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Introduzione

Secondo l’insegnamento Dzogchen per ciascuno di noi tutto inizia con lo spazio, la
Grande Madre, da cui tutte le cose traggono origine, dove tutte le cose esistono e in cui
tutte le cose si dissolvono. In questo spazio c'è movimento, che cosa lo provochi, nessuno
lo sa. Gli insegnamenti dicono soltanto: “Si sono alzati i venti del karma". È il movimento
del livello più sottile del lung o prana l’energia che pervade lo spazio infinito senza
caratteristiche né divisioni. Inseparabilmente unito con il flusso del prana è il flusso della
consapevolezza primordiale, pura e senza identità. In questa pura consapevolezza si
manifestano le cinque luci.
Le cinque luci sono aspetti della luminosità primordiale. Sono le cinque pure luci, il livello
più sottile degli elementi. Parliamo della luce e del colore delle cinque pure luci, ma è un
discorso simbolico. Le cinque pure luci sono più sottili della luce visibile, più sottili di
qualsiasi cosa percepita dall'occhio, più sottili di qualsiasi energia misurata o percepita con
mezzo, Sono le energie da cui hanno origine tutte le altre energie compresa la luce
visibile,
La luce bianca o priva di colore è lo spazio, la luce verde è l'aria, la luce rossa è il fuoco, la
luce blu è l'acqua e la luce gialla è la terra. Questi sono i cinque aspetti della pura
luminosità le energie simili a un arcobaleno dell’unica sfera dell'esistenza (tigle nyag chìk).
Se le cinque luci vengono vissute in maniera dualistica, come oggetti di un soggetto che li
percepisce sembrano acquistare più sostanza. Non diventano più grossolane, ma
attraverso le distorsioni della visione dualistica, l'individuo le percepisce come tali. Man
mano che gli elementi sembrano acquistare una maggiore sostanzialità, vengono
ulteriormente discriminati e attraverso le interazioni manifestano tutti i fenomeni,
compresi il soggetto e gli oggetti che costituiscono tutta l’esperienza dualistica.
Alla fine, le cinque luci diventano gli elementi grezzi, naturali, fisici e le cinque categorie
che comprendono le qualità appartenenti alla realtà esterna. Diventano le diverse
dimensioni dell'esistenza che sono i diversi regni dove vivono gli esseri con e senza forma.
Internamente sembrano ispessirsi e formare gli organi le cinque ramificazioni del corpo,
le cinque dita, di ogni mano le cinque dita di ogni piede, i cinque e i cinque campi degli
organi sensoriali. Le cinque luci diventano le cinque emozioni negative se rimaniamo illusi,
oppure le cinque saggezze e le cinque famiglie di buddha. se ne riconosciamo la purezza.
Questo non è il racconto di una creazione avvenuta in un lontano passato ma la nostra
condizione attuale.
Se riconosciamo che le cinque luci pure hanno la natura non duale e sono manifestazione
incessante della pura base (kunzhi) inizia il nirvana. Se le cinque luci vengono percepite in
maniera dualistica e considerate esterne come oggetti dì un soggetto, inizia il samsara,
La consapevolezza non diventa illusoria né diventa illuminata, rimane non duale e pura,
ma le qualità che in essa si manifestano possono essere positive o negative. Se la
consapevolezza si integra e si identifica con le qualità pure, dalla base nasce un buddha;
se si identifica con le qualità impure, nasce un essere proprio ora, in questo
preciso momento, il processo è in corso,
A seconda che integriamo la nostra esperienza immediata con la consapevolezza non
duale, o che ci aggrappiamo alla falsa separazione del nostro sé come soggetto che fa
esperienza di oggetti e di entità esterni, ci troveremo nello stato naturale non duale o nella
mente illusa.

Lo Stato della mente illusa viene chiamata Samara.


Nel Samsara esistono infiniti universi un migliaio di piccoli universi costituiscono un
piccolo chiliocosmo. Un migliaio di chiliocosmi costituiscono un chiliocosmo intermedio.
Un migliaio di quest’ultimi un costituiscono un trichiliocosmo o grande Universo. Ogni
Trichiliocosmo è il campo di conversione di un Buddha specifico.
Secondo La cosmologia Buddista e Bon , l’universo in cui noi abitiamo è costituito da un
insieme di montagne, oceani e continenti al cui centro si trova il monte Meru abitato dagli
esseri senzienti dei sei Loka o le sei classi di esseri. Spesso chiamati i sei regni perché
hanno comunque una sorta di localizzazione fisica.

Abbiamo gli esseri nati negli inferi.


Si distinguono circa diciotto tipi d’inferni. Le cause essenziali per rinascere in questo regno
sono la collera, l’odio, l’assassinio e la violenza.

Abbiamo il regno dei Preta o spiriti famelici.


Si nasce in questo regno a causa dell’avarazia e dell’avidità. In questo regno si conduce
un’esistenza caratterizzata da privazioni diverse.

Il regno Animale

Caratterizzata dalla ottusità. Gli esseri di questo reame conducono un’ esistenza inquieta
tra la necessità di mangiare e riprodursi e la paura di essere divorati.

Regno Umano

Dominato dal desiderio è la condizione più auspicabile all’interno del Samsara per
suscitare il desiderio della liberazione senza che essa obnubili la mente al punto di
impedire qualsiasi riflessione o decisione.

Regno degli Asura

Sebbene la loro vita sia gradevole sono rosi dalla gelosia sono sempre in lotta con gli Dei
per ottenere tutto ciò di cui godono questi ultimi.
Tutte queste categorie elencate appartengono alla sfera o regno del desiderio.

Gli Dei

Sono gli esseri che godono dell’esistenza più piacevole e si distinguono


Negli Dei del regno del desiderio che devono tale rinascita a un Karma favorevole ma
macchiato dall’attaccamento alla beatitudine e ai piaceri dei sensi.
Vi sono Gli Dei della forma che devono un tale tipo di rinascita grazie al potere accumulato
tramite un certo successo nelle pratiche meditative.
Gli Dei senza forma che devono la loro rinascita grazie al completo successo delle
pratiche meditative. Questi dei sono immateriali ma solo pure coscienze.
Il fatto molto importante è che le pratiche meditative di per sè portano a stati superiori
dell’essere ma non alla completa illuminazione.
Oltre ai sei esseri I Tibetani parlano di "otto classi di esseri : srin pò, ma mo, 'dre, rak sha,
btsan, rgyalpo, bud e klu. Gli esseri appartenenti a ciascuna classe hanno caratteristiche
diverse per quanto riguarda l'aspetto, il temperamento e i rapporti che intrattengono con gli
uomini. Per esempio, i klu so¬no spiriti sotterranei associati all'elemento acqua. Possono
essere molto intelligenti e interagiscono spesso con il mondo umano. La tradizione bòn
vuole che i klu siano spesso responsabili di malattie e altri ostacoli nella vita. Si crede
inoltre che lo dzogchen e altri insegnamenti siano stati diffusi in tutto il mondo dagli dei klu
e che possono essere ricevuti tramite loro.
Gli spiriti associati alle rocce si chiamano Btsan. In genere vengono rappresentati come
esseri rossi che cavalcano cavalli rossi, a volte con bandiere rosse. Spesso, nei luoghi
rocciosi ci sono cavità, tunnel, passaggi che collegano una zona a un'altra. I Tibetani
credono che si tratti delle vie di comunicazione dei Btsan e che quindi non vadano
bloccate da edifici o da strade. Questo perché gli spiriti possono vendicarsi su coloro che
bloccano i loro percorsi e provocare dolori nella zona del cuore e a volte addirittura la
morte per attacco cardiaco,
I Gyalpo sono una classe di spiriti che una volta furono esseri umani po¬tenti, morti e rinati
come spiriti di questa specie. Gyalpo significa 're', a volte assumono forme umane o
animali a noi familiari e a volte, invece, forme che ci sono del tutto sconosciute. Si trovano
soprattutto nei castelli dove furono assassinati sovrani e personaggi di stirpe reale. La
tradizione tibetana è molto attenta come vedremo di seguito agli spiriti. Ci sono spiriti negli
alberi e nei campi, come pure nelle zone dove converge una forte energia, ad esempio al
centro di luoghi vasti e pianeggianti. Ci sono spiriti ai crocevia delle strade. Ci sono spiriti
dello spazio, che qui non sono inclusi in una delle otto classi chiamati Namthel. Non di
rado, gli spiriti diventano i protettori di villaggi e di individui, in un rapporto che dura per
molte vite. Spesso appaiono in sogno e recano messaggi a coloro che proteggono.
Anche il Nirvana viene suddiviso in dieci terre che portano alla completa liberazione.
Per raggiungere il Nirvana e percorrere tutte le dieci terre si pratica con gli elementi.
L'uso degli elementi nella pratica spirituale varia a seconda che l'approccio sia quello dello
Sciamanesimo, del Tantra o dello Dzogchen: vale a dire, a
seconda che il livello sia esterno, interno o segreto,

Il livello esterno.
A livello esterno gli elementi non sono soltanto quelli grossolani della nostra esperienza
sensoriale (la terra su cui viviamo l'acqua che beviamo il fuoco che ci scalda, l'aria che
respiriamo, lo spazio nel quale ci muoviamo, ma sono anche gli spiriti delle otto classi
collegati con gli elementi.

Il livello interno

Gli elementi interni sono le energie elementari, più che le loro forme.
Nel corpo sono le energie fisiche che pompano il sangue, che digeriscono il cibo, che
attivano i neuroni, e anche le energie più sottili su cui si basano e da cui dipendono la
nostra salute e le nostre capacità. Esistono anche energie molto più sottili che non
possono essere individuate con i metodi di misurazione fisica, ma che sono accessibili
all'esperienza diretta attraverso le discipline yoga e contemplative. Questo livello più sottile
di energia elementare non solo è presente nel corpo ma rappresenta anche la dimensione
dell'energia che i praticanti esperti avvertono nell'ambiente. Sono inoltre le energie che
creano fe¬nomeni di gruppo come il comportamento delle masse, il patriottismo, e così
via,. II tantra lavora con queste energie orientandole nel corpo per fini specifici, usando
mezzi come lo yoga diretti che implicano la postura fisica, il respiro, la visualizzazione e il
mantra. Il tantra riconosce le energie come forze divine.

Il livello segreto
La dimensione segreta degli elementi si trova oltre il dualismo e dunque è difficile
descriverla a parole, che necessariamente frammentano l'esperienza in oggetti distinti.
Questa dimensione estremamente sottile degli elementi è la luminosità dell'essere, le
cinque pure luci, aspetti della luminosità che, inseparabilmente unita alla vacuità, è la base
di tutto. Le pratiche e gli insegnamenti relativi a questo livello degli elementi appartengono
allo Dzogchen, la Grande Perfezione.

Molti occidentali parlano dello Sciamanesimo tibetano ma, nella lìngua tibetana questo
termine non esiste. Invece, la tradizione Bon parla di 'veicoli della causa, i primi quattro dei
nove livelli degli insegnamenti Bon nella tradizione del Tesoro Meridionale. Queste quattro
raccolte di insegnamenti e di pratiche si chiamano Chashen (la via dello shen della
divinazione), Nangshen (la via del mondo visibile), Trulshen (la via dello shen del potere
magico), Trishen (la via dello shen dell'esistenza).
Chashen, la prima via, insegna le pratiche della diagnosi medica, della guarigione, della
divinazione, dell’astrologia della predizione e dell'astrologia della diagnosi. La seconda
vìa, Nangshen include insegnamenti e pratiche inerenti ai rituali dì purificazione, ai rituali
per richiamare l'energia e per accrescere prosperità e benessere ai rituali per sopprimere
o liberare le forze negative e per invocare le divinità e fare loro offerte e ai rituali per
li¬berare coloro che sono posseduti o attaccati dagli spiriti demoniaci. I praticanti della
terza via si recano in luoghi selvaggi ed eseguono pratiche per sottomettere i demoni e gli
spiriti che vi dimorano. Gli spiriti sottomessi sono costretti per voto a proteggere gli
insegnamenti spirituali e chi li pratica, Srishen, la quarta via, lavora con gli spiriti dei vivi e
dei morti. Per i vivi i rituali vengono eseguiti per recuperare la forza vitale o le qualità
dell'anima andate perdute o danneggiate, come spiegheremo più dettagliatamente.
Quanto ai morti, i riti vengono praticati per liberarli dalle influenze negative e per guidarli e
sostenerli attraverso le esperienze dello stato intermedio fra questa vita e la vita
successiva.
Tutte queste pratiche sono volte ad armonizzare il rapporto fra l'individuo e l'ambiente
attraverso il lavoro con esseri incorporei e con le energie sacre che sono alla base della
natura. In linea generale, lo sciamano opera con forze ed entità che si intendono esterne
al praticante, per rimuovere gli ostacoli e potenziare le qualità positive. Questi veicoli sono
conosciuti come veicoli della causa perché creano le cause e le basi per poter seguire alle
vie del frutto: Sutra, Tantra e Dzogchen.

Nei veicoli sciamanici esistono vari modi dì pensare alla salute e al benessere, tutti basati
sulla conoscenza degli elementi. Come ho già detto, più gli elementi sono in equilibrio
migliore è la salute; meno gli elementi sono in equilibrio, peggiore è la salute. Questo vale
a tutti i livelli; fisico, emotivo, psicologico, energetico e spirituale. Alcuni testi ne scrivono in
termini di Lha (bla), yid (yid), e sem (sems). Non esiste una traduzione esatta di queste
parole che, oltretutto, possono avere significati diversi a seconda del livello degli
insegnamenti.
Lha viene in genere tradotto come anima ma più precisamente indica chi noi siamo nel
profondo. A livello più profondo è l'equilibrio delle cinque pure luci e le pure energie
elementari. A livello della vita ordinaria è la capacità di fare esperienza delle cinque
qualità elementari: stabilità, serenità, ispirazione, flessibilità, adattamento.
Il Lha è associato alle tracce karmiche che fanno di noi ciò che siamo; esseri umani
anziché qualcos'altro, per esempio tartarughe o Dei. Il nostro Lha è un Lha umano. Il Lha
della tigre è un Lha da tigre. Il Lha determina che tipo di esseri saremo e anche gran parte
della nostra identità e delle nostre capacità individuali.
Il Lha è alla base della nostra vitalità, della nostra forza interiore come individui. Può
essere danneggiato o potenziato, rubato e riscattato. Se veniamo umiliati, risulta
indebolito, Se riusciamo in ciò che è importante per noi, risulta irrobustito. Se agiamo con
integrità, diventa più forte. Se tradiamo noi stessi, perde vigore.
Spesso si traduce il Lha come bontà, umana fondamentale perché il Lha è la base della
nostra capacità di esprimere qualità positive. Nasciamo con la capacità di fidarci di nostra
madre, dì sviluppare amore e affetto, di essere gentili. Questo è bontà umana
fondamentale: amore fondamentale, fiducia fondamentale, affetto fondamentale, e così
via. La bontà umana fondamentale. può svilupparsi attraverso una guida e tradizioni
morali, spirituali e religiose, ma è fondamentalmente innata, vìa via che viene sviluppato, il
Lha può diventare più forte e può essere guarito se necessario,
Ci imbatteremo sempre in situazioni ed eventi che disturbano il Lha: problemi familiari,
regimi politici oppressivi, malattie e incidenti. Anche le entità incorporee possono influire
negativamente su di noi. Quale che ne sia l'origine se il Lha viene ferito da una qualsiasi
di queste cause e manca la forza per superare quella ferita la bontà umana fondamentale
può risultarne danneggiata. Le capacità di fiducia, di amore di dare e di ricevere possono
venire inibite. Così si manifesta sul piano psicologico il danno ricevuto dal Lha. Ma si
manifesta anche sul piano fisico ed energetico. Gli aspetti positivi delle qualità possono
andare perduti,
Nell'astrologia tibetana si dice che il Lha è la madre della forza vitale; se il Lha viene
danneggiato, la forza vitale ne risulta ridotta. Il danneggiamento può essere lento, avvenire
nell'arco di un lungo periodo di tempo, oppure tutto in una sola volta, Dopo un incidente,
per esempio, il deterioramento può perdurare a lungo: una paura che non si placa, un
cambiamento negativo di prospettiva, e così via. Questo tipo di danno o di disturbo nella
bontà umana fondamentale viene definito 'perdita dell'anima'.
Mentre il Lha determina le qualità e le capacità dell'individuo, lo yid è il movimento
dell'esperienza definito dal Lha.
Il Lha è la capacità di provare gioia o tristezza, fiducia o sfiducia. Lo yid è l'aspetto
riflessivo della mente in cui le capacità e le qualità contenute nel la si manifestano come
esperienza,
II sem è la mente attiva e concettuale, Ha la capacità dì capire, di giudicare, di sapere, di
decidere, Che riesca a farlo più o meno bene dipende. dalia condizione del la e dello yid,
La condizione del la si manifesta come capacità e qualità della mente dell'individuo,
Quando il la si trova in equilibrio, anche le immagini e i pensieri che sì manifestano nella
mente sono sani ed equilibrati, Quando il la è danneggiato, i pensieri e le immagini nella
mente sono altrettanto negativi e insani,
La, yid e sem non possono essere separati, Nella pratica sciamanica devono essere
considerati insieme perché la salute dell'uno dipende dalla salute di tutti e tre e la salute di
tutti e tre è in relazione con l'equilibrio degli elementi.

LHA, SOK, TSE

Nei veicoli della causa, per parlare della salute dell'individuo, viene usata anche un'altra
serie dì tre termini: Lha, Sok (srog), Tse (tshe). Il Lha come già parlato della capacità
karmica di esprimere qualità umane fondamentali positive. Lo Tse (o lunghezza della vita)
è la potenziale durata della no¬stra vita che, nella nostra ottica, è qualcosa che può
essere danneggiato o potenziato. II Sok è la forza vitale, è la vitalità ed è strettamente
collegata con il Rigpa, la consapevolezza innata. Come il Rigpa, la forza vitale non è
perso¬nale, ma illimitata e priva di identità. A differenza del Rigpa, la forza vitale possiamo
perderla o accumularla. Quando sentiamo avversione a fare esperienza, significa che la
forza vitale è ridotta. Quando vediamo la bellezza anche nella situazione peggiore,
significa che la forza vitale è potenziata. La bellezza relativa può vivificare l'intelletto e
aprirci in qualche modo ma vedere la bellezza della purezza dell'essere alimenta la forza
vitale a un livello più profondo,.
Per entrare in contatto con gli esseri incorporei si utilizzano dei rituali dove si invitano
quattro tipi di esseri. Con ogni tipo di ospite abbiamo un rapporto diverso.

I primi ospiti
I primi ospiti sono gli esseri pienamente illuminati, i Buddha, i Bodhisattva e i Maestri
illuminati. Di questo gruppo fanno parte le divinità tutelari (yidam), le dee pienamente
realizzate (khandro) e tutti gli esseri liberi dall'ignoranza che hanno perfezionato le cinque
saggezze. Non controlliamo questi ospiti, né diciamo loro cosa fare; chiediamo
semplicemente la loro benedizione.
I primi ospiti vengono invitati nella pratica della meditazione,
Sono gli esseri a cui ci inchiniamo quando facciamo le prostrazioni o a cui ci rivolgiamo
per chiedere rifugio. Per guarire occorre energia ed è importante collegarsi con la giusta
fonte di quell'energia e avere il giusto rapporto con essa. La fonte migliore è il primo
ospite.

I secondi ospiti
Gli ospiti del secondo livello non sono in genere, pienamente illuminati e tuttavia sono
potenti. Sono esseri che vengono dai regni degli dèi, esseri che fanno parte del seguito
delle divinità maggiori, guardiani e protettori del Dharma. Tra i secondi ospiti sono
compresi esseri potenti che vengono da qualsiasi regno dell'esistenza. Nella tradizione
occidentale, gli angeli sono considerati esseri potenti, spesso spaventosi da incontrare; gli
angeli potrebbero essere considerati secondi ospiti, A questo gruppo possono appartenere
anche spiriti associati ai pianeti. In Occidente non consideriamo i pianeti degli esseri, e
invece lo sono: la luna impersona un essere e così anche il sole e gli altri pianeti.
Molte pratiche di guarigione vengono eseguite con l'aiuto dei secondi ospiti e noi li
trattiamo con rispetto e devozione,

I terzi ospiti
Gli ospiti del terzo livello sono tutti quegli esseri con i quali abbiamo legami karmici e gli
esseri delle otto classi di cui si è già fatto cenno. Ciò significa qualsiasi persona con cui
abbiamo avuto rapporto e con cui abbiamo ancora legami karmici: amici e nemici di
questa vita e di tutte le vite precedenti. Quel che ci lega non deve essere
necessariamente un fatto negativo; può essere semplicemente qualcosa che deve essere
completato. Tuttavia, dal momento che queste pratiche riguardano la guarigione e
l’armonia, è molto importante invitare gli esseri con cui abbiamo un legame che deve
essere risanato. Debito karmico significa legame karmico: per esempio, due persone
legate per questioni di affari che non hanno un buon rapporto fra di loro ma che a causa
delle circostanze, non possono interrompere il rapporto; oppure persone che sembrano
decise a renderci le cose difficili o che ci irritano per qualche motivo.
Tali situazioni indicano un debito karmico.
Molti dei fastidi e degli ostacoli che incontriamo nella vita dipendono dall'interferenza degli
ospiti karmici, Come un vicino di casa o un collega con cui non andiamo d'accordo
possono crearci dei fastidi, lo stesso accade con alcuni esseri incorporei. Quando si
presenta un problema, non serve pensare che è colpa dell'altro, sia esso un essere
umano o uno spirito. meglio rendersi conto che c'è qualcosa da fare, qualcosa che spetta
a noi fare. Come noi anche lo spirito preferisce non avere problemi.
La pratica rituale è un modo per mettere fine al disturbo. Attraverso di essa, è possibile
pagare i debiti. Questo è il principio su cui si fondano le pratiche sciamane. Possiamo
risanare questi legami officiando cerimonie, facendo offerte, bruciando cibo e offrendo
fumo, come spiegheremo meglio più avanti,

I quarti ospiti
I quarti ospiti sono gli ospiti della compassione. Sono esseri più deboli dì noi, che possono
beneficiare del nostro aiuto. Nella tradizione sciamanica bòn è importante sviluppare la
compassione come, fondamento della pratica.

Il Tantra

Nel Tantra, gli elementi sono considerati soprattutto in termini del lo¬ro manifestarsi come
energie vitali nel corpo. Non vengono ridotti a energie biologiche o psichiche, anche se
queste ne sono entrambe una manifestazione.
Gli elementi vengono considerati energie sacre e fondamentali dell'esistenza che si
incontrano nella dimensione energetica dell'individuo.
Le energie elementari non sono accessibili attraverso gli elementi naturali grossolani o
attraverso il rapporto con esseri incorporei, come nella tradizione sciamanica, ma nel
corpo stesso del praticante come canali, energie praniche, essenze seminali e sacre
sillabe seme del corpo di energia. Nel tantra, queste pratiche portano infine ala
realizzazione del corpo della divinità il che non rientra fra gli scopi dello sciamanesimo.
L'ottica sciamanica, tuttavia, non è estranea al tantra. Per esempio, dice che se una
persona appare posseduta abitualmente da una forte emozione è probabile che sia
attaccata da forze demoniache. Se invece vive l'esperienza negativa solo
occasionalmente, ciò è probabilmente dovuto a uno squilibrio energetico. Se non soffre di
emozioni negative, significa che le diverse energie sono in equilibrio.
Nelle tradizioni tibetane, le pratiche e gli insegnamenti sciamanici e tantrici sono ben
integrati gli uni con gli altri,
II tantra è la via della trasformazione. Le cinque, emozioni negative, collegate ai cinque
elementi, vengono trasformate nelle cinque qualità positive: la rabbia in amore, l'avidità in
generosità, la gelosia in apertura, l'orgoglio in pacificazione, l'ignoranza in saggezza.
L'essere che soffre viene trasformato nel buddha illuminato, Anche il corpo fisico è
trasformato in un corpo di luce,
La pratica tantrica è grosso divisa in due livelli di pratica; lo stadio delle pratiche di
generazione, e lo stadio delle pratiche di completamento. Le pratiche di cui intendo parlare
appartengono a questo secondo stadio
a)Il corpo sottile
II corpo umano viene considerato nel Tantra il miglior veicolo per l'ottenimento della
liberazione, dunque viene posta molta enfasi sulla sua preziosità ed i suoi aspetti sottili
sono descritti con grande minuziosità.
Le energie incontrollate sono, secondo il Tantra, la causa principale del condizionamento
dell'essere nel Samsàra e di ogni sua sofferenza; questa visione si differenzia da quella
del Sutrayàna in cui l'origine del Samsàra viene fatta risalire alla concezione del sé.
Nel Tantra mente ed energia sono legate indissolubilmente e possiedono un'unica natura,
perciò l'energia che sostiene la concezione della reale esistenza di sé e dei fenomeni è la
responsabile dello stato di sofferenza del Samsàra.
Le tecniche di meditazione della fase di completamento del Tantra vertono sull'uso delle
energie interne, sui canali e sulle gocce di costituente essenziale che formano il corpo
sottile o corpo Vajra. Lo scopo di tali tecniche meditative e quello di convogliare le energie
all'interno del canale centrale (Avadhuti), evento che ordinariamente si verifica
esclusivamente al momento della morte, al fine di sperimentare la Luce Chiara
simultaneamente allo stato di Grande Beatitudine.
La Struttura Sottile del Corpo Mandala Interno
La descrizione del Mandala interno cambia da Tantra a Tantra ma si possono riscontrare
questi elementi.
• I Canali Sottili
• I Chakra
• I Venti sottili
• Le Gocce essenziali

I Canali Sottili per i Tantra sono settantaduemila e percorrono tutto il corpo. Otto di essi si
formano dal cuore, gli “otto canali” ciascuno dei quali presenta tre diramazioni che
costituiscono i canali dei ventiquattro luoghi sacri scindendosi ulteriormente in tre gruppi si
formano settantadue Canali da ognuno dei quali si dipartano mille piccoli canali.
I Tantra ne utilizzano essenzialmente tre: il Canale Centrale Avadhuti che attraversa
verticalmente il centro del Corpo dal luogo segreto alla sommità del Capo e i due canali il
Lalana a sinistra di colore bianco che veicola le gocce di Bodhicitta Bianca che scorrono
lungo il canale Bianco e il Rasana a destra rosso che veicola Bodhicitta Rosso.

I Cinque Venti sottili interni

La parola tibetana per energia vitale è Lung, ma la più nota pa¬rola sanscrita Prana. Il
Prana è l'energia che muove tutte le cose, materiali e immateriali. È la sostanza, l'energia
fondamentale da cui tutte le cose si formano, l'energia del kunzhi, la base dell'esistenza.
Al livello più sottile è indifferenziata, non localizzata e non duale. La sua prima
diversificazione avviene nelle cinque pure luci degli elementi, troppo sottili perché
possiamo percepirle con la nostra mente ordinaria. Tuttavia, possiamo sentire
diretta¬mente il prana ai livelli più grossolani nell'aria che respiriamo, Possiamo anche
sentirlo scorrere nel nostro corpo-, È a questo livello, dove il Prana può essere avvertito
sia nel suo movimento sia negli effetti che produce , che lavora il Tantra. Diventiamo
sensibili al suo flusso e lo sviluppiamo usando la mente, l'immaginazione, il respiro, la
postura e il movimento. Orientandone le manifestazioni più grossolane» possiamo
influenzare livelli più sottili, Con l'accrescersi della sensibilità» possiamo fare esperienza
di¬retta del Prana nelle dimensioni più sottili.
II Prana, in generale, è collegato con l'elemento aria. Questo è l'elemento più vicino allo
spazio, il primo che nasce dallo spazio e l'ultimo che si dissolve nella base al momento
della morte. Pervade tutto e si trova dappertutto. Quando parliamo dei cinque elementi
come dei cinque Prana, intendiamo gli aspetti fuoco e aria presenti in ciascun elemento.
Come ho già detto, una formulazione degli elementi presenti nel corpo considera la carne
come ter¬ra, il sangue come acqua, il calore metabolico come fuoco, il respiro come aria e
la coscienza come spazio. Ciò significa pensare gli elementi nel loro aspetto più terreno:
l'aspetto più sostanziale, più fisico della manifestazione degli elementi nel corpo. Le
cinque energie praniche sono le manifestazioni eteree, meno sostanziali, delle energie
elementari nel corpo.
I cinque venti o pneuma sono energie mobili che circolano nei canali sottili.
1. Il Prana Ascendente
2. Il Prana della forza vitale
3. Il Prana simile al fuoco
4. Il Prana Pervadente
5. Il Prana Discendente

Le Gocce Essenziali (I Bindu)


Sono la quintessenza dell’energia.
Rappresenta l’essenza dello sperma e del sangue accompagnate dal vento e dalla mente
sottilissima impregnano l’insieme del Corpo.
Nei Tantra ce ne sono di due tipi chiamati Bodhicitta Rossa e Bianca che una volta
purificate permettano di conseguire l’illuminazione e il corpo Vajra.
Inizialmente durante il Concepimento la goccia bianca proveniente dal Padre e la goccia
rossa proveniente dalla madre intrappolano il principio cosciente che viene allora a trovarsi
come rinchiuso da un reliquiario.
Da questo nucleo nascono le strutture del futuro neonato.
Una volta che il corpo si è formato le gocce bianche sono localizzate nella parte superiore
del corpo quelle rosse nel tronco.
Nel Corpo ci sono molte gocce costituite da una parte bianca e una rossa. Ad esempio la
goccia che provoca il sonno situato nel cuore e nel centro del gioiello, la goccia che
produce i sogni situata nella gola e nel luogo segreto.
La goccia che produce lo Stato di Veglia situata all’ ombellico e al Chakra del capo.
La goccia che produce l’equanime contemplazione situata nel luogo segreto e alla
sommità del capo.
È la goccia indistruttibile al livello del cuore che contiene la mente e il vento
estremamente sottili.
Le gocce sono connesse alla mente e alla vitalità e si rinnovano durante l’infanzia e la
giovinezza. Le gocce cessano poco a poco di riprodursi e incominciano a degradarsi dopo
i trentacinque anni.
Con certe pratiche come le Sadhane di Lunga Vita e i Chulen hanno il potere di restaurale
anche se parzialmente.
Le gocce in molte pratiche vengono visualizzate come Divinità. La goccia più importante è
la goccia indistruttibile.

La Goccia Indistruttibile
Nel Canale Centrale vi è un nodo e una piccola cavità all’interno della quale risiede un
piccolo Tigle, chiamato la Goccia indistruttibile, la cui metà superiore è bianca e la metà
inferiore rossa.
Secondo il Tantra questo piccolo Tigle è l’origine di tutte le gocce presenti nel corpo .
E’ chiamata Goccia indistruttibile perché le due metà non si separano mai se non al
momento della morte.
Al momento della morte infatti i venti interni si dissolvono nella goccia indistruttibile e
questo porta la goccia ad aprirsi.
All’interno della goccia indistruttibile risiedono il vento indistruttibile e la mente
indistruttibile. Il vento indistruttibile è chiamato il corpo che risiede continuamente perché
questo è il reale corpo della persona che si trasferisce di vita in vita. Il vento indistruttibile e
la mente indistruttibile diventano manifesti al termine delle otto dissoluzioni. l’essere
ordinario non riesce a percepirli ma è possibile farne esperienza grazie e attraverso lo
stadio del completamento ne diventiamo consapevoli e trasformiamo questo corpo
indistruttibile nel Corpo illusorio della Divinità.
Il Corpo Illusorio è il corpo di Saggezza adorno dei 32 segni maggiori e degli ottanta segni
minori di un essere illuminato e avrà l’apparenza della deità di meditazione.
Attraverso la pratica dello Dzogrim si impara a dirigere i venti karmici dai canali laterali al
canale centrale per dissolverli nei venti di saggezza.
In questo modo potrà causare l’apertura dei nodi dei Canali e fondere le gocce rossa e
bianca generando l’esperienza della grande Beatitudine unita a quella della vacuità che si
conclude con l’esperienza della chiara Luce. Attraverso queste fasi pratiche noi
abbandoniamo i reami dell’esistenza Samsarica ed entriamo nei Bhumi del Nirvana nel
corso di questa vita .
Queste pratiche sono cinque

1) L’isolamento del Corpo

Questa è la famosa pratica del Tummo o della canali. Lo Yogi Accende il fuoco
dell’ardente situato sotto l’ombellico: la fiamma si innalza nel centro del corpo e fa fondere
la goccia di Bodhicitta bianca situata alla sommità del capo. La goccia bianca è ciò che
generalmente i tibetani identificano come la Kundalini. Questa cola giù gradualmente
attraversando i seguenti chakra della gola , del cuore, dell’ombellico, e il Chakra segreto
provocando l’esperienza di beatitudine e vacuità crescente delle quattro gioie:
1. Gioia
2. Gioia Immensa
3. Gioia Eminente
4. Gioia innata o simultanea

2) L’Isolamento della Parola

Consiste nell’unire venti sottili e mantra allo scopo di dissociarsi dal flusso ordinario della
parola e sciogliere i nodi al Chakra del cuore.
La pratica utilizza la recitazione del vajra unendo i venti sottili e il respiro alla vibrazione
delle tre sillabe Om A Hum le sillabe seme dei tre vajra che includono il potere di tutti i
Mantra .
In questa pratica si utilizza la respirazione detta del vaso.
Quando il miste ottiene l’isolamento della mente con l’esperienza successiva delle quattro
vacuità
1. Vacuità (discesa della goccia Bianca, luminosità Bianca)
2. Vacuità estrema (risalita della goccia rossa luminosità rossa)
3. Grande Vacuità (unione delle gocce nel cuore)
4. Vacuità Totale (chiara luce analogia con l’alba pura luminosissima)

3 )L’isolamento dell’autoconsacrazione
Utilizza la condizione interna del processo di dissoluzione -condensazione e la condizione
esterna rappresentata dalla Karma Mudra una partner alla quale lo Yogi si unisce.
Questa pratica che utilizza la sessualità come metodo richiede purezza di visione e di
Samaya da parte dei due partner; conduce agli otto Stadi di dissoluzione alle quattro gioie,
alle quattro vacuità dapprima nell’ordine progressivo e poi nell’ordine inverso. I cinque
venti sottili, simili adesso alle radianze dell’arcobaleno delle cinque saggezze servono da
cavalcatura alla coscienza di chiara luce e si costituiscono in corpo illusorio ma ancora
impuro.
Le ultime due fasi che qui menzioniamo sono la chiara Luce dell’unione

Dzogchen

Questa breve trattazione non sarebbe completa senza aver dedicato qualche pagina allo
dzogchen.
Prima di cominciare la trattazione è bene sottolineare che La pratica essenziale dello
dzogchen non può cominciare fino a che il praticante non abbia riconosciuto la natura
della mente, È facile sbagliare, pensando erroneamente che questa o quell'esperienza
siano la natura della mente. E’ di vitale importanza nello Dzogchen lavorare con un
insegnante che conosca la natura della mente e che sappia indicarla agli altri.

Nella tradizione bon, l'insegnamento più alto è lo dzogchen, la 'grande perfezione' o il


'grande completamento. Lo dzogchen insegna che la base dell'individuo e di tutti i
fenomeni consiste nell’inseparabilità di vacuità e luminosità Ciò significa che la verità di
fondo delle cose e degli esseri è che essi non possiedono un'identità sostanziale. Le entità
esistono convenzionalmente come designazioni concettuali, ma non hanno identità
intrinseca;. la loro identità è legata alle situazioni ed è transitoria. Se le condizioni che
sostengono un'identità svaniscono e ne sorgono di nuove, anche quell'Identità cambia. Un
albero viene dato alle fiamme, quell'albero diventa fuoco, poi cenere; alla fine, è
Impossibile trovare traccia dell'albero. Dov'è andato? Anche il nostro senso soggettivo del
sé è condizionato, definito concettualmente, modificabile e impermanente.
Tale vacuità non è semplicemente una mancanza nichilista di esistenza o un'assenza di
significato, Ovviamente, ciascuno di noi continua a fare esperienza.
La consapevolezza(Rigpa in tibetano) , insieme al manifestarsi senza fine dei fenomeni
nell'esperienza, è l'altro aspetto della realtà fondamentale; questa viene indicata come
luminosità o chiarezza. La luminosità è sia il concetto sia l'esperienza sensoriale che
meglio rappresenta la consapevolezza, spesso simbolizzata dalla luce. E la luminosità
rappresenta anche la nostra esperienza dei fenomeni quando questi 'si accendono' nella
nostra esperienza.
Vacuità e luminosità sono inseparabili. La vacuità è luminosa e la luminosità è vuota. Nello
dzogchen si dice che questa realtà fondamentale ha una capacità, o energia tsal che si
esprime come la manifestazione ininterrotta dei fenomeni, il sorgere e lo scomparire
incessante di infiniti mondi ed esseri luminosi, tutti essenzialmente vuoti, ma la cui
esistenza è come un gioco di luce passeggero. I fenomeni sorgono come una
manifestazione della base di tutto ciò che è (kunzhì), come la manifestazione non duale
della vuota luminosità
Nel contesto di questo passaggio , vacuità e luminosità possono essere rappresentate
dallo spazio e dalla luce. Lo dzogchen è la grande conoscenza dello spazio e della luce,
Lo spazio è la Grande Madre vuota da cui tutte le cose nascono come una manifestazione
luminosa, in cui tutte le cose trovano la propria esistenza e in cui tutte le cose si
dissolvono. La manifestazione luminosa è il gioco delle cinque pure luci, l'essenza dei
cinque elementi. La manifestazione è tutte le cose e tutti gli esseri e tutti gli elementi
dell'esperienza. Questo è il fondamento della visione dello dzogchen.

La vera natura di tutti gli esseri senzienti è la natura di buddha e tutti i fenomeni sono
fondamentalmente puri. Le identificazioni soggettive e le apparenze esterne sono
fenomeni vuoti, che nascono spontaneamente come gioco delle energie degli elementi .
Sporcizia malattia e anche gli esseri evi-dentemente malvagi, tutti sono puri per natura.
Bisogna però non fraintendere l’insegnamento. Benchè tutto sia vacuità e luminosità per
noi le cose sono concrete .
Anche se tutto è vacuità e chiarezza noi soffriamo, a meno che non dimoriamo davvero
nella natura della mente , altrimenti parlare di presenza non duale e di purezza primordiale
rimane soltanto un discorso teorico scollegato dall'esperienza. È facile che Io dzogchen
rimanga soltanto una teoria e che non venga messo in pratica. Il mio, Lopon Tenzin
Namdak Rinpoche, spesso sottolinea che è un errore confondere la visione non duale
dello Dzogchen con il praticante dzogchen che lotta, immerso nei dualismi del samsara.
La visione dzogchen è non duale, ma nella vita comune esistono il puro e l'impuro, il
positivo e il negativo, l'utile e il dannoso, e noi dobbiamo conoscerne le differenze e agire
in conseguenza.
In un precedenza ho parlato delle cinque pure luci, del processo attraverso cui la purezza
delle energie degli elementi arriva a essere percepita nella forma del mondo concreto,
duale che ci circonda e di cui facciamo esperienza. Poiché non riconosciamo la natura
della nostra stessa mente, arriviamo a identificarci con un 'io' contrapposto a tutto ciò che
è 'non io , La nostra identità è limitata e viviamo i fenomeni come qualcosa di separato da
noi. Questo processo affonda le radici nell'errata visione secondo cui cose ed esseri
hanno esistenza indipendente, La nostra confusione interna diventa manifestazione
esterna,
Al contrario, quando viviamo il mondo esterno e noi stessi come vuota luminosità,
cominciamo a ridurre la primordiale ignoranza che ci tiene prigionieri nei cicli della
sofferenza. Non esiste conflitto con nessuna cosa che faccia parte dell'esperienza. Gli
elementi si dispongono naturalmente in un rapporto di equilibrio. Riconoscendo e
dimorando nella natura della mente, dissolviamo l'esperienza duale nella vuota radiosità
che ne è la base;
Correggete la visione non significa modificare le proprie convinzioni, anche se questo è un
punto di partenza. Significa cambiare i processi dell'esperienza e annullare il dualismo di
soggetto e oggetto. Dobbiamo riconoscere direttamente la nostra natura ,la natura dì
buddha.

In un testo intitolato i Sei lumi ci si domanda :


In. che modo sono separati il Samsara e il nirvana?
In che modo Samantabhadia è il Buddha primordiale?
In che modo gli esseri senzienti vagano nel Samsara con il loro karma?

Il testo si risponde in questo modo


Samamabhadra è il buddha per via della realizzazione,
Samsara e Nirvana, ignoranza e realizzazione, esseri illusi e Buddha, tutto
nasce dalla stessa base, il kunzhi, che è al di là di qualsiasi dualismo di puro o impuro, di
esistente o non esistente. La mente che si muove nasce dal kunzhi ed è una conseguenza
del karma.
Samantabhadra è il buddha primordiale perché non è mai stato illuso, mai distolto dallo
stato naturale, Non ha mai considerato i fenomeni altro che vuota luminosità. Noi esseri
comuni ci lasciamo distogliere, Ci identifichiamo con la mente che si muove e aggettiviamo
i fenomeni. Illusi e prigionieri della visione dualistica dell'io e del non io, vaghiamo nel
samsara,
Come ho già detto, gli insegnamenti Dzogchen dicono che la vacuità e la luminosità
inseparabili sono la vera natura di tutti i fenomeni. Negli insegnamenti Dzogehen, questa
realtà fondamentale viene a volte simbolizzata come un'unica sfera di pura luce, È unica
perché è non duale. Non è unica in opposizione a qualcos'altro. Non conosce confini o
divisioni, non ha interno o esterno. Benché non duale, in essa le energie degli elementi si
manifestano incessantemente. Ecco perché spesso viene raffigurata come una sfera dì
luce dì arcobaleno dei cinque colori degli elementi.
La luce viene usata come simbolo perché è la meno concreta fra tutte le cose che
possiamo percepire con i sensi. Inoltre, al pari della luce, la natura della mente è radiosa e
chiara. Come la luce di una candela, la consapevolezza illumina se stessa e tutto ciò su
cui sì posa,.
La parola nang wa, che troviamo negli insegnamenti tibetani spesso viene tradotta come
'visione' o 'apparenza'. Ma non si riferisce soltanto ai fenomeni visivi, In questo caso,
'visione' significa, in realtà esperienza e include ciò che viene visto attraverso gli occhi
fisici e attraverso l'occhio della mente; ciò che viene udito, odorato, gustato, toccato; ciò
che nasce nell'esperienza mentale; ciò che è immaginato. Queste sono tutte visioni perché
nascono alla luce della consapevolezza, la luce della pura presenza. Sono soltanto parole,
ma descrivono abbastanza bene l'esperienza reale. Luminosità significa luce' della
consapevolezza, e anche tutti i fenomeni che nascono nella consapevolezza e che, senza
eccezione, sono anch'essi luminosi.

In sostanza l’insegnamento Dzogchen insegna che tutte le visioni grossolane e sottili,sia


che si tratti di cose che si vedono nel mondo esterno,come montagne e edifici o delle
visioni interne che si manifestano durante la meditazione o la pratica spirituale
provengono dalle cinque puri luci.
E’ quindi necessario fare l’esperienza delle cinque pure luci.
Per fare esperienza interiore delle cinque pure luci occorre un aiuto,l’aiuto della pratica e
degli insegnamenti i quali attraverso le visioni esterne più grossolane si cerca di fare
esperienza della dimensione sottile .Attraverso l’esperienza della dimensione sottile si
cerca di riconoscere la pura luminosità in tutte le visioni esterne .
La luce di cui tanto si parla nello Dzogchen non è altro che l'inseparabilità di vacuità e
luminosità
della base e della sua onnipervadente compassione cioè della sua l'energia del Rigpa
.che si manifesta all'esterno

Di questa Luce possiamo fare esperienza in modi diversi.Nello Dzogchen si parla perciò
si fanno varie classificazioni della luce e molti insegnamenti sono dedicati a questo.
Nella tradizione Bonpo si usa una classificazione di sei luci .Il testo più importante sono i
sei lumi .
Il testo dei sei lumi paria della base di tutto, come pure dei cinque livelli dell'esperienza
manifesta, Le sei visioni sono dette lumi perché ciascuna sì riferisce alla stessa luce in
uno dei sei diversi contesti,
II primo lume

II primo lume è la luminosità della base fondamentale, la presenza primordiale non duale.
Non è personale, non è individualizzata, non è localizzata, non è duale. È l'aspetto
luminoso che in unità inseparabile con la vacuità, è alla base di tutta l'esperienza. Se il
praticante riconosce il primo lume, non a livello intellettuale ma dimorando nella
consapevolezza innata non duale, allora la base di tutto viene riconosciuta in ogni
esperienza e condizione e negli altri cinque lumi
il punto, nel primo lume, sta nel riconoscere la luce del Kunzhi

Il secondo lume
lì secondo lume è il lume del ‘cuore di carne’, il lume della consapevolezza innata
autoriginata, rigpa, nella dimensione dell'individuo, È personale soltanto nel senso che è la
pura consapevolezza sottostante alla mente che si muove e al senso della soggettività,
E collegata al dharmakaya.È consapevolezza localizzata come un individuo che fa
esperienza. Ma non è vincolata di nessuna identità limitata sebbene attraverso l'illusione
della mente dualistica noi siamo arrivati a viverla come tale.
Sebbene il rigpa non sia in realtà localizzato da nessuna parte, molti praticanti possono
facilmente riconoscerlo mettendosi in comunicazione con il centro del cuore. Nei Sei lumi
questo viene spiegato in maniera specifica in termini di spazio dentro il cuore fisico,
Spesso noi occidentali lo troviamo strano ma è molto simile a ciò che intendiamo dicendo
che in ogni essere c'è la natura della mente. La natura della mente non è né individuale né
localizzata, È più esatto dire che noi esistiamo nella natura della mente che non dire che la
natura della mente è in noi. Ma nella nostra esperienza è più facile riconoscere la natura
della mente se scendiamo 'nel luogo più profondo di noi stessi, il cuore. Ecco perché
diciamo che il rìgpa risiede nel cuore; perché il cuore è il centro del prana della forza
vitale; perché l'amore viene sempre messo in relazione con il cuore. Così, parliamo di luce
del cuore .
II punto, nel secondo lume, sta nel riconoscere la luce della consapevolezza innata dentro
di noi.

Il terzo lume

II terzo lume è il lume del soffice canale bianco .


È il rigpa e il prana del rigpa quando scorre nei canali del corpo, specialmente il canale
che collega il cuore agli occhi, È associato al sambhogakaya.

Il quarto lume

II quarto lume è 'il lume d'acqua che illumina in lontananza'. Ci riferisce agli occhi che sono
la porta attraverso cui la luce interna dell'individuo si manifesta nello spazio esterno
È la consapevolezza innata di cui facciamo esperienza attraverso i sensi, in particolare
l'occhio (il lume d'acqua). L'insegnamento collega il quarto lume al nirmanakaya. Per il
praticante, questo lume si trova nel primo momento dell'esperienza sensoriale, prima che
la mente razionale configuri i dati
sensoriali grezzi come entità e cose apparenti. Per la maggior parte degli esseri identificati
con la mente che si muove, questo primo momento di esperienza è come un brevissimo
attimo di vuoto.
Ma per il praticante già introdotto alla natura della mente, il primo momento di qualsiasi
esperienza permette di riconoscere direttamente l'innata consapevolezza non duale del
rigpa.
Il punto, nel quarto lume, sta nel vedere la luce della nuda consapevolezza prima che
l'esperienza venga frantumata in forme o entità particolari

Il quinto lume
II quinto lume è 'il lume che introduce alla pura terra'. È la luce del rigpa che si manifesta
come visioni e oggetti luminosi, apparentemente esterni. Quando il praticante dimora nella
consapevolezza primordiale del primo lume, gli oggetti che si presentano ai sensi
rimangono puri e
non duali. Questa esperienza è nota come 'eliminare il dubbio nei tre corpi (kaya)’
Uno dei simboli usati nell'insegnamento dzogchen è la bambola vuota, un involucro vuoto
con alcuni buchi in corrispondenza degli organi di senso: occhi, orecchie, bocca e naso. In
una stanza buia, all'interno della bambola viene introdotta una candela accesa. Al centro
della bambola c'è una
luce, una luce che illumina l'interno della bambola, e anche ciò che si trova all'esterno:
sempre la stessa luce. Come la spiegazione data nei Sei lumi, ciò sta a indicare la
luminosità della consapevolezza primordiale così come viene riconosciuta nei diversi
contesti.
La luce che proviene dall'interno della bambola illumina ciò che sta all'esterno di essa. È il
contrario di ciò che pensiamo in occidente, dove crediamo che il mondo entri dentro di noi
attraverso i sensi.
Nella tradizione tibetana, si crede che la consapevolezza faccia esperienza attraverso i
sensi.
È importante ricordare che quelli che ci appaiono come fenomeni esterni, in realtà sono
fenomeni che nascono nella consapevolezza. L'esperienza è non duale; soggetto e
oggetto nascono insieme. Solo da un punto di vista teorico sono divisi in sé interno e
oggetto esterno: la luce non si divide in
dentro e fuori. In realtà, entrambi i poli della dualità sono fenomeni vuoti

Il sesto lume

II sesto lume è il lume del bardo, lo stato intermedio fra la morte e la rinascita .Ricordiamo
che nello Stato intermedio la base si manifesta come i campi dei Buddha pacifici e irati. Le
visioni e le
esperienze che sorgono nel bardo sono manifestazioni della nostra mente, determinate
dal karma, così come lo sono le esperienze che facciamo nella vita. Per il praticante che
ne riconosce la vera natura, c'è la liberazione. Per colui che non riconosce le visioni come
autoriginate, una visione
risulterà infine predominante, e lo porterà nel regno e nella situazione specifica della sua
successiva
rinascita nel ciclo delle esistenze.
Il punto, nel sesto lume, sta nel riconoscere la luce del samsara e del nirvana.
In Relazione con i sei Lumi abbiamo le tre fasi ,ricorrenti in tutto lo Dzogchen, della base
della via e del frutto,
le Prime quattro rappresentano la base ,il quinto lume la via ,e il sesto il frutto
Anche se la suddivisioni in sei Lumi è la più esaustiva in termini intellettuali la suddivisione
più
comune e quella in quattro lumi che tiene conto dell’epifanie luminose esperite durante la
pratica avanzata dello Dzogchen ma questo argomento va oltre le mia capacità

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