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THE GANG

Incontrare i Gang a Milano non è poi così difficile. Per una band che suona in concerto più di 100 volte
all'anno, rientra nella normalità passare più volte dalla Lombardia, dove peraltro i Gang nutrono vaste
schiere di appassionati. "Soprattutto in provincia di Milano, più che a Milano città" specifica Sandro
Severini, uno dei due fratelli chitarristi marchigiani, cuore e centro propulsore della band.

Concerti e concerti, date su date, spettacoli teatrali, collaborazioni ma i dischi nuovi continuano a farsi
attendere. "Controverso" è uscito nel 2000 e poi niente. Che è successo?"È successo - spiega Marino
Severini, autore dei testi, cantante e band leader - che abbiamo rotto con tutti. Anzi, ci siamo rotti noi. E allora
abbiamo detto basta! È successo che con la chiusura dei rapporti con la Wea tutta la zavorra ce la siamo tolta
piano piano di dosso e poi si tratta di ricominciare scegliendo con chi e come".

Ma la rottura del rapporto con la Wea ha bloccato i dischi nuovi?


"No, no. Con la Wea si è chiuso con "Controverso" e tutto si è fermato lì. C'erano i progetti per due dischi, di
cui uno dal vivo, ma non se n'è fatto niente. Questo non vuol dire che non ci siano stati altri progetti. È uscito
"Corpo di guerra" con il manifesto con due canzoni nostre e poi partecipazioni ad altre compilation e dischi con
A rivista anarchica. Poi, soprattutto, ci sono stati più concerti, perché potendoci organizzare da soli abbiamo
fatto molte più date, nonostante non ci sia materiale nuovo".

Però ho visto che e c'è in preparazione un disco di cover, giusto?


Sì, ma prima, per una questione di precedenza c'è da fare uscire il disco con la Macina: sono un paio d'anni
che con la Macina, che è un canzoniere marchigiano, stiamo lavorando a un progetto di un disco, ormai da
fare uscire al più presto e magari con il manifesto.

Ma il disco con La Macina che disco è? Perché loro fanno musica popolare ...
"Con loro si è fatto uno spettacolo dove metà repertorio è nostro e metà è loro; la formazione è a nove
elementi, cioè tutti e due i gruppi insieme. I pezzi della tradizione li abbiamo riarrangiati noi, sui pezzi nostri
hanno fatto un lavoro di arrangiamento loro. Ne viene fuori un bel lavoro compatto anche perché, di fatto,
abbiamo suonato come se fosse un gruppo solo".
"Questo a noi ha fatto molto piacere, perché loro hanno scelto temi molto vicini o attinenti al nostro
canzoniere. Ci sono ad esempio le canzoni popolari sul lavoro e a fianco la nostra "Sesto San Giovanni",
"Cecilia" e accanto "Iside", le ninna nanna e le filastrocche e "Buonanotte ai viaggiatori" e "Il Palazzo di
Babele". Un bell'affresco di canzoni marchigiane via!"

E il disco di cover? Ho visto che sono tutti cantautori celebri, del periodo d'oro della nostra musica d'autore.
"Sì. Gli Stormy Six, gli Area, poi c'è Claudio Lolli, Francesco De Gregori, Fabrizio De André, Gianfranco
Manfredi ("Non è una malattia") , Paolo Pietrangeli, Ivan Della Mea.

Bennato?
"No, Bennato no - risponde Sandro - perché tutte le canzoni sono abbondantemente riviste, a parte i testi e
non abbiamo trovato nulla di suo che ci andasse bene. Un sacco di persone sempre ci ha chiesto: "perché non
fate Bennato?"

Guccini?
"Neanche".

Mentre di De André dovrebbe essercene una?


"Canzone del maggio" di De André. L'abbiamo già fatta a Genova dal vivo.

Viene bene? Funziona?


"Sai - spiega Marino - sono tutte canzoni che fanno parte delle radici nostre. C'è un po' di nostalgia tra
virgolette, ma anche la voglia di massacrarle abbastanza. Quindi le canzoni che si prestano al massacro bene,
le altre le lasciamo lì come stanno. "La canzone del maggio" è un bell'inno e poi è tornata tragicamente
d'attualità perché sembra scritta ieri. Se non è maggio è luglio, se non è Parigi è Genova, ma siamo sempre
lì."

Il pubblico dei Gang è paziente e fedele, ma adesso l'assenza dei loro dischi dalla vendita inizia a farsi
pesante. Dopo l'ultimo disco per la Wea nel 2000, un silenzio di tre anni che sembra destinato a
continuare fino a dopo l'estate. Il primo disco, quello con la Macina, è infatti in programma per
settembre. La speranza è che poi, a ritmi più ravvicinati seguano le altre pubblicazioni.
Il problema - ne discutiamo coi fratelli Severini - è la carenza da canzoni nuove. E' come quando prendi
l'assuefazione. Ci avete abituato troppo bene. E adesso ci mancano quegli inni collettivi, quelle canzoni che ci
davano l'idea di essere tutti parte di una grande tribù.
"La tribù stia pure tranquilla - sorride Marino Severini, cantante e front-man del gruppo - di canzoni nuove c'è
ne stanno pure troppe. Il problema è quando farle uscire Se il disco magari esce tra due-tre mesi allora le
canzoni sono ancora attuali per noi, Se magari esce alla fine dell'anno, metà disco non lo senti più tuo".
"Vuoi qualche titolo? "Sangue e cenere, "Ottavo chilometro" che è una storia di partigiani, poi abbiamo in ballo
un'altra collaborazione con Erri de luca. Se tutto questo andrà a finire nel disco non te lo so dire, dipende poi
dall'uscita".

Ma nei concerti non le canzoni nuove non trovano spazio. Perché non le proponete?
"No, perché senno sarebbero già vecchie nel momento in cui esce il disco. Uno non dovrebbe ... Poi ogni
tanto anche nei concerti abbiamo fatto "liberi liberi" che era per Sofri, ma in realtà dipende dall'attualità della
cosa. Possono anche esistere canzoni che restano lì, che uno non mette in nessun disco, canzoni-lucciole che
campano qualche mese dal vivo e basta".

Però restiamo pericolosamente in deficit di canzoni. Credimi, può essere letale non sentire nulla di nuovo dei
Gang per anni.
"Il pericolo era proprio quello per me e Sandro che si creasse dopo Genova e le torri gemelle un clima
dell'immediatezza. Le canzoni subito per cantare quello che ci stava accadendo intorno. Io ho cercato di
aspettare il più possibile perché queste storie fossero più lontane e magari cantarle ma attraverso altre
vicende. Ci stanno ancora tante altre storie, ma le voglio vedere un po' alla lontana, anche perché l'attualità sa
di retorica".
"Anche Sesto San Giovanni - ricorda Sandro - era un po' di tempo che non la suonavamo più adesso
l'abbiamo ripresa per quello che sta succedendo in giro con la Fiat e le altre storie operaie".

Poi non è del tutto vero che non vi si senta più: su "Corpo di guerra" ci sono due bellissime canzoni vostre: "Il
tempo in cui ci si innamora" e "Aprile".
"Aggregarsi fa la forza. E noi ci crediamo - specifica Marino - Anche con Andrea Parodi, adesso che siamo
sulla strada insieme ci si conosce meglio. Più c'è la possibilità di incontri e questi incontro sono legati anche al
clima, alla collaborazione, alla serata più si cresce".
"E così ci sono i lavori con i Malavita che sono quasi nostri parenti - interviene Sandro - siamo della stessa
zona, nelle Marche, il batterista suonava con noi. Sono come i Clash dei primi tempi, tutto filtrato da Mano
Negra. Ma anche con tanti altri come i Tupamaros, i Marmaja, Andrea Liberatori, tutte situazioni dove si libera
una gran bella energia".
"Questo è il bello di non avere un contratto con case discografiche - riprende il filo Marino - quindi non
dobbiamo porci problemi di zavorra tipo "questo non lo fare che ti rovina l'immagine. E non c'è nemmeno la
fretta di produrre: il tour un anno, allora ci vuole un altro disco. Poi ci vuole materiale nuovo e fare un altro
disco. No, grazie a dio non è più così. Questa fretta non c'è. Quando arriva arriva. Che sia tour che sia disco".

Beh, per quanto riguarda il tour siete in pratica come il Bob Dylan del "Never ending tour", sempre in giro,
sempre su piazza.

"C'è una ragione molto semplice per questo: se uno fa canzoni e fa musica deve stare dove questo aggrega,
dà emozioni, perché è parte integrante di quella cultura, di quelle relazioni.

Oltre tutto, questo ci dà la possibilità di vivere di canzoni, di musica. Che non è poco. Non c'è più però
un'agenzia che organizza che filtra che vaglia ... C'è un rapporto diretto con chi organizza".

"Il mondo dello showbiz è un sistema che è lontanissimo dal mostro modo di concepire le relazioni all'interno
della musica che non è solo merce, non è solo mercato"

Voi avete storicamente due anime. Una più cantautorale, con un occhio la folk rivisitato e l'altra decisamente
rock. Gli ultimi dischi "suonavano" rock e ora? Come suoneranno i prossimi?
"Io penso - dice Marino - che la musica popolare almeno come l'abbiamo sempre vista noi sia il più grande
linguaggio del '900. Il rock & roll è musica popolare. Quello americano poi ha una radice fortissima. Woody
Guthrie torna e ritorna su questi temi, ma li senti vivi anche in Springsteen. Io penso che non ci sia grande
differenza. E' più un fatto d'estetica, formale: qui c'è una fisarmonica e una chitarra acustica, là ce n'è una
elettrica. E' sostanzialmente un fatto estetico".
Ma, per scrivere rock, non devi cambiare anche forma di scrittura?
"No, no. La scrittura non subisce grandi traumi a seconda dell'arrangiamento. La forma canzone non subisce
chissà che grandi traumi e cambiamenti. Ci sono canzoni nate folk che poi diventano elettriche, poi tornano
folk. Gli stili sono finiti. I Clash forse con "Sandinista" hanno messo la pietra tombale sopra gli stili, con le
aggregazioni delle culture delle strada attraverso le subculture. Come dice anche Kusturica oggi l'importante è
che questa grande energia si concentri. I fiumi sono in piena, sono grandi e lì in mezzo c'è tutto. Quello che fa
la differenza è magari un approccio energico, passionale, a un certo tipo di musica."

E' innegabile però che "Storie d'Italia" suona diverso da "Controverso"


"Storie d'Italia era il progetto del recupero di alcuni frammenti del repertorio popolare italiano. Un trittico di
dischi che cercava di recuperare questa dimensione importante. Finita quella stagione, quei tre dischi lì c'era
la nostalgia e la voglia di tornare al garage di casa. A quel punto sono arrivati i Pearl Jam e hanno fatto da
collante. Adesso siamo tra l'altro un gruppo con forti differenze di età: noi fratelli viaggiamo negli "anta" e il
batterista potrebbe essere nostro figlio".

A questo punto è naturale la domanda, visto che hai citato i Pearl Jam e prima i Clash. Chi sono adesso i
gruppi che vi piacciono di più?
I Pearl Jam - risponde Sandro - dopo i Clash, sono quelli che ci interessano più. E i Rem. Gli altri durano due
o tre mesi e poi scompaiono. In Italia siamo legati da rapporti di amicizia: c'è una grande carovana di amicizia
musicale che percorre l'Italia: i Mau Mau, i Modena City Ramblers, Tupamaros, Marmaja, la grande carovana
di cui facciamo parte anche noi.

Come stile di scrittura c'è stata una certa evoluzione negli anni?
"Scrivere canzoni - dice Marino - è come suonare la chitarra c'è un approccio molto istintivo. C'è solo il
confronto con cose che ti piacciono e che ti danno emozione. Se ci sia evoluzione o meno questo dipende
dall'energia che intorno si crea, anche dalle storie che intorno ci succedono quando andiamo a suonare, ma
anche dai dischi, i film, i libri che leggiamo. Quello che importa è la vita che c'è intorno. Essere organici a
quello che si muove. Se non c'è quello, se non c'è l'ambiente, se non c'è il tessuto sociale si fanno delle brutte
canzoni".

C'è stato anche un momento di riflusso? La sensazione, a un certo punto è stata un po' quella che "gli eroi
sono stanchi?
"Non si capiva come venire fuori da una situazione che mano mano ci aveva incastrato. La stanchezza è
legata al dubbio, alle canne, all'alcool, ai chilometri. L'inizio del Governo Berlusconi non è stato un bel
periodo".
"Peraltro - interviene Sandro - c'è il paradosso che quando la sinistra è più forte noi suoniamo di meno. Nel
momento che è arrivato Berlusconi c'è stato il ritorno di fiamma. Ci vengono a cercare".
"Berlusconi - conclude Marino - è un gran dramma per questo Paese; sarà una stagione che ricorderemo tra
qualche anno, ma il dramma vero è a sinistra. Ed è questo che poi di fatto permette anche l'accesso alla
barbarie di Berlusconi. La sinistra era in rotta fino a poco tempo fa. Ora sono entrati questi al potere e buttali
un po' via! Sono questi dei panni sporchi che non si dovrebbero lavare solo in famiglia, ma nella società civile.
Cofferati ora è quello che si vive in giro, ma credo che possa esserci una riscossa all'orizzonte. Darà la
possibilità di ottenere, anche fosse solo per l'emergenza, che la sinistra si ricompatti su territori comuni".

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