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1 Cf. E. PRZYWARA, Che cosa è Dio? L’eccesso del suo amore, a cura di F. MANDREOLI – M.
ZANARDI con la collaborazione di M. K ÖHLER – S. BERTOCCHI, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani
2016 (in preparazione).
2 B. GERTZ, «Erich Przywara», in La filosofia cristiana nei secoli XIX e XX, a cura di E.
CORETH – W.M. NEIDL – G. PFLIGERSDORFFER, Città Nuova, Roma 1994, 657.
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3 K. RAHNER, «In lode di Erich Przywara», in I D., La grazia come libertà. Brevi saggi teo-
logici, Paoline, Roma 1970, 397.
4 Cf. E. PRZYWARA, In und Gegen. Stellungnahmen zur Zeit, Glock und Lutz, Nürnberg
1955, 29-30.
5 P. MOLTENI, Al di là degli estremi. Introduzione al pensiero di Erich Przywara, Ares, Mi-
lano 1996, 16-19.
6 Cf. GERTZ, «Erich Przywara», 661.
7 C. AVOGADRI, Erich Przywara. Sull’uomo, sul mondo e su Dio, Cittadella, Assisi 2016, 27.
8 Cf. R AHNER, «In lode di Erich Przywara», 396.
9 T.F. O’MEARA, Erich Przywara s.j. His Theology and His World, University of Notre
Dame, Notre Dame 2002, 2.
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si rese conto che è pur possibile imparare qualcosa anche dalla filosofia
moderna e contemporanea, e persino dalla teologia evangelico-prote-
stante, senza esser tenuti soltanto a difendersi da esse; apprese che sol-
tanto ascoltando anche gli altri, è possibile individuare chiaramente la ve-
rità propria.11
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nifestano nella loro come realtà finite e transitorie. In tal momento «Dio
appare come la misura davanti a cui nessuno è all’altezza e davanti a
cui tutto ciò che è creaturale si frantuma».21 In un terzo passaggio si svi-
luppa la considerazione precedente e si rinviene in Dio non solo il li-
mite della realtà creata, ma il suo ideale trascendente. In tale prospet-
tiva «Dio è la pura verità, la pura bontà, la pura bellezza, e, da ultimo,
il puro essere».22
In un quarto momento si tratta non più di Dio come qualità, limite
o ideale della creatura, ma come il Dio vivente di cui parla la Scrittura,
un Dio inafferabile e nel contempo profondamente prossimo all’uomo.
Si accede così alla quinta tappa della riflessione in cui, con un vo-
cabolario a volte difficile che necessita di un’adeguata ermeneutica, si
tratta della passionalità di Dio che talora nella Bibbia viene descritta
come ira e gelosia e visualizzata attraverso l’immagine di Dio come
fuoco divoratore. Przywara, che evidentemente non teme di utilizzare
queste espressioni, le interpreta tutte nel senso dell’amore di Dio che
ama la creatura in maniera radicale e appassionata. All’interno di tale
descrizione egli propone una riflessione sul fatto che: «Dio vuole mo-
strarsi a noi anche come il Dio muto, il Dio silente, il Dio completamente
ammutolito, del tutto scomparso».23 La passione di Dio per l’uomo non
significa dunque un occupare tutti gli spazi, ma comprende anche una
sorta di ammutolimento e scomparsa. Si tratta del silenzio prima della
creazione, del silenzio in preparazione all’incarnazione, del silenzio
dopo il ritorno in cielo del Signore e dell’attesa di cieli e terra nuovi.
Non si tratta solo di un silenzio attivo del Dio che tace, ma anche di un
silenzio passivo: Dio che è fatto tacere in quanto si trova scacciato dal
mondo, dalla storia umana e anche dalla storia dei cristiani e del cri-
stianesimo. La storia è innervata anche da quel rifiuto della verità e del-
l’amore che mette a tacere Dio, i poveri e quel povero che è Gesù di Na-
zaret.24 Proprio in questo mistero di silenzio e rifiuto si trova, in ultima
analisi, il vero senso del suo essere fuoco divoratore, nel senso di amore
che non viene meno e regge – con la pasqua di Gesù – il peso del rifiuto
e dell’odio umano.
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cerca continua di Dio, quelle del Vangelo fanno riferimento alla logica
paradossale ed evangelica del perdere per trovare, dell’uscire dal pro-
prio sé chiuso per incontrare il mistero di Dio che abita in maniera
profonda in ogni uomo, dell’esporsi donando la propria vita per ritro-
varla salvata e redenta.
2.2. La cristo-logia
26 Ivi, II, I.
27 Ivi, II, II.
28 Ivi, II, IV.
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universalis [...] bensì in questo Cristo, come presenza visibile del Dio
infinito, che è, in maniera finita, delimitato in ogni senso».29 Il limite
umano e creaturale diviene una categoria assunta nell’incarnazione e
nella intera vita di Gesù.
In un terzo passaggio si mostra come tale via è anche la rivela-
zione, paradossale, di quanto è ideale. Infatti «in Cristo, il Dio – che è
l’essere uno e ideale – viene annunciato come il vero e reale accordo
del vero, del buono e del bello. Ma proprio questo Dio, inteso come il
compimento del sogno dell’ideale, appare in Cristo in nessun altro
modo che in una forma concretamente finita».30 Qui si ha un capovol-
gimento radicale ossia la rivelazione dell’ideale bellezza, bontà e verità
nella vicenda limitata, corporea, storica di Gesù di Nazaret. In altri ter-
mini «il puro ideale essere di Dio è manifesto solamente come il con-
creto e corporeo essere dell’uomo Gesù».31
Nel quarto livello – l’uomo come Dio vivente – si descrive come il
mistero della debordante vita divina si rivela e si comunica in Gesù:
«L’inafferrabile sovranità di Dio [...] l’abisso del fondamento divino [...]
proprio questo mistero, che solo in Cristo è rivelato, appare in Cristo so-
lamente come vitalità umana».32 È all’interno di questo tipo di com-
prensione progressiva che, in un quinto passaggio,
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Dio, come maestà, santità, beatitudine [...] appare in Cristo come il Dio
che perfettamente tace, che soccombe radicalmente, come il Dio comple-
tamente estinto, come il Dio perfettamente svuotato, come il Dio vera-
mente sepolto, come il Dio del tutto dimenticato e questo avviene nella te-
nebra del silenzio più inconcepibile che questa terra conosca: il silenzio
del perfetto svuotamento di Dio. Questa è la manifestazione del Dio tri-
personale.37
35 2Cor 5,21.
36 Cf. 2Cor 5,11-6,2.
37 PRZYWARA, Che cosa è Dio?, II, VI.
38 Ivi, II, VII.
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Come corpo del Dio tri-personale la Chiesa è corpo del Dio che redime,
nel quale essa è, come corpo di Cristo, corpo del redentore crocifisso. Così
essa è il corpo che condivide anche l’intero mistero della croce. Essa è la
sposa con-crocifissa, il corpo con-crocifisso, la pienezza con-crocifissa del
crocifisso. Essa è il corpo della Trinitas in cruce.46
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la theologia directa positiva, cioè teologia che parla di Dio in maniera di-
retta e affermativa esprimendosi attraverso l’immediata immagine della
creatura, diviene del tutto concreta come ecclesiologia directa positiva,
cioè come ecclesiologia in cui Dio appare completamente come creatura:
[...] in una creaturalità che possiede una differenza rispetto a quella del
Cristo, il capo del corpo: si tratta infatti di una creaturalità molteplice
nello spazio e nel tempo, che si trasforma lungo lo spazio e il tempo, che
risplende nella storia attraversando lo spazio e il tempo. [...] Risulta chiara
la concreta corrispondenza di una theologia indirecta dialectica con una
ecclesiologia indirecta dialectica. Il Dio che si mostra tra contraddizioni
apparentemente inconciliabili, e infine nella contraddizione della sua ma-
nifestazione che apporta salvezza e grazia, tale Dio, la cui apparizione av-
viene in Cristo nella croce [...]: lì egli è reso visibile e presente nella croce
della Chiesa e nella Chiesa come croce.50
Con un linguaggio che si fa via via più difficile egli afferma l’emi-
nentia della Chiesa che nasce continuamente nello Spirito dalla croce e
l’eccesso dell’amore di Dio che in questo si manifesta: «nella Chiesa
tutta la tenebra e il vuoto del nulla creaturale, attraverso tutti i popoli e
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è ecclesiologia dal profondo del Vangelo: [...] la «forma di carne del Capo
e Corpo dell’unico Cristo» che è presente nel crocifisso e questo in una
maniera così intensa che si tratta di quel «sopra» e «oltre» – Über – di
«Dio che ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo», noi che, in quanto
Chiesa, siamo il suo corpo «nascosto con Cristo in Dio».55
2.4. L’antropo-logia
In un quarto capitolo Przywara affronta uno dei temi che gli stanno
a cuore: l’uomo.56 Il punto di partenza viene individuato nel legame teo-
logico tra discesa divina e compimento dell’umanità. Infatti si afferma
che:
53 Ib.
54 Ivi, III, IX.
55 Ib.
56 Cf. PRZYWARA, L’uomo. Antropologia tipologica.
57 PRZYWARA, Che cosa è Dio?, IV, I.
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d’ora in poi ogni cammino religioso sarà non più cammino per distanziarsi
sempre più dalla terra [...] sempre più dall’uomo, ma sarà l’opposto: in
Dio, che divenne terra, sarà un cammino sempre più dentro la terra; in
Dio, che divenne mondo, sempre più dentro il mondo; in Dio, che divenne
vita, sempre più dentro la vita.63
58 Ib.
59 Gen 3,5.
60 Cf. E. PRZYWARA, Umiltà, pazienza e amore, a cura di G. R UGGIERI, Queriniana, Brescia
1968, 9-20.
61 PRZYWARA, Che cosa è Dio?, IV, II.
62 Ib.
63 Ib.
64 Ib.
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l’uomo formato, [...] l’uomo bello per definizione; questo umanesimo vor-
rebbe essere protesta [...] contro un dio [...] che in quanto crocifisso ap-
pare come scherno e umiliazione di quanto c’è di bello nell’uomo. Ma, a
ben vedere, ogni positivo messaggio di un «puro uomo», che questo uma-
nesimo vorrebbe [...] è soltanto riflesso e risonanza dell’autentico mes-
saggio cristiano: «è apparsa l’umanità di Dio».65
uomo nella sua (disillusa) finitezza, [...] nei suoi (semplicemente auto-im-
posti) limiti, [...] nella sua (severamente e silenziosamente rassegnata)
transitorietà. Con questi tratti il criticismo vorrebbe essere protesta contro
l’«entusiasmo» di un mondo divinizzato al di fuori e al di sopra di questa
finitezza, limitatezza e transitorietà.67
la creatura, nel peccato originale, voleva essere essa stessa, in via diretta,
il «come Dio» di tale verità, bontà e bellezza ideale, Dio – che come Dio
tri-personale è per sua natura questa verità, bontà e bellezza ideale – ap-
pare egli stesso, in risposta a tutto ciò, con il suo divenire uomo, ossia
realtà finita, limitata e transitoria come la realtà di questa verità, bontà,
bellezza.68
65 Ib.
66 Ivi, IV, III.
67 Ib.
68 Ivi, IV, IV.
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Questo idealismo dinamico vorrebbe essere protesta contro un Dio [...] che
appare, in quanto crocifisso, come scherno di ogni idealità, come per la «sa-
pienza dei greci» la croce è «follia». Ma ogni messaggio positivo di un in-
finito ricercare, lottare e dare forma, che questo idealismo ha voluto e vuole
proclamare, è solo riflesso [...] della [...] «decisione della volontà di Dio»: di
collocare l’uomo, il mondo e tutto fin da principio in riferimento all’ideale
di Cristo, che è la presenza della verità, della bontà e della bellezza.
69 Ib.
70 Ib.
71 Ivi, IV, V.
72 Ib.
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73 Ib.
74 Ivi, IV, VI.
75 Ib.
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76 Ib.
77 Ivi, IV, VII.
78 Ib.
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Quindi: «Dio il cui nulla – siccome “io posso dire solo quel che egli
non è” – è soltanto l’eccesso de “l’oltre” e del “sovra” – Über – che
scuote, sconvolge e infiamma (theologia eminentiae et excessus)».79
Tale Dio
è reso visibile [...] in Cristo, nella chiesa, nel cristiano, ossia in quella [...]
«lunghezza e ampiezza e altezza e profondità» della croce, nella quale
tutte le direzioni del mondo [...] si incrociano, in maniera tale che questa
croce si trova collocata tra il cielo e la terra come strumento del suo
amore.80
79 Ib.
80 Ib.
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Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella
condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò
se stesso assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uo-
mini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi ob-
bediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e
gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.84
84 Fil 2,6-9.
85 PRZYWARA, Che cosa è Dio?, II, VII.
86 PRZYWARA, Umiltà, pazienza e amore, 20.
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87 2Cor 5,21.
88 Cf. Ef 3,18-19.
89 G. DOSSETTI, «Introduzione», in L. GHERARDI, Le querce di Monte Sole, il Mulino, Bolo-
gna 1995, XXVIII.
90 E.-M. FABER, «Commercium», in W. K ASPER (a cura di), Lexikon für Theologie und Kir-
che, Herder, Freiburg i.B. 31994, II, 1274-1275.
91 E. PRZYWARA, «Evangelische Katholizität – Katholische Evangelizität», in ID., Katholi-
sche Krise, Patmos, Düsseldorf 1967, 207.
92 PRZYWARA, «Evangelische Katholizität – Katholische Evangelizität», 207-208.
93 E. PRZYWARA, Logos. Logos, Abendland, Reich, Commercium, Patmos, Düsseldorf 1964,
119-171.
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94 Cf. H. BALZ – G. SCHNEIDER (a cura di), Dizionario esegetico del Nuovo Testamento, Pai-
deia, Brescia 1995, I, 1941-1942, alla voce.
95 Cf. Rm 5,8.
96 Cf. G. RUGGIERI, Della fede. La certezza, il dubbio, la lotta, Carocci, Roma 2014, 51-59.
97 Eb 13,12-14.
98 Cf. E. PRZYWARA, «Innerkirchliche Häresien», in I D., In und Gegen, 350-364. Ringrazio
per la segnalazione e l’approfondimento su questo testo il prof. J.L. Narvaja.
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miltà e il senso del limite del pensare e dell’agire cristiani. Senza poter
entrare in recto dentro questo tema, possiamo rilevare come la stessa
importanza che Przywara attribuisce al momento dialettico e poi nega-
tivo della teologia in Was ist Gott? vanno ultimamente nella direzione
non della impossibilità del discorso teologico, ma della percezione pro-
gressiva del mistero oscuro e luminoso del Dio sempre più grande.102 In
altre parole si tratta della fondamentale «esperienza che tutte le affer-
mazioni teologiche sono, per quanto nei modi più diversi e in diverso
grado, affermazioni analoghe».103
Molto recentemente le riflessioni teologica, magisteriale e pastorale
sembrano manifestare un nuovo apprezzamento per tale senso dell’ana-
logia. Ricordiamo come semplice esempio l’importante testo post-sino-
dale Amoris laetitia laddove, trattando del matrimonio come visibilità sa-
cramentale dell’amore di Cristo per la Chiesa vissuta nella realtà con-
creta, si afferma che: «non è bene confondere piani differenti: non si deve
gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre
in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa, perché
il matrimonio come segno implica “un processo dinamico”».104 La lettu-
ra della realtà e la riflessione teologica invitano così a un senso profondo
di umiltà che porta «a non maltrattare i limiti»105 in una profonda sinto-
nia con il modo di procedere «fluttuante» dell’analogia di Przywara che
non elimina le polarità ma le integra in un processo vivente.
Un secondo elemento di singolare attualità che viene dalla lettura
di Was ist Gott? è il progressivo affermarsi – in quella fase del pensiero
di Przywara maturata negli anni della seconda guerra mondiale – del
principio pasquale. In particolare egli si concentra sul mistero della
croce di Gesù intesa, in termini giovannei, come luogo della presenza
già attiva della luce e della vita della risurrezione. Questa concentra-
zione sul mistero della croce di Gesù comporta l’affinamento di quello
102 Cf. M. Z ECHMEISTER , Gottes Nacht. Erich Przywaras Weg negativer Theologie, LIT,
Münster 2000.
103 K. RAHNER, «Esperienze di un teologo cattolico», in A. R AFFELT – H. VERWEYEN, Leggere
Karl Rahner, Queriniana, Brescia 2014, 161.
104 FRANCESCO, Esortazione apostolica Amoris laetitia (19.03.2016), n. 122, EDB, Bologna
2016, 84-85.
105 J.M. BERGOGLIO, «Guidare nelle cose grandi e in quelle piccole», in I D., Nel cuore di
ogni padre, Rizzoli, Milano 2014.
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che diviene uno degli strumenti interpretativi più significativi del suo
approccio al cristianesimo, ossia la teologia dello scambio. Tale teolo-
gia, che integra anche il discorso analogico della sempre più grande
dissomiglianza, è l’asse intorno al quale la sua riflessione teologica si
dispone progressivamente.
Questa maturazione è chiaramente visibile nella sua, difficile e pe-
netrante, opera Commercium: l’approccio dell’amore sempre più
grande di Dio nello scambio salvifico diviene il criterio di discernimento
decisivo per la comprensione autentica del messaggio cristiano nei suoi
aspetti spirituali, teologici, sociali ed ecclesiologici. In Idee Europa106
tale principio emerge limpidamente attraverso: a) una rilettura fenome-
nologica della storia e del pensiero europeo; b) una riflessione sul con-
tributo cristiano – ossia secondo la logica del servizio e dello scambio
salvifico – all’identità profonda dell’Europa. Non casualmente in tempi
recenti Francesco, il vescovo di Roma, in diversi suoi – davvero profe-
tici – pronunciamenti sull’Europa ha citato espressamente il pensiero
del nostro autore.107 In particolare nell’intervista al quotidiano La Croix
del 9 maggio 2016 Bergoglio, in risposta a una domanda sulle radici eu-
ropee, afferma:
Bisogna parlare di radici al plurale perché ce ne sono tante. In tal senso,
quando sento parlare delle radici cristiane dell’Europa, a volte temo il
tono, che può essere trionfalista o vendicativo. Allora diventa coloniali-
smo. Giovanni Paolo II ne parlava con un tono tranquillo. L’Europa, sì, ha
radici cristiane. Il cristianesimo ha il dovere di annaffiarle, ma in uno spi-
rito di servizio come per la lavanda dei piedi. Il dovere del cristianesimo
per l’Europa è il servizio. Erich Przywara, grande maestro di Romano
Guardini e di Hans Urs von Balthasar, ce lo insegna: l’apporto del cristia-
nesimo a una cultura è quello di Cristo con la lavanda dei piedi, ossia il
servizio e il dono della vita. Non deve essere un apporto colonialista.108
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109 Cf. J. BETZ, «Pope Francis, Erich Przywara and the idea of Europe», in First Things,
12.05.2016; J.L. NARVAJA, «La crisi di ogni politica cristiana», in La Civiltà Cattolica
(2016)3977, 437-448; F. M ANDREOLI, «L’idea d’Europa di Erich Przywara: una riflessione
critica per l’ora attuale», in Rte 18(2014)35, 187-221.
110 Cf. 2Cor 13,4.
111 COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo
cristiano contro la violenza, EDB, Bologna 2014, nn. 28, 35.
112 Ivi, nn. 32, 38.
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FABRIZIO MANDREOLI
Incaricato triennale
Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna
Bologna
mandreoli.fabrizio@gmail.com
MICHELE ZANARDI
Licenziando in Teologia
Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
Firenze
mikelzan@gmail.com
Keywords
Przywara – Teologia di Bergoglio – Analogia – Teologia della croce – Teologia e
geopolitica.
Przywara – Theology of Bergoglio – Analogy – Theology of the cross – Theology
and geopolitics.
Summary
The article aims to briefly outline the overall development of Przywara’s thought
starting – not chronologically but prospectively – from his little summa, which he calls
summula, Was ist Gott? In this text he faces some of the most important issues of Chris-
tianity and points out some of his basic thoughts. In particular, he highlights – in con-
nection with his own doctrine of analogy – the «negative theology» of Augustine and of
Pseudo-Dionysius as regards the doctrine of the salvific exchange which, in his opinion,
is the cornerstone of the gospel. This point of view helps understand a theological pro-
posal that can still be relevant today and is also appreciated by the magisterium of
Bergoglio, as shown by the articles by Spadaro and Narvaja in the last two issues of La
Civiltà Cattolica.
120 Cf. A. SPADARO, «La diplomazia di Francesco. La misericordia come processo poli-
tico», in La Civiltà Cattolica (2015)3975, 209-226.
121 COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Dio Trinità, unità degli uomini, nn. 61, 57.
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