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26 agosto 2019 - 10:27 > Versione online

Chi copiava Federico Zuccari? Le risposte di


Bonita Cleri
SANT’ANGELO IN VADO – Sabato 31 agosto alle 18, la chiusura delle manifestazioni
organizzate a Palazzo Grifoni-Nardini di Sant’Angelo in Vado vedrà Bonita Cleri, docente di
storia dell’arte moderna e storia dell’arte marchigiana all’UniversitàdiUrbino, tenere la
conferenza Chi copiava Federico Zuccari? L’argomento riguarda le riflessioni sulle diverse
versioni conosciute del tema del Cristo alla colonna di Federico Zuccari (1537-1609) attualmente
conservato nel museo Diocesano Albani di Urbino, in origine nella confraternita urbinate di Santa
Croce, intriganti per la fedeltà all’originale, fatte salve alcune varianti o cadute di stile così da
concludere che, una volta apprezzata la qualità di un’opera con la conseguente sua richiesta nel
mercato, si sia innescata la pratica della sua riproduzione anche all’interno della bottega stessa.
L a realizzazione di copie è stato uso variamente praticato quale esercizio e pratica nel tentativo di
assorbire il linguaggio dell’artista di riferimento, un fenomeno diffuso in particolare tra Sei e
Settecento, ma il caso zuccaresco è particolare inserendosi nell’uso di replicare o fare realizzare
agli allievi di bottega un tema rientrato nell’interesse di mercato.
In altre occasioni Federico aveva realizzato più esemplari da un suo originale o del fratello
Taddeo; in questo caso vengono messe in evidenza le tante edizioni di un dipinto che in epoca di
riforma cattolica esercitava un forte appeal attraverso il modellato del corpo che si staglia da un
fondo scuro, non illuminato da luce naturale bensì da quella simbolica, più intrigante è lo sguardo
indirizzato al fedele attraverso il quale si sottolinea il sacrificio compiuto insieme con un tacito
invito a condividerne la scelta: attraverso quello sguardo si instaura un rapporto diretto con il
fedele, come suggerivano gli scritti dell’epoca tendenti ad evidenziare il martirio dei santi.
Il tema era già stato affrontato da Federico durante la sua esperienza spagnola quando all’Escorial
nel registro intermedio del retablo maggiore dipinge una
Flagellazione : Cristo legato al ceppo in marmo è in attesa dei colpi che gli infliggeranno gli
aguzzini, si tratta di una postura simile all’urbinate
Cristo alla colonna anche se in controparte e privo della presenza dei fustigatori.
In altre occasioni la studiosa ha affrontato tale tematica ripresa ora a seguito dell’individuazione
di un dipinto con lo stesso tema di buona qualità già conservato nella chiesa di San Clemente in
località Pagino, comune di Fermignano, diocesi di Urbino al quale ora se ne sono aggiunti
successivamente altri.
La pittura è di notevole qualità per cui la sua presenza in una chiesa eccentrica e in zona rurale
suggeriva una committenza colta ma anche agiata per potersi permettere il dipinto, la ricerca
effettuata ha reso noto il complesso per il quale l’opera era stata realizzata.
Quanto il tema abbia riscosso successo è sottolineato da una sua fedele edizione, leggermente più
grande dell’esemplare urbinate, firmata dalla bolognese Lavinia Fontana conservata nelle
Collezioni municipali di Bastia in Corsica dove era pervenuta nel 1844 a seguito del legato del
cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone.
Nell’incontro vadese verranno rese note altre copie e varianti battute alle aste, alcune delle quali
individuate in raccolte private.

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