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MUSEO
Le Mostre Museo Senza Frontiere: un nuovo modo di vivere una mostra
SENZA PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO
FRONTIERE L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA
PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO. Nella stessa collana
TUNISIA
Opere scientifiche di riferimento, i catalo-
Ifriqiya
ghi delle Mostre Museo Senza Frontiere Tredici secoli d’arte e d’architettura
offrono un’appassionante lettura anche in Tunisia
al non specialista che desideri saperne di
più. Riccamente illustrati, sono redatti da GIORDANIA
specialisti e docenti universitari del Paese Gli Omayyadi
presentato, consentendo così di avvici- La nascita dell’arte islamica
narsi ad esso attraverso gli occhi di coloro
che lo vivono. SPAGNA
L’Arte Mudéjar
L’estetica islamica nell’arte cristiana
Museo Senza Frontiere realizza mostre
d’arte, d’architettura e d’archeologia in EGITTO
cui le opere non sono esposte in uno spa- L’Arte Mamelucca
zio chiuso: oggetti, monumenti e siti sono Splendore e magia dei sultani
presentati nel luogo d’origine, nel proprio
contesto storico e culturale. ITALIA
L’Arte Siculo-Normanna
La cultura islamica nella Sicilia medievale
216 illustrazioni in quadricromia
25 piante di monumenti
254 pagine
ISBN:88-435-7528-7
ELECTA
La realizzazione della Mostra Museo Senza Frontiere “PELLEGRI-
NAGGI, SCIENZA E SUFISMO. L’arte islamica in Cisgiordania e a
Gaza” è stata co-finanziata dall’ Unione Europea nel quadro del
UNIONE EUROPEA Programma MEDA-Euromed Heritage e ha ottenuto il sostegno delle
MEDA-Programme seguenti istituzioni palestinesi e internazionali:
Euromed Heritage
Si ringraziano, per la loro collaborazione e il loro sostegno, le seguenti persone e istituzioni che hanno reso possibile
la realizzazione di questo progetto:
Museo Senza Frontiere rimane a disposizione dei proprietari dei diritti di riproduzione delle immagini la cui fonte
iconografica non fosse state identificata.
Le opinioni espresse in quest’opera non riflettono necessariamente quelle dell’Unione Europea o dei suoi Stati
membri.
Inoltre, le denominazioni impiegate in questa pubblicazione e le informazioni presenti in essa, non implicano, da parte
dell’Unione Europea, dei suoi Stati membri e di Museo Senza Frontiere, alcuna presa di posizione sullo stato
giuridico dei territori e delle città, sulle loro autorità, come pure sulle frontiere e i limiti territoriali.
Premessa
Le grandi mostre d’arte rappresentano degli eventi culturali e scientifici di notevole rilievo che nel corso degli anni
hanno convertito l’arte, in tutte le sue forme ed espressioni, in un elemento determinante nel definire l’identità e
l’immagine di un paese. L’evento culturale è così divenuto lo scenario privilegiato di importanti realizzazioni politiche
e le grandi istituzioni investono nell’arte per collocare al meglio sul mercato i loro prodotti promuovendo al con-
tempo lo scambio culturale.
Facilitare l’attiva partecipazione dei paesi mediterranei a questo processo di valorizzazione economica e politica del
proprio patrimonio culturale costituisce l’obiettivo del programma Museo Senza Frontiere e del suo ciclo di Mostre
“L’Arte Islamica nel Mediterraneo”, che presenta l’arte e la storia dal punto di vista locale.
Basato su una nuova forma di mostra in cui le opere d’arte restano al loro posto per essere esposte nel loro contesto
originario, il programma Museo Senza Frontiere unisce la ricerca su argomenti specifici ad un’azione di sensibiliz-
zazione per l’arte e la storia al fine di promuovere investimenti nel campo del restauro e della conservazione del
patrimonio culturale.
La Mostra Museo Senza Frontiere è concepita intorno a un tema specifico e per un’area geografica ben determinata
(lo spazio espositivo); si articola in percorsi (le sale della mostra) che trattano aspetti particolari del tema generale.
Il visitatore non si sposta più all’interno di uno spazio chiuso ma va incontro ad opere mobili, architettoniche,
urbanistiche, a siti archeologici, paesaggi e luoghi che sono stati teatro di importanti avvenimenti storici guidato dal
catalogo della mostra e da un sistema di segnaletica concepito da Museo Senza Frontiere per facilitare l’identificazione
delle opere esposte.
Questo catalogo è un invito a scoprire l’arte islamica nei territori dell’Autorità Palestinese, visitando monumenti e
siti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Propone inoltre tre percorsi a Gerusalemme Est. Può essere usato come
guida tematica durante la visita o semplicemente come libro da leggere per un viaggio immaginario.
Il finanziamento dell’Unione Europea nel quadro del Programma MEDA-Euromed Heritage (programma regionale
di sostegno per la valorizzazione del patrimonio culturale euro-mediterraneo) ha permesso di realizzare il ciclo “L’Arte
Islamica nel Mediterraneo” e di allestire le Mostre nei territori Palestinesi, in Egitto, Giordania, Marocco, Tunisia e
Turchia; si sono uniti a questi sforzi la Spagna, l’Italia e il Portogallo dove il progetto conta sul finanziamento di questi
paesi. Altri finanziamenti dell’Unione Europea nell’ambito della politica comunitaria in materia di turismo, di patri-
monio (programma RAFFAELLO) e di cooperazione interregionale (azione pilota di cooperazione Spagna - Porto-
gallo - Marocco) hanno contribuito alla realizzazione di specifiche attività in diverse tappe del progetto.
A nome di Museo Senza Frontiere e del Ministero della Cultura Palestinese si ringraziano di cuore tutti coloro che,
a titolo personale o come rappresentanti delle numerose istituzioni che sostengono l’Organizzazione e questo pro-
getto, hanno partecipato alla costruzione di questo museo senza frontiere sull’arte islamica nel Mediterraneo.
L’arabo può essere traslitterato in caratteri latini con diversi sistemi e a diversi livelli di precisione. Di norma si tende
ad adottare questo o quel metodo a seconda del tipo di opera e quindi di pubblico a cui questa è rivolta. Nelle pub-
blicazioni scientifiche si adotta di solito un sistema di traslitterazione in cui a un segno arabo corrisponda una lettera
dell’alfabeto latino, opportunamento integrato con diacritici.
Questo sistema offre il vantaggio di poter risalire dalla traslitterazione, senza ambiguità, all’esatta grafia del termine
arabo ma, per contro, risulta quasi illegibile al non specialista.
D’altro canto, altri sistemi usati in pubblicazioni a carattere divulgativo o semi-divulgativo, spesso sono causa di erro-
ri di lettura o indulgono eccessivamente a grafie italianizzate, che risultano profondamente estranee a chi dell’arabo
conosca anche solo l’alfabeto.
Considerato quanto sopra, si è scelto di elaborare un criterio “medio” che rispondesse cioè ad una esigenza di scien-
tificità senza per questo essere inavvicinabile al lettore non specialista, e che tenesse conto dell’esigenza, nell’arco
dell’intera opera, di una coerenza interna nel rendere in caratteri latini termini e nomi relativi ad aree geografica-
mente, e talora culturalmente, molto distanti. Pertanto il sistema proposto è il seguente:
`
D
’ h k z ¢ t ¶ q Ê h
L b d kh p s £ d º k Ë u/w
P t e d t sh ª ’ º l Ï i/y
T th g dh x s ® gh  m
X j i r ~ d ± f Æ n
I termini in corsivo nel testo, tranne nel caso in cui siano seguiti dalla traduzione tra parentesi, sono riportati nel glossario.
Era musulmana
La datazione dell’era musulmana inizia dall’anno dell’emigrazione di Maometto dalla Mecca alla cittadina di Yathrib,
che da allora prenderà il nome di Medina, “La Città del Profeta”. Seguito da una piccola comunità di fedeli (70 per-
sone e alcuni membri della sua famiglia) da poco convertiti all’Islam, Maometto compì la al-hijra (letteralmente “l’
emigrazione”) dando inizio alla nuova era.
La data esatta di questo evento è fissata al primo giorno del mese di Muharram dell’anno 1 dell’Egira, che corrispon-
de al 16 luglio 622 dell’era cristiana.
L’anno musulmano è composto da dodici mesi lunari di 29 o 30 giorni. In un ciclo di trent’anni, il 2°, 5°, 7°, 10°,
13°, 16°, 18°, 21°, 24°, 26° e 29° sono anni bisestili di 355 giorni; tutti gli altri sono composti da 354 giorni.
L’anno lunare musulmano è di 10 o 11 giorni più breve di quello cristiano. Il giorno non comincia subito dopo la
mezzanotte ma al crepuscolo, quando tramonta il sole. La maggior parte dei paesi musulmani usa il calendario
dell’Egira (che riporta tutte le feste religiose) insieme a quello cristiano.
Le date che compaiono nel testo riportano l’anno dell’Egira seguito da quello cristiano.Le date secondo il calendario
dell’Egira non compaiono quando si tratta di riferimenti provenienti da fonti cristiane, di avvenimenti storici europei
e/o aventi luogo in Europa, di dinastie cristiane e di date posteriori al Mandato Britannico in Palestina (1917-1948).
La corrispondenza degli anni tra un calendario e l’altro può essere esatta solo se si conoscono il mese e il giorno.
Abbiamo preferito facilitare, quando possibile, la lettura, evitando gli anni intercalari. Inoltre, quando si tratta di una
data dell’Egira compresa tra la fine e l’inizio di un secolo saranno menzionati direttamente i due secoli.
Abbreviazioni:
n. = nato; m. = morto; r. = regnante.
Qualche precisazione di carattere pratico
Questo catalogo è stato scritto nel 2001. A causa delle vicende politiche occorse nella regione dopo quella data, alcu-
ne informazioni fornite dal catalogo potrebbero variare rispetto alla situazione effettiva che il visitatore potrebbe
riscontrare in loco.
La menzione di Palestina come definizione del paese fa riferimento in questo catalogo ai territori sotto l’amministra-
zione dell’Autorità Palestinese, secondo le vigenti Convenzioni Internazionali. Inoltre, questo catalogo include tre
percosi a Gerusalemme Est.
I visitatori necessitano di passaporto valido almeno sei mesi, mentre il permesso di soggiorno è valido per tre mesi.
È possibile entrare in Palestina sia per la frontiera con l’Egitto e la Giordania sia, in aereo, per gli aeroporti di Gaza
(Autorità Palestinese) e Tel Aviv (Israele):
Durante il soggiorno in Palestina i visitatori possono pagare in dollari USA, dinari giordani o shekel israeliani, essen-
do valide tutte e tre le valute. Gli euro hanno iniziato a circolare e possono essere cambiati alle banche e agli uffici di
cambio presenti nelle città. Le più importanti carte di credito sono accettate ovunque. Il ritiro di denaro liquido è
possibile in alcune banche delle città principali.
Hotel che vanno dalle 3 alle 5 stelle sono presenti nelle città principali: molti offrono anche la colazione o la mezza
pensione. Prenotazioni alberghiere attraverso l’Arab Hotel Association, sito web: www.palestinehotels.com.
Il modo migliore per visitare percorsi, monumenti e siti della mostra Museo Senza Frontiere è in auto, che si può
noleggiare. In alternativa, sulle strade principali, il visitatore può usufruire della complessivamente ben sviluppata
rete di autobus pubblici, o viaggiare su taxi collettivi.
È consigliabile l’uso di cartine della regione e delle città. Si raccomanda inoltre di seguire il percorso come suggeri-
to dal catalogo per apprezzare e comprendere al meglio il tema che lega tra loro i monumenti.
Una cartina sommaria introduce a ciascun percorso, per offrire una visione d’insieme dello stesso. Ogni tappa di cia-
scun percorso (numerati, rispettivamente, in numero arabo e in numero romano) è accompagnata da indicazioni tec-
niche in corsivo su come raggiungere la città e i suoi monumenti, sugli orari di apertura etc. Il catalogo comprende
sia monumenti da visitare “obbligatoriamente” sia visite opzionali, come pure approfondimenti su vari temi trattati
nel percorso (titoli su fondo giallo) e visite di carattere naturalistico.
Si consiglia di indossare abiti comodi nel corso del viaggio. Nei luoghi religiosi si raccomanda di vestirsi in modo rispet-
toso. Alle donne viene richiesto di coprire il capo con un velo prima di entrare negli edifici religiosi.
Moschee, madrasa e khanqa sono edifici religiosi in cui le preghiere si tengono cinque volte al giorno: all’alba, al-fajr;
a mezzogiorno, al-duhr (inverno: 12:00 estate: 13:00); a metà pomeriggio, al-‘asr (inverno: 15:30, estate: 16:30); al
tramonto, al-maghrib; e di notte, al-‘isha’. Il momento migliore per la visita è prima della preghiera di mezzogiorno
o tra questa (al-duhr) e quella di metà pomeriggio (al-‘asr).
Le vacanze ufficiali in Palestina sono quelle religiose, e i giorni (Calendario dell’Hijra) variano ogni anno (Calendario
cristiano). Altre feste sono Capodanno e la Festa dei Lavoratori (primo maggio).
Durante il mese di Ramadan i musulmani digiunano dall’alba al tramonto. I negozi chiuderanno intorno al tramonto
e i ristoranti, eccetto quelli degli hotel, saranno chiusi durante il giorno aprendo solo dopo il tramonto. Si invitano i
visitatori a non mangiare, bere, o fumare nei luoghi pubblici per non offendere la sensibilità di chi sta digiunando.
Museo Senza Frontiere non è responsabile di alcuna possibile variazione relativa alle informazioni presenti nel catalogo,
o di incovenienti di qualsivoglia natura (furti, incidenti ecc.) sopraggiunti durante la visita della mostra in Palestina.
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Selgiuchidi (1075-1318) Capitale: Konya
Ottomani (1299-1922) Capitale: Istanbul
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Qasr ‘Amra, pittura
murale nella sala delle
udienze, Badiya di
Giordania.
L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO
Jamila Binous
Mahmoud Hawari
Manuela Marín
Gönül Öney
A partire dalla prima metà del I/VII secolo la storia del bacino del Mediterraneo
si divide con sorprendente equità tra due culture, quella islamica da un lato e
quella cristiana occidentale dall’altro. La lunga serie di conflitti e di contatti ha
contribuito a creare un mito largamente diffuso nell’immaginario collettivo,
basato sull’idea dell’altro come nemico irriducibile, straniero, sconosciuto e in
quanto tale incomprensibile. In effetti questo periodo è caratterizzato da con-
tinue battaglie, iniziate all’epoca in cui i musulmani, estendendo i propri pos-
sedimenti a partire dalla penisola arabica, si impadroniscono della Mezzaluna
Fertile, dell’Egitto, poi dell’Africa del nord, della Sicilia e della penisola iberi-
ca, penetrando in Europa occidentale fino al sud della Francia. All’inizio del
II/VIII secolo, il Mediterraneo era completamente sotto il controllo islamico.
Una tale forza espansiva, di un’intensità raramente uguagliata nella storia del-
l’umanità, si è sprigionata in nome di una religione che si considerava l’erede
delle due che la precedevano: l’ebraismo e il cristianesimo.Tuttavia sarebbe estre-
mamente riduttivo spiegare lo sviluppo dell’Islam solo in termini di religione.
Una delle immagini più diffuse in Occidente presenta l’Islam come una reli-
gione fatta di dogmi adattati ai bisogni del popolino, diffusa da rudi guerrieri
venuti dal deserto con il Corano in fil di spada.
Tale immagine è molto lontana dalla complessità intellettuale di un messaggio
religioso che vuole trasformare il mondo sin dalle fondamenta. Identificando
questo messaggio con una minaccia militare, e giustificando quindi una rea-
zione negli stessi termini, si finisce con il ridurre l’insieme di una cultura a
una sola delle sue componenti – la religione – considerandola quindi incapa-
ce di evolversi e cambiare.
I paesi mediterranei che vengono progressivamente integrati nel mondo mu-
sulmano, iniziano il proprio percorso da punti di partenza molto diversi. Malgrado
l’unità derivante dall’adesione comune al nuovo dogma religioso, le forme di
vita islamica che cominciano a svilupparsi in ciascuno di essi sono ben distinte.
La capacità di assimilare elementi di culture precedenti (ellenistica, romana,
ecc.) è infatti una delle caratteristiche tipiche delle società islamiche. Limitandosi
alla zona geografica del Mediterraneo, che all’epoca dello sviluppo dell’Islam era
culturalmente molto varia, ci si rende immediatamente conto di come questo
momento iniziale non presentasse alcuna rottura con il passato: di conseguen-
za non è possibile immaginare un mondo islamico monolitico e immutabile,
ciecamente obbediente a un messaggio religioso inalterabile.
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L’arte islamica nel Mediterraneo
Su territori che ospitavano civiltà tanto antiche quanto diverse tra loro, fa
la sua comparsa una nuova arte in cui si mescolano le immagini della fede
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L’arte islamica nel Mediterraneo
islamica, che emerge alla fine del II/VIII secolo imponendosi con successo
in meno di un secolo. A suo modo, quest’arte dà vita a creazioni e innova-
zioni che se da un lato si basano su formule e processi costruttivi e decora-
tivi di unificazione regionale, dall’altro, si ispirano alle tradizioni artistiche
precedenti: greco-romana e bizantina, sasanide, visigota, berbera o dell’Asia
centrale.
L’obiettivo iniziale dell’arte islamica consiste nel rispondere alle necessità del
culto e dei diversi aspetti della vita socio-economica. Sorgono quindi nuovi
edifici religiosi, soprattutto moschee e santuari: l’architettura riveste un ruo-
lo essenziale, poiché ad essa sono collegate molte altre forme d’arte. L’artigianato
fiorisce diffusamente sfruttando una grande varietà di materiali, in particola-
re legno, ceramica, metalli e vetro. Nel vasellame si utilizzano varie tecniche
di verniciatura, in particolare la pittura policroma. Si producono vetri di rara
bellezza, e il massimo risultato artistico si raggiunge attraverso decorazioni a
colori dorati e vernici vive. Il bronzo incrostato di rame o d’argento rappre-
senta il metodo più sofisticato nella lavorazione del metallo. Si confezionano
tessuti e tappeti di elevata qualità, con motivi geometrici zoomorfi o antro-
pomorfi. I manoscritti miniati rappresentano la somma realizzazione dell’ar-
te libraria.
L’arte figurativa è invece esclusa dall’ambito della liturgia islamica: essa è
dunque bandita dal cuore di questa civiltà e tollerata solo marginalmente.
Nella decorazione dei monumenti i rilievi sono rari e le sculture sono prati-
camente piatte; tale assenza è tuttavia compensata dall’estrema ricchezza dei
pannelli di stucco elegantemente modellati, di quelli in legno scolpito, delle
maioliche murali e dei mosaici colorati, come pure dei fregi a stalattiti, o mu-
qarnas. Gli elementi decorativi mutuati dalla natura – foglie, fiori, rami –
sono generalmente stilizzati al massimo, e la loro estrema complessità rara-
mente permette di risalire alla fonte d’origine. L’intreccio e la combinazio-
ne di motivi geometrici, in particolare il rombo e i poligoni stellati, forma-
no intricati disegni che ricoprono interamente le superfici, creando i cosiddetti
arabeschi. L’introduzione di elementi epigrafici nell’ornato di monumenti, mo-
bili e altri oggetti, rappresenta un’innovazione nel repertorio decorativo: l’e-
leganza della calligrafia araba, usata dagli artigiani musulmani in tutte le sue
varianti, viene impiegata non soltanto per trascrivere versetti del Corano, ma
anche come semplice motivo decorativo nell’ornato dei pannelli di stucco e
nelle cornici.
L’arte si mette anche a servizio dei sovrani. Per i grandi mecenati gli archi-
tetti costruiscono palazzi, moschee, scuole, ospedali, bagni pubblici, cara-
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L’arte islamica nel Mediterraneo
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L’arte islamica nel Mediterraneo
Mértola, Portogallo.
Tomba saadiana,
Marocco.
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L’arte islamica nel Mediterraneo
L’architettura religiosa
Le moschee
Le madrasa
I mausolei
Qasr al-Khayr
al-Charqi, Siria.
L’architettura civile
I palazzi
I caravanserragli
L’urbanistica
A partire dal III/X secolo ogni città, indipendentemente dalla propria im-
portanza, si dota di mura fortificate, torri, porte elaborate e una cittadella
(qal‘a o qasba), al fine di consolidare la propria potenza. Si tratta di costru-
zioni massicce realizzate con materiali tipici delle varie regioni: pietra da ta-
glio in Siria, Palestina ed Egitto, mattoni, pietra da taglio e terra battuta
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L’arte islamica nel Mediterraneo
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La Palestina, dal
“Theatrum Orbis
Terrarum” di Abraham
Ortels detto Ortelius,
Anversa, 1570
(© The Art Archive /
Museo Navale di
Genova / Dagli Orti
[A]).
LA PALESTINA ISLAMICA: STORIA, POLITICA E RELIGIONE
Qasr Khirbat
al-Mafjar,
veduta, Gerico.
Il dominio abbaside di Palestina può esse-
re suddiviso in due fasi: la prima
(132/750-264/878) in cui si assiste al
declino e alla marginalizzazione del paese
a seguito del deteriorarsi dei suoi rappor-
ti con l’autorità centrale di Baghdad e del
trasferimento del potere islamico in Iraq;
la seconda, quando legata amministrati-
vamente all’Egitto (264/878-358/929)
finì con l’ottenere una certa autonomia
politica, economica e territoriale. Fu
questa l’epoca in cui si formarono state-
relli indipendenti dal potere centrale di
Baghdad, a quel tempo assorbita da lotte
intestine.
Durante il periodo abbaside vennero por-
tate a compimento opere architettoniche
tali da rivaleggiare con quelle omayyadi e
gli abbasidi restaurarono molti edifici reli-
giosi realizzati dai loro predecessori: nel
154/770-771 Abû Ja‘far al-Mansûr fu prevalentemente teatro di operazioni Moschea al-Haram
ordinò il restauro della moschea al-Aqsa, militari, un fatto, questo, che finì con il al-Ibrahîmî e Hebron,
dopo che era stata distrutta a seguito del riflettersi sulle stesse architetture: tra le incisione su acciaio,
terremoto avvenuto nello stesso anno e imprese architettoniche più celebri del Hildburghausen
(Bibli. Institut),
al-Mahdî ripeterà l’operazione quattro periodo tulunide vi fu la costruzione e la c. 1850 (© Photo
anni dopo; e ancora, nel 215/831 al- fortificazione del porto di Acri. AKG, Londra).
Ma’mûn fece restaurare la Cupola della
Roccia. Furono gli abbasidi a far erigere
molte delle arcate che ancor oggi circon-
dano la piattaforma della Cupola. Si pre-
sero cura anche del Haram al-Ibrahîmî a
Hebron e delle opere di canalizzazione
delle acque a Ramla. Le fonti ci riferisco-
no anche della costruzione di una mae-
stosa moschea ad Ashqelon.
A causa del progressivo decadimento del
potere centrale, nel 254/868 Ahmad Ibn
Tûlûn riuscì ad imporre la propria auto-
rità sull’Egitto e ad estenderla sino al
Bilâd al-Shâm, Palestina compresa
(264/877): in questo periodo la regione
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
Nel 289/901, al termine della domina- 358/968 con l’ingresso di Jawhar al-
zione tulunide, i carmati fecero per la Siqillî (il Siculo) a Fustat: una vittoria che
prima volta la loro comparsa in Palestina decretò la fine non solo della dinastia
e tutta la regione precipitò in un caos tale ikhshide in Egitto e nel Bilâd al-Shâm, ma
da preoccupare seriamente Baghdad, che anche del dominio abbaside e del gover-
iniziò ad affilare le armi per riconquista- no sunnita, che sarebbe stato restaurato
re la sua autorità sulla Palestina e la Siria; solo due secoli dopo con l’ayyubide Sâlah
per scongiurare il pericolo che i carmati al-Dîn (il Saladino).
dessero vita ad un regno ismailita/sciita Sebbene la dinastia fatimide fosse riuscita
in tutto il Bilâd al-Shâm, nel 292/905 ad insediarsi in Egitto, con notevoli riper-
compirono una spedizione lampo che cussioni sotto il profilo culturale, come
pose definitivamente fine al dominio thu- dimostrano i meravigliosi edifici del
lunide non solo nel Bilâd al-Shâm, ma Cairo, detta il “museo dei fatimidi”, non
anche in Egitto, con il conseguente ritor- fu però in grado di riportare all’ordine la
no all’egemonia del potere centrale. Palestina. Gli abitanti della Siria si oppo-
La dinastia abbaside non avrebbe, però, sero alla dominazione fatimide sciita e la
governato sulla Palestina ancora per maggior parte di essi rifiutò di passare allo
molto, poiché emerse una nuova dinastia, sciismo. Ad aggravare la situazione inter-
la ikhshide, che tra il 323/934-358/969 venne una nuova potenza locale palesti-
avrebbe ben presto finito con l’esercitare nese, rappresentata dai Jarrâhidi, prove-
la propria autorità dapprima sul Bilâd al- nienti da Tayy, emiri di Ramla, che
Shâm e in seguito sull’Egitto. Gli abbasi- tentarono a più riprese di ottenere l’indi-
di cercarono più volte di riconquistare il pendenza dai fatimidi, minacciando inol-
potere, soprattutto nella regione del Bilâd tre la loro egemonia sul Bilâd al-Shâm.
al-Shâm, ma invano. Durante questo Più di una volta conseguirono una com-
periodo Sayf al-Dawla al-Hamdânî cercò pleta autonomia, riuscendo addirittura a
di impadronirsi della Palestina, ma gli coniare monete con le loro insegne. In
ikhshidi gli opposero una strenua resi- seguito si aggiunsero anche gli attacchi dei
stenza. Continuarono a succedersi, seppur turchi selgiuchidi, rappresentanti l’orto-
sporadicamente, attacchi carmati che dossia sunnita.
fecero permanere la regione in un clima I fatimidi, al pari dei predecessori, furo-
di instabilità. Va ricordato che gli ikhshi- no molto sensibili alla salvaguardia dei
di, tra cui Kâfûr al-Ikhshîdi, furono sep- luoghi santi: il califfo al-Dâhir, nell’anno
pelliti presso la moschea al-Aqsa a Geru- 426/1035, pose mano al restauro della
salemme. moschea al-Aqsa, dopo il forte sisma che
Al termine del dominio ikhshide ebbero l’aveva colpita, un restauro che compre-
inizio le incursioni sull’Egitto dei fatimi- se anche l’aggiunta della cupola, visibile
di, una nuova forza che avrebbe finito con tutt’oggi. Il prezioso minbar ligneo che si
il ridisegnare la mappa del potere politi- trova oggi nel Haram al-Ibrahîmî a
co e religioso della regione. Gli attacchi Hebron fu costruito sotto Badr al-Jamâlî,
fatimidi si conclusero vittoriosamente nel comandante dell’esercito fatimide. Ad al-
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
Moschea al-Haram
al-Ibrahîmî, mihrâb e
minbar, Hebron.
Hâkim Ibn Amr Allah si deve invece, a capeggiati da Tutush, selgiuchide e fratel-
causa delle forti tensioni con i bizantini, lo di Mâlik Shâh, riuscirono ad occupare
la distruzione della basilica gerosolimita- Gerusalemme nel 472/1080, mentre la
na del Santo Sepolcro, nel 400/1009- pianura a sud di Acri e la Palestina meri-
1010, anche se fu sempre lui che, cinque dionale rimasero sotto il dominio fatimi-
anni dopo, ordinò di ricostruirla. de. L’equilibrio di forze tra fatimidi e sel-
Fu quindi la volta dell’emiro ghaznawide giuchidi impedì a entrambi di impegnarsi
Atsiz, che riuscì a occupare Gerusalem- in una guerra decisiva fino al momento
me, a separarla dai possedimenti fatimidi della morte del sultano, allorquando il
e a consegnarla al califfo abbaside al- tentativo di Tutush di succedergli ebbe
Qâ’im bi Amr Allah e al celebre sultano come conseguenza la reazione dei fatimi-
selgiuchide Mâlik Shâh nel 465/1073. di, che finirono con il fiaccare i selgiuchi-
Atsiz occupò il porto di Acri riportando di. Nel 491/1098 al-Afdal Ibn Badr al-
la vita commerciale in quest’area, dopo il Jamâlî riuscì ad occupare Gerusalemme,
lungo frazionamento dell’epoca abbaside. mentre i crociati assediavano Antiochia.
Ciononostante, questo regno non fu dure- La dominazione fatimide su Gerusalem-
vole e cadde nel giro di sette anni sotto i me si protrasse per meno di otto mesi,
colpi inferti dai fatimidi da un lato e dai fino a quando subentrò una nuova domi-
selgiuchidi dall’altro. Questi ultimi, nazione, quella crociata, che nel corso di
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
due secoli avrebbe modificato il corso principali città della Palestina, introdu-
della storia del Medio Oriente. cendo nuovi modelli architettonici, in
Le operazioni dei crociati in Palestina particolare quello romanico e gotico,
ebbero inizio a seguito di un celebre dis- insieme a nuove tipologie di edifici mili-
corso pronunciato da papa Urbano II al tari che avrebbero lasciato un segno inde-
Concilio di Clermont Ferrand nel lebile nella tarda architettura ayyubide.
488/1095 che ebbe come conseguenza, Frattanto il sistema feudale, mutuato da
nel 492/1099, la calata dell’esercito dei quello europeo, finiva con l’imporsi su
crociati su Gerusalemme. Il sacco della tutto il territorio. Fino ad allora la Pale-
città venne seguito da un atroce massacro: stina era stata inglobata dai vari domini
secondo alcune testimonianze le vittime che si erano succeduti nella regione; ades-
furono 70.000. Molte delle città della so, per la prima volta nel corso della sua
Palestina caddero una dopo l’altra in storia, otteneva lo status di entità politica
mano agli invasori, mentre il sud del lito- indipendente: nasceva infatti il Regno
rale rimase in mano fatimide. L’occupa- Latino di Gerusalemme.
zione della Palestina non ebbe tuttavia Portato a termine il piano concepito dagli
delle conseguenze sotto il profilo demo- zankidi – l’unificazione del triangolo siria-
grafico, nonostante la natura colonizza- no formato da Damasco, Aleppo e Mosul
trice di questa conquista, poiché gli euro- con l’Egitto – l’ayyubide Sâlah al-Dîn
pei non riuscirono ad organizzare una riuscì a serrare in una morsa il regno cro-
vera e propria emigrazione in Palestina. ciato di Gerusalemme. La battaglia di Hit-
La campagna rimase pertanto palestinese tin, combattuta nel 583/1188, fu la vit-
e vi si trasferirono molti abitanti delle toria definitiva sui crociati e condusse alla
città; i crociati si concentravano invece riconquista di Gerusalemme e di gran
nelle cittadelle e nei luoghi fortificati. parte della Palestina.
La Palestina divenne presto simbolo delle L’epoca ayyubide (583/1187-648/1250) è
lotte tra Oriente musulmano e Occiden- caratterizzata dagli sforzi per riconquistare
te cristiano e la caduta di Gerusalemme la restante parte della Palestina e per recu-
in mano ai crociati venne considerata perare quella facies culturale che le era pro-
come il crollo del mondo islamico sotto i pria, riallacciando i rapporti con il resto del
colpi dell’Occidente; viceversa l’Orien- territorio arabo, in particolare con la Siria
te islamico iniziò a vedere nella solleva- e l’Egitto. La Palestina venne suddivisa in
zione contro i crociati la volontà di resi- quattro distretti: la regione in mano ai cro-
stere all’Occidente. ciati, rappresentata dalla striscia costiera tra
Gravi furono, in questo periodo, i danni Tiro e Giaffa, e le tre regioni ayyubidi, vale
inferti dai crociati su tutto il territorio: a dire quella meridionale, subordinata all’E-
non è sopravvissuta alcuna architettura gitto, quella settentrionale, comprendente
del periodo precedente quello crociato, l’area tra Gerusalemme, Tiberiade e la
ad eccezione del Haram al-Sharîf. L’atti- Galilea e dipendente da Damasco e infine
vità edilizia promossa dai crociati scon- la restante appartenente all’emirato di
volse l’aspetto di Gerusalemme e delle Kerak, nella Giordania orientale.
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
la costruzione di una rete di khân lungo le restabile ascesa degli ottomani. Così,
vie principali, seguiti a breve distanza da per quattro secoli, la Palestina sarebbe
una serie di stazioni postali tra il Cairo e diventata parte integrante dell’immen-
Damasco. La Palestina godette, sotto il so impero ottomano, crogiuolo di lin-
dominio mamelucco, di una fioritura cul- gue, nazionalità e culture. La domina-
turale eccezionale, favorita dalla tranquil- zione ottomana della Palestina può
lità politica. Dopo avere respinto il peri- essere suddivisa in quattro periodi: il
colo crociato fu possibile per la prima primo, durante il quale si diffusero cen-
volta occuparsi di questioni che non fos- tri di potere locale, per lo più di origi-
sero quelle militari e furono costruite ne beduina, cui si appoggiava il dominio
numerose madrasa, zâwiya, ribât, sabîl e ottomano. Il secondo, segnato dall’im-
moschee. provvisa ascesa di un sovrano esterno,
Gerusalemme fu la città che più di ogni Fakhr al-Dîn Ibn Ma‘nî, emiro del
altra trasse vantaggio dalla dominazione Monte Libano, che governò fino al
mamelucca: la maggior parte dei sultani 1045/1636, anno in cui l’autorità cen-
e degli emiri che vi si recarono in visita la trale ristabilì il controllo diretto sulla
imbellirono con le loro dimore, con isti- regione nominando due governatori a
tuzioni scientifiche e benefiche, trasfor- Damasco e Sidone. Il terzo periodo è
mandola in un importantissimo centro di rappresentato dalla comparsa del primo
cultura al punto tale da divenire la meta principato arabo semi-indipendente al
prediletta degli studiosi e di chiunque comando della famiglia zaydanide e di
ricercasse il sapere. Nelle sue moschee una decina di capi contadini: è l’epoca
studiarono decine di dotti e di celebri sufi di Ahmad al-Jazzâr, wali di Acri, dive-
dell’epoca mamelucca. I waqf furono assai nuto un eroe nazionale per avere oppo-
generosi nell’assicurare economicamente sto resistenza a Napoleone Bonaparte
la sussistenza di queste istituzioni. I nel 1214/1799 quando gli appetiti degli
mamelucchi tuttavia non si mostrarono europei verso la Palestina si erano ri-
avari nei confronti delle altre città, come svegliati. Il quarto periodo, infine, è quel-
Hebron, Safed, Acri e Gaza. Furono re- lo coincidente con il XIII / XIX secolo,
staurati numerosi edifici sacri in tutta la durante il quale il potere centrale tentò
regione e capita sovente di imbattersi in di attuare delle riforme istituzionali
un maqâm di cui si scopre che la costru- (tanzimat). Muhammad ‘Alî frattanto
zione, ricostruzione o restauro erano stati attaccava e riusciva ad annettere la
opera di un sultano o di un emiro mame- Palestina all’Egitto tra il 1246/1830-
lucco. 1831. Nella seconda metà del XIX seco-
La battaglia di Marj Dabîq (922/1517), lo si aprirono le porte agli influssi occi-
nel nord della Siria, pose fine alla dinas- dentali, ai movimenti missionari; in
tia mamelucca, conseguenza estrema da seguito, le aspirazioni sioniste alimenta-
una parte dell’indebolimento della loro rono la migrazione degli ebrei verso la
amministrazione politico-economica, Palestina. Con la conclusione della
dall’altra della contemporanea ed inar- Prima guerra mondiale e la caduta
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
Gerusalemme, da un
mosaico bizantino del
VI secolo (la più antica
rappresentazione della
Città Santa), Chiesa
di San Giorgio,
Madaba, Giordania.
Gerusalemme, terzo luogo santo dopo la bre fin dai primordi dell’islam e la takiy-
Mecca e il Haram del Profeta a Medina. ya di Gerusalemme dagli inizi del perio-
Gerusalemme è inoltre prossima al do ottomano si prendeva cura di tutti i
Haram al-Ibrahîmî, dove si trova la tomba fedeli che visitavano la Palestina. Si diffu-
del padre di tutti i profeti, e al luogo nata- sero anche numerosi alloggi per i sufi,
le di Gesù Cristo. dalle forme e dai colori più diversi, de-
Nessun paese islamico raccoglie un nume- stinati ad ospitare gli adepti che conti-
ro analogo di luoghi sacri, essendo la nuavano ad affluire incessantemente.
Palestina la patria e la culla delle tre reli- Talvolta si faceva coincidere il pelleginag-
gioni monoteistiche. Per questo motivo i gio con le feste più importanti, quali
musulmani sono soliti, dopo avere com- quella di Nabî Mûsâ (Mosè), oppure quel-
piuto il pellegrinaggio alla Mecca, visita- la di Nabî Sâlih; talvolta vi ci si recava per
re Gerusalemme per perfezionare la loro adempiere a un voto o per fare una pro-
esperienza spirituale. Durante questa visi- messa a Dio.
ta colgono anche l’occasione per rendere I califfi, i sultani, gli emiri non si sottrasse-
omaggio agli altri luoghi sacri, in primis ro a queste pratiche e quasi tutti visitarono
alla città di Hebron. Per questa ragione i luoghi santi della Palestina: pregarono
numerosissimi sono i caravanserragli in davanti al mihrâb della moschea al-Aqsa,
tutta la regione: quello di Hebron è cele- elargirono elemosine ai poveri, istituirono
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
waqf, costruirono moschee, madrasa, qubba, ria musulmana della Palestina. I testi sulle
zâwiya al fine di procurarsi la ricompensa “virtù” continuarono a essere letti nel
celeste o il perdono divino. corso del tempo e in modo particolare
I testi letterari dedicano molte pagine alle nei periodi mamelucco e ottomano.
virtù di questa terra e si dilungano in det- Numerosi centri di studio sorsero intor-
tagliate descrizioni. La letteratura di viag- no alla moschea al-Aqsa e Gerusalemme
gio abbonda di notizie e di carte per faci- divenne un polo d’attrazione per i più
litare il cammino dei viandanti e nel IV/X importanti letterati del mondo musulma-
secolo vengono divulgati testi sulle “virtù” no. Questo sviluppo raggiunse l’apice nel
di Gerusalemme o dell’intero Bilâd al- periodo mamelucco, quando si contava-
Shâm. Questi antichi scritti riferivano no più di cento madrasa e istituzioni edu-
inoltre quali califfi, Compagni del Profe- cative. Attirando i principali sapienti del
ta, e quali dotti vi si fossero recati, quali mondo islamico e i loro allievi, Gerusa-
santi fossero venerati in quei luoghi, dove lemme si trasformò in una tappa obbliga-
fossero sepolti, quali avessero partecipa- ta lungo il cammino del sapere.
to alla conquista di queste terre. Narra- Come spesso accade per i principali luo-
vano anche tutti i fatti principali della sto- ghi sacri, gli asceti vi vennero a riscoprire
Gerusalemme,
cupole e minareti della
città vecchia
(© A. F. Kersting).
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
Sono numerosi i fattori che possono spie- festo, fame/sazietà, sonno/veglia), e infi-
gare l’inesorabile diradarsi delle grandi ne l’appagamento (la sofferenza che divie-
figure del sufismo. Tra questi, il timore ne fonte di piacere). La liberazione lo con-
dei dottori della legge di veder deviata la duceva all’annullamento di sé.
purezza e la semplicità della religione, la Poiché le capacità umane variano da una
difficoltà della gente comune a compren- persona all’altra, questo difficile percor-
derne la dottrina e soprattutto la corru- so deve essere effettuato sotto la guida di
zione degli uomini politici che si adope- un maestro sufi (shaykh) che abbia rag-
rarono ad eliminare i loro oppositori con giunto già la rivelazione e la purezza.
la giustificazione di voler proteggere la Nonostante gli obiettivi finali fossero
religione e la sharî‘a. comuni, sorsero a Gerusalemme ben 70
Fece la sua comparsa un altro ordine di sufi, diversi ordini sufi (turûq) di cui furono
di cui l’imâm al-Ghazâlî (m. 505/1111) fondatori personaggi famosi come ‘Abd
figura come il rappresentante più illustre. al-Qâdir al-Jilanî (m. 561/1166) capo di
Visse per un periodo a Gerusalemme, dove quella della Qâdiriyya, Jalâl al-Dîn al-
le sue dottrine diedero il via a una nuova Rûmî (m. 672/1273) fondatore della
corrente di sufismo. Per costui l’intelligen- Mawlaniyya e altre ancora quali al-Naqs-
za umana era lo strumento più sofisticato habandiyya, al-Khalwâtiyya, al-Bastâmiy-
della compresnsione e della riflessione, ma ya e al-Shâdhiliyya.
non in grado di interpretare l’ordine divi- Si strinse un forte legame tra gli shaykh
no e la metafisica. Il solo modo per perve- sufi e i loro seguaci, e tra gli shaykh e
nire alla Verità era il sufismo che faceva le dinastie regnanti: fu quindi assai forte
appello al cuore e all’intuizione (ma non il sostegno dei sovrani nei confronti di
allo spirito) per raggiungero il Vero, cosa zâwiya, khanqa e ribât. I sufi, in cambio,
possibile a verificarsi solo attraverso la puri- appoggiavano il governo.
ficazione e l’ispirazione. La purificazione Nel periodo mamelucco e in quello otto-
dell’anima non era accessibile ai più, in mano restano numerose testimonianze
quanto comportante sforzi, grandi sacrifici della presenza del sufismo in decine e
e sofferenze, in quanto allontanava il cre- decine di edifici e monumenti.
dente dalla prosperità mettendone a dura In seguito il sufismo entrò in un periodo
prova l’anima. Colui che cercava la Verità di stasi e i maestri dell’epoca tarda prese-
doveva passare per tre diversi stadi: quello ro a plagiare i più semplici e a limitare il
di accolito, di oblato e di adepto. L’aspi- ruolo dell’ascesi e dell’adorazione; sor-
rante sufi doveva attraversare una serie di sero inoltre dei violenti conflitti tra que-
passaggi per raggiungere la vera conoscen- sti gruppi e i dottori della legge.
za dell’essenza divina: il risveglio (l’abban-
dono dell’indifferenza), il pentimento, il I luoghi santi e il sapere
ritorno a Dio, la purezza (la rinuncia a ciò I luoghi sacri non furono terreno fertile
che è illecito), la volontà, la rinuncia (il di- solo per il sufismo: vi accorreva da ogni
stacco dai piaceri dei sensi), l’integrità (la dove un folto numero di sapienti e di stu-
coincidenza degli opposti: nascosto/mani- diosi in viaggio alla ricerca del sapere. Il
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
sapere ha un’enorme rilevanza nel credo Per i numerosi fattori richiamati prece-
islamico, poiché i primi versetti del Cora- dentemente (la città santa, la prima qibla,
no incitano proprio alla conoscenza. Dio il Viaggio Notturno, il luogo in cui
si rivolse al Suo Inviato con le seguenti avverrà la Resurrezione, l’ultima dimora
parole: “Grida, in nome del tuo Signore, dei Compagni del Profeta) Gerusalemme
che ha creato, ha creato l’uomo da un divenne meta di tutti i sapienti del mondo
grumo di sangue! Grida! Ché il tuo Sig- musulmano, lì giunti o per visitarla o per
nore è il Generosissimo, Colui che ha risiedervi. La città figurava, insieme al
insegnato l’uso del calamo, ha insegnato Cairo, a Damasco, a Baghdad, a La Mecca
all’uomo ciò che non sapeva” (XCVI, 1- e a Medina, tra i luoghi per i quali dove-
5). Il Corano inoltre attua una distinzio- va necessariamente passare qualsiasi stu-
ne tra i dotti e il volgo quando recita: “Dì: dioso degno di rispetto per attingere
son forse uguali quelli che sanno e quelli conoscenze e per discutere con i sapien-
che non sanno?” (XXXIX, 9). L’Inviato ti. Queste città continuarono ad essere
dell’islam spronò sempre la ricerca del sempre centri del sapere, nonostante guer-
sapere anche qualora bisognasse andarla a re e distruzioni, come nel caso di Bagh-
cercare in un luogo lontanissimo come la dad, invasa dai mongoli o Gerusalemme,
Cina, la parte più remota del mondo attaccata dai crociati; neanche le difficoltà
conosciuto a quel tempo. politiche che affliggevano il mondo isla-
Il conseguimento del sapere rende quin- mico riuscirono a fiaccare l’energia di
di indispensabile intraprendere viaggi questi centri della cultura nei secoli IV-
verso le sue sorgenti: non v’è elogio più V/XI-XII e ad arrestare il progredire
gradito di questo: “ha viaggiato molto ed delle scienze.
è stato discepolo dei principali sapienti La moschea era – e in una certa qual
della terra”. Il costume di mettersi in misura è ancora – uno dei principali cen-
viaggio comparve già nel secolo I/VII-VIII, tri di diffusione del sapere nell’islam, poi-
quando i Compagni di Maometto si reca- ché oltre ad essere luogo di culto era
rono in Iraq, in Siria e in Egitto: pochi anche quello in cui, sin dai tempi dell’In-
furono quelli che rimasero nel Hijâz. Tra viato di Dio, si studiava. Le Grandi Mo-
le personalità più famose che intraprese- schee delle capitali dell’islam svolsero un
ro viaggi figurano gli studiosi di hadîth. ruolo fondamentale nella diffusione del
Il viaggio era fortemente sollecitato anche sapere e delle conoscenze. Le fonti stori-
dal dovere di effettuare il pellegrinaggio che forniscono i nomi di questi sapienti,
alla Mecca e a Medina, uno dei cinque tra i quali ricordiamo, a titolo d’esempio,
pilastri dell’islam. Talvolta alcuni sapien- i due Compagni del Profeta: ‘Ibâda Ibn al-
ti si stabilivano in una delle città sacre Samat (m. 34/654), primo qâdî di Geru-
comprese nel percorso del loro viaggio e salemme e della Palestina, cui il califfo
venivano quindi definiti mujâwir. L’incon- ‘Umar conferì l’incarico di insegnare
tro tra sapienti e lo scambio di idee, in anche a Gerusalemme, dove abitò e morì.
nome di questa sete di sapere, fu sempre Shadâd Ibn ‘Aws (m. 58/677-678), l’imâm
incoraggiata. al-Awza‘î, Sufyân al-Thawrî, l’imâm
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
al-Layth Ibn Sa‘d, l’imâm al-Shâfi’î e tanti si che giunsero a Gerusalemme in quel
altri ancora figurano tra i giuresperiti più periodo citiamo l’imâm Muhammad Ibn al-
importanti. Walîd al-Tartûshî al-Andalusî (m.
Nei secoli IV-V/X-XI la moschea al-Aqsa 520/1126), Abû Hamîd al-Ghazâli, che si
fu il centro di questa fervida vita cultura- ritirò nella moschea al-Aqsa, vivendo
le, ove soleva riunirsi l’élite degli studiosi presso la madrasa al-Nasiriyya ove compo-
locali insieme a quelli provenienti dalle se numerose opere. Vanno ricordati anche
diverse parti del mondo islamico. Fu qui il cufano Abû Ghanâ’im Muhammad Ibn
che si distinse Muhammad Ibn Ahmad al- Maymûn, Abû ‘Abd Allah al-Dibâjî al-
Muqaddasî (m. 380/990), autore di una ‘Uthmâni, l’ottomano, l’imâm Abû al-
meravigliosa enciclopedia geografica nota Faraj al-Shirâzî. I dibattiti e le dispute co-
con il titolo Kitâb ahsan al-taqâsîm fî- stituivano il cuore dell’insegnametno, e
ma‘rifat al-aqâlîm (“Migliori strumenti per la Gerusalemme poteva inorgoglirsi di anno-
conoscenza dei territori”). A costui si aggiun- verare tanti grandi studiosi. Al-Ghazâlî si
gono Abû al-Fadl ‘Alî Ibn Tâhir al-Maqdisî lamentava che nella moschea al-Aqsa vi
(m. 507/1112), il celebre professore e fossero solo 360 insegnanti. I dibattiti non
giurista Nasîr al-Maqdisî (m. 490/1096) erano circoscritti solo alla teologia musul-
e ‘Atâ’ al-Maqdisî. Tra i personaggi famo- mana, ma si estendevano anche a quelle
Moschea al-Aqsa,
veduta con la facciata
principale,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
delle religioni del Libro. Ibn ‘Arabî (m. Le madrasa erano conosciute con il nome
543/1148) descriveva così questi incon- dei loro fondatori e spesso con quello
tri: “Discutevamo con gli appartenenti alla degli shaykh. Le madrasa si occupavano in
Karramiyya, alla Mu‘tazila, alla Mushab- modo specifico dell’insegnamento delle
baha, con gli ebrei, e litigavamo con i cri- quattro scuole giuridiche musulmane e in
stiani”. linea di massima appartenevano ad una di
I temi dibattuti riguardavano la teologia, esse. I waqf sostenevano finanziariamente
le fonti del diritto e il califfato. Gli argo- gli studenti volenterosi ma indigenti,
menti che venivano studiati erano quelli mentre l’amministrazione delle spese
legati alle scienze del Corano e del hadîth correnti provvedeva alla madrasa e al paga-
e alle numerose discipline secondarie; mento degli insegnanti.
non mancavano insegnamenti di gram- I compiti all’interno della madrasa erano
matica e sintassi, letteratura, retorica, di due tipi: pedagogici e amministrativi.
poesia e così via. Questi sapienti non Quelli pedagogici, come ad esempio quel-
chiedevano un compenso per il loro lo dello shaykh della madrasa e dell’inseg-
insegnamento: secondo l’usanza, impar- nante capo, erano attribuiti per contratto
tivano le lezioni all’interno della moschea ad eruditi di chiara fama. L’insegnante
al-Aqsa con gli studenti tutti intorno. rilasciava ai suoi discepoli un certificato
Altri si sedevano nei pressi di qualche chiamato ijâza, che significa “licenza”, per
colonna, che prendeva quindi il nome del divulgare i suoi testi. Con l’insegnante
maestro. Alcune lezioni venivano impar- v’erano uno o più assistenti che lo aiuta-
tite all’aperto quando le condizioni vano a risolvere i problemi degli studenti
atmosferiche lo consentivano, e le lezio- in difficoltà. Tra gli incarichi amministra-
ni non erano legate a schemi fissi o a rigi- tivi vi era quello del direttore della madra-
di programmi. sa: costui amministrava le donazioni, il
All’insegnamento impartito a Gerusalem- pagamento dei salari a studenti e docen-
me venne inferto un colpo mortale dalla ti, l’acquisto di quanto necessario, la cura
conquista crociata del 492/1099. Molti e il mantenimento dell’edificio. Tra gli
dotti citati dalle fonti storiche vennero impiegati amministrativi v’erano anche il
massacrati. Quando l’ayyubide Sâlah al-Dîn bibliotecario, il vicedirettore, il domesti-
liberò Gerusalemme nel 583/1187, rac- co e l’addetto ad accendere le lanterne.
colse intorno a sé i sapienti, li trattò con Nonostante i luoghi del sapere continuas-
benevolenza ed istituì waqf per le madrasa, sero ad essere operativi nel secolo V/XI e
le case coraniche e le zâwiya, così come per in quelli successivi, i metodi cambiarono,
il mantenimento della moschea al-Aqsa divennero più rare le discussioni e le dia-
come centro di monito e guida. Anche se tribe, scemò il desiderio di innovazione e
le madrasa si erano insediate a Gerusalem- la ripetitività ebbe la meglio sullo spirito
me poco prima dell’occupazione crociata, scientifico. Nelle epoche ayyubide e
solo in epoca ayyubide si moltiplicarono, mamelucca tutto si basava sulla memo-
radicandosi, infine, e acquistando grande rizzazione, sino a giungere, in epoca otto-
importanza in epoca mamelucca. mana – in modo particolare alla fine di
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La Palestine islamica: storia, politica e religione
51
L’ARCHITETTURA E LE ARTI DELLA PALESTINA ISLAMICA
Yusuf Natsheh
periodo ottomano c’è Gaza, sede del san- a vela o a botte, sull’utilizzo delle colon-
giaccato, ove risiedeva la famiglia al- ne e di materiali come l’intonaco e lo
Radwân, che governò la Palestina assicu- stucco, conobbe una battuta d’arresto: i
rando l’organizzazione delle carovane di soffitti si appiattirono e vennero a pog-
pellegrini provenienti dalla Siria. Nel giare su sostegni metallici.
secolo X/XVI la cultura artistica e archi- In questo periodo (1256/1840-1336/1917)
tettonica ottomana si irradiò alle città l’architettura subì l’influsso di quella
rimaste nell’ombra durante il periodo europea – in un momento in cui le poten-
mamelucco, come Tiberiade, in cui ven- ze occidentali manifestavano i loro inte-
nero costruite moschee, erette mura e ressi nei confronti della Palestina. Mal-
collegamenti stradali con gli altri centri grado i sistemi costruttivi moderni si
della Palestina. Tutto ciò ebbe inizio andassero ad affiancare a quelli antichi, la
durante il regno di Dâhir ‘Umar, che pietra rimase il materiale prediletto.
ampliò le relazioni culturali con le città Sarebbe ardua impresa distinguere con
periferiche come Shefar’am, Acri e Haifa. precisione le particolarità dello stile arti-
Agli inizi del XII/XVIII secolo Ahmad stico e architettonico di questo o di quel
Pasha al-Jazzâr rivolse le sue attenzioni ad periodo. Ciò si deve al fatto che l’archi-
Acri, che circondò di mura, quelle stesse tettura e le arti decorative islamiche in
mura che resistettero all’attacco sferrato generale attingevano a fonti analoghe e
da Napoleone e che sono ancor oggi visi- che la caduta o il mutamento dell’ordina-
bili. Al-Jazzâr fece inoltre costruire la mento politico non comportava necessa-
Grande Moschea al centro della città, un riamente il mutamento o l’abbandono
capolavoro dell’architettura ottomana, totale dei modelli e degli stili architetto-
sûq, hammâm e servizi di utilità pubblica, nici precedenti. Numerosi stili sono
primi tra tutti i caravanserragli. sopravvissuti e si sono sviluppati nel corso
Le altre città come Giaffa e Haifa furono dei differenti periodi, perchè rispondeva-
partecipi delle iniziative ottomane, ma no in modo appropriato alle varie esigen-
meno rispetto a Hebron e Nablus. Di ze della società. Tuttavia, per la presenza
fatto, nella maggior parte delle città sia di elementi comuni sia di elementi
palestinesi il fervore architettonico otto- peculiari nelle scuole artistiche islamiche,
mano fu legato al mecenatismo delle è possibile distinguere – nonostante la dif-
famiglie locali cui era stata affidata l’am- ficoltà nel poterli enucleare – alcuni trat-
mistrazione: in seguito queste famiglie ti tipici di una determinata epoca, seppur
godettero di una crescente autonomia ma manifestantisi in diverse declinazioni.
quando tentarono di svincolarsi comple- Per quanto concerne i caratteri generali
tamento dall’impero vennero annientate: dell’architettura e delle arti islamiche
rimasero però in piedi le opere da loro della Palestina, essi non differiscono da
commissionate. quanto si trova in Egitto e in Siria in epoca
Negli ultimi decenni della dinastia otto- omayyade, fatimide, ayyubide e mame-
mana, il modo di costruire tradizionale, lucca poiché in quei secoli la Palestina
basato essenzialmente sull’uso delle volte costituiva, con queste regioni, un’unica
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L’architettura e le arti della Palestina islamica
geometriche e vegetali posti sulle faccia- L’importanza religiosa del paese e l’e-
te degli edifici, cupole basse in sostitu- sistenza di città come Gerusalemme e
zione di quelle mamelucche più elevate, Hebron ha altresì contribuito a conferire
porticati con più campate costituite da all’architettura palestinese una fisionomia
volte poggianti su colonne, addossati alla tutta particolare. Un rapido sguardo
facciata degli edifici più importanti. Com- all’architettura di Gerusalemme e di
parvero nuovi tipi di fontane monumen- Hebron è sufficiente per notare quanto
tali, come quelle recintate di Solimano il essa si differenzi non solo rispetto a quelle
Magnifico e le khalwâ poste sulla spianata del Cairo, di Damasco e di Aleppo ma
della Cupola della Roccia. anche da quella di Nablus e Gaza.
Nonostante la presenza di questi caratte- L’Haram al-Sharîf a Gerusalemme e
ri generali, nell’architettura della Palesti- l’Haram al-Ibrahîmî a Hebron divennero,
na è tuttavia possibile osservare alcuni sotto il profilo dello sviluppo urbano, il
segni peculiari che finiscono con il distin- fulcro delle due città: in prossimità di
guerla da quella dell’Egitto e della Siria. questi luoghi santi si ebbe infatti una con-
La prima è la predominanza di costruzio- centrazione eccezionale di edifici e di fon-
ni semplici e di più piccole dimensioni ri- dazioni religiose, e di conseguenza una
spetto a quelle del Cairo, di Aleppo o di densità costruttiva su una superficie molto
altre città egiziane o siriane (eccezion fatta ristretta, che finì con il condizionare in
per il periodo omayyade). Inoltre, certi modo determinante – soprattutto a
monumenti non presentano alcuna delle Gerusalemme – i progetti architettonici
caratteristiche architettoniche osservabi- mamelucchi, che solitamente si basavano
li invece nelle altre città sugli edifici della su schemi applicabili a spazi più aperti.
stessa epoca. Gli edifici furono pertanto concepiti a più
Seppur territorio di piccole dimensioni, piani o attaccati l’uno all’altro: raramente
circondato da vasti imperi e culture che si trovava un edificio isolato, con le quat-
hanno assunto un ruolo fondamentale tro facciate bene in mostra come accade-
nella storia, la Palestina è riuscita a pre- va al Cairo e nelle altre città egiziane e
servare le sue peculiarità, assorbendo siriane.
tutavia le influenze artistiche dei paesi Gerusalemme attirò, per via della sua
vicini; questo spiega perchè certi tratti importanza religiosa, ma anche del suo
architettonici e artistici della Palestina clima temperato, una serie di emiri
trovino la loro origine al Cairo, a Dama- mamelucchi che vi si trattennero
sco e ad Aleppo. piacevolmente, preferendola ad altre
Un altro fenomeno che si riscontra città. Fu così che moltissimi edifici, legati
nell’architettura islamica palestinese è la in larga misura al sufismo, come pure
pratica, molto diffusa, del riutilizzo di ribât e caravanserragli, per accogliere pel-
materiali da costruzione o di elementi legrini e mercanti, furono commissionati
decorativi quali pietre, frammenti di da questi emiri.
marmo, colonne; a volte è un intero sito Concludendo, nell’architettura islamica
ad essere restaurato e riusato. della Palestina si riflettono, con diverse e
58
L’architettura e le arti della Palestina islamica
Le arti applicate
Le arti applicate, la produzione di manu-
fatti in metallo, legno, ceramica e vetro,
di miniature e manoscritti coranici, di
mosaici, è direttamente proporzionale
all’importanza assunta dalle dinastie e
dalle famiglie che governarono nelle
diverse epoche in Palestina e che risenti-
rono dell’influenza dei paesi vicini come Lampade a olio in
l’Egitto, la Siria e la Turchia. tratti assolutamente peculiari, come ad ceramica dal palazzo
Il più antico stile ornamentale islamico si esempio gli elementi vegetali e geome- omayyade di Khirbat
al-Mafjar a Gerico,
trova nella Cupola della Roccia. Risalen- trici che vi vengono rappresentati: Museo Rockefeller
te all’epoca omayyade, esercitò un’in- palme, foglie di acanto e di vite, rami, (39-402, 40-1402,
fluenza considerevole sui futuri sviluppi pigne, cerchi, quadrati, triangoli, poli- 43-208), Gerusalemme
goni di varia specie, linee rette, oblique, (© Sonia Halliday
dell’arte islamica ed è il primo esempio Photographs,
in cui se ne riflette tutta la coerenza. ondulate, eleganti iscrizioni in calligra- foto D. Silverman,
fia cufica con i relativi segni diacritici, per gentile concessione
Il mosaico vasi di fiori, capitelli. Questi elementi dell’Autorità delle
Antichità Israeliane).
La produzione musiva omayyade rag-
giunge le sue vette più elevate proprio in
Palestina: oltre a quelli della Cupola
della Roccia figurano i mosaici della
moschea al-Aqsa e del palazzo di Hishâm
a Gerico, paragonabili per splendore a
quelli della Grande Moschea di Damas-
co, di alcune moschee omayyadi in Siria
e dei palazzi del deserto giordano. Que-
sta eccezionale tradizione musiva si è pro-
tratta per lo meno sino al periodo fati-
mide. Nonostante sotto il profilo
stilistico i mosaici omayyadi siano debi-
tori al retaggio artistico bizantino, essi
tuttavia sono contraddistinti da alcuni
59
L’architettura e le arti della Palestina islamica
Ebanisteria
L’ebanisteria procedette di pari passo con
l’arte musiva omayyade, fino all’epoca
ottomana. I frammenti di legno lavorato
presenti nella moschea al-Aqsa, nella
Cupola della Roccia, nel Museo Islamico
del Haram al-Sharîf e nel Museo Archeo-
logico della Palestina (Museo Rockfeller)
ne confermano la posizione e l’impor-
tanza da un punto di vista sia funzionale
sia decorativo.
Il legno rappresentava – e continua a rap-
presentare – uno dei principali materiali
da costruzione, la cui importanza era
emersa già in epoca più antica: veniva
impiegato per le travi dei soffitti, per le
ante delle porte, per le mashrabiyya, ossia
i graticci che proteggono finestre e bal-
coni, e che rappresentano uno degli ele-
menti più caratteristici dell’architettura
urbana islamica.
La più antica struttura architettonica in
legno che ci sia rimasta è il guscio inter-
no della Cupola della Roccia, risalente al
Khirbat al-Mafjar, decorativi vengono disposti o per sim- periodo fatimide: la Cupola della Roccia
mosaico presso i bagni metria o per contrasto. era costituita da due cupole in legno, una
del palazzo,
particolare, Gerico Questa scuola si distinse per l’uso del esterna e una interna, separate da un’in-
(© Sonia Halliday verde scuro come sfondo degli elementi tercapedine spessa circa un metro e
Photographs, decorativi e per l’uso dell’oro per creare mezzo; quella esterna venne poi rimossa
foto D. Silverman). equilibrio e accordare tra loro i toni e gli dopo i lavori di restauro negli anni Ses-
elementi decorativi. Questi mosaici santa. Il recinto, di epoca ayyubide, che
hanno dato spunto a numerosi studi e a circonda la roccia è anch’esso in legno.
molteplici interpretazioni: alcuni studio- Le porte lignee della moschea al-Aqsa e
si hanno voluto riconoscere in questi ele- della Cupola della Roccia, come pure di
menti la riproduzione del paradiso così quelle del Haram al-Sharîf, datano al
come descritto nel Corano, altri li hanno periodo mamelucco e ottomano. Magni-
60
L’architettura e le arti della Palestina islamica
Corano e il suo prestigio nel mondo isla- alle fondazioni sûfî ma con l’avvento della
mico sollecitò gli artisti musulmani più stampa questi furono trasferiti ai musei.
devoti a realizzare i propri esemplari del Il Museo Islamico custodisce una serie di
libro santo. Questi tagliavano inizialmen- preziosi manoscritti coranici, in alcuni dei
te il foglio secondo le dimensioni richie- quali il testo arabo è accompagnato dalla
ste, dimensioni che variavano da alcuni traduzione a fronte persiana. Alcuni fogli
centimetri a più di un metro (come nel di questi manoscritti contengono infor-
caso del Corano di Barsbay conservato al mazioni storiche preziose sul copista del
Museo Islamico, le cui dimensioni sono di manoscritto, sul suo possessore, su chi l’a-
circa 110 × 190 cm, donato alla moschea veva letto; talvolta riportano anche altre
al-Aqsa nel 221/835-836). Dopo il taglio eulogie come “Iddio conceda la sua grazia
della carta si apponevano le scritte, quin- a chi legge questo scritto”. Era usanza che
di il revisore verificava con precisione la i governatori e i sultani donassero taluni
correttezza di ogni lettera, parola, pausa, esemplari alle moschee e alle madrasa.
vocale, e solo dopo questo controllo
minuzioso aveva inizio l’opera del deco- Ceramica
ratore, che interveniva soprattutto all’i- Tra le produzioni artistiche che divenne-
nizio di ciascuna sura e laddove avveniva ro famose in Palestina spicca quella delle
la divisione dei versetti. piastrelle di ceramica, meglio nota con il
La parte più importante dell’operazione nome di qashânî, da Qashan, città dell’I-
riguardava la sura di apertura del Corano ran dove nacque quest’arte, ben presto
(al-Fâtiha) e le sezioni introduttive dei esportata dalla Persia alle altre parti del
capitoli, dove l’artista mostrava al meglio mondo islamico, in modo particolare
le proprie capacità e le proprie doti nella nelle città dell’Asia minore, come Bursa,
decorazione sia a carattere vegetale sia Iznik, Kutahya. Da lì, durante il periodo
geometrico. Interveniva quindi il dorato- ottomano, giunse a Gerusalemme un
re che decorava con acqua d’oro alcune gruppo di valenti ceramisti che introdus-
parti determinate del Corano. Infine il se in Palestina i principi di quest’arte,
manoscritto passava nelle mani del rile- soprattutto per ornare la Cupola della
gatore che si preoccupava di fissare il Roccia. Il riflesso di tale produzione si
manoscritto tra due rigide copertine di può ancora osservare nei sûq di Gerusa-
cuoio riccamente decorate. Per la scrit- lemme, Hebron e Gerico, dove le cera-
tura del manoscritto coranico venivano miche abbondano in varie forme e tipo-
utilizzati i migliori tipi di inchiostro, che logie: piatti, brocche, bicchieri e altri
solitamente era nero, ma talvolta accom- prodotti dell’artigianato palestinese molto
pagnato da quello rosso e bianco per alcu- ricercati dai turisti. In questa produzione,
ni segni o parole. Si adottavano vari tipi oltre a soggetti decorativi islamici antichi,
di scrittura: cufica, naskhî, ta‘lîq, nasta‘liq, fanno la loro apparizione anche raffigu-
maghrebino-andalusa, persiana, thulûth, razioni religiose cristiane di episodi
ruq‘a. Sino a un’epoca recente si usava evangelici, come il miracolo della mol-
donare questi manoscritti alle moschee e tiplicazione del pane e dei pesci, o la rap-
62
L’architettura e le arti della Palestina islamica
La Cupola della
Roccia, cupola,
particolare del
tamburo, finestre con
decorazione in stucco
con vetri colorati,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
tuata a livello della strada veniva protetta La realizzazione di queste finestre richie-
da griglie in metallo di elegante fattura, de molta pazienza e una particolare abi-
se invece era situata a un piano superiore lità, come pure l’intervento di numerosi
veniva decorata in stucco. esperti. La prima fase della loro produ-
Questa produzione proseguì durante l’e- zione ha inizio con il calcolo delle dimen-
poca mamelucca continuando a essere sioni della finestra e con la lavorazione
praticata sia nel laboratorio della moschea dello stampo in legno; quindi si mescola
al-Aqsa sia per mano di esperti artisti il gesso e lo si versa nello stampo, che
locali. solitamente è circolare o rettangolare a
Di fatto queste finestre mostrano estrema terminazione emisferica. Lo stampo viene
eleganza e finezza esecutiva, in partico- poi deposto a terra sino a quando l’im-
lare quando le si guarda colpite dai raggi pasto si secca e si indurisce. La seconda
del sole, per la tinta che vengono ad fase consiste nel disegnare con una mati-
assumere le piccole tessere di vetro poste ta il contorno delle decorazioni da realiz-
come sfondo. Gli esempi più spettacolari zarsi sulla finestra, solitamente rappre-
sono sul tamburo della Cupola della Roc- sentate da motivi vegetali e forme
cia e nella fascia superiore della parete geometriche, e che nella maggior parte
meridionale della moschea al-Aqsa, nel dei casi erano anche accompagnate da
Museo islamico, e in altre costruzioni decorazioni calligrafiche che riportavano
palestinesi. versetti coranici o eulogie, o che regi-
64
L’architettura e le arti della Palestina islamica
stravano la data di produzione della fine- erano circa quindici zecche con sede a
stra o il suo restauro. Gerusalemme, Ramla, Tiberiade, Beisan,
Durante la fase successiva, quella che Zippori, Ashqelon, Gaza, Lod e altre città
richiede maggiore precisione, viene ese- che facevano circolare sul mercato locale
guita l’incisione e la cesellatura sulla base e su quello siriano monete in rame e in
del disegno desiderato: se la finestra sarà bronzo; a Gerusalemme si ebbe la prima
elevata di qualche metro sul livello della zecca durante il regno abbaside di al-
strada, allora l’intaglio dovrà essere obli- Ma’mûn (198/813-218/833). Durante il
quo affinché si possano vedere le decora- periodo tulunide venivano coniati dinari
zioni dal basso consentendo altresì alla d’oro, in epoca ikhshide e nei periodi di
luce di penetrare all’interno dell’edificio. dominio carmata e fatimide si coniavano,
Nella modellazione dello stucco vengono accanto ai dinari d’oro, quelli in argento.
usati minuti strumenti di precisione per- Su queste monete venivano incise formu-
ché ogni errore o distrazione significhe- le religiose, in particolare versetti cora-
rebbe dover ripetere lo stampo. Dopo aver nici e la professione di fede “non v’è altro
terminato l’accurato lavoro di intaglio si dio al di fuori d’Iddio e Maometto è il suo
giunge alla fase finale che consiste nell’in- Profeta”. Veniva anche menzionato il
serimento di piccole tessere di vetro colo- nome del sovrano che le aveva fatte conia-
rato come sfondo delle decorazioni in re, l’anno e il luogo dell’emissione. Que-
stucco: è in questa fase che si dimostra ste monete, anche se di piccole dimensio-
tutta l’abilità dell’artista che attribuisce ad ni, recano preziose informazioni storiche:
ogni elemento decorativo un colore pre- la scrittura usata e la fattura indicava il
ciso, in modo da ottenere, nella visione livello raggiunto nell’arte dell’incisione
complessiva, un’armonia generale di colo- in metallo.
ri. Solitamente la lavorazione di una fine- La produzione artistica della Palestina
stra di grandi dimensioni (140 × 350 cm) comprende inoltre meravigliosi tappeti
dura dai quattro ai sei mesi. per la preghiera, stoffe, vetri (come quel-
li prodotti a Hebron), terracotte (per le
Le monete quali si distingue Gaza), lavori in madre-
Il conio delle monete unisce l’elemento perla e in legno d’olivo. Il visitatore potrà
di carattere squisitamente artistico agli notare molti begli esemplari di queste arti
aspetti politici, culturali ed economici. quando passeggerà tra i sûq e i negozi di
Questa vide la luce in Palestina nei primi Gerusalemme, Betlemme, Hebron, Gaza,
anni del regno omayyade, quando vi Nablus.
65
PERCORSO I
La Cupola della
Roccia, veduta da
sud-ovest tra Qubba
al-Nahâwiyya e
una scuola coranica,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
67
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Gerusalemme è la città santa delle tre sostenitori della cultura pagana e gli ebrei
religioni monoteistiche – ebraismo, cri- che si mantenevano rispettosi delle tradi-
stianesimo e islam – venerata da centinaia zioni. Conseguenza delle rivolte dei giu-
di milioni di persone su tutta la terra. dei contro Roma (66-70, 132-135) fu che
Una città che non ha goduto solo fama e gli ebrei non poterono essere più ammes-
splendori ma che ha anche patito soffe- si a Gerusalemme. Tuttavia cristiani d’o-
renze e distruzioni. rigine romana – ma non ebrei – vivevano
Le testimonianze archeologiche attestano in città nel II secolo d.C. Dopo l’editto di
che il primo insediamento risale al Calco- tolleranza di Milano (313) e il Concilio
litico e alla prima Età del Bronzo (V e IV di Nicea del 325, Gerusalemme si impo-
millennio a.C.): il nucleo della città attua- se come un luogo di grande importanza
le, situato nel villaggio di Silwân, legger- per il cristianesimo. Sorsero quindi nume-
mente a sud rispetto al Haram al-Sharîf, rose chiese e il pellegrinaggio ai luoghi
venne fondato dai cananei (II millennio santi iniziò a divenire una pratica diffusa.
a.C.) che decisero di insediarsi presso l’u- Gli arabi musulmani conquistarono
nica sorgente d’acqua della zona. Gerusalemme nel 15/638 senza spargi-
La città si sviluppò nei secoli successivi e menti di sangue – cosa di cui vanno
si espanse: tuttavia, posta com’era tra orgogliosi -, guidati dal califfo ‘Umar Ibn
grandi imperi in lotta tra loro – rispetti- al-Khattâb, il quale stipulò un accordo
vamente nell’area del Nilo e in quella del- che assicurava protezione agli abitanti
l’Eufrate – e per il fatto che i sovrani loca- cristiani e ai loro beni. Il dominio musul-
li oscillassero tra queste potenze, il suo mano sulla città santa durò circa 14 seco-
territorio divenne oggetto di incursioni li passando nelle mani di numerose
esterne: la città venne distrutta più volte dinastie: gli omayyadi, i fatimidi, gli
e vide modificarsi frequentemente il suo ayyubidi, i mamelucchi e gli ottomani;
tessuto sociale, etnico e religioso. venne interrotto solo dal breve periodo
Gerusalemme fu saccheggiata dal babilo- (492/1099-583/1187) in cui la città
nese Nabuconodosor (587 a.C.), a capo divenne dominio crociato. L’esercizio
del nuovo impero, e la popolazione fu del potere musulmano su Gerusalemme
deportata a Babilonia; in seguito Ciro, re si distinse per la sua tolleranza nei con-
dei persiani, si impadronì della città ed fronti dei cristiani e per la generosità con
autorizzò (538 a.C.) la ricostruzione del cui si adoperò per imbellire nel corso del
Tempio di Gerusalemme consentendo agli tempo la città.
ebrei di tornare in Giudea, ponendo quin- Considerato che Gerusalemme è la terza
di fine al loro esilio babilonese. Alessan- città sacra dell’islam, dopo La Mecca e
dro Magno conquistò Gerusalemme nel Medina, i musulmani hanno prodigato,
332 a.C., e in seguito la città passò in nel corso dei secoli, sforzi e denaro per
mano alla dinastia tolemaica, a quella magnificarla, soprattutto concentrandosi
seleucide sino alla venuta dei romani, nel sulla zona del Haram al-Sharîf. Qui hanno
63 a.C. Nei circa due secoli precedenti innalzato costruzioni come moschee,
l’occupazione romana, la civiltà ellenisti- madrasa, zâwiya, khânqâ, ribât, tombe,
ca aveva pervaso Gerusalemme su tutti i sabîl, hammâm, sûq. La Cupola della Roc-
fronti, creando forti motivi di attrito tra i cia, edificata in epoca omayyade, se è a
68
PERCORSO I Gerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
Gerusalemme, veduta
generale da nord,
litografia di
D. Roberts (© Victoria
and Albert Museum,
Londra).
ragion veduta un capolavoro d’arte e d’ar- divenuta il centro di elaborazione del pen-
chitettura e uno dei principali simboli siero islamico, in particolare di quello
della civiltà islamica, occupa anche una sufi.
posizione di preminenza tra i tesori cul- Y.N.
turali dell’intera umanità.
Ad eccezione della Cupola della Roccia,
della Moschea al-Aqsa e di altri monu- I.1 HARAM AL-SHARÎF
menti sparsi nella città che risalgono al
periodo omayyade, la maggior parte delle
costruzioni islamiche di Gerusalemme
Nella zona sud-orientale della città vecchia di
furono erette nell’età successiva alle Cro-
Gerusalemme, occupa circa un sesto della
ciate, soprattutto durante il periodo
mamelucco (658/1260-992/1517). I sul- superficie della stessa, con i suoi 12 ettari. Le
tani e gli emiri mamelucchi promossero sue mura orientali e meridionali fanno parte
la costruzione di moltissimi edifici legati delle mura di Gerusalemme. L’accesso al Haram
al culto, all’istruzione e al commercio, al-Sharîf per i non musulmani avviene attual-
per il mantenimento dei quali non esitaro- mente solo dalla porta dei Maghrebini, dopo
no ad elargire delle generosissime dona- avere superato controlli di sicurezza che richie-
zioni. L’enorme impulso architettonico dono a volte molto tempo; l’uscita invece è pos-
fu dovuto anche al fatto che oltre a costi- sibile da una delle numerose porte del Haram.
tuirsi come meta di pellegrinaggio per i L’accesso al Haram è gratuito, mentre per la
musulmani, Gerusalemme era frattanto visita alla Cupola della Roccia, alla Moschea
69
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
Corano marocchino,
doppio frontespizio,
Museo islamico,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
zione delle acque e la costruzione di una
serie di fontane pubbliche.
Gli ottomani (922/1517-1336/1917)
contribuirono anch’essi allo sviluppo del
Haram, in modo particolare delle parti
prossime alla Cupola della Roccia.
Siccome l’Haram al-Sharîf contiene un
grande numero di monumenti legati alle
varie dinastie islamiche, la visita accurata
di tutti questi edifici avrebbe richiesto
molto tempo: è stato quindi necessario
selezionare per questo percorso i monu-
menti più indicativi e pregevoli sotto il
profilo architettonico.
Y.N.
All’interno del Haram al-Sharîf, nell’angolo Il museo è composto da due sale princi-
sud-occidentale. pali: la prima, mamelucca, era in passato
Orari di visita: dalle 8 alle 11 e dalle 13 alle una moschea ayyubide, costituita da una
14, eccetto il venerdì, le festività e nel mese di sala rettangolare che si estende da nord a
sud. La seconda risale all’epoca crociata e Corano marocchino,
Ramadan, durante i quali la visita è consenti- inizio di sura del
ta solo al mattino. L’Haram è chiuso negli orari si estende da ovest a est. Custodisce una Corano, Haram al-
di preghiera, che mutano leggermente a secon- rara collezione di frammenti lignei d’e- Sharîf, Gerusalemme.
da delle stagioni e oscillano tra le 11 e le
12.30 per la preghiera del mezzogiorno e tra
le 14 e le 15 per la preghiera del pomeriggio.
Il Museo Islamico è stato fondato nel
1341/1923 e si tratta pertanto di uno dei
primi musei di Gerusalemme. Espone
oggetti che sono frutto di donazioni
oppure che sono stati trasferiti al suo
interno dagli edifici del Haram al-Sharîf
dopo gli interventi di restauro, con l’in-
tenzione di custodire questi reperti in un
luogo adeguato ed esporli al vasto pubbli-
co di visitatori e turisti. La maggior parte
dei pezzi hanno pertanto un legame diret-
to con l’Haram, Gerusalemme e la Pale-
stina.
71
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
75
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
Porta Aurea,
veduta dall’ovest
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
vi, confrontati con quelli di altri edifici a avesse varcata con atteggiamento umile.
Gerusalemme, ha spinto gli studiosi a Questa leggenda nacque intorno al
farla risalire all’epoca del quinto califfo 215/830 d.C. e venne tramandata nel
omayyade ‘Abd al-Mâlik Ibn Marwân, che corso del Medioevo: i crociati avevano l’a-
diede un grande impulso allo sviluppo bitudine di aprirla due volte all’anno, la
della zona del Haram al-Sharîf. Ad ‘Abd domenica delle Palme e quella di Pasqua,
al-Mâlik si devono la Cupola della Roccia, nonostante Gesù Cristo il giorno delle
la Cupola della Catena, le porte e le mura Palme fosse entrato dalla porta nota come
del Haram al-Sharîf. Bâb Binyamin (l’attuale Bâb al-Asbât) e
Intorno a questa doppia porta, formata da l’imperatore Eraclio – con tutta probabi-
Bâb al-Rahma (porta della Misericordia) lità – da una porta sottostante l’attuale, la
e di Bâb al-Tawba (porta del Pentimento) cui esistenza è stata confermata dal ritro-
nel corso della storia sono state intessute vamento di alcuni suoi resti. Il nome di
numerose leggende, tra cui quella del- “Porta Aurea” nella letteratura occidenta-
l’entrata dell’imperatore Eraclio a Geru- le, e che compare anche nel Medioevo, è
salemme nel 631 d.C.: seconda la leg- frutto della trasposizione fonetica del ter-
genda, le pietre della porta sarebbero mine greco horaia (“bello”) nel termine
crollate all’improvviso proprio un attimo latino aurea (“dorata”).
prima che l’imperatore, in pompa magna, Nella letteratura arabo-musulmana que-
si accingeva a varcarla, impedendogli così sta porta reca il nome di “porta della
il passaggio. Si sarebbe riaperta solo se l’ misericordia” e “porta del pentimento”,
79
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
Khalwâ nord-
occidentale di Ahmad
Pasha, veduta generale,
Haram al-Sharîf,
Gerusalemme.
85
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
87
PERCORSO IGerusalemme e l’Haram al-Sharîf: la Qibla della Palestina
Haram al-Sharîf
Questa data era quella riportata nell’i- probabilità recava l’iscrizione commemo-
scrizione commemorativa posta al di rativa, ora perduta. L’ingresso curva a
sopra dell’ingresso principale orientale, destra e poi a sinistra per condurre a una
trascritta e pubblicata da Max van Ber- stanza a pianta esagonale, sulla quale si
chem nel 1894, ma oggi purtroppo anda- leva una cupola con un’apertura per l’a-
ta perduta. Il celebre storico egiziano reazione. Da qui si accede alla scala di pie-
Ahmad al-Qalqashandî (756/1355- tra che conduce in cima alla torre nord-
821/1418) riferisce che il sultano al- orientale, meglio nota come la “Torre di
Nâsir Muhammad Ibn Qalâwûn ordinò la Davide”, e la cui data di costruzione risa-
ricostruzione della cittadella nel le, con molta attendibilità, ai tempi di
716/1316-17. Questo luogo fu sede della Erode (4 a.C.-39). Dalla torre è possibi-
guarnigione della città e dell’amministra- le godere di una bella vista della città vec-
zione mamelucca a Gerusalemme. L’ar- chia, soprattutto del Haram al-Sharîf.
cheologo britannico C.N. Johns, che ha Durante gli scavi archeologici, effettuati
svolto gli scavi in loco negli anni Trenta e all’interno della cittadella, sono stati por-
Quaranta del XX secolo, è giunto alla con- tati alla luce frammenti di un muro, di
clusione che il muro esterno della citta- due enormi torri a sezione quadrata, risa-
della e le sue torri risalgono al primo lenti a un periodo compreso tra il II e il I
periodo mamelucco. E’ possibile osser- secolo a.C., una torre a sezione circolare
vare delle analogie con le cittadelle
e altri resti di un muro che pare risalga
mamelucche ad essa contemporanee, in
all’epoca omayyade (41/661-132/750).
particolare quelle in Giordania di Kerak
La sala del piano superiore della torre
e Shawbak. Ciononostante l’edificio con-
sud-occidentale è stata trasformata in una
tiene anche parti che risalgono ad epoche
precedenti: ellenistica, romana e dei moschea all’epoca del sultano al-Nâsir
primi secoli dell’Islam così come altre Muhammad Ibn Qalâwûn, in base a quan-
parti più recenti, riconducibili all’epoca to riporta l’iscrizione che si trova ancora
ottomana. oggi sul muro orientale della sala della
La pianta della cittadella ricorda un ret- moschea. Sulla stessa parete v’è un’ulte-
tangolo irregolare delimitato da mura riore iscrizione che fa riferimento alla
imponenti e da cinque alte torri, circon- costruzione di una torre della Cittadella
dato da fortificazioni esterne e da un fos- ad opera dell’emiro ayyubide Mu‘addam
sato. L’accesso avviene attraverso la porta ‘Îsâ nel 610/1213-1214. Nessuna di que-
esterna orientale che venne aggiunta per ste iscrizioni si trova nella collocazione
ordine del sultano ottomano Solimano il originaria. Questa moschea è stata restau-
Magnifico nel 939/1532-33, come atte- rata su ordine del sultano ottomano Soli-
sta l’iscrizione che la sormonta. Questo mano il Magnifico nel 938/1531-32, che
ingresso conduce, tramite un ponte di fece aggiungere un mihrâb, un elegante
legno che attraversa il fossato esterno, alle minbar e un minareto. Il minareto attuale,
mura difensive e poi, tramite un ponte in a sezione circolare, è stato restaurato ai
pietra sul fossato interno, alla porta inter- tempi di Muhammad Pasha, governatore
na principale. Quest’ultima è sormonata di Gerusalemme, nel 1065/1655.
da una cornice di pietra che con molta M.H.
91
I MANOSCRITTI DELLA BIBLIOTECA DELLA MOSCHEA AL-AQSA
Yusuf Natsheh
La Palestina fu, dalla conquista islamica conosciuta come “Moschea delle donne”,
sino al periodo ottomano, uno dei princi- a est della sala orientale del Museo
pali centri del sapere e ciò grazie alla pre- islamico.
senza della moschea al-Aqsa e delle nume- I manoscritti risalgono alle epoche mame-
rose madrasa erette tutt’intorno al Haram lucca e ottomana, i più antichi al VII/XIII
al-Sharîf. Lo testimonia il fatto che molti secolo. Riguardano svariati argomenti:
sapienti visitarono e si stabilirono a Geru- scienze collegate allo studio della Legge
salemme, che molti circoli d’artisti vi si divina comprendenti l’ortoepia, il com-
diffusero, che avesse un grande impulso lo mento del testo sacro, le scienze della
studio e l’insegnamento del diritto, dei Tradizione e della terminologia sacra, i
commentari coranici, delle tradizioni pro- fondamenti della religione, il sufismo, l’e-
fetiche, della lingua, della poesia e di altre tica e il diritto, i quattro riti sunniti, la
scienze linguistiche e religiose. Numerosi lingua e la letteratura araba, la storia, la
eruditi locali e provenienti da varie parti logica, l’astronomia, la matematica.
del mondo musulmano vi composero le Nonostante i notevoli sforzi del direttore
loro opere, favorendone la diffusione. della biblioteca per conservare questi
Alcuni studiosi vi recavano le loro opere manoscritti, che vengono vaporizzati due
manoscritte dalle capitali del mondo isla- volte l’anno, essi soffrono dell’umidità e
mico come Il Cairo, Damasco, Baghdad, necessitano pertanto di un’opera di
La Mecca e Medina. Con il passare del manutenzione periodica come pure di un
tempo molte istituzioni pubbliche si dota- accurato restauro. A questo scopo, la fon-
rono di biblioteche proprie, che si anda- dazione di beneficenza, in accordo con
rono ad affiancare a quelle private. Tra le l’Amministrazione dei Waqf e degli Affa-
biblioteche più prestigiose vi sono senza ri Islamici, ha stabilito di avviare un pro-
dubbio quelle della moschea al-Aqsa, della getto per insediare un moderno centro
Cupola della Roccia e quella dello shaykh per la conservazione e il restauro dei
Muhammad al-Khalîlî. manoscritti. Attualmente il progetto è in
Purtroppo, a causa delle tante calamità fase di realizzazione e il centro avrà sede
che colpirono la città, un numero consi- nella Madrasa al- Ashrâfiyya, che sino agli
derevole di manoscritti è andato disper- inizi del 1421/2000 è stata sede della
so, oppure distrutto o rovinato; il Consi- Biblioteca al-Aqsa: i due organi operano
glio superiore islamico, nel 1340/1923, insieme all’Istituto per l’Arte e il Restauro
decise di fondare una nuova biblioteca per di Firenze, sotto il patrocinio dell’UNE-
custodire i manoscritti e le raccolte che SCO. Numerosi sono inoltre i restaura-
erano sopravvissute. Questa biblioteca tori volontari che si recano a Gerusalem-
venne prima trasferita nella moschea al- me per contribuire al restauro di questi
Aqsa e poi in quella che in seguito sarà manoscritti.
92
IL SISTEMA IDRAULICO DELL’HARAM AL-SHARÎF
Yusuf Natsheh
L’acqua è citata spesso nel Corano: “E dal- nella maggior parte dei casi hanno una
l’acqua abbiamo fatto germinare ogni cosa base circolare in pietra, in altri casi in
vivente” (XXI, 30). La penuria d’acqua ha marmo e spuntano direttamente dal
sempre costituito un problema per Geru- suolo; in altri casi ancora sono affiancati
salemme e la Palestina, e la sua presenza da una vasca in pietra oppure sono sor-
ha sempre assunto un ruolo fondamentale montati da una cupola o da un sabîl. Intor-
nella scelta del luogo in cui stabilire gli no ad alcuni di essi sono sorte delle leg-
insediamenti. Essendo ‘Ayn Silwân l’uni- gende, come quella del pozzo della Foglia
ca sorgente d’acqua, Gerusalemme si svi- che deriva il proprio nome dal racconto
luppò intorno ad essa. L’utilizzo dell’ac- di un uomo che, calatosi nel pozzo alla
qua per compiere i doveri di purificazione ricerca della sua secchia, vi trovò casual-
(l’abluzione) cui è tenuto ogni musulma- mente, nella parte inferiore, una porta
no prima delle cinque preghiere giorna- che conduceva a un giardino incantato in
liere, ha fatto sì che questa assumesse cui entrò e colse una foglia da un albero.
un’importanza straordinaria anche dal Questi pozzi, alimentati dalla pioggia, for-
punto di vista religioso. nivano acqua non solo per i visitatori del
L’Haram al-Sharîf, essendo sacro per l’islam Haram al-Sharîf, ma anche per gli abitan-
in quanto luogo in cui si compì il viaggio ti di Gerusalemme. Tuttavia nei periodi di
notturno e l’ascensione al cielo del Profeta, siccità pare che non fossero sufficienti e fu
ha attratto sin dai primordi dell’epoca isla- così che per l’approvvigionamento idrico
mica, ed attrae ancora, un grandissimo ci si rivolse alle sorgenti a sud di Gerusa-
numero di visitatori da tutte le parti del lemme, nei pressi del villaggio di Irtas, già
mondo islamico, in particolare nel mese di sfruttate in epoca romana. Le acque ven-
Ramadan e in occasione delle festività reli- nero canalizzate verso l’Haram attraverso
giose. Fin dall’inizio s’impose pertanto l’e- un acquedotto (chiamato Qanat al-Sabîl)
sigenza di conservare l’acqua per consenti- che le riversava all’interno di alcune
re ai pellegrini l’adempimento dei loro riti. cisterne fatte costruire dal sovrano al-‘Âdil
E’ per questo che vennero intrapresi tre all’estremità occidentale dell’Haram. L’ac-
grandi progetti idraulici: il primo consiste- quedotto venne restaurato più di una volta
va nello scavo e nell’allestimento di una serie dai mamelucchi, tra gli altri dall’emiro
di pozzi e cisterne nell’Haram; il secondo Tankîz e dal sultano Qâytbây.
nella costruzione di condotte che partivano È giunta, inoltre, ai giorni nostri una serie di
dalle vicine sorgenti d’acqua giungendo sino sabîl fatti costruire in periodo ayyubide e
all’Haram; infine il terzo nella costruzione mamelucco sull’Haram. Tra questi ricordia-
di una serie di fontane pubbliche (sabîl) sulla mo la cisterna di al-Mu‘addam ‘Îsâ, il sabîl di
spianata e lungo le strade ad essa adiacenti. Sha‘lân, quello di Ibrahim al-Rûmî, ma il più
Le fonti riferiscono, a proposito dei famoso e il più bello rimane quello di
pozzi, che il loro numero ammontava tra Qâytbây, di fronte alla Madrasa al-Ashrâfiyya.
i 22 e i 37, sparsi tra la Cupola della Roc- In epoca ottomana, su ordine di Solimano il
cia e gli spazi dell’Haram al-Sharîf. La Magnifico, i sabîl vennero costruiti seguen-
profondità e le dimensioni dei pozzi varia- do nuovi modelli stilistici. All’interno del
no tra loro: alcuni sono di modeste Haram e intorno al suo ingresso principale
dimensioni altri sono molto più grandi e costui ne fece erigere sei: si tratta di sabîl a
talvolta hanno una capacità di circa dieci muro ma tuttavia continuarono ad essere
milioni di galloni. Questi pozzi sono costruiti sabîl secondo lo stile mamelucco e
osservabili durante la visita all’Haram e il Qanat al-Sabîl continuò a funzionare.
93
PERCORSO II
II.1 GERUSALEMME
II.1.a Khanqa al-Duwâdariyya
II.1.b Zâwiya al-Khalwâtiyya (al-Hamrâ’)
II.1.c Khanqa al-Mawlawiyya
II.1.d Zâwiya al-Qâdiriyya (al-Afghâniyya)
II.1.e Ribât Bayram Jâwish
II.1.f Ribât al-Mansûrî
II.1.g Complesso Sultân Khassâkî
I sûq
Porte e fortificazioni della città vecchia
Zâwiya
al-Khalwâtiyya,
minareto,
Gerusalemme.
95
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II
Gerusalemme
Gerusalemme
tra gli appartenenti della confraternita della è coltivato con piante e rose. Il minareto si
Khalwâtiyya. Si ritiene che lo shaykh fosse trova sul lato nord-orientale del cortile
tra i sufi che più attiravano discepoli a coperto, dove si leva separatamente anche
Gerusalemme nel X/XVI secolo: veniva la moschea attuale, fondata in epoca recen-
infatti soprannominato “esempio dei ben te, alla fine del XIII/XIX secolo. Questo
guidati e quintessenza dei santi eremiti”. minareto si staglia per circa 18 metri ed è
Gli appartenenti a quest’ordine, in parti- costruito in pietre bianche che tendono ad
colare la discendenza dello shaykh ‘Alâ’, ingrigirsi per via degli agenti atmosferici;
svolsero un ruolo fondamentale nella vita a queste pietre si intervallano alcune di
sociale e religiosa di Gerusalemme. Alcu- colore rosso. Il minareto possiede una base
ni di costoro ebbero incarichi di cancelle- quadrata su cui poggia un fusto cilindrico
ria, in modo particolare quelli connessi affusolato. La balconata circolare del mina-
all’ammistrazione della zâwiya e delle reto, dove il muezzin chiamava cinque volte
donazioni. ‘Abd al-Qâdir Shalabî fu ammi- al giorno i credenti alla preghiera, poggia
nistratore del waqf di Bayram Jâwish. su una cornice di muqarnas ed è sovrastata
Il comportamento ascetico e devoto dello da una cupola con una tettoia per riparare
shaykh ‘Alâ’ attirò l’attenzione di emiri il muezzin dal sole e dalla pioggia.
influenti, tanto che questi ultimi presero
sotto la propria egida lo shaykh e la zâwiya,
donando loro terreni e beni immobili: è II.1.c Khanqa al-Mawlawiyya Zâwiya
quanto fecero per esempio Hâji Bek e al-Khalwâtiyya,
minareto, particolare
Qâsim Bek, governatori rispettivamente A nord della città vecchia, leggermente a nord decorativo,
di Nablus e Safed nella prima metà del del Tarîq al-Mawlawiyya, racchiusa tra la stra- Gerusalemme.
secolo X/XVI.
Oggi non rimane che la parte sinistra del-
l’edificio originario: sono scomparse le
celle (khalwâ), la moschea originaria, il
salone delle cerimonie ed altri servizi
come il mulino e il laboratorio di tessitu-
ra che facevano parte del waqf. La super-
ficie odierna è molto più piccola rispetto
a un tempo, quando i possedimenti e i ser-
vizi della zâwiya si estendevano a sud sino
al termine della strada, ovvero sino a quel-
l’edifico oggi noto erroneamente con il
nome di moschea dello shaykh Rihân.
Ciononostante, quel che rimane della
zâwiya, ovvero il cortile e il bel minareto,
lascia intuire lo splendore di un tempo.
L’attuale cortile è rettangolare, al suo
interno vi sono un pozzo e dei servizi, ed
99
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II
Gerusalemme
da del minareto rosso a est e la strada princi- venne ampliato diventando sede della con-
pale del quartiere Sa‘diyya a ovest. E’possibi- fraternita sufi della Mawlawiyya. Que-
le visitarla tutto il giorno previa autorizza- st’ordine di religiosi è legato al celeberri-
zione dei residenti e di coloro che si trovano mo sufi Jalâl al-Dîn al-Rûmî, sepolto a
nella sala inferiore, se aperta. Konya, in Turchia. I suoi adepti sono rico-
noscibili perché indossano il tipico alto
Le unità architettoniche della Maw- copricapo e perché le loro sedute sono
lawiyya risalgono a periodi diversi. La fac- accompagnate da musiche e danze. La con-
ciata a livello della strada è di epoca cro- fraternita ha avuto grande vitalità a Geru-
ciata o di poco prima, la sala della salemme fino alla prima metà del secolo
moschea è senza dubbio del periodo cro- XIV/XX: successivamente è iniziato il suo
ciato; vi sono numerose unità abitative al declino e molte stanze di servizio sono
secondo piano risalenti al periodo mame- state trasformate in abitazioni. Tuttavia le
lucco, mentre il minareto e la sala delle preghiere quotidiane si svolgono ancora
udienze datano al X/XVI secolo. nella sua moschea e dal suo minareto risuo-
La funzione di questo luogo è sempre stata na ancora il richiamo alla preghiera.
religiosa, sia quando era una chiesa al Molti emiri sono noti per avere sostenu-
tempo dei crociati (Sant’Agnese) sia quan- to e aiutato lo sviluppo della khanqa, il più
do venne convertita in moschea. Questa famoso dei quali è al-Karâm Khadawrî
Khanqa
al-Mawlawiyya, funzione divenne ancora più evidente meglio noto come Abû Sayfîn, governa-
entrata, Gerusalemme. quando, in epoca ottomana, l’edificio tore di Gerusalemme nel 995/1586-87,
che aggiunse all’edificio il terzo piano,
composto da una sala delle udienze ove si
riunivano i sufi per la cerimonia dell’in-
vocazione e dell’adorazione del nome di
Dio. Khadawrî dotò generosamente la
Mawlawiyya di circa 500 monete d’oro.
Il waqf produsse grandi benefici alla con-
fraternita durante il XI/XVII secolo, una
volta compensati gli impiegati e pagate le
opere di ordinaria manutenzione: il per-
sonale contava un responsabile del waqf,
un imâm, uno shaykh, un recitatore cora-
nico, un muezzin, un addetto alla stesura
dei tappeti, uno all’accensione delle lam-
pade e un portinaio.
L’edificio possiede a ovest una facciata
semplice, nella cui parte sinistra si apre
una porta che conduce a una grande sala
rettangolare, riaperta e restaurata in
epoca recente. Al centro di essa v’è una
100
PERCORSO II Le fondazioni sufi a Gerusalemme
Gerusalemme
Gerusalemme
e a ovest da undici celle per gli apparte- ro di grande abbondanza. Bayram si distin-
nenti alla confraternita, mentre sul lato se anche per la costruzione della Mawar-
nord si trovano i servizi della zâwiya e la diyya e provvide ai restauri di due
sala per le riunioni dei sufi, quest’ultima hammâm del waqf del complesso Sultân
composta da due piani: il pianterreno, Khassâkî; chiamò degli architetti per
originale, e quello superiore, d’epoca restaurare un canale e commerciò sapo-
posteriore, ove risiede lo shaykh. V’è ne, zucchero, beni immobili e terreni sia
anche una moschea, a oriente rispetto in Palestina che in Siria. Si recò in Egitto
all’ingresso, su un livello leggerermente per reclutare gli architetti addetti al can-
rialzato. tiere delle mura di Gerusalemme, con
molta probabilità su commissione di
Muhammad al-Naqqâsh, sovrintendente
II.1.e Ribât Bayram Jâwish alla costruzione delle mura. Inoltre fece
costruire una casa per sé, un orfanotrofio
Il ribât si trova nei pressi dell’angolo sud-occi- e l’edificio che ci accingiamo a visitare.
dentale dell’incrocio tra Tarîq ‘Aqâbat al- Il ribât di Bayram Jâwish possiede due fac-
Takiyya, Tarîq Bâb al-Nâdir e Tarîq al-Wâdî. ciate. Su quella settentrionale si apre l’in-
E’ molto difficile visitarlo poiché è ormai adi- gresso principale che si affaccia su Tarîq Ribât Bayram Jâwish,
bito a residenza e a corsi di studio. ‘Aqâbat al-Takiyya, mentre l’altra, a est, entrata, Gerusalemme
(© Sonia Halliday
è su Tarîq al-Wâdî. L’edificio attuale del Photographs,
L’iscrizione commemorativa posta sul- ribât è composto da tre livelli, il primo e foto D. Silverman).
l’ingresso ricorda che il 20 rabî‘ al-awwal
947/25 luglio 1540 venne terminata la
costruzione del ribât e che l’emiro Bay-
ram Jâwish Ibn Mustafa fu colui che lo
fece costruire per offrire ospitalità ai
poveri.
Nonostante a proposito di Bayram Jâwish
si abbiano solo notizie desunte dai docu-
menti registrati presso il tribunale di
Gerusalemme, è possibile tracciare una
descrizione abbastanza esauriente di que-
sta personalità così importante per la sto-
ria della città nel secolo X/XVI. Bâirâm
ricoprì una serie di importanti incarichi
sia dal punto di vista militare sia da quel-
lo civile: tra le sue mansioni, per fare
qualche esempio, vi fu quella di ammini-
stratore del complesso di Sultân Khassâkî,
che gestì in maniera oculata e onesta,
tanto che le casse del complesso godette-
103
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II
Gerusalemme
Ribât al-Mansûrî,
interno, Gerusalemme
(© Sonia Halliday
Photographs,
foto D. Silverman).
sibile incontrarne qualcuno seduto davan-
ti all’ingresso. Costoro sono in linea di
massima molto socievoli e salutarli è un
buon modo per ottenere il permesso di
visitare alcuni locali del ribât. L’edificio è
stato in seguito adibito a prigione e que-
sto spiega come mai venga chiamato “pri-
gione del ribât”.
La facciata dà su Tarîq Bâb al-Nâdir ed è
composta da due livelli: quello superiore
che risale all’epoca ottomana e quello
inferiore originario del periodo mame-
lucco. E’ ancora possibile osservare la bel-
lezza di questa facciata con la sua succes-
sione di finestre, i diversi colori delle
pietre usate (schema ablaq), il grande arco
a sesto acuto che precede l’ingresso, la
cornice decorativa, l’arco superiore deco-
rato con fregi.
La struttura interna riflette la funzione
originaria. Il ribât contiene tre unità
architettoniche fondamentali: l’ingresso
monumentale rettangolare con il pavi-
mento in pendenza, rivestito di grandi
lastre in pietra, sui cui lati orientale e
occidentale si ha una grande mastaba in
pietra, con volte, mentre sulla parete
meridionale v’è l’iscrizione cui si è già
accennato. La seconda unità architetto-
nica è costituita da una grande sala ret-
tangolare, a est del precedente ingresso,
raggiungibile tramite un passaggio. Que- le coperto, a ovest dell’ingresso del ribât, Ribât al-Mansûrî,
costeggiato da una successione di stanze facciata interna,
sta sala principale è divisa in due ambien- Gerusalemme
ti da una successione di arcate poggianti e celle di varie dimensioni, una delle (© The Creswell
su quattro colonne. Non v’è alcun dub- quali contiene una tomba. In questi sem- Archive, Department
bio che questa sala abbia ospitato nume- plici locali ha alloggiato nel corso dei of Eastern Art,
Ashmolean Museum,
rosi pellegrini che giungevano a Gerusa- secoli un grande numero di studenti, di Oxford).
lemme da ogni parte dell’orbe poveri di Gerusalemme e del mondo
musulmano, mentre attualmente ospita musulmano in generale. Ciò che colpisce
attività culturali. La terza unità architet- è che queste stanze attorno al cortile del
tonica è costituita da un immenso corti- ribât continuano a fungere da abitazione
105
Le fondazioni sufi a Gerusalemme
PERCORSO II
Gerusalemme
Yusuf Natsheh
108
PORTE E FORTIFICAZIONI DELLA CITTÀ VECCHIA
Mahmoud Hawari
Bâb al-Maghariba
(porta dei
Maghrebini), situata
nelle mura occidentali,
Gerusalemme
(© Sonia Halliday
Photographs).
Le mura di Gerusalemme sono uno dei Le porte della città precedenti l’epoca
principali monumenti della città e da cen- mamelucca sopravvissero anche in que-
tinaia di anni continuano a mantenere l’a- sto periodo. Lo storico gerosolimita-
spetto originario. Le fortificazioni che no Mujîr al-Dîn al-Hanbalî cita nel
difendevano la città hanno subito parziali 901/1496 nove porte utilizzate ai suoi
distruzioni, ricostruzioni e restauri più tempi: Bâb al-Maghâriba (Porta dei
volte nel corso della storia. L’ultima volta Maghrebini), Bâb Sahyun (Porta di Sion)
in cui sono state gravemente danneggiate – chiamata anche Bâb al-Nabî Dâwud
è stato durante le guerre tra gli Ayyubidi (Porta di David) –, Bâb al-Sir, Bâb al-
e i crociati all’inizio del VII/XIII secolo. Mihrâb, Bâb al-Râhba, Bâb Deir al-Sarb,
Con l’ascesa al potere dei mamelucchi e Bâb al-‘Amûd “porta delle colonne”
l’annientamento dei franchi nel Bilâd al- (Porta di Damasco), Bâb al-Da‘iya, Bâb
Shâm in generale, e a Gerusalemme in al-Asbât.
particolare, la nuova dinastia non rinforzò Le mura attuali sono state in gran misu-
più le mura, anche se di fatto vennero ra rinnovate e ricostruite, così come la
ricostruite la cittadella e le sue fortifica- maggior parte delle porte, per mano del
zioni per trasformarlo in un centro mili- sultano ottomano Solimano il Magnifico,
tare e amministrativo. nel periodo compreso tra il 944/1537 e
109
PORTE E FORTIFICAZIONI DELLA CITTÀ VECCHIA
Torre al-Qalaq,
veduta generale,
Gerusalemme.
110
il 947/1541. Il perimetro di queste
mura corrisponde in linea di massima a
quello delle mura che circondavano la
città in epoca ayyubide (VII/XIII secolo).
La loro lunghezza totale raggiunge i
4018 metri e la loro altezza varia tra gli
11,6 e i 12,2 metri. Comprendono 35
torri e 17 ponti levatoi, 344 feritoie, 16
iscrizioni e un numero elevato di meda-
glioni recanti elementi geometrici e
vegetali.
Oggi solo sette porte sono ancora in fun-
zione: Bâb al-Khalîl (porta di Giaffa) sul
muro occidentale, Bâb al-Jadîd (porta
nuova), Bâb al-‘Amûd (porta di Damasco)
e Bâb al-Sahira (porta di Erode) lungo il
muro settentrionale; Bâb al-Asbât (porta
dei Leoni) lungo il muro orientale, Bâb
al-Maghâriba (porta dei Maghrebini) e
Bâb al-Nabî Dâwud (porta di Sion) sul
lato meridionale.
Si possono percorrere le mura ad ecce-
zione della parte compresa tra Bâb al-
Asbât e il cimitero di Bâb al-Rahma. È
necessario un permesso rilasciato dal- Cittadella, veduta
l’Islamic Endowment Department generale dell’interno,
Gerusalemme.
oppure dal custode del cimitero. E’ pos-
sibile salire sulle mura previo l’acquisto
di un biglietto speciale presso Bâb al-
Khalîl o Bâb al-‘Amûd. Da qui è possi-
bile osservare i monumenti della città
vecchia e la parte superiore delle mura.
Per la salita bisogna stare molto attenti
a non scivolare, pertanto è meglio
indossare calzature appropriate e, qua-
lora la visita si svolgesse d’estate, por-
Bâb al-Khalîl,
tare con sé una borraccia e un coprica- particolare,
po per proteggersi dalla calura. Gerusalemme.
111
PERCORSO III
III.1 GERUSALEMME
III.1.a Maktab e Maqâm di Bayram Jâwish
III.1.b Madrasa al-Mawardiyya (al-Rassâsiyya)
III.1 c Madrasa e Khanqa al-Jawhariyya
III.1.d Madrasa al-Arghûniyya
III.1.e Sûq al-Qattânîn
III.1.f Madrasa al-Tankîziyya
III.1.g Madrasa al-Tâziyya
III.1.h Madrasa al-Tashtamûriyya
Madrasa
al-Mawardiyya,
entrata, particolare,
Gerusalemme.
113
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III
Gerusalemme
La Palestina e Gerusalemme furono l’unico luogo che esula dal tema del per-
profondamente segnate dal pellegrinag- corso, ma è tuttavia attinente ad esso sia
gio, dal sufismo e dall’erudizione.Dopo per il suo collocarsi nella stessa epoca dei
il percorso II, incentrato sul sufismo, nel- siti visitati sia per il fatto che costituiva,
la visita che ci accingiamo a compiere si con le sue attività economiche, una fonte
prenderanno in esame le istituzioni edu- di finanziamento per il mantenimento del-
cative sorte in prossimità del Haram al- la madrasa al- Tankîziyya.
Sharîf. Questo percorso inizia dove termina il se-
La scelta di riservare alle istituzioni scien- condo. E’ consigliabile partire da Bâb al-
tifiche un capitolo a parte risponde a una ‘Amûd, anche se è ugualmente possibile
semplice questione di maggior chiarezza iniziare la visita dalla fine del percorso e
espositiva. Le tematiche che sono affron- procedere all’inverso. Le ore migliori per
tate in questo libro si sovrappongono tra effettuare la visita sono quelle prima di
loro in numerosi punti, specialmente lad- mezzogiorno, dal momento che molti di
dove si viene a trattare dei centri del sapere questi edifici il pomeriggio sono chiusi.
e delle zâwiya sufi, alle quali il particola- Incentrato sulle zone limitrofe al Haram al-
re statuto di Gerusalemme all’interno del Sharîf, a ovest di Tarîq Bâb al-Hadîd e Tarîq
credo musulmano ha dato un notevolissi- Bâb al-Silsila, questo percorso copre
mo impulso. I waqf da cui dipendono que- uno dei settori più importanti della
ste istituzioni hanno in comune gli stessi Gerusalemme mamelucca. Il turista po-
regolamenti, così come sono molto simi- trà comprendere la topografia della città,
li le loro attività, sempre comunque lega- la diversità delle vie principali e di quelle
te allo studio del Corano e degli hadîth. secondarie ma potrà anche cogliere alcu-
Nel caso in cui le madrasa e le zâwiya si ni gravi problemi di cui soffrono alcune
trovino molto vicine le une delle altre, parti della città vecchia.
non si potrà fare a meno di ritornare nel-
le stesse aree della città visitate in prece-
denza, per vedere però edifici differenti: III.1 GERUSALEMME
è il caso di quello situato all’incrocio di
Tarîq al-Wâdî con Tarîq Bâb al-Nâdir e
Tarîq ‘Aqâbat al-Takiyya, che figurano III.1.a Maktab e Maqâm
come i punti di partenza per il secondo e di Bayram Jâwish
il terzo percorso.
In questo nuovo itinerario, oltre a visitare Nell’angolo nordoccidentale dell’incrocio for-
gli otto monumenti previsti, ci si soffer- mato da Tarîq Bâb al-Nâdir e Tarîq ‘Aqâbat
merà ad analizzare più compiutamente l’i- al-Takiyya da un lato, e da Tarîq al-Wâdî dal-
stituzione del waqf nella religione musul- l’altro. E’ possibile visitare il complesso nelle ore
mana e in Palestina, e la vita quotidiana e di apertura della biblioteca di al-Sadaqât.
le attività dello studente nella madrasa. Il Sûq
al-Qattânîn, che si trova all’incrocio tra Nell’anno 947/1541 venne ultimato il
Tarîq Bâb al-Hadîd e Tarîq Bâb al-Silsila, è restauro del maktab di Bayram Jâwish,
114
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme
Maktab e Maqâm di
Bayram Jâwish,
interno, zona orientale
Maktab e Maqâm di con la tomba di
Bayram Jâwish, Bayram Jâwish,
entrata, Gerusalemme. Gerusalemme.
come si legge sull’iscrizione al di sopra
dell’ingresso. Poiché la data si riferisce
al restauro dell’edificio e non alla sua
costruzione, si suppone che l’edificio as-
solvesse una funzione diversa prima che
Bayram prendesse la decisione di re-
staurarlo per trasformarlo nella tomba
sua e dei suoi familiari, come pure nel
maktab preposto all’educazione dei più
giovani (si veda anche il ribât di Bayram
Jâwish, II.1.e).
La pianta della parte originaria testimo-
nia questa duplice funzione, anche se la
scuola ha cessato le sue attività e il maktab
è ora conosciuto semplicemente come la
tomba di Bayram: questa, al centro della
prima sala, è coperta da un drappo.
All’interno sono oggi in vendita pubbli-
cazioni di argomento religioso il cui rica-
vato va in beneficenza.
Nel 948/1543 Bayram consacrò al mak-
tab un waqf con i proventi di un vigneto e
di una piantagione di fichi situati su un
terreno nei pressi del villaggio di Bayt
Sahûr. In seguito vi aggiunse il waqf del
proprio ribât, facendone pertanto il più
grande waqf della Gerusalemme ottoma-
na, dopo quello di Sultân Khassâkî, visto
che raggiungeva il valore di 150 mila dirham
d’argento con cui acquistò terreni e beni
immobili in varie parti della Palestina.
Aveva statuito che con i proventi di que-
sti ultimi si provvedesse al sostentamento
del ribât e del maktab. Il maestro, che in-
segnava ai bambini il Corano, il hadîth, a
leggere e a scrivere, riceveva in cambio
tre dirham d’argento al giorno e l’allog-
gio.
L’edificio ha due facciate rivolte verso la nico ingresso all’edificio, decorato da pie-
strada: quella orientale, la principale, si tre di vari colori e sormontato da una plac-
affaccia su Tarîq al-Wâdî e presenta l’u- ca metallica recante un’iscrizione che ren-
115
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III
Gerusalemme
Gerusalemme
Gerusalemme
Gerusalemme
123
Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
PERCORSO III
Gerusalemme
Madrasa al-Tankîziyya,
spaccato, Gerusalemme.
La Tankîziyya è stata definita in diversi
modi nel corso del tempo: nel registro
dei waqf risulta come “khanqa”, in alcune
fonti è definita “madrasa”, mentre nell’i-
scrizione commemorativa che sovrasta
l’ingresso viene definita semplicemente
con un generico “luogo”, a indicare che
questo grande complesso architettonico
doveva assolvere funzioni diverse. E, in
effetti, l’edificio della Tankîziyya è enor-
vedere il sabîl del sultano Solimano il me e comprende tre piani.
Magnifico (943/1536) e, sullo sfondo, il In base a quanto riportato nell’iscrizio-
türbe di Sa‘diyya (711/1311); infine, nel- ne d’ingresso, fu l’emiro Sayf al-Dîn
Madrasa
al-Tankîziyya,
la parte meridionale del piazzale si affac- Tankîz al-Nâsirî a ordinarne la costru-
entrata, Gerusalemme. cia la Madrasa al- Tankîziyya. zione, nel 728-729/1329, spinto dal de-
siderio “di ottenere la ricompensa divi-
na”. Al pari di altre note personalità
mamelucche, Tankîz era stato inizial-
menete schiavo ma ben presto si distin-
se per le sue qualità e fece una brillante
carriera che al tempo del sultano al-Nâsir
Muhammad Ibn Qalâwûn lo portò a di-
venire l’uomo più importannte e potente
del Bilâd al-Shâm, tanto che il sultano
concesse in moglie ai figli di Tankîz le
proprie figlie. Mantenne intatto il suo
prestigio fino a che, nel 740/1340, cad-
de in disgrazia.
Tankîz è celebre per il suo mecenatismo,
avendo commissionato importanti opere
architettoniche a Damasco, Gerusalemme
e in Palestina; tra queste spiccano fon-
dazioni religiose, caravanserragli, hammâm
e acquedotti. Non v’è dubbio che fu la
sua enorme ricchezza a rendergli possi-
bile la realizzazione di tutte queste im-
prese, ancor oggi visibili, in particolare
a Gerusalemme. Fece costruire a
Gerusalemme anche il sûq noto come sûq
al- Qattânîn che includeva due hammâm,
un khân e un ribât per le donne, e com-
124
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme
Gerusalemme
Gerusalemme
Madrasa Madrasa
al-Tashtamûriyya, al-Tashtamûriyya,
tomba di Tashtamur piano terra,
al-‘Ala’i, Gerusalemme. Gerusalemme.
Lo storico di Gerusalemme Mujîr al-Dîn
definì questo edificio come türbe, mentre
i documenti del tribunale religioso lo chia-
mano “madrasa”. L’iscrizione commemo-
rativa che sovrasta la facciata settentrio-
nale usa il termine generico di “luogo” ed
è probabilmente la definizione più appro-
priata, poiché le varie unità dell’edificio lo
rendevano idoneo ad essere adibito a una
pluralità di funzioni. La struttura possie-
de tre facciate (meridionale, occidentale e
settentrionale), un ingresso monumenta-
le, un vestibolo, un mausoleo, una madra-
sa con quattro iwân, una fontana, botte-
ghe, numerose stanze e sale.
Si entra nell’edificio dalla facciata set-
tentrionale, composta di due parti di-
verse: la prima, verso ovest, è costi-
tuita da due grandi finestre rettangolari
protette da eleganti grate metalliche,
ciascuna delle quali è sormontata da un
architrave sul quale corre una fila di
mensole policrome (rosse, nere e gri-
gie), seguita dall’iscrizione, sormonta-
ta a sua volta da un’altra fila di menso-
le, il tutto racchiuso da una cornice con
decorazioni. I filari di pietre si succe-
dono senza interruzione, ad eccezione
dell’apertura della finestra che illumi-
na la camera funeraria, fino al tambu-
ro della cupola che la sovrasta. Innanzi
a ciascuna delle due finestre v’è una
fontana, costituita da una vasca di pie-
tra. A ovest dell’ingresso v’è una piccola
bottega al di sopra della quale si trova
un balcone in pietra, restaurato di re-
cente, poggiante su quattro peducci. La
parte orientale è rappresentata da un
bel portale decorato da pietre policro-
me con muqarnas. L’ingresso è dotato
di una nicchia decorata anch’essa da mu-
128
PERCORSO III Gerusalemme: il centro del sapere e delle scienze religiose
Gerusalemme
Madrasa
al-Tashtamûriyya,
cupola della camera
funeraria,
Gerusalemme.
129
IL SISTEMA DEL WAQF
Yusuf al-Natsheh
Nel mondo islamico con la parola waqf (plu- gore in Palestina, anche se ormai si tratta
rale awqâf) si indicano quelle donazioni pe- prevalentemente di donazioni limitate, nel-
cuniarie e immobiliari elargite da individui fa- la sfera familiare, ai discendenti.
coltosi nella maggior parte dei casi in favore Era pratica diffusa formalizzare il waqf con
di istituzioni religiose o di pubblica utilità. atti legali o decreti, nel caso in cui il do-
Nel corso della storia della Gerusalemme natore fosse il sultano stesso: si poteva scri-
islamica, tali donazioni venivano incontro ai vere quanto era stato statuito direttamen-
bisogni tanto spirituali quanto terreni dei te sulla pietra, come nel caso della lapide
musulmani, contribuendo alla costruzione posta sulla facciata della Duwâdariyya, op-
o al restauro delle moschee, delle madrasa, pure in un registro vistato dal tribunale re-
delle fontane pubbliche, o provvedendo al ligioso alla presenza e con la firma di vari
sostentamento degli eruditi, degli studenti, testimoni. Quest’ultima modalità era la
dei poveri. I waqf erano costituiti da introiti più diffusa sia in epoca mamelucca che ot-
di natura agricola, commerciale, dall’affitto tomana. Affinché la registrazione fosse re-
di appezzamenti terrieri, oppure da una par- golare era necessario dimostrare che l’og-
getto della donazione fosse proprietà legale
te prestabilita delle terre di un quartiere o di
del donatore: solo allora acquisiva lo statuto
un villaggio, o ancora da un ammontare pre-
di documento legale, divenendo in conse-
fissato di denaro. Inoltre le proprietà consa-
guenza intangibile, non essendo permesso
crate a waqf potevano trovarsi sia all’interno
né cederlo né annullarlo, né modificarlo.
che all’esterno della Palestina.
Solo in casi eccezionali, come quello di perfe-
Per via della posizione particolare occupa-
zionarlo, e comunque sempre per esclusiva de-
ta da Gerusalemme nel credo islamico, qui cisione del qâdî, era possibile apportare delle
l’istituzione del waqf vide la luce precoce- modifiche. Di solito nell’atto di donazione si
mente: già il califfo ben guidato ‘Uthmân precisava il fine per cui esso era stato istituito,
Ibn ‘Affân (23/644-35/656) aveva istitui- il numero degli impiegati necessari al suo fun-
to come waqf le acque della sorgente di zionamento, i loro salari e le varie mansioni.
Silwân (a sud della città vecchia) per i meno L’importanza di un waqf dipendeva da una se-
abbienti della zona. I waqf, soprattutto nel- rie di fattori, dalla generosità del benefattore
le epoche successive, hanno tuttavia privi- all’ubicazione della struttura, alla sua durata nel
legiato in particolare il finanziamento di tempo. Si poteva donare, per esempio, anche
opere all’interno del Haram al-Sharîf. semplicemente una ciotola per l’acqua. Il waqf
Questa istituzione crebbe e divenne sem- del Haram al-Sharîf, quello del Haram al-
pre più importante a partire dalla ricon- Ibrahîmî a Hebron e quello del Profeta Mosé
quista di Gerusalemme da parte di Sâlah furono ritenuti tra le maggiori e le più ricche
al-Dîn, grazie al generoso intervento dei donazioni del periodo mamelucco. Nonostante
notabili d’epoca ayyubide (ad esempio il gli incontestabili aspetti positivi del waqf, que-
waqf della madrasa e del maristan di Sâlah sto tuttavia non è riuscito a tener testa alla cre-
al-Dîn), mamelucca (il waqf della Tankîziyya scente inflazione: i monopoli e gli affitti a lun-
e della Duwâdariyya), e ottomana (il waqf go termine hanno contribuito a degradare il
di Sultân Khassâkî). Il waqf è tuttora in vi- sistema, vittima della sua stessa immutabilità.
130
LA GIORNATA DI UNO STUDENTE IN UNA MADRASA
Yusuf Natsheh
Se nelle fonti storiche islamiche che si ri- giare in una delle celle della madrasa, nel
feriscono a Gerusalemme non vi sono che caso fosse celibe o non residente a
poche descrizioni del sistema scolastico e Gerusalemme. Il corso di studi era sud-
della vita degli studenti nelle madrasa, è diviso in tre fasi: avanzato, intermedio,
tuttavia possibile farsi un’idea del suo fun- elementare. Oltre che allo studio delle
zionamento da alcuni cenni presenti nei sette letture coraniche e ai commentari
testi e negli atti dei waqf. del testo sacro, poteva scegliere, all’in-
Prima di potere accedere alla madrasa lo terno dello studio del diritto musulma-
studente doveva essere provvisto di una so- no, una delle quattro scuole giuridiche
lida preparazione di base, acquisita du- (hanafita, shafi‘ita, malichita, hanbalita)
rante l’infanzia e l’adolescenza. I più scel- oppure l’approfondimento del hadîth e dei
ti provenivano dalle famiglie abbienti e relativi commentari. Lo studente poteva
da ambienti molto colti, avevano molti seguire altresì corsi di letteratura e gram-
libri a disposizione e potevano ricevere matica araba.
l’educazione primaria dal padre stesso Qualsiasi fosse stata la specializzazione pre-
oppure dai parenti. Altri studenti pote- scelta, lo studente doveva impegnarsi a
vano provenire dal ceto medio e in que- fondo, a rischio di essere espulso dalla ma-
sto il padre affrontava la spesa per pagar- drasa. Il suo programma giornaliero era
gli le lezioni private presso un maestro pieno di impegni, dall’alba sino a dopo il
qualificato. Se invece il ragazzo era indi- tramonto. Aveva l’obbligo di compiere la
gente poteva essere ammesso in una scuo- preghiera dell’alba con il resto degli stu-
la finanziata da qualche ricco benefattore, denti, poi, spesso in solitudine, si dedica-
affinché anche agli orfani fosse data la pos- va alla lettura del Corano: doveva ricordare
sibilità di istruirsi: veniva data loro in do- nella preghiera il proprio benefattore, vivo
tazione per tutto l’anno carta, inchiostro, o morto che fosse. Dopo la colazione si
pane e vestiario. In questa fase lo studen- dirigeva in fretta verso uno dei quattro
te imparava a leggere e scrivere, a me- iwân della madrasa per incontrare i suoi
morizzare alcune parti del Corano e gli compagni di studio e il maestro e per se-
hadîth. Alcuni studenti di talento, come guire la lezione attinente alla sua specia-
il celebre storico dell’epoca mamelucca lizzazione, durante la quale poteva rivol-
Mujîr al-Dîn, erano riusciti ad imparare gere domande e unirsi alla discussione: se
tutto il Corano a memoria prima di com- non aveva capito qualcosa poteva rivol-
piere dieci anni. gersi agli assistenti del docente dopo la
Una volta ammesso nella madrasa, allo stu- preghiera di mezzogiorno e dopo il pran-
dente veniva garantita una borsa di studio zo. Nel pomeriggio si recava alla moschea
con i proventi delle rendite del waqf, a al-Aqsa per ascoltare la predica e le fatwâ.
condizione di frequentare assiduamente Dopo la preghiera della sera aveva del tem-
le lezioni, di adempiere ai suoi obblighi po per ripassare quanto aveva appreso du-
scolastici, e di dare buoni risultati. In al- rante il giorno o per prepararsi per le le-
cuni casi lo studente poteva anche allog- zioni successive.
131
PERCORSO IV
OPZIONE PAESAGGISTICA
Panorama sulla città vecchia di Gerusalemme
IV.2 AL-‘AYZARIYYA
IV.2.a Moschea al-‘Uzayr
IV.4 GERICO
IV.4.a Qasr Khirbat al-Mafjar (Palazzo di Hishâm) (opzione)
133
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
nord, sino all’Africa orientale, a sud. Si quali primeggia il Qasr Khirbat al-Mafjar Gerusalemme, veduta
panoramica dal monte
procede sempre a est verso il Mar Morto (Palazzo di Hishâm), di epoca omayyade. degli Ulivi.
e il Giordano, suo immissario. Il Mar M.H.
Morto è un fenomeno naturale unico al
mondo. I romani lo chiamavano “mare
d’asfalto” mentre gli storici arabi “mare OPZIONE PAESAGGISTICA
di Lot” o “mare di Sodoma”, con riferi-
mento al racconto biblico, oppure “lago
maleodorante”, per il forte odore di Panorama sulla città vecchia
zolfo. Nel periodo crociato si preferì di Gerusalemme
denominarlo Mar Morto, con chiara
allusione alla mancanza di vita nelle sue Questo belvedere è situato sul lato nordocci-
acque. dentale del monte degli Ulivi, sul piazzale
Un’altra strada curva verso nord: imboc- antistante l’Hotel dei Sette Archi.
candola si giunge a Gerico, al centro di
un’oasi ricca di sorgenti d’acqua, palme e Da questo luogo elevato il visitatore può
alberi da frutto. Quest’oasi contiene godere una splendida veduta panoramica
importanti resti archeologici e monu- della città vecchia di Gerusalemme, con i
mentali risalenti a diverse epoche, tra i luoghi visitati nei nostri primi tre percor-
135
PERCORSO IVUn viaggio nel deserto
Monte degli Ulivi
Zâwiya al-As‘adiyya,
veduta generale, monte
degli Ulivi,
Gerusalemme.
dell’ingresso della moschea. Nel
1033/1623, As‘ad Effendi avrebbe con-
cesso un waqf sostanzioso alla zâwiya, tra-
mite il suo rappresentante legale,
Muhammad Pasha, a quei tempi governa-
tore di Gerusalemme. Sancì che i pro-
venti di un certo numero di abitazioni,
terreni, di un forno presso il villaggio sul
Monte degli Ulivi fossero devoluti al man-
tenimento dell’edificio, a coprire le spese
correnti, dei membri della zâwiya, dei
suoi visitatori, e dei suoi impiegati (l’am-
ministratore del waqf, l’imâm, il muezzin,
il portinaio, il custode, l’esattore), il tutto
sotto la supervisione e l’egida dello shaykh
della zâwiya e incaricato del waqf, Shams
al-Dîn Muhammad al-‘Alamî, uno dei
principali sufi di Gerusalemme nella
prima metà del X/XVI secolo.
Dalla successione di iscrizioni, ancora
oggi conservate sulle pareti della corte
centrale e dall’analisi architettonica dei
pilastri dell’edificio si evince che la zâwiya
ebbe varie fasi costruttive. Oltre all’iscri-
zione all’interno della moschea, vi sono
altre due epigrafi, la prima datata
1143/1730-31, che si riferisce alla crip-
ta ove è contenuta la tomba dello shaykh
al-‘Alamî, la seconda, datata 1323/1905-
06, si riferisce alla costruzione del vesti-
bolo della moschea.
La zâwiya comprende attualmente varie
unità che si raggiungono dopo aver per-
corso una scalinata che si imbocca a livel-
lo della strada. In cima alla scala si trova-
no due ingressi: il primo, quello di posa recente. A ovest dell’ingresso si Zâwiya al-As‘adiyya,
orientale, conduce alla cupola della apre una porta che conduce alla cripta, entrata, monte degli
Ulivi, Gerusalemme.
moschea dell’Ascensione, il secondo, a dove è sepolto lo shaykh al-‘Alamî insie-
sud, porta alla corte della Zâwiya al-As’a- me ad altri membri della sua famiglia.
diyya. La corte ha forma rettangolare, il La pianta della moschea è rettangolare
pavimento è ricoperto da lastre di pietra (10 × 6,5 m.) e sulla parete occidenta-
137
PERCORSO IVUn viaggio nel deserto
Monte degli Ulivi
che congiunge Gerusalemme a Gerico. E’ pos- Lazzaro, edificarono sui resti del sito pri-
sibile visitare solo il cortile esterno al di fuori mitivo una moschea cui diedero il nome
degli orari della preghiera e previo permesso di al-‘Ayzariyya.
dell’imâm. Non si conosce l’anno di costruzione della
La moschea è raggiungibile dalla strada prin- moschea, ma dalla struttura architettoni-
cipale che collega Gerusalemme a Gerico, svol- ca si evince che l’edificio subì numerosi
tando a sinistra in una strada laterale carreg- rifacimenti ed aggiunte, l’ultima delle
giabile che si trova pochi metri in direzione quali risalente all’epoca ottomana. I docu-
nordest dal piazzale antistante la Chiesa di menti presso il tribunale religioso di
Lazzaro a al-‘Ayzariyya. Gerusalemme fanno riferimento a restau-
ri della moschea nel X/XVI secolo e in
In epoca romana, nel Medioevo e sino a quelli seguenti. L’ultima fase di restauro
Moschea al-‘Uzayr,
tempi recenti, al-‘Ayzariyya costituiva è ricordata dall’iscrizione scolpita al di entrata con l’iscrizione
l’ultima sosta prima di raggiungere Geru- sopra dell’ingresso della moschea: in commemorativa,
salemme venendo da oriente. Questo caratteri ottomani e contenente elemen- al-‘Ayzariyya.
luogo si collega alla vita di Gesù, che vi
sostò quando giunse alla città santa pro-
veniendo dalla Galilea: ad al-‘Ayzariyya
trovò accoglienza nella casa di Maria e
Marta e del loro fratello Lazzaro. Qui, in
base alla narrazione evangelica, compì
uno dei suoi miracoli più noti: la resurre-
zione di Lazzaro. In ricordo di questo
evento il villaggio divenne meta di pelle-
grinaggio in epoca bizantina e si ingrandì
sempre di più fino al Medioevo. Il nome
arabo del villaggio deriva dalla parola
greca Lazarion ovvero “luogo di Lazzaro”.
Le fonti storiche e le testimonianze
archeologiche segnalano la presenza sul
luogo di due chiese (la prima distrutta da
un terremoto nel 390, la seconda costrui-
ta nel VI secolo) e di un convento. Gran
parte dell’edificio venne riutilizzato e
restaurato in epoca crociata. Tuttavia,
dopo la cacciata dei crociati per mano di
Sâlah al-Dîn, nel 583/1187, queste
costruzioni andarono incontro a un lento
degrado, ma poiché i musulmani consi-
deravano Gesù un inviato di Dio e crede-
vano nel miracolo della resurrezione di
141
Un viaggio nel deserto
PERCORSO IV
ti decorativi, essa riferisce che la moschea una tomba simile a quelle ottomane, attri-
venne restaurata ai tempi del sultano ‘Abd buita al Profeta Lazzaro (san Lazzaro),
al-Hamîd II (1293/1876-1327/1909). mentre nella parete meridionale v’è un
La semplice porta esterna della moschea mihrâb rivestito di piastrelle ottomane.
conduce a una scala che termina sulla All’estremità occidentale della sala della
corte: il piano di calpestio è decisamente preghiera si trova un’apertura rettangola-
più basso rispetto al livello della strada, re attualmente chiusa, ma che in prece-
ha forma rettangolare ed è circondato da denza conduceva alla tomba di Lazzaro,
pareti in pietra che risalgono a diverse oggi raggiungibile direttamente dalla stra-
epoche. Nel muro meridionale è stato da principale a ovest dell’ingresso della
ricavato di recente un semplice mihrâb in moschea.
pietra. La sala della preghiera si raggiun-
ge attraverso una porta rettangolare sor-
montata dalla suddetta iscrizione ottoma- IV.3 MAQÂM NABÎ MÛSÂ
na. La pianta della sala della preghiera è
rettangolare, il pavimento è ricoperto dal
tappeto per la preghiera, il soffitto è a A 28 chilometri a est di Gerusalemme (indica-
botte, sorretto da un enorme pilastro in zioni sulla strada Gerusalemme-Gerico). La
pietra che segue immediatamente l’in- visita è possibile tutto il giorno, ad eccezione
Moschea al-‘Uzayr,
tomba del profeta al- gresso. Nella parte orientale si trova una delle ore di preghiera.
‘Uzayr, al-‘Ayzariyya. stanza di forma rettangolare contenente
Il maqâm è situato a circa 8 chilometri a
est di Gerico in una località desertica, in
mezzo alle dune di sabbia prossime al Mar
Morto. L’ambiente circostante, calmo e
silenzioso, induce alla meditazione e alla
contemplazione di questi luoghi in cui
nacquero le tre religioni monoteiste.
Sono numerosi i motivi per cui fu costrui-
ta la tomba di Mosé, il più importante dei
quali è da ravvisarsi nell’alta considera-
zione che i musulmani hanno nei con-
fronti del Profeta di Dio, citato nel Cora-
no: la religione islamica è infatti un
completamento e un perfezionamento
delle precedenti religioni rivelate (ebrai-
smo e cristianesimo). È scritto nel Cora-
no: “Il Messaggero di Dio crede in ciò che
gli è stato rivelato dal suo Signore e così
tutti i credenti credono ciascuno in Dio e
nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi
142
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Maqâm Nabî Mûsa
143
Un viaggio nel deserto
PERCORSO IV
musulmani provenienti dall’India, dalla hanno portato alla luce un grande palaz-
Malesia e dal sudest asiatico e di alcuni zo composto da vari ambienti la cui data-
gruppi di europei. zione viene fatta risalire al periodo
Y.N. omayyade, in particolare al regno del
califfo Hishâm Ibn ‘Abd al-Mâlik, mentre
altri studiosi lo collegherebbero a Walîd
IV.4 GERICO Ibn Yazîd, poiché la sontuosità del palaz-
zo ben si attaglierebbe al gusto estetiz-
zante di questo califfo. La costruzione del
IV.4.a Qasr Khirbat al-Mafjar palazzo richiese circa 20 anni ma la sua
(Palazzo di Hishâm) (opzione) vita fu breve poiché venne distrutto da un
terremoto nel 129/747, a soli quattro
A 2 chilometri a nord di Gerico. Orari: dalle anni dalla sua ultimazione.
8 alle 17, a pagamento. Il palazzo di Hishâm a Gerico è conside- Accampamento presso
rato una delle numerose residenze Gerico, veduta,
Gli scavi archeologici, condotti negli anni omayyadi costruite nell’area desertica litografia di
D. Roberts (© Victoria
Trenta e Quaranta del XX secolo da compresa nell’attuale Siria e Giordania. and Albert Museum,
Richard Hamilton e Dimitri Primki, Senza dubbio è il più bello e il più gran- Londra).
145
PERCORSO IV Un viaggio nel deserto
Gerico
de: con stucchi alle pareti, alcuni dei quali zo: l’ingresso esterno, dove si trova la
esposti al Museo Rockfeller di Gerusa- biglietteria; un cortile coperto, all’inter-
lemme, mosaici policromi che rivestono no del quale sono disposti alcuni reperti
il pavimento, tra i più belli e integri sino- sopravvissuti al terremoto. A nord si
ra portati alla luce, che non temono con- trova un bacino con il fondo rivestito in
fronti con quelli della Cupola della Roc- mosaici mentre a ovest si apre l’entrata
cia. Le buone condizioni climatiche di del palazzo, che conduce a una grande
Gerico e dei suoi dintorni hanno fatto sì corte che presenta al centro una finestra
che questi palazzi diventassero residenze decorata. Attorno alla corte, sui lati sud
invernali per i califfi e la loro corte. La ed est, diverse sale si distribuiscono su
vicinanza delle sorgenti di ‘Ayn al-Dyuk due piani. A metà del corridoio sud,
ha consentito di costruire un acquedotto presso la base del minareto, si innalza la
lungo 8 chilometri che porta l’acqua al piccola moschea che era un tempo la
palazzo trasformando la zona in un’oasi moschea privata del califfo. La moschea
verdeggiante. pubblica si trova a nord del portico orien-
Il palazzo di Hishâm, per via della sua tale. Nel muro meridionale si apre la
importanza nella storia dell’arte islami- nicchia del mihrâb orientato in direzione
ca, e per il suo potenziale turistico è stato della Mecca. Si accede attraverso un cori-
oggetto di numerosi interventi di restau- doio in uno splendido hammâm, prece-
ro, l’ultimo dei quali risalente al 1994, duto da una vasca e circondato a nord da
grazie a un finanziamento del governo diversi ambienti dei quali uno doveva
italiano in favore del Dipartimento dei fungere sicuramente da sala di accoglien-
beni artistici palestinese. Sotto il patro- za. Questo presenta infatti un pavimento
cinio dell’UNESCO, e grazie alla colla- con splendidi mosaici, considerati tra i
borazione dell’équipe italo-palestinese, più belli della Palestina. Sono state sco-
gli scavi e i restauri ci consentono di perte anche la caldaia e le latrine
ammirare le unità costitutive del palaz- Y.N.
146
MAWSIM DI NABÎ MÛSÂ
Yusuf Natsheh
Nella Palestina dell’epoca ayyubide ebbe- coranici, con scritte recanti i nomi dei
ro un notevole impulso delle particolari califfi ben guidati e quelli dei più impor-
festività religiose che prevedevano che gli tanti sufi. Il corteo viene accompagnato
abitanti dei villaggi si riunissero tutti da musica e danze. Qualcuno si reca al
insieme presso i principali santuari della maqâm di Mosé a cavallo. Mentre il cor-
zona. Queste manifestazioni, chiamate teo sale verso la tomba, il fervore reli-
mawâsim (pl. di mawsim) si diffusero ancor gioso e l’entusiasmo crescono sempre di
più in epoca mamelucca, proseguirono in più, alimentato dagli appartenenti alle
epoca ottomana fino ai nostri giorni, confraternite sufi che fanno rullare i tam-
anche se talvolta sono state sospese o rin- buri, battono ritmicamente i tamburel-
viate per motivi di sicurezza. Tra i maqâm li, agitano bastoni e spade alternando
presso i quali si celebravano i mawâsim movimenti in avanti e indietro, a destra
ricordiamo quello di ‘Alî Ibn ‘Âlim ad e a sinistra, tra il gioioso gridare delle
Arsuf, quello di Nabî Rubîn a sud di Giaf- donne e di tutta la folla”.
fa, di Nabî Sâlih a Ramla, di al-Husayn ad Nel momento in cui si entra nell’edificio
Ashqelon, quello di al-Darûm nei pressi ci si raccoglie in preghiera, accompagna-
di Gaza e, infine, il presente mausoleo ta dalla recitazione del Corano. Spesso
(maqâm di Nabî Mûsâ). convergono in questo luogo migliaia di
La principale e la più famosa celebrazio- persone, vengono piantate tende attorno
ne è proprio quella di Nabî Mûsâ (il Pro- all’edificio, ed è tutto un andare e venire
feta Mosé). Ha luogo ancora oggi e ha ini- di pellegrini.
zio il venerdì precedente il venerdì santo Di fatto questa festa, come tutte le altre
dei cristiani ortodossi e si protrae per una del genere, è l’occasione per esprimere
settimana, in una data compresa tra il 22 voti e far circoncidere i bambini. Tutto
marzo e il 25 aprile. questo afflusso di persone comporta
E’ possibile riassumere le fasi dei festeg- anche un notevole sforzo per venire
giamenti, seguendo questa descrizione incontro alle esigenze dei visitatori: in
della fine del secolo passato: “le celebra- questa circostanza vengono offerti dei
zioni hanno inizio con il raduno degli pasti e anche un dolce speciale, chiamato
abitanti di Gerusalemme e dei rappre- “dolce del Profetà Mosé”. I festeggiamenti
sentanti del waqf del Profeta Mosè pres- si protraggono così per una settimana: il
so il piazzale della moschea al-Aqsa: giovedì sucessivo i fedeli iniziano a deflui-
quindi tutti si dirigono verso Gerico re portando con sé i tre stendardi (quel-
attraversando Ra’s al-‘Amûd, passando lo di Nabî Mûsâ, di Nabî Dâwud – il Pro-
per Tarîq al-Mujâhidîn e Bâb al-Asbât. feta David – e quello della Moschea
Gli abitanti delle città, soprattutto di al-Aqsa) e una volta tornati a Gerusalem-
Nablus, Hebron e Gerusalemme, si uni- me, alla moschea al-Aqsa, le bandiere
scono al corteo facendo sventolare ban- vengono riposte in custodia per l’anno
diere e stendardi decorati con versetti successivo.
147
LA VITA MONASTICA NEL DESERTO
Yusuf Natsheh
In Palestina, in epoca bizantina, si diffuse lasse i vari edifici del complesso dal
tra i monaci la pratica di appartarsi in soli- mondo esterno: una chiesa, la sala delle
tudine lontano dalle città, nel deserto di riunioni e il refettorio, una fonte dell’ac-
Gerusalemme. Questa pratica prese il via qua, un orto e le celle.
in Egitto, diffondendosi e radicandosi in Il secondo tipo di pratica monastica,
Palestina, come dimostrano gli oltre 80 quello della laura, comportava l’isola-
monasteri nel deserto di Gerusalemme, mento totale del monaco: ciascuno tra-
la cui superficie non raggiunge gli 80 chi- scorreva la maggior parte del tempo in
lometri di lunghezza e i 20 di larghezza. una grotta o in una cella, mangiava e
Tra questi luoghi di eremitaggio ricordia- pregava da solo per cinque giorni alla
mo, a titolo esemplificativo, il monastero settimana, ogni sabato e domenica si
di Mar Saba nei pressi del villaggio di al- univa ai compagni per la preghiera e per
‘Ubaydiyy nella zona di Betlemme; il la cena comunitaria, e infine tornava in
monastero di San Giorgio di Koziba a solitudine.
Wâdî al-Qilt, lungo la strada che con- Si trattava di uno stile di vita improntato
giunge Gerusalemme a Gerico; il mona- su una estrema semplicità e austerità nei
stero di Hajla vicino al fiume Giordano; comportamenti e nell’alimentazione: i
il monastero della Tentazione (Qarantal) monaci si nutrivano essenzialmente di
a Gerico. pane e dei prodotti della terra, dei frutti
Tra i monaci vanno ricordati almeno tre che coltivavano essi stessi e che per lo più
grandi personaggi: il primo è il monaco facevano essicare. Potevano anche dedi-
Caritone, fondatore della prima laura, alla carsi ad attività lavorative elementari,
fine del 330; Eutimio (376-473), che come il coltivare piccoli appezzamenti di
attirò a sé migliaia di adepti, e Saba (439- terra o intrecciare dei panieri o delle
532) il principale esponente di questo corde da scambiare con altri prodotti nei
fenomeno. villaggi circostanti. Nel caso dei grandi
Il primo tipo di monachesimo è quello dei monasteri il grano veniva importato dalla
cenobi, in cui i religiosi praticavano una Giordania. Lontano dal tumulto delle
vita isolata dal mondo ma in comunità; si città, l’isolamento e la calma spinse alcu-
riunivano e vivevano insieme in un mona- ni monaci a dedicarsi alla poesia, alla let-
stero, conducendo una vita fatta di comu- teratura, alla teologia influenzando in
nione e cooperazione, ognuno con una molti casi profondamente il pensiero cri-
mansione specifica che si andava ad stiano.
aggiungere agli impegni fondamentali del- Uno dei più interessanti monasteri è
l’adorazione, della riflessione, della pre- quello di San Giorgio a Wâdî al-Qilt,
ghiera e della lettura; v’era una preghie- raggiungibile da Gerusalemme piegan-
ra comunitaria e una privata, mentre i do a settentrione presso l’entrata
pasti e gli altri impegni sociali quotidiani all’Osservatorio di Gerico. Da Gerico
si svolgevano in forma comunitaria. Que- si volta a destra al primo incrocio dopo
sto tipo di monachesimo rendeva neces- avere lasciato la città. Prima di rag-
saria la presenza di un alto muro che iso- giungere il monastero il visitatore potrà
148
godere di suggestive vedute sul paesag- e acqua fresca, molto gradite dopo
gio desertico. La visita del monastero è l’impegnativa discesa della vallata e
possibile prima e dopo mezzogiorno l’escursione al monastero, che segue il
(dalle 9 alle 15, un’ora di interruzione corso dell’acquedotto romano, più
dalle 12 alle 13). Vi si troveranno caffè volte restaurato
149
PERCORSO V
Pianura di al-Lubbân,
veduta.
151
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Diversi fattori hanno fatto sì che in Pale- re percorsi diversi ripetto alle vie dei
stina sorgessero tanti caravanserragli, caravanserragli, tanto che fu necessario
primo tra tutti la posizione strategica e costruire stazioni per la posta tra Il Cairo
centrale del paese. Questa terra era l’a- e Damasco.
nello di congiunzione tra l’Egitto e la Nella maggior parte dei casi, il caravan-
Siria, la Mesopotamia e la penisola arabi- serraglio è costituito da un edificio a
ca ed era attraversata dall’antica via pianta rettangolare o quadrata che si svi-
costiera, nota come “Via Maris”, utilizza- luppa intorno ad un cortile centrale, ed
ta per fini militari e commerciali. è quasi sempre composto da due piani.
Le fonti storiche narrano che il primo ad Il piano terra comprende due tipologie
ordinare la costruzione di caravanserragli di ambienti: le stalle per cammelli e
fu il califfo omayyade ‘Umar Ibn ‘Abd al- cavalli, e i magazzini per custodire le
‘Azîz (99/717-101/720). I caravanserra- merci e le mercanzie. Il piano superiore
gli continuarono a essere costruiti sino è costituito da stanze per ospitare i viag-
alla metà del XIII/XIX secolo. Nel villag- giatori. Talvolta il caravanserraglio inclu-
gio di Abû Ghosh (a ovest di Gerusalem- deva anche un oratorio e una moschea,
me) sopravvive un unico khân riconduci- soprattutto in epoca mamelucca. Se il
bile al periodo dei califfi omayyadi e caravanserraglio si trovava fuori città era
abbasidi, e il cui utilizzo si protrasse sino circondato da mura inespugnabili e
all’epoca crociata e mamelucca. includeva anche una fontana, se invece si
I caravanserragli erano presenti lungo le trovava all’interno prendeva il nome di
strade principali che collegavano tra loro wikâla.
le città di Gerusalemme, Gaza, Nablus e La Palestina, per la sua importanza reli-
Ramla: si tratta di Khân Jaljuliya, Khân giosa, ha sempre attirato folle di viaggia-
Jubb Yusuf, Khân al-Minya, Khân Yûnis e tori e pellegrini, specialmente in occasio-
Khân al-Tujjâr. Se ne ritrovavano anche ne di particolari festività religiose: questo
all’interno delle città e dei villaggi. La spiega la costruzione di numerosi khân in
costruzione di questi edifici raggiunse l’a- tutto il paese dove i forestieri potevano
pice durante l’epoca mamelucca, ritenu- trovare un ricovero sicuro. I sufi si riuni-
ta l’età d’oro dell’architettura islamica in vano invece presso i maqâm e le tombe dei
Egitto e nel Bilâd al-Shâm, e proseguì in loro venerati maestri. I maqâm sorsero
modo sempre crescente sino agli inizi del- quasi in ogni villaggio della Palestina e
l’epoca ottomana. alcuni ne possedevano più di uno: gli abi-
Lo scopo principale del caravanserraglio tanti si recavano per compiere sacrifici,
era quello di proteggere di notte mer- accendere candele, esprimere voti. Alcu-
canti e pellegrini da possibili rapine, oltre ni maqâm si animavano durante le feste
che di offrire servizi di prima necessità. popolari, tra i rulli dei tamburi dei sufi e
I caravanserragli fungevano anche da sta- dei dervisci, attirando gente da ogni dove,
zioni per la posta, ma in epoca mame- che accorreva per ottenere una grazia,
lucca, in particolare ai tempi del sultano una guarigione, nella speranza di un avve-
Baybars, le vie postali iniziarono a segui- nire migliore.
152
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Maqâm Nabî Samuel
Pianura di al-Lubbân.
Khân al-Lubbân,
entrata, veduta Khân al-Lubbân, sala
interna. principale.
circondato da vari tipi di alberi ad alto fusto
quali mandorli, fichi, albicocchi, peschi e
prugni. Ulivi, mandorli e querce si trova-
no sui versanti della montagna vicina.
M.K.
V.6 NABLUS
V.7 SEBASTE
E’ raggiungibile passando da Nablus girando di varie epoche storiche, dall’Età della Maqâm Nabî Yahya,
poi a sinistra per arrivare all’incrocio delle Pietra fino ai nostri giorni.
facciata nord, veduta
strade per Tulkarem e Jenin. Si prosegue in dell’interno della
Agli inizi del IV secolo, allorquando il Cri- corte, Sebaste.
direzione Jenin (nord) sino a giungere, dopo
stianesimo divenne la religione ufficiale
2,3 chilometri, a una via secondaria che porta
dell’impero romano, gli abitanti di Seba-
al villaggio di Sebaste. Uscendo dal villaggio
ste si divisero tra pagani e cristiani. Nac-
si consiglia di percorrere la strada che attra-
versa la celebre via colonnata romana, in que allora la leggenda popolare secondo
mezzo alle vestigia della città antica. la quale Giovanni il Battista, fatto uccide-
Il mausoleo si trova nella corte della moschea, re da Erode Antipatro, fosse stato sepol-
al centro del villaggio di Sebaste. Il sito è to a Sebaste.
aperto tutto il giorno. Il legame del luogo con le vicende del
profeta Giovanni Battista sarebbe con-
Sebaste è situata a 15 chilometri a nor- fermata dalla presenza di tre statue con-
dovest di Nablus, sulle pendici delle col- servate nella tomba/maqâm, la prima
line della Samaria, a 463 metri sul livel- raffigurante una danzatrice recante una
lo del mare. Venne fondata da Erode il testa umana su un piatto (Salomè), la
Grande nel 25 a.C. sulle rovine dell’anti- seconda Erode, con la mano sotto il
ca Samaria, capitale del regno di Israele. mento, in atteggiamento di pentimento
Gli scavi archeologici effettuati nel 1908, per avere ucciso Giovanni, la terza la
1931 e 1935 hanno portato alla luce resti testa mozzata del profeta. Purtroppo il
161
PERCORSO V La via dei khân e del sufismo
Sebaste
Dipartimento delle Antichità israeliano tano ottomano ‘Abd al-Hamîd fece annet-
– come confermano gli abitanti del vil- tere alla moschea due vani nella parte
laggio – ha portato via le statue nel 1987 orientale dell’edificio, dove ora si compio-
e da quel momento non se ne ha più no le preghiere ed ordinò la costruzione
notizia. del minareto.
Sempre secondo la tradizione popolare, Questo luogo attrasse numerosi monaci,
in questo luogo vi sarebbero stati sepolti sufi e viaggiatori, tanto che ‘Abd al-Ghânî
anche i suoi genitori, Zaccaria con la al-Nabulsî descrisse il maqâm con le
moglie Elisabetta, e qui Giovanni sarebbe seguenti parole: “Giungemmo a questo
stato incarcerato. Altre leggende voglio- villaggio (Sebaste) ed entrammo nella
no invece che la tomba di Giovanni si moschea che era in origine un vasto
trovi a Damasco o anche nella valle della monastero. Ne osservammo e ammiram-
Bekaa, nell’est del Libano. mo la bellezza, anche se gran parte era
A Sebaste vennero costruite due chiese andata distrutta. Entrammo in una grot-
bizantine, e pare che l’unica moschea ta alla quale si scendeva tramite una scala.
del villaggio sia stata edificata sulle rovi- In fondo ad essa si trovava una piccola
ne di una di queste, dopo la conquista apertura in cui si diceva v’erano sepolti
della Palestina ai tempi del califfo Giovanni e suo padre”.
‘Umar Ibn al-Khattâb. Sebaste fu una Il maqâm è composto da due ambienti: il
delle prime città in cui venne innalzata primo, situato al di sopra della tomba,
una moschea “di ‘Umar”, ma fu distrut- raggiungibile attraversando un passaggio
ta da un terremoto nel VI/XII secolo e che precede le pareti settentrionali, è
sulle sue rovine venne costruita una quadrato ed è sormontato da una cupola
chiesa crociata. emisferica; il secondo, contiguo al primo
Quando Sâlah al-Dîn riuscì a sconfiggere i e a cui si giunge attraverso una porta che
crociati nella battaglia di Hattin (583/1187) si apre in direzione nord, contiene un
fece innalzare un maqâm in onore del Pro- mihrâb.
feta Giovanni. Nel 1310/1892-1893 il sul- M.A.K.
162
IL SERVIZIO POSTALE TRA IL CAIRO E DAMASCO
La strada della posta tra Il Cairo e Dama- lizzo rispetto ai khân. La loro struttura
sco era una delle più importanti che corrispondeva a un parallelepipedo con
attraversavano la Palestina: tra di esse unità funzionali al soggiorno di un esiguo
figurava la via costiera, nota come “Via numero di uomini accompagnati dai loro
Maris”. Le fonti storiche riferiscono che cavalli: piccole stanze, una semplice
i khân servivano da stazioni della posta moschea, un pozzo dell’acqua, una stalla
lungo tutte le vie commerciali che per i cavalli. Esempi di queste stazioni
dipendevano dall’impero islamico. in Palestina si trovano a Yibna, Qaqun,
Cionostante, nel periodo mamelucco, al-Lajjun e a Jisr Banat Ya‘qub.
in particolare all’epoca di Baybars In numerose fonti si narra dei percorsi e
(658/1260-676/1277), in molti luoghi delle stazioni della posta tra Il Cairo e
la via della posta tra Il Cairo e Damasco Damasco, ma la più significativa è la
iniziò a distinguersi da quella dei khân descrizione di Ibn Fadl Allah al-‘Umarî
rendendo necessaria la costruzione di nel suo celebre libro al-Ta‘rîf bi-l-mustalah
nuovi edifici postali lungo il territorio al-sharîf, un’introduzione alla terminolo-
compreso tra le due città. gia sacra. La via della posta in Palestina
La posta svolgeva un ruolo di fondamen- iniziava a Gaza e proseguiva in due dire-
tale importanza per i sovrani islamici poi- zioni: la prima verso al-Karak in Giorda-
ché connetteva le varie aree dell’impero, nia, la seconda verso Damasco passando
assicurava una rapida circolazione delle da Bayt Daris, Yasur, Lod, al-‘Awja, Tiro,
notizie e delle questioni che più preoccu- Qaqun, al-Fandaqumiya, Jenin, Zar‘in,
pavano gli emiri, i sultani, i funzionari Bisan, al-Majami’, al-Zahra’ e Irbid.
dell’amministrazione, soprattutto nel Nel X/XVI secolo la via della posta pren-
primo periodo durante il quale la zona era deva avvio a al-‘Arish, passava da Khân
ancora contesa dai crociati e bersaglio di Yûnis, Gaza, al-Majdal, Yibna, Ramla,
numerose operazioni militari. Ra’s al-‘Ayn, Qaqun, al-Lajjun, ‘Uyun
Fu naturale, quindi, che le stazioni della al-Tujjar, al-Minya, Jisr Banat Ya‘qub,
posta fossero diverse per struttura e uti- al-Qunaytra, per giungere a Damasco.
163
PERCORSO VI
VI.1 NABLUS
VI.1.a Maqâm Ghânim
OPZIONE PAESAGGISTICA
Il monte Garizim (monte dei Samaritani)
165
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus
Nablus è la più grande città della sponda suo dinamismo intellettuale e molti dei
occidentale del Giordano. E’ situata a 67 suoi edifici sono appunto istituzioni scien-
chilometri a nord di Gerusalemme, a tifiche e religiose, tra cui numerose le
un’altitudine di circa 570 metri sul livel- madrasa. Quanto allo sviluppo architetto-
lo del mare, al centro della vallata posta nico, la città ha assistito a un fervore note-
tra il monte Ebal e il monte Garizim. vole e nel corso del tempo ha visto innal-
Il titolo di questo percorso si deve all’ele- zarsi moltissimi edifici recanti l’impronta
vato numero di hammâm e alla fiorente pro- dell’architettura ufficiale e locale, alcuni
duzione del sapone che ha resa famosa que- menzionati anche nelle fonti storiche:
sta città. Le fonti storiche riportano che moschee, maqâm, zâwiya, fontane pubbli-
alla fine del XIII/XIX secolo v’erano a che, mulini, caravanserragli e sûq.
Nablus non meno di trenta saponifici. Ben- Questo percorso si concentrerà sulla città
chè l’abitato esistesse dal secondo millen- vecchia e toccherà luoghi storici e archeo-
nio a.C., sono rimaste solo vestigia d’epo- logici importanti e facilmente visitabili.
ca romana (63 a.C.-324 d.C.) e delle Sono stati selezionati siti ed edifici di varia
successive, sino agli ultimi anni dell’impe- natura: la Grande Moschea, il saponificio
ro ottomano 1336/1917. della famiglia Tuqân, il sûq di Khân al-
Nablus passò all’islam verso il 15/636- Tujjâr, la moschea al-Khadra’, il khân al-
637, e numerose fonti la menzionano Wikâla al-Gharbiyya, l’hammâm al-Jadîda
soprattutto in riferimento alla storia del come pure due maqâm. Gli approfondi-
primo islam. La più importante di queste menti saranno dedicati ai palazzi della
citazioni è fornita da al-Muqaddasî, nel città e alla fabbricazione del sapone.
IV/X secolo, che la definisce “piccola Infine si propone un’escursione al monte
Damasco”, per la grande quantità di ulivi Garizim (Jabal al-Samara, il monte dei
che la circondavano, per le sue case in Samaritani).
pietra e i suoi piccoli corsi d’acqua che Ricordiamo inoltre che la città di Nablus
scorrevano in ogni dove. è celebre per la sua pasticceria, in parti-
Nablus si piegò alla dominazione crociata colare per i kunâfa, che si consiglia viva-
nel 492/1099, quando il principe Tan- mente di assaggiare. Non si dimentichi di
credi riuscì a impossessarsene e a inclu- acquistare alcuni pezzi del celebre e impa-
derla nel principato di Galilea su cui reggiabile sapone di Nablus.
governava. Nablus entrò a fare parte del M.A.K.
regno latino di Gerusalemme all’epoca di
Baldovino I e in questo periodo vide sor-
gere numerose chiese ed edifici religiosi. VI.1 NABLUS
A seguito della battaglia di ‘Ayn Jalut
(658/1260) Nablus fu conquistata dal sul-
tano mamelucco Baybars. Le fonti mame- VI.1.a Mâqam Ghânim
lucche contemporanee ricordano Nablus
come una città ricca d’acqua e circondata Vi si accede per la strada che, a sud di Nablus,
da terreni fertili. La città si distinse per il conduce fino al monte Garizim per il versante
166
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Opzione paesaggistica
OPZIONE PAESAGGISTICA
Il monte Garizim
(monte dei Samaritani)
metri sul livello del mare. Questo monte loro abluzioni, le donne si purificano dal-
è sacro ai samaritani, che ritengono sia il l’impurità del mestruo e dopo il parto,
monte Moriah, il luogo in cui Abramo durante la preghiera mattutina si prostra-
sacrificò Isacco: e per questo vi si recano no verso quella che può definirsi la loro
in pellegrinaggio e vi offrono sacrifici qibla, il monte Garizim. Si astengono dal
durante Pesach. I samaritani odierni (una lavoro il sabato, trascorrendo la notte del
setta fuoriuscita dall’ebraismo) si ritiene venerdì a pregare e a lodare Dio. Festeg-
discendano da quel gruppo di ebrei che giano Pesach la Pentecoste e la festa dei
non abbandonarono la Palestina per recar- Tabernacoli.
si in esilio a Babilonia: riconoscono solo Il sacrificio dell’agnello a Pesach è il
le profezie di Mosé, si considerano momento centrale delle celebrazioni: ha
discendenza di Aronne, mantengono tra- luogo oggi in un campo recintato al cui
dizioni sociali rigidamente legate ai loro centro v’è un pozzo profondo al di sotto
precetti come pure leggi dettate dai cin- del quale si compie il sacrificio. Vi sono poi
que libri di Mosè dell’Antico Testamen- altri due pozzi utilizzati come forni. Nei
to, il Pentateuco (Genesi, Esodo, Leviti- pressi di questo luogo, al centro del nuovo
co, Numeri e Deuteronomio). Prima quartiere residenziale della setta, v’è la
della preghiera i samaritani compiono le sinagoga samaritana. Credono che il Mes-
Monte Garizim,
veduta panoramica.
168
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus
Saponificio della
famiglia Tuqân, piano
superiore, pasta di
sapone stesa a seccare,
Nablus.
sudorientale vi sono alcune tombe d’e- cortile ed è composto da una base qua-
poca recente. drata sulla quale poggia il fusto diviso in
La sala della preghiera è a pianta rettango- due sezioni e il balcone, sormontato da
lare, si estende da est a ovest ed è situata una piccola cupola in pietra emisferica.
nella parte meridionale del cortile setten- M.A.K.
trionale, sul quale si affaccia con una pare-
te in pietra nella quale si aprono tre
ingressi. Ciascuno di essi è sottolineato da VI.1.c Saponificio della famiglia
una cornice in pietra a forma di arco a Tuqân
sesto acuto, ornata con elementi vegetali.
Al centro del muro meridionale della sala Situato nell’angolo sudoccidentale di piazza
della preghiera v’è un grande mihrâb con al-Tuta, al centro del quartiere al-Qaryun.
decorazioni di foglie, pigne e rami d’albe- E’ possibile visitarlo previo accordo con il pro-
ro: alla base si trova un’epigrafe con un’i- prietario, ad eccezione del venerdì. La visita
scrizione in caratteri naskhî riportante ver- costituisce un’ottima occasione per acquistare
setti coranici. Contiguo al mihrâb v’è un il sapone di Nablus fatto con olio d’oliva.
bel minbar ligneo di datazione recente.
Il minareto è situato ad alcuni metri di Questo saponificio è stato fondato dalla
distanza dalla parete settentrionale del famiglia Tuqân alla fine del XIII/XIX seco-
171
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus
Saponificio della
famiglia Tuqân, sala
di cottura del sapone,
vasca, Nablus.
lo. Si tratta di un enorme edificio in pie- amministrativi. In questo piano, che cor-
tra, di pianta rettangolare, costituito da risponde a una lunga sala con volte a vela
due piani, che si affaccia su piazza al-Tuta. poggianti su pilastri di pietra, divisa lon-
La facciata contiene pochi elementi deco- gitudinalmente in due parti, viene fab-
rativi ad eccezione del grande ingresso, bricato il sapone.
un’enorme apertura ricavata per facilita- Sempre qui v’è un ampio locale chiama-
re l’ingresso dei carichi di olive e l’uscita to al-balat, all’interno del quale si trova
di quelli di sapone. Il portone ligneo è un pentolone che serve per la cottura del
sormontato da un arco a sesto acuto ai cui sapone. Ai piedi del pentolone c’è un
lati si aprono diverse finestrelle, ciascuna bacino emisferico chiamato mibzal, al fian-
a sua volta incorniciata da un arco a sesto co del quale vi sono altri quattro bacini
acuto. La parte superiore della facciata, al quadrati per l’acqua sporca e l’acqua puli-
contrario di quella inferiore, presenta ta. Sotto il pentolone v’è un forno, nel
grandi finestre in grado di garantire all’in- quale si svolgono le operazioni di cottura
terno un’opportuna areazione e illumi- del sapone. A questo ambiente si giunge
nazione al piano superiore del saponificio, scendendo una scala sul lato opposto al
favorendo così l’essiccazione del sapone. mibzal. In cima al forno v’è una cappa
Il grande ingresso conduce al pianterreno attaccata alla parete e che sale sino in cima
del saponificio, dove si trovano gli uffici all’edificio. Sempre su questo piano c’è
172
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus
Hammâm al-Jadîda,
sala d’ingresso con Hammâm al-Jadîda,
fontana centrale, scala d’accesso,
Nablus. Nablus.
anche una cisterna per l’olio utilizzato
nella fabbricazione del sapone.
Sul lato sudorientale del saponificio una
scala conduce al piano superiore, dove si
trova uno stanzone chiamato mafrash, in
cui viene disposto il sapone ancora collo-
so in modo che possa essiccare per poi
essere tagliato in blocchetti con strumen-
ti di ferro. Infine, i pezzi così ottenuti
vengono disposti uno sull’altro a formare
dei grandi cilindri – ricordano dei picco-
li fari - all’interno dei quali circola l’aria
per completare l’essiccazione.
Il soffitto di questo piano è costituito da
cupole basse che insistono su degli archi
poggianti su pilastri.
M.A.K.
festeggianti, con a capo lo sposo, diretto della volta si aprivano degli oblò chiusi da
verso la casa della sposa. Per strada si leva- vetri per far entrare la luce.
vano canti al ritmo dei tamburi e la gente Il riscaldamento dell’acqua e dell’am-
del luogo al loro passaggio lanciava man- biente si otteneva attraverso il passaggio
ciate di riso ed essenze profumate. del vapore proveniente da una caldaia
Poiché si tratta del hammâm di costruzio- all’interno di una rete di tubi posti sotto
ne più recente è stato chiamato il “nuovo il pavimento. Molti sono i benefici fisici
hammâm”. Il nome al-Shifa’ (la guarigione) che derivano dal trascorrere del tempo
deriva dai versi poetici incisi su una lapide sdraiati su queste superfici riscaldate.
al di sopra dell’ingresso. Questo hammâm Al fine di mantenere il calore interno tra
appartiene a un gruppo di edifici contigui le varie parti del hammâm v’era un siste-
di proprietà della famiglia Tuqân. Fu fatto ma di corridoi molto stretti con soffitti
costruire da Sâlih, Ahmad e Mustafa, figli bassissimi e con porte alle estremità.
di Ibrâhim Tuqân, nel 1149/1736-1736. N.A.
Questo hammâm ha una struttura modesta
che si contrappone all’importanza della
sua funzione. E’ composto da vari ambien- VI.1.e Khân al-Wikâla al-Gharbiyya
ti, il primo dei quali, immediatamente
dopo l’ingresso, è un grande atrio, il All’estremità occidentale della città vecchia
cosiddetto “spogliatoio estivo”. Al centro presso l’ingresso occidentale del sûq al-
di questa stanza v’è una fontana, mentre Haddâdîn (mercato dei fabbri).
ai suoi lati corre una fila di panche in pie- La visita è possibile durante le ore diurne.
tra dove potersi sdraiare a fumare il nar- Recentemente la municipalità ha acquisito il
ghilé o semplicemente per rilassarsi dopo luogo e provvederà al restauro e a renderla
il bagno. Questa stanza si distingue dagli accessibile.
atrii degli altri hammâm per le eleganti
colonne lignee e per le due pedane fine- La posizione del caravanserraglio è strate-
mente arredate. Il soffitto è sormontato gica, situandosi tra le botteghe d’artigia-
da una cupola con al centro un lucernaio. nato e i luoghi residenziali. Le carovane
Lo spogliatoio estivo è seguito da un’altra che giungevano a Nablus incontravano per
stanza, lo “spogliatoio invernale”, che svol- prima proprio questa area commerciale.
ge la stessa funzione della precedente ma Dopo avere acquistato le materie prime al
che veniva utilizzata d’inverno: le pareti mercato si portavano immediatamente alle
sono più basse e manca l’apertura nel sof- botteghe contigue, specializzate nella bat-
fitto; al centro si trova una piccola fontana. titura del ferro e del rame, ove venivano
Il rito del hammâm avveniva nella sauna, lavorate per ottenere il manufatto deside-
un’ampia stanza contornata da una serie rato, messo subito in vendita sul luogo,
di piccoli ambienti, sormontata da una senza bisogno di essere ritrasportato a
volta a botte costituita da elementi in ter- dorso di cammello o d’asino al mercato.
racotta, con lo scopo di mantenere La wikâla è molto funzionale e risponde
costante il calore interno. All’interno perfettamente agli scopi per i quali è stata
174
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus
Wikâla al-Farrûkhiyya
All’estremità settentrionale del sûq è pos-
sibile vedere i resti della wikâla al-
Farrûkhiyya, con riferimento al suo
costruttore, l’emiro Farrûkh Ibn ‘Abd
Allah al-Sharkâsî (1030/1620). Questi fu
uno degli emiri più celebri della Palesti-
na: governò Gerusalemme, Nablus ed
ebbe il compito di organizzare il pellegri-
naggio (hajj) in Siria al principio del
XI/XVII secolo. Purtroppo nulla è rimasto
di questa wikâla a meno di alcune stanze
del primo e del secondo piano, utilizzate
come negozi. Tutto ciò non riesce a dare
l’idea del suo grande passato quando era
solita offrire ospitalità – come ricorda
Ihsân al-Nimr – alle carovane dei pelle-
grini siriani quando incrociavano quelli
egiziani diretti verso lo Hijâz.
M.A.K.
tile, attraversato il quale si raggiunge la ha una base quadrata in pietra che sostie-
sala di preghiera, a pianta rettangolare che ne un fusto ottagonale, che si conclude
si estende da est a ovest per una lunghez- con un balcone poggiante su muqarnas,
za di 61 metri, da nord a sud per un’am- coronato da una piccola cupola.
piezza di 16,55 metri. Lungo la parete M.A.K.
meridionale si aprono tre mihrâb: quello
centrale è più grande ed è prospiciente
all’ingresso settentrionale. A ovest di que- VI.1.h Maqâm Rijâl al-‘Amûd
sto v’è un minbar marmoreo forse com-
missionato dall’emiro mamelucco ‘Izz al- Situato ai piedi del monte Garizim, nella zona
Dîn al-Âmirî (713/1313). La parte sudoccidentale della città, nei pressi della cen-
centrale della sala della preghiera è limi- trale di polizia. La visita è possibile a tutte le
tata da due ordini di colonne marmoree ore previa autorizzazione dello shaykh del
e pilastri in pietra che la suddividono in mausoleo.
tre navate con volte a vela.
Il minareto è situato al centro della pare- Questo maqâm è associato al numero qua-
te settentrionale al di sopra dell’ingresso, ranta, numero legato ai differenti credo e
Maqâm Rijâl
al-‘Amûd, veduta
generale, Nablus.
179
PERCORSO VI Nablus: la città degli hammâm e del sapone
Nablus
La produzione del sapone di Nablus vanta razione e alla fornitura della materia
antiche origini, fin da quando si imparò a prima, l’olio d’oliva, la seconda invece si
sfruttare a tale scopo l’olio d’oliva, preoccupa della produzione e della ven-
abbondante in Palestina, in particolare dita. I migliori tipi di sapone sono pro-
nelle campagne circostanti la città. Scar- dotti con olio d’oliva, che può essere di
se sono le informazioni sugli inizi di que- diversa qualità: il migliore e più puro è
sta produzione, ma si pensa risalga a quello usato nella produzione del sapone
tempi molto antichi, anche se le prime bianco naturale, poi viene il sapone gial-
testimonianze sono del IV/X secolo: al- lo, mentre l’olio ottenuto spremendo le
Muqaddasî (380/990) cita infatti il sapo- olive assieme ai noccioli viene usato per il
ne tra le varie merci esportate dalla Pale- sapone verde. La produzione del sapone
stina. Sebbene non citi il nome del luogo passa per diverse fasi: cottura, stesura,
in cui veniva prodotto, è probabile si trat- taglio, essiccazione, confezione.
tasse di Nablus, per via dell’abbondanza I proprietari dei saponifici di Nablus fanno
di materia prima e per la fama di produt- parte della classe dirigente della città, del-
trice di sapone mantenuta dalla città nel l’aristocrazia locale e sono molto famosi
corso dei secoli. All’epoca dei crociati soprattutto nei paesi arabi, come l’Egitto
Nablus era così famosa per i suoi saponi e la Siria, importatori di questo prodot-
Saponificio della
che la fabbricazione divenne monopolio to. Fanno una gran pubblicità per attirare famiglia Tuqân,
reale. Lo shaykh al-Rabwa (m. 727/1300) i visitatori all’interno dei saponifici van- imballaggio dei
riferisce esplicitamente del sapone di tando, con una punta di orgoglio, che i saponi, Nablus.
Nablus, al pari di Mujîr al-Dîn al-Hanbalî
(m. 900/1495) che scriveva in piena
epoca mamelucca.
Questa produzione è diventata tra le più
tipiche e importanti di Nablus durante
l’impero ottomano, il che è confermato
dalla presenza in città, nel 1257/1842, di
15 saponifici. Agli inizi del XX secolo il
loro numero ha raggiunto la trentina.
I saponifici sono localizzati all’interno dei
suoi sei quartieri: al-Ghrab, al-Yasmina,
al-Qaryun, al-‘Aqaba, al-Qaysariyya e al-
Habla. V’è una strada nella città vecchia,
per l’appunto chiamata “passaggio del
sapone”, che congiunge il quartiere al-
Yasmina con al-Qaryun, e lungo la quale
si trovano sei saponifici.
Questa produzione ha contribuito a sta-
bilire un equilibrio economico tra cam-
pagna e città: la prima provvede alla lavo-
181
Nablus da piazzare sul mercato britannico:
il successo fu immediato e una società ingle-
se chiese l’invio di una quantità notevole
della qualità più pregiata.
Il sapone di Nablus è anche usato nella
medicina popolare, in particolare per gli
impacchi che vengono deposti sulle parti
del corpo dolenti. Viene utilizzato anche
nella lavorazione della seta perché il sapo-
ne che più si addice è proprio quello di
olio d’oliva.
Architettonicamente i saponifici si asso-
migliano l’un l’altro: comprendono due
piani, il primo, a livello della strada, rap-
presentato da una lunga sala dall’alto sof-
Saponificio della loro laboratori non emanano cattivi odori fitto e con poche finestre, adibita alla cot-
famiglia Tuqân, piano come viceversa avviene nei saponifici in
terra, sala di cottura,
tura del sapone, il secondo da una stanza
veduta generale, cui viene impiegato il grasso animale. spaziosa con numerose finestre, dove il
Nablus. Va ricordato che nel 1938 l’esportazione di sapone viene steso per essere essiccato,
merci verso l’Egitto raggiunse il valore di tagliato e confezionato. All’interno di
circa 60 mila lire egiziane, più di due terzi ogni saponificio vi sono poi una o più
dei quali dovuti dalla vendita del sapone. I cisterne per l’olio, una fornace per cuo-
documenti commerciali ricordano che al- cervi il sapone, più una serie di bacini di
Hâjj ‘Abd al-Rahîm Effendi al-Nabulsî fu raccolta. I portali sono ampi abbastanza
inviato a Londra con un carico di sapone di da consentire l’entrata e l’uscita dei carri.
182
I PALAZZI DI NABLUS
Naseer R. Arafat
Entrata principale di
un palazzo, veduta
dall’esterno, Nablus.
Corte interna di un
palazzo, veduta
parziale, Nablus.
184
e iwân affacciati sulla corte in modo da
garantire tranquillità agli abitanti della
casa.
Il livello superiore è costituito da una
corte attorno alla quale si trovano le
stanze per il figlio del propietario e per
la sua famiglia. Ha tutto l’aspetto di una
casa indipendente anche se è al tempo
stesso unita alla casa dei genitori attra-
verso la corte comune. Questa orga-
nizzazione ha permesso di perpetuare
la tipologia cosiddetta della “famiglia
estesa”.
La struttura del palazzo risponde alle esi-
genze sociali dei suoi abitanti e corri-
sponde ai loro gusti e alla loro ricchezza.
Prima vengono gli spazi pubblici, poi le
stanze private fino agli ambienti più inti-
mi. L’architettura delle case di Nablus si fuori della casa senza essere visti. Le Entrata di un palazzo,
decorazioni geometriche e vegetali che veduta dall’esterno,
è adeguata alla topografia del territorio e Nablus.
alle condizioni climatiche: gli architetti decorano gli ingressi o le finestre, che si
hanno cercato di garantire il riscaldamen- rincorrono per le cornici delle porte
to degli ambienti d’inverno e la frescura lignee o sugli arredi interni o i soffitti
in estate. Alle finestre le mashrabiyya di lignei policromi non mancheranno di
legno consentono di osservare la vita al di sedurre il visitatore.
185
PERCORSO VII
OPZIONE PAESAGGISTICA
Wâdî Artâs: un tipico paesaggio
rurale della Palestina
Basilica della
Natività, navata
centrale, Betlemme.
187
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Betlemme
Il legame religioso e politico tra Gerusa- mani, cristiani ed ebrei, considerata uno
lemme e Hebron –entrambe, nel corso dei monumenti sacri più importanti del-
del tempo, sono state quasi sempre sotto l’area compresa tra Betlemme e Hebron,
la stessa amministrazione – risale a un’e- poi saliremo ad un altro luogo sacro per i
poca molto lontana. Fu sotto gli ayyubidi cristiani, insieme al Santo Sepolcro di
che fu istituita la carica di “sorvegliante Gerusalemme: Betlemme, luogo di nasci-
delle due sante moschee di Gerusalemme ta di Gesù. Ci dirigeremo quindi a sud,
e Hebron”, a imitazione di quanto acca- verso le cisterne di Salomone, dove
deva nelle altre due città sante dell’islam, vedremo una dei progetti idraulici tra i
La Mecca e Medina. Questo incarico più complessi e straordinari al mondo, ed
venne mantenuto in epoca mamelucca ed uno dei wâdî più belli della Palestina,
assunse un’enorme importanza: la nomi- quello del villaggio di Artas. Il percorso
na veniva attribuita dal sultano in perso- attraverserà anche il villaggio di Halhul,
na, dal Cairo. Il sorvegliante esercitava il con la moschea di Nabî Yûnis (il profeta
controllo sull’amministrazione dei due Giona), e da lì proseguirà fino alla
luoghi santi, sui waqf e sulle donazioni moschea e al Maqâm Nabî al-‘Îs: due siti,
elargite in loro favore.
questi ultimi, venerati da migliaia di sufi
Questo percorso segue la strada di mon-
nel corso dei secoli.
tagna che si snoda per 40 chilometri tra
Gerusalemme e Hebron, una strada sto-
rica percorsa sin dai tempi più remoti
VII.1 BETLEMME
dalle carovane dei pellegrini provenienti
dall’Egitto e dalla Siria, dai califfi e dai
sultani durante le loro ripetute visite ai
Betlemme si trova a circa 10 chilometri a
due luoghi sacri.
Lungo la strada tra Gerusalemme e sud di Gerusalemme ed è situata lungo lo
Hebron visiteremo luoghi che hanno spartiacque del Jebel al-Hebron e di
assunto una grande importanza per la sto- Gerusalemme, sulla via che congiunge
ria della Palestina. Il visitatore potrà Gerusalemme a Hebron. Per i cristiani è,
anche godere di panorami indimenticabi- insieme al Santo Sepolcro, uno dei luoghi
li, in particolare quello dei terrazzamen- più sacri al mondo perché diede i natali a
ti che hanno protetto il suolo dall’erosio- Gesù Cristo. Una gran parte della città
ne del tempo, e ammirare le torri di vecchia è ancora visibile, poiché molte
guardia, sparse un po’ in tutta la regione. dimore sono state restaurate in occasione
Tutta quest’area è nota per le sue varie dell’ultimo Giubileo. Nonostante la man-
coltivazioni, in modo particolare per i canza di informazioni che aiutino a data-
vigneti; alcune strade non sono molto re gran parte delle costruzioni della città
cambiate rispetto ai tempi delle conqui- (ad eccezione di quelle risalenti al XIX e al
ste islamiche. XX secolo), con molta probabilità una
Il percorso prenderà avvio con la visita porzione considerevole dei suoi edifici
alla tomba di Rachele, venerata da musul- risale alle epoche mamelucca e ottomana.
188
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Betlemme
Tomba di Rachele,
entrata principale, Tomba di Rachele,
Betlemme. interno, Betlemme.
VII.1.a Tomba di Rachele
Vasche di Salomone,
veduta generale.
191
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Vasche di Salomone
Vasche di Salomone, terza (quella inferiore), invece, venne VII.2.b Qal‘at al-Birâk
veduta generale fatta costruire dal sultano mamelucco
(© Sonia Halliday
Photographs). Khushqadam (865/1460-872/1468) che A circa 3 chilometri a sudovest di Betlemme, a est
provvide anche al restauro totale della della strada che conduce alle vasche di Salomo-
struttura idraulica. I lavori più importan- ne. La visita è possibile in qualsiasi momento.
ti vennero compiuti dal sultano ottoma-
no Solimano il Magnifico, nel 943/1536- Per proteggere adeguatamente questo
37, tanto che queste vasche recano ancora importantissimo sistema idraulico, nel
oggi il suo nome, accanto a quello di Salo- 1027/1617-18 il sultano ottomano
mone. Solimano diede grande impulso al ‘Uthmân II fece costruire una cittadella,
sistema di approvvigionamento idrico di come conferma l’iscrizione commemo-
Gerusalemme, aumentando il numero di rativa che sormonta l’arco d’ingresso. Vi
fontane pubbliche ancora oggi visibili inviò quaranta soldati muniti di cannoni
nella città vecchia. ed armi. Questo luogo è chiamato dagli
Le cisterne venivano utilizzate per racco- abitanti del luogo con il nome di Qal’at
gliere l’acqua piovana e quelle delle sor- al-Birâk (la “cittadella delle cisterne”)
genti: tramite un sistema di acquedotti e oppure Qal’at Murâd (“cittadella [del sul-
gallerie sotterranee le acque giungevano tano] Murâd”.
fino a Gerusalemme, distante circa venti La cittadella è posta a qualche metro a
chilometri. I canali di questo sistema idri- nord rispetto alla prima cisterna. Ha
co – funzionante fino al 1922, anno in cui forma rettangolare (70 × 45 m), un
subentrarono le prime pompe elettriche – ingresso principale al centro della parete
raggiungevano una lunghezza di 68 chilo- occidentale, quattro torri, una su ciascun
192
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Opzione paesaggistica
Qal‘at al-Birâk,
facciata principale,
Vasche di Salomone.
angolo dell’edificio, mentre su ogni lato
sono visibili delle feritoie. Una serie di
ambienti è presente sui lati occidentale e
orientale. Nell’angolo sudoccidentale v’è
una piccola moschea, mentre sul lato
meridionale si trova una sorgente d’acqua.
Il restauro dell’edificio è stato ultimato
nel 1998 al fine di trasformarlo in un cen-
tro per l’artigianato palestinese e per
mostre sulla cultura popolare.
OPZIONE PAESAGGISTICA
VII.3 HALHUL
Wâdî Artâs, Questi terrazzamenti sono coltivati a man- La moschea, che funge ugualmente da
monastero, veduta
generale.
dorli, albicocchi, ciliegi e ulivi che in pri- maqâm, si trova al centro del villaggio e fu
mavera, con la fioritura, trasformano le fatta edificare dal sovrano al-Mâlik al-
pendici in un paesaggio che ricorda quasi Mu‘addam ‘Îsâ, figlio del sultano ayyu-
un dipinto surrealista. Come accade in bide al-Mâlik al-‘Âdil, nel 623/1226. I
tutti i territori collinosi della Palestina, sultani mamelucchi continuarono a salva-
dalla Galilea a Hebron, gli ulivi conferi- guardare questo luogo e a visitarlo ogni-
scono per tutto l’anno al paesaggio una qualvolta si recavano a Hebron, fatto,
delicata colorazione grigio-verde. questo, che gli conferì un’importanza
senza pari, soprattutto perché sin dall’e-
poca ayyubide era stato un rinomatissmo
centro del sufismo. Insieme agli altri
maqâm, viene ricordato sovente nelle cro-
nache di viaggiatori e sufi che si recavano
a Hebron. Ad esempio, ‘Abd al-Ghânî al-
Nabulsî, nel 1101/1689-90, riferisce
quanto segue: “Continuammo a viaggiare
Wâdî Artâs, iscrizione sino a quando non giungemmo a Halhul
in pietra di stile per visitare la tomba di Nabî Yûnis Ibn
mamelucco (spostata
dal suo luogo Matta, che la pace sia con Lui! Vi vedem-
d’origine). mo la moschea, una grotta e visitammo la
194
PERCORSO VII La via del pellegrinaggio tra Gerusalemme e Hebron
Sa‘ir
196
L’APPROVVIGIONAMENTO IDRICO A GERUSALEMME
Nazmi al-Ju‘beh
197
PERCORSO VIII
VIII.1 HEBRON
VIII.1.a Moschea al-Haram al-Ibrahîmî
VIII.1.b Moschea al-Jawâlî
VIII.1.c Zâwiya al-Ja‘âbira
VIII.1.d Zâwiya al-Maghariba e Tomba di Giuseppe
VIII.1.e Zâwiya dello Shaykh ‘Alî al-Bakkâ’
VIII.1.f Hammâm al-Khalîl (Museo di Hebron)
199
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron è situata al margine meridionale assunta dalla città per il credo islamico:
della catena montuosa centrale della Pale- furono erette decine di edifici, soprattut-
stina, a un’altitudine di 900-950 metri sul to zâwiya per i sufi, che si isolavano, rac-
livello del mare e a 30 chilometri a sud di cogliendosi in meditazione all’ombra della
Gerusalemme, alla quale è collegata da una tomba di Abramo.
strada veloce che attraversa le cime delle Sembra che il ben noto senso di ospitalità
montagne passando a ovest di Betlemme. di Abramo abbia influenzato anche le tra-
Il percorso da Gerusalemme a Hebron dizioni islamiche di Hebron: sin dalla com-
dura circa 40 minuti, e le due città sono parsa dell’Islam, nella città comparve una
collegate da autobus veloci e regolari. sorta di grande centro di accoglienza chi-
Hebron, che è considerata una delle più mato “Simat Ibrahîmî” in cui veniva offer-
antiche città del mondo, è stata abitata inin- to il cosiddetto “pasto di Abramo” a tutti
terrottamente per 3500 anni. L’antica coloro che si recavano in visita alla sua
Hebron (età del bronzo medio, circa 2000- tomba, ossia un pasto completo a ricordo
1500 a.C.) è situata a ovest della città attua- dell’accoglienza che il profeta era solito
le, in cima al Jebel al-Rumede, dove sono offrire. Questa antica consuetudine, che
state portate alla luce le mura, le porte fu sospesa durante l’occupazione crociata,
della città e reperti risalenti a varie epoche, si rafforzò e si diffuse in epoca mameluc-
fino a quella omayyade (41/661-132/750). ca, ed è un’usanza viva ancor oggi .
Il nome arabo della città, Khâlil, corri- Secondo le loro abitudini, i sovrani
sponde all’appellativo del profeta Abramo, mamelucchi si liberavano degli avversari
chiamato per l’appunto Khâlil, che signifi- politici inviandoli in esilio in luoghi
ca “amico di Dio”, e la cui tomba – assieme distanti dal Cairo, la capitale: Hebron e
a quella di sua moglie, dei suoi figli e di Gerusalemme erano due di questi luoghi
Rebecca, moglie di Isacco – si trova proprio che divennero così la residenza degli
nel centro di Hebron. La presenza della emiri mamelucchi esiliati. Costoro, sug-
tomba di Abramo, profeta fondamentale gestionati dalla spiritualità e dal fervore
nel credo islamico, fa di Hebron la quarta culturale di queste città, contribuirono
città islamica per importanza dopo Mecca, notevolmente alle attività delle varie isti-
Medina e Gerusalemme, meta importante tuzioni scientifiche, religiose, sufi, elar-
di pellegrinaggio nei secoli. gendo generose donazioni.
La fama di Hebron nei periodi ayyubide e Oggi Hebron è una delle poche città isla-
mamelucco era dovuta al fatto che la città miche che sia riuscita a conservare la sua
aveva stretto un forte legame con Geru- struttura architettonica e urbanistica ori-
salemme, dal momento che era stata crea- ginaria, in prevalenza mamelucca, senza
ta la prestigiosa carica di “sorvegliante mutamenti di rilievo. I quartieri, il tessu-
delle due sante moschee” di Gerusalem- to urbano, gli edifici, i sûq, la vivacità della
me e Hebron, che sovrintendeva ai waqf vita quotidiana riflettono perfettamente lo
dei due grandi santuari. L’attività archi- spirito originario delle città islamiche.
tettonica, sotto i mamelucchi, aumentò Recentemente è stata avviata un’ampia
in maniera proporzionale all’importanza campagna di restauro degli edifici e di
200
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
ripopolamento della città vecchia, fatto gli angoli della città sono sorte zâwiya e i Hebron, veduta
che le ha conferito un nuovo prestigio e vari quartieri annoverano moltissime della città, litografía
di D. Roberts
un posto di rilievo nell’eredità storica del- tombe di santi musulmani e shaykh: que- (© Victoria and Albert
l’architettura islamica della Palestina. sta è la ragione per cui il percorso ha ter- Museum, Londra).
Il presente percorso comprende la visita mine con la visita di tre zâwiya, oltre che
al Haram al-Ibrahîmî, il più antico della al più grande hammâm della città che oggi
Palestina, sempre visitato e venerato ospita il Museo della storia e del patri-
nonostante i mutamenti religiosi avvenu- monio artistico di Hebron. Gli approfon-
ti nel corso degli ultimi due millenni: è a dimenti di questo percorso sono dedicati
Hebron che si trovano le tombe dei pro- il primo ai quartieri della città, alla loro
feti. Per via della crescente presenza dei morfologia, alle loro componenti religio-
sufi intorno alla tomba di Abramo, in tutti se e alle caratteristiche architettoniche; il
201
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron
secondo all’artigianato del vetro, la pro- eccezione del venerdì e dell’ora della preghie-
duzione principale di Hebron per secoli, ra del pomeriggio.
per la quale è tuttora rinomata. Ingresso gratuito. Controlli di sicurezza molto
Durante gli spostamenti da un luogo severi. Vestire in modo rispettoso.
all’altro il visitatore avrà modo di attra-
versare i sûq e il cuore della città, apprez- Il percorso prende avvio dal Haram al-
zandone le architetture e la vivace vita Ibrahîmî (Santuario di Abramo) che
economica e sociale che la caratterizza. domina la città con la sua imponenza e i
suoi due minareti. La storia di questo edi-
ficio ha inizio nel periodo romano
VIII.1 HEBRON (20 a.C. circa) concludendosi in quello
ottomano (1336/1917).
Considerato il quarto luogo sacro dell’i-
VIII.1.a Moschea Haram al-Ibrahîmî slam, e il secondo della Palestina dopo la
moschea al-Aqsa a Gerusalemme, questo
All’estremità sudoccidentale della città vec- santuario attira incessantemente da seco-
chia. La visita avviene dalle 8 alle 15, ad li folle di pellegrini desiderosi di visitare
202
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron
zione in lastre di pietra originarie dell’e- duce alle varie parti della zâwiya, situate
poca della sua fondazione. sul lato meridionale, e al mausoleo, sul
lato occidentale.
La zâwiya è composta dalla vasta camera
VIII.1.d Zâwiya al-Maghâriba e funeraria quadrata con una volta a vela e da
Tomba di Giuseppe una sala di preghiera. La camera funeraria
è piena di tombe di membri della famiglia
A ovest del Haram al-Ibrahîmî. La visita è pos- al-Sharîf: si pensa che fossero adepti del-
sibile previo accordo con l’Amministrazione dei l’ordine sufi dei Khalwâtî Rahmânî, diret-
waqfs degli Affari islamici. to dalla stessa famiglia al-Sharîf, che cele-
brano ancora oggi le loro cerimonie in città
La zâwiya, conosciuta anche come zâwiyat e nella zâwiya e che contano numerosi
al-Ashraf, è situata a sinistra della porta membri a Hebron. Lo stipamento di
principale d’accesso al Haram, che con- tombe nella stanza indica quanto fosse rite-
duce nel cuore della città vecchia e dei nuto importante essere sepolti a fianco del
suoi sûq. È stata probabilmente fondata fondatore dell’ordine, lo shaykh ‘Abd Allah
nel 652/1254-1255, all’inizio quindi del- al-Saqawâtî. La sala di preghiera è una stan-
l’epoca mamelucca, secondo la data che za rettangolare sormontata da una volta a
figura su una delle tombe, ma non si vela. Al centro della parete meridionale v’è Zâwiya al-Maghariba,
conosce il nome del suo fondatore. un mihrâb molto semplice. La confraterni- entrata, Hebron.
La comunità dei maghrebini (gli abitanti
del Nordafrica e dell’Andalusia) sin dal
VI/XIII secolo era stanziata a Hebron e pare
che la zâwiya sia stata costruita apposita-
mente per accogliere i maghrebini che si
recavano a Hebron in visita alle tombe dei
Profeti. Fu probabilmente lo shaykh
Muhammad Ibn ‘Abd Allah al-Saqawâtî
(m. 652/1254) a far erigere questa zâwiya,
mentre i maghrebini, nel 795/1392-93,
fecero costruire un’altra zâwiya, quella di
‘Umar al-Mujarrad, dal nome del suo
committtente. La famiglia al-Sharîf, che
vive ancor oggi a Hebron, discende dallo
shaykh ‘Umar al-Mujarrad.
Alla zâwiya dei maghrebini si accede attra-
verso la porta situata nella parete orien-
tale, ricostruita in epoca recente alteran-
do radicalmente la fisionomia dell’antica
facciata originaria. Dall’ingresso, salendo
alcuni gradini, si giunge al patio che intro-
207
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron
ro, un giardino, tre abitazioni, tre grotte, Si giunge al hammâm percorrendo una via
un forno, una bottega e due sale. stretta e tortuosa, coperta da un soffitto a
Nel XX secolo sono state apportate signi- volte – costruite nel II/VIII secolo –, che
ficative modifiche alla zâwiya privandola di formano l’attuale sûq dei Dariya. All’epo-
gran parte delle sue parti originarie, pur ca, l’idea dell’ haram comincia a evolversi
mantenendo quello che è ritenuto il più mentre la città si viene sviluppando intor-
bel minareto mamelucco della città, eret- no alle tombe dei Profeti, lontano dal loro
to nel 702/1302-1303 dall’emiro Sayf al- luogo d’origine sul monte Rumayda.
Dîn Salâr su ordine del sultano Muham- L’hammâm dista dal sûq circa 150 metri, a
mad Ibn Qalâwûn. Il minareto ha un fusto nordovest rispetto il Haram al-Ibrahîmî.
Zâwiya dello Shaykh
esagonale su una base quadrata in cui si Nonostante scarseggino le notizie circa la ‘Alî al-Bakkâ’, entrata
apre una porta che conduce al cortile data di costruzione del hammâm come principale, Hebron.
interno della zâwiya. Dalla parte superio-
re dell’ingresso scendono meravigliose
muqarnas. Un’iscrizione commemorativa
monumentale corre lungo la base del
minareto. Sul soffitto dell’ingresso v’è la
firma dell’architetto, “Sulaiman”. Lo slan-
ciato minareto mostra tutti i caratteri tipi-
ci dell’architettura e della decorazione
mamelucca: muqarnas, ablaq, iscrizioni,
elementi decorativi in pietra.
Nel 1978 si è conclusa la costruzione di
una nuova moschea sulle rovine di quella
mamelucca, all’interno della quale è stata
ricostruita la camera funeraria dello
shaykh ‘Alî al-Bakkâ’ ed è stata aggiunta
una nuova sala riservata allo studio degli
hadîth.
210
PERCORSO VIII Hebron: la città di Abramo
Hebron
Hammâm al-Khalîl,
vestibolo con
fontana, Hebron.
211
GLI ANTICHI QUARTIERI
Nazmi al-Ju‘beh
213
LA PRODUZIONE DEL VETRO
Nazmi al-Ju‘beh
Si consiglia una visita alla vetreria situata pro- Oggi a Hebron sono sopravvissute solo
prio all’ingresso della città, sulla strada che tre fabbriche che producono oggetti in
congiunge Hebron a Halhul, ed è quindi con- vetro soffiato seguendo la tecnica tradi-
sigliabile fermarsi prima di visitare Hebron . zionale e utilizzando gli stessi attrezzi di
Le botteghe sono aperte dalle 8 alle 22. una volta. Il forno è tuttora in terracotta
o argilla anche se il materiale da combu-
I viaggiatori dell’epoca mamelucca ci infor- stione usato oggi non è più il legno ma la
mano che lungo la via che congiungeva nafta; inoltre è mutata la materia prima,
Hebron al Cairo, così come in direzione che in passato era principlamente la sab-
della zona a est del Giordano, si incontra- bia del Negev, mentre oggi si usa la pol-
vano carovane che trasportavano vetro fab- vere di vetro riciclato.
bricato a Hebron. Non si conosce l’origine Per quanto riguarda il tipo di prodotti, la
dell’artigianato del vetro soffiato, da dove produzione di gioielli in vetro è in regres-
e da chi fu introdotto a Hebron, tuttavia si so, mentre è aumentata quella di utensili
sa che dal VII/XIII secolo la città traeva e souvenir. Colpisce la varietà dei colori,
sostentamento in particolare dalla produ- che vanno dal blu scuro al turchese, dal
zione del vetro, oltre che dai suoi celebri marrone all’azzurro, dal color miele al
vigneti. Il vetro veniva esportato in Egitto verde, che sono poi i colori degli oggetti
e nel Bilâd al-Shâm e soprattutto a est del in vetro che ci sono pervenuti dall’epoca
Giordano. I mercanti di Hebron aprirono mamelucca e che sono esposti nei musei.
negozi al Cairo, nel periodo mamelucco, e Ultimamente vengono usate anche la pol-
a Karak, a est del Giordano, dove vendeva- vere d’oro e lo smalto, proprio come in
no grandi quantità di oggetti in vetro. epoca mamelucca.
Nonostante la mancanza di informazioni Un’altra forma di artigianato che oggi si
sull’esatto numero di fabbriche di vetro a affianca alla produzione del vetro è quel-
Hebron e sul volume produttivo del la della ceramica, sebbene si tratti in qual-
periodo mamelucco, si può supporre che che modo di una novità, essendo stata
la produzione fosse davvero considerevo- intodotta in Palestina solo nel XIX secolo
le. Ad esempio, nel 1222/1808 il nume- ma che ha goduto di un grande successo
ro delle fabbriche raggiunse, peraltro in tra i turisti. Realizzati alla maniera arme-
un periodo di decadenza, le 26 unità. Vi na, questi prodotti ceramici presentano
venivano prodotti diversi utensili a uso temi decorativi palestinesi, con immagi-
domestico, ma anche particolari elemen- ni di scene e siti religiosi, oppure recano
ti decorativi, sigilli e orecchini celebri in decorazioni analoghe a quelle visibili sui
tutta la regione. monumenti.
214
La produzione del
vetro.
215
PERCORSO IX
IX.1 GAZA
IX.1.a Moschea ‘Alî Ibn Marwân
IX.1.b Zâwiya al-Ahmadiyya
IX.1.c Grande moschea di ‘Umar
IX.1.d Hammâm al-Samara
IX.1.e Moschea Kâtib al-Wilâya
IX.1.f Madrasa dell’emiro Bardabak (Moschea al-Mahkama)
IX.1.g Moschea Shihâb al-Dîn Ibn ‘Uthmân
Madrasa dell’emiro
Bardabak, minareto,
particolare del fusto,
Gaza.
217
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza
219
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza
Zâwiya al-Ahmadiyya,
facciata principale, Zâwiya al-Ahmadiyya,
Gaza. interno, Gaza.
di triangoli sferici posti agli angoli della
camera conferiscono alla pianta quadrata
un aspetto circolare.
225
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Gaza
Turkmân. La visita è possibile nelle ore diur- La corte, lunga circa 31 metri e larga
ne, ad eccezione degli orari di preghiera. quasi 28, rappresenta, con il portico del
muro della qibla, la seconda fase di costru-
Si ritiene che il fondatore della moschea zione. L’attuale portico fu fatto ricostrui-
fosse lo shaykh Ahmad Ibn Muhammad re su ordine del sultano al-Mu’ayyad
Ibn ‘Uthmân Ibn ‘Amr Ibn ‘Abd Allah al- Shaykh nel 821/1418-19, sotto la super-
Nabulsî al-Maqdisî, meglio noto come al- visione dell’emiro Abû Bakr al-Yaghmurî,
Khalilî, morto alla Mecca nel 805/1402- gran ciambellano di Gaza. Il mihrâb prin-
1403. Questa è la seconda moschea cipale, rivestito completamente di
monumentale per grandezza nell’area di marmo, è un capolavoro straordinario:
Gaza. La sua pianta è conforme a quella insieme alla cupola che lo precede è opera
tradizionale della moschea con corte cen- di ‘Alam al-Dîn Sanjar che li fece erigere
trale circondata da portici sui lati. nel 834/1430-31. Moschea Shihâb al-
Dîn Ibn ‘Uthmân,
L’edificio attuale è frutto di tre distinte La terza e ultima fase è rappresentata dai entrata e minareto,
fasi costruttive d’epoca mamelucca, come due portici settentrionale e meridionale, Gaza.
dimostrano la scritta e i caratteri archi-
tettonici. La prima fase comprende le
parti più antiche della moschea, ossia la
facciata occidentale, con le sue due entra-
te, il minareto che la sormonta e un certo
numero di ambienti situati dietro que-
st’ultima. I lavori furono intrapresi per
ordine dell’emiro Aqbughâ al-Tulutmarî,
nel 802/1399-1400. Sulla facciata occi-
dentale della moschea si aprono due por-
tali su ciascuno dei quali un’iscrizione
enumera le opere compiute dall’emiro,
mentre sull’ingresso settentrionale vi
sono registrati i beni immobili devoluti in
waqf nel 797/1393-1394 dall’emiro Azar-
mak per la moschea.
Il minareto sovrasta la facciata occidenta-
le, tra i due ingressi; dietro di essa si tro-
vano tre sale, una delle quali contiene la
tomba dell’emiro Sa‘d al-Dîn Yalkhujâ,
governatore del distretto di Gaza nel
849/1445-46. Sembra che l’emiro aves-
se espresso il desiderio, prima di morire
nel 850/1446-47, di essere sepolto in
questo luogo. Le altre sono sale di servi-
zio della moschea.
227
PERCORSO IX Gaza: la porta dell’Africa
Khân Yûnis
Mu‘en Sadeq
Dall’età del ferro fino alla prima epoca
islamica Gaza ha esportato i suoi prodot-
ti ceramici – riconoscibili per la predo-
minanza del color bruno e del rosa – dal
suo antico porto, Antidone, alle città
limitrofe e della costa del Mediterraneo.
I resti del porto si possono oggi osserva-
re lungo il litorale nord-occidentale della
città di Gaza.
I laboratori della terracotta di Gaza pro-
ducevano giare in argilla rossa, usate in
modo particolare durante le epoche
romana e bizantina per esportare vino,
olive e altri prodotti delle città del Medi-
terraneo. Questi recipienti, chiamati per
l’appunto “giare di Gaza” giunsero in
grande quantità nelle attuali Francia, Gran
Bretagna, Grecia, Italia e nei paesi del
Maghreb. In epoca islamica Gaza sviluppò
ulteriormente quest’arte: il “quartiere dei
vasai” (Hay al-Fukharî), nella città vec-
chia, pieno di laboratori, è stato per seco-
li un centro di produzione rinomatissimo.
La produzione non si limitava agli utensili
ma si estendeva anche alle componenti
delle condotte idriche per il sistema di irri-
gazione dei campi e per quello fognario,
La produzione della La città di Gaza ha conosciuto l’arte della così come veniva impiegata anche nell’e-
terracotta, il lavoro al terracotta sin dal V millennio a.C., pro- dilizia, in modo particolare per realizzare
tornio manuale.
babilmente influenzata da quella del vici- cupole, le terrazze delle abitazioni e mura.
no Egitto, che possiede la tradizione più Ancora oggi molti abitanti della zona
antica di produzione di materiale fittile, usano recipienti di terracotta, in partico-
conseguenza dei rapporti che intrattenne lare brocche, vasi, pentole, boccali. A
con le civiltà del nord e del sud. A favori- questa si affianca la produzione in terra-
re e a consolidare nei secoli quest’arte ha cotta dipinta, decorata con forme e colo-
contribuito l’abbondanza di argilla nella ri diversi, destinata principalmente al
valle di Gaza e nelle aree circostanti. mercato turistico.
230
L’INDUSTRIA TRADIZIONALE DEI TESSUTI
Mu‘en Sadeq
Gaza è nota sin dall’antichità per la pro-
duzione di tessuti tradizionali, in partico-
lare tappeti e kilîm, sete e lane lavorate a
mano. Ancora oggi gli abitanti della città,
in modo particolare nel quartiere di
Shujâ‘iyya, usano telai di legno per pro-
durre tessuti di cammello o di montone,
lavati e tinteggiati prima di essre tessuti.
Forme, motivi, scritte e colori riflettono
la cultura locale e la tradizione palestine-
se, ma al contempo il gusto proprio del-
l’artigiano. Malgrado negli ultimi decen-
ni si sia verificata una crisi di questa forma
di artigianato, sono state adottate delle
misure per scongiurare il pericolo dell’e-
stinzione di questa importante produzio-
ne. Il municipio di Gaza sta studiando
attualmente il modo per incrementare il
commercio tessile, in particolare tentan-
do di fare leva sul mercato turistico, come
nel caso della creazione del “Villaggio
delle arti e dei mestieri”, ove vengono
esposti i prodotti tessili della tradizione
locale sia per essere venduti sia più sem-
plicemente per mantenere ancora in vita
una delle più importanti eredità culturali
della città.
L’industria
tradizionale dei
tessuti, confezione di
un kilim su un telaio.
L’industria
tradizionale dei
tessuti, confezione di
un kilim.
231
GLOSSARIO
Ablaq (Dal turco iplik, “corda” o “filo”.) Tecnica costruttiva che consiste
nell’alternare filari di pietre di diverso colore.
Arabesco Ornamento proprio dell’arte araba costituito da linee avvolgentisi a
creare figure geometriche o vegetali stilizzate.
Ka‘ba (Lett. “cubo”.) tempio della Mecca divenuto centro del culto mu-
sulmano.
Khalwa Piccolo ambiente sprovvisto di finestre, riservato al ritiro dei sufi. A
Gerusalemme costituisce un’unità architetonica indipendente.
Khân Locanda, struttura di accoglienza per viaggiatori e mercanti lungo
le grandi vie di comunicazione. Magazzino e foresteria negli inse-
diamenti di una certa importanza (vedi funduq e caravanserraglio).
234
Glossario
Ta‘lîq Stile calligrafico persiano elaborato nel XIV secolo, utilizzato soprat-
tutto nelle cancellerie.
Takiyya Centro per i dervisci dove possono riunirsi, pregare e vivere; tipo-
logia architettonica introdotta dagli ottomani (tekke in turco).
Sinonimo di “luogo dove il vitto è offerto gratuitamente”.
Thuluth Stile calligrafico corsivo utilizzato correntemente nella decorazione
degli edifici religiosi musulmani. L’allungamento delle lettere per-
mette di realizzare delle composizioni decorative molto complesse.
Türbe Luogo funerario privato; modello architettonico introdotto dagli
ottomani.
237
PERSONAGGI STORICI
scienze religiose”). Il Medio Evo latino l’ha conosciuto con il nome di Alghazel; alcuni dei suoi
trattati sono stati tradotti in catalano da Raymond Lulle.
Giustiniano I (482-565)
Imperatore bizantino (r. 527-565). Ebbe come generali Belisario e Narsete, combattè i Vandali
e i Persiani, e riconquistò l’Africa e l’Italia. Fece compilare una fondamentale raccolta di leg-
gi, il Corpus Iuris Civilis, e fu promotore di capolavori architettonici, come la chiesa di Santa
Sofia a Costantinopoli.
po della crociata del 1097-1099, l’eroe della battaglia di Hittin fu anche un grande governato-
re l’assoluta dignità del suo comportamento, compreso quello con i Crociati, lo rese, al di là
delle barriere religiose, stimatissimo dai contemporanei e dai posteri.
Tashtamûr al-‘Alâ’î
Questo emiro mamelucco, fondatore della madrasa che a Gerusalemme reca il suo nome, gran-
de amante della musica, della poesia e delle teologia, ottenne incarichi di rilievo, amministra-
tivi e militari. Fu dawadâr kabîr del sultano al-Ashraf Sha‘bân, governatore della provincia di
Safad e comandante delle armate d’Egitto. Fu seppellito nel 786/1384 nel suo türbe, all’inter-
no della madrasa al-Tashtamuriyya.
244
Personaggi storici
Tuqân (famiglia)
Si deve a questa ricca famiglia di Nablus la costruzione (1149/1736-1737) del hammâm al-
Jadida in un palazzo di loro proprietà, oltre che, alla fine del XIII/XIX secolo, la fondazione di
uno dei più importanti saponifici della città.
245
ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI
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Bruxelles, 1982. L. Souami, Arles, 1997. 1956.
247
AUTORI
Mahmoud Hawari
Laureato in Archeologia all’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1978, ha ottenuto la spe-
cializzazione (1986) e il dottorato di Stato (1998) in Arte e Archeologia islamica alla Scuola di
studi orientali e africani (Università di Londra).Titolo della tesi di dottorato: Ayyubid Jerusalem:
An Architectural and Archaeological Study. Insegna presso le università palestinesei di Birzeit,
Betlemme e al-Qods (Gerusalemme). Il suo lavoro presso il dipartimento di Cartografia e di
Geografia della Società di studi arabi di Gerusalemme (1986-1991) lo ha visto specializzarsi
nello studio degli insediamenti e in cartografia. Ha collaborato a numerosi documentari e ha
acquisito una notevole esperienza nel settore del turismo. In qualità d’archeologo, partecipa a
numerosi scavi e studi architettonici. Autore di molti articoli sull’archeologia islamica, ha par-
tecipato a convegni nazionali e internazionali.
Nazmi al-Ju‘beh
Laureato in studi medio-orientali e archeologici presso l’Università di Birzeit nel 1979, diret-
tore del Museo islamico dell’Haram al-Sharîf di Gerusalemme dal 1981 al 1985, ha ottenuto il
master in studi orientali e archeologici nel 1988 e il Ph.D in Archeologia e Storia della
Pianificazione all’Università di Tübingen (Germania) nel 1991. Presidente del dipartimento di
Storia,Archeologia e Geografia dell’Università di Birzeit, supervisiona il catalogo dell’architet-
tura nazionale a Ramallah e ad al-Bireh presso il Centro per l’architettura popolare RIWAQ (al-
Bireh, Cisgiordania), di cui è codirettore dal 1994. Inoltre è membro attivo di diversi organi ac-
cademici e pubblici palestinesi. Dal 1992 al 1994 è stato delegato nella commissione palestinese
incaricata delle negoziazioni bilaterali di pace. Autore di numerose opere e articoli sulla storia
e l’archeologia palestinese, partecipa a seminari e convegni nazionali e internazionali.
248
Autori
Yusuf Natsheh
Ha conseguito la laurea e il master in Archeologia islamica all’Università del Cairo ri-
spettivamente nel 1975 e nel 1982, e il Ph.D. in Archeologia islamica alla Scuola di stu-
di orientali e africani (Università di Londra) nel 1997. Titolo della tesi: Ottoman Public
Buildings in Jerusalem during the 16th Century. Ha ottenuto anche il diploma di guida. Dal
1977 è capo del dipartimento di Archeologia islamica dell’Amministrazione dei waqf a
Gerusalemme. Partecipa inoltre a stages di formazione nel campo della documentazio-
ne, conservazione e restauro dei siti e degli edifici archeologici. Docente a contratto
presso le Università palestinesi di Birzeit, Betlemme, Hebron e al-Qods. Autore di di-
verse opere e articoli di archeologia islamica, partecipa regolarmente a convegni nazio-
nali e internazionali.
Mu‘en Sadeq
Laureato in archeologia all’Università del Cairo nel 1979, ha conseguito master e Ph.D. in ar-
cheologia presso il FU di Berlino, rispettivamente nel 1987 e nel 1990.
Dall’agosto 1994 è direttore del Dipartimento di Antichità –Ministero del Turismo e delle
Antichità a Gaza.
Dal 1980 al 1984 ha lavorato come archeologo nella missione archeologica francese a Doha
(Qatar). Codirettore degli scavi archeologici nella Striscia di Gaza in cooperazione con
Francia, Svezia e Regno Unito, nel 1991 è docente di archeologia presso l’High Institute of
Archaeology dell’Università al-Qods di Gerusalemme. Dal 1991 al 1994 è Vice Preside della
Facoltà dell’Educazione (Gaza) e docente di Archeologia della Palestina. Dal 1994 al 2000 è
professore di Archeologia presso l’Università al-Azhar di Gaza e direttore di diversi scavi ar-
cheologici svolti da equipes palestinesi nell’area di Gaza.
Ha partecipato a seminari e convegni internazionali e ha pubblicato numerosi libri e articoli di
archeologia islamica.
Naseer R. Arafat
Laureato in architettura presso l’Università di Birzeit nel 1995, ha continuato gli studi dedi-
candosi principalmente al restauro dei monumenti e alla documentazione sull’architettura po-
polare della Palestina. Ha partecipato a numerosi corsi nazionali e internazionali sulla conser-
vazione e il restauro degli edifici storici, tra cui un corso intensivo intitolato Restoration and
Urban Rehabilitation in Islamic Countries presso l’Institute of Advanced Architectural Studies
dell’Università di York.
Ha lavorato alcuni anni per il Riwaq Center for Architectural Conservation con progetti di re-
stauro con l’incarico di supervisionare la documentazione dell’architettura tradizionale dei
vari villaggi della Palestina. Sta attualmente coordinando il lavoro del Cultural Resources
Management Project. Inoltre è capo del Comitato per la Conservazione della Città Vecchia di
Nablus. Ha parteciparo a numerosi convegni nazionali e internazionali nell’ambito dell’archi-
tettura popolare palestinese.
Sa‘d al-Nimr
Laureato in sociologia e scienze politiche presso l’Università al-Najah di Nablus, ha ottenuto il
master all’Università di Exeter (Regno Unito) in studi politici sul Medio Oriente. Sta attual-
mente lavorando al suo Ph.D. nello stesso ambito di studi. Ha lavorato come manager delle re-
249
Autori
lazioni internazionali presso l’Arab and International Relations Department / PLO. Ha inizia-
to la sua collaborazione con Museo Senza Frontiere in qualità di direttore di produzione nel
1999.
Jihan Barakat
Diplomata a Gerusalemme nel luglio 1993 in ricezione alberghiera presso l’istituto Notre
Dame del Jerusalem Center – Sezione per la formazione professionale, ha conseguito nel lu-
glio 1995 un secondo diploma a Betlemme in organizzazione di viaggi e turismo.
250
L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO
Il ciclo internazionale di Mostre Museo Senza Frontiere svela al lettore e al visitatore i segreti
dell’arte islamica nel bacino del Mediterraneo, la sua storia, le sue tecniche costruttive, la sua
ispirazione religiosa.
Portogallo
NELLE TERRE DELLA MORA INCANTATA: L’arte islamica in Portogallo.
Otto secoli dopo la Reconquista, nei villaggi dell’antico Gharb al-Andalus, si continua a narrare
la leggenda di una bella principessa moresca prigioniera di un incantesimo dal quale sarebbe
stata liberata grazie all’intervento dell’immancabile buon principe cristiano: il ricordo della
presenza musulmana in Portogallo si esprime attraverso una sottile simbiosi con le tecniche co-
struttive e i programmi decorativi dell’architettura popolare della regione. La mostra offre al
visitatore una chiara visione di cinque secoli di civilizzazione islamica, dall’epoca del califfato
a quella mozaraba almohade, mudéjar. Da Coimbra alla regione meridionale dell’Algarve an-
tiche moschee cristianizzate, palazzi, fortificazioni e insediamenti urbani testimoniano lo
splendore di un passato glorioso.
Turchia
LA NASCITA DELL’ARTE OTTOMANA: L’eredità degli emirati
Questa mostra privilegia le opere e i monumenti rappresentativi di un’epoca di fondamentale
importanza per la storia dell’Anatolia occidentale, vero ponte culturale e artistico tra la civil-
tà europea e quella asiatica.Tra i secoli XIV e XV il progressivo definirsi di una società turco-
islamica porta gli artisti degli emirati turchi ad elaborare le premesse di una brillante sintesi
che culminerà nella straordinaria produzione artistica ottomana.
Marocco
IL MAROCCO ANDALUSO: Alla scoperta di un’arte di vivere
Dall’inizio dello VIII secolo l’Islam marocchino getta il suo sguardo al di là delle colonne
d’Ercole e si impianta nella penisola iberica. Le due opposte rive condividono lo stesso desti-
no. Dagli incessanti scambi culturali, umani e commerciali che animeranno questo estremo
Maghreb per più di sette secoli, nascerà uno dei più brillanti centri della civilizzazione musul-
mana e un’arte autenticamente “ispano-maghrebina” che ha lasciato le sue tracce in un’archi-
tettura monumentale sfavillante, ma anche nelle concezioni urbanistiche e in tradizioni di
estrema raffinatezza. La mostra riflette la ricchezza storica e sociale della civiltà andalusa del
Marocco.
Tunisia
IFRIQIYA:Tredici secoli d’arte e d’architettura in Tunisia
Dal IX secolo, senza che avvenisse alcuna frattura con le tradizioni ereditate da Berberi,
Cartaginesi, Romani e Bizantini, l’Ifriqiya è stata in grado di assimilare e reinterpretare le in-
fluenze della Mesopotamia –attraverso la Siria e l’Egitto- e dell’Andalusia: ne nacque una for-
ma unica di sincretismo ampiamente testimoniata nella Tunisia odierna, dalla maestose resi-
denze beylicali della capitale al rigore delle architetture ibadite di Gerba. Ribat, moschee,
medina, zawiya e ghurfa punteggiano una terra ricca di storia.
251
L’Arte Islamica nel Mediterraneo
Giordania
GLI OMAYYADI: La nascita dell’arte islamica
Dopo la conquista arabo- musulmana del Medio Oriente, la sede della dinastia omayyade (661-
750) fu trasferita a Damasco, una capitale che ereditava una tradizione artistica e culturale ri-
salente all’epoca aramaica ed ellenistica. La cultura omayyade ha così beneficiato dello sposta-
mento dei confini tra la Persia e la Mesopotamia, e tra i paesi del mondo mediterraneo: una
situazione propizia per l’emergere di un linguaggio artistico innovativo in cui la raffinata fu-
sione di elementi desunti dalla cultura ellenistica, romana, bizantina e persiana produsse un
tipo di architettura e di decorazione assolutamente originale. Molte delle opere architettoni-
che in mostra presentano delle decorazioni in cui si possono osservare atti di iconoclastia.
Egitto
L’ARTE MAMELUCCA: Splendore e magia dei Sultani
Sotto il dominio mamelucco (1249-1517) l’Egitto diviene un opulento centro commerciale. Il
paese accumula una grande ricchezza e Il Cairo si trasforma in una delle città più potenti del
Mediterraneo, una delle più sicure e stabili. Accoglie eruditi da tutto il mondo, scienziati e sa-
pienti, l’architettura e l’arte decorativa mamelucca stanno a testimoniare la vitalità commer-
ciale, intellettuale, militare e religiosa dell’epoca. Per la loro elegante semplicità ed il loro vi-
gore, assai prossime al gusto moderno, le opere esposte tra il Cairo, Rosetta, Alessandria e
Foua, rappresentano l’apogeo dell’arte mamelucca.
Autorità Palestinese
PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO: L’arte islamica in Cisgiordania e a Gaza
Durante i regni delle dinastie ayyubide, mamelucca e ottomana, innumerevoli pellegrini af-
fluirono in Palestina da tutto il mondo musulmano, e questa forte spiritualità diede impul-
so decisivo allo sviluppo del sufismo, attraverso zawiya e ribat, che si moltiplicarono in tut-
to il paese. Accogliendo i primi rinomati eruditi, i numerosi centri di studio assunsero un
grande prestigio, favorendo lo sviluppo di un’arte raffinata che conserva ancor oggi tutto il
suo fascino.
Italia – Sicilia
L’ARTE SICULO-NORMANNA: La cultura islamica nella Sicilia medievale
Al centro del Mediterraneo, la Sicilia è sempre stata una terra di incontri tra culture diverse:
252
L’Arte Islamica nel Mediterraneo
253
L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO L’ARTE ISLAMICA NEL MEDITERRANEO
MUSEO
Le Mostre Museo Senza Frontiere: un nuovo modo di vivere una mostra
SENZA PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO
FRONTIERE L’ARTE ISLAMICA IN CISGIORDANIA E A GAZA
PELLEGRINAGGI, SCIENZA E SUFISMO. Nella stessa collana
TUNISIA
Opere scientifiche di riferimento, i catalo-
Ifriqiya
ghi delle Mostre Museo Senza Frontiere Tredici secoli d’arte e d’architettura
offrono un’appassionante lettura anche in Tunisia
al non specialista che desideri saperne di
più. Riccamente illustrati, sono redatti da GIORDANIA
specialisti e docenti universitari del Paese Gli Omayyadi
presentato, consentendo così di avvici- La nascita dell’arte islamica
narsi ad esso attraverso gli occhi di coloro
che lo vivono. SPAGNA
L’Arte Mudéjar
L’estetica islamica nell’arte cristiana
Museo Senza Frontiere realizza mostre
d’arte, d’architettura e d’archeologia in EGITTO
cui le opere non sono esposte in uno spa- L’Arte Mamelucca
zio chiuso: oggetti, monumenti e siti sono Splendore e magia dei sultani
presentati nel luogo d’origine, nel proprio
contesto storico e culturale. ITALIA
L’Arte Siculo-Normanna
La cultura islamica nella Sicilia medievale
216 illustrazioni in quadricromia
25 piante di monumenti
254 pagine
ISBN:88-435-7528-7