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675/96.
LETTORE DI HEGEL
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INDICE
Introduzione ........................................................……….…p. 4
La fase di transizione.
Le fonti dello Spirito del cristianesimo ....................…...p. 48
modo, coincide con l'ultimo decennio della sua vita e che oggi
1 Giannantoni, 1976: 9.
2 Rossi, 1968: 165-166.
4
secondo un ordine cronologico, e non sistematico, degli scritti.
dialettica storica);
mistica)” .3
pensiero dellavolpiano.
5
Volendo circoscrivere lo studio del pensiero dellavolpiano
allora, nel 1905 l'edizione critica e integrale di esso, fornita poi dal
6
giovane diverso da quello un po' ipotetico della letteratura
7
in quanto prodotto della reciproca funzionalità di pensiero e
processo reale.
8
Le origini e la formazione della dialettica hegeliana.
concettuale.
9
nei primi di quegli scritti è soprattutto di carattere storico.
10
ai grandi problemi storico-filosofici dello sviluppo dello spirito dei
conciliazione.
11
L'utopia della “Volksreligion”
12
L'analisi filosofica di Hegel, tuttavia, non è focalizzata
religione, dunque, non deve essere una pura scienza di Dio e dei
13
hegeliano: il ristabilimento dell'unità (ragione-sensibilità) di contro
Haering nella sua opera Hegel, sein Wollen und sein Werk:
della sua etica. E ciò dimostra ancora una volta l' unilateralità
14
attraverso una ortodossia dogmatica-dottrinale, ma che penetri
intesa non nel senso per cui la fede è una credenza di tipo
15
domandare se la religione nazionale di Hegel, in quanto religione
etiche della ragione. In questo modo “il solito quesito dei rapporti
agire” . 14
16
riconoscendo che non si dà in concreto nessuna religione pura di
della ragione possono fornire agli uomini una moralità. Coloro che
certo rispetto tutti quei sentimenti che, pur non essendo ancora
17
carattere empirico, che è circoscritto al campo delle inclinazioni,
18
razionale ed a rimuovere la fede superstiziosa, tenendo conto
19
dato il loro esiguo contenuto positivo, debbono anche limitare
21Della Volpe 1929/1972, I: 63. Il Volksgeist ricomparirà nel XIX secolo con
la scuola storica, sotto forma di un oscuro principio unitario e creativo
della vivente totalità di un popolo, ma verrà assumendo una connotazione
tipicamente romantica e non più illuministica.
20
educato (erzogen) dal contesto etico-politico del quale è, nello
21
“costituisce per Hegel il mezzo più concreto ed efficace per
storicamente” . 24
propria vita civile senza che diventassero eroi del dolore e del
greci oggetto di riso. “Uno stato che volesse oggi introdurre nella
22
uomini. Se il rapporto religione cristiana/uomini si fonda sul
popolo verso una religione di amore e carità per tutti gli uomini,
23
In due punti Hegel mostra una profonda ammirazione nei
27
dell'umanità e nello stesso tempo rende gli uomini più vicini a tutti
greca della fantasia e del cuore, che riusciva a conciliare nel suo
parola, se è vero che Hegel non è illuminista nel senso che tale
24
termine aveva nell'epoca in cui studiava a Tubinga, se è vero,
25
Vita di Gesù
del reale. Verso la fine del gennaio 1795, Hegel scrive a Schelling:
quei risultati” .
29
26
Ricordiamo che sono di quegli anni gli scritti fichtiani Sul
27
l'ambito della religione, Fichte nella sua Critica di ogni
1795) che egli invia a Schelling. In esse si parla del Kant della
Schelling, nel frattempo, aveva usato parole dure nei confronti dei
30ibidem.
Nel tardo Settecento la scuola di Tubinga fu caratterizzata dal confronto
31
28
rafforzare il loro tempio gotico. E [Hegel] ammette che a questo
col suo Versuch; benché egli abbia fatto un uso moderato del
suo metodo.
29
inaugura con la Vita di Gesù, che egli termina di scrivere poche
30
stata del tutto spenta: anche nell'oscuramento si è sempre
che rese di nuovo attenti gli uomini a questa dignità che dà loro la
della attività di Gesù che Hegel coglie con lo stesso spirito che se
risuona quella del Faust goethiano: “nelle ore della sua solitaria
31
di tentar di trasformare, con lo studio della natura [la fisica] e
legge etica che stava, come una scritta indelebile, nel suo cuore.
suo saggio su Lutero, potremmo dire che anche per Hegel Gesù
32
contenuto, eventualmente negandone altri, se v'è polemica nella
dalla servitù nei confronti del testo [sacro] solo grazie alla
dipendenza psicologica” . 41
33
“La positività della religione cristiana”. Hegel storiografo
verso la fine queste parole: “Non vale la pena parlare dei miei
particolari manifestazioni .
43
43“È una tendenza che già Hegel aveva manifestato a Tubinga quando nel
frammento maggiore sottolineava l’importanza di Chronos. A quell’epoca
34
Il nucleo concettuale - ed è questo che collega lo scritto
scrive D.V., “che cosa potè dare origine, nella dottrina e nella
egli parlava molto dello spirito delle differenti nazioni” [Peperzak, 1969: 78-
nota n. 3].
Hegel, 1989: 258.
44
35
dell'antitesi vengono avvicinati e, in certo senso, mediati col
parte del lavoro, osserva D.V., è sotto l' immediata influenza del
uno con tutti e di tutti con uno e protegge ogni membro della
36
esercitano il potere legislativo, vescovi e concistori quello
37
In realtà, fa notare D.V., Hegel in alcune affermazioni
Stato sorto da quel patto“, uno Stato che trae la propria forza e
D.V. - lo Stato della rivoluzione, con in più gli echi di quella che il
38
Nelle pagine che seguono immediatamente alla Positività, e
naturali:
39
i rapporti dell’organizzazione politica antica con la vita morale e
40
individualista, rivolta al particolare, ma comunitaria, inserita nella
“in uno Stato in cui non c’era più gioia e di cui il cittadino sentiva
della sua volontà; e senza del quale assoluto la ragione umana non
può stare. [...] Questa la fine del mondo antico: la perdita della
posto fuori dei limiti delle forze umane. Asveld spiega che
41
quella di un grande storico. Concludendo, quest’ultima parte del
42
prendono contatto con la realtà esterna. In questo modo, la
storiche.
43
La fase di transizione.
concettuale che non è più il sentimento estetico (come era per Schiller),
44
unità . Se il monismo naturalistico di Herder ed il panteismo di Goethe
62
manifestazioni della stessa infinita forza divina immanente nel cosmo. Con il
“ma manca nello Hegel - fa notare D.V. - l’agnosticismo del Goethe, per
uno-tutto della natura inteso come una infinita armonia di forze, l’idea di
62 Della Volpe, infatti, cita una lettera che Schiller inviò a Goethe il 17 agosto 1795, nella quale ci sono dei
riferimenti espliciti al cristianesimo e all’etica kantiana: “Se si guarda al tratto caratteristico del cristianesimo,
per cui esso si distingue dalle altre religioni monoteistiche, esso è niente altro che la negazione della legge o
dell’imperativo kantiano, al cui posto il cristianesimo ha voluto mettere una libera inclinazione. Il cristianesimo
è così, nella sua essenza, espressione di una bella, armoniosa, eticità, o di un umanizzamento del sacro, e in
questo senso è l’unica religione estetica “. Anche se Hegel non verrà mai a conoscenza di questa lettera privata
di Schiller, l’etica hegeliana contenuta nello Spirito del cristianesimo sembra ispirata proprio da queste
45
svolge un ruolo importantissimo nell’elaborazione francofortese,
essere nulla.
teorie del maestro Eckhart e del suo discepolo Tauler. Ma quel che
della trinità . 64
uno degli studi preparatori allo Spirito del cristianesimo. Già nei frammenti
automanifestazione dell’essere divino, che esce da sé per rientrare in sé, nella quale l’unità del processo
trinitario è più fortemente accentuata rispetto alle distinzioni personali. Eckhart, infatti, non si limita ad usare
espressioni tipicamente scolastiche, ma enuncia addirittura il principio, che “Dio è uno in tutti i modi e sotto
qualunque aspetto lo si guardi, di guisa che in lui non si può trovare traccia di pluralità sia reale sia
semplicemente di ragione“ e che “chi vede una dualità o una distinzione non vede Dio, essendo Dio, in
effetti, uno, al di fuori e al di sopra del numero e non entrando Egli in alcuna composizione numerica, onde in
Dio non può essere né può concepirsi alcuna distinzione (Nulla igitur in ipso deo distinctio esse potest aut
intelligi )”. E afferma, infine, che “non vi ha differenza né nella natura divina né nelle persone, data l’unità
di natura” [Della Volpe 1952/1972, I: 353-354].
65Gilson, 1993: 838.
46
frammento, sia pure in modo non ancora completamente preciso e
del Leben, l’amore definito, una volta, dallo Hegel, sentimento del tutto
Hegel nel 1801 con il titolo Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di
47
Schelling , in cui verranno riprese la tematica e l’impostazione
di Gesù, Hegel, come aveva già fatto Schelling (sia pur diversamente)
con il suo Io assoluto, vuole reagire contro una concezione nella quale
giudei e per i cristiani del tempo di Hegel costruita sopra una estrinsecità
48
nel senso forte della parola, all’infinito, senza quell’abisso che separa
ancora, per Hegel, “le leggi politiche coincidono con leggi di libertà e
più alto, di eterno (für etwas Ewiges). Risulta evidente come la filosofia
figura di Gesù, è di fatto una critica alla morale kantiana. “Si ricorderà
che nella Vita di Gesù - scrive D.V. - lo Hegel aveva contrapposto alla
68 Della Volpe 1929/1972, I: 143. In una nota a p. 140 Della Volpe osserva che questi passi hegeliani hanno un
precedente fuggevole nell’opera di Herder, Ideen zur Philosophie der Geschichte (1784-91).
69 Della Volpe 1929/1972, I: 142.
49
legge statuaria, positiva, dei giudei la legge interiore kantiana,
lo Hegel adombra qui tacitamente nella schilleriana anima bella, una sua
D.V. mette in luce tre aspetti della critica hegeliana alla morale di
Kant:
e particolare.
cristianesimo.
50
“Nel testo del Grundkonzept che stiamo esaminando” commenta D.V.,
“segue, poi, una specie di disegno fenomenologico dei vari gradi della
cogliere, alle sue origini, quel confluire dell’etica nella religione, [...] ma
quello divino”. Ovvero “il dogma cristiano è fin d’ora inteso dallo
51
preparata quella interpretazione della trinità, nella quale l’assoluto è
ch’è sentimento del tutto - l’unità originaria della vita. E la teoria finale,
del reale; onde nulla di ciò che è vivo e reale sta intatto e immoto, cioè
52
concludere che questo destino è come il primo germe della futura Vernunft
come dei postulati dai quali Hegel trae e articola la sua struttura
apparirà come un circolo di circoli, come una spirale essa stessa circolare: tutto si
53
La crisi del misticismo hegeliano
come “Dio era il Logos ” e “Logos era Dio” e simili hanno, dice Hegel, solo
sono, in tal caso, concetti o universali, come nei giudizi ordinari della
unità concreta; solo che i mezzi di cui dispone nei due casi sono diversi e
vivente, della vita, là il metodo dialettico gli offre l’unità mediata, e però
54
stessa: l’unità piena e concreta” . La medesima esigenza, secondo D.V.,
75
rapporto tra Padre (Dio) e figlio (Gesù), spiega Hegel, non è un concetto,
significa quindi modificazione del divino e nello stesso tempo unione mistica
dell’uomo con Dio. “Il compimento della fede, il ritorno alla divinità da cui
l’uomo è nato, conclude il ciclo del suo sviluppo. Tutto vive nella
divinità, tutti gli esseri viventi sono suoi figli. Ma il figlio porta in sé,
l’intera armonia: egli incomincia con la fede negli dèi fuori di sé, con la
crede, dei singoli con Dio, sulla partecipazione reale, organica, vivente
È chiaro però, osserva D.V., che l’unità mistica di cui parla Hegel
55
fondamentale rimane sempre la vita, intesa come immedesimazione di
largo senso, onde lo Schiller e lo Hölderlin si sono uniti nella sua anima
pertanto riconoscere che il posto del vero infinito è al di fuori del proprio
campo d’azione. Per questo motivo la filosofia deve far posto alla
56
meglio indefinito), cioè senza limiti, senza fine. In tale movimento, al
quindi essa stessa finita, limitata, e ripartire poi di nuovo alla ricerca di
limitato del finito. Essa è vita ed il vivente può superare la sua limitatezza
elevandosi sino alla vita infinita che Hegel chiama anche spirito.
realtà, come ricorda Dilthey, il termine Geist comparve varie volte nello
presente, continua D.V., che fin da ora Hegel determina l’essenza dello
57
sistema . De Negri ritiene che qui Hegel voglia dire che quella filosofia
84
58
Critica della Logica hegeliana
“Della Volpe - scrive Fraser - aveva regolato i suoi conti con Hegel,
e quindi anche con la revisione gentiliana di Hegel, fin dal 1929. Dopo
verso Rousseau, che culminò nel 1943, non comportò un rifiuto puro e
semplice di Kant. Nei primi anni Quaranta Della Volpe aveva criticato
scientifico post-engelsiano” . 87
riflette la struttura del reale, deve, a giudizio di D.V., venir stabilita non
D.V.:
sua lettura del primo Marx, lo convince che il metodo della critica
stesso che poi si ritrova nella Introduzione del ‘57. In entrambi i casi, la
59
critica da un lato della “filosofia del diritto”, e dall’altro
scientifico.
esprimere l’essenza del collettivismo egualitario; due anni più tardi con il
sia pure alquanto vaga, di una società basata sul lavoro, superiore
mistica). Nel 1932 aveva pubblicato il saggio La teoria delle passioni di David
secondo volume del nuovo lavoro su Hume con il titolo Hume o il genio
dell’empirismo. (La filosofia dell’esperienza di David Hume). Hume gli aveva già
e nel 1939 con il breve saggio su Il problema dell’ “esistenza” in Aristotele, Hume
60
esistenzialisti come romantici. Se è vero che furono gli eventi politici a
modificato: non più Logica come scienza positiva (come suonava la prima
edizione del 1956), ma Logica come scienza storica . Eppure, nonostante questa
pubblicato nel 1942 a Messina con il titolo Critica dei princìpi logici. I
che nella sua critica a Leibniz (come mostra D.V. nel primo capitolo), ha
e il disprezzo dell’intelletto” . 88
88 Merker, 1989:13.
61
portarono Platone stesso alla concezione del non-essere non più come nulla
collaborazione tra la sfera del molteplice e quella del concetto, per una
isolato che non ci si può fermare ad esso, che anzi esso stesso deve
Francoforte infatti, quanto negli scritti jenesi di logica e poi nella Scienza
oppone. Finché poi anche questo legame, ancora astratto e opera del
62
Il problema che si sono posti gli interpreti critici di Hegel,
carattere empirico.
stesso Marx, nella sua Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico del 1843,
la loro validità, alla concreta analisi della prassi. Anche D.V. affronta il
molto complesso, se si pensa che nel secolo XIX il filosofo viene accusato,
capace di astrarre dai soggetti reali per creare le idee, e dunque con
63
idee; e l’unica vera realtà ontologicamente valida sarebbe diventata
esser- uno di opposti - dichiara Hegel già nella logica jenese - nel quale
questi non sono posti come tali e nel quale essi sono però nel contempo
rapporto che egli instaura fra i termini propri del pensiero: l’universale
[...] degli opposti”, mentre “il particolare non è una sostanza, bensì il
91 In verità Hegel distingue nettamente il senso logico di “ideale” che indica il finito quale è come negato nel
vero infinito, da quello estetico di ideale come meta o modello. In questo senso ogni filosofia è in certa misura
“idealismo” poiché non può non andare oltre il “reale” ed il finito, considerandoli come momenti di una
totalità ideale, superando in tal modo l’astrattezza dell’intelletto e ponendosi sul piano speculativo.
92 Merker, 1961: 384.
93ibidem.
64
modo l’oggettività della conoscenza intellettuale dipende dal
cosa stessa che è in sé e per sé; con la relativa accusa, ad es. da parte di
Infatti, filo conduttore del secondo capitolo della Critica dei princìpi logici è
categoria del non-essere abbia una sua positività, cioè se abbia una sua
65
organicamente quella del problema del principio logico, è costretta, per
certezza sensibile, dove si ha a che fare con l’oggetto empirico “in tutta
più ricca e la più vera, in realtà si rivela come la più povera e la più
vuota delle verità. Infatti, come osserva Verra, “se si toglie dai presunti
dati della certezza sensibile tutto quello che deriva già dai processi di
e non la notte). Questi termini, dunque, che sembrano così immediati, già
nell’indicare ogni cosa che con essi possa essere qualificata. L’universale
66
fatto che qualifica il giorno in opposizione o come negazione della notte
opina, infatti, questo albero, questa casa, che sono tutt’altro da quell’ albero
elevate a verità, col venir contemplate nella loro relazione, col riflettere,
che nella certezza sensibile risultava il questo, l’”ora”, lungo tutto l’iter
particolarità per affermarsi come vero assoluto. Per D.V., questo modo
molteplice, quella verità che è già interna alla cosa empirica, il cui
67
tracciato da D.V. è per un lato positivo e per un lato negativo. Hegel
cose esterne è illusione ed errore; che nel sensibile come tale non è verità
concludere che soltanto ciò che è vero nel concetto deve essere vero
diritto, “ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale ”; ma egli
non vuol sostenere, con questo, che qualsiasi oggetto sensibile, azione
68
particolare, evento storico, ecc., possieda una sua estrinseca razionalità.
che viene imposto dall’esterno sugli oggetti empirici affinché essi siano
mente.
totalizzante che governa l’andamento intero della conoscenza e del nostro rapporto con
il mondo. Per questo motivo, se è vero, come anche Hegel sostiene, che la
69
contenuto “la forma essenziale della libertà (dell’apriori) del pensiero”
pensiero” . 102
nel suo farsi idea e verità assoluta. Tuttavia, secondo Hegel, compito
70
bensì nella loro concatenazione necessaria, la cui legge immanente è la
104Spesso si definisce la Scienza della logica una ontologica proprio per lo stretto legame che sussiste tra le
categorie ed il reale. Più di una volta Hegel ricorda come ad ogni figura della Fenomenologia corrisponda una
categoria, con lo scopo di sottolineare come, in entrambe le opere, viene esaminato il medesimo contenuto, ma
ad un diverso livello di astrazione.
105Nel lin guaggio neoplatonico l’Aplosi (=semplificazione) indica il cammino progressivo mediante il quale ci si
purifica dal molteplice per giungere all’Enosi (=unificazione).
71
precipuamente la surrettizia introduzione del sensibile compiuta
fatto o esperienza - scrive D.V. - e dei suoi rapporti con la filosofia è quale
molteplice intelligibile ch’è l’esperienza, il fatto: tale che resta, alla fine,
intelligibile” . 106
72
Dopo aver dimostrato che in Hegel il concetto critico kantiano del
sarà raggiunta.
della ragione che rende le differenze fluide, che mostra come ogni
73
“fisso sussistere”, viene poi rivalutato come “momento essenziale” per
vero presupposto della divisione poiché solo ciò che ora è unito potrà essere diviso,
di dare ad esso infiniti predicati, ma solo quelli adeguati alla sua natura.
darne solo una connotazione, una definizione, una proprietà. Non esiste,
natura di un soggetto.
74
quando i suoi termini sono raffrontabili con l’esperienza. In questo
soggetto e del predicato sono del medesimo valore (per es., “tutti i
75
La struttura diadica del giudizio non permette, secondo Hegel, la
totalità.
110Com’è noto il principio di identità che Hegel rinomina “principio di identità e di contraddizione” viene
enunciato per la prima volta da Aristotele nel libro IV della Metafisica : “questo principio deve essere il
princip io più noto (infatti, tutti cadono in errore circa le cose che non sono note) e deve essere un principio
non ipotetico, giacché quel principio che di necessità deve possedere colui che voglia conoscere qualsivoglia
cosa non può essere una pura ipotesi, e ciò che necessariamente deve conoscere chi voglia conoscere
qualsivoglia cosa deve già essere posseduto prima che si apprenda qualsiasi cosa. È evidente, dunque, che
questo principio è il più sicuro di tutti.
Dopo quanto si è detto, dobbiamo precisare quale esso sia. È impossibile che la stessa cosa, ad un tempo,
appartenga e non appartenga ad una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto (e si aggiungano pure anche
tutte le altre determinazioni che si possono aggiungere, al fine di evitare difficoltà di indole dialettica). È
questo il più sicuro di tutti i princìpi: esso, infatti, possiede quei caratteri sopra precisati. Infatti, è impossibile a
chicchessia di credere che una stessa cosa sia e non sia, come, secondo alcuni, avrebbe detto Eraclìto. In effetti,
non è necessario che uno ammetta veramente tutto ciò che dice. E se non è possibile che i contrari sussistano
insieme in un identico soggetto (e si aggiungano a questa premessa le precisazioni solite), e se un’opinione che è
in contraddizione con un’altra è il contrario di questa, è evidente che è impossibile, ad un tempo, che la stessa
persona ammetta veramente che una stessa cosa esista e, anche, non esista: infatti chi si ingannasse su questo
punto, avrebbe ad un tempo opinioni contraddittorie. Pertanto, tutti coloro che dimostrano qualcosa si rifanno
a questa nozione ultima, perché essa, per sua natura, costituisce il principio di tutti gli assiomi”. [Aristotele,
1968: 298 - 3, 1005b]. Il principio di contraddizione, così formulato da Aristotele, non solo confuta il monismo
parmenideo, negatore del divenire e della pluralità, ma si contrappone direttamente alla metafisica di Eraclìto
e alle negazioni sofistiche del principio stesso. Tuttavia, il vero obiettivo polemico di Aristotele è e rimane
Platone che, nella sua esposizione della diairesi, è rimasto fortemente legato ad una ontologia eracliteo-cratilea.
76
cos’è un libro? ” si risponde “un libro è un libro”, la verità di tale
proposizione non sta nel suo valore tautologico, perché in tal caso non
si direbbe nulla di nuovo, bensì nel significato stesso che Hegel assegna
contengono più di quello che con essi si intende, contengono cioè questo
hegeliano: ovvero che l’identità senza la differenza è vuota, così come la differenza
D.V., per dimostrare come alla base del procedimento logico ci sia una
77
l’istanza di una “coscienza della contraddizione” che Hegel avrebbe
analisi).
della divisione è la forma tipica della dialettica nel modo in cui Platone
regina delle scienze, e forse identica con la stessa filosofia; essa consiste
nel suddividere per generi e nel non credere che una specie, che è
identica, sia invece diversa o che una specie, che è diversa, sia invece
unica nota caratteristica del reale fra molte altre, di cui ciascuna sta come
un’unità separata dalle altre; e poi molte, diverse tra loro, tutte
circondate dal di fuori da una sola; e poi una sola di queste che inerisce
78
dialogo, soprattutto nella forma della “divisione per due”, come nel
calssificatorio.
112”Aristote n’ hésitera pas à faire une critique sévère de la division dichotomique. Ce genre de division serait
pour lui un mauvais syllogisme, un syllogisme illégitime, puisqu’un moyen terme manquerait toujours. Cette
méthode qui opérerait des sectionnements là où il ne faut pas serait purement formelle, approximative et
inachevée (de part. an. A 2-3. 642b-643b). Il n’en demeure pas moins que la diairesis de Platon est
intéressante parce que fondée ontologiquement. L’intrication de l’être et du non -être que l’on trouve dans la
patrie centrale du Sophiste se trouve déjà mise en oeuvre dans la méthode dichotomique. Platon aurait dès le
début posé le problème de la définition du sophiste en terms ontologiques, ce qui permet de soutenir la thèse
de l’unité de l’oeuvre” [Fattal, 1991: 158-159-nota n. 22].
79
Secondo D.V., il criterio dialettico-speculativo di Hegel affonda le
Nella sua teoria del giudizio Aristotele spiega come l’elemento che
decide il valore del giudizio sia il soggetto considerato dal lato della sua
solo come predicabili di relativi soggetti. Per es., “se c’è qualcosa che ha
l’essenza di uomo, essa non potrà coincidere con quella che non ha tale
avversari] son costretti a dire che tale concetto non è concetto [essenza =
80
sostanza secondaria). Mentre nella proposizione “Socrate (= sostanza
essere affermato come accidente, in quanto della sostanza prima (il soggetto =
In altre parole, riponendo l’intera valenza del giudizio nel soggetto, i singoli
predicati non hanno più una loro autonomia, ma la loro predicabilità dipende
viene riposta nell’idea (eidòs), nel concetto, ovvero nel predicato della
81
dolce-amaro). Tanto le sensazioni quanto i soggetti sono strettamente
individuali e la loro più intima natura deve essere ricercata in una sorta
di immutabilità o staticità che non può significare altro che una identità
Occorre, però, che gli opposti non vengano esauriti nella loro sintesi,
bensì che rimangano tali: in modo che la contraddizione non risulti più
scienza per D.V. è qui metodologia, non ontologia, né egli si interessa alle
leggi immanenti del reale. D.V. respinge la nozione che scienza sia
sulla eterogeneità del primo termine concreto (il punto di partenza del
82
Perciò, secondo D.V., è necessario procedere in ambito scientifico
condizione però che gli opposti stessi siano reali e non termini di
reciproca, poiché ogni concetto dilegua nel suo contrario, non ha torto.
83
opposti, è una correlazione “debole” in cui il punto di arrivo è già
prefigurato.
per Hegel il lavoro logico del pensiero finisce sempre con l’esaurire i
84
(di generi supremi) avente la funzione di fondamento di un molteplice, in
dei princìpi logici. Segue un terzo ed ultimo capitolo nel quale egli affronta
la Logica come scienza positiva del 1956 e gli studi su Marx, Humboldt,
114Della Volpe 1942/1972, III: 232. Tanto l’idealismo con la nozione di “idea” quanto il positivismo con la
nozione di “verificazione empirica” risolvevano l’antinomia di ragione ed esperienza “fondendo”
misticamente ipotesi ed esperimento.
85
“In ultima analisi - scrive Fraser - ai fini di Della Volpe è di
” .115
Il secondo capitolo della Critica dei princìpi logici, “Critica della logica
l’analisi di uno scritto di Marx, la Critica della filosofia del diritto pubblico di
86
hegeliana sia il trascendimento dell’empiria nella speculazione . Le 116
della identità della ragione con se stessa. Nel testo marxiano la critica a
Hegel consiste nel dimostrare come in una parte del suo sistema (la
della filosofia del diritto. Secondo Marx, quando Hegel tratta del
passaggio dalla famiglia alla società civile e, infine, allo Stato, non
sia la famiglia sia la società civile vengono considerate come due “sfere”
del concetto di Stato, cioè come sue emanazioni finite. Mentre, osserva
Marx, questi due primi momenti, in realtà, sono le basi concrete sulle
Stato. “Il passaggio della famiglia e della società civile a Stato - scrive
logica, si effettua dalla sfera dell’essere alla sfera del concetto. Lo stesso
alla vita. Sono sempre le stesse categorie, che animano ora questa sfera,
ora quella. Ciò che solo importa [a Hegel] è di trovare, per le singole
116Questo tipo di critica nei confronti di Hegel risale a Feuerbach, il quale aveva spiegato come la filosofia di
Hegel fosse una filosofia di predicati talmente astratti ove il reale contenuto non veniva riconosciuto
[Feuerbach, 1984: 3-52].
87
Egli non sviluppa il suo pensiero secondo l’oggetto, bensì sviluppa
unità data, originaria, ossia che all’origine assoluta delle cose c’è l’uno o
unità ch’è pura unità e però unità formalistica o astratta, da cui non può
procedimento astrattivo.
88
“Alla parte ultima della ricerca - conclude D.V. - spetta ora in specie
filosofico del conoscere. E spetta, sulla completa verifica storica delle ipotesi -
soluzione” . 119
89
Il principio di identità tautoeterologica
e la dialettica scientifica
90
contrari componibili, doveva costituirsi rispettando l’empirico, cioè nel
teoria materialistica del giudizio suggerita a D.V. dallo studio dei testi
triadica ” . 121
Per questo motivo D.V. inizia il quarto capitolo della Logica con un
La stessa procedura avviene per “l’altra forma del questo, cioè del qui. Il
91
qui è, ad es., l’albero. Io mi volto, e questa verità è dileguata
Anche il qui [l’universale] come l’ora, non dilegua, ma resta costante nel
essere casa o albero [la particolarità]. [...] È vero, in altri termini, che la
certezza sensibile (proprio essa) non sia altro che universale in generale o
nella sua peculiarità, che senza di esso l’universale non potrebbe mai
scrive D.V., “l’universalità insomma, lungi dal dover essere intesa come
92
tautoeterologia preconcetta o sintesi formalistica di antinomiche ragioni o
viene valutato come il solo modo di pensiero per impadronirsi del reale
essere necessariamente aderente alle cose, fecondo di perfetta verità che solo il
93
correggibile [...] o meglio è perfettibile, ma costituzionalmente, e però nella
La logica è allora scienza. Il suo metodo rimane quello del circolo c-a-c
quanto scienza:
ogni sapere scientifico , allora non ci sarà che un metodo, una scienza, una
125Della Volpe 1956/1972, IV: 448. Se la dialettica reale (e quindi storica ) deve essere applicata al concreto, al
particolare e quindi al divenire storico soggetto sempre a numerosi cambiamenti, se la dialettica per essere
funzionale come procedimento scientifico deve aderire alle cose , allora la dialettica stessa dovrà essere
necessariamente dinamica, mobile, perfezionabile , soggetta a correzioni poiché il suo referente primario
rimane sempre l’accidentalità dei fatti empirici. In questo modo, la falsificazione di una teoria scientifica (vedi
K. R. Popper, La logica della scoperta scientifica (1934)) o di una legge , per usare l’espressione di Engels,
non invalida il metodo dialettico come procedimento scientifico. È la stessa direzione dell’indagine scientifica
che si sviluppa lungo due strade parallele: dai fatti alla costruzione delle teorie (procedimento induttivo), dalle
teorie al loro controllo mediante i fatti (metodo ipotetico-deduttivo).
126Per un esame critico del circolo c-a-c formulato da Della Volpe nella Logica come scienza positiva , si
veda Fraser, 1979: 49-110.
94
morale e a quella economica, variano certo le tecniche che le costituiscono
una parte reale della storia naturale, della umanizzazione della natura. La
95
“all’espansione succede la contrazione, cioè l’unità da cui emersero
che:
filosofia”, la sua storia “ha la stessa necessità dello sviluppo dei concetti
popolo.
filosofia presentata come idea assoluta (dal latino absoluta = sciolta da ogni
96
vincolo empirico) e lo svolgimento storico del pensiero, ovvero il modo
l’idea meta-storica della filosofia non lo ha più: l’idea di filosofia non può
origine per venire presentata come parametro valutativo della realtà . 133
all’idea), questa inversione degli ordini del circolo c-a-c nel circolo a-c-a
quanto nel “sistema” di Hegel. Infatti, scrive D.V., “il concetto mistificato
della dialettica fa tutt’uno con un’astrazione filologica generica , per cui, come si
storica , concreta”. Sicché “questa filologia generica [...] lungi dal darci
il platonismo per Hegel, questa riduzione della pluralità dei sistemi all’
133Mentre l’Illuminismo aveva tentato di razionalizzare la storia della filosofia evitando di imprimere sui fatti
filosofici il sigillo di una concezione aprioristica, il Romanticismo considera i vari sistemi filosofici come
filiazioni di un’unica, eterna, originaria filosofia . In questo modo la storia della filosofia percorre un iter
simile a quello vitale: da un’unità originaria (l’idea platonica di filosofia) all’opposizione (alla differenziazione
nei vari sistemi filosofici) alla riconciliazione nella nuova unità (la storia della filosofia). Hegel sembra
condividere pienamente l’istanza romantica di una filosofia che si sviluppa organicamente (e quindi
unitariamente) nel divenire storico.
Se, come si è visto, per D.V. la scienza assume una funzione metastorica in riferimento al metodo ipotetico-
deduttivo, che offre la possibilità di interpretare il dinamismo dei fatti storici partendo dalla storia stessa, per
Hegel, al contrario, la filosofia può dirsi metastorica proprio perché trascende la realtà empirica dei fatti storici
e si pone, di conseguenza, in una dimensione che è oltre la storia, al di là del mondo empirico.
97
concetti vuoti, ma pieni, cioè per lo più viziosamente ed infecondamente
Per D.V., come per Hegel, non c’è che una logica, non c’è che un
secondo cui è tanto vero che si dialettizza solo dividendo, cioè in concreto, o in
condividere l’apriorismo logico del suo fondatore, nel cui quadro gli
98
sperimentale (o galileiano) procedimento scientifico. Con la relativa
99
La logica come scienza storica
intitolate alla “Logica”, alla “Politica” e alla “Estetica”: cioè gli ambiti di
dialetticità: è insomma teoria dialettica nel senso di una logica come scienza
Nella Chiave della dialettica storica (1964)136, primo dei saggi raccolti, D.V.
100
astratto-concreto, metodo che deve essere dialettico proprio in quanto
quelli della scienza naturale, tali modelli non sono però ripetibili. La
diventa una chiave di lettura per l’esame dei suoi antecedenti logici. Per
101
come storia” (Lukács-Sweezy)” . Anche Lukács, secondo D.V., ha
137
culmina ogni hegelismo coerente, che non al “presente come storia” che
dell’universalità astratta, per così dire una tal durezza dell’essere che non
hanno nella sfera qualitativa [cioè nella mera empiria] [...]; ma con
102
sé, si accende in sé, è posto come dialettico ed è con ciò cominciamento
Hegel aveva già rinunciato quando ad es. aveva premesso poco prima
( ivi , pp. 690-691) che “ogni concetto determinato è però ad ogni modo vuoto in
Stato, animale etc., rimane un concetto vuoto [...]. Se ora nel concetto
forma; quindi non sono verità né son nulla di men che caduco. Il
coincide con la loro maturità? Come potranno non dissolversi nella totalità
103
non svaniranno, infine, lasciando una vuota unità ovvero una unità di
“E fin da ora - scriveva D.V. nella Critica del 1942 - si può congetturare
[...]. Per ora basti osservare che è proprio perché Hegel parte da un
unità indistinta), ch’esso non può non finire in una concezione negativa -
essa, alla fine, con una unità che, per quanto si faccia, non sa essere che
quindi nell’essersi opposto (contro Kant e poi contro Schelling) alla sua
precisa Hegel nella Scienza della logica , poi acuisce, per così dire, l’ottusa
104
determinato” (“ottuso” e “vuoto”) se la ragione non è in grado di
riconoscersi in esso.
ragione per l’indagine del concreto, in quanto condizione sine qua non per
una corretta (analisi) dialettica del reale. Hegel, al contrario, non solo ha
ragione astratta, che per propria incapacità non riesce a riconoscersi nel
concetto determinato, ch’è trasceso, infatti, col non tenere conto della
142 Della Volpe 1967/1972, VI: 319-nota n. 1. Secondo Della Volpe, nella letteratura marxista il termine
“contraddizione” viene spesso usato in modo estremamente ambiguo e confuso: cioè senza avvertire quando si
tratti di quella contraddizione problematica, negativa, in -composta, ch’è la contraddizione interna ad un
particolare fenomeno storico (per es. l’antinomia tra il carattere privato del capitale ed il carattere sociale del
lavoro nella produzione capitalistica), e quando invece si tratti di quella contraddizione risolutiva , e positiva,
ch’è la contraddizione costituita di opposti o contrari (e non più di astratti contraddittori) di antinomie
date, o, meglio dei complessivi significati antinomici derivanti.
105
viene negato e conservato (e non annullato come accade in Hegel) nell’unità
bisogno della nostra ragione di unità reale nella nostra vita si soddisfa
grandi doti dialettiche solo quando viene applicato alla conoscenza dei
106
misconosciuto comprensibilmente (tertium non datur) dall’astrattismo
teologie” . 144
discussa nella Critica del 1942 e poi ripresa ed ampliata nella Logica del 1956),
ipostasi.
107
ciò significa - fa notare D.V. - che la moderna ragione, materialistico-
sotto categorie eterne o ipostasi: [...] una analisi, non solo, ma storicamente
145 La analisi proprio perché è una analisi dialettica di contraddizioni storiche , attinenti cioè agli “umani
bisogni e problemi specifici del presente storico ”, trasforma il materialismo storico in una scienza umana in
quanto sociologia storico-critica [Della Volpe 1967/1972, VI: 329].
146 Della Volpe 1967/1972, VI: 327-328.
147L’aggettivo “semplice”, nella terminologia hegeliana, indica una situazione di astrattezza, di immediatezza.
Gli opposti sono chiamati “semplici” in quanto “non ancora dispiegati” [cioè: mediati] dalla ragione.
108
imminente totalità aprioristica (l’idea, l’uno), avendoli svuotati del loro
riconciliazione) in una nuova (vuota) unità astratta, Hegel non solo non
negativo storico, quanto più sarà analisi risolutiva tanto più sarà
148 Si può parlare di verità storica , all’interno della ricerca dellavolpiana, solo come verificazione scientifica ,
come applicazione del circolo c-a-c ai contenuti dell’esperienza. Non esiste una verità ontologicamente intesa,
ipostatizzata, noumenica: il circolo c-a-c in quanto metodo storico è un circolo chiuso di materia (o esperienza)
e ragione, in quanto metodo ipotetico, produttore di leggi, è (ermeneuticamente) aperto . L’esperienza, infatti,
mette alla prova la logica, ma storicamente non la determina.
149 Della Volpe 1967/1972, VI: 336-337-cap. II.
109
ragioni o cause di quel presente concreto ch’è il punto di partenza di
110
Conclusione
metodo dialettico, come abbiamo visto, muove i primi passi nel 1929 con
sostenuta da D.V. è che nello “sviluppo mentale” dello Hegel, tra la fase
l’intero percorso storico dell’Idea, del suo travaglio dialettico che non
Così nella Critica dei princìpi logici (1942), seguendo coerentemente la sua
150 Della Volpe comincia a studiare il pensiero filosofico-politico di Marx negli anni 1944-45.
111
persistente platonismo e implicito misticismo che connota la filosofia
unità.
ampliamento della Critica del 1942, D.V. espone, per la prima volta, sia la
112
funzionalità del circolo concreto-astratto-concreto come paradigma del
eterogeneità.
dialettica), che riunisce i due saggi Chiave della dialettica storica (1964) e Lo
teoriche che D.V. aveva cominciato nella Logica del 1956: il metodo
processo reale.
113
attraverso l’assunzione del materiale d’esperienza, che “deve essere
digerito”.
la carta teorica di fondo con cui egli ingaggiò tutte le sue partite, in
114
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