui fonde-
il distacco dalle vanità del mondo terre- re la natura umana con quella divina. Infi-
no, l’astensione dai piaceri, dalle ric- ne Ibn ‘Arabî (638/1240) affermò
chezze e dagli onori. Il sufismo nasce ai l’unicità dell’essere (wihdat al-wujûd).
primordi dell’islam poiché di fatto era Anche se questo tipo di sufismo trovò
questo il comportamento adottato dall’In- echi a Gerusalemme, anche se le sue idee
viato di Dio, Maometto, e di gran parte si propagarono sino alla Città Santa, dove
dei Compagni. vissero alcuni dei suoi esponenti (come il
Per la sua statura religiosa, a Gerusalem- teologo mistico Ibn Kirâm al-Sujari,
me accorse una folta schiera di asceti, di morto nel 255/869, fondatore della setta
fedeli, di sufi dediti all’adorazione di Dio, e della khanqa al-Karamiyya, che studiò
come riferisce Mujîr al-Dîn al-Hanbalî gli attributi divini, affermò che la fede
(m. 901/1496), il celebre storico di doveva essere professata con la voce anche
Gerusalemme. se il cuore e lo spirito la negavano), tut-
Nei decenni e nei secoli successivi il sufi- tavia non riuscì a mettere profonde radi-
smo perse la semplicità degli inizi: subì una ci, come era avvenuto nelle altre città del
continua evoluzione e il suo pensiero e le mondo islamico: al contrario, a Gerusa-
sue pratiche divennero sempre più com- lemme si radicò un altro tipo di sufismo
plesse con il sorgere di differenti scuole. che godeva del sostegno dei dotti appar-
Comparvero scuole sufi influenzate dalla tenenti alle fondazioni volute dai gover-
filosofia, che cercavano di spiegare il rap- nanti e dagli emiri.
46
La Palestine islamica: storia, politica e religione

Sono numerosi i fattori che possono spie- festo, fame/sazietà, sonno/veglia), e infi-
gare l’inesorabile diradarsi delle grandi ne l’appagamento (la sofferenza che divie-
figure del sufismo. Tra questi, il timore ne fonte di piacere). La liberazione lo con-
dei dottori della legge di veder deviata la duceva all’annullamento di sé.
purezza e la semplicità della religione, la Poiché le capacità umane variano da una
difficoltà della gente comune a compren- persona all’altra, questo difficile percor-
derne la dottrina e soprattutto la corru- so deve essere effettuato sotto la guida di
zione degli uomini politici che si adope- un maestro sufi (shaykh) che abbia rag-
rarono ad eliminare i loro oppositori con giunto già la rivelazione e la purezza.
la giustificazione di voler proteggere la Nonostante gli obiettivi finali fossero
religione e la sharî‘a. comuni, sorsero a Gerusalemme ben 70
Fece la sua comparsa un altro ordine di sufi, diversi ordini sufi (turûq) di cui furono
di cui l’imâm al-Ghazâlî (m. 505/1111) fondatori personaggi famosi come ‘Abd
figura come il rappresentante più illustre. al-Qâdir al-Jilanî (m. 561/1166) capo di
Visse per un periodo a Gerusalemme, dove quella della Qâdiriyya, Jalâl al-Dîn al-
le sue dottrine diedero il via a una nuova Rûmî (m. 672/1273) fondatore della
corrente di sufismo. Per costui l’intelligen- Mawlaniyya e altre ancora quali al-Naqs-
za umana era lo strumento più sofisticato habandiyya, al-Khalwâtiyya, al-Bastâmiy-
della compresnsione e della riflessione, ma ya e al-Shâdhiliyya.
non in grado di interpretare l’ordine divi- Si strinse un forte legame tra gli shaykh
no e la metafisica. Il solo modo per perve- sufi e i loro seguaci, e tra gli shaykh e
nire alla Verità era il sufismo che faceva le dinastie regnanti: fu quindi assai forte
appello al cuore e all’intuizione (ma non il sostegno dei sovrani nei confronti di
allo spirito) per raggiungero il Vero, cosa zâwiya, khanqa e ribât. I sufi, in cambio,
possibile a verificarsi solo attraverso la puri- appoggiavano il governo.
ficazione e l’ispirazione. La purificazione Nel periodo mamelucco e in quello otto-
dell’anima non era accessibile ai più, in mano restano numerose testimonianze
quanto comportante sforzi, grandi sacrifici della presenza del sufismo in decine e
e sofferenze, in quanto allontanava il cre- decine di edifici e monumenti.
dente dalla prosperità mettendone a dura In seguito il sufismo entrò in un periodo
prova l’anima. Colui che cercava la Verità di stasi e i maestri dell’epoca tarda prese-
doveva passare per tre diversi stadi: quello ro a plagiare i più semplici e a limitare il
di accolito, di oblato e di adepto. L’aspi- ruolo dell’ascesi e dell’adorazione; sor-
rante sufi doveva attraversare una serie di sero inoltre dei violenti conflitti tra que-
passaggi per raggiungere la vera conoscen- sti gruppi e i dottori della legge.
za dell’essenza divina: il risveglio (l’abban-
dono dell’indifferenza), il pentimento, il I luoghi santi e il sapere
ritorno a Dio, la purezza (la rinuncia a ciò I luoghi sacri non furono terreno fertile
che è illecito), la volontà, la rinuncia (il di- solo per il sufismo: vi accorreva da ogni
stacco dai piaceri dei sensi), l’integrità (la dove un folto numero di sapienti e di stu-
coincidenza degli opposti: nascosto/mani- diosi in viaggio alla ricerca del sapere. Il
47
La Palestine islamica: storia, politica e religione

sapere ha un’enorme rilevanza nel credo Per i numerosi fattori richiamati prece-
islamico, poiché i primi versetti del Cora- dentemente (la città santa, la prima qibla,
no incitano proprio alla conoscenza. Dio il Viaggio Notturno, il luogo in cui
si rivolse al Suo Inviato con le seguenti avverrà la Resurrezione, l’ultima dimora
parole: “Grida, in nome del tuo Signore, dei Compagni del Profeta) Gerusalemme
che ha creato, ha creato l’uomo da un divenne meta di tutti i sapienti del mondo
grumo di sangue! Grida! Ché il tuo Sig- musulmano, lì giunti o per visitarla o per
nore è il Generosissimo, Colui che ha risiedervi. La città figurava, insieme al
insegnato l’uso del calamo, ha insegnato Cairo, a Damasco, a Baghdad, a La Mecca
all’uomo ciò che non sapeva” (XCVI, 1- e a Medina, tra i luoghi per i quali dove-
5). Il Corano inoltre attua una distinzio- va necessariamente passare qualsiasi stu-
ne tra i dotti e il volgo quando recita: “Dì: dioso degno di rispetto per attingere
son forse uguali quelli che sanno e quelli conoscenze e per discutere con i sapien-
che non sanno?” (XXXIX, 9). L’Inviato ti. Queste città continuarono ad essere
dell’islam spronò sempre la ricerca del sempre centri del sapere, nonostante guer-
sapere anche qualora bisognasse andarla a re e distruzioni, come nel caso di Bagh-
cercare in un luogo lontanissimo come la dad, invasa dai mongoli o Gerusalemme,
Cina, la parte più remota del mondo attaccata dai crociati; neanche le difficoltà
conosciuto a quel tempo. politiche che affliggevano il mondo isla-
Il conseguimento del sapere rende quin- mico riuscirono a fiaccare l’energia di
di indispensabile intraprendere viaggi questi centri della cultura nei secoli IV-
verso le sue sorgenti: non v’è elogio più V/XI-XII e ad arrestare il progredire
gradito di questo: “ha viaggiato molto ed delle scienze.
è stato discepolo dei principali sapienti La moschea era – e in una certa qual
della terra”. Il costume di mettersi in misura è ancora – uno dei principali cen-
viaggio comparve già nel secolo I/VII-VIII, tri di diffusione del sapere nell’islam, poi-
quando i Compagni di Maometto si reca- ché oltre ad essere luogo di culto era
rono in Iraq, in Siria e in Egitto: pochi anche quello in cui, sin dai tempi dell’In-
furono quelli che rimasero nel Hijâz. Tra viato di Dio, si studiava. Le Grandi Mo-
le personalità più famose che intraprese- schee delle capitali dell’islam svolsero un
ro viaggi figurano gli studiosi di hadîth. ruolo fondamentale nella diffusione del
Il viaggio era fortemente sollecitato anche sapere e delle conoscenze. Le fonti stori-
dal dovere di effettuare il pellegrinaggio che forniscono i nomi di questi sapienti,
alla Mecca e a Medina, uno dei cinque tra i quali ricordiamo, a titolo d’esempio,
pilastri dell’islam. Talvolta alcuni sapien- i due Compagni del Profeta: ‘Ibâda Ibn al-
ti si stabilivano in una delle città sacre Samat (m. 34/654), primo qâdî di Geru-
comprese nel percorso del loro viaggio e salemme e della Palestina, cui il califfo
venivano quindi definiti mujâwir. L’incon- ‘Umar conferì l’incarico di insegnare
tro tra sapienti e lo scambio di idee, in anche a Gerusalemme, dove abitò e morì.
nome di questa sete di sapere, fu sempre Shadâd Ibn ‘Aws (m. 58/677-678), l’imâm
incoraggiata. al-Awza‘î, Sufyân al-Thawrî, l’imâm
48
La Palestine islamica: storia, politica e religione

al-Layth Ibn Sa‘d, l’imâm al-Shâfi’î e tanti si che giunsero a Gerusalemme in quel
altri ancora figurano tra i giuresperiti più periodo citiamo l’imâm Muhammad Ibn al-
importanti. Walîd al-Tartûshî al-Andalusî (m.
Nei secoli IV-V/X-XI la moschea al-Aqsa 520/1126), Abû Hamîd al-Ghazâli, che si
fu il centro di questa fervida vita cultura- ritirò nella moschea al-Aqsa, vivendo
le, ove soleva riunirsi l’élite degli studiosi presso la madrasa al-Nasiriyya ove compo-
locali insieme a quelli provenienti dalle se numerose opere. Vanno ricordati anche
diverse parti del mondo islamico. Fu qui il cufano Abû Ghanâ’im Muhammad Ibn
che si distinse Muhammad Ibn Ahmad al- Maymûn, Abû ‘Abd Allah al-Dibâjî al-
Muqaddasî (m. 380/990), autore di una ‘Uthmâni, l’ottomano, l’imâm Abû al-
meravigliosa enciclopedia geografica nota Faraj al-Shirâzî. I dibattiti e le dispute co-
con il titolo Kitâb ahsan al-taqâsîm fî- stituivano il cuore dell’insegnametno, e
ma‘rifat al-aqâlîm (“Migliori strumenti per la Gerusalemme poteva inorgoglirsi di anno-
conoscenza dei territori”). A costui si aggiun- verare tanti grandi studiosi. Al-Ghazâlî si
gono Abû al-Fadl ‘Alî Ibn Tâhir al-Maqdisî lamentava che nella moschea al-Aqsa vi
(m. 507/1112), il celebre professore e fossero solo 360 insegnanti. I dibattiti non
giurista Nasîr al-Maqdisî (m. 490/1096) erano circoscritti solo alla teologia musul-
e ‘Atâ’ al-Maqdisî. Tra i personaggi famo- mana, ma si estendevano anche a quelle

Moschea al-Aqsa,
veduta con la facciata
principale,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.

49
La Palestine islamica: storia, politica e religione

delle religioni del Libro. Ibn ‘Arabî (m. Le madrasa erano conosciute con il nome
543/1148) descriveva così questi incon- dei loro fondatori e spesso con quello
tri: “Discutevamo con gli appartenenti alla degli shaykh. Le madrasa si occupavano in
Karramiyya, alla Mu‘tazila, alla Mushab- modo specifico dell’insegnamento delle
baha, con gli ebrei, e litigavamo con i cri- quattro scuole giuridiche musulmane e in
stiani”. linea di massima appartenevano ad una di
I temi dibattuti riguardavano la teologia, esse. I waqf sostenevano finanziariamente
le fonti del diritto e il califfato. Gli argo- gli studenti volenterosi ma indigenti,
menti che venivano studiati erano quelli mentre l’amministrazione delle spese
legati alle scienze del Corano e del hadîth correnti provvedeva alla madrasa e al paga-
e alle numerose discipline secondarie; mento degli insegnanti.
non mancavano insegnamenti di gram- I compiti all’interno della madrasa erano
matica e sintassi, letteratura, retorica, di due tipi: pedagogici e amministrativi.
poesia e così via. Questi sapienti non Quelli pedagogici, come ad esempio quel-
chiedevano un compenso per il loro lo dello shaykh della madrasa e dell’inseg-
insegnamento: secondo l’usanza, impar- nante capo, erano attribuiti per contratto
tivano le lezioni all’interno della moschea ad eruditi di chiara fama. L’insegnante
al-Aqsa con gli studenti tutti intorno. rilasciava ai suoi discepoli un certificato
Altri si sedevano nei pressi di qualche chiamato ijâza, che significa “licenza”, per
colonna, che prendeva quindi il nome del divulgare i suoi testi. Con l’insegnante
maestro. Alcune lezioni venivano impar- v’erano uno o più assistenti che lo aiuta-
tite all’aperto quando le condizioni vano a risolvere i problemi degli studenti
atmosferiche lo consentivano, e le lezio- in difficoltà. Tra gli incarichi amministra-
ni non erano legate a schemi fissi o a rigi- tivi vi era quello del direttore della madra-
di programmi. sa: costui amministrava le donazioni, il
All’insegnamento impartito a Gerusalem- pagamento dei salari a studenti e docen-
me venne inferto un colpo mortale dalla ti, l’acquisto di quanto necessario, la cura
conquista crociata del 492/1099. Molti e il mantenimento dell’edificio. Tra gli
dotti citati dalle fonti storiche vennero impiegati amministrativi v’erano anche il
massacrati. Quando l’ayyubide Sâlah al-Dîn bibliotecario, il vicedirettore, il domesti-
liberò Gerusalemme nel 583/1187, rac- co e l’addetto ad accendere le lanterne.
colse intorno a sé i sapienti, li trattò con Nonostante i luoghi del sapere continuas-
benevolenza ed istituì waqf per le madrasa, sero ad essere operativi nel secolo V/XI e
le case coraniche e le zâwiya, così come per in quelli successivi, i metodi cambiarono,
il mantenimento della moschea al-Aqsa divennero più rare le discussioni e le dia-
come centro di monito e guida. Anche se tribe, scemò il desiderio di innovazione e
le madrasa si erano insediate a Gerusalem- la ripetitività ebbe la meglio sullo spirito
me poco prima dell’occupazione crociata, scientifico. Nelle epoche ayyubide e
solo in epoca ayyubide si moltiplicarono, mamelucca tutto si basava sulla memo-
radicandosi, infine, e acquistando grande rizzazione, sino a giungere, in epoca otto-
importanza in epoca mamelucca. mana – in modo particolare alla fine di
50
La Palestine islamica: storia, politica e religione

quest’ultima – all’inflessibilità e alla ri- Va infine ricordato che le madrasa, nella


strettezza d’idee. Ciononostante Mujîr al- maggior parte dei casi, erano strutture
Dîn cita un gran numero di giuresperiti, private che sopravvivevano grazie ai waqf
studiosi, oratori, qâdî, maestri dimoranti aprendo i loro battenti al pubblico gratui-
a Gerusalemme nei periodi ayyubide e tamente, senza distinzione di ceto. Que-
mamelucco che contribuirono al mante- sto periodo può quindi essere considera-
nimento delle scienze legate alla sharî‘a e to una fase intermedia tra il momento
alla lingua araba. dell’apogeo e l’inizio dell’arretramento.

51
L’ARCHITETTURA E LE ARTI DELLA PALESTINA ISLAMICA

Yusuf Natsheh

Nonostante le sue esigue dimensioni geo- retaggio artistico millenario su cui si è in


grafiche, la Palestina ha assistito ad una seguito innestata la cultura greca, roma-
fioritura artistica eccezionale – in parti- na e bizantina, le cui diverse componenti
colare in architettura e nelle arti decora- artistiche si sono amalgamate con le
tive ad essa connesse – a partire da quel- correnti locali sino a raggiungere esiti di
lo che è ritenuto il monumento più antico altissima qualità.
ed importante, la Cupola della Roccia a Grazie alla sua posizione tra l’Egitto e la
Gerusalemme, che ha da sempre attirato Siria, la Palestina, cuore e centro del
l’attenzione degli studiosi come forse nes- mondo islamico, rimase influenzata, sia
sun altro monumento islamico. sotto il profilo architettonico sia sotto
Tra i motivi che hanno determinato l’a- quello artistico, dalle tendenze che si
scesa delle arti in questa regione è possi- andavano definendo ed elaborando al
bile ravvisare l’abbondanza di un materia- Cairo, a Damasco e ad Aleppo. Tale
Vaso zoomorfico del le costruttivo e decorativo fondamentale influsso si rileva soprattutto nelle epoche
palazzo omayyade
di Khirbat al-Mafjar come la pietra, presente sul territorio in ayyubide e mamelucca, in particolare
a Gerico, numerose tipologie e che, per le sue varie nell’architettura.
Museo Rockefeller tonalità di colore – dal rosso al nero, dal
(47-4925), Gli stili architettonici attraverso i
Gerusalemme
bianco al giallo – ha contribuito allo svi-
(© Sonia Halliday luppo di un peculiare tipo di decorazione secoli
Photographs, foto degli esterni, che sfruttava l’alternanza L’importanza religiosa della Palestina ha
D. Silverman, per delle cromie (ablaq). contribuito non poco allo sviluppo e al
gentile concessione progresso delle arti poiché, essendo la
dell’Autorità delle Oltre alla grande quantità di materiali
Antichità Israeliane). lapidei disponibili, la Palestina vanta un culla delle tre religioni monoteistiche e
contando all’interno del suo territorio
numerose tombe e maqâm di Profeti e
santi dell’islam, città sante come Gerusa-
lemme e Hebron, ha fatto sì che grandi
moltitudini di credenti fossero sollecitate
a visitarla e a stabilirvisi: governanti ed
emiri si videro pertanto costretti a co-
struire edifici e a potenziare le infrastrut-
ture, come pure a predisporre waqf che,
oltre ad assolvere funzioni di pubblica uti-
lità, avrebbero al contempo contribuito a
conferire prestigio all’immagine dei so-
vrani stessi, ansiosi di apparire agli occhi
di concittadini e visitatori come i sosteni-
tori del loro credo.
Le grandi città palestinesi sono una chia-
ra testimonianza della diversità dell’ar-
chitettura e delle arti decorative islami-
52
L’architettura e le arti della Palestina islamica

che. Gli edifici più importanti e grandio-


si si trovano a Gerusalemme che raccoglie
i più antichi edifici monumentali del-
l’islam – la città si distingue per essere
rappresentativa dei differenti stili archi-
tettonici islamici, in particolare lo stile
omayyade –, seguita da Hebron e Gaza.
A Gaza l’arte mamelucca si è imposta con
particolare evidenza, essendo la sede degli
uffici di rappresentanza del Bilâd al-Shâm.
Nell’architettura di Nablus prevale inve-
ce il modello ottomano, in particolare nei
palazzi delle famiglie influenti, fenomeno
che invece non si verifica a Gerusalemme.
Nei villaggi palestinesi, che in epoca otto-
mana erano sedi governative e venivano
definiti “villaggi dei troni”, perché da lì le
famiglie influenti esercitavano il potere sui
territori circostanti, si diffuse uno stile
locale: dominava la tipologia del palazzo- sono fioriti e si sono sviluppati e ai quali Pernici in stucco,
particolare decorativo
cittadella, e le case e gli edifici pubblici hanno finito generalmente con l’identifi- di una finestra,
circondavano il palazzo dello shaykh o del carsi: lo “stile mamelucco” in architettu- palazzo omayyade di
responsabile del villaggio. ra offre un buon esempio di questo feno- Khirbat al-Mafjar a
Tra gli edifici islamici eretti in Palestina meno. È possibile suddividere le epoche Gerico, Museo
Rockefeller,
figurano quelli religiosi, in cui venivano dell’architettura islamica nei seguenti Gerusalemme
recitati i sermoni, quelli in cui si impara- quattro periodi: (© Sonia Halliday
va a memoria il Corano, le moschee, le Photographs, foto
grandi moschee, le madrase, le zâwiya, 1. L’islam primitivo (15/637-492/1099) D. Silverman, per
gentile concessione
mausolei e maqâm di profeti e santi; edi- va dalla conquista islamica della Palestina dell’Autorità delle
fici di utilità sociale come le takiyya, i sino alla sua caduta in mano dei crociati. Antichità Israeliane).
sabîl, i ribât, i palazzi e gli hammâm. Vi Questo periodo comprende l’epoca dei
sono poi tutti quegli edifici commerciali califfi cosiddetti “ben guidati”, la domina-
come i sûq, i caravanserragli, le botteghe, zione omayyade, il califfato abbaside e
i frantoi, i saponifici. Costruzioni di carat- quello fatimide. Di quest’epoca non ci è
tere militare (mura, torri, cittadelle, for- pervenuto un numero elevato di monu-
tificazioni), sorti sia all’interno che al- menti, tuttavia l’esiguità del numero è
l’esterno delle città o sulle stesse vie di compensata dalla loro rilevanza artistica.
collegamento tra di esse. La scarsità di edifici superstiti è dovuta,
La diversità degli stili artistici e architet- oltre che al loro appartenere ad un’epo-
tonici presenti nella Palestina islamica è ca più remota, alle guerre e alle catastro-
dovuta alle differenti dinastie sotto cui essi fi naturali che hanno colpito la zona;
53
L’architettura e le arti della Palestina islamica

califfo avviò anche la costruzione della


Cupola della Roccia e della Cupola della
Silsila (della Catena), insieme a un altro
gruppo di qubba come quelle del Profeta
(Qubbat al-Nabî) e del Ricongiungimento
(Qubbat al-Mahshar); decretò inoltre la
costruzione della grande moschea al-
Aqsa. Il califfo al-Walîd portò a compi-
mento la costruzione della moschea al-
Aqsa e fece erigere la dâr al-imâra (palazzi
omayyadi scoperti a sud del Haram). Il
palazzo di Hishâm a Gerico, Khirbat al-
Minya nei pressi di Tiberiade, così come
la darsena di Acri, le fondamenta della
La Cupola della questo periodo viene inoltre considerato città di Ramla, le pietre miliari lungo le
Roccia, veduta, come fase di passaggio dal periodo bizan-
Haram al-Sharîf, vie di comunicazione, la pavimentazione
Gerusalemme. tino al dominio arabo. Vengono attribui- delle strade, sono tutte imprese risalenti
te a quest’epoca un insieme di moschee, all’epoca omayyade.
in numerose città e villaggi, denominate Dopo la dinastia omayyade gli interventi
“moschee omariane”, in riferimento al architettonici si limitarono al restauro e
califfo ‘Umar Ibn al-Khattâb, conquista- alla conservazione degli edifici preesiten-
tore della Palestina. Di queste moschee ti, in particolare della moschea al-Aqsa,
rimane solo il nome, sia perché sono state della Cupola della Roccia e del Haram al-
ricostruite sia perché sono state restaura- Sharîf e alla costruzione di infrastrutture
te nel corso dei secoli. L’espressione pubbliche come la cisterna di Ramla,
“omariane” non significa necessariamen- l’ampliamento e lo sviluppo del porto di
te che fu ‘Umar Ibn al-Khattâb a fondar- Acri, ben protetto dalle onde, ed infine la
le ma, nella maggior parte dei casi, che costruzione di altre moschee.
risalgono all’epoca in cui visse ‘Umar.
Ciò che di più celebre è sopravvissuto 2. L’epoca ayyubide (583/1187-648/1250)
dell’epoca dell’islam primitivo è l’archi- ha conosciuto un grande sviluppo archi-
tettura degli omayyadi, di cui Gerusa- tettonico in modo particolare di cittadel-
lemme custodisce gli esempi più insigni, le, fortificazioni e mura. Fu opera degli
per lo più concentrati sul Haram al-Sharîf ayyubidi il ritorno all’islam delle città
dove il califfo ‘Abd al-Mâlik fece restau- della Palestina e la restituzione a queste
rare le mura e costruire le porte, come la ultime della loro originaria connotazione
Bâb al-Rahma (Porta della Misericordia), araba, specialmente a Gerusalemme,
Bâb al-Tawba (Porta del Perdono), Bâb al- Hebron e Nablus, una volta che queste
Asbât (Porta dei Leoni), Bâb al-‘Atm furono liberate dal giogo crociato. Ritor-
(Porta dell’Oscurità), la porta duplice, la narono quindi accessibili numerose mo-
porta tripla nella cinta meridionale; il schee che durante l’occupazione erano
54
L’architettura e le arti della Palestina islamica

state trasformate in chiese, come la Tali edifici erano concentrati a Gerusa-


Cupola della Roccia e la moschea al-Aqsa, lemme, Gaza, Hebron e Safed. Tutti ven-
un gruppo di moschee di Gaza, di Sebas- nero sostenuti da donazioni generose
te e di altri luoghi. (waqf) che garantivano loro la protezione
Per il reimpiego degli stessi elementi assicurando la copertura delle spese
artistici e architettonici e per le analoghe correnti.
tecniche costruttive, gli stili architettoni-
ci del periodo della dominazione crocia- 4. L’epoca ottomana (922/1518-1336/1918)
ta e quelli del periodo ayyubide si sono è senza dubbio quella caratterizzata da
sovrapposti al punto che in molti edifici una più ampia varietà di stili. Nel X/XVI
di Gerusalemme e nelle cittadelle della secolo l’architettura di questa dinastia si
Palestina diventa difficile distinguere quali sviluppò in particolare a Gerusalemme,
parti risalgano al periodo ayyubide e quali città a cui gli ottomani vollero restituire
a quello crociato. In quest’epoca si assi- lo splendore del passato, quello del
sté allo sviluppo e alla fondazione di una periodo omayyade e dei primordi di quel-
serie di madrasa, zâwiya sufi, sabîl e opere lo mamelucco. Vennero erette le mura
idrauliche che vennero patrocinate dal di Gerusalemme, visibili ancora oggi,
sultano Sâlah al-Dîn e da califfi come al- furono realizzate opere idrauliche, co-
Mu’addam ‘Îsâ e al-Sâlih Najm al-Dîn struite fontane pubbliche; la Cupola della
Ayyûb. I progetti di restauro per rendere Roccia e il Haram al-Sharîf furono re- Bâb al-Asbât
nuovamente accessibile il Haram al-Sharîf staurati; fu edificato il complesso Sultân (porta dei Leoni),
e il Haram al-Ibrahîmî avvennero sotto Khassaki. nelle mura orientali,
Gerusalemme
l’egida di questa dinastia. Vennero altresì Tra i centri che, insieme a Gerusalemme, (© Sonia Halliday
riutilizzate costruzioni abbandonate di vissero un periodo di fioritura artistica nel Photographs).
epoca crociata adibite a nuove funzioni,
cui venne anche conferito un aspetto rin-
novato.

3. L’epoca mamelucca (648/1250-922/1517)


viene considerata l’età dell’oro dell’archi-
tettura palestinese islamica, in cui venne-
ro costruite a profusione moschee, madra-
sa, zâwiya sufi, maqâm, ponti, edifici legati
alle attività economiche e commerciali
come i caravanserragli e i sûq che fioriro-
no nella maggior parte delle città. Per
favorire gli scambi commerciali venne cos-
truita una serie di khân come Khân Yûnis,
nei pressi di Gaza, Khân al-Lubbân sulla
via per Nablus, Khân al-Dâhir a Gerusa-
lemme, il Khân di Ashdod.
55
L’architettura e le arti della Palestina islamica

periodo ottomano c’è Gaza, sede del san- a vela o a botte, sull’utilizzo delle colon-
giaccato, ove risiedeva la famiglia al- ne e di materiali come l’intonaco e lo
Radwân, che governò la Palestina assicu- stucco, conobbe una battuta d’arresto: i
rando l’organizzazione delle carovane di soffitti si appiattirono e vennero a pog-
pellegrini provenienti dalla Siria. Nel giare su sostegni metallici.
secolo X/XVI la cultura artistica e archi- In questo periodo (1256/1840-1336/1917)
tettonica ottomana si irradiò alle città l’architettura subì l’influsso di quella
rimaste nell’ombra durante il periodo europea – in un momento in cui le poten-
mamelucco, come Tiberiade, in cui ven- ze occidentali manifestavano i loro inte-
nero costruite moschee, erette mura e ressi nei confronti della Palestina. Mal-
collegamenti stradali con gli altri centri grado i sistemi costruttivi moderni si
della Palestina. Tutto ciò ebbe inizio andassero ad affiancare a quelli antichi, la
durante il regno di Dâhir ‘Umar, che pietra rimase il materiale prediletto.
ampliò le relazioni culturali con le città Sarebbe ardua impresa distinguere con
periferiche come Shefar’am, Acri e Haifa. precisione le particolarità dello stile arti-
Agli inizi del XII/XVIII secolo Ahmad stico e architettonico di questo o di quel
Pasha al-Jazzâr rivolse le sue attenzioni ad periodo. Ciò si deve al fatto che l’archi-
Acri, che circondò di mura, quelle stesse tettura e le arti decorative islamiche in
mura che resistettero all’attacco sferrato generale attingevano a fonti analoghe e
da Napoleone e che sono ancor oggi visi- che la caduta o il mutamento dell’ordina-
bili. Al-Jazzâr fece inoltre costruire la mento politico non comportava necessa-
Grande Moschea al centro della città, un riamente il mutamento o l’abbandono
capolavoro dell’architettura ottomana, totale dei modelli e degli stili architetto-
sûq, hammâm e servizi di utilità pubblica, nici precedenti. Numerosi stili sono
primi tra tutti i caravanserragli. sopravvissuti e si sono sviluppati nel corso
Le altre città come Giaffa e Haifa furono dei differenti periodi, perchè rispondeva-
partecipi delle iniziative ottomane, ma no in modo appropriato alle varie esigen-
meno rispetto a Hebron e Nablus. Di ze della società. Tuttavia, per la presenza
fatto, nella maggior parte delle città sia di elementi comuni sia di elementi
palestinesi il fervore architettonico otto- peculiari nelle scuole artistiche islamiche,
mano fu legato al mecenatismo delle è possibile distinguere – nonostante la dif-
famiglie locali cui era stata affidata l’am- ficoltà nel poterli enucleare – alcuni trat-
mistrazione: in seguito queste famiglie ti tipici di una determinata epoca, seppur
godettero di una crescente autonomia ma manifestantisi in diverse declinazioni.
quando tentarono di svincolarsi comple- Per quanto concerne i caratteri generali
tamento dall’impero vennero annientate: dell’architettura e delle arti islamiche
rimasero però in piedi le opere da loro della Palestina, essi non differiscono da
commissionate. quanto si trova in Egitto e in Siria in epoca
Negli ultimi decenni della dinastia otto- omayyade, fatimide, ayyubide e mame-
mana, il modo di costruire tradizionale, lucca poiché in quei secoli la Palestina
basato essenzialmente sull’uso delle volte costituiva, con queste regioni, un’unica
56
L’architettura e le arti della Palestina islamica

entità amministrativa e politica; essendo nei portici d’ingresso, decorazioni vege-


territorio di passaggio tra due paesi che tali e geometriche sulle facciate, arabeschi
furono sedi governative in diversi sui piedritti degli archi, mensole agget-
momenti, le caratteristiche artistiche e tanti e volute, medaglioni stellati.
architettoniche palestinesi assomigliano a Venne introdotto l’uso di decorazioni in
quelle dell’Egitto e della Siria. Elementi gesso e stucco, di balconi decorati in
comuni li possiamo ravvisare, in tutta la legno, di volte a vela e a ventaglio, sorret-
regione, nell’architettura omayyade: la te da arcate poggianti su pilastri o su
presenza di spazi vuoti e di cortili inter- colonne che, insieme ai muri e alle men-
ni, le facciate in pietra e le torri circolari sole di sostegno dei balconi, si arricchi-
e semicircolari, le pareti spesse, l’uso di vano di eleganti decorazioni.
archi a tutto sesto, di colonne marmoree Ci sono inoltre tipologie di edifici che
e capitelli di riuso, l’uso diffuso dei carat- sono tipiche dell’epoca mamelucca, come
teri calligrafici cufici nelle loro varie la madrasa, il ribât e il türbe.
forme e l’utilizzo di decorazioni in stuc- La funzione delle architetture palestinesi
co e in mosaico sulle pareti e nei pavi- è simile a quella degli edifici presenti sul
menti, decorazioni per lo più con raffigu- suolo d’Egitto e di Siria, che annoverano
razioni vegetali e geometriche; non v’era una gran quantità di stabilimenti civili,
alcuna traccia, invece, di raffigurazioni religiosi e militari.
umane o animali negli edifici di culto. Con l’avvento degli ottomani, gli usi co-
Per quanto riguarda l’architettura ayyu- struttivi mamelucchi e regionali conti-
bide, sono assenti le decorazioni musive nuaro a riscuotere notevole successo
e in stucco, i caratteri cufici vengono sos- tanto da favorire la comparsa di una scuo-
tituiti dal tipico stile calligrafico ayyubi- la locale le cui tracce sono visibili nella
de, quello naskhî, ma continua l’utilizzo Gerusalemme della fine del secolo X/XVI.
della pietra; furono sperimentate inoltre, Tuttavia, seppur gradualmente, i tratti
nelle cupole, diverse soluzioni per risol- caratteristici dell’arte ottomana iniziaro-
vere il passaggio dalla pianta quadrata a no a imporsi anche negli edifici di Geru-
quella circolare attraverso l’introduzione salemme e della Palestina. Li ritroviamo
di un ottagono poggiante su trombe ango- nei volumi cilindrici dei minareti al posto
lari. di quelli a sezione quadrangolare tipici
Nell’architettura mamelucca comparve- dell’epoca mamelucca, nella comparsa
ro facciate con i portali adornati da muqar- della scrittura naskhî ottomana e di quella
nas e da panche lungo le pareti (mastaba), in stile nasta‘liq all’interno degli edifici e
si puntò sugli effetti cromatici ottenuti sul rivestimento delle facciate, nell’intro-
con l’utilizzo di pietre di colore diverso duzione di piastrelle di ceramica sulle fac-
(ablaq). Fecero la loro apparizione lunghe ciate ed in particolare intorno ai mihrâb.
ed eleganti epigrafi con scrittura decora- Nelle costruzioni della Palestina fecero la
tiva del tipo thulûth e naskhî con i titoli loro apparizione elementi decorativi
ufficiali della dinastia regnante e gli stem- assenti negli edifici delle epoche prece-
mi dei benefattori. Si diffusero le nicchie denti: rosoni in pietra contenenti forme
57
L’architettura e le arti della Palestina islamica

geometriche e vegetali posti sulle faccia- L’importanza religiosa del paese e l’e-
te degli edifici, cupole basse in sostitu- sistenza di città come Gerusalemme e
zione di quelle mamelucche più elevate, Hebron ha altresì contribuito a conferire
porticati con più campate costituite da all’architettura palestinese una fisionomia
volte poggianti su colonne, addossati alla tutta particolare. Un rapido sguardo
facciata degli edifici più importanti. Com- all’architettura di Gerusalemme e di
parvero nuovi tipi di fontane monumen- Hebron è sufficiente per notare quanto
tali, come quelle recintate di Solimano il essa si differenzi non solo rispetto a quelle
Magnifico e le khalwâ poste sulla spianata del Cairo, di Damasco e di Aleppo ma
della Cupola della Roccia. anche da quella di Nablus e Gaza.
Nonostante la presenza di questi caratte- L’Haram al-Sharîf a Gerusalemme e
ri generali, nell’architettura della Palesti- l’Haram al-Ibrahîmî a Hebron divennero,
na è tuttavia possibile osservare alcuni sotto il profilo dello sviluppo urbano, il
segni peculiari che finiscono con il distin- fulcro delle due città: in prossimità di
guerla da quella dell’Egitto e della Siria. questi luoghi santi si ebbe infatti una con-
La prima è la predominanza di costruzio- centrazione eccezionale di edifici e di fon-
ni semplici e di più piccole dimensioni ri- dazioni religiose, e di conseguenza una
spetto a quelle del Cairo, di Aleppo o di densità costruttiva su una superficie molto
altre città egiziane o siriane (eccezion fatta ristretta, che finì con il condizionare in
per il periodo omayyade). Inoltre, certi modo determinante – soprattutto a
monumenti non presentano alcuna delle Gerusalemme – i progetti architettonici
caratteristiche architettoniche osservabi- mamelucchi, che solitamente si basavano
li invece nelle altre città sugli edifici della su schemi applicabili a spazi più aperti.
stessa epoca. Gli edifici furono pertanto concepiti a più
Seppur territorio di piccole dimensioni, piani o attaccati l’uno all’altro: raramente
circondato da vasti imperi e culture che si trovava un edificio isolato, con le quat-
hanno assunto un ruolo fondamentale tro facciate bene in mostra come accade-
nella storia, la Palestina è riuscita a pre- va al Cairo e nelle altre città egiziane e
servare le sue peculiarità, assorbendo siriane.
tutavia le influenze artistiche dei paesi Gerusalemme attirò, per via della sua
vicini; questo spiega perchè certi tratti importanza religiosa, ma anche del suo
architettonici e artistici della Palestina clima temperato, una serie di emiri
trovino la loro origine al Cairo, a Dama- mamelucchi che vi si trattennero
sco e ad Aleppo. piacevolmente, preferendola ad altre
Un altro fenomeno che si riscontra città. Fu così che moltissimi edifici, legati
nell’architettura islamica palestinese è la in larga misura al sufismo, come pure
pratica, molto diffusa, del riutilizzo di ribât e caravanserragli, per accogliere pel-
materiali da costruzione o di elementi legrini e mercanti, furono commissionati
decorativi quali pietre, frammenti di da questi emiri.
marmo, colonne; a volte è un intero sito Concludendo, nell’architettura islamica
ad essere restaurato e riusato. della Palestina si riflettono, con diverse e
58
L’architettura e le arti della Palestina islamica

Ciotola in ceramica (© Sonia Halliday


dal palazzo omayyade Photographs,
di Khirbat al-Mafjar foto D. Silverman,
a Gerico, Museo per gentile concessione
Rockefeller (47-4920), dell’Autorità delle
Gerusalemme Antichità Israeliane).
peculiari declinazioni, i modelli delle
scuole architettoniche di Siria ed Egitto
che, unitamente al retaggio artistico e
architettonico pre-islamico della regione,
costituiscono una testimonianza viva e
tangibile del continuo divenire di popoli
e culture diverse.

Le arti applicate
Le arti applicate, la produzione di manu-
fatti in metallo, legno, ceramica e vetro,
di miniature e manoscritti coranici, di
mosaici, è direttamente proporzionale
all’importanza assunta dalle dinastie e
dalle famiglie che governarono nelle
diverse epoche in Palestina e che risenti-
rono dell’influenza dei paesi vicini come Lampade a olio in
l’Egitto, la Siria e la Turchia. tratti assolutamente peculiari, come ad ceramica dal palazzo
Il più antico stile ornamentale islamico si esempio gli elementi vegetali e geome- omayyade di Khirbat
al-Mafjar a Gerico,
trova nella Cupola della Roccia. Risalen- trici che vi vengono rappresentati: Museo Rockefeller
te all’epoca omayyade, esercitò un’in- palme, foglie di acanto e di vite, rami, (39-402, 40-1402,
fluenza considerevole sui futuri sviluppi pigne, cerchi, quadrati, triangoli, poli- 43-208), Gerusalemme
goni di varia specie, linee rette, oblique, (© Sonia Halliday
dell’arte islamica ed è il primo esempio Photographs,
in cui se ne riflette tutta la coerenza. ondulate, eleganti iscrizioni in calligra- foto D. Silverman,
fia cufica con i relativi segni diacritici, per gentile concessione
Il mosaico vasi di fiori, capitelli. Questi elementi dell’Autorità delle
Antichità Israeliane).
La produzione musiva omayyade rag-
giunge le sue vette più elevate proprio in
Palestina: oltre a quelli della Cupola
della Roccia figurano i mosaici della
moschea al-Aqsa e del palazzo di Hishâm
a Gerico, paragonabili per splendore a
quelli della Grande Moschea di Damas-
co, di alcune moschee omayyadi in Siria
e dei palazzi del deserto giordano. Que-
sta eccezionale tradizione musiva si è pro-
tratta per lo meno sino al periodo fati-
mide. Nonostante sotto il profilo
stilistico i mosaici omayyadi siano debi-
tori al retaggio artistico bizantino, essi
tuttavia sono contraddistinti da alcuni
59
L’architettura e le arti della Palestina islamica

letti semplicemente come elementi deco-


rativi astratti, infine altri ancora vi hanno
voluto scorgere significati di carattere
politico.

Ebanisteria
L’ebanisteria procedette di pari passo con
l’arte musiva omayyade, fino all’epoca
ottomana. I frammenti di legno lavorato
presenti nella moschea al-Aqsa, nella
Cupola della Roccia, nel Museo Islamico
del Haram al-Sharîf e nel Museo Archeo-
logico della Palestina (Museo Rockfeller)
ne confermano la posizione e l’impor-
tanza da un punto di vista sia funzionale
sia decorativo.
Il legno rappresentava – e continua a rap-
presentare – uno dei principali materiali
da costruzione, la cui importanza era
emersa già in epoca più antica: veniva
impiegato per le travi dei soffitti, per le
ante delle porte, per le mashrabiyya, ossia
i graticci che proteggono finestre e bal-
coni, e che rappresentano uno degli ele-
menti più caratteristici dell’architettura
urbana islamica.
La più antica struttura architettonica in
legno che ci sia rimasta è il guscio inter-
no della Cupola della Roccia, risalente al
Khirbat al-Mafjar, decorativi vengono disposti o per sim- periodo fatimide: la Cupola della Roccia
mosaico presso i bagni metria o per contrasto. era costituita da due cupole in legno, una
del palazzo,
particolare, Gerico Questa scuola si distinse per l’uso del esterna e una interna, separate da un’in-
(© Sonia Halliday verde scuro come sfondo degli elementi tercapedine spessa circa un metro e
Photographs, decorativi e per l’uso dell’oro per creare mezzo; quella esterna venne poi rimossa
foto D. Silverman). equilibrio e accordare tra loro i toni e gli dopo i lavori di restauro negli anni Ses-
elementi decorativi. Questi mosaici santa. Il recinto, di epoca ayyubide, che
hanno dato spunto a numerosi studi e a circonda la roccia è anch’esso in legno.
molteplici interpretazioni: alcuni studio- Le porte lignee della moschea al-Aqsa e
si hanno voluto riconoscere in questi ele- della Cupola della Roccia, come pure di
menti la riproduzione del paradiso così quelle del Haram al-Sharîf, datano al
come descritto nel Corano, altri li hanno periodo mamelucco e ottomano. Magni-
60
L’architettura e le arti della Palestina islamica

fici esempi di ebanisteria mamelucca pos- La Cupola della


sono ammirarsi presso il museo islamico Roccia, base della
copola, particolare
dell’Haram: numerosi pilastri in legno della decorazione,
recanti scritte monumentali, ad esempio, iscrizione araba di un
anche se le opere senza dubbio più affa- passaggio del Corano,
Haram al-Sharîf,
scinanti sono alcuni pannelli in legno di Gerusalemme
cipresso elegantemente scolpiti, antica- (© A. F. Kersting).
mente fissati sulla parte inferiore dei
pilastri della moschea al-Aqsa.
La parte superiore del mihrâb è costituita
da una conchiglia con la nicchia poggian-
te su due colonne decorate con incisioni
a linee rette, oblique o a spirale, foglie di
alloro, di acanto o di altre piante come la
palma, la vite e il melograno, insieme a la della Roccia assumono una grande rile-
cesti e vasi. Questi elementi sono stati vanza in quanto costituiscono i primi
influenzati dall’ebanisteria ellenistica, sep- esempi di calligrafia e di scrittura islami-
pur hanno subito una notevole evoluzio- ca. Le tavole della Cupola della Roccia
ne in età omayyade. presentano i vari tipi di stili calligrafici in
tutte le varianti, quali la scrittura cufica,
La calligrafia e le epigrafi quella naskhî, thulûth, nasta‘liq, diwânî,
Tra le arti fiorite in Palestina va ricorda- scritture che vanno dalla prosa alla poesia
ta quella della calligrafia, realizzata su sup- rimata. Il contenuto di queste iscrizioni è
porti diversi, dalla pietra al marmo, dal altrettanto vario: presentano formule
legno al metallo. Ci sono pervenute in encomiastiche, il nome dei sovrani e
ogni città della Palestina, piccola o gran- informazioni sull’opera stessa su cui
de, iscrizioni risalenti a tutti i periodi sto- appaiono. La scrittura cufica era dapprin-
rici islamici. Le iscrizioni più significati- cipio priva di punti e segni diacritici, poi,
ve, più importanti e più eleganti si con il passare del tempo, vennero aggiun-
trovano a Gerusalemme e a Hebron. Il ti entrambi, accompagnati da elementi
celebre epigrafista svizzero Max van Ber- decorativi. Talvolta l’iscrizione era incisa,
chem studiò quelle di Gerusalemme pub- talvolta in rilievo. La maggior parte di
blicando sei ponderosi volumi. questi documenti scritti sono pubblicati,
Oltre alla loro importanza dal punto di ma capita a volte che si scoprano nuove
vista estetico e alle informazioni che ci iscrizioni che offrono ulteriori informa-
forniscono, la calligrafia e le epigrafi zioni sulla storia architettonica e artistica
palestinesi, e del mondo islamico in gene- della Palestina.
rale, danno indicazioni storiche precise su Su carta o su pelle di gazzella, la calligra-
un determinato edificio o sugli oggetti su fia dei diversi esemplari del Corano offre
cui sono state scolpite, incise o dipinte. In un altro esempio di una prassi artistica di
particolare, quelle contenute nella Cupo- straordinaria rilevanza. La sacralità del
61
L’architettura e le arti della Palestina islamica

Corano e il suo prestigio nel mondo isla- alle fondazioni sûfî ma con l’avvento della
mico sollecitò gli artisti musulmani più stampa questi furono trasferiti ai musei.
devoti a realizzare i propri esemplari del Il Museo Islamico custodisce una serie di
libro santo. Questi tagliavano inizialmen- preziosi manoscritti coranici, in alcuni dei
te il foglio secondo le dimensioni richie- quali il testo arabo è accompagnato dalla
ste, dimensioni che variavano da alcuni traduzione a fronte persiana. Alcuni fogli
centimetri a più di un metro (come nel di questi manoscritti contengono infor-
caso del Corano di Barsbay conservato al mazioni storiche preziose sul copista del
Museo Islamico, le cui dimensioni sono di manoscritto, sul suo possessore, su chi l’a-
circa 110 × 190 cm, donato alla moschea veva letto; talvolta riportano anche altre
al-Aqsa nel 221/835-836). Dopo il taglio eulogie come “Iddio conceda la sua grazia
della carta si apponevano le scritte, quin- a chi legge questo scritto”. Era usanza che
di il revisore verificava con precisione la i governatori e i sultani donassero taluni
correttezza di ogni lettera, parola, pausa, esemplari alle moschee e alle madrasa.
vocale, e solo dopo questo controllo
minuzioso aveva inizio l’opera del deco- Ceramica
ratore, che interveniva soprattutto all’i- Tra le produzioni artistiche che divenne-
nizio di ciascuna sura e laddove avveniva ro famose in Palestina spicca quella delle
la divisione dei versetti. piastrelle di ceramica, meglio nota con il
La parte più importante dell’operazione nome di qashânî, da Qashan, città dell’I-
riguardava la sura di apertura del Corano ran dove nacque quest’arte, ben presto
(al-Fâtiha) e le sezioni introduttive dei esportata dalla Persia alle altre parti del
capitoli, dove l’artista mostrava al meglio mondo islamico, in modo particolare
le proprie capacità e le proprie doti nella nelle città dell’Asia minore, come Bursa,
decorazione sia a carattere vegetale sia Iznik, Kutahya. Da lì, durante il periodo
geometrico. Interveniva quindi il dorato- ottomano, giunse a Gerusalemme un
re che decorava con acqua d’oro alcune gruppo di valenti ceramisti che introdus-
parti determinate del Corano. Infine il se in Palestina i principi di quest’arte,
manoscritto passava nelle mani del rile- soprattutto per ornare la Cupola della
gatore che si preoccupava di fissare il Roccia. Il riflesso di tale produzione si
manoscritto tra due rigide copertine di può ancora osservare nei sûq di Gerusa-
cuoio riccamente decorate. Per la scrit- lemme, Hebron e Gerico, dove le cera-
tura del manoscritto coranico venivano miche abbondano in varie forme e tipo-
utilizzati i migliori tipi di inchiostro, che logie: piatti, brocche, bicchieri e altri
solitamente era nero, ma talvolta accom- prodotti dell’artigianato palestinese molto
pagnato da quello rosso e bianco per alcu- ricercati dai turisti. In questa produzione,
ni segni o parole. Si adottavano vari tipi oltre a soggetti decorativi islamici antichi,
di scrittura: cufica, naskhî, ta‘lîq, nasta‘liq, fanno la loro apparizione anche raffigu-
maghrebino-andalusa, persiana, thulûth, razioni religiose cristiane di episodi
ruq‘a. Sino a un’epoca recente si usava evangelici, come il miracolo della mol-
donare questi manoscritti alle moschee e tiplicazione del pane e dei pesci, o la rap-
62
L’architettura e le arti della Palestina islamica

presentazione di luoghi santi, come la


Basilica della Natività.
Questa produzione fiorì in Palestina nel
secolo X/XVI a opera del sultano otto-
mano Solimano il Magnifico che intra-
prese l’imponente progetto di restauro
della Cupola della Roccia. Pare che lo
stato conservativo dei mosaici esterni
fosse gravemente compromesso e che
pertanto il sultano avesse deciso di sosti-
tuirli con un nuovo strato di splendide
piastrelle qashânî. Il rivestimento con pia-
strelle qashânî è di tradizione persiana ed
ha influenzato profondamente, come si è
detto, la decorazione dell’architettura
ottomana, in modo particolare quella
degli interni e dei mihrâb delle antiche
moschee di Istanbul. I numerosi reperti
esposti o conservati nei magazzini del
Museo Islamico del Haram al-Sharîf e
nella Cupola della Roccia risalgono a sette
diversi periodi, il più antico dei quali va
dalla fine del IX/XV agli inizi del X/XVI
secolo, mentre il più recente corrispon-
de all’anno 1964.
Le decorazioni e i colori di queste cera- corare le finestre e le loro cornici in stuc- La Cupola della
miche sono vari: tra i colori spiccano il co. Le decorazioni in stucco erano state Roccia, entrata
principale,
blu intenso, il turchese, il giallo, il verde, usate nell’arte islamica già in epoca anti- Haram al-Sharîf,
il nero, il rosso e il bianco, mentre nelle ca: l’esempio più noto è quello detto Gerusalemme
decorazioni prevalgono quelle geometri- “stile abbaside di Samarra’”; tuttavia si (© A. F. Kersting).
che, a soggetto vegetale, e calligrafiche. suppone che questa forma di artigianato
Tra le decorazioni calligrafiche più famo- sia penetrata a Gerusalemme già in epoca
se vi sono quelle che corrono lungo la omayyade al tempo della costruzione
parte superiore dell’ottagono esterno della Cupola della Roccia e della moschea
della Cupola e che recano la sura Yâ Sîn al-Aqsa. La finestra assumeva un ruolo
(XXXVI) realizzata ad opera di Muham- molto importante nella progettazione del-
mad Shafîq nel 1292/1874. l’abitazione islamica, essendo utilizzata
per sfruttare al meglio la luce naturale e
Finestre con decorazioni in stucco per migliorare l’areazione dei locali. La
In Palestina, e in modo particolare a loro forma variava da rettangolare a
Gerusalemme, si diffuse la pratica di de- quadrata a circolare: se la finestra era si-
63
L’architettura e le arti della Palestina islamica

La Cupola della
Roccia, cupola,
particolare del
tamburo, finestre con
decorazione in stucco
con vetri colorati,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.

tuata a livello della strada veniva protetta La realizzazione di queste finestre richie-
da griglie in metallo di elegante fattura, de molta pazienza e una particolare abi-
se invece era situata a un piano superiore lità, come pure l’intervento di numerosi
veniva decorata in stucco. esperti. La prima fase della loro produ-
Questa produzione proseguì durante l’e- zione ha inizio con il calcolo delle dimen-
poca mamelucca continuando a essere sioni della finestra e con la lavorazione
praticata sia nel laboratorio della moschea dello stampo in legno; quindi si mescola
al-Aqsa sia per mano di esperti artisti il gesso e lo si versa nello stampo, che
locali. solitamente è circolare o rettangolare a
Di fatto queste finestre mostrano estrema terminazione emisferica. Lo stampo viene
eleganza e finezza esecutiva, in partico- poi deposto a terra sino a quando l’im-
lare quando le si guarda colpite dai raggi pasto si secca e si indurisce. La seconda
del sole, per la tinta che vengono ad fase consiste nel disegnare con una mati-
assumere le piccole tessere di vetro poste ta il contorno delle decorazioni da realiz-
come sfondo. Gli esempi più spettacolari zarsi sulla finestra, solitamente rappre-
sono sul tamburo della Cupola della Roc- sentate da motivi vegetali e forme
cia e nella fascia superiore della parete geometriche, e che nella maggior parte
meridionale della moschea al-Aqsa, nel dei casi erano anche accompagnate da
Museo islamico, e in altre costruzioni decorazioni calligrafiche che riportavano
palestinesi. versetti coranici o eulogie, o che regi-
64
L’architettura e le arti della Palestina islamica

stravano la data di produzione della fine- erano circa quindici zecche con sede a
stra o il suo restauro. Gerusalemme, Ramla, Tiberiade, Beisan,
Durante la fase successiva, quella che Zippori, Ashqelon, Gaza, Lod e altre città
richiede maggiore precisione, viene ese- che facevano circolare sul mercato locale
guita l’incisione e la cesellatura sulla base e su quello siriano monete in rame e in
del disegno desiderato: se la finestra sarà bronzo; a Gerusalemme si ebbe la prima
elevata di qualche metro sul livello della zecca durante il regno abbaside di al-
strada, allora l’intaglio dovrà essere obli- Ma’mûn (198/813-218/833). Durante il
quo affinché si possano vedere le decora- periodo tulunide venivano coniati dinari
zioni dal basso consentendo altresì alla d’oro, in epoca ikhshide e nei periodi di
luce di penetrare all’interno dell’edificio. dominio carmata e fatimide si coniavano,
Nella modellazione dello stucco vengono accanto ai dinari d’oro, quelli in argento.
usati minuti strumenti di precisione per- Su queste monete venivano incise formu-
ché ogni errore o distrazione significhe- le religiose, in particolare versetti cora-
rebbe dover ripetere lo stampo. Dopo aver nici e la professione di fede “non v’è altro
terminato l’accurato lavoro di intaglio si dio al di fuori d’Iddio e Maometto è il suo
giunge alla fase finale che consiste nell’in- Profeta”. Veniva anche menzionato il
serimento di piccole tessere di vetro colo- nome del sovrano che le aveva fatte conia-
rato come sfondo delle decorazioni in re, l’anno e il luogo dell’emissione. Que-
stucco: è in questa fase che si dimostra ste monete, anche se di piccole dimensio-
tutta l’abilità dell’artista che attribuisce ad ni, recano preziose informazioni storiche:
ogni elemento decorativo un colore pre- la scrittura usata e la fattura indicava il
ciso, in modo da ottenere, nella visione livello raggiunto nell’arte dell’incisione
complessiva, un’armonia generale di colo- in metallo.
ri. Solitamente la lavorazione di una fine- La produzione artistica della Palestina
stra di grandi dimensioni (140 × 350 cm) comprende inoltre meravigliosi tappeti
dura dai quattro ai sei mesi. per la preghiera, stoffe, vetri (come quel-
li prodotti a Hebron), terracotte (per le
Le monete quali si distingue Gaza), lavori in madre-
Il conio delle monete unisce l’elemento perla e in legno d’olivo. Il visitatore potrà
di carattere squisitamente artistico agli notare molti begli esemplari di queste arti
aspetti politici, culturali ed economici. quando passeggerà tra i sûq e i negozi di
Questa vide la luce in Palestina nei primi Gerusalemme, Betlemme, Hebron, Gaza,
anni del regno omayyade, quando vi Nablus.

65
PERCORSO I

Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf:


la Qibla della Palestina
Yusuf Natsheh, Mahmoud Hawari

I.1 HARAM AL-SHARÎF


I.1.a Museo Islamico
I.1.b Moschea al-Aqsa
I.1.c Cupola della Roccia
I.1.d Porta Aurea (Bâb al-Rahma e Bâb al-Tawba)
I.1.e Khalwâ nord-occidentale di Ahmad Pasha
I.1.f Mihrâb della Mastaba di ‘Alî Pasha
I.1.g Sabîl Qâytbây
I.1.h Qubba al-Nahâwiyya
I.1.i Madrasa al-Ashrâfiyya
I.1.j Cittadella (opzione)

I manoscritti della Biblioteca della moschea al-Aqsa


Il sistema idraulico dell’Haram al-Sharîf

La Cupola della
Roccia, veduta da
sud-ovest tra Qubba
al-Nahâwiyya e
una scuola coranica,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.

67
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina

Gerusalemme è la città santa delle tre sostenitori della cultura pagana e gli ebrei
religioni monoteistiche – ebraismo, cri- che si mantenevano rispettosi delle tradi-
stianesimo e islam – venerata da centinaia zioni. Conseguenza delle rivolte dei giu-
di milioni di persone su tutta la terra. dei contro Roma (66-70, 132-135) fu che
Una città che non ha goduto solo fama e gli ebrei non poterono essere più ammes-
splendori ma che ha anche patito soffe- si a Gerusalemme. Tuttavia cristiani d’o-
renze e distruzioni. rigine romana – ma non ebrei – vivevano
Le testimonianze archeologiche attestano in città nel II secolo d.C. Dopo l’editto di
che il primo insediamento risale al Calco- tolleranza di Milano (313) e il Concilio
litico e alla prima Età del Bronzo (V e IV di Nicea del 325, Gerusalemme si impo-
millennio a.C.): il nucleo della città attua- se come un luogo di grande importanza
le, situato nel villaggio di Silwân, legger- per il cristianesimo. Sorsero quindi nume-
mente a sud rispetto al Haram al-Sharîf, rose chiese e il pellegrinaggio ai luoghi
venne fondato dai cananei (II millennio santi iniziò a divenire una pratica diffusa.
a.C.) che decisero di insediarsi presso l’u- Gli arabi musulmani conquistarono
nica sorgente d’acqua della zona. Gerusalemme nel 15/638 senza spargi-
La città si sviluppò nei secoli successivi e menti di sangue – cosa di cui vanno
si espanse: tuttavia, posta com’era tra orgogliosi -, guidati dal califfo ‘Umar Ibn
grandi imperi in lotta tra loro – rispetti- al-Khattâb, il quale stipulò un accordo
vamente nell’area del Nilo e in quella del- che assicurava protezione agli abitanti
l’Eufrate – e per il fatto che i sovrani loca- cristiani e ai loro beni. Il dominio musul-
li oscillassero tra queste potenze, il suo mano sulla città santa durò circa 14 seco-
territorio divenne oggetto di incursioni li passando nelle mani di numerose
esterne: la città venne distrutta più volte dinastie: gli omayyadi, i fatimidi, gli
e vide modificarsi frequentemente il suo ayyubidi, i mamelucchi e gli ottomani;
tessuto sociale, etnico e religioso. venne interrotto solo dal breve periodo
Gerusalemme fu saccheggiata dal babilo- (492/1099-583/1187) in cui la città
nese Nabuconodosor (587 a.C.), a capo divenne dominio crociato. L’esercizio
del nuovo impero, e la popolazione fu del potere musulmano su Gerusalemme
deportata a Babilonia; in seguito Ciro, re si distinse per la sua tolleranza nei con-
dei persiani, si impadronì della città ed fronti dei cristiani e per la generosità con
autorizzò (538 a.C.) la ricostruzione del cui si adoperò per imbellire nel corso del
Tempio di Gerusalemme consentendo agli tempo la città.
ebrei di tornare in Giudea, ponendo quin- Considerato che Gerusalemme è la terza
di fine al loro esilio babilonese. Alessan- città sacra dell’islam, dopo La Mecca e
dro Magno conquistò Gerusalemme nel Medina, i musulmani hanno prodigato,
332 a.C., e in seguito la città passò in nel corso dei secoli, sforzi e denaro per
mano alla dinastia tolemaica, a quella magnificarla, soprattutto concentrandosi
seleucide sino alla venuta dei romani, nel sulla zona del Haram al-Sharîf. Qui hanno
63 a.C. Nei circa due secoli precedenti innalzato costruzioni come moschee,
l’occupazione romana, la civiltà ellenisti- madrasa, zâwiya, khânqâ, ribât, tombe,
ca aveva pervaso Gerusalemme su tutti i sabîl, hammâm, sûq. La Cupola della Roc-
fronti, creando forti motivi di attrito tra i cia, edificata in epoca omayyade, se è a
68
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Gerusalemme, veduta
generale da nord,
litografia di
D. Roberts (© Victoria
and Albert Museum,
Londra).

ragion veduta un capolavoro d’arte e d’ar- divenuta il centro di elaborazione del pen-
chitettura e uno dei principali simboli siero islamico, in particolare di quello
della civiltà islamica, occupa anche una sufi.
posizione di preminenza tra i tesori cul- Y.N.
turali dell’intera umanità.
Ad eccezione della Cupola della Roccia,
della Moschea al-Aqsa e di altri monu- I.1 HARAM AL-SHARÎF
menti sparsi nella città che risalgono al
periodo omayyade, la maggior parte delle
costruzioni islamiche di Gerusalemme
Nella zona sud-orientale della città vecchia di
furono erette nell’età successiva alle Cro-
Gerusalemme, occupa circa un sesto della
ciate, soprattutto durante il periodo
mamelucco (658/1260-992/1517). I sul- superficie della stessa, con i suoi 12 ettari. Le
tani e gli emiri mamelucchi promossero sue mura orientali e meridionali fanno parte
la costruzione di moltissimi edifici legati delle mura di Gerusalemme. L’accesso al Haram
al culto, all’istruzione e al commercio, al-Sharîf per i non musulmani avviene attual-
per il mantenimento dei quali non esitaro- mente solo dalla porta dei Maghrebini, dopo
no ad elargire delle generosissime dona- avere superato controlli di sicurezza che richie-
zioni. L’enorme impulso architettonico dono a volte molto tempo; l’uscita invece è pos-
fu dovuto anche al fatto che oltre a costi- sibile da una delle numerose porte del Haram.
tuirsi come meta di pellegrinaggio per i L’accesso al Haram è gratuito, mentre per la
musulmani, Gerusalemme era frattanto visita alla Cupola della Roccia, alla Moschea
69
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

al-Aqsa e al Museo Islamico si acquista un Paradiso. E’ stata la prima qibla dell’islam,


biglietto al chiosco posto innanzi a quest’ulti- è il luogo in cui si raduneranno e risorge-
mo edificio, valido solo per il giorno di emis- ranno i morti. Maometto stesso ha collo-
sione, da pagarsi in contanti con valuta loca- cato Gerusalemme sullo stesso piano della
le. Sulla spianata del Haram è permesso Mecca e a Medina.
scattare fotografie, mentre all’interno del Oltre a ciò l’Haram al-Sharîf è il gioiello
Museo, della moschea al-Aqsa e della Cupola architettonico e artistico di Gerusalem-
della Roccia è vietato se non previa autorizza- me e rappresenta l’area che conferisce alla
zione da parte del Dipartimento degli Affari città maggiore importanza e sacralità.
Islamici/al-Awqâf. Quando il visitatore entra Tuttavia, se la storia e lo sviluppo di
nella Moschea al-Aqsa e nella Cupola della Gerusalemme sono legati saldamente a
Roccia deve togliersi le scarpe e lasciare, sotto questo luogo, la struttura e la forma che
la propria responsabilità, borse e macchina vediamo oggi del Haram al-Sharîf sono il
fotografica all’esterno. frutto di una lunga evoluzione architetto-
nica e storica compiutasi grazie agli sfor-
Il perimetro del Haram ha forma ret- zi e ai favori prodigati dai sovrani musul-
tangolare, con un recinto provvisto di mani, appartenenti alle varie dinastie che
dieci porte, poste lungo i muri occi- hanno governato la Palestina.
dentale e settentrionale. La loro suc- Dopo la distruzione di Gerusalemme per
cessione, a partire da occidente, è la mano dell’imperatore romano Tito, nel
seguente: Bâb al-Maghâriba (porta dei 70 d.C., e dopo la seconda rivolta giu-
Maghrebini), Bâb al-Silsila (porta della daica (132-135), i romani la ricostruiro-
Catena), Bâb al-Mathara (porta delle no ribattezzandola Aelia Capitolina e vi
Abluzioni), Bâb Sûq al-Qattânîn (porta eressero un tempio dedicato a Giove
dei Mercanti di cotone), Bâb al-Hadîd Capitolino. In seguito, ‘Umar Ibn al-
(porta del Ferro), Bâb al-Nâdir (porta Khattâb e quindi ‘Abd al-Mâlik Ibn
dell’Ispettore) e Bâb al-Ghawânima Marwân ricostruirono la città e il Haram
(porta della tribù al-Ghawânima) nel- al-Sharîf. L’interesse nei confronti della
l’angolo nord-ovest dell’Haram; par- cosiddetta “Spianata del Tempio” si pro-
tendo da nord abbiamo invece Bâb al- trae nel tempo, in particolare durante il
‘Atm (porta delle Tenebre), Bâb periodo ayyubide (583/1187-648/1250)
al-Hitta (porta del Perdono) e Bâb al- quando venne reistaurato l’islam dopo i
Asbât (porta dei Leoni). Vi sono poi nove decenni di dominazione crociata. I
delle porte chiuse situate lungo le mura sovrani si fecero carico di migliorare la
orientali e meridionali. La maggior città e soprattutto di ricostruire l’area del
parte di esse risalgono all’epoca mame- Haram, di restaurare la cupola della Roc-
lucca e vennero costruite in luogo delle cia e la Moschea al-Aqsa. I mamelucchi
preesistenti porte romane e omayyadi. (648/1250-922/1517) contribuirono
L’Haram al-Sharîf riveste un’enorme allo sviluppo delle zone prospicienti alle
importanza per il credo islamico perché mura settentrionali e occidentali del
è menzionato nel Corano come il luogo Haram fondando una serie di madrasa,
dal quale il profeta Maometto avrebbe zâwiya e dando impulso parallelamente a
compiuto la sua ascensione notturna al progetti importanti come la canalizza-
70
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Corano marocchino,
doppio frontespizio,
Museo islamico,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
zione delle acque e la costruzione di una
serie di fontane pubbliche.
Gli ottomani (922/1517-1336/1917)
contribuirono anch’essi allo sviluppo del
Haram, in modo particolare delle parti
prossime alla Cupola della Roccia.
Siccome l’Haram al-Sharîf contiene un
grande numero di monumenti legati alle
varie dinastie islamiche, la visita accurata
di tutti questi edifici avrebbe richiesto
molto tempo: è stato quindi necessario
selezionare per questo percorso i monu-
menti più indicativi e pregevoli sotto il
profilo architettonico.
Y.N.

I.1.a Museo Islamico

All’interno del Haram al-Sharîf, nell’angolo Il museo è composto da due sale princi-
sud-occidentale. pali: la prima, mamelucca, era in passato
Orari di visita: dalle 8 alle 11 e dalle 13 alle una moschea ayyubide, costituita da una
14, eccetto il venerdì, le festività e nel mese di sala rettangolare che si estende da nord a
sud. La seconda risale all’epoca crociata e Corano marocchino,
Ramadan, durante i quali la visita è consenti- inizio di sura del
ta solo al mattino. L’Haram è chiuso negli orari si estende da ovest a est. Custodisce una Corano, Haram al-
di preghiera, che mutano leggermente a secon- rara collezione di frammenti lignei d’e- Sharîf, Gerusalemme.
da delle stagioni e oscillano tra le 11 e le
12.30 per la preghiera del mezzogiorno e tra
le 14 e le 15 per la preghiera del pomeriggio.
Il Museo Islamico è stato fondato nel
1341/1923 e si tratta pertanto di uno dei
primi musei di Gerusalemme. Espone
oggetti che sono frutto di donazioni
oppure che sono stati trasferiti al suo
interno dagli edifici del Haram al-Sharîf
dopo gli interventi di restauro, con l’in-
tenzione di custodire questi reperti in un
luogo adeguato ed esporli al vasto pubbli-
co di visitatori e turisti. La maggior parte
dei pezzi hanno pertanto un legame diret-
to con l’Haram, Gerusalemme e la Pale-
stina.
71
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Corano marocchino, importante dei quali è quello in caratteri


folio con l’impiego di maghrebini detto anche “quarto maghre-
diversi colori per
indicare le vocali e la bino”. E’ un manoscritto che consta di
punteggiatura, trenta volumi in caratteri maghrebini,
Museo islamico, simili per certi versi a quelli cufici: l’uni-
Haram al-Sharîf, ca differenza è che la scrittura cufica ha gli
Gerusalemme. angoli delle lettere appuntiti mentre quel-
la maghrebina ha i caratteri più smussati.
Questo manoscritto è stato realizzato,
come è documentato nelle ultime due
pagine di ogni volume, da ‘Abd Allah ‘Alî
Ibn ‘Abd al-Haqq, re del Marocco, che lo
ha trascritto a Fez nel 745/1345 e che lo
donato come waqf alla moschea al-Aqsa.
E’ considerato uno dei più straordinari
manoscritti che siano pervenuti alla
moschea nel corso del VIII/XIV secolo:
poca omayyade, i resti del minbar di Nûr
tutti i volumi sono scritti su pelle di gaz-
al-Dîn (la cattedra della Moschea al-Aqsa)
zella, ciascuno racchiuso da una spessa
danneggiato dall’incendio del 1969, una
rilegatura anch’essa in pelle di gazzella.
preziosissima raccolta di manoscritti
Entrambe le facciate della copertina reca-
mamelucchi, insieme a una serie di ogget-
no decorazioni geometriche e calligrafiche
ti in metallo, marmo e ceramiche deco-
e ciascuna di esse è circondata da una cor-
rate. Ci soffermeremo qui sul solo mano-
nice realizzata con una banda di fili d’oro
scritto coranico marocchino o al-Rub‘a
e d’argento – che intreccia un altro dop-
al-Maghribiyya.
pio filo d’argento- all’interno della quale
Y.N.
v’è il nome del copista. Al centro delle
Corano marocchino, copertine compaiono due cerchi d’argen-
doppio frontespizio, Il Corano marocchino
to concentrici: il primo, sul verso, reca la
Museo islamico, Il Museo islamico contiene una collezio-
Haram al-Sharîf, seguente citazione coranica: “Questo è un
ne preziosa di manoscritti coranici, il più
Gerusalemme. messaggio per gli uomini, perché essi ne
siano avvertiti, e perché sappiano ch’Egli
è un Dio Solo, e perché riflettano i dotati
di sano intelletto!”. Il cerchio sul retro
contiene un altro versetto coranico: “Se
qualcuno, ascoltato il testamento, lo
altererà, la colpa ricadrà sui contraf-
fattori, perché Dio ascolta e sa”.
Il doppio frontespizio di ciascun volu-
me è ornato di intrecci geometrici
con motivi vegetali nei colori oro,
porpora, bianco e nero, iscritti in un
quadrato. I due angoli esterni di cia-
72
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

scun riquadro sono decorati da elementi Corano marocchino,


vegetali. La pagina seguente presenta un ultimo folio del volume
11, Museo islamico,
rettangolo decorativo in cui (su un fondo Haram al-Sharîf,
bianco) sono scritti in cufico dorato, pun- Gerusalemme.
teggiato in rosso scuro, il nome della sura
e il numero dei versetti che comporta. Corano marocchino,
Il testo è scritto con inchiostro color terra doppio frontespizio,
bruciata, accompagnato da punti diacritici Museo islamico,
nei vari colori. Il verde indica la hamzat al- Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
wasl, l’arancione la hamzat al-qat‘, il rad-
doppiamento (shadda) e il sukûn sono in blu,
mentre il rosso è utilizzato per i segni delle Corano marocchino,
vocali. Per quanto riguarda il punto diacri- folio con l’impiego di
tico della lettera fâ, esso è posto sotto la let- diversi colori
indicanti le vocali e la
tera in colore scuro, mentre la lettera qâf è punteggiatura, Museo
contraddistinta da un punto sopra la lette- islamico, Haram
ra, sempre in colore scuro. I segni di pausa al-Sharîf, Gerusalemme.
sono indicati da piccole pigne dorate divise
in tre parti punteggiate in rosso.
Il nome della sura e il numero dei verset-
ti sono realizzati in stile cufico dorato che
terminano con un motivo vegetale simile
a quello descritto precedentemente. La
fine dei versetti di ciascun volume è
segnata da un rettangolo dorato conte-
nente una scritta ugualmente in cufico
dorato su fondo bianco e decorata da
diversi ornamenti.
La fine di ciascun volume è segnalata,
sulle ultime due pagine, da due quadrati
dorati al cui interno viene usata la scrit-
tura maghrebina dorata. Qui figurano il
nome del sovrano che lo ha scritto e che
lo ha offerto in dono, come anche la data
in cui è stata ultimata la stesura.
M. H.

I.1.b Moschea al-Aqsa

La Moschea al-Aqsa è situata nella metà meri-


dionale del Haram al-Sharîf . Per gli orari
vedere il Museo Islamico.
73
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

La costruzione di questa semplice


moschea, di cui non è rimasto nulla, fu
seguita dalla grande impresa compiuta
dagli omayyadi tra il 65/685 e il 96/715
per costruire quella che gli specialisti
chiamano la “seconda al-Aqsa”. Gli stu-
diosi hanno opinioni divergenti a propo-
sito del committente: per alcuni fu ‘Abd
al-Mâlik Ibn Marwân (65/685-76/705),
lo stesso che fece erigere la Cupola della
Roccia, la Qubba al-Silsila, tutte le porte
del Haram e le sue mura; per altri fu inve-
ce suo figlio al-Walîd (86/705-96/715),
il califfo che fece costruire i palazzi
omayyadi a sud della Moschea al-Aqsa
venuti alla luce dopo gli scavi archeologi-
ci effettuati nella zona. V’è poi una terza
ipotesi: che l’inizio della costruzione fosse
stato avviato da ‘Abd al-Mâlik ma che il
suo completamento avvenisse nell’epoca
in cui regnò al-Walîd .
Quel che può essere in ogni caso fatto
risalire con certezza all’epoca omayyade
corrisponde alla parete meridionale della
moschea attuale. Da questo punto la
moschea subisce una forte pendenza verso
sud, rendendo necessario livellare il ter-
reno per mezzo di colonne e archi, crean-
do così una piattaforma. Queste struttu-
re sotterranee sono chiamate “antica
al-Aqsa” e “luogo di preghiera di
Moschea al-Aqsa, La Moschea al-Aqsa non occupa l’intera Marwân”. Per i ripetuti terremoti che
mihrâb, Haram
area del Haram al-Sharîf, come si ritiene: hanno colpito la Palestina e Gerusalem-
al-Sharîf, me nel periodo successivo a quello
Gerusalemme. in realtà si tratta dell’edificio coperto paral-
omayyade, al-Aqsa è stata ricostruita più
lelo alle mura meridionali del Haram al- volte. L’attuale è la sintesi di trasforma-
Sharîf. L’edificio attuale è il prodotto di una zioni e restauri realizzati in epoca abbasi-
lunga evoluzione architettonica, avviatasi de e fatimide. Sotto i crociati si ebbe un
con la fondazione, da parte di ‘Umar Ibn al- ulteriore intervento, poiché una parte
Khattâb, di una modesta moschea imme- della moschea venne trasformata in chie-
diatamente dopo la sua conquista di Geru- sa con l’aggiunta di una grande abside -
salemme (15/638) e la sua visita all’Haram ancora visibile nell’ultima nave orientale
accompagnato dal patriarca Sofronio. – mentre l’ala occidentale venne trasfor-
74
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

mata in residenza dei cavalieri dell’ordi-


ne dei Templari.
Spettò quindi agli ayyubidi e ai mameluc-
chi il compito di fare lavori e restauri per
restituire il carattere islamico alla
moschea: Sâlah al-Dîn restaurò il mihrâb
e aggiunse la cattedra (583/1187) men-
tre al-Nâsir Muhammad Ibn Qalâwûn
fece restaurare la cupola (727/1327-
1328), come ricorda l’iscrizione comme-
morativa.
Non furono solo i crociati ad attentare al
carattere islamico dell’edificio: il 21 ago-
sto 1969 un fanatico turista australiano
appiccò un incendio che distrusse la parte
meridionale della moschea. Sebbene que-
sto attentato fosse frutto di intolleranza
religiosa e nazionalista, la giustizia israe-
liana respinse l’accusa dell’incendio volon-
tario, sostenendo che si era trattato del
gesto di un folle esaltato. Si provvide quin-
di al restauro della moschea che finì con
l’allontanarsi sempre più dal suo aspetto
originario, quando la sua superficie era
due volte più estesa di quella attuale.
In generale all’interno dell’attuale al-Aqsa
si accede tramite la porta centrale, una
delle sette presenti sulla facciata. Ciascu-

na di esse immette in una delle sette nava- Moschea al-Aqsa,


navata, veduta verso
te ed è provvista di aperture con archi a nord, Haram
sesto acuto. al-Sharîf,
La pianta della moschea attuale è rettan- Gerusalemme.
golare e la sua estensione è di 80 metri di
lunghezza e 55 di larghezza; è costituita
da sette navate che si estendono da nord
a sud, la più ampia delle quali è la centra-
le che termina con una cupola emisferi-
ca, antistante il mihrâb e che poggia su
Moschea al-Aqsa,
quattro archi a sesto acuto. Il passaggio cupola, Haram
della cupola dalla pianta quadrata a quel- al-Sharîf,
la ottagonale fino a quella circolare è Gerusalemme.

75
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Cupola della Roccia,


veduta generale,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.

mediato da nicchie angolari; le decora- attirato l’attenzione degli studiosi di tutte


zioni della cupola comprendono elemen- le epoche. Nel corso della storia i sovra-
ti vegetali, geometrici e calligrafici. ni islamici si si sono occupati sempre della
Y.N. manutenzione dell’edificio, come dimo-
strano le opere di restauro e le modifiche
esterne e interne, che comunque non ne
I.1.c Cupola della Roccia hanno intaccato la struttura essenziale, né
alterato i modelli decorativi originari.
Al centro del Haram al-Sharîf, come un vero e Venne fatta erigere dal califfo omayyade
‘Abd al-Mâlik Ibn Marwân nel 72/691-92
proprio gioiello della corona di Gerusalemme
sulla roccia dalla quale il profeta Maomet-
e della Palestina. to ascese al cielo durante il suo viaggio
Per gli orari vedere il Museo Islamico. notturno in paradiso. Molti musulmani, a
partire dalla conquista araba di Gerusa-
La Cupola della Roccia è considerata una lemme, desiderarono ardentemente visi-
delle più antiche costruzioni del mondo tare questo luogo, per cui, per solenniz-
musulmano. La sua armonia ed origina- zarlo, ‘Abd al-Mâlik Ibn Marwân vi fece
lità, l’eleganza della sua architettura e la erigere l’imponente monumento.
ricchezza dell’apparato decorativo costi- L’edificio della Cupola della Roccia pre-
tuiscono un vero modello artistico che ha senta una pianta ottagonale con cupola
76
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Cupola della Roccia,


veduta generale
dell’interno, Haram
al-Sharîf,
Gerusalemme.

emisferica poggiante su un tamburo cilin- Cupola della Roccia,


drico. Lungo le sue pareti si aprono quat- decorazione interna
della cupola,
tro portali, ciascuno in corrispondenza Haram al-Sharîf,
dei punti cardinali. Le pareti esterne sono Gerusalemme.
rivestite da lastre di marmo nella parte
inferiore, mentre la parte superiore è
coperta da piastrelle del tipo qashânî risa-
lenti al periodo del sultano Solimano il
Magnifico che, tra il 952/1545 e il
959/1552, ordinò la sostituzione delle
decorazioni musive, ormai rovinate, con
queste piastrelle. Anche il tamburo pre-
senta decorazioni analoghe, mentre la
cupola esterna, oggi di cemento, ma sino
ad un’epoca recente (1385/1965) di
legno, venne ricoperta da rame dorato. Il di piombo mentre all’interno con orna-
rivestimento della parte compresa tra la menti lignei policromi.
cupola, l’ottagono esterno e quello cen- La pianta interna della Cupola della Roc-
trale, venne ottenuto grazie a una strut- cia corrisponde a due ottagoni, iscritti
tura lignea ricoperta all’esterno con lastre l’uno nell’altro, che circondano la roccia
77
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Cupola della Roccia, Porta Aurea all’alba,


particolare degli archi Haram al-Sharîf,
sostenenti la cupola, Gerusalemme
Haram al-Sharîf, (© Sonia Halliday
Gerusalemme. Photographs).
sulla quale si eleva la cupola. L’ottagono
esterno consta di 8 pilastri e 16 colonne,
mentre quello interno poggia su 4 pilastri
e 12 colonne. Tra i pilastri e le colonne vi
sono archi a tutto sesto, le colonne e il loro
interno sono decorate con mosaici e calli-
grafie policrome. La cupola interna lignea
(dal diametro di 20,44 metri), considera-
ta la più antica intelaiatura di legno giunta
sino ai giorni nostri, è composta da tavole
lignee decorate con calligrafia e caratteri
geometrici. L’intercapedine ha uno spes-
sore di circa un metro e mezzo e separa la
cupola interna da quella esterna, al fine di
proteggere la cupola interna dagli agenti
atmosferici. La cupola poggia su un tam-
buro nel quale si aprono sedici finestre ed
è decorato con mosaici e versetti coranici.
La roccia sacra è situata proprio sotto la
cupola: si tratta di una roccia naturale
dalla forma irregolare (circa 18 × 13 m e
un’altezza di 1,5 m), sotto cui v’è una
cavità pressocché quadrata (dal lato di
circa 4,5 m) con due mihrâb. Molti
musulmani si recano a pregare in questo
luogo nella convinzione che i desideri
espressi qui vengano esauditi.
Y.N.

I.1.d Porta Aurea


(Bâb al-Rahma e Bâb al-Tawba)

Al centro della parete orientale del Haram


al-Sharîf.
Per gli orari vedere il Museo Islamico.
La visita deve essere autorizzata dal
Dipartimento dei Waqf degli Affari Islamici
(tel. 02-6281222).

La porta non è datata, ma la struttura


architettonica e i suoi elementi decorati-
78
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Porta Aurea,
veduta dall’ovest
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.

vi, confrontati con quelli di altri edifici a avesse varcata con atteggiamento umile.
Gerusalemme, ha spinto gli studiosi a Questa leggenda nacque intorno al
farla risalire all’epoca del quinto califfo 215/830 d.C. e venne tramandata nel
omayyade ‘Abd al-Mâlik Ibn Marwân, che corso del Medioevo: i crociati avevano l’a-
diede un grande impulso allo sviluppo bitudine di aprirla due volte all’anno, la
della zona del Haram al-Sharîf. Ad ‘Abd domenica delle Palme e quella di Pasqua,
al-Mâlik si devono la Cupola della Roccia, nonostante Gesù Cristo il giorno delle
la Cupola della Catena, le porte e le mura Palme fosse entrato dalla porta nota come
del Haram al-Sharîf. Bâb Binyamin (l’attuale Bâb al-Asbât) e
Intorno a questa doppia porta, formata da l’imperatore Eraclio – con tutta probabi-
Bâb al-Rahma (porta della Misericordia) lità – da una porta sottostante l’attuale, la
e di Bâb al-Tawba (porta del Pentimento) cui esistenza è stata confermata dal ritro-
nel corso della storia sono state intessute vamento di alcuni suoi resti. Il nome di
numerose leggende, tra cui quella del- “Porta Aurea” nella letteratura occidenta-
l’entrata dell’imperatore Eraclio a Geru- le, e che compare anche nel Medioevo, è
salemme nel 631 d.C.: seconda la leg- frutto della trasposizione fonetica del ter-
genda, le pietre della porta sarebbero mine greco horaia (“bello”) nel termine
crollate all’improvviso proprio un attimo latino aurea (“dorata”).
prima che l’imperatore, in pompa magna, Nella letteratura arabo-musulmana que-
si accingeva a varcarla, impedendogli così sta porta reca il nome di “porta della
il passaggio. Si sarebbe riaperta solo se l’ misericordia” e “porta del pentimento”,
79
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

moschea; durante il periodo ottomano


venne utilizzata come sede degli adepti
sufi, in modo particolare della setta della
Mawlawiyya. Poco prima dell’arrivo dei
crociati, fu eretta presso questa porta la
Madrasa al-Nasiriyya, una delle prime e
delle più famose madrasa di Gerusalemme
che deriva il proprio nome da un grande
dotto, lo shaykh Nâsir al-Maqdisî. Trovò
qui dimora il grande filosofo sufi al-
Ghazâli, in una fase cruciale dell’evolu-
zione del suo pensiero, durante la quale
compose la sua celebre opera Vivificazio-
ne delle scienze religiose.
Compongono l’edificio quattro facciate
simmetriche su due livelli, ornate di basso-
rilievi con decorazioni vegetali e geometri-
che: la facciata orientale appartiene sia alle
mura di Gerusalemme che a quelle del
Haram. E’ possibile accedere all’edificio dal
Haram al-Sharîf attraverso una gradinata:
questa presenta due portici orientati a est e
Porta Aurea, veduta denominazione che si fonda sull’inter- a ovest, ciascuno dei quali è composto da
con la colonna pretazione del versetto 13 della sura del
centrale, tre volte coperte da cupole ribassate pog-
Haram al-Sharîf, Ferro (LVII) che accenna ad una porta che gianti su due ordini di grandi colonne.
Gerusalemme. conduce alla Misericordia (riferimento Y.N.
alla Moschea al-Aqsa) e all’Agonia, che
conduce alla Valle della Gehenna, a est.
Per tale motivo è molto importante per i I.1.e Khalwâ nord-occidentale
musulmani ed è diventata uno dei luoghi di Ahmad Pasha
religiosi più venerati del Haram al-Sharîf.
Nella zona opposta, a oriente, sono sepol- Sul lato occidentale della spianata della
ti numerosi Compagni di Maometto, Cupola della Roccia, contigua all’estremità
tanto che quest’area viene considerata il occidentale dell’arcata settentrionale. Orari:
più antico e il più famoso cimitero musul- vedere Museo islamico.
mano a Gerusalemme e che prende il
nome dalla porta stessa, “cimitero di Bâb Khalwâ è un termine che solitamente si rife-
al-Rahma”. Ancora oggi questo cimitero risce a quello spazio di piccole dimensioni,
viene scelto da chiunque si voglia far sep- contiguo alle zâwiya sufi, ove ci si poteva
pellire nei pressi del Haram al-Sharîf. appartare per meditare e studiare. Tuttavia,
Durante l’epoca fatimide, ayyubide e nel contesto e nell’evoluzione dell’archi-
mamelucca questa porta venne adibita a tettura del Haram al-Sharîf, si tratta di un
80
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Khalwâ nord-
occidentale di Ahmad
Pasha, veduta generale,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.

edificio a due piani contenenti più di un’u-


nità architettonica. Questo tipo di edifici si
diffusero durante l’epoca ottomana e ne esi-
tono circa venti, di cui la khalwâ di Ahmad
Pasha rappresenta l’esempio migliore.
Questo luogo è noto come “khalwâ mame-
lucca” per via delle caratteristiche e degli
elementi architettonici simili a quelli d’e-
poca mamelucca visibili a Gerusalemme.
Attualmente è occupato dall’ufficio del
sovrintendente della moschea al-Aqsa.
Ahmad Pasha lo fondò nel 1009/1600- d’argento, provenienti dai proventi del Khalwâ
1601 destinandolo ai sufi e allo studio waqf che aveva destinato a questo edificio, nord-occidentale
di Ahmad Pasha,
della giurisprudenza islamica. Affidò la definendo dettagliatamente gli incarici piano terra,
direzione della khalwâ a uno dei più bril- particolari per la sua ammistrazione e il Haram al-Sharîf,
lanti studiosi sufi di Gerusalemme, lo suo mantenimento, garantendo in questo Gerusalemme.
shaykh al-Ghâzî Abû al-Su‘ûd: stabilì a suo modo la continuità delle sue attività nel
favore un vitalizio annuale di 600 dirham campo del sapere e dell’istruzione.
81
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

te contengono la centrale elettrica d’e-


mergenza del Haram al-Sharîf. Il livello
superiore è composto da una stanza prin-
cipale centrale, ove si trova un’altra pic-
cola stanza interna nella cui parete meri-
dionale si apre un mihrâb.
La khalwâ di Ahmad Pasha splende per la
sua eleganza architettonica e decorativa
con le sue facciate orientate verso i quat-
tro punti cardinali, la cui simmetria ed
equilibrio rappresentano la quintessenza
dell’architettura di Gerusalemme. È negli
architravi delle porte e delle finestre e
nell’abbondanza di elementi decorativi di
riempimento che ne risalta ancor più lo
splendore.
Y. N.

I.1.f Mihrâb della Mastaba


di ‘Alî Pasha
Khalwâ Ahmad Pasha, governatore di Gaza,
nord-occidentale di discendeva da un’antica famiglia i cui
Ahmad Pasha, portico,
A ovest del Haram al-Sharîf, a oriente rispet-
Haram al-Sharîf, membri avevano svolto funzioni di una to a Bâb al-Qattânîn. Orari: vedere il Museo
Gerusalemme. certa rilevanza per la dinastia ottomana, Islamico.
soprattutto a Gerusalemme. Suo nonno,
Mustafa Pasha, ai tempi di Solimano il
Magnifico fu inviato in missione fin nel
lontano Yemen. Suo padre, Radwân Pasha
fu capostipite della famiglia al-Radwân
che governò la provincia di Gaza nei seco-
li X/XVI e XI/XVII e la cui epoca d’oro
corrisponde al periodo di Ahmad Pasha.
Quest’ultimo, avvalendosi di uno dei
principali architetti di quei tempi, ‘Abd
al-Muhsen Ibn Namr, fu uno dei più
famosi mecenati della Gerusalemme della
fine del X/XVI secolo, città che amò mol-
Khalwâ nord- tissimo e che visitò spesso.
occidentale di Ahmad
Pasha, capitello,
La khalwâ è a due piani: il pianterreno è
Haram al-Sharîf, composto da due parti, una ad oriente,
Gerusalemme. quadrata, e due ambienti che attualmen-
82
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

La datazione del mihrâb (1047/1637-


38) è nota grazie a un’epigrafe scolpita
su una lastra di marmo risalente alla
fondazione dell’edificio, inserita al di
sopra della nicchia. E’ una lastra ret-
tangolare, sulla quale compaiono due
righe divise in emistichi, come d’uso
nella poesia in caratteri naskhî ottoma-
ni in cui si fa riferimento al governato-
re ‘Alî Pasha.
‘Alî Pasha non intendeva solo perpetua-
re il proprio ricordo attraverso il mece-
natismo ma voleva offrire ai fedeli la pos-
sibilità di compiere la preghiera in luoghi
riparati sul Haram al-Sharîf. Con tutta
probabilità intorno alla sua mastaba si
riunivano numerosi studenti per assiste-
re all’aria aperta alle lezioni di grandi
shaykh.
Il mihrâb si trova a metà della parete meri-
dionale della mastaba, è concavo, ricavato
in una parete di pietra, e termina con un
arco a sesto acuto composto da pietre
alternate bianche e nere (schema ablaq).
Il mihrâb è un elemento architettonico
presente all’interno delle moschee, tut- Mihrâb della Mastaba
tavia nel nostro caso e nell’architettura di ‘Alî Pasha,
Haram al-Sharîf,
del Haram al-Sharîf rappresenta un’unità Gerusalemme.
architettonica a se stante.
I mihrâb indipendenti nell’Haram al-
Sharîf sono collegati alle mastaba: la mag-
gior parte è costruita su di esse, seppu-
re alcune mastaba ne sono prive. Le
mastabe del Haram sono ricoperte da pia-
strelle in pietra semplice bianca tenden-
te ormai al grigio per influsso degli
agenti atmosferici e dell’inquinamento.
Nei pressi di ogni mastaba v’era solita-
mente un albero che offriva un po’di Mihrâb della Mastaba
riparo dalla calura estiva e uno o due sca- di ‘Alî Pasha,
lini ai lati. iscrizione di fondazione,
Haram al-Sharîf,
Y.N. Gerusalemme.
83
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

I.1.g Sabîl Qâytbây

Sulla spianata del Haram al-Sharîf tra la sca-


linata dell’area centrale occidentale della
Cupola della Roccia e Bâb al-Qattânîn. Orari:
vedere il Museo Islamico.

Il sabîl Qâytbây è una delle più belle fon-


tane di Gerusalemme e senza dubbio uno
dei più eleganti tra gli edifici a cupola del
Haram. Eretto su una mastaba e ricoper-
to da una cupola in pietra riccamente
decorata, questa costruzione quadrango-
lare è rappresentativa dell’architettura
della fine del periodo mamelucco, specie
di quella che può ammirarsi al Cairo. Vi
si accede dalla porta occidentale della
Cupola della Roccia prendendo la scala
antistante.
La costruzione del sabîl fu avviata per
ordine del sultano Sayf al-Dîn Înâl
(865/1465), venne continuata dal sulta-
no al-Ashraf Qâytbây nel 887/1482,
come edificio annesso all’adiacente
madrasa al-Ashrâfiyya. Del sabîl dell’epo-
ca di Înâl non rimane che il pozzo. Fu
fatto restaurare dal sultano ottomano
‘Abd al-Hamîd II (1300/1882-83), come
indicano le iscrizioni. La commissione
Sabîl Qâytbây, che si occupa del mantenimento della
cupola scolpita,
Haram al-Sharîf, moschea al-Aqsa recentemente si è occu-
Gerusalemme pata del suo restauro.
(© Sonia Halliday Il sabîl è situato nella parte settentrionale
Photographs, di una mastaba che contiene un mihrâb sul
foto J. Taylor).
lato meridionale. La sua altezza raggiunge
circa i 13 metri ed è suddiviso in tre livel-
li. Il primo, a pianta quadrangolare, pre-
senta su tre lati alte finestre con grate di
ferro d’epoca ottomana, con i davanzali
sostenuti da mensole in pietra scolpita. Gli
architravi sono costituiti da piedritti a
Sabîl Qâytbây, pianta, incastro. La porta del sabîl, sul lato orien-
Haram al-Sharîf. tale, consente l’ingresso attraverso un gra-
84
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

dino circolare che poggia sul pavimento


della mastaba. Sul lato settentrionale e su
quello occidentale si trovano altri quattro
gradini che conducono alla base della fon-
tana. In ogni angolo vi sono colonne sor-
montate da capitelli a muqarnas. Le pareti
sono costituite da file di pietre dalle tona-
lità rosse e gialle alternate, secondo lo
schema ablaq. Nel livello superiore v’è una
banda calligrafica contenente versetti cora-
nici e notizie sul fondatore del sabîl, il
tutto in caratteri naskhî mamelucchi.
Il livello mediano svolge la funzione di
tamburo della cupola, attraverso un gra-
duale passaggio dalla pianta quadrangola-
re a quella circolare. Al centro di ciascu-

no dei quattro lati vi sono quattro fine- Sabîl Qâytbây,


strelle per l’areazione e l’illuminazione. cupola scolpita,
Haram al-Sharîf,
Agli angoli, dei pilastrini a forma di pira- Gerusalemme (DR).
mide trasformano il quadrilatero in otta-
gono e poi in dodecagono.
Il livello superiore è costituito dall’alta
cupola in pietra recante raffinati arabe-
schi. Questa cupola rappresenta l’unico
esempio di arte mamelucca in stile egi-
ziano al di fuori del Cairo. E’ un tipo di
cupola che non ha eguali al Cairo dove in
genere, tra l’altro, si trova come coper-
tura dei mausolei. In Egitto le fontane era
costruite all’interno dei complessi archi-
tettonici ed erano prive di cupola
Gli elementi architettonici e decorativi
dell’edificio sono influenzati dal modello
dominante della tradizione egiziana. Non
c’è da meravigliarsi di ciò perché i
costruttori erano egiziani e adottavano
pertanto i modi costruttivi delle cupole e Sabîl Qâytbây, alzato
delle decorazioni che adornavano gli edi- sud, Haram al-Sharîf.

85
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Sabîl Qâytbây, veduta


interna della cupola,
Haram al-Sharîf, Qubba al-Nahâwiyya,
Gerusalemme entrata, Haram al-Sharîf,
(© A. Walls). Gerusalemme.
fici funerari del Cairo. E’ molto probabi-
le che i costruttori del sabîl fossero gli
stessi della madrasa al-Ashrâfiyya, che
segue lo stesso modello.
M. H.

I.1.h Qubba al-Nahâwiyya

Nell’angolo sud-occidentale della spianata


della Cupola della Roccia, in cima alla scali-
nata di pietra che porta alla corte da Bâb al-
Silsila. Orari: vedere il Museo Islamico.

Questa cupola fu fatta erigere, nel


604/1227-28, dall’emiro Husâm al-Dîn
Abû Sa‘d Qaymâz al-Mu‘addamî, wali di
Gerusalemme, per ordine di al-Mu‘addam
‘Îsâ, governatore del Bilâd al-Shâm meri-
dionale e della Palestina nel periodo ayyu-
bide. Queste notizie ci vengono fornite
dall’iscrizione posta lungo la parete set-
tentrionale della stanza occidentale del-
l’edificio, e dagli scritti di due celebri sto-
rici gerosolimitani, Fadl Allah al-‘Umarî
(746/1345) e Mujîr al-Dîn al-Hanbalî
(900/1495). Scopo principale della
costruzione era quello di realizzare una
scuola per l’insegnamento della gramma-
tica araba, materia tra l’altro molto cara
ad al-Mu‘addam ‘Îsâ, dal momento che
egli stesso aveva scritto alcuni testi a pro-
posito. Nella sua descrizione della cupola,
al-‘Umari riferisce che al-Mâlik al-
Mu‘addam nominò un imâm affinché edu-
casse gli studenti alle cinque preghiere
obbligatorie, e uno shaykh della sua madra-
sa, posta fuori del Haram, sul lato setten-
trionale (la madrasa al-Mu‘addamiyya) per
istruire 25 studenti della scuola hanafita.
Lo storico riferisce anche che al-
Mu‘addam le diede in dote il villaggio di
Bayt Laqya per sostenerne le spese.
86
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

I costruttori furono abili nel progettare


l’edificio tenendo conto della particolare
topografia. Il livello inferiore, costruito
al livello della spianata del Haram, com-
prende stanze con volte a vela alle quali si
accede attraverso un piccolo ingresso sul
lato occidentale. Questi locali erano adi-
biti all’immagazzinamnto dell’olio che
serviva per accendere le lanterne della
moschea al-Aqsa e della Cupola della
Roccia, in base a quanto narrato da al-
‘Umarî. Attualmente queste stanze ven-
gono utilizzate come uffici del Tribunale
religioso di Gerusalemme.
Il livello superiore invece, situato in cor-
rispondenza del piano di calpestio della
Cupola della Roccia, è composto da due
ambienti sovrastati da cupole in pietra e
collegati tra loro da una cella centrale. La
cupola occidentale si distingue per l’al-
tezza e per la sua raffinata decorazione
risalente al periodo ayyubide. La cupola
che si leva sull’ambiente orientale è più
bassa ed è nel tipico stile ottomano: si
tratta pertanto di un’aggiunta del perio-
do successivo alla distruzione della cupo- Qubba al-Nahâwiyya,
veduta generale,
la originaria che, con molta probabilità, Haram al-Sharîf,
assomigliava a quella occidentale. Gerusalemme.
Osservando attentamente la facciata del-
l’edificio ci si accorge subito che è com-
posta da un assemblaggio di diversi ele-
menti architettonici, arcate e colonne
marmoree di reimpiego. L’ingresso prin-
cipale, con molta probabilità costruito
nella seconda metà del XIV/XX secolo, si
contraddistingue per le ricche decorazio-
ni e spicca per i capitelli di epoca crocia-
ta. Nella parte occidentale della facciata
si trova un’iscrizione in caratteri naskhî
ottomani indicante la presenza di un sabîl
fatto costruire da un benefattore di nome Qubba al-Nahâwiyya,
capitelli dell’ingresso,
Hasan al-Husaynî nel 1137/1724-25 di Haram al-Sharîf,
cui non resta traccia. Gerusalemme.

87
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Madrasa al-Ashrâfiyya, La cupola occidentale ha mantenuto


piano terra, all’interno l’aspetto originario e il pas-
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme. saggio dalla pianta quadrata alla cupola
mostra ricche decorazioni contenenti ele-
menti a conchiglia e ad arabeschi. Inoltre,
una delle pareti interne è ornata con iscri-
zioni naskhî di epoca ayyubide. Attual-
mente le stanze del livello superiore della
Cupola al-Nahawiyya sono la sede del
muftî di Gerusalemme.
M. H.

I.1.i Madrasa al-Ashrâfiyya

All’estremità occidentale del Haram al-Sharîf,


tra Bâb al-Silsila e Bâb al-Mathara, di fronte
al sabîl di Qâytbây. Orari: vedere il Museo
Madrasa al-Ashrâfiyya, Islamico.
facciata principale
(est), Haram
al-Sharîf,
La Madrasa al-Ashrâfiyya è molto famosa
Gerusalemme. sia dal punto di vista architettonico che
artistico: è la più imponente madrasa di
Gerusalemme e la più importante dal
punto di vista culturale. Lo storico Mujîr
al-Dîn al-Hanbali (901/1496) la definì il
terzo gioiello di Gerusalemme dopo la
moschea al-Aqsa e la Cupola della Roc-
cia. Risale al sultano al-Ashraf Qâytbây
che la fece erigere tra il 885/1480-
887/1482, ragion per cui viene anche
chiamata Madrasa al-Sultaniyya.
Il primitivo edificio fu eretto ai tempi del
sultano al-Dâhir Khushqadam su ordine
dell’emiro Hasan al-Dâhiri, sorvegliante
dei due luoghi sacri tra l’869/1464 e
l’872/1467; tuttavia il sultano morì
prima che la costruzione fosse ultimata e
l’emiro Hasan al-Dâhiri la offrì al sultano
Qâytbây e incaricò l’emiro Bardabak al-
Tâjî, sorvegliante dei luoghi sacri, di por-
tarne a termine la costruzione. L’edificio
fu portato a compimento nell’875/1470,
88
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Madrasa Madrasa al-Ashrâfiyya,


al-Ashrâfiyya, entrata, particolare dell’ingresso,
Haram al-Sharîf, Haram al-Sharîf,
Gerusalemme. Gerusalemme.
come indica l’iscrizione commemorati-
va che ancora oggi si trova sulla parete
dell’antica madrasa vicina a Bâb al-Silsila.
L’inaugurazione ufficiale si tenne
nell’877/1472, quando il sultano Shihâb
al-Dîn al-‘Umarî nominò uno shaykh della
madrasa e un gruppo di sufi e giuresperi-
ti. Mujîr al-Dîn riferisce che, grazie a un
generoso waqf, il sultano elargì a ciascuno
di essi - il cui numero ammontava a 60 -
uno stipendio mensile di 45 dirham;
nominò anche dei funzionari ed ordinò
che lo shaykh venisse pagato con un sala-
rio mensile di 500 dirham. Il waqf com-
prendeva 28 villaggi disseminati nell’area
compresa tra Gaza, Ramla, Gerusalem-
me e Hebron; inoltre il territorio di Gaza
contava beni come un caravanserraglio,
un hammâm, due frantoi, un mulino, una
forno, una stalla, locande ed abitazioni.
Quando il sultano Qâytbây visitò Geru-
salemme nell’880/1475 e vide la madra-
sa per la prima volta rimase deluso, forse
perché la sua architettura era simile alle
altre madrasa che circondavano il Haram
e non era abbastanza imponente. Ordinò
quindi di distruggerla e di ricostruirla
chiamando maestranze egiziane coor-
dinate da un architetto copto. I lavori
furono terminati nel 887/1482. Il nuovo
edificio era maestoso e superava di
gran lunga qualsiasi madrasa costruita
in passato a Gerusalemme. Quando il
domenicano Félix Fabry visitò la madrasa
nell’888/1484 ne fece un’accurata de-
scrizione. Nonostante gran parte della
costruzione venisse distrutta a seguito del
terremoto del 903/1497-98, fu rico-
struita e riportata allo splendore origina-
rio. Secondo le fonti, la madrasa continuò
ad esercitare la propria influenza dal
punto di vista culturale per tre secoli,
come confermato dai viaggiatori e dagli
89
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Madrasa al-Ashrâfiyya, rato con marmi di vari colori. Questa


entrata, particolare stanza è ora adibita al restauro dei mano-
della volta,
Haram al-Sharîf, scritti e dei documenti del Haram al-
Gerusalemme. Sharîf. All’estremità meridionale della
porta d’ingresso v’è una scala in pietra
che conduce al piano superiore e al mina-
reto che sovrasta Bâb al-Silsila.
La parte meridionale del piano superiore
è in pessime condizioni, anche se la sua
struttura originaria si può ancora indivi-
duare per la pianta cruciforme a quattro
iwân, tipicamente mamelucca. Al centro
si trova una corte centrale delimitata da
due iwân principali, a nord e a sud, e da
storici che la visitarono nei secoli X/XVI due iwân di dimensioni più piccole, a est
e XI/XVII e che la descrissero stupefatti. e a ovest. Di questi iwân non rimane nulla
Il viaggiatore turco Evliya Çelebi, verso ed eccezione dell’iwân meridionale con-
l’anno 1080/1669-70, descrisse la madra- tenente il mihrâb. La parte sud-occiden-
sa con le seguenti parole: “La Madrasa al- tale di questo piano contiene una serie di
Sultaniyya è la più bella madrasa di Geru- stanze, oggi occupate da una scuola cora-
salemme”. Il dotto sûfî ‘Abd al-Ghânî nica per ragazze.
al-Nabulsî, che visitò Gerusalemme nel- M.H.
l’anno 1102/1690-91, la elogiò molto.
La Madrasa al-Ashrâfiyya è composta da
due piani. Il portale principale, cui si I.1.j Cittadella (opzione)
accede dal sagrato del Haram, è uno
splendido esempio dell’architettura ma- Si trova nella zona occidentale di Gerusalem-
melucca nel momento del suo apogeo: me, circondata da mura, e a sud di Bâb al-
l’entrata consta di un porticato aperto sui Khalîl/Porta di Giaffa. Orari di visita: dalle
lati orientale e meridionale, sorretto da 8 alle 17. Ingresso a pagamento.
due archi a sesto acuto e ricoperto da una
volta a ventaglio. L’apertura dell’ingres- La cittadella è uno dei principali simboli
so si trova in una profonda cavità sor- di Gerusalemme e rappresenta in manie-
montata da una volta con decorazioni ra esemplare l’architettura militare isla-
scolpite e intarsiate con ceramica smalta- mica. Fu costruita in un punto strategico
ta. Essa apre su un vestibolo che conduce per proteggere l’accesso occidentale alla
a una grande sala. Sulla parete orientale città e la scelta del luogo fu determinata
vi sono una porta e due finestre che si dalla preesistenza di antiche fortificazio-
affacciano sulla spianata del Haram, la ni. Il complesso – così come appare oggi
parete nord presenta anch’essa una porta – risale all’epoca del sultano mamelucco
e due finestre, mentre quella sud com- al-Nâsir Muhammad Ibn Qalâwûn che ne
prende un’altra finestra e un mihrâb deco- ordinò la ricostruzione nel 710/1310-11.
90
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf

Questa data era quella riportata nell’i- probabilità recava l’iscrizione commemo-
scrizione commemorativa posta al di rativa, ora perduta. L’ingresso curva a
sopra dell’ingresso principale orientale, destra e poi a sinistra per condurre a una
trascritta e pubblicata da Max van Ber- stanza a pianta esagonale, sulla quale si
chem nel 1894, ma oggi purtroppo anda- leva una cupola con un’apertura per l’a-
ta perduta. Il celebre storico egiziano reazione. Da qui si accede alla scala di pie-
Ahmad al-Qalqashandî (756/1355- tra che conduce in cima alla torre nord-
821/1418) riferisce che il sultano al- orientale, meglio nota come la “Torre di
Nâsir Muhammad Ibn Qalâwûn ordinò la Davide”, e la cui data di costruzione risa-
ricostruzione della cittadella nel le, con molta attendibilità, ai tempi di
716/1316-17. Questo luogo fu sede della Erode (4 a.C.-39). Dalla torre è possibi-
guarnigione della città e dell’amministra- le godere di una bella vista della città vec-
zione mamelucca a Gerusalemme. L’ar- chia, soprattutto del Haram al-Sharîf.
cheologo britannico C.N. Johns, che ha Durante gli scavi archeologici, effettuati
svolto gli scavi in loco negli anni Trenta e all’interno della cittadella, sono stati por-
Quaranta del XX secolo, è giunto alla con- tati alla luce frammenti di un muro, di
clusione che il muro esterno della citta- due enormi torri a sezione quadrata, risa-
della e le sue torri risalgono al primo lenti a un periodo compreso tra il II e il I
periodo mamelucco. E’ possibile osser- secolo a.C., una torre a sezione circolare
vare delle analogie con le cittadelle
e altri resti di un muro che pare risalga
mamelucche ad essa contemporanee, in
all’epoca omayyade (41/661-132/750).
particolare quelle in Giordania di Kerak
La sala del piano superiore della torre
e Shawbak. Ciononostante l’edificio con-
sud-occidentale è stata trasformata in una
tiene anche parti che risalgono ad epoche
precedenti: ellenistica, romana e dei moschea all’epoca del sultano al-Nâsir
primi secoli dell’Islam così come altre Muhammad Ibn Qalâwûn, in base a quan-
parti più recenti, riconducibili all’epoca to riporta l’iscrizione che si trova ancora
ottomana. oggi sul muro orientale della sala della
La pianta della cittadella ricorda un ret- moschea. Sulla stessa parete v’è un’ulte-
tangolo irregolare delimitato da mura riore iscrizione che fa riferimento alla
imponenti e da cinque alte torri, circon- costruzione di una torre della Cittadella
dato da fortificazioni esterne e da un fos- ad opera dell’emiro ayyubide Mu‘addam
sato. L’accesso avviene attraverso la porta ‘Îsâ nel 610/1213-1214. Nessuna di que-
esterna orientale che venne aggiunta per ste iscrizioni si trova nella collocazione
ordine del sultano ottomano Solimano il originaria. Questa moschea è stata restau-
Magnifico nel 939/1532-33, come atte- rata su ordine del sultano ottomano Soli-
sta l’iscrizione che la sormonta. Questo mano il Magnifico nel 938/1531-32, che
ingresso conduce, tramite un ponte di fece aggiungere un mihrâb, un elegante
legno che attraversa il fossato esterno, alle minbar e un minareto. Il minareto attuale,
mura difensive e poi, tramite un ponte in a sezione circolare, è stato restaurato ai
pietra sul fossato interno, alla porta inter- tempi di Muhammad Pasha, governatore
na principale. Quest’ultima è sormonata di Gerusalemme, nel 1065/1655.
da una cornice di pietra che con molta M.H.
91
I MANOSCRITTI DELLA BIBLIOTECA DELLA MOSCHEA AL-AQSA

Yusuf Natsheh

La Palestina fu, dalla conquista islamica conosciuta come “Moschea delle donne”,
sino al periodo ottomano, uno dei princi- a est della sala orientale del Museo
pali centri del sapere e ciò grazie alla pre- islamico.
senza della moschea al-Aqsa e delle nume- I manoscritti risalgono alle epoche mame-
rose madrasa erette tutt’intorno al Haram lucca e ottomana, i più antichi al VII/XIII
al-Sharîf. Lo testimonia il fatto che molti secolo. Riguardano svariati argomenti:
sapienti visitarono e si stabilirono a Geru- scienze collegate allo studio della Legge
salemme, che molti circoli d’artisti vi si divina comprendenti l’ortoepia, il com-
diffusero, che avesse un grande impulso lo mento del testo sacro, le scienze della
studio e l’insegnamento del diritto, dei Tradizione e della terminologia sacra, i
commentari coranici, delle tradizioni pro- fondamenti della religione, il sufismo, l’e-
fetiche, della lingua, della poesia e di altre tica e il diritto, i quattro riti sunniti, la
scienze linguistiche e religiose. Numerosi lingua e la letteratura araba, la storia, la
eruditi locali e provenienti da varie parti logica, l’astronomia, la matematica.
del mondo musulmano vi composero le Nonostante i notevoli sforzi del direttore
loro opere, favorendone la diffusione. della biblioteca per conservare questi
Alcuni studiosi vi recavano le loro opere manoscritti, che vengono vaporizzati due
manoscritte dalle capitali del mondo isla- volte l’anno, essi soffrono dell’umidità e
mico come Il Cairo, Damasco, Baghdad, necessitano pertanto di un’opera di
La Mecca e Medina. Con il passare del manutenzione periodica come pure di un
tempo molte istituzioni pubbliche si dota- accurato restauro. A questo scopo, la fon-
rono di biblioteche proprie, che si anda- dazione di beneficenza, in accordo con
rono ad affiancare a quelle private. Tra le l’Amministrazione dei Waqf e degli Affa-
biblioteche più prestigiose vi sono senza ri Islamici, ha stabilito di avviare un pro-
dubbio quelle della moschea al-Aqsa, della getto per insediare un moderno centro
Cupola della Roccia e quella dello shaykh per la conservazione e il restauro dei
Muhammad al-Khalîlî. manoscritti. Attualmente il progetto è in
Purtroppo, a causa delle tante calamità fase di realizzazione e il centro avrà sede
che colpirono la città, un numero consi- nella Madrasa al- Ashrâfiyya, che sino agli
derevole di manoscritti è andato disper- inizi del 1421/2000 è stata sede della
so, oppure distrutto o rovinato; il Consi- Biblioteca al-Aqsa: i due organi operano
glio superiore islamico, nel 1340/1923, insieme all’Istituto per l’Arte e il Restauro
decise di fondare una nuova biblioteca per di Firenze, sotto il patrocinio dell’UNE-
custodire i manoscritti e le raccolte che SCO. Numerosi sono inoltre i restaura-
erano sopravvissute. Questa biblioteca tori volontari che si recano a Gerusalem-
venne prima trasferita nella moschea al- me per contribuire al restauro di questi
Aqsa e poi in quella che in seguito sarà manoscritti.

92
IL SISTEMA IDRAULICO DELL’HARAM AL-SHARÎF

Yusuf Natsheh

L’acqua è citata spesso nel Corano: “E dal- nella maggior parte dei casi hanno una
l’acqua abbiamo fatto germinare ogni cosa base circolare in pietra, in altri casi in
vivente” (XXI, 30). La penuria d’acqua ha marmo e spuntano direttamente dal
sempre costituito un problema per Geru- suolo; in altri casi ancora sono affiancati
salemme e la Palestina, e la sua presenza da una vasca in pietra oppure sono sor-
ha sempre assunto un ruolo fondamentale montati da una cupola o da un sabîl. Intor-
nella scelta del luogo in cui stabilire gli no ad alcuni di essi sono sorte delle leg-
insediamenti. Essendo ‘Ayn Silwân l’uni- gende, come quella del pozzo della Foglia
ca sorgente d’acqua, Gerusalemme si svi- che deriva il proprio nome dal racconto
luppò intorno ad essa. L’utilizzo dell’ac- di un uomo che, calatosi nel pozzo alla
qua per compiere i doveri di purificazione ricerca della sua secchia, vi trovò casual-
(l’abluzione) cui è tenuto ogni musulma- mente, nella parte inferiore, una porta
no prima delle cinque preghiere giorna- che conduceva a un giardino incantato in
liere, ha fatto sì che questa assumesse cui entrò e colse una foglia da un albero.
un’importanza straordinaria anche dal Questi pozzi, alimentati dalla pioggia, for-
punto di vista religioso. nivano acqua non solo per i visitatori del
L’Haram al-Sharîf, essendo sacro per l’islam Haram al-Sharîf, ma anche per gli abitan-
in quanto luogo in cui si compì il viaggio ti di Gerusalemme. Tuttavia nei periodi di
notturno e l’ascensione al cielo del Profeta, siccità pare che non fossero sufficienti e fu
ha attratto sin dai primordi dell’epoca isla- così che per l’approvvigionamento idrico
mica, ed attrae ancora, un grandissimo ci si rivolse alle sorgenti a sud di Gerusa-
numero di visitatori da tutte le parti del lemme, nei pressi del villaggio di Irtas, già
mondo islamico, in particolare nel mese di sfruttate in epoca romana. Le acque ven-
Ramadan e in occasione delle festività reli- nero canalizzate verso l’Haram attraverso
giose. Fin dall’inizio s’impose pertanto l’e- un acquedotto (chiamato Qanat al-Sabîl)
sigenza di conservare l’acqua per consenti- che le riversava all’interno di alcune
re ai pellegrini l’adempimento dei loro riti. cisterne fatte costruire dal sovrano al-‘Âdil
E’ per questo che vennero intrapresi tre all’estremità occidentale dell’Haram. L’ac-
grandi progetti idraulici: il primo consiste- quedotto venne restaurato più di una volta
va nello scavo e nell’allestimento di una serie dai mamelucchi, tra gli altri dall’emiro
di pozzi e cisterne nell’Haram; il secondo Tankîz e dal sultano Qâytbây.
nella costruzione di condotte che partivano È giunta, inoltre, ai giorni nostri una serie di
dalle vicine sorgenti d’acqua giungendo sino sabîl fatti costruire in periodo ayyubide e
all’Haram; infine il terzo nella costruzione mamelucco sull’Haram. Tra questi ricordia-
di una serie di fontane pubbliche (sabîl) sulla mo la cisterna di al-Mu‘addam ‘Îsâ, il sabîl di
spianata e lungo le strade ad essa adiacenti. Sha‘lân, quello di Ibrahim al-Rûmî, ma il più
Le fonti riferiscono, a proposito dei famoso e il più bello rimane quello di
pozzi, che il loro numero ammontava tra Qâytbây, di fronte alla Madrasa al-Ashrâfiyya.
i 22 e i 37, sparsi tra la Cupola della Roc- In epoca ottomana, su ordine di Solimano il
cia e gli spazi dell’Haram al-Sharîf. La Magnifico, i sabîl vennero costruiti seguen-
profondità e le dimensioni dei pozzi varia- do nuovi modelli stilistici. All’interno del
no tra loro: alcuni sono di modeste Haram e intorno al suo ingresso principale
dimensioni altri sono molto più grandi e costui ne fece erigere sei: si tratta di sabîl a
talvolta hanno una capacità di circa dieci muro ma tuttavia continuarono ad essere
milioni di galloni. Questi pozzi sono costruiti sabîl secondo lo stile mamelucco e
osservabili durante la visita all’Haram e il Qanat al-Sabîl continuò a funzionare.
93
PERCORSO II

Le fondazioni sufi a Gerusalemme


Yusuf Natsheh

II.1 GERUSALEMME
II.1.a Khanqa al-Duwâdariyya
II.1.b Zâwiya al-Khalwâtiyya (al-Hamrâ’)
II.1.c Khanqa al-Mawlawiyya
II.1.d Zâwiya al-Qâdiriyya (al-Afghâniyya)
II.1.e Ribât Bayram Jâwish
II.1.f Ribât al-Mansûrî
II.1.g Complesso Sultân Khassâkî

I sûq
Porte e fortificazioni della città vecchia

Zâwiya
al-Khalwâtiyya,
minareto,
Gerusalemme.

95
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II

Gerusalemme

“Nostro Protettore e Consolatore” è un crociata, tuttavia le fondazioni più antiche


appello e una supplica a Dio da parte dei a noi note risalgono all’epoca ayyubide.
devoti che gli chiedono di allontanare da Nonostante le differenze intrinseche
loro le disgrazie e di sanarli dalle malattie – dovute alle influenze artistiche del
e dalle infermità. Anche se comune a tutti momento –, il “convento” sufi, sia che
i credenti, quest’invocazione è, dopo l’a- venisse chiamato zâwiya, khanqa, ribât,
dorazione di Dio, il cuore della filosofia dal punto di vista architettonico era costi-
sufi: la via verso il bene supremo. Questa tuito da un insieme di celle che garantiva-
espressione è stata scelta come titolo del no ai religiosi la possibilità di isolarsi; una
secondo percorso per introdurre alla visi- grande sala per i momenti comunitari
ta delle fondazioni sufi di Gerusalemme. come la recita del dhikr e le sedute misti-
Il sufismo ha attraversato diverse fasi sto- che; una piccola moschea (non sempre
riche: inizialmente le sedi dei mistici e dei presente, però) per le preghiere rituali,
loro discepoli erano le moschee e le abi- per le orazioni, per le lezioni e per la
tazioni private; in seguito, con la loro veglia; una modesta cucina; i servizi. Spes-
maggiore diffusione, si rese indispensabi- so all’edificio era annesso anche un mina-
le la presenza di una sede appropriata, reto, strumento importante per annun-
con un preciso ordinamento. I primi sin- ciare le attività della zâwiya al vicinato (in
tomi di questo sviluppo si avvertirono, un certo senso una “propaganda” del pen-
per quanto concerne Gerusalemme, in siero sufi); un piazzale aperto, parte del
epoca ayyubide, mentre la vera nascita e quale costituito da un piccolo giardino con
diffusione dei loro “conventi” si ebbe nei alberi e fiori; infine una cisterna per l’ac-
periodi mamelucco e ottomano. L’edifi- qua. Le condizioni e le incombenze di
co che li ospitava veniva chiamato in vari queste istituzioni, come pure i loro rap-
modi: zâwiya, parola di origine araba, ma porti con l’autorità giudiziaria, erano
anche khanqa, parola di origine persiana, regolati nell’atto di donazione del waqf: vi
e ribât. Qualsiasi fosse il termine usato a comparivano clausole riguardanti le ren-
definire l’edificio in cui abitavano i sufi, dite, le spese, i salari, le necessità e le fun-
non v’era molta differenza per quanto zioni di coloro che vi erano impiegati.
concerneva la struttura architettonica,
amministrativa e finanziaria.
Questo percorso comprende otto luoghi II.1 GERUSALEMME
rappresentativi dei diversi ordini sufi, la
maggior parte dei quali risalenti al perio-
do ottomano, perché durante quest’epo- II.1.a Khanqa al-Duwâdariyya
ca grande era stata la diffusione del sufi-
smo, mentre in quella mamelucca era A sud della Madrasa al-Salâmiyya, all’incro-
andata declinando, privata dei waqf con cui cio di Tarîq Bâb al-‘Atm e Tarîq al-Mujâhidîn.
veniva garantita l’esistenza delle fondazio- Attualmente è molto difficile visitarla interna-
ni. Nelle fonti viene segnalata la presenza mente perché è occupata da una scuola priva-
di gruppi sufi prima della dominazione ta. Al visitatore occorre un po’di tempo perché
96
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme

l’occhio possa abituarsi all’oscurità del luogo e


apprezzare quindi la bellezza delle decorazio-
ni dell’ingresso e della facciata occidentale.

La Duwâdariyya, conosciuta in base alla


iscrizione commemorativa come Dâr al-
Sâlihîn (“casa delle virtù”), e che fino a
poco tempo fa veniva chiamata madrasa
al-Bakriyya (con riferimento ad Abû Bakr,
primo califfo “ben guidato”), deriva il suo
nome originario, al-Dawâdariyya, dal suo
fondatore, l’emiro ‘Alam al-Dîn Abû
Mûsâ al-Dawadâr. Fu una delle principa-
li istituzioni dell’epoca mamelucca rette
da grandi emiri. L’emiro ‘Alam al-Dîn
ebbe l’incarico di amministrarla: aveva
rivestito incarichi importanti nel corso
della sua vita, nell’amministrazione, nella
difesa e nell’educazione, tutti svolti al
servizio di sultani mamelucchi come
Baybars (658/1260-686/1277) e al-Nâsir
Muhammad Ibn Qalâwûn, che regnò
meno di tre mesi. Di ‘Alam al-Dîn, d’al-
tro canto, sono noti il legame con il sufi-
smo e il mecenatismo nei confronti dei
letterati: la sua casa era stata paragonata a
una moschea.
Dall’iscrizione che sovrasta la porta d’in- rente le vennero attribuite ampie dota- Khanqa
al-Duwâdariyya,
gresso si evincono informazioni impor- zioni, tra cui il villaggio di Bir Nabala a entrata, Gerusalemme.
tanti sulla datazione, sui motivi della nord di Gerusalemme, il villaggio di Hajla
costruzione dell’edificio e sulle sue risor- nei pressi di Gerico, e un certo numero
se economiche. L’iscrizione riporta che di terreni sparsi tra Gerusalemme, Nablus
la khanqa era stata fondata nel 695/1295- e Beisan.
96 al fine di accogliere 30 sufi tra arabi e La Duwâdariyya si distingue per l’origi-
stranieri, dei quali 20 celibi e 10 sposati, nalità della struttura architettonica: il suo
e per ospitare viaggiatori per un massimo unico ingresso che si apre sulla facciata
di dieci giorni. Qui si insegnavano il occidentale è un vero capolavoro, simile
hadîth, il Corano e il diritto musulmano ad esempi visibili a Damasco. E’ stato
in base agli insegnamenti della scuola sha- costruito con sequenze di mattoni rossi e
fiita. Per assicurare una lunga vita a que- bianchi (ablaq) sino al punto in cui inizia
sta khanqa e per garantirle denaro cor- la volta che sormonta l’ingresso dall’in-
97
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II

Gerusalemme

to con grandi lastre di pietra. Il cortile è


delimitato a nord da piccole celle dove
solevano abitare i sufi, mentre sul lato sud
è delimitato da una grande stanza di pian-
ta rettangolare composta da tre parti.
Sulle due parti laterali verso l’esterno si
aprono due finestre, ciascuna delle quali
con un davanzale sormontato da un arco
ribassato decorato da mosaici. Sopra la
volta c’è una finestra circolare. La parte
centrale consta invece di un ingresso
monumentale che conduce all’interno
della sala che serve da luogo per studiare
il hadîth e il Corano e come luogo di riu-
nione per gli adepti residenti nella khanqa.

II.1.b Zâwiya al-Khalwâtiyya


(al-Hamrâ’)

A nord della città vecchia, a ovest della strada


che conduce al minareto al-Hamrâ’(minareto
rosso) vicino a Tarîq al-Bastamî. E’ possibile
visitarla previo permesso degli amministratori.
I momenti migliori sono quelli che precedono
la preghiera di mezzogiorno e quella del pome-
riggio.

Nonostante la confraternita (tarîqa) sufi


Zâwiya terno. Sovrasta l’apertura dell’ingresso della Khalwâtiyya con molta probabilià
al-Khalwâtiyya, un architrave in pietra seguito imme-
minareto,
fosse rappresentata a Gerusalemme sin
Gerusalemme. diatamente da un arco leggero ornato di dall’epoca mamelucca, la fondazione della
mosaici. Sopra l’arco v’è l’iscrizione e zâwiya è riconducibile agli inizi dell’epoca
tre sequenze di muqarnas in pietra. Le ottomana, nel 939/1532-33, come indi-
muqarnas che ornano la nicchia che ca un atto di donazione registrato presso
corona l’entrata sono precedute da dua il Tribunale religioso di Gerusalemme, nel
archi a sesto acuto, a loro volta prece- quale si parla di una rendita fondiaria in
duti da un arco decorato con mosaici varie zone di Gerusalemme a favore della
colorati. zâwiya e di coloro che la abitavano.
L’ingresso conduce direttamente a un L’edificio viene fatto risalire allo shaykh
cortile rettangolare coperto e pavimenta- ‘Alâ’ al-Dîn Abû Hasan, che era registrato
98
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme

tra gli appartenenti della confraternita della è coltivato con piante e rose. Il minareto si
Khalwâtiyya. Si ritiene che lo shaykh fosse trova sul lato nord-orientale del cortile
tra i sufi che più attiravano discepoli a coperto, dove si leva separatamente anche
Gerusalemme nel X/XVI secolo: veniva la moschea attuale, fondata in epoca recen-
infatti soprannominato “esempio dei ben te, alla fine del XIII/XIX secolo. Questo
guidati e quintessenza dei santi eremiti”. minareto si staglia per circa 18 metri ed è
Gli appartenenti a quest’ordine, in parti- costruito in pietre bianche che tendono ad
colare la discendenza dello shaykh ‘Alâ’, ingrigirsi per via degli agenti atmosferici;
svolsero un ruolo fondamentale nella vita a queste pietre si intervallano alcune di
sociale e religiosa di Gerusalemme. Alcu- colore rosso. Il minareto possiede una base
ni di costoro ebbero incarichi di cancelle- quadrata su cui poggia un fusto cilindrico
ria, in modo particolare quelli connessi affusolato. La balconata circolare del mina-
all’ammistrazione della zâwiya e delle reto, dove il muezzin chiamava cinque volte
donazioni. ‘Abd al-Qâdir Shalabî fu ammi- al giorno i credenti alla preghiera, poggia
nistratore del waqf di Bayram Jâwish. su una cornice di muqarnas ed è sovrastata
Il comportamento ascetico e devoto dello da una cupola con una tettoia per riparare
shaykh ‘Alâ’ attirò l’attenzione di emiri il muezzin dal sole e dalla pioggia.
influenti, tanto che questi ultimi presero
sotto la propria egida lo shaykh e la zâwiya,
donando loro terreni e beni immobili: è II.1.c Khanqa al-Mawlawiyya Zâwiya
quanto fecero per esempio Hâji Bek e al-Khalwâtiyya,
minareto, particolare
Qâsim Bek, governatori rispettivamente A nord della città vecchia, leggermente a nord decorativo,
di Nablus e Safed nella prima metà del del Tarîq al-Mawlawiyya, racchiusa tra la stra- Gerusalemme.
secolo X/XVI.
Oggi non rimane che la parte sinistra del-
l’edificio originario: sono scomparse le
celle (khalwâ), la moschea originaria, il
salone delle cerimonie ed altri servizi
come il mulino e il laboratorio di tessitu-
ra che facevano parte del waqf. La super-
ficie odierna è molto più piccola rispetto
a un tempo, quando i possedimenti e i ser-
vizi della zâwiya si estendevano a sud sino
al termine della strada, ovvero sino a quel-
l’edifico oggi noto erroneamente con il
nome di moschea dello shaykh Rihân.
Ciononostante, quel che rimane della
zâwiya, ovvero il cortile e il bel minareto,
lascia intuire lo splendore di un tempo.
L’attuale cortile è rettangolare, al suo
interno vi sono un pozzo e dei servizi, ed
99
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II

Gerusalemme

da del minareto rosso a est e la strada princi- venne ampliato diventando sede della con-
pale del quartiere Sa‘diyya a ovest. E’possibi- fraternita sufi della Mawlawiyya. Que-
le visitarla tutto il giorno previa autorizza- st’ordine di religiosi è legato al celeberri-
zione dei residenti e di coloro che si trovano mo sufi Jalâl al-Dîn al-Rûmî, sepolto a
nella sala inferiore, se aperta. Konya, in Turchia. I suoi adepti sono rico-
noscibili perché indossano il tipico alto
Le unità architettoniche della Maw- copricapo e perché le loro sedute sono
lawiyya risalgono a periodi diversi. La fac- accompagnate da musiche e danze. La con-
ciata a livello della strada è di epoca cro- fraternita ha avuto grande vitalità a Geru-
ciata o di poco prima, la sala della salemme fino alla prima metà del secolo
moschea è senza dubbio del periodo cro- XIV/XX: successivamente è iniziato il suo
ciato; vi sono numerose unità abitative al declino e molte stanze di servizio sono
secondo piano risalenti al periodo mame- state trasformate in abitazioni. Tuttavia le
lucco, mentre il minareto e la sala delle preghiere quotidiane si svolgono ancora
udienze datano al X/XVI secolo. nella sua moschea e dal suo minareto risuo-
La funzione di questo luogo è sempre stata na ancora il richiamo alla preghiera.
religiosa, sia quando era una chiesa al Molti emiri sono noti per avere sostenu-
tempo dei crociati (Sant’Agnese) sia quan- to e aiutato lo sviluppo della khanqa, il più
do venne convertita in moschea. Questa famoso dei quali è al-Karâm Khadawrî
Khanqa
al-Mawlawiyya, funzione divenne ancora più evidente meglio noto come Abû Sayfîn, governa-
entrata, Gerusalemme. quando, in epoca ottomana, l’edificio tore di Gerusalemme nel 995/1586-87,
che aggiunse all’edificio il terzo piano,
composto da una sala delle udienze ove si
riunivano i sufi per la cerimonia dell’in-
vocazione e dell’adorazione del nome di
Dio. Khadawrî dotò generosamente la
Mawlawiyya di circa 500 monete d’oro.
Il waqf produsse grandi benefici alla con-
fraternita durante il XI/XVII secolo, una
volta compensati gli impiegati e pagate le
opere di ordinaria manutenzione: il per-
sonale contava un responsabile del waqf,
un imâm, uno shaykh, un recitatore cora-
nico, un muezzin, un addetto alla stesura
dei tappeti, uno all’accensione delle lam-
pade e un portinaio.
L’edificio possiede a ovest una facciata
semplice, nella cui parte sinistra si apre
una porta che conduce a una grande sala
rettangolare, riaperta e restaurata in
epoca recente. Al centro di essa v’è una
100
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme

porta che conduce tramite una successio-


ne di gradini a un cortile coperto di
forma irregolare, attorno al quale sono
distribuite le varie unità della khanqa. La
moschea della khanqa, nella parte setten-
trionale del cortile, ha una sezione ret-
tangolare ed è costituita da tre navate, di
cui quella centrale più ampia, sormonta-
te da volte a vela poggianti su due file di
grandi pilastri. Quando la sala venne tra-
sformata in moschea venne aggiunto il
mihrâb al centro del muro meridionale. Il
minareto confina con l’angolo meridio-
nale della moschea, ove poggia una gran-
de e imponente base. Il corpo del mina-
reto è cilindrico sul modello dei minareti
ottomani a punta di matita, anche se in
questo caso è meno slanciato e vi prevale
l’impronta architettonica locale. Nel cor-
tile v’è la tomba dello shaykh ‘Alî, uno dei
fondatori dell’ordine della Mawlawiyya,
a sud della quale v’è un ambiente, con il
pavimento più ribassato rispetto a quello
della corte, dove si trovano le tombe di
tre personaggi importanti della confra-
ternita. La stanza delle udienze si affaccia
su Gerusalemme e sopra l’ingresso v’è
un’iscrizione commemorativa contenen- visitarla occorre l’autorizzazione dello shaykh Zâwiya al-Qâdiriyya,
te la data di costruzione e il nome del fon- della zâwiya. facciata principale,
Gerusalemme.
datore. Il viaggiatore sufi ‘Abd al-Ghâni
al-Nabulsî visitò la Mawlawiyya lasciando E’ facile identificarla perché si tratta del-
una vivida descrizione del luogo, delle l’unico edificio sul lato nord di Tarîq
cerimonie e della musica eseguita in Barqûq che spicca per la sua facciata. La
onore della sua visita. Qâdiriyya deve il suo nome allo shaykh
‘Abd al-Qâdir al-Jilânî, fondatore e
guida della confraternita sufi in tutto
II.1.d Zâwiya al-Qâdiriyya l’orbe islamico. Oggi questa zâwiya è
(al-Afghâniyya) conosciuta come “zâwiya al-Afghaniya”,
per la presenza di un gruppo di afghani
In Tarîq Barqûq, all’altezza di Bâb al-Ghawâ- residenti a Gerusalemme che l’ammini-
nima, una delle porte del Haram al-Sharîf. Per strano.
101
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II

Gerusalemme

Ribât Bayram Jâwish,


primo piano,
Gerusalemme.
‘Abd al-Karîm al-Afghânî, con il quale si
intrattengono almeno due volte alla setti-
mana, oltre che al venerdì.
Fu fatta erigere da Muhammad Pasha,
governatore di Gerusalemme, nel
1047/1632-33. Costui era un famoso
mecenate e diede notevole impulso all’ar-
chitettura e alle arti: amando profonda-
mente questa città, dopo essersi ritirato
dalla vita pubblica vi andò a risiedere.
Muhammad Pasha destinò alla confrater-
nita una grande quantità di denaro per le
spese correnti e per garantire il futuro
dell’istituzione: volle che il denaro fosse
investito in attività commerciali e che i
benefici annuali fossero destinati alla
zâwiya.
La zâwiya della Qâdiriyya ha due facciate
esterne, la prima, a ovest, massiccia, priva
di aperture ad eccezione di alcune fine-
strelle; la seconda, a sud, è la facciata
principale, sulla quale si apre l’unico
ingresso. Al primo sguardo questo ingres-
so con un arco a sesto acuto appare molto
modesto, specie se paragonato a quello
della Duwâdariyya. L’ingresso alla zâwiya
è rialzato rispetto al livello della strada e
lo si raggiunge dopo aver salito tre gradi-
ni: è circondato da una mastaba di pietra
su entrambi i lati, ed è sormontato da
un’iscrizione commemorativa nella quale
compare il nome della zâwiya, quello della
confraternita, il nome del fondatore e la
data di costruzione della stessa.
L’ingresso conduce, attraverso uno stret-
to passaggio, a un cortile coperto di
Ribât Bayram Jâwish, La zâwiya è notevole in quanto ha mante- forma rettangolare irregolare, la maggior
piano terra,
Gerusalemme.
nuto la struttura architettonica originaria parte del quale è occupata da file d’albe-
e perché continua a svolgere la sua fun- ri e piante di vario genere, proprio come
zione religiosa: infatti molti vi si recano, descritto nell’atto di donazione di quat-
soprattutto per incontrare l’attuale shaykh tro secoli fa. Tale cortile è limitato a sud
102
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme

e a ovest da undici celle per gli apparte- ro di grande abbondanza. Bayram si distin-
nenti alla confraternita, mentre sul lato se anche per la costruzione della Mawar-
nord si trovano i servizi della zâwiya e la diyya e provvide ai restauri di due
sala per le riunioni dei sufi, quest’ultima hammâm del waqf del complesso Sultân
composta da due piani: il pianterreno, Khassâkî; chiamò degli architetti per
originale, e quello superiore, d’epoca restaurare un canale e commerciò sapo-
posteriore, ove risiede lo shaykh. V’è ne, zucchero, beni immobili e terreni sia
anche una moschea, a oriente rispetto in Palestina che in Siria. Si recò in Egitto
all’ingresso, su un livello leggerermente per reclutare gli architetti addetti al can-
rialzato. tiere delle mura di Gerusalemme, con
molta probabilità su commissione di
Muhammad al-Naqqâsh, sovrintendente
II.1.e Ribât Bayram Jâwish alla costruzione delle mura. Inoltre fece
costruire una casa per sé, un orfanotrofio
Il ribât si trova nei pressi dell’angolo sud-occi- e l’edificio che ci accingiamo a visitare.
dentale dell’incrocio tra Tarîq ‘Aqâbat al- Il ribât di Bayram Jâwish possiede due fac-
Takiyya, Tarîq Bâb al-Nâdir e Tarîq al-Wâdî. ciate. Su quella settentrionale si apre l’in-
E’ molto difficile visitarlo poiché è ormai adi- gresso principale che si affaccia su Tarîq Ribât Bayram Jâwish,
bito a residenza e a corsi di studio. ‘Aqâbat al-Takiyya, mentre l’altra, a est, entrata, Gerusalemme
(© Sonia Halliday
è su Tarîq al-Wâdî. L’edificio attuale del Photographs,
L’iscrizione commemorativa posta sul- ribât è composto da tre livelli, il primo e foto D. Silverman).
l’ingresso ricorda che il 20 rabî‘ al-awwal
947/25 luglio 1540 venne terminata la
costruzione del ribât e che l’emiro Bay-
ram Jâwish Ibn Mustafa fu colui che lo
fece costruire per offrire ospitalità ai
poveri.
Nonostante a proposito di Bayram Jâwish
si abbiano solo notizie desunte dai docu-
menti registrati presso il tribunale di
Gerusalemme, è possibile tracciare una
descrizione abbastanza esauriente di que-
sta personalità così importante per la sto-
ria della città nel secolo X/XVI. Bâirâm
ricoprì una serie di importanti incarichi
sia dal punto di vista militare sia da quel-
lo civile: tra le sue mansioni, per fare
qualche esempio, vi fu quella di ammini-
stratore del complesso di Sultân Khassâkî,
che gestì in maniera oculata e onesta,
tanto che le casse del complesso godette-
103
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II

Gerusalemme

II.1.f Ribât al-Mansûrî

A sud di Bâb al-Nâdir nei pressi dell’ingresso


del Haram al-Sharîf. La visita è possibile
durante le ore diurne.

Il ribât risale al periodo mamelucco e la


sua datazione a quest’epoca è certa grazie
all’iscrizione commemorativa che è anco-
ra conservata nella parte superiore del
muro meridionale dell’ingresso: fu il sul-
tano al-Mansûr Qalâwûn a ordinarne la
costruzione, nel 681/1282-83, per ospi-
tare i pellegrini che giungevano a Geru-
Ribât Bayram Jâwish, il secondo originali, risalenti cioè ai tempi salemme e per i poveri della città.
facciata interna,
Gerusalemme
di Bayram, mentre il terzo è stato aggiun- Qalâwûn fu uno dei sultani mamelucchi
(© M. Hamilton to posteriormente, in epoca imprecisata. più celebri, committente di innumerevo-
Burgoyne). Il primo livello contiene, dopo l’ingres- li edifici in Egitto e in Siria, dove regnò
so, un piccolo passaggio rettangolare che (678/1279-689/1290), dopo il sultano
conduce a un cortile coperto delimitato a Baybars. Fu un mecenate molto attivo
Ribât al-Mansûrî,
veduta dell’entrata nord, a est e a sud da celle per i poveri e oltre che al Cairo anche nelle città sante
dall’esterno, i sufi. Il secondo livello è composto da un di Gerusalemme e Hebron. In quest’ulti-
Gerusalemme piccolo cortile coperto e infine, attraverso ma, tra le altre cose, fece erigere un ribât
(© Sonia Halliday e un ospedale: alcuni di questi edifici non
Photographs, un corridoio, si raggiunge il terzo, costi-
foto D. Silverman). tuito da sei celle e da una sala tripartita. hanno purtroppo resistito al tempo.
Non siamo in possesso di documentazio-
ne sull’attività amministrativa e sociale,
solitamente indicata nel registro del waqf,
ma poiché l’edificio fu fondato dalla più
alta personalità della dinastia mamelucca,
grazie ad un’accurata ricerca da parte
degli archivisti è stato possibile appurare
che a favore di questo ribât venne stanzia-
ta una serie di beni immobili in varie zone
della Palestina, fatto che rese possibile il
perpetuarsi delle sue funzioni per tutta
l’epoca mamelucca sino a quella ottoma-
na. Alla fine di quest’ultimo periodo vi si
stabilì un gruppo di musulmani sudanesi
trasferitisi a Gerusalemme, che continua-
no ancor oggi a risiedere nel ribât; è pos-
104
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme

Ribât al-Mansûrî,
interno, Gerusalemme
(© Sonia Halliday
Photographs,
foto D. Silverman).
sibile incontrarne qualcuno seduto davan-
ti all’ingresso. Costoro sono in linea di
massima molto socievoli e salutarli è un
buon modo per ottenere il permesso di
visitare alcuni locali del ribât. L’edificio è
stato in seguito adibito a prigione e que-
sto spiega come mai venga chiamato “pri-
gione del ribât”.
La facciata dà su Tarîq Bâb al-Nâdir ed è
composta da due livelli: quello superiore
che risale all’epoca ottomana e quello
inferiore originario del periodo mame-
lucco. E’ ancora possibile osservare la bel-
lezza di questa facciata con la sua succes-
sione di finestre, i diversi colori delle
pietre usate (schema ablaq), il grande arco
a sesto acuto che precede l’ingresso, la
cornice decorativa, l’arco superiore deco-
rato con fregi.
La struttura interna riflette la funzione
originaria. Il ribât contiene tre unità
architettoniche fondamentali: l’ingresso
monumentale rettangolare con il pavi-
mento in pendenza, rivestito di grandi
lastre in pietra, sui cui lati orientale e
occidentale si ha una grande mastaba in
pietra, con volte, mentre sulla parete
meridionale v’è l’iscrizione cui si è già
accennato. La seconda unità architetto-
nica è costituita da una grande sala ret-
tangolare, a est del precedente ingresso,
raggiungibile tramite un passaggio. Que- le coperto, a ovest dell’ingresso del ribât, Ribât al-Mansûrî,
costeggiato da una successione di stanze facciata interna,
sta sala principale è divisa in due ambien- Gerusalemme
ti da una successione di arcate poggianti e celle di varie dimensioni, una delle (© The Creswell
su quattro colonne. Non v’è alcun dub- quali contiene una tomba. In questi sem- Archive, Department
bio che questa sala abbia ospitato nume- plici locali ha alloggiato nel corso dei of Eastern Art,
Ashmolean Museum,
rosi pellegrini che giungevano a Gerusa- secoli un grande numero di studenti, di Oxford).
lemme da ogni parte dell’orbe poveri di Gerusalemme e del mondo
musulmano, mentre attualmente ospita musulmano in generale. Ciò che colpisce
attività culturali. La terza unità architet- è che queste stanze attorno al cortile del
tonica è costituita da un immenso corti- ribât continuano a fungere da abitazione
105
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II

Gerusalemme

bat al-takiyya che unisce Tarîq Khân al-Zayt


a ovest di Tarîq Bâb al-Nâdir a est.
La visita esterna è possibile solo nelle ore diur-
ne, mentre per quella interna bisogna rivolgersi
ai responsabili che si trovano presso l’ingresso
meridionale.

La costruzione del complesso richiese


circa quattro anni (959/1552-963/1556)
ed è non solo la fondazione benefica più
grande e più vasta di Gerusalemme, bensì
di tutta la Palestina.
Per via della sua grandezza il complesso
possiede due ingressi: quello settentrio-
Complesso Sultân per molti discendenti delle confraterni- nale, situato su Tarîq ‘Aqâbat al-Takiyya
Khassâkî, Tomba e te che hanno scelto di vivere a Gerusa-
Palazzo al primo
– ove con takiyya, nel dialetto di Gerusa-
piano, Cupola della lemme. A causa delle difficili condizioni lemme si intende una mensa gratuita – e
Roccia con il monte sociali e delle restrizioni economiche che quello meridionale, che si affaccia su Tarîq
degli Ulivi, stanno vivendo gli abitanti della città, il ‘Aqâbat al-Sarâya – ove con sarâya si
Gerusalemme
(© Sonia Halliday
cortile ha subito brutte aggiunte moder- intende la sede del governatore o wali, in
Photographs, ne che lo hanno deturpato, privandolo riferimento alla sede del governatorato
foto D. Silverman). del passato splendore. ottomano prima del Mandato britannico.
Complesso Sultân Questo edificio risale, come indica il suo
Khassâkî, entrata nord nome, a Roxelana, moglie di Solimano il
(veduta laterale con la II.1.g Complesso Sultân Khassâkî Magnifico (926/1520-974/1566), meglio
strada), Gerusalemme
(© Sonia Halliday
conosciuta come Haseki Hürrem ovvero “la
Photographs, Nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, ridente”, “la gioiosa”, ma che è nota nelle
foto D. Silverman). al centro del lato meridionale di Tarîq ‘Aqâ- fonti ottomane come Sultân Khassâkî “la
favorita del sultano” o “l’amata dal sultano”.
Sultân Khassâkî elargì in beneficenza molte
donazioni, tra cui le entrate provenienti di
circa trenta borghi e villaggi palestinesi. A
questi villaggi, ai loro prodotti e ai loro ter-
reni si affiancarono quattro villaggi, dona-
ti da Solimano il Magnifico subito dopo la
morte della moglie nei distretti di Gaza,
Nablus, Gerusalemme, Sidone e Tripoli.
Il complesso è composto da quattro sezio-
ni, alcune delle quali sono sopravvissute.
Tra le parti e gli annessi che lo costituiva-
no v’erano:
106
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme

1. il grande caravanserraglio per dare allog-


gio a mercanti e viaggiatori, composto da
un imponente ingresso su di un corridoio
costeggiato da piccoli ambienti. Un pas-
saggio conduce a un cortile coperto
intorno al quale si dispongono, sia a est
che a ovest, delle navate che vanno a
costituire il caravanserraglio stesso.
Entrando dall’ingresso meridionale oggi
è possibile osservare questi ambienti leg-
germente modificati nell’utilizzo e nella
sistemazione.
2. Una moschea dotata di cupole e volte:
oggi non si conosce in maniera precisa il
luogo in cui sorgesse, poiché con molta
probabilità numerose sue parti sono state
distrutte, anche se l’attuale refettorio
degli studenti probabilmente ne era una
parte.
3. Un ribât composto da 55 stanze per
l’alloggio dei sufi, dei poveri e di coloro
che abitavano nei dintorni di Gerusalem-
me. Non si sa dove fosse situato; pare che
la maggior parte delle stanze siano state
distrutte e destinate ad altro uso, ma pro-
babilmente si trovava al posto della tipo-
grafia, a est dell’ingresso meridionale.
4. Una grande cucina provvista di fornace,
mulino, magazzini e una fontana per racco-
gliere l’acqua dolce per i residenti e per
cucinare: ci sono tutti pervenuti e sono ottomani. L’incaricato del waqf veniva Complesso Sultân
Khassâkî, portale
ancora ben visibili, entrando dalla porta set- inviato direttamente da Istanbul e nomi- dell’entrata nord,
tentrionale del cortile coperto e dirigen- nava al suo servizio circa 50 impiegati, Gerusalemme
dosi a est attraverso una rampa di scale. La ciascuno dei quali svolgeva un preciso (© M. Hamilton
cucina, nonostante le donazioni a favore incarico. Tra gli altri, vi erano addetti al Burgoyne).
della fondazione siano decisamente dimi- lavaggio dei bicchieri, alla pulizia del riso,
nuite, continua a offrire quotidianamente due cuochi e tre aiutanti, un responsabi-
una squisita minestra al mattino, e riso con le delle riparazioni e della manutenzione
carne nel mese di ramadan e il martedì. dell’edificio. L’insieme degli stipendi
Provvedevano all’amministrazione della annuali degli impiegati sfiorava i 79.505
fondazione un gruppo di alti funzionari dirham d’argento.
107
I SÛQ

Yusuf Natsheh

Nel Medioevo le città islamiche erano tipicamente orientale. In epoca recente ha


caratterizzate dalla presenza di uno o più iniziato a ospitare negozi di profumi arabi
sûq importanti. Troviamo il Khân al- e orientali, da cui il suo nome attuale di
Khalîlî al Cairo, l’al-Hamîdiyya a Dama- “sûq dei profumieri”; tuttavia la moder-
sco, il sûq al-Safâfîr (dei ramaioli) a Bagh- nizzazione di Gerusalemme ha limitato il
dad, il sûq egiziano a Istanbul e così via. numero di questi negozi, che oggi sono
La particolarità di Gerusalemme risiede ridotti a tre imprese commerciali.
nel possedere più sûq, menzionati nei Paralleli al sûq al-‘Attârîn a ovest e a est,
resoconti dei viaggiatori e degli storici, il quasi una sorta di prolungamento, vi sono
più celebre dei quali è il sûq al-Qattânîn due altri sûq con la stessa struttura archi-
(“il sûq dei cotonieri”, per il quale si veda tettonica: quello occidentale è conosciuto
anche il Percorso III) ma vanno ricordati come sûq al-Lahhamin (“il sûq dei macel-
anche il Khân al-Zayt (“il caravanserraglio lai”) per via dell’elevato numero di bot-
dell’olio di oliva”), al-‘Attârîn (dei spe- teghe che vendono ogni genere di carne,
cie), al-Lahhâmîn (dei macellai), al- mentre mezzo secolo fa gran parte di
Khawajât (dei tessuti). queste botteghe era specializzata nell’ar-
In direzione sud, il sûq al-‘Attârîn che rap- tigianato arabo tradizionale del ferro e del
presenta il prolungamento del Khân al- rame. Celebri per l’abilità in questo set-
Zayt, fa parte di tre sûq consecutivi che tore erano gli armeni. Il sûq orientale, del
datano alle due epoche mamelucca e otto- quale è ancora visibile solo la parte meri-
mana. Parte delle sue fondamenta risal- dionale, è noto come il sûq al-Khawajât
gono invece al periodo crociato ed è stato (“il sûq dei tessuti”) con riferimento ai
dimostrato dagli scavi e dai ritrovamenti negozianti di stoffe e ricami.
archeologici che venne edificato su un Dai tetti di questi tre sûq si può dare uno
mercato risalente alle epoche romana e sguardo d’insieme alla città vecchia con le
bizantina. Questo sûq è coperto da volte sue moschee, chiese e palazzi. I tetti sono
con, alla sommità, aperture per l’area- raggiungibili dalla scala in fondo al Sûq al-
zione e l’illuminazione: quando i raggi del ‘Attârîn. Svoltare leggermente a sinistra,
sole filtrano all’interno colpiscono le per attraversare il Sûq al-Lahhâmîn e poi
merci variopinte esposte nelle botteghe a sud verso il sûq noto come Sûq al-Husûr
infondendo al sûq una magica atmosfera (“il sûq delle stuoie”).

108
PORTE E FORTIFICAZIONI DELLA CITTÀ VECCHIA

Mahmoud Hawari

Bâb al-Maghariba
(porta dei
Maghrebini), situata
nelle mura occidentali,
Gerusalemme
(© Sonia Halliday
Photographs).

Le mura di Gerusalemme sono uno dei Le porte della città precedenti l’epoca
principali monumenti della città e da cen- mamelucca sopravvissero anche in que-
tinaia di anni continuano a mantenere l’a- sto periodo. Lo storico gerosolimita-
spetto originario. Le fortificazioni che no Mujîr al-Dîn al-Hanbalî cita nel
difendevano la città hanno subito parziali 901/1496 nove porte utilizzate ai suoi
distruzioni, ricostruzioni e restauri più tempi: Bâb al-Maghâriba (Porta dei
volte nel corso della storia. L’ultima volta Maghrebini), Bâb Sahyun (Porta di Sion)
in cui sono state gravemente danneggiate – chiamata anche Bâb al-Nabî Dâwud
è stato durante le guerre tra gli Ayyubidi (Porta di David) –, Bâb al-Sir, Bâb al-
e i crociati all’inizio del VII/XIII secolo. Mihrâb, Bâb al-Râhba, Bâb Deir al-Sarb,
Con l’ascesa al potere dei mamelucchi e Bâb al-‘Amûd “porta delle colonne”
l’annientamento dei franchi nel Bilâd al- (Porta di Damasco), Bâb al-Da‘iya, Bâb
Shâm in generale, e a Gerusalemme in al-Asbât.
particolare, la nuova dinastia non rinforzò Le mura attuali sono state in gran misu-
più le mura, anche se di fatto vennero ra rinnovate e ricostruite, così come la
ricostruite la cittadella e le sue fortifica- maggior parte delle porte, per mano del
zioni per trasformarlo in un centro mili- sultano ottomano Solimano il Magnifico,
tare e amministrativo. nel periodo compreso tra il 944/1537 e
109
PORTE E FORTIFICAZIONI DELLA CITTÀ VECCHIA

Bâb al-‘Amud, “porta


della Colonna” (porta
di Damasco), nelle
mura settentrionali,
Gerusalemme
(© Sonia Halliday
Photographs).

Torre al-Qalaq,
veduta generale,
Gerusalemme.

110
il 947/1541. Il perimetro di queste
mura corrisponde in linea di massima a
quello delle mura che circondavano la
città in epoca ayyubide (VII/XIII secolo).
La loro lunghezza totale raggiunge i
4018 metri e la loro altezza varia tra gli
11,6 e i 12,2 metri. Comprendono 35
torri e 17 ponti levatoi, 344 feritoie, 16
iscrizioni e un numero elevato di meda-
glioni recanti elementi geometrici e
vegetali.
Oggi solo sette porte sono ancora in fun-
zione: Bâb al-Khalîl (porta di Giaffa) sul
muro occidentale, Bâb al-Jadîd (porta
nuova), Bâb al-‘Amûd (porta di Damasco)
e Bâb al-Sahira (porta di Erode) lungo il
muro settentrionale; Bâb al-Asbât (porta
dei Leoni) lungo il muro orientale, Bâb
al-Maghâriba (porta dei Maghrebini) e
Bâb al-Nabî Dâwud (porta di Sion) sul
lato meridionale.
Si possono percorrere le mura ad ecce-
zione della parte compresa tra Bâb al-
Asbât e il cimitero di Bâb al-Rahma. È
necessario un permesso rilasciato dal- Cittadella, veduta
l’Islamic Endowment Department generale dell’interno,
Gerusalemme.
oppure dal custode del cimitero. E’ pos-
sibile salire sulle mura previo l’acquisto
di un biglietto speciale presso Bâb al-
Khalîl o Bâb al-‘Amûd. Da qui è possi-
bile osservare i monumenti della città
vecchia e la parte superiore delle mura.
Per la salita bisogna stare molto attenti
a non scivolare, pertanto è meglio
indossare calzature appropriate e, qua-
lora la visita si svolgesse d’estate, por-
Bâb al-Khalîl,
tare con sé una borraccia e un coprica- particolare,
po per proteggersi dalla calura. Gerusalemme.

111
PERCORSO III

Gerusalemme: il centro del sapere e


delle scienze religiose
Yusuf Natsheh

III.1 GERUSALEMME
III.1.a Maktab e Maqâm di Bayram Jâwish
III.1.b Madrasa al-Mawardiyya (al-Rassâsiyya)
III.1 c Madrasa e Khanqa al-Jawhariyya
III.1.d Madrasa al-Arghûniyya
III.1.e Sûq al-Qattânîn
III.1.f Madrasa al-Tankîziyya
III.1.g Madrasa al-Tâziyya
III.1.h Madrasa al-Tashtamûriyya

Il sistema del waqf


La giornata di uno studente in una madrasa

Madrasa
al-Mawardiyya,
entrata, particolare,
Gerusalemme.

113
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

La Palestina e Gerusalemme furono l’unico luogo che esula dal tema del per-
profondamente segnate dal pellegrinag- corso, ma è tuttavia attinente ad esso sia
gio, dal sufismo e dall’erudizione.Dopo per il suo collocarsi nella stessa epoca dei
il percorso II, incentrato sul sufismo, nel- siti visitati sia per il fatto che costituiva,
la visita che ci accingiamo a compiere si con le sue attività economiche, una fonte
prenderanno in esame le istituzioni edu- di finanziamento per il mantenimento del-
cative sorte in prossimità del Haram al- la madrasa al- Tankîziyya.
Sharîf. Questo percorso inizia dove termina il se-
La scelta di riservare alle istituzioni scien- condo. E’ consigliabile partire da Bâb al-
tifiche un capitolo a parte risponde a una ‘Amûd, anche se è ugualmente possibile
semplice questione di maggior chiarezza iniziare la visita dalla fine del percorso e
espositiva. Le tematiche che sono affron- procedere all’inverso. Le ore migliori per
tate in questo libro si sovrappongono tra effettuare la visita sono quelle prima di
loro in numerosi punti, specialmente lad- mezzogiorno, dal momento che molti di
dove si viene a trattare dei centri del sapere questi edifici il pomeriggio sono chiusi.
e delle zâwiya sufi, alle quali il particola- Incentrato sulle zone limitrofe al Haram al-
re statuto di Gerusalemme all’interno del Sharîf, a ovest di Tarîq Bâb al-Hadîd e Tarîq
credo musulmano ha dato un notevolissi- Bâb al-Silsila, questo percorso copre
mo impulso. I waqf da cui dipendono que- uno dei settori più importanti della
ste istituzioni hanno in comune gli stessi Gerusalemme mamelucca. Il turista po-
regolamenti, così come sono molto simi- trà comprendere la topografia della città,
li le loro attività, sempre comunque lega- la diversità delle vie principali e di quelle
te allo studio del Corano e degli hadîth. secondarie ma potrà anche cogliere alcu-
Nel caso in cui le madrasa e le zâwiya si ni gravi problemi di cui soffrono alcune
trovino molto vicine le une delle altre, parti della città vecchia.
non si potrà fare a meno di ritornare nel-
le stesse aree della città visitate in prece-
denza, per vedere però edifici differenti: III.1 GERUSALEMME
è il caso di quello situato all’incrocio di
Tarîq al-Wâdî con Tarîq Bâb al-Nâdir e
Tarîq ‘Aqâbat al-Takiyya, che figurano III.1.a Maktab e Maqâm
come i punti di partenza per il secondo e di Bayram Jâwish
il terzo percorso.
In questo nuovo itinerario, oltre a visitare Nell’angolo nordoccidentale dell’incrocio for-
gli otto monumenti previsti, ci si soffer- mato da Tarîq Bâb al-Nâdir e Tarîq ‘Aqâbat
merà ad analizzare più compiutamente l’i- al-Takiyya da un lato, e da Tarîq al-Wâdî dal-
stituzione del waqf nella religione musul- l’altro. E’ possibile visitare il complesso nelle ore
mana e in Palestina, e la vita quotidiana e di apertura della biblioteca di al-Sadaqât.
le attività dello studente nella madrasa. Il Sûq
al-Qattânîn, che si trova all’incrocio tra Nell’anno 947/1541 venne ultimato il
Tarîq Bâb al-Hadîd e Tarîq Bâb al-Silsila, è restauro del maktab di Bayram Jâwish,
114
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme
Maktab e Maqâm di
Bayram Jâwish,
interno, zona orientale
Maktab e Maqâm di con la tomba di
Bayram Jâwish, Bayram Jâwish,
entrata, Gerusalemme. Gerusalemme.
come si legge sull’iscrizione al di sopra
dell’ingresso. Poiché la data si riferisce
al restauro dell’edificio e non alla sua
costruzione, si suppone che l’edificio as-
solvesse una funzione diversa prima che
Bayram prendesse la decisione di re-
staurarlo per trasformarlo nella tomba
sua e dei suoi familiari, come pure nel
maktab preposto all’educazione dei più
giovani (si veda anche il ribât di Bayram
Jâwish, II.1.e).
La pianta della parte originaria testimo-
nia questa duplice funzione, anche se la
scuola ha cessato le sue attività e il maktab
è ora conosciuto semplicemente come la
tomba di Bayram: questa, al centro della
prima sala, è coperta da un drappo.
All’interno sono oggi in vendita pubbli-
cazioni di argomento religioso il cui rica-
vato va in beneficenza.
Nel 948/1543 Bayram consacrò al mak-
tab un waqf con i proventi di un vigneto e
di una piantagione di fichi situati su un
terreno nei pressi del villaggio di Bayt
Sahûr. In seguito vi aggiunse il waqf del
proprio ribât, facendone pertanto il più
grande waqf della Gerusalemme ottoma-
na, dopo quello di Sultân Khassâkî, visto
che raggiungeva il valore di 150 mila dirham
d’argento con cui acquistò terreni e beni
immobili in varie parti della Palestina.
Aveva statuito che con i proventi di que-
sti ultimi si provvedesse al sostentamento
del ribât e del maktab. Il maestro, che in-
segnava ai bambini il Corano, il hadîth, a
leggere e a scrivere, riceveva in cambio
tre dirham d’argento al giorno e l’allog-
gio.
L’edificio ha due facciate rivolte verso la nico ingresso all’edificio, decorato da pie-
strada: quella orientale, la principale, si tre di vari colori e sormontato da una plac-
affaccia su Tarîq al-Wâdî e presenta l’u- ca metallica recante un’iscrizione che ren-
115
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

III.1.b Madrasa al-Mawardiyya


(al-Rassâsiyya)

A sud di ‘Aqâbat al-Takiyya, tra il ribât di


Bayram Jâwish a est e un edificio di cui si igno-
ra il nome del mecenate, a ovest.
Attualmente non è possibile visitare l’interno.

Sfortunatamente la Mawardiyya non è da-


tabile, non essendoci né un’iscrizione né
alcuna documentazione di qualche waqf,
ma si suppone facesse parte del ribât di
Bayram Jâwish, risalente pertanto all’e-
poca ottomana: architettonicamente pre-
senta elementi sia d’epoca mamelucca che
ottomana, per cui si può fissare la data di
costruzione tra la fine del IX/XV secolo e
l’inizio del X/XVI. Oltre ad ignorare la
data di costruzione, non si sa neppure chi
fosse il fondatore: il nome si riferisce a
uno dei suoi celebri shaykh, ma sino a un’e-
poca recente è stata chiamata “al-
Rassâsiyya” (madrasa “di piombo”) per il
fatto che i mattoni del livello inferiore
sono tra loro tenuti da grappe in piombo.
I documenti del tribunale religioso rife-
Madrasa de omaggio al fondatore e la data di co- riscono che alla Mâwardiyya vennero elar-
al-Mawardiyya, struzione. La parte superiore non è visi- gite sì donazioni, ma non in quantità suf-
entrata, parte superiore,
Gerusalemme bile per via di una arcata costruita in epo- ficiente alle sue esigenze: ne conseguì un
(© Sonia Halliday ca successiva. La seconda facciata, verso suo progressivo indebitamento, aggrava-
Photographs, sud, si trova su Tarîq ‘Aqâbat al-Takiyya. to in particolare dalle spese affrontate per
foto D. Silverman).
L’edificio è a due piani. Il pianterreno è il restauro degli edifici annessi. Si spera-
quello originario, fatto restaurare da va che il debito potesse essere estinto gra-
Bayram, ed è composto da una grande zie al sostegno di qualche donazione ma,
stanza a forma di “T” divisa in due parti non essendo ciò avvenuto, la Mawardiyya
da un grande arco in pietra. La parte orien- fu convertita in residenza privata: l’affit-
tale racchiude la tomba di Bayram Jâwish. tuario si faceva carico delle spese di ma-
Il secondo piano, aggiunto in epoca più nutenzione previa accordo con il qâdî.
recente, è rappresentato da un piccolo Nella prima metà del X/XVI secolo Bayram
cortile coperto delimitato sui lati orientale Jâwîsh pagò 3.600 monete d’argento ot-
e occidentale da una serie di ambienti. tomane, destinati alle opere di restauro,
116
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

per risiedere in questo edificio in attesa III.1.c Madrasa e Khanqa


che i lavori nella sua dimora a fianco del al-Jawhariyya
ribât fossero portati a termine. Lo stesso
fece un tal Hâjj Sinân Sughanjî, che vi ri- Sul lato nord di Tarîq Bâb al-Hadîd, adiacen-
siedette per qualche tempo contribuen- te al Ribât al-Kurd nei pressi nel muro occi-
do anch’esso al restauro dell’edificio. dentale del Haram. Si possono visitare, dal
Attualmente, gran parte della madrasa, ad mattino fino alle primissime ore del pomerig-
eccezione della moschea, è occupata dal- gio, solo alcuni ambienti, in particolare quel-
l’orfanotrofio musulmano, che assicura la li del Dipartimento di archeologia islamica,
formazione elementare dei piccoli. ma chiedendo l’autorizzazione dell’ufficio pre-
Un altro documento riguardante il re- sente nell’edificio.
stauro ci permette di identificare chiara-
mente le singole unità della madrasa, così La costruzione della Jawhariyya risale al
come i precisi confini con il complesso di 844/1440, in base a quanto riporta l’i-
Sultân Khassâkî a ovest e con il ribât di scrizione commemorativa sull’ingresso.
Bayram Jâwish a est. Essa comprendeva L’edificio si limitava all’accoglienza dei
sufi e alla recitazione delle preghiere men-
tre parti: un grande iwân che si affacciava
tre ora è adibito in parte a uffici del
su un’ampia sala, una moschea e due cor-
Dipartimento delle antichità islamiche, in
tili coperti. Agli inizi del secolo scorso,
parte ad alloggi.
in una delle stanze della Mawardiyya ri-
Il fondatore fu Jawhar al-Qunqubâ’î, un
cevette i primi rudimenti del sapere il ce-
eunuco abissino che fu donato al sultano
lebre storico di Gerusalemme ‘Arîf al-
‘Arîf, autore di un importante volume Madrasa e Khanqa
sulla storia della città. al-Jawhariyya, piano
La facciata settentrionale, che sfrutta lo terra, Gerusalemme.
schema ablaq, con alternanza di pietre
nere, rosse e grigie è davvero stupefacen-
te. Al centro di essa si apre un ingresso,
leggermente rientrato, con ai lati due pic-
cole mastaba. Il portale è sovrastato da un
architrave in pietra rossa, su cui si svilup-
pa una cornice di pietre bianche e nere;
presenta, al di sopra, una conchiglia con
festoni che circondano un arco a tutto se-
sto con cornice a spina di pesce. A ovest
una scala conduce alla moschea della ma-
drasa e alle altre unità dell’edifico, leg-
germente soprelevate rispetto al pian ter-
reno.
117
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

mamelucco Barqûq (784/1382-801/1399)


dal governatore dell’Abissinia. Jawhar
si affrancò ben presto e, entrato a servi-
zio di una serie di emiri, ricoprì numero-
se cariche importanti, fino a quella pre-
stigiosa di sovrintendente del Tesoro del
sultano al-Ashraf Barsbây (825/1422-
842/1438), riuscendo ad esercitare la pro-
pria influenza sulla politica finanziaria del-
lo stato mamelucco. Sovrintese alla
gestione del harem del palazzo del sultano
nell’843/1439, e il sultano Jaqmaq gli
conferì il titolo di shaykh degli shaykh e
quello di “custode del Haram del Profeta”
a Medina. Morì nell’ 844/1440, intorno
ai settant’anni, a un mese dall’ultimazio-
ne della sua madrasa a Gerusalemme.
Ciononostante la sua tomba non si trova al-
l’interno di questo edificio, bensì al Cairo,
in un’altra sua madrasa nei pressi della mo-
schea di al-Azhar.
Jawhar destinò alla sua madrasa e al per-
sonale che vi era impiegato un waqf con-
Madrasa e Khanqa siderevole, comprendente i proventi di
al-Jawhariyya, facciata
sud, veduta generale,
una serie di terreni nei pressi dei villaggi
Gerusalemme. di Taqwa, Tulkarem, Bayt al-Zaytun e
Kufiya. La madrasa stipendiava un sovrin-
tendente, uno shaykh dei sufi, 25 sufi, un
preposto alla recitazione delle preghiere,
un consigliere, 10 orfani, un precettore,
un portiere, un segretario. Jawhar pose
inoltre come condizione che alle vedove
fosse distribuita quotidianamente una ra-
zione di pane e che una certa somma fos-
se spesa per l’acquisto di olio per le lam-
pade. Le spese annuali ammontavano
all’incirca a 9600 monete d’argento e a
Madrasa e Khanqa 11376 libbre di pane.
al-Jawhariyya, In epoca mamelucca e ottomana la
finestra, con rosone
decorativo, Jawhariyya svolse un ruolo di grande rilievo
Gerusalemme. nella vita culturale e sociale della città,
118
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

poiché l’insegnamento era affidato al fior Madrasa e Khanqa


fiore dei giuresperiti e degli eruditi, tra i al-Jawhariyya, finestra
con rosone e
quali Kamâl al-Dîn Ibn Abî Sharîf al-Qudsî, decorazioni a muqarnas,
uno dei principali dotti e uno dei più ce- Gerusalemme.
lebri shaykh della madrasa al-Sâlahiyya. La
Jawhariyya fu altresì la residenza predi-
letta di viaggiatori famosi in visita a
Gerusalemme, come il qâdî Sharaf al-Dîn
Mûsâ al-Ansarî, rappresentante del sulta-
no nel 845/1471, e il qâdî Shihâb al-Dîn
Ibn Jubaylât, inviato ad interrogare alcu-
ni ebrei su un affare relativo alla ricostru-
zione di una sinagoga precedentemente
distrutta. Qui, per l’appunto, il qâdî ri-
cevette la delegazione di ebrei per udire le
loro deposizioni.
Nonostante gli importanti servizi offerti in
epoca mamelucca e ottomana, la
Jawhariyya subì la sorte di tutte le istitu-
zioni che vivevano grazie alle donazioni, os- est del corridoio d’ingresso, che conduce
sia un grosso deficit, per fronteggiare il all’altra parte del secondo piano della
quale non si trovò altro rimedio che tra- Jawhariyya, con una sequenza di ambien-
sformarla, alla fine del XIII/XIX secolo, in ti perfettamente corrispondenti a quelli
abitazione. Per di più gli israeliani hanno del piano inferiore. La famiglia al-Khatib
iniziato a scavare recentemente un tunnel abita nella parte restante del piano. V’è
lungo il muro occidentale del Haram, che anche un ulteriore piano, di epoca otto-
ha finito con il compromettere molto se- mana.
riamente la stabilità dell’edifico.
La Jawhariyya ha un’unica facciata, a sud,
sulla quale si apre un ingresso sormonta- III.1.d Madrasa al-Arghûniyya
to da un arco a sesto acuto: un corridoio,
fiancheggiato a est e a ovest da diverse Attigua al muro occidentale del Haram, è si-
stanze e sale, conduce a un cortile coper- tuata alla fine di Tarîq Bâb al-Hadîd che col-
to intorno al quale sono disposte sul lato lega Tarîq al-Wâdî al Haram al-Sharîf. Non
occidentale e orientale una serie di celle, è consentita la visita all’interno ma a qualun-
mentre la parte settentrionale è occupa- que ora del giorno possono apprezzare la fac-
ta da un iwân. Il secondo piano si raggiunge ciata settentrionale.
tramite una scala posta nell’angolo sud-
occidentale che conduce agli uffici del Sulla base dell’iscrizione commemorati-
Dipartimento delle antichità islamiche. va, questo edificio, fondato con funzione
V’è poi un’altra scala, immediatamente a di madrasa e di türbe (mausoleo), venne
119
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

vo veniva soprannominato Arghûn al-


Saghir (“Arghûn il giovane”). Nell’esercito
mamelucco, questa era la carica che ve-
niva ricoperta prima di raggiungere il gra-
do di emiro al-mi’a (“emiro dei cento”) e,
quindi, dei mille, con l’attribuzione di
moltissimi poteri. Arghûn raggiunse que-
sto grado all’epoca del sultano Sha‘bân,
ed è questo il motivo per cui il suo so-
prannome “il giovane” venne sostituito
con quello di “al-Kâmilî”, in riferimento
al nome del sultano al-Kâmil Sha‘bân. Si
decretò che coloro che si fossero ostinati
a chiamarlo con il nome “il giovane” sa-
rebbero stati puniti severamente. Ad
Arghûn venne affidato il governo del di-
stretto di Aleppo e di Damasco, e guidò la
spedizione contro il sultanato di
Dhulghadir. Fu poi invitato al Cairo, sede
del sultano, nel 755/1355 ma in seguito,
per ragioni sconosciute, fu catturato e im-
prigionato a Alessandria; fu esiliato a

Madrasa al-Arghûniyya, portato a compimento nel 759/1358 sotto


entrata, Gerusalemme il regno di Rukn al-Dîn Baybars al- Sayfî,
(© Sonia Halliday
Photographs, qualche mese dopo la morte dell’emiro
foto D. Silverman). Arghûn, suo fondatore, avvenuta nel
758/1357. Costui fu uno degli emiri ma-
melucchi tra i più illuminati e ambiziosi
del tempo: a diciassette anni aveva già rag-
giunto, nell’esercito, il grado di emiro
Madrasa al-Arghûniyya,
piano terra, arba‘in (“comandante delle truppe di qua-
Gerusalemme. ranta soldati”) e proprio per questo moti-
120
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

L’Arghûniyya possiede una bella facciata di Madrasa al-Arghûniyya,


gusto tipicamente mamelucco nei filari al- piano superiore,
Gerusalemme.
ternati di pietre di diverso colore (ablaq).
L’ingresso monumentale è leggermente
rientrato per fare spazio a due mastaba che
precedono la porta rettangolare che in-
troduce all’interno. Questa porta è sor-
montata dall’iscrizione commemorativa
di cui si accennava all’inizio e reca lo stem-
ma della corporazione Jamdâriyya, ossia
dei responsabili degli abiti del sultano, uno
dei tanti incarichi che era spettato ad
Arghûn. A est dell’ingresso si può osser-
vare una finestra rettangolare protetta da
Gerusalemme, dove si stabilì e fondò la eleganti inferriate risalenti al periodo ma-
madrasa Arghûniyya. melucco con una soprastante decorazio-
Questa istituzione ospitò molte persona- ne in pietra. L’edificio della Arghûniyya
lità importanti. Il qâdî Sa‘d al-Dîn Sa‘d al- ha una struttura architettonica armonio-
Dayrî (m. 867/1463) vi insegnò diritto sa, composta da una corte centrale qua-
musulmano e nell’ 879/1474 vi si stabilì drata coperta da una volta a vela con quat-
il qâdî Ghars al-Dîn Khalîl al-Kinânî che in tro iwân ai lati, dei quali il più grande è
precededenza aveva insegnato presso la quello a sud.
madrasa al-Sâlihiyya. L’Arghûniyya di-
venne presto la sede del governatore di
Gerusalemme, Khadr Bek, poco prima III.1.e Sûq al-Qattânîn
del 897/1491-92. Numerosi documenti Sûq al-Qattânîn,
del periodo ottomano fanno riferimento A metà del limite occidentale del Haram al- piano terra,
Sharîf. E’ possibile visitarlo a qualsiasi ora. Gerusalemme.
agli eminenti studiosi e agli insegnanti di
questa madrasa. Parte delle funzioni spet-
tavano allo shaykh, solitamente scelto tra
i membri della famiglia degli al-‘Afîfî, tan-
to che questa madrasa finirà più tardi con
l’essere conosciuta anche come Dâr al-‘
Afîfî.
Nel 1931 nell’iwân orientale della madra-
sa venne sepolto il sovrano hascemita
Hussein I, guida della rivolta araba con-
tro i turchi durante la Prima Guerra
Mondiale. La maggior parte dell’edificio
è attualmente adibito ad abitazione.
121
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

Sûq al-Qattânîn, Sûq al-Qattânîn,


entrata est, entrata ovest,
Gerusalemme. Gerusalemme.
Oggi questo complesso è conosciuto con
il nome di sûq al-Qattânîn (mercato dei
venditori di cotone) anche se la denomi-
nazione non è quella originaria, risalen-
do al X/XVI secolo. Talvolta viene chia-
mato anche Sûq al-‘Atam (mercato scuro)
per via dell’effettiva mancanza di luce ri-
spetto al Haram.
Questo sûq è ritenuto uno dei più com-
pleti e belli della Palestina, e lo stesso
Creswell lo annovera tra i più singolari del
Medio Oriente. Mujîr al-Dîn, lo storico di
Gerusalemme e Hebron, agli inizi del
X / XVI secolo lo ricorda così: “a
Gerusalemme, tra i luoghi che vennero
costruiti vi fu il sûq al-Qattânîn contiguo
a occidente alla Moschea (di al-Aqsa). È
uno dei più perfetti e non ha eguali in nes-
sun paese”.
Questo sûq, con la sua funzione di centro
commerciale, venne fatto costruire dal
sultano al-Malik al-Nâsir Muhammad Ibn
Qalâwûn, regnante tra la fine del VII/XIII
e gli inizi del VIII/XIV secolo, che contri-
buì più di ogni altro sovrano mamelucco
allo sviluppo architettonico di Gerusa-
lemme, compreso l’emiro Tankîz al-Nâsirî,
vicerè della Siria tra il 712/1312 e il
740/1340.
Le rendite delle botteghe del sûq al-
Qattânîn venivano equamente spartite tra
il waqf del Haram al-Sharîf e la madrasa
al-Tankîziyya. Oggi alla madrasa, che
ha cessato le sue attività, provvede
l’Amministrazione dei waqf degli Affari
Islamici. Questo sûq venne restaurato nel
1974, e attualmente sono al vaglio nu-
merosi progetti per restituirgli vitalità sia
dal punto di vista economico sia da quel-
lo culturale.
Questo complesso commerciale è com-
122
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

posto da un caravanserraglio, da due


hammâm e da un lungo sûq che si estende
da oriente a occidente per 95 metri, fian-
cheggiato sul lato settentrionale e meri-
dionale da due file di trenta botteghe. Il
sûq è coperto da una lunga volta a botte,
scandita da arcate che la dividono in tren-
ta campate, ciascuna delle quali con un’a-
pertura per il passaggio dell’aria e della
luce. Possiede due ingressi, uno a est e
uno a ovest, il primo dei quali è al tem-
po stesso una delle porte più importan-
ti del haram ed è un vero gioiello archi-
tettonico, per l’arco iscritto in un altro
grande arco a tutto sesto poggiante su
una serie di eleganti muqarnas in pietra.
Le pietre sono disposte seguendo lo sche-
ma ablaq, ossia alternando i colori nero,
rosso e grigio, come in altri esempi di
architetura mameleucca gerosolimitana.
L’ingresso occidentale è invece più sem-
plice, essendo composto da un’apertura
rettangolare sormontata da un arco ri-
bassato, a sua volta sovrastato da un arco
di scarico e da un’oculo, il tutto iscritto
in un’alta nicchia che termina in un arco
a sesto acuto. Sûq al-Qattânîn,
veduta generale,
Gerusalemme.

III.1.f Madrasa al-Tankîziyya

Sul lato orientale di Tarîq Bâb al-Silsila, non


lontano dal Haram al-Sharîf. Purtroppo non vi-
sitabile essendo occupato dagli israeliani. Il vi-
sitatore può comunque apprezzare la bellezza
dell’esterno.

Qualche metro prima dell’accesso al


Haram si trova una piccola corte sul cui
Madrasa al-Tankîziyya,
lato settentrionale si trova il ribât di Tankîz, piano terra,
riservato alle donne. A nord-ovest si può Gerusalemme.

123
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

Madrasa al-Tankîziyya,
spaccato, Gerusalemme.
La Tankîziyya è stata definita in diversi
modi nel corso del tempo: nel registro
dei waqf risulta come “khanqa”, in alcune
fonti è definita “madrasa”, mentre nell’i-
scrizione commemorativa che sovrasta
l’ingresso viene definita semplicemente
con un generico “luogo”, a indicare che
questo grande complesso architettonico
doveva assolvere funzioni diverse. E, in
effetti, l’edificio della Tankîziyya è enor-
vedere il sabîl del sultano Solimano il me e comprende tre piani.
Magnifico (943/1536) e, sullo sfondo, il In base a quanto riportato nell’iscrizio-
türbe di Sa‘diyya (711/1311); infine, nel- ne d’ingresso, fu l’emiro Sayf al-Dîn
Madrasa
al-Tankîziyya,
la parte meridionale del piazzale si affac- Tankîz al-Nâsirî a ordinarne la costru-
entrata, Gerusalemme. cia la Madrasa al- Tankîziyya. zione, nel 728-729/1329, spinto dal de-
siderio “di ottenere la ricompensa divi-
na”. Al pari di altre note personalità
mamelucche, Tankîz era stato inizial-
menete schiavo ma ben presto si distin-
se per le sue qualità e fece una brillante
carriera che al tempo del sultano al-Nâsir
Muhammad Ibn Qalâwûn lo portò a di-
venire l’uomo più importannte e potente
del Bilâd al-Shâm, tanto che il sultano
concesse in moglie ai figli di Tankîz le
proprie figlie. Mantenne intatto il suo
prestigio fino a che, nel 740/1340, cad-
de in disgrazia.
Tankîz è celebre per il suo mecenatismo,
avendo commissionato importanti opere
architettoniche a Damasco, Gerusalemme
e in Palestina; tra queste spiccano fon-
dazioni religiose, caravanserragli, hammâm
e acquedotti. Non v’è dubbio che fu la
sua enorme ricchezza a rendergli possi-
bile la realizzazione di tutte queste im-
prese, ancor oggi visibili, in particolare
a Gerusalemme. Fece costruire a
Gerusalemme anche il sûq noto come sûq
al- Qattânîn che includeva due hammâm,
un khân e un ribât per le donne, e com-
124
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

missionò i lavori di restauro nel Haram al- Madrasa al-Tankîziyya,


Sharîf. entrata, particolare,
Gerusalemme.
Tankîz donò al waqf della madrasa il villag-
gio di ‘Ayn al-Qinya, a ovest di Ramallah,
con i terreni limitrofi, e i proventi di due
hammâm. Considerato il numero degli im-
piegati citati nell’atto del waqf, appare evi-
dente la generosità di cui godette questa
istituzione e il ruolo che svolse dal punto
di vista culturale. Il salario mensile del
personale era il seguente: un insegnante
guadagnava 60 dirham, un assistente 30;
gli studenti dell’ultimo anno prendevano
20 dirham, quelli di livello intermedio 15
e i principianti 10 (in totale vi erano 15
studenti). Il maestro di hadîth riceveva 40
dirham mensili, un lettore di hadîth 20, gli
studenti di hadîth 7,5 dirham, il lettore del
Corano 15, gli impiegati e il portiere 20 una delle mansioni più importanti che
dirham, l’addetto alle vasche di abluzione Tankîz svolse durante la sua vita. L’ingresso
10, lo shaykh 60 e a ciascun sufi (in totale della Tankîziyya è molto simile a quello
erano 15) spettavano 10 dirham. V’erano della moschea fatta costruire dallo stesso
poi il cuoco e il domestico cui spettavano Tankîz a Damasco, e mostra bene l’in-
5 dirham ciascuno. A tutto ciò si andavano fluenza delle diverse scuole architettoni-
ad aggiungere le spese per l’acquisto del che di Gerusalemme. L’ingresso condu-
pane e dell’olio di oliva. Ogni sufi vi po- ce a un vestibolo, a sud del quale si apre
teva essere ospitato per dieci giorni, du- la porta della madrasa, costituita da una
rante i quali riceveva un dirham e mezzo e corte coperta circondata da quattro iwân,
una libbra di pane al giorno. e da varie stanze e sale.
La facciata settentrionale dell’edificio è
occupata da un ingresso imponente con
una grande nicchia coronata da una calot- III.1.g Madrasa al-Tâziyya
ta emisferica nella quale sono scolpite ela-
borate decorazioni che creano un efficace A nord di Tarîq Bâb al-Silsila, nei pressi del
gioco chiaroscurale. Questa copertura vicolo Abû Madyan (dove si trova la zâwiyat
poggia su tre file di muqarnas. L’apertura al-Maghâriba) che conduce al muro di al-
della porta è sormontata da un enorme Burâq. Non visitabile essendo oggi un’abitazione
architrave. privata.
Al centro è collocato lo stemma di Tankîz,
un gran calice iscritto in un cerchio, a in- Nonostante sulla facciata meridionale, so-
dicare la sua funzione di saqi (coppiere), pra la finestra principale, si trovi un’i-
125
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

madrasa. Le fonti storiche citano spesso l’e-


miro Tâz, la sua famiglia e i suoi schiavi.
Nonostante l’iscrizione commemorativa
si riferisca all’edificio con il termine di
“tomba”, le testimonianze trasmesse nei
documenti confermano che si trattava di
un complesso polifunzionale. Vi erano
impiegati teologi, recitatori coranici e
insegnanti cui veniva corrisposto un sa-
lario grazie ai fondi di cui era dotato il
waqf, comprendente il villaggio di Minya,
a nordovest del lago di Tiberiade. La
Tâziyya possiede un’unica facciata, a ove-
st, divisa oriazzontalmente in due livelli
da un fregio. Su quello inferiore si apre
una semplice porta che conduce all’in-
terno. A ovest di questo ingresso si tro-
va una finestra rettangolare, inquadrata da
una cornice, con un’inferriata di fattura
Madrasa al-Tâziyya, scrizione commemorativa della morte del- mamelucca. La finestra reca al di sopra un
facciata ovest, l’emiro Tâz nell’anno 763/1362, non si ha architrave nel quale è scolpita l’iscrizio-
mashrabiyya,
Gerusalemme. alcun riferimento sulla data dell’istituzio- ne commemorativa, sormontata a sua
ne del waqf o della costruzione dell’edifi- volta da un’altra elegante architrave. Le
cio. Tuttavia, in base ai caratteri architet- pietre in questa parte inferiore della fac-
tonici, si può affermare che la tomba, usata
come madrasa, venne costruita verso il
762/1361.
Il fondatore fu l’emiro Tâz, che iniziò la
propria carriera come schiavo mameluc-
co del sultano al-Nâsir Muhammad Ibn
Qalâwûn. Tra le sue numerose mansioni
importanti figura quella di “coppiere”, ov-
vero responsabile delle bevande del sul-
tano, una funzione molto delicata a quel
tempo, il che spiega la presenza del cali-
ce sul suo stemma.
Tâz divenne persino governatore della città
di Aleppo, ma ben presto la sua fortuna
Madrasa al-Tâziyya,
piano terra, iniziò a oscurarsi: venne arrestato ed esi-
Gerusalemme. liato a Gerusalemme dove fondò questa
126
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

ciata sono disposte secondo lo schema


ablaq, mentre in quella superiore alle fi-
nestre si aprono balconi in mashrabiyya
del XIII/XIX secolo.
L’edificio, a due piani, presenta al pian-
terreno due parti: quella meridionale com-
prendente l’ingresso, una scalinata e due
grandi sale, ciascuna coperta da una vol-
ta a vela; quella settentrionale è parimenti
composta da due grandi sale alle quali si
giunge attraverso un passaggio situato a
est delle due sale poste a meridione. Il se-
condo piano racchiude un iwân che con-
duce a una grande sala con volta a vela che
si affaccia sulla via principale a sud. Sul
fianco nord una serie di stanze, per la mag-
gior parte ricostruite in epoca ottomana,
sono adibite ad appartamenti. Alcune sono
state coperte da volticine ribassate.

III.1.h Madrasa al-Tashtamûriyya

A sud di Tarîq Bâb al-Silsila, tra il vicolo Abû


Madyan e Tarîq Hârat al-Sharîf. L’accesso è
possibile al mattino previa autorizzazione del-
la direzione.
ca. Nell’arco della sua vita ricoprì al Madrasa al-
L’architettura della madrasa al-Tashtamûriyya servizio della dinastia mamelucca vari Tashtamûriyya,
entrata, Gerusalemme.
non sfigura accanto a quella del Haram incarichi importanti sia a livello ammi-
al-Sharîf sia per la posizione privilegiata che nistrativo che militare, tra cui quello di
vanta, in un crocevia, sia per la libertà che ha gran dawadâr al-kabîr per il sultano al-
goduto l’architetto nel progettare l’edifi- Ashraf Sha‘bân, quello di governatore
cio, libero dagli schemi più rigidi applicati della provincia di Safad e di comandan-
nelle coeve architetture. te d’armata dell’esercito egiziano. A se-
In base all’iscrizione sulla facciata me- guito di alcune controversie con altri
ridionale, l’ordine di costruire la emiri, Tashtamûr preferì ritirarsi a
Tashtamûriyya venne impartito dal- Gerusalemme, dove visse sino alla sua
l’emiro Tashtamûr al-‘Alâ’î nel 782/ morte, nel 786/1384. Venne sepolto nel
1380-81, noto per la sua passione per la mausoleo all’interno di questo complesso
cultura, la teologia, la poesia e la musi- architettonico.
127
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III

Gerusalemme

Madrasa Madrasa
al-Tashtamûriyya, al-Tashtamûriyya,
tomba di Tashtamur piano terra,
al-‘Ala’i, Gerusalemme. Gerusalemme.
Lo storico di Gerusalemme Mujîr al-Dîn
definì questo edificio come türbe, mentre
i documenti del tribunale religioso lo chia-
mano “madrasa”. L’iscrizione commemo-
rativa che sovrasta la facciata settentrio-
nale usa il termine generico di “luogo” ed
è probabilmente la definizione più appro-
priata, poiché le varie unità dell’edificio lo
rendevano idoneo ad essere adibito a una
pluralità di funzioni. La struttura possie-
de tre facciate (meridionale, occidentale e
settentrionale), un ingresso monumenta-
le, un vestibolo, un mausoleo, una madra-
sa con quattro iwân, una fontana, botte-
ghe, numerose stanze e sale.
Si entra nell’edificio dalla facciata set-
tentrionale, composta di due parti di-
verse: la prima, verso ovest, è costi-
tuita da due grandi finestre rettangolari
protette da eleganti grate metalliche,
ciascuna delle quali è sormontata da un
architrave sul quale corre una fila di
mensole policrome (rosse, nere e gri-
gie), seguita dall’iscrizione, sormonta-
ta a sua volta da un’altra fila di menso-
le, il tutto racchiuso da una cornice con
decorazioni. I filari di pietre si succe-
dono senza interruzione, ad eccezione
dell’apertura della finestra che illumi-
na la camera funeraria, fino al tambu-
ro della cupola che la sovrasta. Innanzi
a ciascuna delle due finestre v’è una
fontana, costituita da una vasca di pie-
tra. A ovest dell’ingresso v’è una piccola
bottega al di sopra della quale si trova
un balcone in pietra, restaurato di re-
cente, poggiante su quattro peducci. La
parte orientale è rappresentata da un
bel portale decorato da pietre policro-
me con muqarnas. L’ingresso è dotato
di una nicchia decorata anch’essa da mu-
128
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme

qarnas; lungo le pareti corre una ma- Madrasa


staba in pietra. al-Tashtamûriyya,
portale d’ingresso,
L’ingresso conduce a un vestibolo rettan- Gerusalemme.
golare, piuttosto buio per l’aggiunta di un
soffitto in legno, su ogni lato del quale si
aprono tre porte. La prima, a ovest, con-
duce alla camera funeraria, che ha forma
quadrata ed è rivestita di marmo colora-
to: nella parte meridionale vi sono due
tombe sormontate da una una cupola emi-
sferica. La seconda porta, a sud, conduce
alla corte centrale, sormontata da una vol-
ta a vela, con quattro iwân laterali, dei qua-
li il meridionale, di dimensioni maggiori,
contiene un mihrâb. La terza porta, a est,
conduce al piano superiore del comples-
so, ove si trova una successione di stanze
adibite ad abitazione.

Madrasa
al-Tashtamûriyya,
cupola della camera
funeraria,
Gerusalemme.

129
IL SISTEMA DEL WAQF

Yusuf al-Natsheh

Nel mondo islamico con la parola waqf (plu- gore in Palestina, anche se ormai si tratta
rale awqâf) si indicano quelle donazioni pe- prevalentemente di donazioni limitate, nel-
cuniarie e immobiliari elargite da individui fa- la sfera familiare, ai discendenti.
coltosi nella maggior parte dei casi in favore Era pratica diffusa formalizzare il waqf con
di istituzioni religiose o di pubblica utilità. atti legali o decreti, nel caso in cui il do-
Nel corso della storia della Gerusalemme natore fosse il sultano stesso: si poteva scri-
islamica, tali donazioni venivano incontro ai vere quanto era stato statuito direttamen-
bisogni tanto spirituali quanto terreni dei te sulla pietra, come nel caso della lapide
musulmani, contribuendo alla costruzione posta sulla facciata della Duwâdariyya, op-
o al restauro delle moschee, delle madrasa, pure in un registro vistato dal tribunale re-
delle fontane pubbliche, o provvedendo al ligioso alla presenza e con la firma di vari
sostentamento degli eruditi, degli studenti, testimoni. Quest’ultima modalità era la
dei poveri. I waqf erano costituiti da introiti più diffusa sia in epoca mamelucca che ot-
di natura agricola, commerciale, dall’affitto tomana. Affinché la registrazione fosse re-
di appezzamenti terrieri, oppure da una par- golare era necessario dimostrare che l’og-
getto della donazione fosse proprietà legale
te prestabilita delle terre di un quartiere o di
del donatore: solo allora acquisiva lo statuto
un villaggio, o ancora da un ammontare pre-
di documento legale, divenendo in conse-
fissato di denaro. Inoltre le proprietà consa-
guenza intangibile, non essendo permesso
crate a waqf potevano trovarsi sia all’interno
né cederlo né annullarlo, né modificarlo.
che all’esterno della Palestina.
Solo in casi eccezionali, come quello di perfe-
Per via della posizione particolare occupa-
zionarlo, e comunque sempre per esclusiva de-
ta da Gerusalemme nel credo islamico, qui cisione del qâdî, era possibile apportare delle
l’istituzione del waqf vide la luce precoce- modifiche. Di solito nell’atto di donazione si
mente: già il califfo ben guidato ‘Uthmân precisava il fine per cui esso era stato istituito,
Ibn ‘Affân (23/644-35/656) aveva istitui- il numero degli impiegati necessari al suo fun-
to come waqf le acque della sorgente di zionamento, i loro salari e le varie mansioni.
Silwân (a sud della città vecchia) per i meno L’importanza di un waqf dipendeva da una se-
abbienti della zona. I waqf, soprattutto nel- rie di fattori, dalla generosità del benefattore
le epoche successive, hanno tuttavia privi- all’ubicazione della struttura, alla sua durata nel
legiato in particolare il finanziamento di tempo. Si poteva donare, per esempio, anche
opere all’interno del Haram al-Sharîf. semplicemente una ciotola per l’acqua. Il waqf
Questa istituzione crebbe e divenne sem- del Haram al-Sharîf, quello del Haram al-
pre più importante a partire dalla ricon- Ibrahîmî a Hebron e quello del Profeta Mosé
quista di Gerusalemme da parte di Sâlah furono ritenuti tra le maggiori e le più ricche
al-Dîn, grazie al generoso intervento dei donazioni del periodo mamelucco. Nonostante
notabili d’epoca ayyubide (ad esempio il gli incontestabili aspetti positivi del waqf, que-
waqf della madrasa e del maristan di Sâlah sto tuttavia non è riuscito a tener testa alla cre-
al-Dîn), mamelucca (il waqf della Tankîziyya scente inflazione: i monopoli e gli affitti a lun-
e della Duwâdariyya), e ottomana (il waqf go termine hanno contribuito a degradare il
di Sultân Khassâkî). Il waqf è tuttora in vi- sistema, vittima della sua stessa immutabilità.
130
LA GIORNATA DI UNO STUDENTE IN UNA MADRASA

Yusuf Natsheh

Se nelle fonti storiche islamiche che si ri- giare in una delle celle della madrasa, nel
feriscono a Gerusalemme non vi sono che caso fosse celibe o non residente a
poche descrizioni del sistema scolastico e Gerusalemme. Il corso di studi era sud-
della vita degli studenti nelle madrasa, è diviso in tre fasi: avanzato, intermedio,
tuttavia possibile farsi un’idea del suo fun- elementare. Oltre che allo studio delle
zionamento da alcuni cenni presenti nei sette letture coraniche e ai commentari
testi e negli atti dei waqf. del testo sacro, poteva scegliere, all’in-
Prima di potere accedere alla madrasa lo terno dello studio del diritto musulma-
studente doveva essere provvisto di una so- no, una delle quattro scuole giuridiche
lida preparazione di base, acquisita du- (hanafita, shafi‘ita, malichita, hanbalita)
rante l’infanzia e l’adolescenza. I più scel- oppure l’approfondimento del hadîth e dei
ti provenivano dalle famiglie abbienti e relativi commentari. Lo studente poteva
da ambienti molto colti, avevano molti seguire altresì corsi di letteratura e gram-
libri a disposizione e potevano ricevere matica araba.
l’educazione primaria dal padre stesso Qualsiasi fosse stata la specializzazione pre-
oppure dai parenti. Altri studenti pote- scelta, lo studente doveva impegnarsi a
vano provenire dal ceto medio e in que- fondo, a rischio di essere espulso dalla ma-
sto il padre affrontava la spesa per pagar- drasa. Il suo programma giornaliero era
gli le lezioni private presso un maestro pieno di impegni, dall’alba sino a dopo il
qualificato. Se invece il ragazzo era indi- tramonto. Aveva l’obbligo di compiere la
gente poteva essere ammesso in una scuo- preghiera dell’alba con il resto degli stu-
la finanziata da qualche ricco benefattore, denti, poi, spesso in solitudine, si dedica-
affinché anche agli orfani fosse data la pos- va alla lettura del Corano: doveva ricordare
sibilità di istruirsi: veniva data loro in do- nella preghiera il proprio benefattore, vivo
tazione per tutto l’anno carta, inchiostro, o morto che fosse. Dopo la colazione si
pane e vestiario. In questa fase lo studen- dirigeva in fretta verso uno dei quattro
te imparava a leggere e scrivere, a me- iwân della madrasa per incontrare i suoi
morizzare alcune parti del Corano e gli compagni di studio e il maestro e per se-
hadîth. Alcuni studenti di talento, come guire la lezione attinente alla sua specia-
il celebre storico dell’epoca mamelucca lizzazione, durante la quale poteva rivol-
Mujîr al-Dîn, erano riusciti ad imparare gere domande e unirsi alla discussione: se
tutto il Corano a memoria prima di com- non aveva capito qualcosa poteva rivol-
piere dieci anni. gersi agli assistenti del docente dopo la
Una volta ammesso nella madrasa, allo stu- preghiera di mezzogiorno e dopo il pran-
dente veniva garantita una borsa di studio zo. Nel pomeriggio si recava alla moschea
con i proventi delle rendite del waqf, a al-Aqsa per ascoltare la predica e le fatwâ.
condizione di frequentare assiduamente Dopo la preghiera della sera aveva del tem-
le lezioni, di adempiere ai suoi obblighi po per ripassare quanto aveva appreso du-
scolastici, e di dare buoni risultati. In al- rante il giorno o per prepararsi per le le-
cuni casi lo studente poteva anche allog- zioni successive.

131
PERCORSO IV

Un viaggio nel deserto


Yusuf Natsheh, Mahmoud Hawari

OPZIONE PAESAGGISTICA
Panorama sulla città vecchia di Gerusalemme

IV.1 MONTE DEGLI ULIVI


IV.1.a Zâwiya al-As‘adiyya
IV.1.b Moschea della Qubbat al-Su‘ûd (Cupola dell’Ascensione)
IV.1.c Maqâm Rabî‘a al-‘Adawiyya

IV.2 AL-‘AYZARIYYA
IV.2.a Moschea al-‘Uzayr

IV.3 MAQÂM NABÎ MÛSÂ

IV.4 GERICO
IV.4.a Qasr Khirbat al-Mafjar (Palazzo di Hishâm) (opzione)

Mawsim di Nabî Moussa


La vita monastica nel deserto

Il Mar Morto dalle


alture di ‘Ayn Gedi,
presso il monastero di
San Saba, litografía di
D. Roberts (© Victoria
and Albert Museum,
Londra).

133
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto

Il viaggio da Gerusalemme a Gerico è si giunge al villaggio di al-‘Ayzariyya dove


un’esperienza eccezionale sia dal punto di si può visitare la Moschea di Lazzaro,
vista geografico che storico. Si tratta di situata a est della chiesa francescana (in
un’area caratterizzata da monti e vallate ricordo di Lazzaro, resuscitato da Cristo).
con affascinanti scorci desertici, e com- Da al-‘Ayzariyya si prosegue a oriente
prende numerosi monumenti e luoghi di verso la valle del Giordano su una strada
pellegrinaggio islamici e cristiani. La stra- moderna che sostituisce quella più anti-
da scende serpeggiando dalle alture di ca, stretta e tortuosa, che congiungeva
Gerusalemme (circa 800 metri sul livel- Gerusalemme a Gerico. All’improvviso il
lo del mare) in direzione della depressio- paesaggio muta e le montagne e le valla-
ne entro cui scorre il Giordano e in cui si te ondulate assumono un aspetto brullo e
trova il Mar Morto, a circa 400 metri arido in estate, mentre durante la breve
sotto il livello del mare (il punto più basso primavera si coprono di erbe e fiori dai
su tutta la superficie terrestre) per rag- mille colori. Qui si possono scorgere gli
giungere Gerico, la città più bassa del accampamenti dei beduini che continua-
mondo, a circa 250 metri sotto il livello no a mantenere lo stesso stile di vita
del mare. nomade dei tempi antichi. Non v’è da
Si inizia il percorso dal belvedere del stupirsi se i monaci si siano ritirati in que-
Monte degli Ulivi, nel villaggio di al-Tur, st’area deserta sin dagli inizi dell’epoca
dal quale si gode a ovest, a nord e a sud bizantina (V-VI secolo d.C.) Ancora oggi
una veduta panoramica della città vecchia sopravvivono alcuni monasteri, il più
di Gerusalemme, delle alture e delle val- importante dei quali è quello di Kelt (San
late da cui è circondata, delle pendici Giorgio) situato nel wâdî al-Kelt, a nord
occidentali del Monte degli Ulivi, dove della strada che congiunge Gerusalemme
abbondano siti archeologici e monumen- a Gerico.
ti. In direzione est si apre la meravigliosa A 18 chilometri da Gerusalemme si
vista dello sconfinato deserto di Gerusa- abbandona la strada principale per prose-
lemme, del Mar Morto e della valle del guire in direzione sud per circa mezzo
Giordano. Nelle giornate limpide è pos- chilometro, sino a incontrare un com-
sibile persino vedere i monti al di là del plesso architettonico enorme sormonta-
Giordano. Se invece ci si rivolge a nord, to da bianche cupole. Si tratta del Maqâm
a una distanza di circa mezzo chilometro Nabî Mûsâ (tomba del profeta Mosè) con-
dall’incrocio da cui ha preso avvio il Per- siderata una delle mete sacre più impor-
corso III, si trovano i primi luoghi del tanti nei dintorni di Gerusalemme,
nostro itinerario: la zâwiya al-As‘adiyya, costruita in epoca mamelucca con aggiun-
il cui ingresso di trova a sud del minareto te in quella ottomana.
dell’Edicola dell’Ascensione, la moschea Dopo la visita alla tomba si ritorna sulla
della cupola dell’Ascensione e la tomba di strada principale e si prosegue verso est
Rabî‘a al-‘Adawiyya. sino a giungere alla vallata del Giordano.
Procedendo dall’incrocio fino alle pro- Questa vallata è parte della falda siro-
paggini sudorientali del Monte degli Ulivi africana che si estende dalla Siria, a
134
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Opzione paesaggistica

nord, sino all’Africa orientale, a sud. Si quali primeggia il Qasr Khirbat al-Mafjar Gerusalemme, veduta
panoramica dal monte
procede sempre a est verso il Mar Morto (Palazzo di Hishâm), di epoca omayyade. degli Ulivi.
e il Giordano, suo immissario. Il Mar M.H.
Morto è un fenomeno naturale unico al
mondo. I romani lo chiamavano “mare
d’asfalto” mentre gli storici arabi “mare OPZIONE PAESAGGISTICA
di Lot” o “mare di Sodoma”, con riferi-
mento al racconto biblico, oppure “lago
maleodorante”, per il forte odore di Panorama sulla città vecchia
zolfo. Nel periodo crociato si preferì di Gerusalemme
denominarlo Mar Morto, con chiara
allusione alla mancanza di vita nelle sue Questo belvedere è situato sul lato nordocci-
acque. dentale del monte degli Ulivi, sul piazzale
Un’altra strada curva verso nord: imboc- antistante l’Hotel dei Sette Archi.
candola si giunge a Gerico, al centro di
un’oasi ricca di sorgenti d’acqua, palme e Da questo luogo elevato il visitatore può
alberi da frutto. Quest’oasi contiene godere una splendida veduta panoramica
importanti resti archeologici e monu- della città vecchia di Gerusalemme, con i
mentali risalenti a diverse epoche, tra i luoghi visitati nei nostri primi tre percor-
135
PERCORSO IVUn viaggio nel deserto
Monte degli Ulivi

le della città vecchia con le sue porte, in


particolare la porta Aurea (Bâb al-Rahma
et Bâb al-Tawba) e Bâb al-Asbât (porta dei
Leoni). È ben visibile anche la cittadella
con i suoi elevati e inespugnabili torrioni,
all’estremità occidentale della città vec-
chia. Svettano numerosi anche i campani-
li e le cupole delle chiese che conferisco-
no alla città un fascino unico.
Non v’è da stupirsi se questa visuale tanto
emozionò lo storico mamelucco di Geru-
salemme Mujîr al-Dîn al-Hanbalî
(901/1496 ca) da fargli scrivere: “La
visione di Gerusalemme è una meraviglia
di luce e bellezza se osservata da oriente,
dal Monte degli Ulivi, così come dalla
direzione della qibla”.
M.H.

IV.1 MONTE DEGLI ULIVI

IV.1.a Zâwiya al-As‘adiyya

Situata sul Monte degli Ulivi, nella parte


orientale, nei pressi della Moschea della Cupo-
la dell’Ascensione e di alcune chiese.
E’ possibile visitare la zâwiya durante il gior-
Cupola della Roccia, si. La città appare in tutto il suo splendo- no, ad eccezione delle ore di preghiera, e pre-
veduta panoramica dal re, cinta dalle sue mura imponenti. Da
monte degli Ulivi. via autorizzazione da parte del direttore.
qui è distinguibile innanzitutto il Haram
al-Sharîf, progettato dal califfo omayyade Questa zâwiya, talvolta chiamata anche
‘Abd al-Mâlik Ibn Marwân alla fine del “khanqa”, deve il nome al suo fondatore e
I/VII secolo, con le sue cupole e i suoi benefattore, lo shaykh Abû Sa‘îd As‘ad
minareti, dominato al centro dalla dorata Effendi, Gran Mufti di Costantinopoli
Cupola della Roccia; si vede inoltre la (Istanbul) che la dotò di un waqf. Alcune
moschea al-Aqsa, con la sua cupola grigio parti della zâwiya, in modo particolare la
piombo e gli imponenti edifici lungo i lati moschea, furono costruite nel
settentrionale e occidentale del Haram; 1023/1614-15 in base a quanto riferisce
spiccano i contorni del muro sudorienta- l’iscrizione situata ancora oggi al di sopra
136
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Monte degli Ulivi

Zâwiya al-As‘adiyya,
veduta generale, monte
degli Ulivi,
Gerusalemme.
dell’ingresso della moschea. Nel
1033/1623, As‘ad Effendi avrebbe con-
cesso un waqf sostanzioso alla zâwiya, tra-
mite il suo rappresentante legale,
Muhammad Pasha, a quei tempi governa-
tore di Gerusalemme. Sancì che i pro-
venti di un certo numero di abitazioni,
terreni, di un forno presso il villaggio sul
Monte degli Ulivi fossero devoluti al man-
tenimento dell’edificio, a coprire le spese
correnti, dei membri della zâwiya, dei
suoi visitatori, e dei suoi impiegati (l’am-
ministratore del waqf, l’imâm, il muezzin,
il portinaio, il custode, l’esattore), il tutto
sotto la supervisione e l’egida dello shaykh
della zâwiya e incaricato del waqf, Shams
al-Dîn Muhammad al-‘Alamî, uno dei
principali sufi di Gerusalemme nella
prima metà del X/XVI secolo.
Dalla successione di iscrizioni, ancora
oggi conservate sulle pareti della corte
centrale e dall’analisi architettonica dei
pilastri dell’edificio si evince che la zâwiya
ebbe varie fasi costruttive. Oltre all’iscri-
zione all’interno della moschea, vi sono
altre due epigrafi, la prima datata
1143/1730-31, che si riferisce alla crip-
ta ove è contenuta la tomba dello shaykh
al-‘Alamî, la seconda, datata 1323/1905-
06, si riferisce alla costruzione del vesti-
bolo della moschea.
La zâwiya comprende attualmente varie
unità che si raggiungono dopo aver per-
corso una scalinata che si imbocca a livel-
lo della strada. In cima alla scala si trova-
no due ingressi: il primo, quello di posa recente. A ovest dell’ingresso si Zâwiya al-As‘adiyya,
orientale, conduce alla cupola della apre una porta che conduce alla cripta, entrata, monte degli
Ulivi, Gerusalemme.
moschea dell’Ascensione, il secondo, a dove è sepolto lo shaykh al-‘Alamî insie-
sud, porta alla corte della Zâwiya al-As’a- me ad altri membri della sua famiglia.
diyya. La corte ha forma rettangolare, il La pianta della moschea è rettangolare
pavimento è ricoperto da lastre di pietra (10 × 6,5 m.) e sulla parete occidenta-
137
PERCORSO IVUn viaggio nel deserto
Monte degli Ulivi

Zâwiya al-As‘adiyya, IV.1.b Moschea della Qubbat


iscrizioni fondatrici, al-Su‘ûd (Cupola dell’Ascensione)
monte degli Ulivi,
Gerusalemme.
Aperta dalle 8 alle 16 ogni giorno. Ingresso a
pagamento.

Per i cristiani la cupola dell’Ascensione è un


santuario veneratissimo, ritenuto il luogo
da cui il Messia ascese al Cielo. È citato nel
vangelo di San Luca anche se non viene spe-
cificato il luogo in cui avvenne il miracolo.
Prima della diffusione del cristianesimo,
ai tempi delle persecuzioni, i cristiani sole-
vano festeggiare l’Ascensione in segreto,
all’interno di una grotta del Monte degli
Ulivi. In epoca bizantina, prima del 392,
venne edificata la prima chiesa a ricordo
dell’Ascensione, della quale purtroppo
le si apre un certo numero di finestre non rimane nulla. Molti sono stati i tenta-
che le conferiscono una buona illumina- tivi per ricostruirne la struttura primiti-
zione interna, mentre sulla parete meri- va, basandosi sulle descrizioni dei viaggia-
dionale troviamo il mihrâb. Il soffitto tori dell’epoca bizantina. Durante il
divide la sala della moschea in due periodo crociato l’antica pianta circolare
ambienti per mezzo di un arco a sesto venne trasformata in ottagonale e la chie-
acuto: quello meridionale, quadrato, è sa affiancata da un monastero fortificato.
sormontato da una cupola ribassata, Dopo la liberazione di Gerusalemme da
mentre il settentrionale è una volta a parte di Sâlah al-Dîn, quel che rimaneva
vela allungata. della cupola monumentale venne trasfor-
V’è poi una terza porta lungo la parete mato in una moschea, che ancora oggi è
occidentale della corte che conduce a un un waqf islamico, amministrato dal Dipar-
altro vasto ambiente coperto, di forma timento dei waqf degli Affari Islamici,
irregolare e più basso ripetto al livello come tutti gli altri luoghi santi, ma che
della corte: lungo la parete settentriona- garantisce la visita ai credenti di qualun-
le vi sono i servizi, nella parte meridio- que religione. Il Dipartimento dei waqf ha
nale si possono vedere alcune tombe. La recentemente intrapreso il restauro della
parte orientale della zâwiya è occupata cupola e del piazzale che la circonda.
dalle abitazioni per la famiglia al-‘Alamî, Grazie ai lavori di restauro avviati ai tempi
i discendenti dello shaykh, raggiungibili di Sâlah al-Dîn e dei suoi successori, si sono
tramite una quarta porta che si apre nel- potuti conservare gran parte degli elementi
l’angolo sudorientale della corte. architettonici e decorativi crociati, in par-
Y.N. ticolare i capitelli e le colonne marmoree.
138
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Monte degli Ulivi

Moschea della Qubbat Maqâm Rabî‘a


al-Su‘ûd, veduta al-‘Adawiyya, scala,
generale, monte degli monte degli Ulivi,
Ulivi, Gerusalemme. Gerusalemme.
Sempre in quel periodo è stato aggiunto un
mihrâb sul lato meridionale dell’ottagono,
mentre le pareti tra le colonne vennero
chiuse; sembra che anche la pavimentazio-
ne abbia subito interventi di restauro. L’at-
tuale moschea presenta una pianta ottago-
nale. Agli angoli dell’ottagono vi sono
colonne marmoree con capitelli recanti
elementi decorativi vegetali e animali.
Si può accedere dalla porta che si apre sul
lato occidentale camminando su lastre in
pietra rettangolari di piccole dimensioni:
il punto dal quale il Messia sarebbe asceso
è circondato da una recinzione in pietra
leggermente rialzata. Nel piazzale esterno
si trovano una serie di altari in pietra appar-
tenenti a diversi ordini religiosi cristiani.
Sulle pareti si possono osservare una serie
di anelli di ferro che vengono utilizzati per
legare le tende e i paramenti durante i
festeggiamenti annuali dell’Ascensione.
Y.N.

IV.1.c Maqâm di Rabî‘a


al-‘Adawiyya

Sul Monte degli Ulivi, a fianco della zâwiya


al-As‘adiyya. La visita all’interno è possibile
previo accordo con il custode.

Gli studi architettonici e le scoperte avve-


nute a seguito degli scavi archeologici del
1995 indicano diverse fasi costruttive in
varie parti dell’edificio. L’epoca più anti-
ca cui risalgono i ritrovamenti è quella
bizantina, documentata da frammenti di
terracotta riferibili a questo periodo. Un’
iscrizione monumentale in greco, sulla
parete occidentale, recita: “Sii coraggio-
sa, Domitilla, nessuno è eterno”. E’
139
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Al-‘Ayzariyya

celebre mistica dell’Islam, morta a Bas-


sora nel 185/801. La seconda ipotesi
sarebbe che Rabî‘a al-‘Adawiyya fosse la
moglie di Ahmad Ibn Abû al-Hawârî e che
fosse stata sepolta qui. ‘Abd Allah al-
Mukhlis scriveva invece, negli anni Tren-
ta dell’Ottocento: “La Rabî‘a sepolta sul
Monte degli Ulivi sotto la zâwiya al-
As‘adiyya non dovrebbe essere nè la
moglie di al-‘Adawiyya, né quella di
Ahmad Ibn Abû al-Hawârî, ma un’altra
Rabî‘a, di cui non si hanno notizie stori-
che ma di cui si è conservato il nome”.
La tomba ha un ingresso semplice, rappre-
sentato da un’apertura rettangolare sor-
montata da un architrave in pietra mentre
in origine era costituito da un arco. L’in-
terno della tomba consta di due ambienti:
il primo, a ovest, con un pianta pressocché
quadrata, con volta soprastante, provvista
Maqâm Rabî‘a al- molto probabile che questo luogo venis- di un mihrâb sulla parete meridionale, il che
‘Adawiyya, interno
se utilizzato come sepoltura, malgrado significa che quest’area era utilizzata per la
della camera preghiera, quasi una piccola moschea della
funeraria, monte degli alcuni ritengano che sia dedicato a santa
tomba. Una scala lunga circa 5 metri divi-
Ulivi, Gerusalemme. Pelagia. Un’iscrizione cufica dei primor-
de l’ambiente occidentale, moderno, da
di dell’islam, ad oggi non ancora decifra-
quello orientale, con il pavimento situato
ta, potrebbe contenere dei significati reli-
molto più in basso. L’ambiente occidenta-
giosi, considerando che a partire dal
le, pavimentato in cemento, ha una pianta
VI/XII secolo questo luogo viene indicato
rettangolare (5,6 × 3,4 metri) ed è sor-
come tomba di Rabî‘a al-‘Adawiyya. montato da una volta a botte. Nel centro
Alcuni resti ceramici ritrovati in loco sono si trova un cenotafio.
riferibili tanto all’epoca mamelucca che a Y.N.
quella ayyubide, come anche un muro,
riferibile al VII/XIII-VIII/XIV secolo. È chia-
ro, inoltre, che questo luogo dovette esse- IV.2 AL-‘AYZARIYYA
re utilizzato a lungo.
Oggi il maqâm reca il nome di Rabî‘a al-
‘Adawiyya, nome che però nelle fonti IV.2.a Moschea al-‘Uzayr
islamiche designa diversi personaggi. Tra
di essi, la personalità più nota potrebbe Nel villaggio di al-‘Ayzariyya, sulle pendici
essere qualla di Rabî‘a al-‘Adawiyya, la orientali del Monte degli Ulivi, sulla strada
140
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Al-‘Ayzariyya

che congiunge Gerusalemme a Gerico. E’ pos- Lazzaro, edificarono sui resti del sito pri-
sibile visitare solo il cortile esterno al di fuori mitivo una moschea cui diedero il nome
degli orari della preghiera e previo permesso di al-‘Ayzariyya.
dell’imâm. Non si conosce l’anno di costruzione della
La moschea è raggiungibile dalla strada prin- moschea, ma dalla struttura architettoni-
cipale che collega Gerusalemme a Gerico, svol- ca si evince che l’edificio subì numerosi
tando a sinistra in una strada laterale carreg- rifacimenti ed aggiunte, l’ultima delle
giabile che si trova pochi metri in direzione quali risalente all’epoca ottomana. I docu-
nordest dal piazzale antistante la Chiesa di menti presso il tribunale religioso di
Lazzaro a al-‘Ayzariyya. Gerusalemme fanno riferimento a restau-
ri della moschea nel X/XVI secolo e in
In epoca romana, nel Medioevo e sino a quelli seguenti. L’ultima fase di restauro
Moschea al-‘Uzayr,
tempi recenti, al-‘Ayzariyya costituiva è ricordata dall’iscrizione scolpita al di entrata con l’iscrizione
l’ultima sosta prima di raggiungere Geru- sopra dell’ingresso della moschea: in commemorativa,
salemme venendo da oriente. Questo caratteri ottomani e contenente elemen- al-‘Ayzariyya.
luogo si collega alla vita di Gesù, che vi
sostò quando giunse alla città santa pro-
veniendo dalla Galilea: ad al-‘Ayzariyya
trovò accoglienza nella casa di Maria e
Marta e del loro fratello Lazzaro. Qui, in
base alla narrazione evangelica, compì
uno dei suoi miracoli più noti: la resurre-
zione di Lazzaro. In ricordo di questo
evento il villaggio divenne meta di pelle-
grinaggio in epoca bizantina e si ingrandì
sempre di più fino al Medioevo. Il nome
arabo del villaggio deriva dalla parola
greca Lazarion ovvero “luogo di Lazzaro”.
Le fonti storiche e le testimonianze
archeologiche segnalano la presenza sul
luogo di due chiese (la prima distrutta da
un terremoto nel 390, la seconda costrui-
ta nel VI secolo) e di un convento. Gran
parte dell’edificio venne riutilizzato e
restaurato in epoca crociata. Tuttavia,
dopo la cacciata dei crociati per mano di
Sâlah al-Dîn, nel 583/1187, queste
costruzioni andarono incontro a un lento
degrado, ma poiché i musulmani consi-
deravano Gesù un inviato di Dio e crede-
vano nel miracolo della resurrezione di
141
Un viaggio nel deserto
PERCORSO IV

Maqâm Nabî Mûsa

ti decorativi, essa riferisce che la moschea una tomba simile a quelle ottomane, attri-
venne restaurata ai tempi del sultano ‘Abd buita al Profeta Lazzaro (san Lazzaro),
al-Hamîd II (1293/1876-1327/1909). mentre nella parete meridionale v’è un
La semplice porta esterna della moschea mihrâb rivestito di piastrelle ottomane.
conduce a una scala che termina sulla All’estremità occidentale della sala della
corte: il piano di calpestio è decisamente preghiera si trova un’apertura rettangola-
più basso rispetto al livello della strada, re attualmente chiusa, ma che in prece-
ha forma rettangolare ed è circondato da denza conduceva alla tomba di Lazzaro,
pareti in pietra che risalgono a diverse oggi raggiungibile direttamente dalla stra-
epoche. Nel muro meridionale è stato da principale a ovest dell’ingresso della
ricavato di recente un semplice mihrâb in moschea.
pietra. La sala della preghiera si raggiun-
ge attraverso una porta rettangolare sor-
montata dalla suddetta iscrizione ottoma- IV.3 MAQÂM NABÎ MÛSÂ
na. La pianta della sala della preghiera è
rettangolare, il pavimento è ricoperto dal
tappeto per la preghiera, il soffitto è a A 28 chilometri a est di Gerusalemme (indica-
botte, sorretto da un enorme pilastro in zioni sulla strada Gerusalemme-Gerico). La
pietra che segue immediatamente l’in- visita è possibile tutto il giorno, ad eccezione
Moschea al-‘Uzayr,
tomba del profeta al- gresso. Nella parte orientale si trova una delle ore di preghiera.
‘Uzayr, al-‘Ayzariyya. stanza di forma rettangolare contenente
Il maqâm è situato a circa 8 chilometri a
est di Gerico in una località desertica, in
mezzo alle dune di sabbia prossime al Mar
Morto. L’ambiente circostante, calmo e
silenzioso, induce alla meditazione e alla
contemplazione di questi luoghi in cui
nacquero le tre religioni monoteiste.
Sono numerosi i motivi per cui fu costrui-
ta la tomba di Mosé, il più importante dei
quali è da ravvisarsi nell’alta considera-
zione che i musulmani hanno nei con-
fronti del Profeta di Dio, citato nel Cora-
no: la religione islamica è infatti un
completamento e un perfezionamento
delle precedenti religioni rivelate (ebrai-
smo e cristianesimo). È scritto nel Cora-
no: “Il Messaggero di Dio crede in ciò che
gli è stato rivelato dal suo Signore e così
tutti i credenti credono ciascuno in Dio e
nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi
142
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Maqâm Nabî Mûsa

Maqâm Nabî Mûsâ,


veduta generale.

Messaggeri… Non facciamo distinzione


alcuna fra tutti i Messaggeri che Dio ha
inviato… Abbiamo udito e obbediamo!”
(II, 285). Il fatto che una tomba tanto
importante si trovi qui viene spiegato
come un tentativo di ristabilire un certo
equilibrio con gli altri monasteri che si
trovavano nella zona in epoca bizantina. Il
fatto di sollecitare le folle a convergere in
uno stesso luogo in determinate occasio-
ni rispondeva a diversi obiettivi: consen-
tiva di distrarle un po’ dalle faccende quo-
tidiane favorendo al contempo le relazioni
sociali e gli scambi commerciali. Ma aveva
anche il fine di dimostrare ai nemici la
compattezza e solidarietà della comunità.
Benchè le fonti storiche indichino che i
Maqâm Nabî Mûsâ,
mawsim di Nabî Mûsâ iniziarono a essere minareto della
celebrati in epoca ayyubide, non è perve- moschea.

143
Un viaggio nel deserto
PERCORSO IV

Maqâm Nabî Mûsa

epoca ottomana, e molti dei suoi com-


mittenti sono voluti restare anonimi. Tra
coloro che promossero questi interventi
figurano Effendi Husâm al-Dîn nel
1013/1604-1605, lo shaykh Muhammad
al-Khalîlî, alla fine del 1139/1726-1727,
il Mufti di Gerusalemme Muhammad
Tâhir al-Hussaynî nel 1303/1885-1886.
Dal punto di vista architettonico, Maqâm
Nabî Mûsâ viene considerato il più gran-
de complesso religioso in Palestina dopo
il Haram al-Sharîf, con la sua superficie di
circa 4.500 metri quadrati, circondata sui
quattro lati da un muro e distribuita su tre
piani. Si entra nel complesso da una porta
sulla facciata occidentale conducente ad
un passaggio che immette a un cortile
centrale in cui si trovano una moschea a
cinque navate, il maqâm e dei pozzi. Que-
sto cortile è circondato da una successio-
ne di celle e ambienti (circa cento) di
dimensioni diverse. Il complesso com-
prende una stalla nell’interrato, magazzi-
ni, due forni e due cucine al pianterreno.
V’è anche un minareto di media grandez-
Maqâm Nabî Mûsâ, nuto alcun reperto riconducibile a questo za, che però, grazie all’altezza del luogo
veduta interna con il rispetto al territorio circostante, offre a
minareto della
periodo. Il più antico ritrovamento risale
chi sale sul balcone del muezzin una splen-
moschea. al periodo in cui regnò il sultano mame-
dida vista sui monti del Giordano. Davan-
lucco Baybars che ordinò la costruzione
ti al complesso v’è un ampia spianata, tea-
della tomba nel 668/1269-70. Baybars fu tro di spettacoli in determinati periodi ma
il fondatore della dinastia mamelucca, utilizzato come parcheggio nel resto del-
abile combattente e intelligente uomo di l’anno. Sul lato nordoccidentale del com-
potere, al quale si devono numerose plesso v’è un grande cimitero ove ancora
opere architettoniche a Gerusalemme, in oggi vengono sepolti coloro che hanno
Palestina e in altri luoghi dell’impero espresso il desiderio di riposare all’ombra
mamelucco, in particolare al Cairo. A del maqâm.
partire da Baybars sino all’epoca del Man- Oltre ai giorni delle festività prestabili-
dato britannico sulla Palestina (1917- te, durante i quali la gente vi si riversa
1948) si sono succedute opere di restau- copiosa, questo luogo è meta di pellegri-
ro e di ampliamento, in particolare in naggio da parte dei locali e di molti
144
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Gerico

musulmani provenienti dall’India, dalla hanno portato alla luce un grande palaz-
Malesia e dal sudest asiatico e di alcuni zo composto da vari ambienti la cui data-
gruppi di europei. zione viene fatta risalire al periodo
Y.N. omayyade, in particolare al regno del
califfo Hishâm Ibn ‘Abd al-Mâlik, mentre
altri studiosi lo collegherebbero a Walîd
IV.4 GERICO Ibn Yazîd, poiché la sontuosità del palaz-
zo ben si attaglierebbe al gusto estetiz-
zante di questo califfo. La costruzione del
IV.4.a Qasr Khirbat al-Mafjar palazzo richiese circa 20 anni ma la sua
(Palazzo di Hishâm) (opzione) vita fu breve poiché venne distrutto da un
terremoto nel 129/747, a soli quattro
A 2 chilometri a nord di Gerico. Orari: dalle anni dalla sua ultimazione.
8 alle 17, a pagamento. Il palazzo di Hishâm a Gerico è conside- Accampamento presso
rato una delle numerose residenze Gerico, veduta,
Gli scavi archeologici, condotti negli anni omayyadi costruite nell’area desertica litografia di
D. Roberts (© Victoria
Trenta e Quaranta del XX secolo da compresa nell’attuale Siria e Giordania. and Albert Museum,
Richard Hamilton e Dimitri Primki, Senza dubbio è il più bello e il più gran- Londra).

145
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Gerico

de: con stucchi alle pareti, alcuni dei quali zo: l’ingresso esterno, dove si trova la
esposti al Museo Rockfeller di Gerusa- biglietteria; un cortile coperto, all’inter-
lemme, mosaici policromi che rivestono no del quale sono disposti alcuni reperti
il pavimento, tra i più belli e integri sino- sopravvissuti al terremoto. A nord si
ra portati alla luce, che non temono con- trova un bacino con il fondo rivestito in
fronti con quelli della Cupola della Roc- mosaici mentre a ovest si apre l’entrata
cia. Le buone condizioni climatiche di del palazzo, che conduce a una grande
Gerico e dei suoi dintorni hanno fatto sì corte che presenta al centro una finestra
che questi palazzi diventassero residenze decorata. Attorno alla corte, sui lati sud
invernali per i califfi e la loro corte. La ed est, diverse sale si distribuiscono su
vicinanza delle sorgenti di ‘Ayn al-Dyuk due piani. A metà del corridoio sud,
ha consentito di costruire un acquedotto presso la base del minareto, si innalza la
lungo 8 chilometri che porta l’acqua al piccola moschea che era un tempo la
palazzo trasformando la zona in un’oasi moschea privata del califfo. La moschea
verdeggiante. pubblica si trova a nord del portico orien-
Il palazzo di Hishâm, per via della sua tale. Nel muro meridionale si apre la
importanza nella storia dell’arte islami- nicchia del mihrâb orientato in direzione
ca, e per il suo potenziale turistico è stato della Mecca. Si accede attraverso un cori-
oggetto di numerosi interventi di restau- doio in uno splendido hammâm, prece-
ro, l’ultimo dei quali risalente al 1994, duto da una vasca e circondato a nord da
grazie a un finanziamento del governo diversi ambienti dei quali uno doveva
italiano in favore del Dipartimento dei fungere sicuramente da sala di accoglien-
beni artistici palestinese. Sotto il patro- za. Questo presenta infatti un pavimento
cinio dell’UNESCO, e grazie alla colla- con splendidi mosaici, considerati tra i
borazione dell’équipe italo-palestinese, più belli della Palestina. Sono state sco-
gli scavi e i restauri ci consentono di perte anche la caldaia e le latrine
ammirare le unità costitutive del palaz- Y.N.

146
MAWSIM DI NABÎ MÛSÂ

Yusuf Natsheh

Nella Palestina dell’epoca ayyubide ebbe- coranici, con scritte recanti i nomi dei
ro un notevole impulso delle particolari califfi ben guidati e quelli dei più impor-
festività religiose che prevedevano che gli tanti sufi. Il corteo viene accompagnato
abitanti dei villaggi si riunissero tutti da musica e danze. Qualcuno si reca al
insieme presso i principali santuari della maqâm di Mosé a cavallo. Mentre il cor-
zona. Queste manifestazioni, chiamate teo sale verso la tomba, il fervore reli-
mawâsim (pl. di mawsim) si diffusero ancor gioso e l’entusiasmo crescono sempre di
più in epoca mamelucca, proseguirono in più, alimentato dagli appartenenti alle
epoca ottomana fino ai nostri giorni, confraternite sufi che fanno rullare i tam-
anche se talvolta sono state sospese o rin- buri, battono ritmicamente i tamburel-
viate per motivi di sicurezza. Tra i maqâm li, agitano bastoni e spade alternando
presso i quali si celebravano i mawâsim movimenti in avanti e indietro, a destra
ricordiamo quello di ‘Alî Ibn ‘Âlim ad e a sinistra, tra il gioioso gridare delle
Arsuf, quello di Nabî Rubîn a sud di Giaf- donne e di tutta la folla”.
fa, di Nabî Sâlih a Ramla, di al-Husayn ad Nel momento in cui si entra nell’edificio
Ashqelon, quello di al-Darûm nei pressi ci si raccoglie in preghiera, accompagna-
di Gaza e, infine, il presente mausoleo ta dalla recitazione del Corano. Spesso
(maqâm di Nabî Mûsâ). convergono in questo luogo migliaia di
La principale e la più famosa celebrazio- persone, vengono piantate tende attorno
ne è proprio quella di Nabî Mûsâ (il Pro- all’edificio, ed è tutto un andare e venire
feta Mosé). Ha luogo ancora oggi e ha ini- di pellegrini.
zio il venerdì precedente il venerdì santo Di fatto questa festa, come tutte le altre
dei cristiani ortodossi e si protrae per una del genere, è l’occasione per esprimere
settimana, in una data compresa tra il 22 voti e far circoncidere i bambini. Tutto
marzo e il 25 aprile. questo afflusso di persone comporta
E’ possibile riassumere le fasi dei festeg- anche un notevole sforzo per venire
giamenti, seguendo questa descrizione incontro alle esigenze dei visitatori: in
della fine del secolo passato: “le celebra- questa circostanza vengono offerti dei
zioni hanno inizio con il raduno degli pasti e anche un dolce speciale, chiamato
abitanti di Gerusalemme e dei rappre- “dolce del Profetà Mosé”. I festeggiamenti
sentanti del waqf del Profeta Mosè pres- si protraggono così per una settimana: il
so il piazzale della moschea al-Aqsa: giovedì sucessivo i fedeli iniziano a deflui-
quindi tutti si dirigono verso Gerico re portando con sé i tre stendardi (quel-
attraversando Ra’s al-‘Amûd, passando lo di Nabî Mûsâ, di Nabî Dâwud – il Pro-
per Tarîq al-Mujâhidîn e Bâb al-Asbât. feta David – e quello della Moschea
Gli abitanti delle città, soprattutto di al-Aqsa) e una volta tornati a Gerusalem-
Nablus, Hebron e Gerusalemme, si uni- me, alla moschea al-Aqsa, le bandiere
scono al corteo facendo sventolare ban- vengono riposte in custodia per l’anno
diere e stendardi decorati con versetti successivo.

147
LA VITA MONASTICA NEL DESERTO

Yusuf Natsheh

In Palestina, in epoca bizantina, si diffuse lasse i vari edifici del complesso dal
tra i monaci la pratica di appartarsi in soli- mondo esterno: una chiesa, la sala delle
tudine lontano dalle città, nel deserto di riunioni e il refettorio, una fonte dell’ac-
Gerusalemme. Questa pratica prese il via qua, un orto e le celle.
in Egitto, diffondendosi e radicandosi in Il secondo tipo di pratica monastica,
Palestina, come dimostrano gli oltre 80 quello della laura, comportava l’isola-
monasteri nel deserto di Gerusalemme, mento totale del monaco: ciascuno tra-
la cui superficie non raggiunge gli 80 chi- scorreva la maggior parte del tempo in
lometri di lunghezza e i 20 di larghezza. una grotta o in una cella, mangiava e
Tra questi luoghi di eremitaggio ricordia- pregava da solo per cinque giorni alla
mo, a titolo esemplificativo, il monastero settimana, ogni sabato e domenica si
di Mar Saba nei pressi del villaggio di al- univa ai compagni per la preghiera e per
‘Ubaydiyy nella zona di Betlemme; il la cena comunitaria, e infine tornava in
monastero di San Giorgio di Koziba a solitudine.
Wâdî al-Qilt, lungo la strada che con- Si trattava di uno stile di vita improntato
giunge Gerusalemme a Gerico; il mona- su una estrema semplicità e austerità nei
stero di Hajla vicino al fiume Giordano; comportamenti e nell’alimentazione: i
il monastero della Tentazione (Qarantal) monaci si nutrivano essenzialmente di
a Gerico. pane e dei prodotti della terra, dei frutti
Tra i monaci vanno ricordati almeno tre che coltivavano essi stessi e che per lo più
grandi personaggi: il primo è il monaco facevano essicare. Potevano anche dedi-
Caritone, fondatore della prima laura, alla carsi ad attività lavorative elementari,
fine del 330; Eutimio (376-473), che come il coltivare piccoli appezzamenti di
attirò a sé migliaia di adepti, e Saba (439- terra o intrecciare dei panieri o delle
532) il principale esponente di questo corde da scambiare con altri prodotti nei
fenomeno. villaggi circostanti. Nel caso dei grandi
Il primo tipo di monachesimo è quello dei monasteri il grano veniva importato dalla
cenobi, in cui i religiosi praticavano una Giordania. Lontano dal tumulto delle
vita isolata dal mondo ma in comunità; si città, l’isolamento e la calma spinse alcu-
riunivano e vivevano insieme in un mona- ni monaci a dedicarsi alla poesia, alla let-
stero, conducendo una vita fatta di comu- teratura, alla teologia influenzando in
nione e cooperazione, ognuno con una molti casi profondamente il pensiero cri-
mansione specifica che si andava ad stiano.
aggiungere agli impegni fondamentali del- Uno dei più interessanti monasteri è
l’adorazione, della riflessione, della pre- quello di San Giorgio a Wâdî al-Qilt,
ghiera e della lettura; v’era una preghie- raggiungibile da Gerusalemme piegan-
ra comunitaria e una privata, mentre i do a settentrione presso l’entrata
pasti e gli altri impegni sociali quotidiani all’Osservatorio di Gerico. Da Gerico
si svolgevano in forma comunitaria. Que- si volta a destra al primo incrocio dopo
sto tipo di monachesimo rendeva neces- avere lasciato la città. Prima di rag-
saria la presenza di un alto muro che iso- giungere il monastero il visitatore potrà
148
godere di suggestive vedute sul paesag- e acqua fresca, molto gradite dopo
gio desertico. La visita del monastero è l’impegnativa discesa della vallata e
possibile prima e dopo mezzogiorno l’escursione al monastero, che segue il
(dalle 9 alle 15, un’ora di interruzione corso dell’acquedotto romano, più
dalle 12 alle 13). Vi si troveranno caffè volte restaurato

149
PERCORSO V

La via dei khân e del sufismo


Marwan Abu Khalaf, Nazmi al-Ju‘beh

V.1 MAQÂM NABÎ SAMUEL V.5 KHÂN AL-LUBBÂN

V.2 MAQÂM NABÎ SÂLIH V.6 NABLUS


V.6.a Tomba di Giuseppe
V.3 MAQÂM AL-QATRAWÂNÎ
V.7 SEBASTE
V.4 KHÂN JIFNA V.7.a Maqâm Nabî Yahya
(San Giovanni Battista)
OPZIONE PAESAGGISTICA
Pianura di al-Lubbân

Il servizio postale tra Il Cairo e Damasco

Pianura di al-Lubbân,
veduta.

151
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo

Diversi fattori hanno fatto sì che in Pale- re percorsi diversi ripetto alle vie dei
stina sorgessero tanti caravanserragli, caravanserragli, tanto che fu necessario
primo tra tutti la posizione strategica e costruire stazioni per la posta tra Il Cairo
centrale del paese. Questa terra era l’a- e Damasco.
nello di congiunzione tra l’Egitto e la Nella maggior parte dei casi, il caravan-
Siria, la Mesopotamia e la penisola arabi- serraglio è costituito da un edificio a
ca ed era attraversata dall’antica via pianta rettangolare o quadrata che si svi-
costiera, nota come “Via Maris”, utilizza- luppa intorno ad un cortile centrale, ed
ta per fini militari e commerciali. è quasi sempre composto da due piani.
Le fonti storiche narrano che il primo ad Il piano terra comprende due tipologie
ordinare la costruzione di caravanserragli di ambienti: le stalle per cammelli e
fu il califfo omayyade ‘Umar Ibn ‘Abd al- cavalli, e i magazzini per custodire le
‘Azîz (99/717-101/720). I caravanserra- merci e le mercanzie. Il piano superiore
gli continuarono a essere costruiti sino è costituito da stanze per ospitare i viag-
alla metà del XIII/XIX secolo. Nel villag- giatori. Talvolta il caravanserraglio inclu-
gio di Abû Ghosh (a ovest di Gerusalem- deva anche un oratorio e una moschea,
me) sopravvive un unico khân riconduci- soprattutto in epoca mamelucca. Se il
bile al periodo dei califfi omayyadi e caravanserraglio si trovava fuori città era
abbasidi, e il cui utilizzo si protrasse sino circondato da mura inespugnabili e
all’epoca crociata e mamelucca. includeva anche una fontana, se invece si
I caravanserragli erano presenti lungo le trovava all’interno prendeva il nome di
strade principali che collegavano tra loro wikâla.
le città di Gerusalemme, Gaza, Nablus e La Palestina, per la sua importanza reli-
Ramla: si tratta di Khân Jaljuliya, Khân giosa, ha sempre attirato folle di viaggia-
Jubb Yusuf, Khân al-Minya, Khân Yûnis e tori e pellegrini, specialmente in occasio-
Khân al-Tujjâr. Se ne ritrovavano anche ne di particolari festività religiose: questo
all’interno delle città e dei villaggi. La spiega la costruzione di numerosi khân in
costruzione di questi edifici raggiunse l’a- tutto il paese dove i forestieri potevano
pice durante l’epoca mamelucca, ritenu- trovare un ricovero sicuro. I sufi si riuni-
ta l’età d’oro dell’architettura islamica in vano invece presso i maqâm e le tombe dei
Egitto e nel Bilâd al-Shâm, e proseguì in loro venerati maestri. I maqâm sorsero
modo sempre crescente sino agli inizi del- quasi in ogni villaggio della Palestina e
l’epoca ottomana. alcuni ne possedevano più di uno: gli abi-
Lo scopo principale del caravanserraglio tanti si recavano per compiere sacrifici,
era quello di proteggere di notte mer- accendere candele, esprimere voti. Alcu-
canti e pellegrini da possibili rapine, oltre ni maqâm si animavano durante le feste
che di offrire servizi di prima necessità. popolari, tra i rulli dei tamburi dei sufi e
I caravanserragli fungevano anche da sta- dei dervisci, attirando gente da ogni dove,
zioni per la posta, ma in epoca mame- che accorreva per ottenere una grazia,
lucca, in particolare ai tempi del sultano una guarigione, nella speranza di un avve-
Baybars, le vie postali iniziarono a segui- nire migliore.
152
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Maqâm Nabî Samuel

In questo percorso analizzeremo la fun-


zione svolta dai caravanserragli e dai
maqâm lungo la via che congiunge Geru-
salemme a Sebaste, a partire da Maqâm
Nabî Samuel (Tomba del profeta Samue-
le), situato a nordovest di Gerusalemme,
fino a Maqâm Nabî Yahya (Tomba di San
Giovanni Battista), a Sebaste. Una parti-
colare attenzione sarà dedicata inoltre alla
via della posta che, attraverso la Palesti-
na, congiungeva le due capitali mame-
luccche del Cairo e Damasco.
M.A.K.

V.1 MAQÂM NABÎ SAMUEL

Raggiungibile in auto o in autobus. Da Geru-


salemme prendere la strada per Ramallah e
girare a sinistra, al villaggio di al-Ram. Pas- fu annesso un monastero: chiamarono il Maqâm Nabî Samuel,
veduta.
sare per Bir Nabala e Bir al-Jeib, poi girare a luogo “montagna della gioia” poiché fu da
sinistra in direzione sud. In cima alla monta- lì che videro per la prima volta Gerusa-
gna si trova Maqâm Nabî Samuel. Attualmente lemme. Sotto il regno di Sâlah al-Dîn
il monumento è tenuto da ebrei ortodossi ed è venne restaurato, come pure durante il
visitabile ad ogni ora del giorno. periodo mamelucco. Gli ebrei si recano a
visitare questo luogo e vi accendono le
Il mausoleo di Nabî Samuel si trova sulla loro candele accanto a quelle dei visitato-
vetta del monte omonimo, a 6 chilome- ri musulmani.
tri a nordovest di Gerusalemme. La mon- L’edificio del maqâm crociato venne riuti-
tagna si eleva per 885 metri sul livello del lizzato come moschea con l’aggiunta di
mare ed è la più alta nell’area di Gerusa- un mihrâb, dotato di celle e ampliato più
lemme. Dal terrazzo del maqâm si può volte per accogliere pellegrini e visitato-
ammirare gran parte della città santa. Le ri. Non appena un sufi giungeva a Geru-
parti più antiche risalgono all’epoca salemme saliva immediatamente al maqâm
bizantina, quando Giustiniano vi fece eri- del Profeta Samuele e vi trascorreva una
gere una chiesa, convinto che contenesse notte ospitato dalla famiglia al-‘Alamî,
le spoglie del Profeta Samuele. I crociati una delle più antiche di Gerusalemme.
ne confermarono la sacralità e l’impor- Oggi è possibile vedere questo luogo a
tanza dal punto di vista sia religioso sia distanza di molti chilometri da qualsiasi
militare facendovi erigere una chiesa cui direzione, così come è possibile identifi-
153
La via dei khân e del sufismo
PERCORSO V

Maqâm Nabî Sâlih

in uso in tutti i mausolei islamici (come le


tombe della moschea del Maqâm al-
Ibrahîmî ad Hebron); al centro della pare-
te meridionale si trova un mihrâb.
All’estremità della parete settentrionale
della sala v’è una stretta scala che condu-
ce a una cripta, simile a una grotta natu-
rale, ove si trova la tomba, illuminata da
candele (il luogo è attualmente tenuto da
ebrei ortodossi ma la visita è possibile). A
fianco dell’ingresso principale un’imper-
via scala conduce al terrazzo e al minare-
to: una volta terminata l’ardua salita si
apre un vasto orizzonte e dall’angolo
sudorientale si può ammirare Gerusa-
lemme.
Se rimane del tempo si possono visitare
gli scavi archeologici intorno all’edificio,
con reperti risalenti all’epoca romana,
bizantina e crociata: in particolare si pos-
sono osservare le cisterne e le stalle sca-
Maqâm Nabî Sâlih, care all’interno la struttura crociata, di vate nella roccia.
veduta. N.J.
cui rimangono mensole e colonne goti-
che, insieme alle aggiunte mamelucche.
Fu lo shaykh Muhammad al-Khalîlî a far
erigere il maqâm e la moschea, con il suo V.2 MAQÂM NABÎ SÂLIH
minareto cilindrico, nel XII/XVIII secolo.
I cannoneggiamenti della Prima Guerra
Il villaggio di Nabî Sâlih si trova a circa 15
Mondiale colpirono l’edificio, distrug-
chilometri a nordovest di Ramallah. Dal
gendone gran parte, e il Consiglio supe-
Maqâm Nabî Samuel, lungo le pendici occi-
riore islamico, alla fine degli anni Venti, dentali della montagna si raggiunge prima
decise di ricostruire quanto era stato Betania, alla periferia di Ramallah, sino ad
distrutto e restaurare quanto rimasto, arrivare a Birzeit.
come risulta dall’iscrizione che sormon- La visita è possibile in qualsiasi momento, ad
ta l’ingresso del maqâm. eccezione delle ore della preghiera.
Questo edificio nella sua struttura ricor-
da una cittadella fortificata, ed è compo- Il profeta Sâlih, inviato da Dio per ricon-
sto da un ingresso con al centro un gran- durre sulla retta via gli abitanti di
de portone che conduce a un’immensa Tamudh, è citato nove volte nel Corano:
sala al cui centro v’è il cenotafio, come è per questo motivo in onore di questo pro-
154
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Maqâm Al-Qatrawânî

feta si sono costruiti in Palestina nove V.3 MAQÂM AL-QATRAWÂNÎ


maqâm, il più importante dei quali, e il
più grande, è quello di Ramallah.
Il maqâm si eleva sulle rovine di una chie- Da Nabî Sâlih si va a est verso Birzeit. Dal cen-
sa bizantina, al confine sudorientale del tro del villaggio si procede a nord, in direzione
villaggio di Nabî Sâlih. L’abside della chie- di ‘Atâra. In cima a una montagna, a sudove-
sa è ancora visibile a fianco della parete
st di questa località, sul sito del monastero di
occidentale del maqâm, il che dimostra
al-Iqbâl, si gode una splendida veduta dell’im-
che il luogo era già sacro e conosciuto
ponente maqâm con le sue due cupole.
almeno sin dall’epoca bizantina. Anche se
l’edificio non è datato, con molta proba-
Al centro di un esteso territorio, rico-
bilità è riconducibile al periodo mame-
lucco o ottomano. Tutt’intorno si trova- perto da quercie e susini, si eleva un’e-
no i resti del vecchio villaggio, gli alloggi dificio a pianta rettangolare sormontato
di coloro che abitavano nelle vicinanze e da due leggiadre cupole. All’interno del
dei mujawir. maqâm, il soffitto è costituito da volte a
Ciononostante il maqâm è rimasto intatto crociera in pietra bianca scolpita, anco-
e viene conservato con molta cura. L’e- ra annerite dal fumo delle candele. In
dificio è a pianta rettangolare e al centro base allo stile, la costruzione è ricondu-
della sua parete meridionale v’è un mihrâb cibile all’epoca mamelucca. Gli scavi Maqâm al-Qatrawânî,
molto semplice; v’è un’ampia stanza abi- archeologici hanno riportato alla luce i veduta.
tata dal custode del maqâm e da coloro che
si recano in visita al Profeta Sâlih. Sulla
parete occidentale v’è una porta che con-
duce al mausoleo. Sempre sul lato occi-
dentale dell’edificio v’è un’enorme cor-
tile adibito a luogo dei festeggiamenti in
onore del profeta, che si tengono annual-
mente: la gente giunge numerosa dai vil-
laggi limitrofi, si dispongono tavole per i
pellegrini, si accendono le candele sulla
tomba, si recitano le preghiere.
Ancora oggi il visitatore è accolto caloro-
samente dagli abitanti del villaggio che
appartengono tutti alla famiglia Tamîmî,
originaria di Hebron e discendente dal
celebre Compagno del Profeta Tamîm Ibn
‘Aws al-Dâri, i cui membri sono presen-
ti anche a Gerusalemme, Nablus e nella
regione di Ramallah.
N.J.
155
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Khân Jifna

la presenza di un custode che si prenda


cura dei pellegrini in visita e dei poveri:
ad ovest dell’edificio si trova la sua abita-
zione.
Un certo numero di tombe rinvenute in
prossimità dell’edificio appartengono a
coloro che desideravano essere sepolti
presso il maqâm nella speranza di una
benedizione e di protezione.
N.J.

V.4 KHÂN JIFNA

Per raggiungere il khân uscendo dal Maqâm di


Nabî Sâlih ci si dirige a est verso Birzeit. Pro-
seguire tra uliveti e albicocchi, fino a Jifna,
situata a 2 chilometri a est di Birzeit e a 23
km a nord di Gerusalemme.
Il khân si trova a 50 metri dal centro del vil-
laggio, in direzione nordovest. È stato restau-
rato totalmente tra il 1998 e il 1999. Attual-
mente una parte è sede del municipio di Jifna,
mentre un’altra è adibita a ristorante e a parco.
La visita è consentita in qualsiasi momento,
Khân Jifna, entrata. resti di una chiesa bizantina sotto il così come è possibile acquistare sul posto cibo e
maqâm, ritenuta da alcuni quella di Santa bevande.
Caterina, il cui nome sarebbe stato poi
nel corso del tempo storpiato in Jifna è situata su una verde collina che si
Qatrawânî, anche se non v’è alcuna con- affaccia su una fiorente vallata ricoper-
ferma a questa ipotesi. ta da mandorli, albicocchi e ulivi. In
Nei periodi di siccità i contadini delle arabo parlato, la parola Jifna (dall’arabo
zone limitrofe si raccolgono intorno al letterario jifân) significa “piede della
maqâm e supplicano Dio di inviare abbon- vigna” ed il villaggio deriva il suo nome
danti pioggie per salvare il raccolto, proprio dall’abbondante presenza di
recando anche delle offerte. La visita a vigneti sul suo territorio, sfruttate
Qatrawânî si completa solo con la pre- durante il periodo crociato per produr-
ghiera presso il mihrâb del maqâm. re vino. Alcuni studiosi ne ricollegano il
Gli abitanti dei vicini villaggi tengono nome a Jifna, antenato dei Ghassanidi,
molto a Qatrawânî tanto da aver previsto ovvero della tribù araba che governò
156
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Khân Jifna

Khân Jifna, corte


interna con scala
d’accesso alla parte Khân Jifna, corte
superiore. interna, veduta.
gran parte del Bilâd al-Shâm sotto il
controllo dell’impero bizantino. I
monumenti di Jifna confermerebbero
questa ipotesi, così come lo attestereb-
be la presenza di un villaggio chiamato
Deir Ghassana, a nordovest del villaggio
di Nabî Sâlih.
La fama di Jifna è attribuibile a una serie
di fattori, primo fra tutti quello relativo
a una tradizione cristiana apocrifa secon-
do la quale la Sacra Famiglia sarebbe pas-
sata di qui, fermandosi a riposare all’om-
bra di un fico. Per questo motivo il
villaggio è una tappa della via di pelle-
grinaggio da Acri a Gerusalemme attra-
verso Nazareth, Sebaste, Nablus, fino a
Gerusalemme e Betlemme. Per via della
fertilità del terreno e l’abbondanza di
acque, grazie alla presenza di una sor-
gente al centro del paese, ha sempre
goduto di una certa prosperità. Per que-
sto i crociati vi si insediarono, anche se
alcuni resti archeologici indicano che
l’insediamento di Jifna risale all’epoca
romana, e che continuò ad essere abita-
to senza interruzione nell’epoca mame-
lucca e in quella ottomana, alla quale
data la maggior parte degli edifici della
città vecchia.
Il khân di Jifna è considerato la costru-
zione principale della città: ha un aspet-
to quasi di fortezza tanto da essere chia-
mato anche burj (torre). L’edificio risale
con molta probabilità al periodo roma-
no (63 a.C.-324 d.C.) o al massimo
bizantino (324-637); venne poi restau-
rato in epoca crociata tra la fine dell’XI
secolo e la seconda metà del XII , e fu
oggetto di numerose modifiche e
aggiunte nelle epoche mamelucca e
ottomana.
157
PERCORSO VLa via dei khân e del sufismo
Opzione paesaggistica

Pianura di al-Lubbân.

Ha pianta rettangolare e il suo lato meri- OPZIONE PAESAGGISTICA


dionale raggiunge la lunghezza di 40,60
metri, mentre quello occidentale rag-
giunge i 50 metri: comprende stanze e Pianura di al-Lubbân
sale situate sul lato sudoccidentale e su
quello settentrionale, mentre sul lato
A 15 chilometri a nord della città di al-Bireh,
orientale si trova un portico che si apre
lungo la strada principale che congiunge Geru-
sul cortile interno, sul quale si affacciano
tutte le stanze. Non vi sono finestre verso salemme a Nablus. Il visitatore, arrivando a
la strada, nella parte occidentale. L’edifi- una collina a sud del villaggio di al-Lubbân
cio comprende anche un frantoio, una godrà la bellissima vista sulla pianura con il
stanza che si suppone venisse usata come medesimo nome.
prigione, così come passaggi sotterranei
che collegavano alcuni suoi ambienti. Questa pianura alluvionale e circondata
Altre parti del caravanserraglio non sono da ripide montagne è oggetto di coltiva-
ancora state portate alla luce. zioni intensive di ortaggi e cereali. A
M.A. meridione è situato un caravanserraglio
158
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Khân Al-Lubbân

Khân al-Lubbân,
entrata, veduta Khân al-Lubbân, sala
interna. principale.
circondato da vari tipi di alberi ad alto fusto
quali mandorli, fichi, albicocchi, peschi e
prugni. Ulivi, mandorli e querce si trova-
no sui versanti della montagna vicina.
M.K.

V.5 KHÂN AL-LUBBÂN

A 41 km da Gerusalemme. Al termine della


visita al khân di Jifna si ritorna sulla via per
Nablus. Passare l’incrocio del villaggio di
Sinjil,un chilometro dopo, e girare a sinistra.
Il percorso diviene tortuoso e la discesa ripida
fino alla pianura di al-Lubbân. E’ consiglia-
bile fermarsi qualche istante per godere la
veduta della pianura. Al termine delle curve si
giunge a Khân al-Lubbân, situato sulla destra
della strada. Sempre aperto.

Non si conosce la data di costruzione di que-


sto edificio, tuttavia i caratteri architettoni-
ci lo collocherebbero al termine dell’epoca
mamelucca o, tutt’al più, agli inizi di quella
ottomana. I lavori di restauro di gran parte
dell’edificio vennero condotti sul lato occi-
dentale e su parte di quello settentrionale
durante l’epoca ottomana, come è possibi-
le dedurre dal taglio e dallo stile delle pie-
tre. Questo khân è stato utilizzato come
posto di polizia sia durante il Mandato bri-
tannico sia durante la sovranità giordana. È
un grande edificio, a pianta quadrata, il cui
lato raggiunge i 23 metri. E’ costituito da
un unico piano, contrariamente agli altri
caravanserragli, a due piani, poiché la distan-
za che lo separa a nord da Nablus e a sud da
Bira non è molta. Gran parte dell’edificio è
ancora oggi intatta. Si giunge prima al cor-
tile a cielo aperto e quindi a una sala a volta.
159
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Nablus

Vi sono almeno due tombe venerate e


conosciute come tomba di Giuseppe: la
prima è nella moschea al-Ibrahîmî a
Hebron (VIII.1.a), mentre la seconda è
nell’edificio qui presente. Una tradizione
vuole che la sua prima sepoltura avvenne
a Nablus, dopodiché la salma sarebbe stata
traslata e tumulata nella moschea al-
Ibrahîmî dove sarebbe stata eretta sulla
sua tomnba una qubba. Le tre religioni
monoteistiche concordano nell’attribuire
sacralità al luogo e una posizione privile-
giata a Giuseppe.
Il maqâm si erge sopra un vecchio pozzo
ed è costituito da una stanza quadrata con
un mihrâb sormontata da una cupola. Non
v’è nulla di ricercato nella costruzione,
probabilmente per via dell’attenzione che
i sultani hanno riposto per la tomba di
Giuseppe nella moschea al-Ibrahîmî. La
Tomba di Giuseppe, Alle due estremità della corte si trovano stanza è preceduta da un’altra aperta che
Nablus.
degli ambienti che si suppone servissero per si affaccia sul cortile. V’è poi una stan-
l’amministrazione; le stanze sul lato setten- zetta lungo la parete occidentale riserva-
trionale invece erano le camere da letto. ta al custode.
Non v’è traccia della moschea che si pensa
dovesse esistere nel khân. Ultimamente l’e-
dificio ha subito dei restauri in modo da
essere maggiormente fruibile.
Ebbe grande importanza anche per il fatto
di essere stato costruito in prossimità di
un pozzo.
M.K.

V.6 NABLUS

V.6.a Tomba di Giuseppe


Tomba di Giuseppe,
camera funeraria, Al centro del villaggio di Balata, oggi uno dei
Nablus. quartieri orientali di Nablus.
160
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Sebaste

Le condizioni attuali dell’edificio riflet-


tono lo stile architettonico popolare
dell’epoca ottomana. Il Ministero dei
Waqf e degli Affari islamici, proprieta-
rio del monumento, ha affidato la
custodia del luogo alla famiglia dello
shaykh Fayâd ‘Abd Allah che possiede
un documento autografo del sultano
ottomano ‘Abd al-Hamîd in cui questi
affidava loro la custodia della tomba di
Giuseppe.
N.J.

V.7 SEBASTE

V.7.a Maqâm Nabî Yahya


(San Giovanni Battista)

E’ raggiungibile passando da Nablus girando di varie epoche storiche, dall’Età della Maqâm Nabî Yahya,
poi a sinistra per arrivare all’incrocio delle Pietra fino ai nostri giorni.
facciata nord, veduta
strade per Tulkarem e Jenin. Si prosegue in dell’interno della
Agli inizi del IV secolo, allorquando il Cri- corte, Sebaste.
direzione Jenin (nord) sino a giungere, dopo
stianesimo divenne la religione ufficiale
2,3 chilometri, a una via secondaria che porta
dell’impero romano, gli abitanti di Seba-
al villaggio di Sebaste. Uscendo dal villaggio
ste si divisero tra pagani e cristiani. Nac-
si consiglia di percorrere la strada che attra-
versa la celebre via colonnata romana, in que allora la leggenda popolare secondo
mezzo alle vestigia della città antica. la quale Giovanni il Battista, fatto uccide-
Il mausoleo si trova nella corte della moschea, re da Erode Antipatro, fosse stato sepol-
al centro del villaggio di Sebaste. Il sito è to a Sebaste.
aperto tutto il giorno. Il legame del luogo con le vicende del
profeta Giovanni Battista sarebbe con-
Sebaste è situata a 15 chilometri a nor- fermata dalla presenza di tre statue con-
dovest di Nablus, sulle pendici delle col- servate nella tomba/maqâm, la prima
line della Samaria, a 463 metri sul livel- raffigurante una danzatrice recante una
lo del mare. Venne fondata da Erode il testa umana su un piatto (Salomè), la
Grande nel 25 a.C. sulle rovine dell’anti- seconda Erode, con la mano sotto il
ca Samaria, capitale del regno di Israele. mento, in atteggiamento di pentimento
Gli scavi archeologici effettuati nel 1908, per avere ucciso Giovanni, la terza la
1931 e 1935 hanno portato alla luce resti testa mozzata del profeta. Purtroppo il
161
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Sebaste

Dipartimento delle Antichità israeliano tano ottomano ‘Abd al-Hamîd fece annet-
– come confermano gli abitanti del vil- tere alla moschea due vani nella parte
laggio – ha portato via le statue nel 1987 orientale dell’edificio, dove ora si compio-
e da quel momento non se ne ha più no le preghiere ed ordinò la costruzione
notizia. del minareto.
Sempre secondo la tradizione popolare, Questo luogo attrasse numerosi monaci,
in questo luogo vi sarebbero stati sepolti sufi e viaggiatori, tanto che ‘Abd al-Ghânî
anche i suoi genitori, Zaccaria con la al-Nabulsî descrisse il maqâm con le
moglie Elisabetta, e qui Giovanni sarebbe seguenti parole: “Giungemmo a questo
stato incarcerato. Altre leggende voglio- villaggio (Sebaste) ed entrammo nella
no invece che la tomba di Giovanni si moschea che era in origine un vasto
trovi a Damasco o anche nella valle della monastero. Ne osservammo e ammiram-
Bekaa, nell’est del Libano. mo la bellezza, anche se gran parte era
A Sebaste vennero costruite due chiese andata distrutta. Entrammo in una grot-
bizantine, e pare che l’unica moschea ta alla quale si scendeva tramite una scala.
del villaggio sia stata edificata sulle rovi- In fondo ad essa si trovava una piccola
ne di una di queste, dopo la conquista apertura in cui si diceva v’erano sepolti
della Palestina ai tempi del califfo Giovanni e suo padre”.
‘Umar Ibn al-Khattâb. Sebaste fu una Il maqâm è composto da due ambienti: il
delle prime città in cui venne innalzata primo, situato al di sopra della tomba,
una moschea “di ‘Umar”, ma fu distrut- raggiungibile attraversando un passaggio
ta da un terremoto nel VI/XII secolo e che precede le pareti settentrionali, è
sulle sue rovine venne costruita una quadrato ed è sormontato da una cupola
chiesa crociata. emisferica; il secondo, contiguo al primo
Quando Sâlah al-Dîn riuscì a sconfiggere i e a cui si giunge attraverso una porta che
crociati nella battaglia di Hattin (583/1187) si apre in direzione nord, contiene un
fece innalzare un maqâm in onore del Pro- mihrâb.
feta Giovanni. Nel 1310/1892-1893 il sul- M.A.K.

162
IL SERVIZIO POSTALE TRA IL CAIRO E DAMASCO

Marwan Abu Khalaf

La strada della posta tra Il Cairo e Dama- lizzo rispetto ai khân. La loro struttura
sco era una delle più importanti che corrispondeva a un parallelepipedo con
attraversavano la Palestina: tra di esse unità funzionali al soggiorno di un esiguo
figurava la via costiera, nota come “Via numero di uomini accompagnati dai loro
Maris”. Le fonti storiche riferiscono che cavalli: piccole stanze, una semplice
i khân servivano da stazioni della posta moschea, un pozzo dell’acqua, una stalla
lungo tutte le vie commerciali che per i cavalli. Esempi di queste stazioni
dipendevano dall’impero islamico. in Palestina si trovano a Yibna, Qaqun,
Cionostante, nel periodo mamelucco, al-Lajjun e a Jisr Banat Ya‘qub.
in particolare all’epoca di Baybars In numerose fonti si narra dei percorsi e
(658/1260-676/1277), in molti luoghi delle stazioni della posta tra Il Cairo e
la via della posta tra Il Cairo e Damasco Damasco, ma la più significativa è la
iniziò a distinguersi da quella dei khân descrizione di Ibn Fadl Allah al-‘Umarî
rendendo necessaria la costruzione di nel suo celebre libro al-Ta‘rîf bi-l-mustalah
nuovi edifici postali lungo il territorio al-sharîf, un’introduzione alla terminolo-
compreso tra le due città. gia sacra. La via della posta in Palestina
La posta svolgeva un ruolo di fondamen- iniziava a Gaza e proseguiva in due dire-
tale importanza per i sovrani islamici poi- zioni: la prima verso al-Karak in Giorda-
ché connetteva le varie aree dell’impero, nia, la seconda verso Damasco passando
assicurava una rapida circolazione delle da Bayt Daris, Yasur, Lod, al-‘Awja, Tiro,
notizie e delle questioni che più preoccu- Qaqun, al-Fandaqumiya, Jenin, Zar‘in,
pavano gli emiri, i sultani, i funzionari Bisan, al-Majami’, al-Zahra’ e Irbid.
dell’amministrazione, soprattutto nel Nel X/XVI secolo la via della posta pren-
primo periodo durante il quale la zona era deva avvio a al-‘Arish, passava da Khân
ancora contesa dai crociati e bersaglio di Yûnis, Gaza, al-Majdal, Yibna, Ramla,
numerose operazioni militari. Ra’s al-‘Ayn, Qaqun, al-Lajjun, ‘Uyun
Fu naturale, quindi, che le stazioni della al-Tujjar, al-Minya, Jisr Banat Ya‘qub,
posta fossero diverse per struttura e uti- al-Qunaytra, per giungere a Damasco.

163
PERCORSO VI

Nablus: la città degli hammâm


e del sapone
Marwan Abu Khalaf, Naseer R. Arafat, Nazmi al-Ju‘beh

VI.1 NABLUS
VI.1.a Maqâm Ghânim

OPZIONE PAESAGGISTICA
Il monte Garizim (monte dei Samaritani)

VI.1.b Moschea al-Khadra’ (Maqâm Sittna al-Khadra’)


VI.1.c Saponificio della famiglia Tuqân
VI.1.d Hammâm al-Jadîda (al-Shifâ’)
VI.1.e Khân al-Wikâla al-Gharbiyya
VI.1.f Sûq del Khân al-Tujjâr e Wikâla al-Farrûkhiyya
VI.1.g Grande moschea
VI.1.h Maqâm Rijâl al-‘Amûd

La produzione del sapone


I palazzi di Nablus

Fabbrica del sapone di


Tuqân, pani di sapone
posti ad essiccare.

165
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

Nablus è la più grande città della sponda suo dinamismo intellettuale e molti dei
occidentale del Giordano. E’ situata a 67 suoi edifici sono appunto istituzioni scien-
chilometri a nord di Gerusalemme, a tifiche e religiose, tra cui numerose le
un’altitudine di circa 570 metri sul livel- madrasa. Quanto allo sviluppo architetto-
lo del mare, al centro della vallata posta nico, la città ha assistito a un fervore note-
tra il monte Ebal e il monte Garizim. vole e nel corso del tempo ha visto innal-
Il titolo di questo percorso si deve all’ele- zarsi moltissimi edifici recanti l’impronta
vato numero di hammâm e alla fiorente pro- dell’architettura ufficiale e locale, alcuni
duzione del sapone che ha resa famosa que- menzionati anche nelle fonti storiche:
sta città. Le fonti storiche riportano che moschee, maqâm, zâwiya, fontane pubbli-
alla fine del XIII/XIX secolo v’erano a che, mulini, caravanserragli e sûq.
Nablus non meno di trenta saponifici. Ben- Questo percorso si concentrerà sulla città
chè l’abitato esistesse dal secondo millen- vecchia e toccherà luoghi storici e archeo-
nio a.C., sono rimaste solo vestigia d’epo- logici importanti e facilmente visitabili.
ca romana (63 a.C.-324 d.C.) e delle Sono stati selezionati siti ed edifici di varia
successive, sino agli ultimi anni dell’impe- natura: la Grande Moschea, il saponificio
ro ottomano 1336/1917. della famiglia Tuqân, il sûq di Khân al-
Nablus passò all’islam verso il 15/636- Tujjâr, la moschea al-Khadra’, il khân al-
637, e numerose fonti la menzionano Wikâla al-Gharbiyya, l’hammâm al-Jadîda
soprattutto in riferimento alla storia del come pure due maqâm. Gli approfondi-
primo islam. La più importante di queste menti saranno dedicati ai palazzi della
citazioni è fornita da al-Muqaddasî, nel città e alla fabbricazione del sapone.
IV/X secolo, che la definisce “piccola Infine si propone un’escursione al monte
Damasco”, per la grande quantità di ulivi Garizim (Jabal al-Samara, il monte dei
che la circondavano, per le sue case in Samaritani).
pietra e i suoi piccoli corsi d’acqua che Ricordiamo inoltre che la città di Nablus
scorrevano in ogni dove. è celebre per la sua pasticceria, in parti-
Nablus si piegò alla dominazione crociata colare per i kunâfa, che si consiglia viva-
nel 492/1099, quando il principe Tan- mente di assaggiare. Non si dimentichi di
credi riuscì a impossessarsene e a inclu- acquistare alcuni pezzi del celebre e impa-
derla nel principato di Galilea su cui reggiabile sapone di Nablus.
governava. Nablus entrò a fare parte del M.A.K.
regno latino di Gerusalemme all’epoca di
Baldovino I e in questo periodo vide sor-
gere numerose chiese ed edifici religiosi. VI.1 NABLUS
A seguito della battaglia di ‘Ayn Jalut
(658/1260) Nablus fu conquistata dal sul-
tano mamelucco Baybars. Le fonti mame- VI.1.a Mâqam Ghânim
lucche contemporanee ricordano Nablus
come una città ricca d’acqua e circondata Vi si accede per la strada che, a sud di Nablus,
da terreni fertili. La città si distinse per il conduce fino al monte Garizim per il versante
166
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Opzione paesaggistica

Maqâm Ghânim, Maqâm Ghânim,


Nablus. veduta, Nablus.
sud-ovest. Si trova sulla cima del monte, da cui
domina la città. Aperto tutto il giorno.

Il maqâm si trova a nord-est delle rovine


della cittadella costruita dall’imperatore
bizantino Giustiniano, poi ricostruita dai
crociati, e che ingloba le vestigia di una
chiesa a pianta ottagonale.
Fu eretto in onore dello shaykh Ghânim
al-Burinî (nato nel 563/1167) a cui Sala-
dino ne aveva affidato la custodia (esisto-
no un quartiere e una porta che a Geru-
salemme portano il nome di questa
famiglia, al-Ghawânima). Si ritiene che
egli stesso e i suoi figli lo utilizzassero
come luogo di villeggiatura. È altresì pro-
babile che per la sua posizione strategica
abbia servito da torre di avvistamento: la
sua struttura a due piani richiama le torri
di guardia presenti nella regione meri-
dionale della Palestina.
Consiste di due ambienti, uno dei quali
contenente una tomba. Dalla cima del-
l’edificio lo sguardo abbraccia tutta la città
di Nablus. Si ipotizza che all’epoca delle
invasioni crociate il mâqam fosse l’ele-
mento centrale del sistema difensivo; è da
lì che si lanciava l’allarme accendendo di
notte i fuochi e di giorno utilizzando i
segnali di fumo.
N.J.

OPZIONE PAESAGGISTICA

Il monte Garizim
(monte dei Samaritani)

Il Monte Garizim (conosciuto localmen-


te con il nome di al-Tûr) si eleva a 881
167
PERCORSO VINablus: la città degli hammâm e del sapone
Opzione paesaggistica

metri sul livello del mare. Questo monte loro abluzioni, le donne si purificano dal-
è sacro ai samaritani, che ritengono sia il l’impurità del mestruo e dopo il parto,
monte Moriah, il luogo in cui Abramo durante la preghiera mattutina si prostra-
sacrificò Isacco: e per questo vi si recano no verso quella che può definirsi la loro
in pellegrinaggio e vi offrono sacrifici qibla, il monte Garizim. Si astengono dal
durante Pesach. I samaritani odierni (una lavoro il sabato, trascorrendo la notte del
setta fuoriuscita dall’ebraismo) si ritiene venerdì a pregare e a lodare Dio. Festeg-
discendano da quel gruppo di ebrei che giano Pesach la Pentecoste e la festa dei
non abbandonarono la Palestina per recar- Tabernacoli.
si in esilio a Babilonia: riconoscono solo Il sacrificio dell’agnello a Pesach è il
le profezie di Mosé, si considerano momento centrale delle celebrazioni: ha
discendenza di Aronne, mantengono tra- luogo oggi in un campo recintato al cui
dizioni sociali rigidamente legate ai loro centro v’è un pozzo profondo al di sotto
precetti come pure leggi dettate dai cin- del quale si compie il sacrificio. Vi sono poi
que libri di Mosè dell’Antico Testamen- altri due pozzi utilizzati come forni. Nei
to, il Pentateuco (Genesi, Esodo, Leviti- pressi di questo luogo, al centro del nuovo
co, Numeri e Deuteronomio). Prima quartiere residenziale della setta, v’è la
della preghiera i samaritani compiono le sinagoga samaritana. Credono che il Mes-

Monte Garizim,
veduta panoramica.

168
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

sia scenderà sul Monte Garizim; seguono


il calendario lunare, e hanno due tipi di
datazione: quella che ha inizio con la Crea-
zione e quella dell’inizio dell’Esodo.
I Samaritani vivono in completo isola-
mento, si sposano esclusivamente con i
membri della loro comunità e per questo
motivo sono una delle più piccole sette al
mondo, composta di circa 450 persone.
La maggior parte di loro vive sul Monte
Garizim, mentre alcuni risiedono a
Holon, nei pressi di Tel Aviv. Utilizzano
l’ebraico biblico nella preghiera, l’arabo
nella vita quotidiana. Ai tempi di Ales-
sandro Magno innalzarono sul monte un
tempio che divenne il loro centro religio-
so e spirituale, distrutto completamente
per mano del re asmoneo Giovanni Irca-
no nel 125 a.C.. I resti dell’edificio sono
ancora parzialmente visibili nella parte
orientale della vetta del monte alla quale
si accede tramite una scalinata. I samari-
tani parteciparono anche ad alcune rivol-
te contro i romani che li ridussero drasti-
camente di numero, oltre a ripiegarli su
se stessi e ad isolarli.
N.J.

VI.1.b Moschea al-Khadra’


(Maqâm Sittna al-Khadra’) mentre supplicava il Signore di sfuggire a Moschea al-Khadra’,
entrata, Nablus
quel destino il pretendente morì. Il maqâm (© Sonia Halliday
Nella zona di Ra’s al-‘Ayn, a ovest rispetto venne costruito per commemorare in Photographs,
Nablus, nei pressi di ‘Ayn al-‘Asal. La visita è eterno questo avvenimento. Si dice anche foto D. Silverman).
possibile nelle ore diurne ad eccezione degli che questo sia il luogo in cui Giacobbe
orari di preghiera. pianse suo figlio Giuseppe, poiché nei
pressi della porta occidentale del maqâm
La tradizione popolare di Nablus riferisce v’è una stanzetta oscura chiamata “tristez-
che al-Khadra’ era una delle figlie di Gia- za di Giacobbe” forse edificata sopra una
cobbe, che si rifiutò di unirsi in matrimo- caverna; alcuni accessori dei dervisci sono
nio con lo shaykh di una tribù pagana: e visibili in prossimità del maqâm.
169
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

struita ai tempi del sultano mamelucco al-


Mansûr Sayf al-Dîn Qalâwûn (678/1279-
689/1290) da suo figlio Sâlah ‘Alâ’ al-Dîn
‘Alî Ibn Qalâwûn (679/1281-687/1288).
A quest’epoca data anche il minareto,
visibile ancor oggi. Questa moschea
venne restaurata anche in epoca ottoma-
na, durante la quale furono rinnovate le
parti superiori della sala della preghiera a
nord e le decorazioni della nicchia del
mihrâb. Probabilmente questi lavori ven-
nero effettuati nel XI/XVII secolo poiché
il precisissimo viaggiatore turco Evliya
Çelebi, che vi si recò nel 1082/1671-
1672, non accenna nei suoi resoconti di
viaggio a danni presenti all’interno della
moschea.
L’edificio è composto da un cortile a
nord, una sala per la preghiera e un mina-
reto. Il cortile è rettangolare e al suo cen-
tro vi sono una vasca marmorea e una
fontana; nell’angolo nordoccidentale v’è
una fonte per le abluzioni, nell’angolo

Moschea al-Khadra’, I particolari architettonici della moschea


minareto, particolare consentono di affermare che essa fosse in
della parte superiore,
Nablus (© Sonia origine una chiesa crociata, costruita tra
Halliday Photographs, il 492/1099-583/1187, trasformata dagli
foto D. Silverman). ayyubidi in una moschea nel momento in
cui questi liberarono la città nel
583/1187. Un’iscrizione sulla lapide
Moschea al-Khadra’, marmorea che sormonta l’ingresso cen-
mihrâb, particolare
della decorazione, trale posto a settentrione nella sala di pre-
Nablus. ghiera indica che la moschea venne rico-
170
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

Saponificio della
famiglia Tuqân, piano
superiore, pasta di
sapone stesa a seccare,
Nablus.

sudorientale vi sono alcune tombe d’e- cortile ed è composto da una base qua-
poca recente. drata sulla quale poggia il fusto diviso in
La sala della preghiera è a pianta rettango- due sezioni e il balcone, sormontato da
lare, si estende da est a ovest ed è situata una piccola cupola in pietra emisferica.
nella parte meridionale del cortile setten- M.A.K.
trionale, sul quale si affaccia con una pare-
te in pietra nella quale si aprono tre
ingressi. Ciascuno di essi è sottolineato da VI.1.c Saponificio della famiglia
una cornice in pietra a forma di arco a Tuqân
sesto acuto, ornata con elementi vegetali.
Al centro del muro meridionale della sala Situato nell’angolo sudoccidentale di piazza
della preghiera v’è un grande mihrâb con al-Tuta, al centro del quartiere al-Qaryun.
decorazioni di foglie, pigne e rami d’albe- E’ possibile visitarlo previo accordo con il pro-
ro: alla base si trova un’epigrafe con un’i- prietario, ad eccezione del venerdì. La visita
scrizione in caratteri naskhî riportante ver- costituisce un’ottima occasione per acquistare
setti coranici. Contiguo al mihrâb v’è un il sapone di Nablus fatto con olio d’oliva.
bel minbar ligneo di datazione recente.
Il minareto è situato ad alcuni metri di Questo saponificio è stato fondato dalla
distanza dalla parete settentrionale del famiglia Tuqân alla fine del XIII/XIX seco-
171
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

Saponificio della
famiglia Tuqân, sala
di cottura del sapone,
vasca, Nablus.

lo. Si tratta di un enorme edificio in pie- amministrativi. In questo piano, che cor-
tra, di pianta rettangolare, costituito da risponde a una lunga sala con volte a vela
due piani, che si affaccia su piazza al-Tuta. poggianti su pilastri di pietra, divisa lon-
La facciata contiene pochi elementi deco- gitudinalmente in due parti, viene fab-
rativi ad eccezione del grande ingresso, bricato il sapone.
un’enorme apertura ricavata per facilita- Sempre qui v’è un ampio locale chiama-
re l’ingresso dei carichi di olive e l’uscita to al-balat, all’interno del quale si trova
di quelli di sapone. Il portone ligneo è un pentolone che serve per la cottura del
sormontato da un arco a sesto acuto ai cui sapone. Ai piedi del pentolone c’è un
lati si aprono diverse finestrelle, ciascuna bacino emisferico chiamato mibzal, al fian-
a sua volta incorniciata da un arco a sesto co del quale vi sono altri quattro bacini
acuto. La parte superiore della facciata, al quadrati per l’acqua sporca e l’acqua puli-
contrario di quella inferiore, presenta ta. Sotto il pentolone v’è un forno, nel
grandi finestre in grado di garantire all’in- quale si svolgono le operazioni di cottura
terno un’opportuna areazione e illumi- del sapone. A questo ambiente si giunge
nazione al piano superiore del saponificio, scendendo una scala sul lato opposto al
favorendo così l’essiccazione del sapone. mibzal. In cima al forno v’è una cappa
Il grande ingresso conduce al pianterreno attaccata alla parete e che sale sino in cima
del saponificio, dove si trovano gli uffici all’edificio. Sempre su questo piano c’è
172
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

Hammâm al-Jadîda,
sala d’ingresso con Hammâm al-Jadîda,
fontana centrale, scala d’accesso,
Nablus. Nablus.
anche una cisterna per l’olio utilizzato
nella fabbricazione del sapone.
Sul lato sudorientale del saponificio una
scala conduce al piano superiore, dove si
trova uno stanzone chiamato mafrash, in
cui viene disposto il sapone ancora collo-
so in modo che possa essiccare per poi
essere tagliato in blocchetti con strumen-
ti di ferro. Infine, i pezzi così ottenuti
vengono disposti uno sull’altro a formare
dei grandi cilindri – ricordano dei picco-
li fari - all’interno dei quali circola l’aria
per completare l’essiccazione.
Il soffitto di questo piano è costituito da
cupole basse che insistono su degli archi
poggianti su pilastri.
M.A.K.

VI.1.d Hammâm al-Jadîda


(al-Shifâ’)

Situato sulla strada al-Nasir, di fronte alla


moschea al-Bek, al centro della città vecchia.
E’ possibile visitarlo e utilizzarlo tutti i gior-
ni della settimana; il martedì è riservato alle
donne.

Per gli abitanti di Nablus andare al hammâm


è tuttora un “igienico diversivo”. Quando
vi si recavano, le donne portavano con sé
della frutta e dei dolci, si mettevano a bal-
lare e a cantare. Gli hammâm pubblici erano
strettamente connessi alla vita sociale, per-
ché erano anche scenario di ricorrenze e
feste, quali la circoncisione e il matrimo-
nio. Secondo la tradizione, la famiglia della
sposa prenotava l’hammâm e quella dello
sposo ne affittava un altro per se e per gli
amici. Dopo che tutti vi si erano recati e
avevano fatto il bagno, partiva il corteo dei
173
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

festeggianti, con a capo lo sposo, diretto della volta si aprivano degli oblò chiusi da
verso la casa della sposa. Per strada si leva- vetri per far entrare la luce.
vano canti al ritmo dei tamburi e la gente Il riscaldamento dell’acqua e dell’am-
del luogo al loro passaggio lanciava man- biente si otteneva attraverso il passaggio
ciate di riso ed essenze profumate. del vapore proveniente da una caldaia
Poiché si tratta del hammâm di costruzio- all’interno di una rete di tubi posti sotto
ne più recente è stato chiamato il “nuovo il pavimento. Molti sono i benefici fisici
hammâm”. Il nome al-Shifa’ (la guarigione) che derivano dal trascorrere del tempo
deriva dai versi poetici incisi su una lapide sdraiati su queste superfici riscaldate.
al di sopra dell’ingresso. Questo hammâm Al fine di mantenere il calore interno tra
appartiene a un gruppo di edifici contigui le varie parti del hammâm v’era un siste-
di proprietà della famiglia Tuqân. Fu fatto ma di corridoi molto stretti con soffitti
costruire da Sâlih, Ahmad e Mustafa, figli bassissimi e con porte alle estremità.
di Ibrâhim Tuqân, nel 1149/1736-1736. N.A.
Questo hammâm ha una struttura modesta
che si contrappone all’importanza della
sua funzione. E’ composto da vari ambien- VI.1.e Khân al-Wikâla al-Gharbiyya
ti, il primo dei quali, immediatamente
dopo l’ingresso, è un grande atrio, il All’estremità occidentale della città vecchia
cosiddetto “spogliatoio estivo”. Al centro presso l’ingresso occidentale del sûq al-
di questa stanza v’è una fontana, mentre Haddâdîn (mercato dei fabbri).
ai suoi lati corre una fila di panche in pie- La visita è possibile durante le ore diurne.
tra dove potersi sdraiare a fumare il nar- Recentemente la municipalità ha acquisito il
ghilé o semplicemente per rilassarsi dopo luogo e provvederà al restauro e a renderla
il bagno. Questa stanza si distingue dagli accessibile.
atrii degli altri hammâm per le eleganti
colonne lignee e per le due pedane fine- La posizione del caravanserraglio è strate-
mente arredate. Il soffitto è sormontato gica, situandosi tra le botteghe d’artigia-
da una cupola con al centro un lucernaio. nato e i luoghi residenziali. Le carovane
Lo spogliatoio estivo è seguito da un’altra che giungevano a Nablus incontravano per
stanza, lo “spogliatoio invernale”, che svol- prima proprio questa area commerciale.
ge la stessa funzione della precedente ma Dopo avere acquistato le materie prime al
che veniva utilizzata d’inverno: le pareti mercato si portavano immediatamente alle
sono più basse e manca l’apertura nel sof- botteghe contigue, specializzate nella bat-
fitto; al centro si trova una piccola fontana. titura del ferro e del rame, ove venivano
Il rito del hammâm avveniva nella sauna, lavorate per ottenere il manufatto deside-
un’ampia stanza contornata da una serie rato, messo subito in vendita sul luogo,
di piccoli ambienti, sormontata da una senza bisogno di essere ritrasportato a
volta a botte costituita da elementi in ter- dorso di cammello o d’asino al mercato.
racotta, con lo scopo di mantenere La wikâla è molto funzionale e risponde
costante il calore interno. All’interno perfettamente agli scopi per i quali è stata
174
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

concepita. Il portone è di grandezza tale


da consentire il passaggio dei cammelli e
degli animali da soma, oltre che dei carri.
Dopo la fatica del viaggio, il mercante tro-
vava un piazzale accogliente, con al centro
una fontana, un locale dove mettere in
custodia le merci, stalle per fare riposare
gli animali, e alcune stanze al primo piano
dove poter andarsi a riposare.
La wikâla è composta da due piani, cia-
scuno dei quali ha una superficie di circa
1000 metri quadrati. Il pianterreno con-
sta del cortile a cielo aperto, con al cen-
tro una fontana prospiciente all’ingresso
sul lato settentrionale, ed è circondato dai
magazzini e dalle botteghe, luogo delle
transazioni commerciali. Intorno ad esso
v’è un portico con archi a tutto sesto pog-
gianti su colonne in pietra, che conduce
alle stanze del piano superiore.
Queste camere sono molto semplici, cia- Khân al-Wikâla
al-Gharbiyya, facciata
scuna di esse ha una porta, una finestra est, Nablus.
che si affaccia sul cortile interno e un’al-
tra che invece dà verso l’esterno. La parte
occidentale è molto rovinata, ma quel che
rimane della sua struttura lascia suppor-
re l’esistenza di tre piani. L’edificio non è
datato ma è riconducibile per i suoi trat-
ti architettonici con molta probabilità alla
fine dell’epoca mamelucca.
N.A.

VI.1.f Sûq del Khân al-Tujjâr e


Wikâla al-Farrûkhiyya Khân al-Wikâla
al-Gharbiyya, facciata
sud, Nablus.
Al centro della città vecchia, visitabile duran-
te le ore diurne. della storia, hanno attraversato la Pale-
stina, hanno dato grande impulso all’at-
È innegabile che la posizione di Nablus tività edilizia nella regione, influenzando
sulle rotte commerciali che, nel corso l’architettura legata al commercio.
175
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

All’interno e all’esterno della città, nel musulmano di Nablus, e viene menziona-


corso dei secoli successivi alla conquista to dal viaggiatore turco Evliya Çelebi, che
islamica, vennero costruiti caravanserra- visitò la città nel 1082/1671-72. Il sûq e il
gli e wikâla. Di tutti questi edifici non è suo khân vennero fatti costruire e donati in
sopravvissuto molto, ad eccezione di waqf dal ministro turco Lâlâ Mustafa Pasha,
qualche rudere. wali di Siria, nel 975/1567-979/1571.
È costituito da un’immensa costruzione
Sûq del Khân al-Tujjâr che si estende da est a ovest per una lun-
Come indica il suo nome, il sûq del Khân ghezza di 80 metri e una larghezza di 40
al-Tujjâr (ugualmente conosciuto con il e comprende un elevato numero di bot-
nome di sûq al-Sultani, il mercato del Sul- teghe che si aprono in una lunga corsia
tano) era considerato il centro delle attività dalla pareti decorate da belle lastre mar-
Sûq del Khân
al-Tujjâr, entrata economiche e commerciali di Nablus. Fu moree. È sormontato da un alto soffitto
ovest, Nablus. descritto nei registri (sijîl) del tribunale con volte a vela, separate da archi a sesto
acuto, con aperture rettangolari per fare
entrare l’aria e la luce. A metà del lato
meridionale delle botteghe una scala con-
duce all’esterno, mentre sull’altro lato
della strada, a nord, si trova l’entrata che
conduce al Khân al-Tujjâr, che Evliya
Çelebi ha paragonato ad una vera e pro-
pria cittadella, affermando inoltre che
conteneva 150 stanze.
Il caravanserraglio è a due piani: il piano
terra, con una serie di stanze vuote che
si affacciano sul cortile centrale e che in
passato servivano da stalle, mentre ora
vengono usate come negozi; il secondo
piano invece, al quale si giunge salendo
una scala in pietra posta sul lato occiden-
tale del cortile, comprende stanze di
diversa grandezza che servivano da allog-
gi per i mercanti. Queste stanze sono
costituite da tre sequenze di cupole pre-
cedute da tre camere sui lati occidentale,
orientale e meridionale. Oggi formano
la strada principale, conosciuta anche
come sûq al-Sâgha (il mercato dell’oro).
Le fonti narrano che sul lato occidentale
del khân v’erano una sorgente d’acqua e
una moschea con una cupola in piombo,
176
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

Sûq del Khân Grande Moschea,


al-Tujjâr, interno, entrata principale,
veduta generale, Nablus. Nablus.
la sola del genere a Nablus. Purtroppo
non rimane nulla di tutto ciò a causa del
terremoto che ha colpito la città nel
1345/1927 e che ha distrutto il caravan-
serraglio.
Ihsân al-Nimr, storico di Nablus d’epoca
moderna, ha affermato che il secondo
piano racchiudeva anche una madrasa con-
sacrata all’insegnamento delle quattro
dottrine dell’islam (shafi‘ita, hanafita,
hanbalita e malichita).

Wikâla al-Farrûkhiyya
All’estremità settentrionale del sûq è pos-
sibile vedere i resti della wikâla al-
Farrûkhiyya, con riferimento al suo
costruttore, l’emiro Farrûkh Ibn ‘Abd
Allah al-Sharkâsî (1030/1620). Questi fu
uno degli emiri più celebri della Palesti-
na: governò Gerusalemme, Nablus ed
ebbe il compito di organizzare il pellegri-
naggio (hajj) in Siria al principio del
XI/XVII secolo. Purtroppo nulla è rimasto
di questa wikâla a meno di alcune stanze
del primo e del secondo piano, utilizzate
come negozi. Tutto ciò non riesce a dare
l’idea del suo grande passato quando era
solita offrire ospitalità – come ricorda
Ihsân al-Nimr – alle carovane dei pelle-
grini siriani quando incrociavano quelli
egiziani diretti verso lo Hijâz.
M.A.K.

VI.1.g Grande moschea

Sul lato orientale della città vecchia, all’in-


crocio di Shâri‘ (grande strada o avenue) al-
Nâsir e Shâri‘ al-Khân.
La visita è possibile nelle ore diurne, ad ecce-
zione degli orari di preghiera.
177
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

È la più grande e la più importante


moschea della città, come esprime il suo
nome, il luogo dove venivano rese note le
ordinanze giuridiche, amministrative e
politiche, che qui venivano affisse.
In base all’analisi degli elementi architet-
tonici e decorativi, oltre che grazie ad
alcune notizie storiche, si è concluso che
questo edificio è il risultato di diverse
stratificazioni nel corso dei secoli. La
prima fase è rintracciabile in epoca bizan-
tina, quando sul luogo sorgeva una chie-
sa costruita dall’imperatore Giustiniano
(527-565). La moschea che al-Muqadda-
sî affermava sorgere al centro della città,
venne probabilmente costruita sui resti
della suddetta chiesa bizantina. Tuttavia
quando Nablus cadde in mano ai crociati,
nel 562/1167, questi si reimpossessaro-
no della moschea e vi ricostruirono una
chiesa, reimpiegando gli stessi elementi
Grande Moschea,
decorativi della primitiva chiesa bizanti-
interno, Nablus. na. Dopo che la città venne liberata dal
dominio crociato, nel 583/1187 Sâlah al-
Dîn ordinò di trasformare la chiesa in una
moschea, presto conosciuta con il nome
di Jami‘ al-Salahi al-Kabir (la Grande
Moschea di Saladino). La moschea fu
restaurata nel corso dei secoli, sia duran-
te il periodo mamelucco (rifacimento del
tetto) che in quello ottomano.
La moschea non assolveva solo funzioni
religiose ma era anche un centro di incon-
tro per gli studiosi e gli studenti, dove si
tenevano conferenze e dibattiti, in parti-
colare di scienze coraniche, diritto musul-
mano e grammatica.
Si tratta di un enorme complesso archi-
tettonico di forma rettangolare con due
Grande Moschea, ingressi, uno orientale e uno settentrio-
minareto, Nablus. nale, ciascuno dei quali conduce a un cor-
178
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

tile, attraversato il quale si raggiunge la ha una base quadrata in pietra che sostie-
sala di preghiera, a pianta rettangolare che ne un fusto ottagonale, che si conclude
si estende da est a ovest per una lunghez- con un balcone poggiante su muqarnas,
za di 61 metri, da nord a sud per un’am- coronato da una piccola cupola.
piezza di 16,55 metri. Lungo la parete M.A.K.
meridionale si aprono tre mihrâb: quello
centrale è più grande ed è prospiciente
all’ingresso settentrionale. A ovest di que- VI.1.h Maqâm Rijâl al-‘Amûd
sto v’è un minbar marmoreo forse com-
missionato dall’emiro mamelucco ‘Izz al- Situato ai piedi del monte Garizim, nella zona
Dîn al-Âmirî (713/1313). La parte sudoccidentale della città, nei pressi della cen-
centrale della sala della preghiera è limi- trale di polizia. La visita è possibile a tutte le
tata da due ordini di colonne marmoree ore previa autorizzazione dello shaykh del
e pilastri in pietra che la suddividono in mausoleo.
tre navate con volte a vela.
Il minareto è situato al centro della pare- Questo maqâm è associato al numero qua-
te settentrionale al di sopra dell’ingresso, ranta, numero legato ai differenti credo e

Maqâm Rijâl
al-‘Amûd, veduta
generale, Nablus.

179
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus

dei quaranta]. V’era qui una colonna, da


cui è derivato il nome del luogo”.
È possibile leggere su alcune pietre tom-
bali il nome dello shaykh Muhammad
‘Amûd al-Nûr, di suo figlio, lo shaykh
Sâlih, e dello shaykh Sa‘d al-Dîn. Lo sto-
rico Ihsân al-Nimr ritiene che il maqâm
fosse un mausoleo eretto in memoria
delle vittime cadute durante le guerre
contro i crociati. È probabile che la
costruzione sia stata avviata in epoca ayyu-
bide (VI/XII secolo) e che abbia subito
aggiunte e variazioni nelle epoche suc-
cessive.
Il maqâm comprende un ampio e impo-
nente cortile circondato da mura dietro
le quali appare il profilo della montagna
che domina il sito. Tutt’intorno al corti-
le vi sono diversi ambienti, soprattutto in
direzione della montagna, molti dei quali
Maqâm Rijâl rituali religiosi delle tre religioni mono- contenenti delle tombe; alcuni vengono
al-‘Amûd, interno, usati per ospitare i visitatori e il custode;
Nablus.
teistiche in Palestina, dove si contano più
di 50 maqâm. un altro è stato trasformato in una
Su questo maqâm circolano diverse leg- moschea. La famiglia al-‘Amûdî (una
gende popolari, talvolta divergenti tra famiglia di Nablus discendente dei pro-
loro, oltre alla versione samaritana prietari del maqâm) è qui sepolta, mentre
secondo la quale l’imperatore Zenone, nelle terre circostanti v’è il cimitero degli
nel tentativo di convertire i samaritani al abitanti di Balata.
Non vi è praticamente alcun maqâm in
cristianesimo, avrebbe massacrati pro-
Palestina cui non sia attribuito un signifi-
prio in questo luogo settanta adepti della
cato simbolico, e che grandi folle non vi
setta.
accorrano ad implorare una grazia.
Lo shaykh ‘Abd al-Ghâni al-Nabulsî, Quello di Rijâl al-‘Amûd è, più precisa-
durante il suo viaggio del 1101/1689, mente, il luogo in cui tutti gli abitanti di
scrive: “Ci dirigemmo a visitare i quaran- Nablus e dintorni vengono a supplicare la
ta profeti martiri, chiamati rijâl al-‘amûd pioggia in caso di siccità. L’edificio è stato
[gli uomini della colonna]. Arrivando oggetto di diversi restauri nel corso degli
vedemmo un mausoleo enorme; all’in- ultimi decenni, soprattutto per il fatto che
terno v’era una cavità in cui si trovava una funge da moschea principale per tutta le
tomba. Vi si apriva un’apertura che con- regione introno.
duceva al Magharat al-Arba‘in [la grotta N.A.J.
180
LA PRODUZIONE DEL SAPONE

Marwan Abu Khalaf

La produzione del sapone di Nablus vanta razione e alla fornitura della materia
antiche origini, fin da quando si imparò a prima, l’olio d’oliva, la seconda invece si
sfruttare a tale scopo l’olio d’oliva, preoccupa della produzione e della ven-
abbondante in Palestina, in particolare dita. I migliori tipi di sapone sono pro-
nelle campagne circostanti la città. Scar- dotti con olio d’oliva, che può essere di
se sono le informazioni sugli inizi di que- diversa qualità: il migliore e più puro è
sta produzione, ma si pensa risalga a quello usato nella produzione del sapone
tempi molto antichi, anche se le prime bianco naturale, poi viene il sapone gial-
testimonianze sono del IV/X secolo: al- lo, mentre l’olio ottenuto spremendo le
Muqaddasî (380/990) cita infatti il sapo- olive assieme ai noccioli viene usato per il
ne tra le varie merci esportate dalla Pale- sapone verde. La produzione del sapone
stina. Sebbene non citi il nome del luogo passa per diverse fasi: cottura, stesura,
in cui veniva prodotto, è probabile si trat- taglio, essiccazione, confezione.
tasse di Nablus, per via dell’abbondanza I proprietari dei saponifici di Nablus fanno
di materia prima e per la fama di produt- parte della classe dirigente della città, del-
trice di sapone mantenuta dalla città nel l’aristocrazia locale e sono molto famosi
corso dei secoli. All’epoca dei crociati soprattutto nei paesi arabi, come l’Egitto
Nablus era così famosa per i suoi saponi e la Siria, importatori di questo prodot-
Saponificio della
che la fabbricazione divenne monopolio to. Fanno una gran pubblicità per attirare famiglia Tuqân,
reale. Lo shaykh al-Rabwa (m. 727/1300) i visitatori all’interno dei saponifici van- imballaggio dei
riferisce esplicitamente del sapone di tando, con una punta di orgoglio, che i saponi, Nablus.
Nablus, al pari di Mujîr al-Dîn al-Hanbalî
(m. 900/1495) che scriveva in piena
epoca mamelucca.
Questa produzione è diventata tra le più
tipiche e importanti di Nablus durante
l’impero ottomano, il che è confermato
dalla presenza in città, nel 1257/1842, di
15 saponifici. Agli inizi del XX secolo il
loro numero ha raggiunto la trentina.
I saponifici sono localizzati all’interno dei
suoi sei quartieri: al-Ghrab, al-Yasmina,
al-Qaryun, al-‘Aqaba, al-Qaysariyya e al-
Habla. V’è una strada nella città vecchia,
per l’appunto chiamata “passaggio del
sapone”, che congiunge il quartiere al-
Yasmina con al-Qaryun, e lungo la quale
si trovano sei saponifici.
Questa produzione ha contribuito a sta-
bilire un equilibrio economico tra cam-
pagna e città: la prima provvede alla lavo-
181
Nablus da piazzare sul mercato britannico:
il successo fu immediato e una società ingle-
se chiese l’invio di una quantità notevole
della qualità più pregiata.
Il sapone di Nablus è anche usato nella
medicina popolare, in particolare per gli
impacchi che vengono deposti sulle parti
del corpo dolenti. Viene utilizzato anche
nella lavorazione della seta perché il sapo-
ne che più si addice è proprio quello di
olio d’oliva.
Architettonicamente i saponifici si asso-
migliano l’un l’altro: comprendono due
piani, il primo, a livello della strada, rap-
presentato da una lunga sala dall’alto sof-
Saponificio della loro laboratori non emanano cattivi odori fitto e con poche finestre, adibita alla cot-
famiglia Tuqân, piano come viceversa avviene nei saponifici in
terra, sala di cottura,
tura del sapone, il secondo da una stanza
veduta generale, cui viene impiegato il grasso animale. spaziosa con numerose finestre, dove il
Nablus. Va ricordato che nel 1938 l’esportazione di sapone viene steso per essere essiccato,
merci verso l’Egitto raggiunse il valore di tagliato e confezionato. All’interno di
circa 60 mila lire egiziane, più di due terzi ogni saponificio vi sono poi una o più
dei quali dovuti dalla vendita del sapone. I cisterne per l’olio, una fornace per cuo-
documenti commerciali ricordano che al- cervi il sapone, più una serie di bacini di
Hâjj ‘Abd al-Rahîm Effendi al-Nabulsî fu raccolta. I portali sono ampi abbastanza
inviato a Londra con un carico di sapone di da consentire l’entrata e l’uscita dei carri.

182
I PALAZZI DI NABLUS

Naseer R. Arafat

Le abitazioni delle più antiche famiglie di


Nablus figurano tra le architetture più
notevoli della città. Queste dimore signo-
rili sono costruite in uno stile che ricor-
da quello delle case damascene: si con-
traddistinguono in generale per le grandi
dimensioni e talvolta comprendono un
saponificio e un hammâm privato, come ad
esempio la casa del qâdî ‘Abd al-Wahîd al-
Khammâsh, situata nel quartiere di al-
Yasmina.
È possibile distinguere tra questi palazzi
due tipologie: la prima è quella delle case
dei proprietari dei saponifici e dei ricchi
commercianti, come le case di ‘Ashûr,
‘Arafat, Sufân al-Nabulsî, Kan‘ân, e al-
Khammâsh. Queste dimore sono caratte- Qui infatti sorge un arioso cortile a cielo Corte interna ed iwân
rizzate da grandi stanze, dall’impiego di aperto, con una fontana e un giardino di un palazzo, Nablus.
materiali pregiati, da arredi lussuosi, da rigoglioso di fiori, gelsomini, alberi da
decorazioni particolarmente raffinate frutto, in particolare melograni e limo-
negli ingressi, dall’uso del ferrobattuto e ni. Tutt’intorno al cortile e al giardino
talvolta dei soffitti dipinti, siano essi in vi sono le stalle, scale a chiocciola o a
legno o in stucco. Il secondo tipo somiglia zigzag, che conducono al piano rialzato,
piuttosto a piccole fortezze, essendone ben separato dall’ingresso, adibito a resi- Facciata esterna di un
stato in passato proprietario il governato- denza e composto da una serie di stanze palazzo, Nablus.
re della città o wali durante l’epoca otto-
mana. Esempi di questi palazzi sono le
dimore delle famiglie Tuqân, al-Nimr e
‘Abd al-Hâdî.
Passeggiando non può non venir voglia di
scoprire i segreti celati dietro le alte e
spesse mura di queste case. L’ingresso –
laddove consentito – avviene attraverso
una porticina, detta “khûkha”, ricavata nel
grande portone di legno. Chi entra nella
casa è obbligato a chinare la testa come se
stesse entrando in un luogo sacro, e que-
sto senso di piccolezza accompagna il visi-
tatore per tutto lo stretto passaggio che
sbocca alla fine, tutto d’un tratto, nello
spazio aperto.
183
I PALAZZI DI NABLUS

Palazzo della famiglia


‘Abd al-Hadi, veduta
dall’alto della corte
con la città di Nablus
sullo sfondo (© Sonia
Hallyday Photographs,
foto D. Silvermann).

Entrata principale di
un palazzo, veduta
dall’esterno, Nablus.

Corte interna di un
palazzo, veduta
parziale, Nablus.

184
e iwân affacciati sulla corte in modo da
garantire tranquillità agli abitanti della
casa.
Il livello superiore è costituito da una
corte attorno alla quale si trovano le
stanze per il figlio del propietario e per
la sua famiglia. Ha tutto l’aspetto di una
casa indipendente anche se è al tempo
stesso unita alla casa dei genitori attra-
verso la corte comune. Questa orga-
nizzazione ha permesso di perpetuare
la tipologia cosiddetta della “famiglia
estesa”.
La struttura del palazzo risponde alle esi-
genze sociali dei suoi abitanti e corri-
sponde ai loro gusti e alla loro ricchezza.
Prima vengono gli spazi pubblici, poi le
stanze private fino agli ambienti più inti-
mi. L’architettura delle case di Nablus si fuori della casa senza essere visti. Le Entrata di un palazzo,
decorazioni geometriche e vegetali che veduta dall’esterno,
è adeguata alla topografia del territorio e Nablus.
alle condizioni climatiche: gli architetti decorano gli ingressi o le finestre, che si
hanno cercato di garantire il riscaldamen- rincorrono per le cornici delle porte
to degli ambienti d’inverno e la frescura lignee o sugli arredi interni o i soffitti
in estate. Alle finestre le mashrabiyya di lignei policromi non mancheranno di
legno consentono di osservare la vita al di sedurre il visitatore.

185
PERCORSO VII

La via del pellegrinaggio tra


Gerusalemme e Hebron
Nazmi al-Ju‘beh

VII.1 BETLEMME VII.3 HALHUL


VII.1.a Tomba di Rachele VII.3.a Moschea Nabî Yûnis
VII.1.b Basilica della Natività
VII.4 SA‘IR
VII.2 VASCHE DI SALOMONE VII.4.a Moschea Nabî al-‘Îs
VII.2.a Vasche di Salomone
VII.2.b Qal‘at al-Birâk

OPZIONE PAESAGGISTICA
Wâdî Artâs: un tipico paesaggio
rurale della Palestina

L’ approvvigionamento idrico a Gerusalemme

Basilica della
Natività, navata
centrale, Betlemme.

187
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Betlemme

Il legame religioso e politico tra Gerusa- mani, cristiani ed ebrei, considerata uno
lemme e Hebron –entrambe, nel corso dei monumenti sacri più importanti del-
del tempo, sono state quasi sempre sotto l’area compresa tra Betlemme e Hebron,
la stessa amministrazione – risale a un’e- poi saliremo ad un altro luogo sacro per i
poca molto lontana. Fu sotto gli ayyubidi cristiani, insieme al Santo Sepolcro di
che fu istituita la carica di “sorvegliante Gerusalemme: Betlemme, luogo di nasci-
delle due sante moschee di Gerusalemme ta di Gesù. Ci dirigeremo quindi a sud,
e Hebron”, a imitazione di quanto acca- verso le cisterne di Salomone, dove
deva nelle altre due città sante dell’islam, vedremo una dei progetti idraulici tra i
La Mecca e Medina. Questo incarico più complessi e straordinari al mondo, ed
venne mantenuto in epoca mamelucca ed uno dei wâdî più belli della Palestina,
assunse un’enorme importanza: la nomi- quello del villaggio di Artas. Il percorso
na veniva attribuita dal sultano in perso- attraverserà anche il villaggio di Halhul,
na, dal Cairo. Il sorvegliante esercitava il con la moschea di Nabî Yûnis (il profeta
controllo sull’amministrazione dei due Giona), e da lì proseguirà fino alla
luoghi santi, sui waqf e sulle donazioni moschea e al Maqâm Nabî al-‘Îs: due siti,
elargite in loro favore.
questi ultimi, venerati da migliaia di sufi
Questo percorso segue la strada di mon-
nel corso dei secoli.
tagna che si snoda per 40 chilometri tra
Gerusalemme e Hebron, una strada sto-
rica percorsa sin dai tempi più remoti
VII.1 BETLEMME
dalle carovane dei pellegrini provenienti
dall’Egitto e dalla Siria, dai califfi e dai
sultani durante le loro ripetute visite ai
Betlemme si trova a circa 10 chilometri a
due luoghi sacri.
Lungo la strada tra Gerusalemme e sud di Gerusalemme ed è situata lungo lo
Hebron visiteremo luoghi che hanno spartiacque del Jebel al-Hebron e di
assunto una grande importanza per la sto- Gerusalemme, sulla via che congiunge
ria della Palestina. Il visitatore potrà Gerusalemme a Hebron. Per i cristiani è,
anche godere di panorami indimenticabi- insieme al Santo Sepolcro, uno dei luoghi
li, in particolare quello dei terrazzamen- più sacri al mondo perché diede i natali a
ti che hanno protetto il suolo dall’erosio- Gesù Cristo. Una gran parte della città
ne del tempo, e ammirare le torri di vecchia è ancora visibile, poiché molte
guardia, sparse un po’ in tutta la regione. dimore sono state restaurate in occasione
Tutta quest’area è nota per le sue varie dell’ultimo Giubileo. Nonostante la man-
coltivazioni, in modo particolare per i canza di informazioni che aiutino a data-
vigneti; alcune strade non sono molto re gran parte delle costruzioni della città
cambiate rispetto ai tempi delle conqui- (ad eccezione di quelle risalenti al XIX e al
ste islamiche. XX secolo), con molta probabilità una
Il percorso prenderà avvio con la visita porzione considerevole dei suoi edifici
alla tomba di Rachele, venerata da musul- risale alle epoche mamelucca e ottomana.
188
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Betlemme

Tomba di Rachele,
entrata principale, Tomba di Rachele,
Betlemme. interno, Betlemme.
VII.1.a Tomba di Rachele

Raggiungibile poco prima di entrare a Betlem-


me, a circa 7 chilometri a sud di Gerusalem-
me, a destra della strada Gerusalemme-Hebron.
Aperta tutto il giorno.

Rachele era la moglie di Giacobbe e la


madre di Giuseppe e Beniamino. Morì
dando alla luce proprio quest’ultimo (il
dodicesimo figlio di Giacobbe) e si ritiene
che sia stata sepolta in questo luogo, chia-
mato “Qubba (cupola) di Rachele”. Questo
monumento è menzionato nella più antica
letteratura di viaggio in Palestina (IV secolo),
così come in tutte le cronache di viaggio e
nei libri di geografi cristiani, musulmani,
ebrei. Il geografo al-Idrîsî (m. 560/1165) la
ricorda in questi termini: “A metà percorso,
lungo la strada che porta a Betlemme, v’è la
tomba di Rachele, madre di Giuseppe e
Beniamino, i due figli di Giacobbe. È una
tomba sulla quale sono state edificate dodi-
ci stanze ed è sormontata da una cupola che
si eleva sulla roccia.” Non si conosce la data
di costruzione dell’edificio, ma con molta
probabilità risale alla prima epoca islamica.
Le cronache di viaggio concordano sul
fatto che la tomba contenesse dodici stan-
ze, corrispondenti al numero dei figli di
Giacobbe, e che l’edificio fosse sormon-
tato da una cupola, intensamente visitata.
L’edificio attuale venne fatto costruire su
ordine del governatore di Gerusalemme
Muhammad Pasha nel 1033/1623, men-
tre il suo restauro risale ai tempi del
regno egiziano, alla fine del XIII/XIX seco-
lo. L’edificio ha una pianta quadrata ed è
sormontato da una cupola, a est della
quale è stata annessa un’altra stanza di
forma allungata: nella corte orientale v’è
189
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Betlemme

VII.1.b Basilica della Natività

La Basilica della Natività è considerata come


il monumento più importante di Betlemme;
aperta tutti i giorni dalle 5:30 alle 18.

Ci si potrebbe sorprendere nel veder


apparire questo edificio cristiano tra i luo-
ghi di visita del nostro percorso d’arte isla-
mica: il fatto è che la città di Betlemme,
proprio per aver dato i natali al Cristo,
occupa un posto particolare anche nel
cuore dei musulmani. Sia Maria che Gesù
sono presenti nel Corano, dove Cristo è
riconosciuto come l’ultimo profeta prima
Basilica della un mihrâb e alcune tombe di musulmani di Maometto; Gesù viene menzionato
Natività, ingresso, anche in alcuni episodi della vita del Pro-
Betlemme.
sepolti lì sotto la protezione di Rachele.
In epoca recente sono stati aggiunti le alte feta: è, ad esempio, nel corso del famoso
mura e i torrioni. Sotto il controllo degli viaggio notturno che Maometto riconosce
Basilica della
Natività, navata nord, israeliani a partire dal 1968, è stata tra- l’unione simbolica di tutti gli inviati di
Betlemme. sformata in caserma. Dio, tra i quali per l’appunto Gesù Cristo.
D’altra parte, i cristiani di Betlemme,
come i loro correligionari di Gerusalem-
me, particolarmente in epoca mameluc-
ca sono stati beneficiati di privilegi spe-
ciali. Molti firmani sultanali concessero
loro l’esenzione fiscale, la protezione per
i religiosi, per i visitatori della chiesa e
per i pellegrini in caso di pericolo. I cri-
stiani avevano inoltre il diritto di restau-
rare la basilica ogni qualvolta si fosse rite-
nuto necessario. La basilica divenne infine
oggetto di trattazioni molto articolate in
molti testi di viaggio islamici, le cui
descrizioni dettagliate fornivano il pre-
stesto per meglio inserire il personaggio
di Gesù nella tradizione islamica
La Basilica della Natività è stata edificata
su una grotta ritenuta quella in cui nacque
il Messia. L’imperatrice Elena, madre del-
l’imperatore Costantino (r. 306-337 d.C.)
190
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Vasche di Salomone

de importanza nei secoli islamici: la chie- Basilica della


sa/grotta del Latte, la chiesa di San Giu- Natività, stella della
natività, Betlemme.
seppe e la Chiesa dei Santi Innocenti.

VII.2 VASCHE DI SALOMONE

VII.2.a Vasche di Salomone

Si trovano a circa 3 chilometri a sudovest di


Betlemme, a est della strada per Hebron. La
ordinò di erigerla nel 329, dopo che la visita è possibile a qualsiasi ora.
proibizione di professare la religione cri-
stiana era stata abolita da Costantino con Queste tre vasche sono circondate da
l’editto di Milano del 313. La chiesa fu un’amena cornice ambientale, tra mera-
demolita nel 529 e in sua vece l’impera- vigliose foreste di pini all’imbocco del
tore Giustiniano (527-565) fece costrui- wâdî Artas, rigoglioso di alberi da frutto.
re la basilica che corrisponde a quella Non si sa quando venne scavata la prima
giunta sino ai nostri giorni. cisterna, ma sia quella superiore sia quel-
A Betlemme si possono visitare numero- la centrale erano già presenti all’epoca in
se chiese e monasteri, considerati di gran- cui governava il re Erode (4 a.C.-39). La

Vasche di Salomone,
veduta generale.

191
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Vasche di Salomone

metri seguendo un andamento a zig-zag


che doveva assecondare la pendenza delle
colline. Oggi è possibile visitare i resti dei
canali e delle gallerie che circondano le
vasche.
Si inizia con la prima cisterna, lunga 116
metri, larga da 70 a 72 metri, profonda
da 6 a 12 metri e con una portata di circa
85.000 metri cubi; quella centrale è lunga
129 metri, larga 70-76 metri, profonda
circa 12, con una portata di circa 90.000
metri cubi; la terza, infine, di epoca
mamelucca, è la più grande, essendo
lunga 177 metri, larga 86-95 metri,
profonda circa 15 metri, con una portata
di 113.000 metri cubi.

Vasche di Salomone, terza (quella inferiore), invece, venne VII.2.b Qal‘at al-Birâk
veduta generale fatta costruire dal sultano mamelucco
(© Sonia Halliday
Photographs). Khushqadam (865/1460-872/1468) che A circa 3 chilometri a sudovest di Betlemme, a est
provvide anche al restauro totale della della strada che conduce alle vasche di Salomo-
struttura idraulica. I lavori più importan- ne. La visita è possibile in qualsiasi momento.
ti vennero compiuti dal sultano ottoma-
no Solimano il Magnifico, nel 943/1536- Per proteggere adeguatamente questo
37, tanto che queste vasche recano ancora importantissimo sistema idraulico, nel
oggi il suo nome, accanto a quello di Salo- 1027/1617-18 il sultano ottomano
mone. Solimano diede grande impulso al ‘Uthmân II fece costruire una cittadella,
sistema di approvvigionamento idrico di come conferma l’iscrizione commemo-
Gerusalemme, aumentando il numero di rativa che sormonta l’arco d’ingresso. Vi
fontane pubbliche ancora oggi visibili inviò quaranta soldati muniti di cannoni
nella città vecchia. ed armi. Questo luogo è chiamato dagli
Le cisterne venivano utilizzate per racco- abitanti del luogo con il nome di Qal’at
gliere l’acqua piovana e quelle delle sor- al-Birâk (la “cittadella delle cisterne”)
genti: tramite un sistema di acquedotti e oppure Qal’at Murâd (“cittadella [del sul-
gallerie sotterranee le acque giungevano tano] Murâd”.
fino a Gerusalemme, distante circa venti La cittadella è posta a qualche metro a
chilometri. I canali di questo sistema idri- nord rispetto alla prima cisterna. Ha
co – funzionante fino al 1922, anno in cui forma rettangolare (70 × 45 m), un
subentrarono le prime pompe elettriche – ingresso principale al centro della parete
raggiungevano una lunghezza di 68 chilo- occidentale, quattro torri, una su ciascun
192
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Opzione paesaggistica

Qal‘at al-Birâk,
facciata principale,
Vasche di Salomone.
angolo dell’edificio, mentre su ogni lato
sono visibili delle feritoie. Una serie di
ambienti è presente sui lati occidentale e
orientale. Nell’angolo sudoccidentale v’è
una piccola moschea, mentre sul lato
meridionale si trova una sorgente d’acqua.
Il restauro dell’edificio è stato ultimato
nel 1998 al fine di trasformarlo in un cen-
tro per l’artigianato palestinese e per
mostre sulla cultura popolare.

OPZIONE PAESAGGISTICA

Wâdî Artas: un tipico paesaggio


rurale della Palestina

La campagna palestinese in generale, e


quella collinare in particolare, presenta
tutte le caratteristiche della vegetazione hanno preso ad insediarsi lungo le due rive
mediterranea. Le testimonianze di uno del wâdî e hanno creato dei terrazzamenti
sfruttamento intensivo in questa parte del per evitare l’erosione del suolo, costruen-
mondo sono ben visibili, e l’armonia e do muri di sostegno in pietra, ridisegnan-
l’integrazione dell’uomo con la natura qui do in questo modo armoniosamente il ter- Wâdî Artâs, veduta
si sono espressi in modo meraviglioso. Fu ritorio nel totale rispetto della natura. generale della vallata.
quasi spontaneo per l’uomo stanziarsi in
queste terre e coltivarle, e così da migliaia
di anni Wâdî Artas offre le condizioni
naturali idonee per la presenza di insedia-
menti agricoli.
Ad est del wâdî, là dove le pareti diven-
gono più scoscese e fertili, si trovano una
serie di sorgenti che sgorgano e scorrono
verso oriente. Sulla riva settentrionale del
wâdî sorge il villaggio di Artas.
Il wâdî è famoso per la coltivazione di
ortaggi e legumi, tanto che ha l’aspetto di
un orto rigoglioso in tutte le stagioni del-
l’anno. A causa del costante incremento
demografico del villaggio, gli abitanti
193
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Halhul

Percorrendo il wâdî in direzione est, sem-


bra di trovarsi all’interno di un mosaico,
le cui tessere sono costituite dai campi
coltivati, incessantemente suddivisi nel
corso del tempo in ulteriori appezza-
mente più piccoli; ne consegue una gran-
de varietà di coltivi e, quindi, di colori.

VII.3 HALHUL

VII.3.a Moschea Nabî Yûnis

Il villaggio di Halhul è situato a circa 32 chi-


lometri a sud di Gerusalemme e a 5 chilometri
a nord di Hebron.
La visita è possibile durante le ore diurne, a
eccezione degli orari della preghiera.

Wâdî Artâs, Questi terrazzamenti sono coltivati a man- La moschea, che funge ugualmente da
monastero, veduta
generale.
dorli, albicocchi, ciliegi e ulivi che in pri- maqâm, si trova al centro del villaggio e fu
mavera, con la fioritura, trasformano le fatta edificare dal sovrano al-Mâlik al-
pendici in un paesaggio che ricorda quasi Mu‘addam ‘Îsâ, figlio del sultano ayyu-
un dipinto surrealista. Come accade in bide al-Mâlik al-‘Âdil, nel 623/1226. I
tutti i territori collinosi della Palestina, sultani mamelucchi continuarono a salva-
dalla Galilea a Hebron, gli ulivi conferi- guardare questo luogo e a visitarlo ogni-
scono per tutto l’anno al paesaggio una qualvolta si recavano a Hebron, fatto,
delicata colorazione grigio-verde. questo, che gli conferì un’importanza
senza pari, soprattutto perché sin dall’e-
poca ayyubide era stato un rinomatissmo
centro del sufismo. Insieme agli altri
maqâm, viene ricordato sovente nelle cro-
nache di viaggiatori e sufi che si recavano
a Hebron. Ad esempio, ‘Abd al-Ghânî al-
Nabulsî, nel 1101/1689-90, riferisce
quanto segue: “Continuammo a viaggiare
Wâdî Artâs, iscrizione sino a quando non giungemmo a Halhul
in pietra di stile per visitare la tomba di Nabî Yûnis Ibn
mamelucco (spostata
dal suo luogo Matta, che la pace sia con Lui! Vi vedem-
d’origine). mo la moschea, una grotta e visitammo la
194
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Sa‘ir

tomba”. Va ricordato che vi sono ben otto


luoghi in Palestina che contengono una
tomba o un maqâm dedicati al Profeta
Yûnis, ma il più celebre resta quello di
Halhul.
Si accede attraversando il grande portale
della moschea moderna, un grande edifi-
cio a due piani, elevato dietro i resti della
moschea ayyubide. Per vedere i resti della
moschea preesistente bisogna dirigersi al
centro della moschea verso la qibla.
Il maqâm antico è una costruzione a pian-
ta quadrata, circondata, ad eccezione del
lato rivolto a nord, da portici con grandi
volte sostenute da possenti pilastri. Le
finestre del portico si affacciano sulla stan-
za quadrata del mausoleo, sormontata da Se rimane del tempo, si possono per- Moschea Nabî Yûnis,
correre circa 200 metri a sud della interno, veduta
una volta a botte. generale, Halhul.
Il cenotafio è coperto da un drappo verde moschea per raggiungere quel che
come sempre avviene in ambito musul- rimane del nucleo storico del villaggio
mano. Sulla finestra occidentale della antico, ora abbandonato, straordinario
stanza del mausoleo v’è un drappo rica- esempio di architettura rurale tradizio-
mato con fili di seta, recante il nome di nale.
Yûnis: è in stile tardo ottomano (dell’e-
poca del sultano ‘Abd al-Hamîd II) ed è
simile a quello del Haram al-Ibrahîmî a VII.4 SA‘IR
Hebron. Il monumento è esclusivamente
commemorativo, non è orientato in dire-
zione della qibla come nel caso delle VII.4.a Moschea Nabî al-‘Îs
tombe musulmane, ma verso sudovest. La
spiegazione risiede nel fatto che il luogo Sa‘ir è situata a circa 7 chilometri da Hebron.
risale al periodo preislamico, come dimo- La visita è possibile durante le ore diurne fatta
stra il ritrovamento di tombe antiche eccezione per le ore della preghiera.
durante i lavori di ampliamento della
moschea. La camera funeraria si trova in La cittadina di Sa‘ir è oggi molto este-
una cavità inaccessibile sotto la moschea. sa: per questo per raggiungere la
Gli abitanti del villaggio vi si recano in moschea bisogna attraversare i quartie-
gran numero per pregare: questo afflusso ri moderni in direzione del centro, dove
di fedeli rende questo luogo molto inte- si trova la moschea di Nabî al-‘Îs (Esaù)
ressante sotto il profilo delle tradizioni fratello di Giacobbe, figlio di Isacco,
religiose e folcloristiche. figlio di Abramo.
195
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Sa‘ir

ca non rimangono che la facciata meri-


dionale e quella occidentale, ma poco
interessanti, se messe a confronto con le
coeve architetture mamelucche: qui,
infatti, lo stile è quello popolare locale,
con pietre tagliate in maniera irregolare e
non colorate, con la totale assenza di
decorazioni e di iscrizioni. La camera
funeraria e il cenotafio sono originali.
Al primo piano della moschea moderna,
sul lato a ovest, si incontra una porta di
piccole dimensioni che conduce all’inter-
no del maqâm. Prima di raggiungere la
camera funeraria, a nord, si attraversa una
sala rettangolare (lunga circa 20 metri e
Moschea Nabî al-‘Îs, Le fonti storiche riferiscono che in epoca larga 7), con un portico con tre volte a
interno, Sa‘ir. mamelucca venne fatta erigere una vela. La camera funeraria contiene un
moschea dedicata a questo profeta, impor- mihrâb, forse originale, semplice e di pic-
tante nella tradizione locale di Hebron. La cole dimensioni e il lato occidentale della
prima e la seconda generazione dei figli di sala è parzialmente chiuso, in modo da
Abramo è sepolta a Hebron, mentre Esaù dare la possibilità ai sufi di isolarsi.
ebbe sepoltura in questo luogo. Non cono- È in questo spazio che si prega, che si
sciamo la data di costruzione di questo legge il Corano, con un occhio sempre
maqâm, ma è quasi certo che si debba trat- rivolto alla tomba, visibile attraverso una
tare della prima moschea costruita a Sa‘ir, finestrella. Il mausoleo è altresì visibile
agli inizi dell’islam. dalla moschea, ad est. La camera funera-
Al fine di poter accogliere tutti i fedeli ria è sormontata da una volta a botte leg-
della cittadina, è stata costruita di recen- germente ribassata, lunga circa 12 metri:
te una moderna moschea in luogo di al centro v’è la tomba, ricoperta anch’es-
quella mamelucca: della costruzione anti- sa da un drappo verde.

196
L’APPROVVIGIONAMENTO IDRICO A GERUSALEMME

Nazmi al-Ju‘beh

Gerusalemme è particolarmente povera di qua nelle diverse direzioni. Raccoglieva-


risorse idriche naturali, possedendo una no sia l’acqua piovana sia quella delle sor-
sola sorgente, e non è attraversata da alcun genti limitrofe (la più distante era situata
fiume. I suoi abitanti, nel corso dei secoli, a circa 15 chilometri a sud). Coperti o a
si sono affidati alla raccolta delle acque pio- cielo aperto, scavati nelle montagne sotto
vane nei pozzi delle case e nelle cisterne forma di cunicoli oppure in superficie,
poste in diverse zone della città, ma tutti talvolta passanti sui ponti stessi delle stra-
questi sforzi non sono risultati sufficienti a de che conducevano a Gerusalemme, per-
sopperire al fabbisogno crescente d’acqua mettevano all’acqua di sgorgare dalle fon-
legato all’aumento della popolazione e tane pubbliche e di riempire le cisterne
all’incessante afflusso dei pellegrini. cittadine. Il percorso delle acque talvolta
La situazione divenne critica durante il raggiungeva i 65 chilometri. Dal tempo
periodo romano, quando numerosi furo- dei romani fino all’epoca ottomana, i
no i tentativi per porre soluzione al pro- governanti hanno sempre rivolto la mas-
blema. Situate ad un’altitudine superiore sima attenzione a questa preziosissima
a quella di Gerusalemme e dotate di rete di acquedotti e nel 1318/1901 fu
abbondanti sorgenti, il territorio delle effettuato l’ultimo restauro importante.
vasche di Salomone si è naturalmente Oltre alle tre vasche di Salomone e alle
imposto come serbatoio d’acqua cui decine di acquedotti vicini, il visitatore
Gerusalemme poteva attingere. può seguire parte dell’acquedotto otto-
L’immenso sistema era costituito da deci- mano che corre lungo il fianco delle col-
ne di acquedotti che convogliavano l’ac- line tra Gerusalemme e Betlemme.

197
PERCORSO VIII

Hebron: la città di Abramo


Nazmi al-Ju‘beh

VIII.1 HEBRON
VIII.1.a Moschea al-Haram al-Ibrahîmî
VIII.1.b Moschea al-Jawâlî
VIII.1.c Zâwiya al-Ja‘âbira
VIII.1.d Zâwiya al-Maghariba e Tomba di Giuseppe
VIII.1.e Zâwiya dello Shaykh ‘Alî al-Bakkâ’
VIII.1.f Hammâm al-Khalîl (Museo di Hebron)

Gli antichi quartieri


La produzione del vetro

Zâwiya dello Shaykh


‘Alî al-Bakkâ’, entrata
principale e minareto,
Hebron.

199
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo

Hebron è situata al margine meridionale assunta dalla città per il credo islamico:
della catena montuosa centrale della Pale- furono erette decine di edifici, soprattut-
stina, a un’altitudine di 900-950 metri sul to zâwiya per i sufi, che si isolavano, rac-
livello del mare e a 30 chilometri a sud di cogliendosi in meditazione all’ombra della
Gerusalemme, alla quale è collegata da una tomba di Abramo.
strada veloce che attraversa le cime delle Sembra che il ben noto senso di ospitalità
montagne passando a ovest di Betlemme. di Abramo abbia influenzato anche le tra-
Il percorso da Gerusalemme a Hebron dizioni islamiche di Hebron: sin dalla com-
dura circa 40 minuti, e le due città sono parsa dell’Islam, nella città comparve una
collegate da autobus veloci e regolari. sorta di grande centro di accoglienza chi-
Hebron, che è considerata una delle più mato “Simat Ibrahîmî” in cui veniva offer-
antiche città del mondo, è stata abitata inin- to il cosiddetto “pasto di Abramo” a tutti
terrottamente per 3500 anni. L’antica coloro che si recavano in visita alla sua
Hebron (età del bronzo medio, circa 2000- tomba, ossia un pasto completo a ricordo
1500 a.C.) è situata a ovest della città attua- dell’accoglienza che il profeta era solito
le, in cima al Jebel al-Rumede, dove sono offrire. Questa antica consuetudine, che
state portate alla luce le mura, le porte fu sospesa durante l’occupazione crociata,
della città e reperti risalenti a varie epoche, si rafforzò e si diffuse in epoca mameluc-
fino a quella omayyade (41/661-132/750). ca, ed è un’usanza viva ancor oggi .
Il nome arabo della città, Khâlil, corri- Secondo le loro abitudini, i sovrani
sponde all’appellativo del profeta Abramo, mamelucchi si liberavano degli avversari
chiamato per l’appunto Khâlil, che signifi- politici inviandoli in esilio in luoghi
ca “amico di Dio”, e la cui tomba – assieme distanti dal Cairo, la capitale: Hebron e
a quella di sua moglie, dei suoi figli e di Gerusalemme erano due di questi luoghi
Rebecca, moglie di Isacco – si trova proprio che divennero così la residenza degli
nel centro di Hebron. La presenza della emiri mamelucchi esiliati. Costoro, sug-
tomba di Abramo, profeta fondamentale gestionati dalla spiritualità e dal fervore
nel credo islamico, fa di Hebron la quarta culturale di queste città, contribuirono
città islamica per importanza dopo Mecca, notevolmente alle attività delle varie isti-
Medina e Gerusalemme, meta importante tuzioni scientifiche, religiose, sufi, elar-
di pellegrinaggio nei secoli. gendo generose donazioni.
La fama di Hebron nei periodi ayyubide e Oggi Hebron è una delle poche città isla-
mamelucco era dovuta al fatto che la città miche che sia riuscita a conservare la sua
aveva stretto un forte legame con Geru- struttura architettonica e urbanistica ori-
salemme, dal momento che era stata crea- ginaria, in prevalenza mamelucca, senza
ta la prestigiosa carica di “sorvegliante mutamenti di rilievo. I quartieri, il tessu-
delle due sante moschee” di Gerusalem- to urbano, gli edifici, i sûq, la vivacità della
me e Hebron, che sovrintendeva ai waqf vita quotidiana riflettono perfettamente lo
dei due grandi santuari. L’attività archi- spirito originario delle città islamiche.
tettonica, sotto i mamelucchi, aumentò Recentemente è stata avviata un’ampia
in maniera proporzionale all’importanza campagna di restauro degli edifici e di
200
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo

ripopolamento della città vecchia, fatto gli angoli della città sono sorte zâwiya e i Hebron, veduta
che le ha conferito un nuovo prestigio e vari quartieri annoverano moltissime della città, litografía
di D. Roberts
un posto di rilievo nell’eredità storica del- tombe di santi musulmani e shaykh: que- (© Victoria and Albert
l’architettura islamica della Palestina. sta è la ragione per cui il percorso ha ter- Museum, Londra).
Il presente percorso comprende la visita mine con la visita di tre zâwiya, oltre che
al Haram al-Ibrahîmî, il più antico della al più grande hammâm della città che oggi
Palestina, sempre visitato e venerato ospita il Museo della storia e del patri-
nonostante i mutamenti religiosi avvenu- monio artistico di Hebron. Gli approfon-
ti nel corso degli ultimi due millenni: è a dimenti di questo percorso sono dedicati
Hebron che si trovano le tombe dei pro- il primo ai quartieri della città, alla loro
feti. Per via della crescente presenza dei morfologia, alle loro componenti religio-
sufi intorno alla tomba di Abramo, in tutti se e alle caratteristiche architettoniche; il
201
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

Moschea al-Haram al-


Ibrahîmî, veduta aerea
(Tombe dei Patriarchi),
Hebron (© Sonia
Halliday
photographs).

secondo all’artigianato del vetro, la pro- eccezione del venerdì e dell’ora della preghie-
duzione principale di Hebron per secoli, ra del pomeriggio.
per la quale è tuttora rinomata. Ingresso gratuito. Controlli di sicurezza molto
Durante gli spostamenti da un luogo severi. Vestire in modo rispettoso.
all’altro il visitatore avrà modo di attra-
versare i sûq e il cuore della città, apprez- Il percorso prende avvio dal Haram al-
zandone le architetture e la vivace vita Ibrahîmî (Santuario di Abramo) che
economica e sociale che la caratterizza. domina la città con la sua imponenza e i
suoi due minareti. La storia di questo edi-
ficio ha inizio nel periodo romano
VIII.1 HEBRON (20 a.C. circa) concludendosi in quello
ottomano (1336/1917).
Considerato il quarto luogo sacro dell’i-
VIII.1.a Moschea Haram al-Ibrahîmî slam, e il secondo della Palestina dopo la
moschea al-Aqsa a Gerusalemme, questo
All’estremità sudoccidentale della città vec- santuario attira incessantemente da seco-
chia. La visita avviene dalle 8 alle 15, ad li folle di pellegrini desiderosi di visitare
202
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

le tombe dei profeti e ricevere la loro


benedizione.
L’edificio è composto da un muro ester-
no costruito con grossi blocchi di pietra
regolari, che raggiungono ciascuno una
lunghezza di oltre 10 metri: si tratta di
una grandiosa recinzione costruita in
epoca romana per preservare le tombe
dei profeti. Con molta probabilità gli
omayyadi, agli inizi del II/VIII secolo, fece-
ro erigere una moschea all’interno di
queste mura, distrutta nel 492/1098-
1099 dai crociati che la trasformarono in
una chiesa, la cui struttura, in stile goti-
co, è ancora visibile. Quando Sâlah al-Dîn
riconquistò Hebron nel 583/1188 la
chiesa tornò ad essere una moschea con Moschea al-Haram
la semplice aggiunta di un mihrâb che pos- al-Ibrahîmî, veduta
generale, Hebron.
siamo ancor oggi vedere. Il minbar ligneo,
a destra del mihrâb, risale invece al perio-
do fatimide e fu fatto realizzare dal
comandante dell’esercito fatimide, l’e-
miro Badr al-Jamâlî nel 484/1091-1092
e fatto trasportare per volere di Sâlah al-
Dîn da Ashqelon al Haram al-Ibrahîmî. Il
minbar, ritenuto uno dei più antichi min-
bar lignei esistenti, è in buono stato con-
servativo ed è esemplare per la sua bel-
lezza e per la raffinatezza degli intagli.
I mamelucchi si preoccuparono molto
della conservazione di questo edificio e
nel 667/1268 avviarono un’operazione di
restauro completa. L’emiro Tankîz, rap- Moschea al-Haram al-
Ibrahîmî, mihrâb,
presentante del sultano nel Bilâd al-Shâm Hebron.
(si veda III.1.f), attuò nel 733/1332-1333
una serie di migliorie alla moschea, quali in una madrasa recante il suo nome, edifi-
il rivestimento delle pareti in marmo cio che non sopravvisse all’attacco sferra-
colorato, nel tipico stile mamelucco. Al- to in Palestina da Ibrahim Pasha, nel
Nâsir Nâsir al-Dîn Muhammad, per due 1246/1831-1256/1840, e di cui riman-
volte governatore, trasformò la cittadel- gono solamente la parete e il torrione set-
la situata sul lato occidentale del Haram tentrionale.
203
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

belle aggiunte di questo periodo v’è il


dikkat al-muballig, la “pedana dell’oratore”,
posta a nord della sala coperta innanzi al
mihrâb, e costruita nel 732/1331-1332: è
sostenuta da colonne e capitelli di marmo.
I mamelucchi aggiunsero i cenotafi di sei
tombe, esempio perfetto della maestria
degli artisti di quel tempo, in particolare
nella lavorazione del ferro battuto.
A nord del cortile della moschea v’è una
serie di stanze, sempre di epoca mame-
lucca, una delle quali è la biblioteca, che
custodisce dei manoscritti, alcuni dei quali
mamelucchi. Il visitatore può ammirare
dall’esterno la bellezza della calligrafia
mamelucca nell’iscrizione, in caratteri
dorati, che corre lungo la parete orienta-
le della moschea. Anche gli ingressi della
moschea, decorati con pietre a colori
alternati, risalgono all’epoca mamelucca.
Sugli angoli sudorientale e nordocciden-
tale del perimetro esterno è possibile
vedere due minareti, a sezione quadrata,
com’era uso in quest’epoca, che si sta-
gliano per un’altezza di 15 metri.

VIII.1.b Moschea al-Jawâlî

Aperta dal mattino presto alle 15. Chiusa il


Moschea al-Haram Si dice che il sultano Barqûq (784/1382- venerdì e durante la preghiera di mezzogiorno.
al-Ibrahîmî, minareto, L’entrata è gratuita, ma avviene solo dopo
Hebron.
801/1399) fece erigere il mihrâb situato a
un’accurata ispezione. Vestire in modo rispet-
destra dell’ingresso coperto, mentre
toso.
Shihâb al-Dîn al-Yaghmûri, guardiano dei
due luoghi santi di Gerusalemme ed La moschea al-Jawâlî è collegata al Haram
Hebron e rappresentante del sultano, al-Ibrahîmî tramite un passaggio, diven-
aggiunse nel 796/1393-1394 un portico tandone così quasi parte integrante. Dal-
parallelo alla parete occidentale della l’esterno è difficile distinguerne i muri da
sezione coperta, conosciuta oggi con il quelli del Haram. La sua parete occiden-
nome di “moschea delle donne”. Tra le più tale coincide con la parete orientale del-
204
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

Moschea al-Jawlî, Moschea al-Jawlî,


cupola, Hebron. mihrâb, Hebron.
l’edifico del Haram, mentre quella orien-
tale è scavata nella roccia e non è quindi
visibile dall’esterno. Lo stesso vale per le
pareti settentrionale e meridionale,
anch’esse scavate nella roccia.
Questa moschea è stata costruita nel
720/1320-1321 su ordine dell’emiro
‘Alam al-Dîn Sanjar al-Jawâlî, sorveglian-
te (nâdir) dei due Haram di Gerusalemme
e Hebron. La moschea di al-Jawâlî è rag-
giungibile attraversando la porta sudorien-
tale che conduce a un atrio compreso tra
due grandi porte marmoree. La seconda
porta, sormontata da una lapide che reca
il nome del fondatore e la data di costru-
zione, è l’accesso alla moschea. Bande di
iscrizioni coraniche si trovano sulle lastre
marmoree delle facciate dei due portali. Il
secondo accesso alla moschea di al-Jawâlî
avviene per una porta situata a nord-ovest
del Haram al-Ibrahîmî.
La moschea comprende tre navate con
volte sorrette da enormi pilastri in pietra:
al centro della moschea si innalza un’ele-
gante cupola in pietra, con muqarnas nei
pennacchi. Il tamburo è forato da una
serie di finestre. Sull’asse della qibla tro-
viamo un mihrâb scavato nella roccia e
rivestito di marmi policromi.
Dalla moschea si accede al Haram trami-
te un corridoio sottostante, sul lato orien-
tale. Al fine di separare le donne dagli
uomini durante la preghiera, la parte set-
tentrionale della moschea è stata rialzata
di tre gradini.

VIII.1.c Zâwiya al-Ja‘âbira

A una ventina di metri a sud dell’Haram al-


Ibrahimî.
205
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

Questa zâwiya svolse un ruolo decisivo


nella vita sufi di Hebron, e i Ja‘barî stessi
sono stati alla testa di un ordine; sino a
tempi recenti è stata molto attiva, tanto
che ancora oggi conserva stendardi e
oggetti vari dei dervisci, quali tamburi e
bicchieri che essi usano durante le loro
cerimonie, durante la preghiera e le danze
rituali. Anche se non possediamo infor-
mazioni precise circa la fondazione di que-
sta zâwiya né sul suo committente, è pos-
sibile comunque datarla, per i suoi caratteri
stilistici, alla fine del periodo mamelucco.
L’edificio è composto da un solo piano la
cui altezza pronunciata bilancia la sua esi-
gua lunghezza dovuta alla fitta densità di
costruzioni concentrate intorno al Haram
al-Ibrahîmî. La parete che si affaccia sulla
strada in direzione ovest contiene gli ele-
menti tipici degli haram mamelucchi: si
staglia al di sopra degli altri edifici ed è
costruita con pietre ben levigate gialle e
rosse tra loro alternate; la facciata è coro-
nata da piccole muqarnas poco incavate e
scaglionate, tipiche del tardo periodo
Zâwiya al-Ja‘âbira, La visita all’interno della moschea è possibile mamelucco e del primo periodo ottoma-
facciata principale, previo accordo con lo shaykh della zâwiya.
Hebron. no. Sull’ingresso v’è un’iscrizione, pur-
troppo illeggibile.
La zâwiya dei al-Ja‘âbira rappresenta un Si accede all’edificio attraverso un porta-
anello della lunga catena di zâwiya costrui- le che conduce a un piccolo atrio quadra-
te a Hebron in epoca mamelucca. La to da cui una seconda porta si apre in
famiglia al-Ja‘barî era originaria di Qal‘at direzione della parete meridionale della
Ja‘bar, una cittadina sull’Eufrate, in Siria. zâwiya. La struttura comprende una vasta
Il capostipite della famiglia, Ibrahim Ibn sala rettangolare suddivisa da un arco a
‘Umar al-Ja‘bari (m. 732/1332), giunse sesto acuto in due piccoli ambienti, occi-
a Hebron alla fine del VII/XII secolo dopo dentale e orientale. La stanza occidentale
essere stato nominato “shaykh del Haram è coperta da una volta con al centro una
al-Ibrahîmî”. Questa famiglia diede i nata- cupola ribassata decorata con elementi
li a numerosi uomini di legge e a religio- geometrici e vegetali. La stanza orienta-
si di cui restano numerose tracce nelle le, cui si accede salendo due gradini dalla
fonti storiche. sala precedente, presenta una pavimenta-
206
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

zione in lastre di pietra originarie dell’e- duce alle varie parti della zâwiya, situate
poca della sua fondazione. sul lato meridionale, e al mausoleo, sul
lato occidentale.
La zâwiya è composta dalla vasta camera
VIII.1.d Zâwiya al-Maghâriba e funeraria quadrata con una volta a vela e da
Tomba di Giuseppe una sala di preghiera. La camera funeraria
è piena di tombe di membri della famiglia
A ovest del Haram al-Ibrahîmî. La visita è pos- al-Sharîf: si pensa che fossero adepti del-
sibile previo accordo con l’Amministrazione dei l’ordine sufi dei Khalwâtî Rahmânî, diret-
waqfs degli Affari islamici. to dalla stessa famiglia al-Sharîf, che cele-
brano ancora oggi le loro cerimonie in città
La zâwiya, conosciuta anche come zâwiyat e nella zâwiya e che contano numerosi
al-Ashraf, è situata a sinistra della porta membri a Hebron. Lo stipamento di
principale d’accesso al Haram, che con- tombe nella stanza indica quanto fosse rite-
duce nel cuore della città vecchia e dei nuto importante essere sepolti a fianco del
suoi sûq. È stata probabilmente fondata fondatore dell’ordine, lo shaykh ‘Abd Allah
nel 652/1254-1255, all’inizio quindi del- al-Saqawâtî. La sala di preghiera è una stan-
l’epoca mamelucca, secondo la data che za rettangolare sormontata da una volta a
figura su una delle tombe, ma non si vela. Al centro della parete meridionale v’è Zâwiya al-Maghariba,
conosce il nome del suo fondatore. un mihrâb molto semplice. La confraterni- entrata, Hebron.
La comunità dei maghrebini (gli abitanti
del Nordafrica e dell’Andalusia) sin dal
VI/XIII secolo era stanziata a Hebron e pare
che la zâwiya sia stata costruita apposita-
mente per accogliere i maghrebini che si
recavano a Hebron in visita alle tombe dei
Profeti. Fu probabilmente lo shaykh
Muhammad Ibn ‘Abd Allah al-Saqawâtî
(m. 652/1254) a far erigere questa zâwiya,
mentre i maghrebini, nel 795/1392-93,
fecero costruire un’altra zâwiya, quella di
‘Umar al-Mujarrad, dal nome del suo
committtente. La famiglia al-Sharîf, che
vive ancor oggi a Hebron, discende dallo
shaykh ‘Umar al-Mujarrad.
Alla zâwiya dei maghrebini si accede attra-
verso la porta situata nella parete orien-
tale, ricostruita in epoca recente alteran-
do radicalmente la fisionomia dell’antica
facciata originaria. Dall’ingresso, salendo
alcuni gradini, si giunge al patio che intro-
207
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

VIII.1.e Zâwiya dello Shaykh


‘Alî al-Bakkâ’

Nel quartiere ‘Alî al-Bakkâ’, a nordovest della


città.
La visita è possibile a qualsiasi ora, ad ecce-
zione degli orari di preghiera.

Il luogo in cui sorge la zâwiya in epoca


mamelucca era la periferia nordoccidenta-
le della città; moltissime persone vi si reca-
vano per via dei servizi che offriva e i disce-
poli della confraternita si istallarono nelle
sue immediate vicinanze. Fu così che, poco
a poco, sorse un nuovo quartiere recante
il nome del fondatore della zâwiya ovvero
il “quartiere dello shaykh ‘Alî al-Bakkâ’”,
abbreviato in seguito in “quartiere dello
shaykh”, un’area che, a partire dall’epoca
mamelucca, divenne parte integrante del
tessuto urbanistico della città. Questa
zâwiya è una delle più importanti di
Hebron, avendo svolto un ruolo decisivo
nella storia del movimento sufi. Beneficiò
dei generosissimi waqf di numerosi shaykh
di Hebron, la maggior parte dei quali
erano appartenenti alla famiglia al-Ja‘bari,
discendenti del fondatore, ed imparentati
con lo shaykh al-Bakkâ’.
Zâwiya dello Shaykh ta si riunisce in questo locale e la famiglia Si ritiene che questa zâwiya fosse stata volu-
‘Alî al-Bakkâ’, entrata ta dal celebre sufi ‘Alî al-Bakkâ’ che giun-
al-Sharîf partecipa a ogni evento.
principale e minareto, se a Hebron dall’Iraq e che qui divenne
Hebron. La tomba di Giuseppe è situata al di sotto
famoso per le sue appassionate preghiere,
del patio: bisogna scendere alcuni gradi- durante le quali soleva piangere a profu-
ni che conducono a una sala con volta a sione, da cui l’appellativo al-Bakkâ’, ovve-
botte sul cui lato meridionale si trova la ro “il piangente”. Considerato l’interesse
tomba. Non sappiamo se sia veramente la dei mamelucchi verso il sufismo, il sultano
sepoltura di Giuseppe o di qualcun altro, Baybars fece erigere una zâwiya in onore di
né se si tratti di una tomba o di un maqâm questo eminente shaykh, la cui costruzione
in sua memoria. Gli ebrei ritengono che fu ultimata nel 668/1269. Era composta
sia la tomba di Avner bin Nir. da una moschea, un mausoleo, un cimite-
208
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

ro, un giardino, tre abitazioni, tre grotte, Si giunge al hammâm percorrendo una via
un forno, una bottega e due sale. stretta e tortuosa, coperta da un soffitto a
Nel XX secolo sono state apportate signi- volte – costruite nel II/VIII secolo –, che
ficative modifiche alla zâwiya privandola di formano l’attuale sûq dei Dariya. All’epo-
gran parte delle sue parti originarie, pur ca, l’idea dell’ haram comincia a evolversi
mantenendo quello che è ritenuto il più mentre la città si viene sviluppando intor-
bel minareto mamelucco della città, eret- no alle tombe dei Profeti, lontano dal loro
to nel 702/1302-1303 dall’emiro Sayf al- luogo d’origine sul monte Rumayda.
Dîn Salâr su ordine del sultano Muham- L’hammâm dista dal sûq circa 150 metri, a
mad Ibn Qalâwûn. Il minareto ha un fusto nordovest rispetto il Haram al-Ibrahîmî.
Zâwiya dello Shaykh
esagonale su una base quadrata in cui si Nonostante scarseggino le notizie circa la ‘Alî al-Bakkâ’, entrata
apre una porta che conduce al cortile data di costruzione del hammâm come principale, Hebron.
interno della zâwiya. Dalla parte superio-
re dell’ingresso scendono meravigliose
muqarnas. Un’iscrizione commemorativa
monumentale corre lungo la base del
minareto. Sul soffitto dell’ingresso v’è la
firma dell’architetto, “Sulaiman”. Lo slan-
ciato minareto mostra tutti i caratteri tipi-
ci dell’architettura e della decorazione
mamelucca: muqarnas, ablaq, iscrizioni,
elementi decorativi in pietra.
Nel 1978 si è conclusa la costruzione di
una nuova moschea sulle rovine di quella
mamelucca, all’interno della quale è stata
ricostruita la camera funeraria dello
shaykh ‘Alî al-Bakkâ’ ed è stata aggiunta
una nuova sala riservata allo studio degli
hadîth.

VIII.1.f Hammâm al-Khalîl


(Museo di Hebron)

Situato nel quartiere al-Dariya, uno dei più


antichi della città. Dopo aver lasciato il piaz-
zale del Haram al-Ibrahîmî, si entra nel sûq
della città vecchia dalla porta situata di fron-
te. Dopo circa 250 metri si svolta a sinistra e
ci si trova davanti al hammâm.
Orari di visita: dalle 6 alle 14.
209
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

in particolare di epoca mamelucca, quali


epigrafi, monete, oggetti in ferro e in
vetro, documenti scritti, elementi deco-
rativi in pietra e marmo.
La facciata del hammâm è tipica del perio-
do mamelucco, di piccole dimensioni, per
lo scarso spazio disponibile, provvisto di
un portale rettangolare con due mastaba
ai lati. Le pietre della facciata, semplice e
priva di decorazioni, sono disposte su fila-
ri a colori alternati (giallo vivo, rosso e
nero), nel tipico stile ablaq.
L’hammâm comprende due parti princi-
pali: la sala più esterna, adibita a spoglia-
toio, quadrata e sormontata da una volta
a ventaglio con al centro una piccola
cupola poligonale. Su ciascun lato della
stanza vi sono quattro ambienti precedu-
ti da grandi archi a sesto acuto che danno
armonia e simmetria al locale. Come
negli altri hammâm, la sala è circondata da
un sedile continuo coperto da cuscini su
cui sdraiarsi a riposare, bere il tè, fumare
il narghilé, conversare. Al centro della
stanza v’è una bella fontana in marmo.
Lungo uno stretto passaggio si giunge
all’ambiente più interno, il “calidarium”,
una camera ottagonale sormontata da
una cupola ribassata poggiante, agli
angoli, su muqarnas triangolari e nella
quale si aprono degli oblò chiusi da vetri
Hammâm al-Khalîl, pure sul suo fondatore, a quanto traspare colorati per garantire l’illuminazione. Ai
entrata, Hebron. dalla struttura architettonica l’edificio lati vi sono quattro ambienti più piccoli
risalirebbe alla fine del periodo mame- appartati per garantire maggior privacy
lucco. Ospita attualmente il Museo Muni- durante le abluzioni. Al di sotto del pavi-
cipale, nel quale sono esposti in modo un mento corrono condotti d’acqua calda
po’ spartano reperti di diversa datazione, per scaldare l’ambiente.

210
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron

Hammâm al-Khalîl,
vestibolo con
fontana, Hebron.

211
GLI ANTICHI QUARTIERI

Nazmi al-Ju‘beh

quella caratterizzato dalla presenza di sin-


gole comunità religiose, come il quartie-
re degli ebrei e quello dei cristiani (que-
st’ultimo scomparso nel X/XVI secolo
divenendo parte del quartiere al-Dariya).
Il secondo tipo comprende quei quartie-
ri che originariamente ospitavano distin-
te minoranze etniche come il quartiere
curdo, quello dei Ja‘barî (provenienti
dalla cittadella di Ja‘bar, sull’Eufrate), il
quartiere dello shaykh, il quartiere Tamî-
miya o Dariya (il più antico quartiere di
origine araba). Infine il terzo tipo era
costituito dai quartieri degli artigiani,
come al-Qazzâzîn (il quartiere dei vetrai)
e al-‘Aqaba (il quartiere dei conciatori di
pelle).
Con una tale suddivisione non v’è da stu-
pirsi che scoppiassero lotte intestine tra
gli abitanti per avere il controllo della
città e dei luoghi religiosi, come avvenne
alla fine del periodo mamelucco tra i Dar,
alleati degli arabi e dei beduini, e i curdi:
la lotta si inasprì a tal punto che il sultano
dovette recarsi di persona dal Cairo a
Hebron a sedare gli animi.
Essendo collocata ai confini con il deser-
to (a sud e a est) occupato dai beduini,
I vecchi quartieri, I quartieri dell’antica Hebron sono tra i Hebron fu costretta a proteggersi dai
Moschea Ibn ‘Othman, pochi del mondo islamico ad avere man- loro attacchi incessanti. La città non è
Hebron.
tenuto l’atmosfera del periodo mameluc- fortificata e così le sue case furono
co, anche se alcuni risalgono all’epoca disposte le une nelle altre su due piani
crociata e ayyubide. Globalmente, la lungo tutto il perimetro esterno. Ad
struttura urbanistica attuale di Hebron è eccezione delle finestre dei piani supe-
definibile mamelucca, con qualche tocco riori e di qualche robusta porta esterna,
della tradizione architettonica locale, visto ben sorvegliata, pochissime erano le
che le descrizioni della città risalenti a aperture verso l’esterno. In linea di mas-
quell’epoca coincidono quasi completa- sima, ogni quartiere aveva una porta che
mente con quella odierna. lo collegava direttamente al centro della
Si distinguono tre tipi di quartieri, a città, evitando così l’attraversamento
seconda della loro funzione. Il primo è degli altri quartieri.
212
Ciascun quartiere aveva inoltre le sue che il tutto si svolgesse lontano dagli
proprie fortificazioni, in modo da pote- sguardi esterni. L’unità architettonica
re far fronte agli eventuali attacchi dei unifamiliare si chiama hawsh, con riferi-
nemici del quartieri avversari: come si mento al complesso che racchiude al suo
può notare ancora oggi, vi erano delle interno un grande numero di singole
porte che, sino allo scorso secolo, di unità (appartamenti) per ospitare i figli
notte venivano sprangate. Nonostante del padrone. Questo complesso si allar-
l’omogeneità interna del quartiere, esso ga sempre più con il crescere della fami-
era tuttavia suddiviso in una serie di unità glia, tanto che spesso una famiglia pos-
architettoniche indipendenti, che ben si siede più hawsh, più “recinti”, per
confacevano alle esigenze delle famiglie ciascuno dei diversi rami familiari.
allargate. Il quartiere era formato da un Passeggiare nei quartieri della vecchia
gruppo di famiglie tra loro alleate, cia- Hebron permette al visitatore di avere
scuna delle quali occupante una deter- un’idea chiara a proposito di questo par-
minata zona fortificata. In ciascuna di ticolare sistema architettonico che, nono-
queste unità vi erano cortili interni uti- stante i numerosi mutamenti occorsi nel
lizzati in occasione di feste, cerimonie tempo, è rimasto lo stesso dei periodi
funebri e riunioni di famiglia, di modo mamelucco e ottomano.

213
LA PRODUZIONE DEL VETRO

Nazmi al-Ju‘beh

Si consiglia una visita alla vetreria situata pro- Oggi a Hebron sono sopravvissute solo
prio all’ingresso della città, sulla strada che tre fabbriche che producono oggetti in
congiunge Hebron a Halhul, ed è quindi con- vetro soffiato seguendo la tecnica tradi-
sigliabile fermarsi prima di visitare Hebron . zionale e utilizzando gli stessi attrezzi di
Le botteghe sono aperte dalle 8 alle 22. una volta. Il forno è tuttora in terracotta
o argilla anche se il materiale da combu-
I viaggiatori dell’epoca mamelucca ci infor- stione usato oggi non è più il legno ma la
mano che lungo la via che congiungeva nafta; inoltre è mutata la materia prima,
Hebron al Cairo, così come in direzione che in passato era principlamente la sab-
della zona a est del Giordano, si incontra- bia del Negev, mentre oggi si usa la pol-
vano carovane che trasportavano vetro fab- vere di vetro riciclato.
bricato a Hebron. Non si conosce l’origine Per quanto riguarda il tipo di prodotti, la
dell’artigianato del vetro soffiato, da dove produzione di gioielli in vetro è in regres-
e da chi fu introdotto a Hebron, tuttavia si so, mentre è aumentata quella di utensili
sa che dal VII/XIII secolo la città traeva e souvenir. Colpisce la varietà dei colori,
sostentamento in particolare dalla produ- che vanno dal blu scuro al turchese, dal
zione del vetro, oltre che dai suoi celebri marrone all’azzurro, dal color miele al
vigneti. Il vetro veniva esportato in Egitto verde, che sono poi i colori degli oggetti
e nel Bilâd al-Shâm e soprattutto a est del in vetro che ci sono pervenuti dall’epoca
Giordano. I mercanti di Hebron aprirono mamelucca e che sono esposti nei musei.
negozi al Cairo, nel periodo mamelucco, e Ultimamente vengono usate anche la pol-
a Karak, a est del Giordano, dove vendeva- vere d’oro e lo smalto, proprio come in
no grandi quantità di oggetti in vetro. epoca mamelucca.
Nonostante la mancanza di informazioni Un’altra forma di artigianato che oggi si
sull’esatto numero di fabbriche di vetro a affianca alla produzione del vetro è quel-
Hebron e sul volume produttivo del la della ceramica, sebbene si tratti in qual-
periodo mamelucco, si può supporre che che modo di una novità, essendo stata
la produzione fosse davvero considerevo- intodotta in Palestina solo nel XIX secolo
le. Ad esempio, nel 1222/1808 il nume- ma che ha goduto di un grande successo
ro delle fabbriche raggiunse, peraltro in tra i turisti. Realizzati alla maniera arme-
un periodo di decadenza, le 26 unità. Vi na, questi prodotti ceramici presentano
venivano prodotti diversi utensili a uso temi decorativi palestinesi, con immagi-
domestico, ma anche particolari elemen- ni di scene e siti religiosi, oppure recano
ti decorativi, sigilli e orecchini celebri in decorazioni analoghe a quelle visibili sui
tutta la regione. monumenti.

214
La produzione del
vetro.

La soffiatura del vetro.

215
PERCORSO IX

Gaza: la porta dell’Africa


Mu‘en Sadeq

IX.1 GAZA
IX.1.a Moschea ‘Alî Ibn Marwân
IX.1.b Zâwiya al-Ahmadiyya
IX.1.c Grande moschea di ‘Umar
IX.1.d Hammâm al-Samara
IX.1.e Moschea Kâtib al-Wilâya
IX.1.f Madrasa dell’emiro Bardabak (Moschea al-Mahkama)
IX.1.g Moschea Shihâb al-Dîn Ibn ‘Uthmân

IX.2 KHÂN YÛNIS


IX.2.a Khân dell’emiro Yûnis al-Nawrûzî

La produzione della terracotta


L’industria tradizionale dei tessuti

Madrasa dell’emiro
Bardabak, minareto,
particolare del fusto,
Gaza.

217
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

Gaza, 1843, litografia una grande importanza, divenendo un


di D. Roberts IX.1 GAZA
polo d’attrazione per gli studiosi islamici.
(© The Art Archive).
Diede, tra l’altro, i natali all’imâm al-
Gaza si trova in una posizione strategica, Shâfi‘î, grande pensatore e fondatore della
all’incrocio delle principali vie militari e scuola giuridica islamica shafi‘ita
commerciali dell’antichità, anello di con- (150/767-204/820).
giunzione tra l’Egitto e la Siria: fu subito I geografi e gli storici arabi hanno sottoli-
presa di mira dagli egiziani, desiderosi di neato il ruolo che Gaza ha svolto come cen-
conquistarla per assicurarsi il controllo delle tro agricolo e carovaniero in epoca fatimide
vie carovaniere. Gli assiri e le popolazioni (358/969-492/1099), descrivendola come
mediorientali radunavano le loro truppe a una città che si estendeva sin nel deserto,
Gaza prima di sferrare gli attacchi contro dotata di una splendida Grande moschea,
l’Egitto: la città divenne di fatto la porta per distante dal mare circa un miglio, circonda-
l’Africa e, nella direzione opposta, per l’Asia. ta da giardini e vigneti. Viene ricordata
Nonostante Gaza fosse distante dalle anche Maiuma, l’antico porto romano,
grandi capitali islamiche assunse tuttavia rimasto attivo fino al periodo bizantino.
218
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

I crociati riuscirono a conquistare Gaza Scopo di questo percorso è quello di


mezzo secolo dopo avere preso Gerusa- presentare al visitatore alcuni di questi
lemme e ricostruirono quanto era stato edifici, offrendo un breve cenno sulla
distrutto durante la guerra. Dopo che loro storia e sulle funzioni da loro svol-
questi furono sconfitti nella battaglia di te nel corso dei secoli. Il percorso
Hattin dall’esercito di Sâlah al-Dîn, nel comprende dei siti ritenuti tra i più
583/1187, l’occupazione crociata della rappresentativi dell’architettura isla-
Palestina e quindi di Gaza ebbe termi- mica a Gaza: la moschea ‘Alî Ibn
ne. Nel 691/1291 il sultano al-Mâlik al- Marwân, la Grande moschea di ‘Umar,
Ashraf fece di questa città il capoluogo la Moschea Kâtib al-Wilâya e quella di
di un distretto indipendente (niyâba) e Shihâb al-Dîn Ibn ‘Uthmân; la zâwiya
per tutta l’epoca mamelucca (648/1250- sufi al-Ahmadiyya; l’hammâm al-Sama-
922/1517) fu la più importante della ra, la madrasa dell’emiro Bardabak al-
regione, godendo di un lungo periodo Dawadâr (moschea al-Mahkama), e
di pace che favorì la fioritura di edifici infine il khân dell’emiro Yûnis al-
quali moschee, madrasa, zâwiya, ospe- Nawrûzî. Gli approfondimenti temati-
dali khân, sûq, alcuni dei quali soprav- ci di questo percorso vertono sulla
vissuti sino a oggi e che sono ritenuti tra produzione delle ceramiche e sulla
i migliori esempi di architettura mame- confezione di tessuti tradizionali nella
lucca. regione di Gaza.

Gaza, veduta aerea


dal minareto della
Grande Moschea
(© M. Hamilton
Burgoyne).

219
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

nente era destinato alla manutenzione del


sepolcro di Ibn Marwân. L’emiro Yahiya,
governatore di Gaza, nel 1217/1802-
1803 restaurò alcune parti della moschea
e fece aprire un ingresso lungo la parete
occidentale della sala della preghiera.
La grande sala per la preghiera della
moschea, la cui superficie è di 200 metri
quadrati, è divisa da tre navate per mezzo
di colonne marmoree con capitelli corin-
zi di reimpiego, ed è coperta da nove
cupole ribassate. A destra del mihrâb v’è
un minbar marmoreo fatto costruire dal-
l’emiro Shamsî Safar, ciambellano nel
VIII/XIV secolo. Le sue decorazioni geo-
metriche e ad arabeschi ne fanno uno dei
Moschea ‘Alî Ibn IX.1.a Moschea ‘Alî Ibn Marwân più bei minbar della città. Con i suoi orna-
Marwân, mihrâb e
minbar, Gaza. menti esterni geometrici e a motivi vege-
Nel quartiere al-Tuffâh, sulla via di Giaffa, tali, la cupola costituisce uno dei più begli
poco prima di entrare nella città vecchia. esempi di cupola che ci siano di epoca
La visita è consentita nelle ore diurne, ad ecce- mamelucca. Il minareto è stato restaurato
zione degli orari della preghiera. nel 772/1370-71 e la sua base quadrata è
situata all’estremità meridionale della fac-
La moschea è attribuita allo shaykh ‘Alî ciata della moschea. Si staglia per 11,60
Ibn Marwân, uno degli abitanti di Gaza metri, ha un fusto ottagonale e i suoi archi
tra i più importanti dell’epoca mameluc- contengono delle decorazioni con motivi
ca: costui morì nel 715/1316 e venne geometrici e vegetali. Anche il balcone del
sepolto in una camera funeraria sormon- minareto è ottagonale e poggia su menso-
tata da una cupola nelle vicinanze della le in pietra. A circa 10 metri a sudovest
moschea, oggi parte del cimitero storico, dall’edificio attuale v’è il mausoleo dello
chiamato “cimitero di Ibn Marwân”. shaykh ‘Alî Ibn Marwân, una costruzione
La data di costruzione è ignota, ma con a pianta quadrata sormontata da una cupo-
molta probabilità è da collocarsi agli inizi la. La tomba dello shaykh si trova a sudest
del VIII/XIV secolo, poiché le fonti più ed è priva di stele funeraria. La presenza
antiche indicano che Muhammad Ibn Buk-
tumur nel 772/1370-71 la rinnovò e
l’ampliò, allargando gli iwân della sala
della preghiera, restaurando il minareto e
costruendo sei botteghe. I proventi di que-
Moschea ‘Alî Ibn
Marwân, iscrizione di ste ultime coprivano i salari del muezzin e
fondazione, Gaza. dell’imâm della moschea, mentre il rima-
220
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

Zâwiya al-Ahmadiyya,
facciata principale, Zâwiya al-Ahmadiyya,
Gaza. interno, Gaza.
di triangoli sferici posti agli angoli della
camera conferiscono alla pianta quadrata
un aspetto circolare.

IX.1.b Zâwiya al-Ahmadiyya

Nel quartiere al-Daraj, strada al-Wahda, a


sud del Palazzo del Pasha.
La visita è possibile durante le ore diurne fatta
eccezione degli orari di preghiera.

La zâwiya sarebbe stata voluta dallo shaykh


Ahmad Ibrahîm Ibn Muhammad Ibn
Bakr, soprannominato al-Badawî (m.
675/1276), uno dei più celebri sufi del
tempo. Visse a Tanta, in Egitto, ed ebbe
numerosi discepoli in tutta la regione. In
base all’iscrizione posta al di sopra del-
l’ingresso, il costruttore della zâwiya fu
l’emiro Tarantay al-Yukandar, wali (gover-
natore) di Gaza nel 731/1330-1331, ai
tempi in cui l’emiro Tankîz al-Nâsirî
governava il distretto.
La zâwiya è composta da due ambienti
principali: la sala della preghiera e l’ala
residenziale. La sala della preghiera, all’e-
stremità meridionale dell’edificio, è a
pianta quadrata, misurante 8,5 metri per
lato, ed è sormontata da una cupola in
pietra poggiante su un tamburo poligona-
le nel quale si aprono delle finestrelle per
l’illuminazione e per l’areazione. Il mihrâb
è di stile tipicamente mamelucco. L’ala
residenziale è costituita da una corte
interna a pianta quadrata, sormontata da
una volta a vela, con al centro una fonta-
na ottagonale per le abluzioni, la cui
acqua, proveniente dalla vicina noria, è
destinata al sistema di raffreddamento
dell’aria di quest’ala dell’edificio. Il lato
221
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

cio composito, risultato di interventi che


si sono susseguiti nel tempo, anche se
l’impronta prevalente è quella mameluc-
ca. Questa moschea subì ingenti danni
durante la Prima guerra mondiale, tanto
che nel 1924 l’Alto Consiglio Islamico
decise di avviarne il restauro.
La parte più antica della moschea, a pian-
ta basilicale, risale all’epoca crociata: era
la cattedrale di San Giovanni Battista,
eretta sul luogo in cui sorgeva, nei primi
secoli dell’Islam, la Grande moschea
situata al centro della città. È costituita
da tre navate sormontate da volte a vela;
la navata centrale è la più ampia e la più
alta. Al centro della parete occidentale
v’è l’ingresso principale, al di sopra del
quale si apre un rosone. Questo portale,
con le sue colonne, i suoi capitelli e le
sue arcate è di stile gotico. La navata cen-
trale è scandita da pilastri e colonne mar-
moree bizantine con capitelli corinzi di
reimpiego.
Dopo la partenza dei crociati dalla città,
nel 583/1187, questo edificio venne con-
vertito in una moschea del venerdì, recu-
Grande Moschea di ad occidente si affaccia sulla corte inter-
‘Umar, veduta perando il suo antico nome di “moschea
na tramite due archi a sesto acuto. Tre
generale della corte, omariana”. In epoca mamelucca, il sulta-
Gaza. iwân rettangolari con volte a vela delimi-
no al-Mansûr Husâm al-Dîn Lajîn
tano la corte interna mentre si affacciano
(696/1297-698/1299) vi apportò modi-
su quella esterna per mezzo di bifore.
fiche e ampliamenti, quali la porta orien-
tale, che apre direttamente sulla navata
IX.1.c Grande Moschea di ‘Umar centrale dell’antica basilica, e il minare-
to, crollato in seguito per un terremoto,
Nel quartiere al-Daraj, al centro della città e ricostruito prima della Prima guerra
vecchia. mondiale. Sovrintese ai lavori di restauro
La visita è possibile tutto il giorno, ad ecce- l’emiro Sunqûr al-‘Alâ’i, vice-sultano del
zione delle ore di preghiera. distretto di Gaza nel 697/1297-1298, che
tra l’altro fece aprire una finestra e una
La Grande Moschea di ‘Umar (66,5 m. di porta lungo la parete settentrionale della
lunghezza e 65,5 di larghezza) è un edifi- basilica.
222
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

IX.1.d Hammâm al-Samara Grande Moschea di


‘Umar, minareto,
Gaza.
Nel quartiere al-Zaytun nella città vecchia.
L’ingresso per gli uomini è possibile prima delle
12, per le donne nel pomeriggio.

È uno dei sei hammâm antichi che utiliz-


zavano gli abitanti della città. L’iscrizio-
ne della sua fondazione lo fa risalire all’e-
poca memelucca. È costruito con pietre
molto ben levigate e il pavimento è situa-
to a circa tre metri al di sotto del livello
della strada. Come accade sempre per gli
hammâm oltre che per il bagno questo
edificio era importante come luogo di
incontro.
L’hammâm si compone di tre parti prin-
cipali: il vestibolo, la sala del bagno, i
L’emiro Tankîz al-Nâsirî, governatore del locali adibiti agli altri servizi. L’ingresso,
distretto di Siria nel 730/1330, diede sulla parete settentrionale, ossia rivolto Hammâm al-Samara,
ordine di eseguire altri importanti rinno- verso il centro della città, introduce vestibolo, Gaza.
vamenti: fece abbattere la parete meri-
dionale della basilica per costruire un
ulteriore navata e fu costruito un altro
ingresso sulla parete meridionale che si
affacciava sulla Qaysariyya (il sûq dell’o-
ro) e sul Khân al-Zayt (dell’olio).
A nord dell’edificio antico si trova una
corte delimitata da portici sui lati orien-
tale, occidentale e meridionale. Il porti-
co sud venne costruito nel XI/XVII secolo
e le sue tre campate furono sormontate
da cupole ribassate. Gli altri due portici
furono invece portati a termine alla fine
del XII/XVIII secolo. Sempre nel portico
meridionale si trovano un minbar e un
mihrâb di stile mamelucco, provenienti
dalla moschea del sultano Qâytbây, men-
tre risalgono alla fine del XIII/XIX secolo
l’ingresso occidentale e gli altri portici.
223
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

IX.1.e Moschea di Kâtib al-Wilâya

La moschea si trova in Ra’s al-Talî‘, quartiere


al-Zaytun, nella città vecchia di Gaza.
La visita è possibile nelle ore diurne, ad ecce-
zione degli orari di preghiera, previa autoriz-
zazione del guardiano.

Sebbene la moschea risalga al periodo


mamelucco, è attribuita all’emiro Ahmad
Bek, segretario del distretto (kâtib al-
Wilâya) in epoca ottomana, che ne ordinò
l’ampliamento. La moschea è suddivisibi-
le, sia dal punto di vista storico che archi-
tettonico, in due parti: la prima, mame-
lucca, che consiste nella sala della
preghiera e nel minareto sulla facciata
orientale. Oggi si giunge alla sala della
preghiera attraverso un ingresso nella
parete della qibla (meridionale) ma sicu-
ramente in origine l’ingresso principale si
trovava sulla parete settentrionale, al
posto dei due negozi che le si addossano
attualmente. La sala della preghiera, a
pianta rettangolare, è divisa in navate da
colonne antiche con capitelli corinzi di
reimpiego su cui scaricano archi a sesto
acuto di sostegno delle volte. Al centro
del muro della qibla v’è il mihrâb e al suo
Moschea Kâtib attraverso un corridoio a un atrio qua-
al-Wilâya, minareto,
fianco un minbar marmoreo, composto
Gaza.
drato, pavimentato con intarsi marmorei con elementi decorativi provenienti da un
policromi. Al centro della sala v’è una altro edificio mamelucco.
fontana ottagonale, sormontata da una
cupola e sui lati meridionale e orientale
si aprono due iwân adibiti a spogliatoio.
A nord, l’atrio conduce, attraverso un
passaggio intermedio, al calidarium, pavi-
mentato con intarsi marmorei policromi,
Moschea Kâtib
e riscaldato con l’aria calda circolante
al-Wilâya, iscrizone di nelle tubature sottostanti proveniente
fondazione, Gaza. dalla caldaia.
224
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

Nell’835/1431-32 l’emiro Înâl al-‘Alâ’i,


governatore del distretto di Gaza e succes-
sivamente (857/1453-865/1461) sultano,
fece costruire il minareto. Al centro del-
l’iscrizione commemorativa v’è lo stemma
dell’emiro, circolare e diviso in tre bande:
in quella superiore v’è un calamaio, in rife-
rimento alla sua carica di dawadâr (segreta-
rio); in quella centrale un calice, che sim-
boleggia la mansione di “coppiere” (sâqî) e
in quella inferiore un giglio, simbolo del-
l’incarico più antico rivestito dall’emiro,
probabilmente di carattere militare.
Il minareto, alto 17,55 metri, ha base qua-
drata, dalla quale si innalza un fusto otta-
gonale. Il balcone, anch’esso ottagonale,
poggia su mensole di pietra; durante la
Prima guerra mondiale venne parzial-
mente distrutto, ma fu immediatamente
ricostruito e ulteriormente soprelevato.
La seconda parte della moschea è situata
a ovest della sala della preghiera, ed è
un’aggiunta dall’emiro Ahmad Bek,
segretario del distretto, nel 995/1586-
87. Consta di un portico, con due cupo-
le, che si affaccia sul cortile con due archi madrasa fu fatta erigere dall’emiro Bardabak Madrasa dell’emiro
Bardabak, minareto,
a sesto acuto, poggianti su pilastri qua- al-Dawadâr nell’859/1454-55. La funzio- Gaza.
drati in pietra. Sul pilastro laterale v’è ne principale di questa madrasa era essen-
un’iscrizione in caratteri naskhî prove- zialmente didattica, ma era anche il luogo
niente da una distrutta moschea. dove recitare le preghiere, compresa quel-

IX.1.f Madrasa dell’emiro Bardabak


(Moschea al-Mahkama)

Strada di Bagdad, nel quartiere storico di al-


Shujâ‘iyya, nei pressi della porta occidentale.
Visitabile tutto il giorno.
Madrasa dell’emiro
Come esplicita l’iscrizione commemorati- Bardabak, iscrizione di
va posta al di sopra dell’ingresso, questa fondazione, Gaza.

225
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

limitata sul lato sudoccidentale dall’iwân


della qibla. Si tratta della parte più impor-
tante della madrasa, divisa all’interno in
tre ambienti: quello centrale, il principa-
le, ove si trovano il mihrâb e il minbar; i
due ambienti laterali di questo iwân sono
sormontati da volte a botte e sono colle-
gati all’ambiente centrale tramite archi a
sesto acuto. Opposto all’iwân della qibla,
sul lato nordoccidentale, vi era in passato
un iwân più piccolo che si affacciava sulla
corte, di cui non v’è più traccia. Gli altri
due lati della corte, quelli a nord e a sud,
in origine erano occupati dalle celle dello
shaykh e degli studenti, o adibiti ad altri
servizi. Oggi della madrasa non resta che
il lato settentrionale, che comprende
quattro piccoli ambienti rettangolari
cupolati (la sala d’ingresso è uno di essi)
ciascuno dei quali misura 3,77 × 3,69 metri;
per via della sua struttura, è l’unica del
genere sopravvissuta a Gaza.
Il minareto si trova nell’angolo nordocci-
dentale. Ha base quadrata, con nicchie
che ne alleggeriscono la rigida struttura.
Madrasa dell’emiro la del venerdì, funzione questa tipica delle Il fusto è a sezione ottagonale, composto
Bardabak, mihrâb madrase di epoca mamelucca: per questo da due livelli, entrambi con aperture per
della moschea, Gaza.
motivo non ci si deve stupire della presen- l’illuminazione e l’areazione della scala a
za del minareto, di un mihrâb e di un min- chiocciola che corre all’interno. Queste
bar. In epoca ottomana i locali della madra- aperture sono incorniciate da decorazio-
sa vennero utilizzati come sede del tribunale ni vegetali e geometriche. Il fusto è sor-
religioso, da cui il nome di “Moschea del montato dal balcone, anch’esso ottagona-
tribunale”. Durante il mandato britannico le, che poggia su muqarnas, distinguendolo
fu sede della Madrasa al-Shujâ’iyya al-Âmi- dagli altri minareti della città.
riyya per l’educazione dei bambini.
La porta principale è situata sulla facciata
nord e si apre sulla strada attraverso un IX.1.g Moschea Shihâb
arco a sesto acuto incorniciato da decora- al-Dîn Ibn ‘Uthmân
zioni vegetali. La madrasa è composta da
una corte centrale – posta al di sotto del Nel quartiere di al-Shujâ‘iyya, nella strada
livello della strada di circa 1,20 metri – del Sûq, che faceva parte del quartiere
226
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza

Turkmân. La visita è possibile nelle ore diur- La corte, lunga circa 31 metri e larga
ne, ad eccezione degli orari di preghiera. quasi 28, rappresenta, con il portico del
muro della qibla, la seconda fase di costru-
Si ritiene che il fondatore della moschea zione. L’attuale portico fu fatto ricostrui-
fosse lo shaykh Ahmad Ibn Muhammad re su ordine del sultano al-Mu’ayyad
Ibn ‘Uthmân Ibn ‘Amr Ibn ‘Abd Allah al- Shaykh nel 821/1418-19, sotto la super-
Nabulsî al-Maqdisî, meglio noto come al- visione dell’emiro Abû Bakr al-Yaghmurî,
Khalilî, morto alla Mecca nel 805/1402- gran ciambellano di Gaza. Il mihrâb prin-
1403. Questa è la seconda moschea cipale, rivestito completamente di
monumentale per grandezza nell’area di marmo, è un capolavoro straordinario:
Gaza. La sua pianta è conforme a quella insieme alla cupola che lo precede è opera
tradizionale della moschea con corte cen- di ‘Alam al-Dîn Sanjar che li fece erigere
trale circondata da portici sui lati. nel 834/1430-31. Moschea Shihâb al-
Dîn Ibn ‘Uthmân,
L’edificio attuale è frutto di tre distinte La terza e ultima fase è rappresentata dai entrata e minareto,
fasi costruttive d’epoca mamelucca, come due portici settentrionale e meridionale, Gaza.
dimostrano la scritta e i caratteri archi-
tettonici. La prima fase comprende le
parti più antiche della moschea, ossia la
facciata occidentale, con le sue due entra-
te, il minareto che la sormonta e un certo
numero di ambienti situati dietro que-
st’ultima. I lavori furono intrapresi per
ordine dell’emiro Aqbughâ al-Tulutmarî,
nel 802/1399-1400. Sulla facciata occi-
dentale della moschea si aprono due por-
tali su ciascuno dei quali un’iscrizione
enumera le opere compiute dall’emiro,
mentre sull’ingresso settentrionale vi
sono registrati i beni immobili devoluti in
waqf nel 797/1393-1394 dall’emiro Azar-
mak per la moschea.
Il minareto sovrasta la facciata occidenta-
le, tra i due ingressi; dietro di essa si tro-
vano tre sale, una delle quali contiene la
tomba dell’emiro Sa‘d al-Dîn Yalkhujâ,
governatore del distretto di Gaza nel
849/1445-46. Sembra che l’emiro aves-
se espresso il desiderio, prima di morire
nel 850/1446-47, di essere sepolto in
questo luogo. Le altre sono sale di servi-
zio della moschea.
227
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Khân Yûnis

risalenti a un’epoca non precisata ma suc-


cessiva all’821/1418-1419. Entrambi si
aprono sulla corte della moschea con
archi a sesto acuto, poggianti su pilastri
quadrati, e hanno una copertura a volta.

IX.2 KHÂN YÛNIS

IX.2.a Khân dell’emiro


Yûnis al-Nawrûzî

Al centro di Khân Yûnis. La visita è possibile


a qualunque ora del giorno.

Sull’antica via carovaniera che congiun-


geva l’Egitto a sud e la Palestina, la Siria
e la Mesopotamia a nord, il khân dell’e-
miro Yûnîs al-Nawrûzî rappresentava il
cuore della città di Khân Yûnis. Oltre
che per la sua strategica posizione geo-
grafica, fu scelto questo luogo per la fer-
tilità del terreno, per l’abbondanza di
acque nel sottosuolo e nei dintorni e
anche per l’elevato numero di cave di
Moschea Shihâb
al-Dîn Ibn ‘Uthmân, pietra, a est.
mihrâb e minbar, Questo caravanserraglio fortificato e
Gaza. sicuro fungeva da stazione di sosta per
le carovane, da centro di scambi com-
merciali, da stazione per la posta, da
centro di servizi per l’esercito tra Il
Cairo, capitale mamelucca, e Damasco,
a nord, sede del governatore della pro-
vincia. Il caravanserraglio continuò a
svolgere la sua funzione commerciale
sino a quando, alla fine dell’epoca
mamelucca, il flusso di merci tra Egitto
Moschea Shihâb e Siria subì una battuta d’arresto: gli
al-Dîn Ibn ‘Uthmân,
mihrâb della corte, ottomani lo utilizzarono allora come
Gaza. quartiere militare a protezione della
228
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Khân Yûnis

strada, da cui l’appellativo di “fortezza”


che spesso gli viene attribuito.
In base alle tre iscrizioni che vi troviamo,
l’edificio fu fatto erigere dall’emiro Yûnis
nel 789/1387 ai tempi del sultano mame-
lucco al-Dâhir Barqûq. L’iscrizione più
lunga è quella che incornicia l’arco della
porta, sormontato dallo stemma dell’e-
miro Yûnis, un cerchio diviso orizzontal-
mente in tre parti, l’inferiore contenen-
te un calice, quella centrale un calice più
grande, e la superiore un calamaio con
due penne, tutti simboli degli incarichi
svolti dall’emiro durante la sua carriera.
Questo stemma è ripetuto diverse volte
sulla facciata: tra ciascuna sequenza dei Khân dell’emiro Yûnis
due stemmi appare un’iscrizione a forma al-Nawrûzî, veduta
di mandorla, divisa in tre registri, in cui generale, Gaza.
vengono intessute lodi al sultano al-Dâhir
Barqûq.
Di questo caravanserraglio non riman-
gono che la facciata occidentale e i resti
di alcune celle, parti del minareto e della
cupola della moschea: l’edificio subì un Khân dell’emiro Yûnis
lento degrado durante la Prima guerra al-Nawrûzî, minareto,
particolare del fusto,
mondiale, in seguito furono erette al di Gaza.
sopra di esso nuove costruzioni sia all’e-
poca del mandato britannico, sia del- da una sala quadrata coperta da una
l’amministrazione egiziana sia, infine, cupola ancor oggi visibile. Il mihrâb e il
dell’occupazione israeliana. In base a minbar sono scomparsi e sopravvive solo
quanto rimane del caravanserraglio e alle una parte del minareto, dietro la faccia-
informazioni storiche che possediamo è ta. Il cortile centrale a cielo aperto svol-
possibile individuare le componenti e le geva varie funzioni, tra cui quella di stal-
caratteristiche principali dell’edificio: la la. Poiché il caravanserraglio, isolato su
pianta quadrata (con un lato di 75,50 una strada di campagna, precedette la
metri), due piani e, al centro, un corti- nascita della città di Khân Yûnis, si riten-
le a cielo aperto. Il livello inferiore era ne necessario aggiungergli strutture
utilizzato per immagazzinare le merci, difensive: robuste mura esterne, torri
mentre quello superiore era adibito a angolari, feritoie e caditoie al di sopra
dormitorio. Quest’ultimo livello com- dell’ingresso da cui versare l’olio bol-
prendeva anche una moschea, costituita lente sui nemici.
229
LA PRODUZIONE DELLA TERRACOTTA

Mu‘en Sadeq
Dall’età del ferro fino alla prima epoca
islamica Gaza ha esportato i suoi prodot-
ti ceramici – riconoscibili per la predo-
minanza del color bruno e del rosa – dal
suo antico porto, Antidone, alle città
limitrofe e della costa del Mediterraneo.
I resti del porto si possono oggi osserva-
re lungo il litorale nord-occidentale della
città di Gaza.
I laboratori della terracotta di Gaza pro-
ducevano giare in argilla rossa, usate in
modo particolare durante le epoche
romana e bizantina per esportare vino,
olive e altri prodotti delle città del Medi-
terraneo. Questi recipienti, chiamati per
l’appunto “giare di Gaza” giunsero in
grande quantità nelle attuali Francia, Gran
Bretagna, Grecia, Italia e nei paesi del
Maghreb. In epoca islamica Gaza sviluppò
ulteriormente quest’arte: il “quartiere dei
vasai” (Hay al-Fukharî), nella città vec-
chia, pieno di laboratori, è stato per seco-
li un centro di produzione rinomatissimo.
La produzione non si limitava agli utensili
ma si estendeva anche alle componenti
delle condotte idriche per il sistema di irri-
gazione dei campi e per quello fognario,
La produzione della La città di Gaza ha conosciuto l’arte della così come veniva impiegata anche nell’e-
terracotta, il lavoro al terracotta sin dal V millennio a.C., pro- dilizia, in modo particolare per realizzare
tornio manuale.
babilmente influenzata da quella del vici- cupole, le terrazze delle abitazioni e mura.
no Egitto, che possiede la tradizione più Ancora oggi molti abitanti della zona
antica di produzione di materiale fittile, usano recipienti di terracotta, in partico-
conseguenza dei rapporti che intrattenne lare brocche, vasi, pentole, boccali. A
con le civiltà del nord e del sud. A favori- questa si affianca la produzione in terra-
re e a consolidare nei secoli quest’arte ha cotta dipinta, decorata con forme e colo-
contribuito l’abbondanza di argilla nella ri diversi, destinata principalmente al
valle di Gaza e nelle aree circostanti. mercato turistico.

230
L’INDUSTRIA TRADIZIONALE DEI TESSUTI

Mu‘en Sadeq
Gaza è nota sin dall’antichità per la pro-
duzione di tessuti tradizionali, in partico-
lare tappeti e kilîm, sete e lane lavorate a
mano. Ancora oggi gli abitanti della città,
in modo particolare nel quartiere di
Shujâ‘iyya, usano telai di legno per pro-
durre tessuti di cammello o di montone,
lavati e tinteggiati prima di essre tessuti.
Forme, motivi, scritte e colori riflettono
la cultura locale e la tradizione palestine-
se, ma al contempo il gusto proprio del-
l’artigiano. Malgrado negli ultimi decen-
ni si sia verificata una crisi di questa forma
di artigianato, sono state adottate delle
misure per scongiurare il pericolo dell’e-
stinzione di questa importante produzio-
ne. Il municipio di Gaza sta studiando
attualmente il modo per incrementare il
commercio tessile, in particolare tentan-
do di fare leva sul mercato turistico, come
nel caso della creazione del “Villaggio
delle arti e dei mestieri”, ove vengono
esposti i prodotti tessili della tradizione
locale sia per essere venduti sia più sem-
plicemente per mantenere ancora in vita
una delle più importanti eredità culturali
della città.

L’industria
tradizionale dei
tessuti, confezione di
un kilim su un telaio.

L’industria
tradizionale dei
tessuti, confezione di
un kilim.

231
GLOSSARIO

Ablaq (Dal turco iplik, “corda” o “filo”.) Tecnica costruttiva che consiste
nell’alternare filari di pietre di diverso colore.
Arabesco Ornamento proprio dell’arte araba costituito da linee avvolgentisi a
creare figure geometriche o vegetali stilizzate.

Bahrita Relativo al Nilo (al-Bahr). I mamelucchi bahriti devono il proprio


nome al fatto che erano acquartierati nell’isola di Rawda, sul
Nilo.
Burgiti Da burj. I mamelucchi burgiti o circassi devono il proprio nome al
fatto di essere stati addestrati nelle torri (burj) della Cittadella del
Cairo.
Burj Fortilizio, bastione.Torre, circondata da un secondo muro di cinta.

Caravanserraglio Ricovero situato sulle grandi vie di comunicazione, destinato ad


ospitare i viaggiatori e a immagazzinare le loro merci.
Cenobio Sistema di vita comunitaria in un monastero.
Cufica Forma di calligrafia araba angolare, molto decorativa, utilizzata nei
primi corani e nelle iscrizioni commemorative, originaria di Kufa,
in Iraq.

Dawadâr al-kabîr (Lett. “gran segretario”.) Vedi dawadâr.


Dawadâr Incarico del Segretario di Stato.
Derviscio Membro di una confraternita religiosa nota per le sue pratiche de-
vozionali.
Dikka Tribuna per il funzionario religioso incaricato di ripetere le pre-
ghiere in modo che tutti i fedeli possano udire e seguire la fun-
zione.
Diwani Stile calligrafico prossimo allo stile farsi; molta ricercata, questa
scrittura era utilizzata nelle lettere dei cancellieri ottomani.
Durqa‘a Nelle moschee e nelle madrasa, spazio centrale dal quale si accede a
vari settori, affiancato da due o quattro îwân, e generalmente co-
perto da un soffitto ligneo con aperture per la ventilazione e l’illu-
minazione zenitale.

Emiro Governatore, principe, alto dignitario.

Farsi Originario o abitante della Persia. Stile calligrafico corsivo partico-


larmente elegante che enfatizza le curve delle lettere arabe ridu-
cendo le figure angolari.
Fatwâ Sentenza, risposta di un giureconsulto a un quesito di diritto reli-
gioso.
Funduq Nell’Africa del nord, struttura d’accoglienza dove trovavano allog-
gio i mercanti con le bestie da soma, deposito per le mercanzie e
centro commerciale equivalente al caravanserraglio o al khân
dell’Oriente islamico.
233
Glossario

Habûs Donazione di immobili fatta a determinate condizioni e destinata a


una moschea o ad altra istituzione religiosa (come una madrasa o una
khanqa) oppure civile, come un sabîl, o una casa.
Hadîth (Lett. “detti”.) Tradizione relativa agli atti, alle parole e atteggia-
menti del Profeta Maometto e dei suoi compagni.
Hajj Il quinto pilastro dell’Islam, il grande pelleginaggio alla Mecca e ai luo-
ghi santi che ciascun credente deve compiere almeno una volta nella vita.
Hammâm Bagno pubblico o privato.
Hamza Grafema di occlusione gutturale.
Hamzat al-qat‘ Hamza di taglio, si pronuncia sempre, seguita da una vocale, e si scri-
ve sotto all’alif.
Hamzat al-wasl Hamza che lega l’ultima sillaba della parola precedente.
Hanafî Relativo a una delle quattro scuole giuridiche sunnite (islam orto-
dosso). Nacque con Abû Hanîfa al-Nu‘mân (79/699-149/767) e di-
vene la scuola prediletta dagli ottomani, che la esportarono nelle
province del loro dominio.
Hanbalî Relativo a una delle quattro scuole giuridiche sunnite (islam orto-
dosso)
Haram (Lett. “sacro”, “difeso”.) Santuario. Designa anche un atto illecito dal
punto di vista religioso.
Harem (Da haram.) Appartamento delle donne.

Ijâza Certificato rilasciato dallo shaykh al suo studente.


Ijihâd (Stessa radice di jihâd.) Sforzo di interpretazione personale della
legge musulmana.
Imâm Persona che dirige la preghiera in una moschea. Guida, capo, mo-
dello spirituale o membro del clero, qualche volta anche uomo po-
litico, nella società musulmana.
Iwân Sala coperta a volta con pareti solo su tre lati che si apre verso l’e-
sterno con un grande arco e presenta sulla parete opposta una gran-
de nicchia con volta e fondo piano.

Jâma‘ Moschea maggiore in cui si celebra la funzione quotidiana e quella


del venerdì.
Jihâd Sforzo volto al perfezionamento morale e religioso. Può spingere a
combattere “sul cammino di Dio” contro dissidenti e pagani.
Jund Provincia amministrativa e militare.

Ka‘ba (Lett. “cubo”.) tempio della Mecca divenuto centro del culto mu-
sulmano.
Khalwa Piccolo ambiente sprovvisto di finestre, riservato al ritiro dei sufi. A
Gerusalemme costituisce un’unità architetonica indipendente.
Khân Locanda, struttura di accoglienza per viaggiatori e mercanti lungo
le grandi vie di comunicazione. Magazzino e foresteria negli inse-
diamenti di una certa importanza (vedi funduq e caravanserraglio).
234
Glossario

Khanqa “Convento” o foresteria per sufi e dervisci.


Kilim Termine designante in genere tappeti tessuti a nodi.

Laura Eremitaggio nel deserto tipico della Chiesa d’Oriente. Insieme di


cellette individuali in cui i monaci vivono nell’isolamento più tota-
le, ad eccezione di sporadici incontri.

Madhab Scuola giuridica islamica. Le quattro grandi scuole dell’islam sunni-


ta o ortodosso sono la shafi‘ita, la malikita, hanafita e l’hanbalita.
Madrasa Scuola di scienze islamiche (teologia, diritto, Corano, etc.) e allog-
gio per gli studenti.
Maghribi andalusi Stile calligrafico corsivo che si è diffuso nella penisola iberica e
nell’Africa del Nord.
Maktab Scuola riservata agli orfani, dove si insegnava a leggere, scrivere e i
primi rudimenti sul Corano.
Mâlikî Relativo a una delle quattro scuole giuridiche sunnite (islam orto-
dosso). Nacque con l’imâm Mâlik (94/713-178/795) e con i suoi
discepoli, e si diffonde nella parte occidentale del mondo musulma-
no, compresa la Spagna (in particolare in al-Andalus).
Maqâm Edificio con una o più unità architettoniche, sormontato da una qub-
ba ospitante la tomba di un’importante personalità religiosa.
Mâristân Ospedale.
Mashrabiyya Grata di legno realizzata al tornio e assemblata. Gelosia.
Mastaba Lungo banco di pietra addossato al muro esterno di un edificio, ai
lati degli ingressi. Nell’Egitto dei faraoni la mastaba era la sepoltura
dei nobili e dei dignitari di corte. Era a forma di piramide tronca
con base rettangolare ed era in comunicazione con un ipogeo fune-
rario.
Mawsim (Pl. mawasim.) Festa stagionale dedicata un santo.
Medina Città. Nell’Africa del nord, parte antica di un insediamento.
Mihrâb Nicchia situata nel muro della qibla che indica la direzione della
Mecca verso cui i fedeli devono rivolgere le proprie preghiere.
Minbar Pulpito della moschea da cui l’imâm rivolge la predica (khutba) ai fe-
deli.
Muezzin Funzionario religioso musulmano, incaricato di annunciare dall’alto
del minareto della moschea le cinque preghiere quotidiane.
Mufti Sapiente musulmano la cui conoscenza teologica gli consente di
emettere delle fatwâ su casi insoliti, partendo dalla propria inter-
pretazione personale.
Mujawir Si dice di persona che ha lasciato la propria città per recarsi a vive-
re in una delle tre città sante dell’Islam (La Mecca, Medina e
Gerusalemme).
Muqarnas Ornamenti alveolati a forma di stalattiti che decorano le cupole o i
portali degli edifici.
235
Glossario

Nâdir Osservatore, assistente, guardiano, ispettore, direttore.


Naskhî (Lett. “copiato”.) Nome di una delle calligrafie più diffuse in arabo;
unisce alla duttilità dello stile farsi l’armonia della scrittura cufica.
Nasta‘lîq Scrittura araba corsiva (variante del ta‘lîq) elaborata dai calligrafi
persiani alla fine del XIV secolo; utilizzata soprattutto per copiare
poesie o testi in prosa. Si distingue per le sue forme arrotondate, la
sua chiarezza ed essenzialità.
Niyaba Regione amministrativa, provincia.

Qâdî Giudice musulmano.


Qaysariya Mercato coperto.
Qibla Direzione della Ka‘ba, verso la quale i fedeli si rivolgono per la pre-
ghiera. Muro della moschea in cui si trova il mihrâb che indica que-
sta direzione.
Qubba Cupola. Per estensione, monumento elevato sulla tomba di un santo.

Ribât Fortezza situata presso le zone di frontiera, abitata da religiosi guer-


rieri (in Africa del Nord); luogo in cui si dava ospitalità ai pellegri-
ni (Egitto mamelucco, Palestina e Siria).
Ruq‘a Stile calligrafico utilizzato dall’amministrazione ottomana. Oggi, in
genere utilizzata nei quotidiani arabi per i grossi titoli.

Sabîl Struttura per l’erogazione di acqua potabile. Fontana pubblica.


Sanjak (Parola turca, lett. “stendardo”.) Provincia.
Sâqî Responsabile dell’organizzazione della tavola del sultano e delle be-
vande.
Shadda Grafema di geminazione, che si situa su una consonante per rad-
doppiarla.
Shâfi‘î Relativo a una delle quattro scuole giuridiche sunnite (islam ortodosso).
Shari‘a (Lett. “via”, “cammino”.) L’insieme di precetti islamici che il cre-
dente deve seguire per rimanere sulla retta via che conduce a Dio,
sulla via dell’islam; regge il comportamento dei fedeli sia nell’am-
bito spirituale, giuridico, sociale e politico che negli aspetti più con-
creti della vita quotidiana.
Shaykh Anziano, capo. Sapiente nelle scienze religiose; membro di un ordi-
ne religioso; maestro sufi.
Spolia Frammenti architettonici provenienti da monumenti antichi.
Sukûn Chiusura di sillaba; pausa alla fine della sillaba.
Sunna (Lett. “tradizione, condotta, comportamento”.) Per l’islam ortodos-
so, il compleso delle tradizioni del Profeta, al quale fanno riferi-
mento i giureconsulti e i teologi per precisare il contenuto della leg-
ge islamica che trae origine dal Corano.
Sunnita Seguace della Sunna. Ad essa fa riferimento un sistema politico-reli-
gioso che si oppone a quello degli shi‘î. I sunniti si suddividono in
quattro scuole di orientamento mâlikî, hanbalî, hanafî, shâfi‘î.
236
Glossario

Ta‘lîq Stile calligrafico persiano elaborato nel XIV secolo, utilizzato soprat-
tutto nelle cancellerie.
Takiyya Centro per i dervisci dove possono riunirsi, pregare e vivere; tipo-
logia architettonica introdotta dagli ottomani (tekke in turco).
Sinonimo di “luogo dove il vitto è offerto gratuitamente”.
Thuluth Stile calligrafico corsivo utilizzato correntemente nella decorazione
degli edifici religiosi musulmani. L’allungamento delle lettere per-
mette di realizzare delle composizioni decorative molto complesse.
Türbe Luogo funerario privato; modello architettonico introdotto dagli
ottomani.

‘Ulamâ’ (Sing. ‘âlim, lett. “saggio”, “erudito”.) Esperto in diritto musulmano,


garante del rispetto e dell’applicazione dei principi dell’islam.
‘Uliyya Piccolo ambiente nel piano superiore di un’abitazione, situato tra il
tetto e le altre stanze dell’edificio.

Wâdî Corso d’acqua stagionale nelle regioni aride.


Wali Governatore della regione.
Waqf Donazione perpetua– generalmente concernente terreni o proprie-
tà – le cui rendite venivano destinate al mantenimento di fondazio-
ni religiose. (Vedere habûs.)
Wikâla Uno dei vari tipi d struttura a carattere commericiale (Vedere cara-
vanserragli.)

Zallîj Piccole piastrelle di ceramica smaltata, utilizzate nella decorazione


dei monumenti o degli interni.
Zâwiya Edificio preposto all’insegnamento religioso, volto a formare gli
shaykh, che comprende la tomba di un santo, costruita nel luogo in
cui esso visse.

237
PERSONAGGI STORICI

‘Abd al-Ghâni al-Nâbulsî (m. 1143/1731)


Sufi, poeta, viaggiatore ed ‘alîm (sing. di ‘ulamâ’).

‘Abd al-Hamîd II (r. 1293/1876-1327/1909)


Sultano ottomano.

‘Abd Allah al-Saqawâtî (m. 652/1254)


Shaykh cui si attribuisce la costruzione della zâwiya al-Maghariba a Hebron.

‘Abd al-Mâlik Ibn Marwân (r. 65/685-86/705)


Quinto califfo omayyade, cui si deve l’erezione della Cupola della Roccia.

‘Abd al-Qâdir al-Jilânî (470/1077-559/1166)


Eminente imâm sufi, fondatore dell’ordine della Qadiriyya. Uno dei santi più popolari
dell’Islam, il cui santuario si trova a Baghdad, città dove insegnò scienze ed esoterismo per
molti anni.

Abû Bakr al-Yaghmûrî, emiro


Capo della guardia di Gaza, cui si devono opere per la moschea di Shihâb al-Dîn (821/1418).

Ahmad Ibn Ibrâhîm Ibn Muhammad Ibn Bakr, detto al-Badawî


(598/1199-675/1276)
Celebre sufi di Tanta (Egitto). Molto giovane, si distinse per la sua spiritualità e devozione.
Nel 634/1236, ebbe una visione che lo spinse a recarsi a visitare le tombe dei sufi in Iraq.
Di ritorno in Egitto formò un gruppo di discepoli a Tanta: nacque la confraternita dei
Badawiyya celebrata per il misticismo e la santità del suo fondatore, cui si attribuiscono an-
che miracoli.

Ahmad Ibn Radwân, Pasha (m. 1015/1606)


Governatore di Gaza per un trentennio.

Ahmad Ibn ‘Uthmân, shaykh (m. 805/1402)


A lui si deve la prima moschea di Gaza, cui fu dato il suo nome

Al-‘Âdil Zîn al-Dîn Katbughâ (r. 694/1294-696/1297)


Emissario del sultano durante il primo periodo di governo di al-Nâsir Muhammad, che aveva
deposto.

‘Âlam al-Dîn Sanjar al-Jawalî


Occupò diversi incarichi in Egitto e in altre province all’epoca del sultano mamelucco al-
Mansûr Qalâwûn e di suo figlio Muhammad. Sotto il regno di quest’ultimo fu nominato dele-
gato del sultano e governatore di Gerusalemme, Nablus, della Galilea e di Gaza, città in cui co-
struì numerose moschee tra le quali quella (720/1320) che a Hebron porta il suo nome. Fu
altresì guardiano dei luoghi santi di Gerusalemme ed Hebron.
238
Personaggi storici

Al-Ashraf Sâlah al-Dîn Khalîl (r. 689/1290-693/1293)


Figlio di Qalâwûn, strappò nel 690/1291 la città di Acri ai crociati e, in seguito, il resto delle
città della Siria sotto la dominazione cristiana che, dopo duecento anni, tornarono islamiche.

Al-Ashraf Sayf al-Dîn Barsbây (r. 825/1422-842/1438)


Con il sultano Barsbây si apre un periodo di stabilità durante il quale la sovranità egiziana si
estende su una vasta area del Meditarraneo, fino al porto di Gedda sul mar Rosso. Per garan-
tire il monopolio del commercio interno ed estero, Barsbây drenò il canale di Alessandria con
il fine di facilitare le comunicazioni tra le diverse città. Malgrado ciò nuocesse agli interessi del
popolo egiziano, questo monopolio procurò al sultano le risorse necessarie per pagare i suoi
Mamelucchi e prepararli alla difesa del paese.

Al-Ashraf Sayf al-Dîn Qâytbây (r. 872/1467-901/1496)


Il suo quasi trentennale governo è considerato eccezionale per le vittorie militari e per la sua
durata, dal momento che all’epoca i sultani non erano in grado di mantenere a lungo il pote-
re. Durante il suo regno furono erette al Cairo e nelle province d’Egitto, di Siria e dello Hijâz
numerosi edifici, caratterizzati da eleganti architetture e decorazioni. Costruì una madrasa e un
sabîl a Gerusalemme.

Al-Awza‘î Sufyân al-Thawrî (88/707-157/774)


Importante imâm, fondatore di una madrasa cui fu dato il suo nome.

Al-Dâhir Rukn al-Dîn Baybars I al-Bunduqdârî (r. 658/1260-676/1277)


Considerato come il vero fondatore dello Stato mamelucco grazie alle opere e alle riforme in-
traprese e alle guerre condotte, istaurò il califfato abbasside in Egitto e mantenne il trono per
diciasette anni. Fu il primo a inviare alla Mecca la lettiga che recava il velo nero della Ka‘ba,
rendendo così chiaro che era il protettore del califfo.

Al-Dâhir Sayf al-Dîn Barqûq (r. 784/1382-801/1399)


Chiamato in questo modo (barqûq: prugne) perché aveva gli occhi sporgenti, salì al potere nel
784/1382 e fu il primo sultano mamelucco circasso o burjide d’Egitto, sul trono fino alla morte.

Al-Dâhir Sayf al-Dîn Khushqadam al-Ahmadî (r. 865/1460-872/1467)


D’origine greca, a differenza degli altri sultani mamelucchi, d’origine circassa.

Alessandro Magno (356-323 a.C.)


Figlio del re Filippo il Macedone (r. 336-323 a.C.), vittorioso sui persiani, occupò la Siria e la
Palestina nel 332-331 a.C. Ellenizzò l’Oriente e fondò la città d’Alessandria in Egitto.

Al-Ghazalî Abû Hamîd, imâm (435/1058-505/1111)


Questo filosofo sufi conosciuto con il nome di “Hujjat al-Islam” (“prova dell’Islam”) insegnò di-
ritto a Baghdad, dove il suo sapere enciclopedico, unito a straordinarie capacità educative, lo
fecero divenire celebre; l’influenza delle sue teorie fu considerevole nell’evoluzione
dell’Islam. Rifiutando la filosofia razionalista, i suoi scritti conciliano teologia, filosofia, dirit-
to e mistica. Tra le sue opere più importanti, il celebre Ihyâ’‘ulûm al-dîn (“Vivificazione delle
239
Personaggi storici

scienze religiose”). Il Medio Evo latino l’ha conosciuto con il nome di Alghazel; alcuni dei suoi
trattati sono stati tradotti in catalano da Raymond Lulle.

Al-Ghâzî Abû Su‘ûd (952/1545-981/1574)


Gran mufti di Gerusalemme alla fine del X/XVI secolo

‘Alî al-Bakkâ’, shaykh (m. 670/1271)


Sufi famoso per la sua propensione a piangere copiosamente durante le preghiere. Fu sepolto
a Hebron.

Al-Idrîsî, Abû ‘Abd Allah Muhammad (493/1100-560/1165)


Celebre viaggiatore, geografo e cronista marocchino.Visse alla corte di re Ruggero II di Sicilia,
per il quale scrisse una descrizione dettagliata del mondo (Kitâb Rûdjar o Libro di re Ruggero,
549/1154).

‘Alî Ibn Marwân (m. 715/1316)


Eminente shaykh mamelucco di Gaza, originario del Marocco. Fu sepolto a Gaza nella moschea
che reca il suo nome.

Al-Mansûr Husâm al-Dîn Lâjîn (r. 696/1297-698/1299)


Rappresentante del sultano al-‘Âdil Zîn al-Dîn Katbughâ, il suo assassinio mise fine al regno di
quest’ultimo e consentì il ritorno sul trono del sultano al-Nâsir Muhammad.

Al-Mansûr Sayf al-Dîn Qalâwûn (r. 678/1279-689/1290)


Considerato come il secondo instauratore dello stato mamelucco bahrita. La sua famiglia fu al
potere per circa cento anni. Morì nel corso dell’assedio della città di Acri nel 689/1290. Sotto
il suo regno furono portate a compimento numerose imprese architettoniche in Palestina.

Al-Mu‘addam ‘Îssâ, emiro (m. 625/1227)


Governatore del sud della Siria e della Palestina sotto il regno ayyubide.

Al-Mu’ayyad Sayf al-Dîn, shaykh (r. 815/1412-824/1421)


Sultano mamelucco circasso.

Al-Muqaddasî, Muhammad Ibn Ahmad (m. 380/990)


Geografo, originario di Gerusalemme (al-Bayt al-Muqaddas in arabo) come indica il suo so-
prannome, questa sorta di “globe-trotter” visitò tutte le regioni dell’islam, ad eccezione dell’al-
Andalus. Autore della più grande enciclopedia geografica: Kitâb ahsan al-taqâsîm fî-ma‘rifat al-
aqâlîm (“La migliore ripartizione per la conoscenza delle province”), tradotta a Leida nel 1906.

Al-Nâsir Nâsir al-Dîn Muhammad (primo regno: 693/1293-694/1294)


Figlio di Qalâwûn, salì al potere all’età di sette anni e governò per più di quarant’anni in di-
versi periodi, essendo stato deposto per due volte. Il suo regno coincide con uno dei momen-
ti più alti dell’architettura islamica, in particolare per la diffusione di uno stile delle facciate
decorate a muqarnas. Commissionò numerose opere architettoniche in Palestina.
240
Personaggi storici

Al-Shâfi‘î, Abû ‘Abd Allah Muhammad Ibn Idrîs (150/767-204/820)


Nato a Gaza, l’imâm al-Shâfi‘î fu uno dei più importanti esperti di teologia e di diritto
musulmano (gli sono attribuite competenze anche in medicina e fisiognomica). Benchè
non ne sia il fondatore, ha dato il nome ad una delle quattro scuole giuridiche dell’Islam
sunnita.

Al-Thawrî, Sufyân Abû ‘Abd Allah (97/715-161/778)


Originario di Kufa, questo celebre imâm iracheno è considerato uno dei più grandi eruditi del
suo tempo. Asceta di profonda religiosità e di un’acutezza di spirito eccezionale, è autore di
opere ed esegesi di mistica e di giurispudenza che hanno influenzato numerosi ‘ulamâ’.

Al-Walîd I Ibn ‘Abd al-Mâlik (48/668-96/715)


Mecenate d’eccezione, il sesto califfo omayyade (r. 86/705-96/715) è soprattutto conosciuto
per aver fatto edificare a Damasco il primo capolavoro dell’architettura islamica, la moschea
degli omayyadi. Si deve a lui la ricostruzione della Grande Moschea di Medina e quella della
moschea al-Aqsa, davanti alla Cupola della Roccia; questa era stata innalzata da suo padre ‘Abd
al-Mâlik. Di quest’ultimo egli proseguì l’opera, introducendo usanze bizantine e persiane nel-
l’amministrazione califfale. Sotto il suo regno l’espansione dell’islam proseguì in Oriente at-
taccando la Transoxiana, e in Occidente, conquistando al-Andalus.

Al-Walîd II Ibn Yazîd (r. 125/743-126/744)


Esteta, uomo di cultura, questo califfo omayyade fu dapprima un poeta, amante dei piaceri;
non appena successe allo zio Hishâm, si trovò contro l’ostilità delle tribù yemenite e fu rove-
sciato con un colpo di stato. Perseguitato dai suoi nemici, morì a trentacinque anni in uno dei
castelli che aveva fatto erigere nelle steppe desertiche del deserto di Palmira.

Badr al-Jamâlî (404/1014-486/1094)


D’origine armena, dapprima governatore di Acri, contribuì ad assestare la dinastia fatimide ri-
spondendo all’appello del califfo al-Mustansir (427/1036-486/1094) per ristabilire l’ordine
in Egitto dove, dopo la Siria, condusse le sue armate nel 466/1074. Avendo presto stabilito
l’intero paese, fu nominato visir e comandante d’armata.

Elena (ca. 247-327)


E’ alla scoperta o “rinvenimento della Vera Croce” nel corso di un pellegrinaggio in Terra Santa,
compiuto verso il 326 all’età di quarant’anni, che la madre dell’imperatore Costantino, che
ebbe un ruolo fondamentale per il riconoscimento ufficiale della Chiesa cristiana, deve gran
parte della sua fama.Tra azioni politiche, pietà religiosa e dedizione nei confronti dei poveri e
degli oppressi, la sua vita fu un vero romanzo: d’origine assai modesta, ottenne il titolo di
Augusta nel 324, e fu santificata dopo la morte, che ebbe luogo a Roma con funerali senza
eguali.

Eraclio I (r. 610-641)


Nato in Cappadocia verso il 575, fu imperatore d’Oriente, vincitore sui persiani sasanidi, vin-
to dagli arabi.
241
Personaggi storici

Evliya Çelebi (1021/1611-1092/1682)


Tra le numerosissime regioni da lui visitate, il grande viaggiatore turco ha riferito dettagliata-
mente dei suoi due soggiorni in Palestina (1059/1649 e 1080/1669-1670), con note su usi,
costumi, credenze e leggende d’epoca ottomana, ma anche sui grandi personaggi incontrati nel
corso di missioni ufficiali per conto del sultano Murat.

Farrûkh Ibn ‘Abd Allah al-Sharkâsî


Emiro locale che governò Gerusalemme e Nablus, si vide affidata l’organizzazione del pelle-
grinaggio in Siria all’inizio dell’XI/XVII secolo.

Giovanni Battista (m. 28)


La vita del profeta Yahyâ ci è nota attraverso diversi passi dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli,
come pure attraverso la testimonianza dello storico Giuseppe Flavio. Precursore del
Cristianesimo, questo profeta ebreo condusse una vita ascetica nel deserto e, accompagnato da
alcuni discepoli, predicava la virtù, la giustizia e la conversione interiore, annunciando l’im-
minente venuta del Messia. Battezzò se stesso per immersione nell’acqua del Giordano e bat-
tezzò Gesù.

Giustiniano I (482-565)
Imperatore bizantino (r. 527-565). Ebbe come generali Belisario e Narsete, combattè i Vandali
e i Persiani, e riconquistò l’Africa e l’Italia. Fece compilare una fondamentale raccolta di leg-
gi, il Corpus Iuris Civilis, e fu promotore di capolavori architettonici, come la chiesa di Santa
Sofia a Costantinopoli.

Hishâm Ibn ‘Abd al-Mâlik (r. 105/724-125/743)


Decimo califfo omayyade. Sotto il suo regno gli arabi furono sconfitti a Poitiers da Carlo
Martello. Fu il momento in cui l’impero omayyade conobbe la più grande estensione. Meno di
dieci anni dopo la sua more il califfato omayyade ebbe termine.

Ibn al-‘Arabî, Muhammad Ibn ‘Abd Allah (m. 543/1148)


Questo giurista e oratore di Siviglia, trasferitosi a Gerusalemme, si espresse sulla liceità o
meno, per i musulmani, di vivere al di fuori dell’Islam, consigliando, per esempio, agli anda-
lusi rimasti nella penisola iberica dopo la Reconquista, di emigrare, come pure a tutti i fedeli
che vivevano sotto un dominio pericoloso per la loro santità, la loro persona, i loro beni e pa-
renti.

Ibn al-‘Arabî, Muhyî al-Dîn (560/1165-638/1240)


Originario di al-Andalus, autore di una produzione filosofica e metafisica colossale (più di 400
opere), questa grande figura del sufismo ha esercitato una forte influenza sia sui suoi seguaci
che sui suoi detrattori.Tutti i successivi pensatori musulmani hanno ripreso la sua terminolo-
gia, e il suo messaggio trascende largamente il misticismo islamico.Teorico dell’unicità onto-
logica, le sue dottrine visionarie hanno scosso il pensiero dell’universo sufi e dell’esoterismo
musulmano in generale, e continuano ad innervare tutta la speculazione sulla natura del
Divino.
242
Personaggi storici

Ibrâhîm Ibn ‘Umar al-Ja‘barî (m. 732/1332)


Shaykh dell’Haram al-Ibrahimi, fondatore a Hebron della famiglia al-Ja‘barî, originaria di
Qal‘at Ja‘bar (Siria); molti dei suoi discendenti hanno lasciato il loro nome nella storia, nel di-
ritto, o nella religione.

Ibrâhîm Pasha (1204/1789-1264/1848)


Sotto gli ordini di suo padre Muhammad Ali, governatore d’Egitto, invase la Palestina e la Siria,
sconfisse i soldati ottomani e resse questi due ultimi paesi per dieci anni, dal 1246/1830-1831
al 1256/1840-1841. Durante il suo regno, si sviluppò la cultura araba; videro la luce istitu-
zioni culturali e numerose scuole.

‘Izz al-Dîn al-Amîrî, emiro


A lui si deve il minbar di marmo della Grande moschea di Nablus (713/1313).

Jalâl al-Dîn al-Rûmî (604/1207-672/1273)


Poeta sufi persiano nato a Balkh, nel Khorasan. Dopo molti anni di studio ad Aleppo e a
Damasco, dove incontrò senza dubbio Ibn al-‘Arabî, andò a vivere a Konya, dove insegnò giuri-
sprudenza e diritto canonico, succedendo così a suo padre, grande teologo, che era stato invi-
tato dal sultano selgiuchide a dirigere una madrasa. Fondò l’ordine dei dervisci vorticosi. La sua
opera principale, il Mathnavi (“Distici spirituali”), che lo ha reso celebre, è una raccolta di ri-
flessioni sulla religione e sulla morale che esercitò una profonda influenza sulla spiritualità ira-
niana, mentre le sue concezioni musicali avrebbero lasciato il loro marchio sulla musica turca.

Muhammad al-Khalîlî, shaykh (m. 1147/1734)


Sufi di Gerusalemme, venuto da Hebron.

Muhammad Tâhir al-Hussaynî


Mufti di Gerusalemme, ebbe in affidamento la tomba di Mosè (1303/1885-1886).

Mujîr al-Dîn al-Hanbalî al-‘Ulaymî (860/1456-928/1522)


Giudice e storico di Gerusalemme. La quasi totalità delle nostre conoscenze sulla
Gerusalemme del XV secolo si devono ai due volumi del suo al-Uns al-jalîl bi-târîkh al-Quds wa-
l-khalîl, pubblicato nel 900/1495. Riposa ai piedi del Monte degli Ulivi.

Nâsir al-Maqdisî, shaykh (m. 490/1096)


Erudito di Gerusalemme. La costruzione della prima madrasa di Gerusalemme è attribuita a lui
e conserva il suo nome.

Rabî‘a al-‘Adawiyya (m. 95/713-185/801)


Introdusse l’idea dell’amore divino nel sufismo; fu una delle più grandi figure dell’Islam; attra-
verso le sue azioni, le sue parole e i suoi poemi, è tra coloro che ha meglio espresso le lodi a Dio.

Sâlah al-Dîn al-Ayyûbî (Saladino) (531/1137-589/1193)


Il fondatore della dinastia ayyubide (567/1171-648/1250) è uno dei più importanti perso-
naggi del Medio Evo musulmano.Vittorioso sui franchi stabilitisi tra Siria e Palestina dal tem-
243
Personaggi storici

po della crociata del 1097-1099, l’eroe della battaglia di Hittin fu anche un grande governato-
re l’assoluta dignità del suo comportamento, compreso quello con i Crociati, lo rese, al di là
delle barriere religiose, stimatissimo dai contemporanei e dai posteri.

Shams al-Dîn Muhammad Al-‘Alamî (sec. X/XVI)


Sufi di Gerusalemme, shaykh della zâwiya al-As‘adiyya, dove è sepolto.

Sofronio (m. 17/638)


Prima di divenire patriarca di Gerusalemme, dal 634 al 638 all’epoca in cui gli arabi conqui-
starono la città, il monaco damasceno Sofronio si distinse per il suo ascetismo e per la sua pie-
tà, ma anche per l’amore per la scienza e la filosofia. Ha lasciato con il monaco Giovanni
Moskhos delle descrizioni sulla vita monastica in Palestina e raccolte di sentenze moraleggian-
ti che furono molto apprezzate durante il VII Concilio ecumenico.

Sulaymân al-Qanûnî (Solimano il Magnifico, r. 926/1520-974/1566)


Nato a Trebisonda intorno al 900/1494, morto a Szeged, in Ungheria il 6 settembre
974/1566, Solimano è il decimo sultano della dinastia ottomana, e anche il più celebre.
Soprannominato “il Legislatore” (al-Qanûnî) dai turchi e “il Magnifico” in Occidente, ha con-
dotto l’Impero ottomano al suo apogeo dal punto di vista territoriale, politico, artistico e in-
tellettuale. Grande conquistatore, intervenne nelle questioni politiche europee appoggiando
Francesco I contro Carlo V, ed è stato il primo sultano a concedere a degli europei, in questo
caso francesi, la possibilità di espandere i loro commerci all’interno dell’impero ottomano.

Tamîm Ibn ‘Aws al-Dârî


Questo devoto compagno del Profeta, primo abitante della Palestina ad essersi convertito al-
l’islam, può essere considerato anche come il primo ad aver gestito un waqf in Terra Santa: pri-
ma che l’intera Palestina fosse decretata bene islamico inalienabile, il profeta avrebbe conces-
so la terra di Hebron a al-Dari, ai suoi fratelli e successori “fino al Giorno del Giudizio”,
rivendicando così il diritto legittimo dell’islam sulla proprietà della Palestina.

Tankîz al-Nâsirî (712/1312-740/1340)


Come molti altri emiri mamelucchi, il fondatore della madrasa al-Tankiziyya a Gerusalemme
fu schiavo prima di divenire il più importante figura militare e amministrativo della Siria sot-
to il regno di al-Nâsir Muhammad Ibn Qalâwûn. Generoso mecenate, ha finanziato grazie alla
sua immensa fortuna un gran numero di opere architettoniche (madrasa, caravanserragli, ham-
mâm, opere idrauliche) a Damasco, Gerusalemme e in tutta la Palestina. Nel corso della sua
brillante carriera esercitò anche la carica di sâqî, un posto di grande rilievo nella gerarchia ma-
melucca.

Tashtamûr al-‘Alâ’î
Questo emiro mamelucco, fondatore della madrasa che a Gerusalemme reca il suo nome, gran-
de amante della musica, della poesia e delle teologia, ottenne incarichi di rilievo, amministra-
tivi e militari. Fu dawadâr kabîr del sultano al-Ashraf Sha‘bân, governatore della provincia di
Safad e comandante delle armate d’Egitto. Fu seppellito nel 786/1384 nel suo türbe, all’inter-
no della madrasa al-Tashtamuriyya.
244
Personaggi storici

Tuqân (famiglia)
Si deve a questa ricca famiglia di Nablus la costruzione (1149/1736-1737) del hammâm al-
Jadida in un palazzo di loro proprietà, oltre che, alla fine del XIII/XIX secolo, la fondazione di
uno dei più importanti saponifici della città.

‘Umar Ibn ‘Abd al-‘Azîz (61/681-101/720)


Ottavo califfo omayyade (r. 99/717-101/720). Le sue riforme amministrative figurano tra le
più importanti mai realizzate.

‘Umar Ibn al-Khattâb (r. 13/634-23/644)


Secondo califfo ortodosso, celebre per la sua equità. Durante il suo regno, le armate islamiche
batterono l’impero sasanide e quello bizantino.

Yûnis al-Nawrûzî, emiro


La città di Khân Yûnis si è sviluppata intorno a un khân che questo emiro fece costruire nel
789/1387.

245
ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI

AA.VV., L’Orient de Saladin. CHEVALIER, J., Le soufisme, HILLENBRAND, R., Islamic Art
Le temps des Ayyoubides, Paris, Paris, 1984. and Architecture, London,
2001. 1999.
CLOT, A., Soliman le Magni-
ADDAS, Cl., Ibn Arabi et le vo- fique, Paris, 1983. HITTI, P. K., History of Arabs,
yage sans retour, Paris, 1996. New York, 10ª ed., 1970.
CONDER, C. R., The Survey of
ADELR, Erkan, Jewish Travelers, Eastern Palestine, London, HOURANI, A. e STERN, M. (a
New York, 1966. 1889. cura di), The Islamic City,
Oxford, 1970.
AL-ISFAHANI, I. D., Conquête de CRESWELL, K. A. C. e ALLAN,
la Syrie et de la Palestine par I BN AL -A RABI , Le Livre des
J. W., A short Account of Early
Saladin, trad. H. Massé, Paris, contemplations divines, a cura
Muslim Architecture, Cairo,
1972. di St. Ruspoli, Paris-Arles,
1989. 1999.
AL-SAYYAD, N., Cities and
Caliphs: on the Genesis of Arab CRESWELL, K. A. C., Early IBN BATTUTAH, Voyages (2
Muslim Urbanism, New York, Muslim Architecture (2 voll.), voll.), t. I: De l’Afrique du
1996. Oxford, 2ª ed., 1969. Nord à La Mecque; t. II: De La
Mecque aux steppes russes et à
BAEDEKER, Karl, Palestine and DUSSAUD, R., Topographie his- l’Inde, trad. C. Defremery e
Syria, Leipzig, 1912. torique de la Syrie antique et B. R. Sanguinetti, intr. e note
médiévale, Paris, 1928. di St.Yerasimos, Paris, 1997.
BAGATTI, B., The church of the
Gentiles in Palestine, Jerusalem, ELISSÉEFF, N., Nur al-Din, un IBN MUNQIDH, U., Des ensei-
1971. grand prince musulman de Syrie gnements de la vie, souvenirs
au temps des croisades (511- d’un gentilhomme syrien du
BLAIR, S. e BLOOM, J. M., 569/1118-1174), Damas, temps des Croisades, trad. A.
Arte y arquitectura del Islam 1967. Miquel, Paris, 1983.
1250-1800, Madrid, 1999.
ETTINGHAUSEN, R. e GRABAR, JAUSSEN, A. et SAVIGNAC, R.,
BOSWORTH, C. E., The Islamic O., The Art and Architecture of Mission Archéologique en Arabie
Dynasties, Edinburgh, 1980. (3 voll.), Paris, 1909-1914.
Islam: 650-1250, New Haven,
1992.
CAHEN, Cl., Orient et Occident KURAN, A., Mimar Sinan,
aux temps des croisades, Paris, Istanbul, 1986.
1983. GRABAR, O., The Formation of
Islamic Art, New Haven, LAPIDUS, I., Muslim Cities in
CANAAN, T., Mohammedan 1988. the Later middle Ages, Cam-
Saints and Sanctuaries in bridge, 1967.
Palestine, London, 1927. HAYES, J. R. (a cura di), The
Genius of Arab Civilization: LE STRANGE, G., Palestine under
CHEVALIER, J., Le soufisme et la Source of Renaissance, Cam- the Moslems, a description of Syria
tradition islamique, Paris, bridge, Massachusetts, 2 ed., and the Holy Land from A.D 650
1974. 1983. to 1500, Beirut, 1965.
246
Orientamenti bibliografici

LINGS, M., Qu’est-ce que le SAUVAGET, J., La poste aux SÖNMEZ Z., Başlangıcıdan 16.
soufisme ?, Paris, 1977. chevaux dans l’Empire des Yüzyıla Kadar Anadolu-Türk
Mamelouks, Paris, 1941. Islam Mimarisinde Sanatçılar,
MEISTERMANN, B., Guide to Ankara, 1995.
the Holy Land, London, 1923.
SCHICK, R., The Christian
VEINSTEIN G. (a cura di), Les
MOUTON, J.-M., Saladin, le Communities of Palestine from
usages du Livre Saint dans l’is-
sultan chevalier, Paris, 2001. Byzantine to Islamic Rule: A hi-
lam et le christianisme, Paris,
storical and Archaeological
MURPHY-O’CONNOR, J., The 2001.
Study, Princeton, 1995.
Holy Land, Oxford, 1992.
WALKER, J., A Catalogue of
SARTRE, M., Trois études sur la SHAFI‘I M. I., La Risala, fonde- the Arab Byzantine and Post-
Syrie Romaine et Byzantine, ments du droit musulman, trad. Reform Umayyad Coins, London,
Bruxelles, 1982. L. Souami, Arles, 1997. 1956.

247
AUTORI

Walid Sharif (Capo del Progetto)


Laureato in Archeologia, Sociologia e Antropologia presso l’Università di Birzeit nel 1982, ha
conseguito il master in archeologia ambientale presso l’Università di Durham, nel 1986 e sta
attualmente lavorando al suo Ph.D. in archeologia presso l’Université Lumiere di Lione.
Ha tenuto lezioni ed è stato assistente presso l’Istituto di Archeologia dell’Università di Birzeit
dal 1983 al 1993. Durante questo periodo ha partecipato a numerosi scavi in Palestina. Dal
1994 è Direttore Generale della Soprintendenza al Patrimonio Culturale. In questa qualità è
membro dell’ICOMOS, dell’ICROM e dell’ICOM. Attualmente è membro attivo dell’unità
del patrimonio culturale del “Bethlehem 2000 project”. Inoltre ha preso parte a numerosi cor-
si internazionali e a conferenze sul restauro architettonico.

Mahmoud Hawari
Laureato in Archeologia all’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1978, ha ottenuto la spe-
cializzazione (1986) e il dottorato di Stato (1998) in Arte e Archeologia islamica alla Scuola di
studi orientali e africani (Università di Londra).Titolo della tesi di dottorato: Ayyubid Jerusalem:
An Architectural and Archaeological Study. Insegna presso le università palestinesei di Birzeit,
Betlemme e al-Qods (Gerusalemme). Il suo lavoro presso il dipartimento di Cartografia e di
Geografia della Società di studi arabi di Gerusalemme (1986-1991) lo ha visto specializzarsi
nello studio degli insediamenti e in cartografia. Ha collaborato a numerosi documentari e ha
acquisito una notevole esperienza nel settore del turismo. In qualità d’archeologo, partecipa a
numerosi scavi e studi architettonici. Autore di molti articoli sull’archeologia islamica, ha par-
tecipato a convegni nazionali e internazionali.

Marwan Abu Khalaf


Diplomato in Archeologia presso l’Università di Giordania nel 1973, ottiene nel 1975 il master in
Archeologia preistorica all’Università della Sorbona a Parigi e il dottorato in Arte e Archeologia
islamica all’Università di Oxford nel 1985. Direttore del Museo islamico dell’Haram al-Sharîf di
Gerusalemme, insegna inoltre Archeologia e storia islamica presso l’Università di Birzeit,
l’Università di Hebron (Cisgiordania), l’Università King Sa‘ud e a Riad (Arabia Saudita). Dal 1992
è direttore dell’Istituto d’Archeologia islamica presso l’Università al-Qods di Gerusalemme.
Partecipa a numerosi scavi archeologici e a conferenze e seminari nazionali e internazionali.Autore
di molti articoli sull’arte e l’archeologia islamica in Palestina, ha pubblicato recentemente il cata-
logo illustrato del Museo islamico dell’Haram al-Sharîf di Gerusalemme.

Nazmi al-Ju‘beh
Laureato in studi medio-orientali e archeologici presso l’Università di Birzeit nel 1979, diret-
tore del Museo islamico dell’Haram al-Sharîf di Gerusalemme dal 1981 al 1985, ha ottenuto il
master in studi orientali e archeologici nel 1988 e il Ph.D in Archeologia e Storia della
Pianificazione all’Università di Tübingen (Germania) nel 1991. Presidente del dipartimento di
Storia,Archeologia e Geografia dell’Università di Birzeit, supervisiona il catalogo dell’architet-
tura nazionale a Ramallah e ad al-Bireh presso il Centro per l’architettura popolare RIWAQ (al-
Bireh, Cisgiordania), di cui è codirettore dal 1994. Inoltre è membro attivo di diversi organi ac-
cademici e pubblici palestinesi. Dal 1992 al 1994 è stato delegato nella commissione palestinese
incaricata delle negoziazioni bilaterali di pace. Autore di numerose opere e articoli sulla storia
e l’archeologia palestinese, partecipa a seminari e convegni nazionali e internazionali.
248
Autori

Yusuf Natsheh
Ha conseguito la laurea e il master in Archeologia islamica all’Università del Cairo ri-
spettivamente nel 1975 e nel 1982, e il Ph.D. in Archeologia islamica alla Scuola di stu-
di orientali e africani (Università di Londra) nel 1997. Titolo della tesi: Ottoman Public
Buildings in Jerusalem during the 16th Century. Ha ottenuto anche il diploma di guida. Dal
1977 è capo del dipartimento di Archeologia islamica dell’Amministrazione dei waqf a
Gerusalemme. Partecipa inoltre a stages di formazione nel campo della documentazio-
ne, conservazione e restauro dei siti e degli edifici archeologici. Docente a contratto
presso le Università palestinesi di Birzeit, Betlemme, Hebron e al-Qods. Autore di di-
verse opere e articoli di archeologia islamica, partecipa regolarmente a convegni nazio-
nali e internazionali.

Mu‘en Sadeq
Laureato in archeologia all’Università del Cairo nel 1979, ha conseguito master e Ph.D. in ar-
cheologia presso il FU di Berlino, rispettivamente nel 1987 e nel 1990.
Dall’agosto 1994 è direttore del Dipartimento di Antichità –Ministero del Turismo e delle
Antichità a Gaza.
Dal 1980 al 1984 ha lavorato come archeologo nella missione archeologica francese a Doha
(Qatar). Codirettore degli scavi archeologici nella Striscia di Gaza in cooperazione con
Francia, Svezia e Regno Unito, nel 1991 è docente di archeologia presso l’High Institute of
Archaeology dell’Università al-Qods di Gerusalemme. Dal 1991 al 1994 è Vice Preside della
Facoltà dell’Educazione (Gaza) e docente di Archeologia della Palestina. Dal 1994 al 2000 è
professore di Archeologia presso l’Università al-Azhar di Gaza e direttore di diversi scavi ar-
cheologici svolti da equipes palestinesi nell’area di Gaza.
Ha partecipato a seminari e convegni internazionali e ha pubblicato numerosi libri e articoli di
archeologia islamica.

Naseer R. Arafat
Laureato in architettura presso l’Università di Birzeit nel 1995, ha continuato gli studi dedi-
candosi principalmente al restauro dei monumenti e alla documentazione sull’architettura po-
polare della Palestina. Ha partecipato a numerosi corsi nazionali e internazionali sulla conser-
vazione e il restauro degli edifici storici, tra cui un corso intensivo intitolato Restoration and
Urban Rehabilitation in Islamic Countries presso l’Institute of Advanced Architectural Studies
dell’Università di York.
Ha lavorato alcuni anni per il Riwaq Center for Architectural Conservation con progetti di re-
stauro con l’incarico di supervisionare la documentazione dell’architettura tradizionale dei
vari villaggi della Palestina. Sta attualmente coordinando il lavoro del Cultural Resources
Management Project. Inoltre è capo del Comitato per la Conservazione della Città Vecchia di
Nablus. Ha parteciparo a numerosi convegni nazionali e internazionali nell’ambito dell’archi-
tettura popolare palestinese.

Sa‘d al-Nimr
Laureato in sociologia e scienze politiche presso l’Università al-Najah di Nablus, ha ottenuto il
master all’Università di Exeter (Regno Unito) in studi politici sul Medio Oriente. Sta attual-
mente lavorando al suo Ph.D. nello stesso ambito di studi. Ha lavorato come manager delle re-
249
Autori

lazioni internazionali presso l’Arab and International Relations Department / PLO. Ha inizia-
to la sua collaborazione con Museo Senza Frontiere in qualità di direttore di produzione nel
1999.

Jihan Barakat
Diplomata a Gerusalemme nel luglio 1993 in ricezione alberghiera presso l’istituto Notre
Dame del Jerusalem Center – Sezione per la formazione professionale, ha conseguito nel lu-
glio 1995 un secondo diploma a Betlemme in organizzazione di viaggi e turismo.

250
L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO

Il ciclo internazionale di Mostre Museo Senza Frontiere svela al lettore e al visitatore i segreti
dell’arte islamica nel bacino del Mediterraneo, la sua storia, le sue tecniche costruttive, la sua
ispirazione religiosa.

Portogallo
NELLE TERRE DELLA MORA INCANTATA: L’arte islamica in Portogallo.
Otto secoli dopo la Reconquista, nei villaggi dell’antico Gharb al-Andalus, si continua a narrare
la leggenda di una bella principessa moresca prigioniera di un incantesimo dal quale sarebbe
stata liberata grazie all’intervento dell’immancabile buon principe cristiano: il ricordo della
presenza musulmana in Portogallo si esprime attraverso una sottile simbiosi con le tecniche co-
struttive e i programmi decorativi dell’architettura popolare della regione. La mostra offre al
visitatore una chiara visione di cinque secoli di civilizzazione islamica, dall’epoca del califfato
a quella mozaraba almohade, mudéjar. Da Coimbra alla regione meridionale dell’Algarve an-
tiche moschee cristianizzate, palazzi, fortificazioni e insediamenti urbani testimoniano lo
splendore di un passato glorioso.

Turchia
LA NASCITA DELL’ARTE OTTOMANA: L’eredità degli emirati
Questa mostra privilegia le opere e i monumenti rappresentativi di un’epoca di fondamentale
importanza per la storia dell’Anatolia occidentale, vero ponte culturale e artistico tra la civil-
tà europea e quella asiatica.Tra i secoli XIV e XV il progressivo definirsi di una società turco-
islamica porta gli artisti degli emirati turchi ad elaborare le premesse di una brillante sintesi
che culminerà nella straordinaria produzione artistica ottomana.

Marocco
IL MAROCCO ANDALUSO: Alla scoperta di un’arte di vivere
Dall’inizio dello VIII secolo l’Islam marocchino getta il suo sguardo al di là delle colonne
d’Ercole e si impianta nella penisola iberica. Le due opposte rive condividono lo stesso desti-
no. Dagli incessanti scambi culturali, umani e commerciali che animeranno questo estremo
Maghreb per più di sette secoli, nascerà uno dei più brillanti centri della civilizzazione musul-
mana e un’arte autenticamente “ispano-maghrebina” che ha lasciato le sue tracce in un’archi-
tettura monumentale sfavillante, ma anche nelle concezioni urbanistiche e in tradizioni di
estrema raffinatezza. La mostra riflette la ricchezza storica e sociale della civiltà andalusa del
Marocco.

Tunisia
IFRIQIYA:Tredici secoli d’arte e d’architettura in Tunisia
Dal IX secolo, senza che avvenisse alcuna frattura con le tradizioni ereditate da Berberi,
Cartaginesi, Romani e Bizantini, l’Ifriqiya è stata in grado di assimilare e reinterpretare le in-
fluenze della Mesopotamia –attraverso la Siria e l’Egitto- e dell’Andalusia: ne nacque una for-
ma unica di sincretismo ampiamente testimoniata nella Tunisia odierna, dalla maestose resi-
denze beylicali della capitale al rigore delle architetture ibadite di Gerba. Ribat, moschee,
medina, zawiya e ghurfa punteggiano una terra ricca di storia.
251
L’Arte Islamica nel Mediterraneo

Spagna – Andalusia, Aragona, Castiglia La Mancha, Castiglia e Leòn, Estremadura, Provincia


di Madrid
L’ARTE MUDEJAR: L’estetica musulmana nell’arte cristiana
L’arte mudéjar (ossia di quella popolazione musulmana rimasta in al-Andalus dopo la
Reconquista) detiene un ruolo singolare tra tutte le espressioni dell’arte islamica, manifestazio-
ne visiva di una reale convivenza di culture, di una reciproca comprensione tra due civiltà che,
al di là dell’antagonismo politico e religioso, vissero un idillio artistico fecondo. Applicando
schemi rigorosamente islamici, gli artisti e gli artigiani mudéjar, celebri per la loro perizia co-
struttiva, hanno innalzato per i nuovi arrivati cristiani innumerevoli chiese, conventi e palazzi.
Le numerose testimonianze d’arte e d’architettura conservate in queste regioni sono splendi-
di saggi di questo incrocio culturale e della sua straordinaria vitalità.

Giordania
GLI OMAYYADI: La nascita dell’arte islamica
Dopo la conquista arabo- musulmana del Medio Oriente, la sede della dinastia omayyade (661-
750) fu trasferita a Damasco, una capitale che ereditava una tradizione artistica e culturale ri-
salente all’epoca aramaica ed ellenistica. La cultura omayyade ha così beneficiato dello sposta-
mento dei confini tra la Persia e la Mesopotamia, e tra i paesi del mondo mediterraneo: una
situazione propizia per l’emergere di un linguaggio artistico innovativo in cui la raffinata fu-
sione di elementi desunti dalla cultura ellenistica, romana, bizantina e persiana produsse un
tipo di architettura e di decorazione assolutamente originale. Molte delle opere architettoni-
che in mostra presentano delle decorazioni in cui si possono osservare atti di iconoclastia.

Egitto
L’ARTE MAMELUCCA: Splendore e magia dei Sultani
Sotto il dominio mamelucco (1249-1517) l’Egitto diviene un opulento centro commerciale. Il
paese accumula una grande ricchezza e Il Cairo si trasforma in una delle città più potenti del
Mediterraneo, una delle più sicure e stabili. Accoglie eruditi da tutto il mondo, scienziati e sa-
pienti, l’architettura e l’arte decorativa mamelucca stanno a testimoniare la vitalità commer-
ciale, intellettuale, militare e religiosa dell’epoca. Per la loro elegante semplicità ed il loro vi-
gore, assai prossime al gusto moderno, le opere esposte tra il Cairo, Rosetta, Alessandria e
Foua, rappresentano l’apogeo dell’arte mamelucca.

Autorità Palestinese
PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO: L’arte islamica in Cisgiordania e a Gaza
Durante i regni delle dinastie ayyubide, mamelucca e ottomana, innumerevoli pellegrini af-
fluirono in Palestina da tutto il mondo musulmano, e questa forte spiritualità diede impul-
so decisivo allo sviluppo del sufismo, attraverso zawiya e ribat, che si moltiplicarono in tut-
to il paese. Accogliendo i primi rinomati eruditi, i numerosi centri di studio assunsero un
grande prestigio, favorendo lo sviluppo di un’arte raffinata che conserva ancor oggi tutto il
suo fascino.

Italia – Sicilia
L’ARTE SICULO-NORMANNA: La cultura islamica nella Sicilia medievale
Al centro del Mediterraneo, la Sicilia è sempre stata una terra di incontri tra culture diverse:
252
L’Arte Islamica nel Mediterraneo

uniche nel panorama europeo, le architetture siculo-normanne appaiono molto diverse da


quelle del mondo islamico. La mostra le presenta nella loro unicità e propone codici interpre-
tativi che permettono di identificarne le componenti. Il visitatore non potrà fare a meno di am-
mirare l’affascinante fusione di elementi riconducibili a tre distinti ambiti culturali quali il bi-
zantino, l’arabo e il normanno.

253
L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO
MUSEO
Le Mostre Museo Senza Frontiere: un nuovo modo di vivere una mostra
SENZA PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO
FRONTIERE L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA
PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO. Nella stessa collana

PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA


L’arte islamica in Cisgiordania e a Gaza “L’Arte Islamica nel Mediterraneo”
invita a scoprire un’epoca in cui, sotto il
regno delle dinastie ayyubide, mameluc- PORTOGALLO
ca e ottomana, la Palestina accolse pel- Nelle Terre della Mora Incantata
L’arte islamica in Portogallo
legrini e sapienti provenienti da ogni
parte del mondo musulmano. Questa TURCHIA
forte spiritualità diede un impulso decisivo La Nascita dell’Arte Ottomana
allo sviluppo del pensiero sufi attraverso L’eredità degli emirati
madrasa, zâwiya e ribât. Il prestigio di
questi centri di studio favorì il fiorire di MAROCCO
un’arte raffinata che ancor oggi conser- Il Marocco Andaluso
va intatto tutto il suo fascino. Alla scoperta di un’arte del vivere

TUNISIA
Opere scientifiche di riferimento, i catalo-
Ifriqiya
ghi delle Mostre Museo Senza Frontiere Tredici secoli d’arte e d’architettura
offrono un’appassionante lettura anche in Tunisia
al non specialista che desideri saperne di
più. Riccamente illustrati, sono redatti da GIORDANIA
specialisti e docenti universitari del Paese Gli Omayyadi
presentato, consentendo così di avvici- La nascita dell’arte islamica
narsi ad esso attraverso gli occhi di coloro
che lo vivono. SPAGNA
L’Arte Mudéjar
L’estetica islamica nell’arte cristiana
Museo Senza Frontiere realizza mostre
d’arte, d’architettura e d’archeologia in EGITTO
cui le opere non sono esposte in uno spa- L’Arte Mamelucca
zio chiuso: oggetti, monumenti e siti sono Splendore e magia dei sultani
presentati nel luogo d’origine, nel proprio
contesto storico e culturale. ITALIA
L’Arte Siculo-Normanna
La cultura islamica nella Sicilia medievale
216 illustrazioni in quadricromia
25 piante di monumenti
254 pagine

Realizzato nel quadro del programma MEDA-Euromed Heritage dell’Unione Europea.

ISBN:88-435-7528-7

ELECTA AUTORITÀ PALESTINESE

Potrebbero piacerti anche