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Eurocodice 3

NORMA ITALIANA Progettazione delle strutture di acciaio UNI ENV 1993-1-5


S P E R I M E N TA L E Parte 1-5: Regole generali - Regole supplementari per lastre
ortotrope in assenza di carichi trasversali

LUGLIO 2001
Eurocode 3
Design of steel structures
Part 1-5: General rules - Supplementary rules for planar plated structures without

NORMA EUROPEA SPERIMENTALE


transverse loading

CLASSIFICAZIONE ICS 91.080.10; 93.040; 91.010.30

SOMMARIO La norma, sperimentale, fornisce prescrizioni supplementari per la proget-


tazione di lastre ortotrope, con o senza irrigidimenti, da utilizzare unita-
mente alla ENV 1993-1-1 ed alle altre parti della ENV 1993. Nella norma
vengono indicati metodi per la determinazione degli effetti dell’instabilità
locale da imbozzamento e per la valutazione della larghezza efficace in
presenza dell’effetto "shear lag" in sezioni ad I o scatolari, appartenenti
alle classi 3 e 4 (vedere 5.3.2 della ENV 1993-1-1). Sezioni di classe 1 o 2
possono essere coperte ugualmente da tale norma a patto di non conside-
rare i metodi di valutazione della resistenza in campo plastico. I metodi for-
niti possono essere applicati anche a parti piane di serbatoi o silos con
riferimento ai soli effetti nel piano.

RELAZIONI NAZIONALI

RELAZIONI INTERNAZIONALI = ENV 1993-1-5:1997


La presente norma sperimentale è la versione ufficiale in lingua italiana
della norma europea sperimentale ENV 1993-1-5 (edizione novembre 1997).

ORGANO COMPETENTE Commissione "Ingegneria strutturale"

RATIFICA Presidente dell’UNI, delibera dell’8 maggio 2001

UNI © UNI - Milano


Ente Nazionale Italiano Riproduzione vietata. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente documento
di Unificazione può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza
Via Battistotti Sassi, 11B il consenso scritto dell’UNI.
20133 Milano, Italia

Gr. 9 UNI ENV 1993-1-5:2001 Pagina I


PREMESSA NAZIONALE
La presente norma sperimentale costituisce il recepimento, in lin-
gua italiana, della norma europea sperimentale ENV 1993-1-5 (edi-
zione novembre 1997), che assume così lo status di norma nazio-
nale italiana sperimentale.
La traduzione è stata curata dall’UNI.
La Commissione "Ingegneria strutturale" dell’UNI segue i lavori eu-
ropei sull’argomento per delega della Commissione Centrale Tecnica.
La scadenza del periodo di validità della ENV 1993-1-5 è stata fis-
sata inizialmente dal CEN per novembre 2000.

Le norme UNI sono revisionate, quando necessario, con la pubbli-


cazione di nuove edizioni o di aggiornamenti.
È importante pertanto che gli utilizzatori delle stesse si accertino di es-
sere in possesso dell’ultima edizione e degli eventuali aggiornamenti.
Si invitano inoltre gli utilizzatori a verificare l’esistenza di norme UNI
corrispondenti alle norme EN o ISO ove citate nei riferimenti normativi.

Le norme sperimentali sono emesse, per applicazione provvisoria, in campi in cui viene
avvertita una necessità urgente di orientamento, senza che esista una consolidata espe-
rienza a supporto dei contenuti tecnici descritti.
Si invitano gli utenti ad applicare questa norma sperimentale, così da contribuire a fare
maturare l'esperienza necessaria ad una sua trasformazione in norma raccomandata.
Chiunque ritenesse, a seguito del suo utilizzo, di poter fornire informazioni sulla sua appli-
cabilità e suggerimenti per un suo miglioramento o per un suo adeguamento ad uno stato
dell'arte in evoluzione è pregato di inviare, entro la scadenza indicata, i propri contributi
all'UNI, Ente Nazionale Italiano di Unificazione.

UNI ENV 1993-1-5:2001 © UNI Pagina II


INDICE

1 GENERALITÀ 1
1.1 Scopo e campo di applicazione ........................................................................................................ 1
1.2 Distinzione fra principi e regole di applicazione ....................................................................... 1
1.3 Riferimenti normativi ............................................................................................................................... 1
1.4 Definizioni...................................................................................................................................................... 1
1.5 Simboli ............................................................................................................................................................ 2

2 BASI DI PROGETTO 3
2.1 Modellazione per l'analisi globale elastica .................................................................................. 3
2.2 Verifica della resistenza delle sezioni trasversali .................................................................... 3
figura 2.1 Sezioni trasversali di classe 4 - forza assiale .................................................................................... 4
figura 2.2 Sezioni trasversali di classe 4 - momento flettente .......................................................................... 5

3 EFFETTI DELLA DIFFUSIONE PER TAGLIO DEL CARICO ("SHEAR LAG")


SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI SFORZI E SULLA RESISTENZA 6
3.1 Generalità...................................................................................................................................................... 6
3.2 Larghezza efficace ai fini della diffusione per taglio del carico ("shear lag")
agli stati limite di servizio e di fatica ................................................................................................ 6
figura 3.1 Lunghezza efficace Le per travi continue e andamento della larghezza efficace .................. 7
figura 3.2 Definizione della notazione relativa allo "shear lag" ........................................................................ 7
prospetto 3.2 Fattore β determinante la larghezza efficace .................................................................................... 8
3.3 Distribuzione degli sforzi in caso di "shear lag" ........................................................................ 8
figura 3.3 Distribuzione degli sforzi lungo l'impalcato per effetto dello "shear lag" ................................... 8
3.4 Introduzione di carichi nel piano ....................................................................................................... 9
figura 3.4 Introduzione dei carichi nel piano........................................................................................................... 9
3.5 Effetti dello "shear lag" allo stato limite ultimo .......................................................................... 9

4 RESISTENZA ALL'INSTABILITÀ LOCALE 10


4.1 Generalità................................................................................................................................................... 10
4.2 Instabilità dei piatti in compressione............................................................................................ 10
prospetto 4.1 Elementi compressi interni .................................................................................................................... 11
prospetto 4.2 Elementi compressi esterni ................................................................................................................... 12
figura 4.1 Simboli per piastra irrigidita longitudinalmente ............................................................................... 14
figura 4.2 Simboli per piastra con singolo irrigidimento................................................................................... 16
figura 4.3 Irrigidimento trasversale ......................................................................................................................... 17
4.3 Instabilità dei piatti a taglio................................................................................................................ 18
figura 4.4 Criteri per irrigidimenti di estremità ..................................................................................................... 18
prospetto 4.3 Contributo dell'anima χw alla resistenza all'instabilità da taglio................................................ 19
figura 4.5 Contributo dell'anima χw alla resistenza all'instabilità da taglio................................................ 20
figura 4.6 Anima con irrigidimenti trasversali e longitudinali .......................................................................... 20
4.4 Resistenza delle anime alle forze trasversali ......................................................................... 22
figura 4.7 Coefficienti di instabilità per differenti tipi di applicazione del carico....................................... 22
figura 4.8 Lunghezza di supporto rigido ............................................................................................................... 23
figura 4.9 Sezione trasversale di irrigidimenti trasversali ............................................................................... 24

APPENDICE A COEFFICIENTI DI INSTABILITÀ 26


(informativa)
A.1 Coefficiente di instabilità per piatti con irrigidimenti multipli direttamente
caricati .......................................................................................................................................................... 26
A.2 Sforzo critico per l’irrigidimento assunto come una colonna fittizia vincolata
dal piatto ................................................................................................................................................... 26
A.3 Coefficiente di instabilità da taglio per pannelli irrigiditi..................................................... 27

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Eurocodice 3
PRENORMA EUROPEA Progettazione delle strutture di acciaio ENV 1993-1-5
Parte 1-5: Regole generali - Regole supplementari per lastre
ortotrope in assenza di carichi trasversali

NOVEMBRE 1997

Eurocode 3
EUROPEAN PRESTANDARD Design of steel structures
Part 1-5: General rules - Supplementary rules for planar plated structures without
transverse loading
Eurocode 3
PRÉNORME EUROPÉENNE Calcul des structures en acier
Partie 1-5: Règles générales - Règles supplémentaires pour les plaques planes,
raidies ou non, chargées dans leurs plan
Eurocode 3
EUROPÄISCHE VORNORM Bemessung und Konstruktion von Stahlbauten
Teil 1-5: Allgemeine Bemessungsregeln - Ergänzende Regeln zu ebener
Blechfelder ohne Querbelastung

DESCRITTORI Struttura di acciaio, acciaio strutturale, elemento metallico piatto, criterio di cal-
colo, resistenza meccanica, carico, forza

ICS 91.010.30; 91.080.10

La presente norma europea sperimentale (ENV) è stata approvata dal CEN,


come norma per applicazione provvisoria, il 30 giugno 1997.
Il periodo di validità della presente norma ENV è limitato inizialmente a 3 anni.
I membri del CEN saranno invitati dopo 2 anni a sottoporre i loro commenti, in
particolare per quanto riguarda la sua trasformazione da ENV a norma europea.
I membri del CEN sono tenuti a rendere nota l’esistenza della presente
ENV nello stesso modo utilizzato per una EN e a renderla prontamente di-
sponibile a livello nazionale in una forma appropriata. È possibile mantene-
re in vigore, contemporaneamente alla ENV, norme nazionali contrastanti,
fino alla decisione finale sulla possibile conversione da ENV a EN.
I membri del CEN sono gli Organismi nazionali di normazione di Austria,
Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda,
Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Re-
pubblica Ceca, Spagna, Svezia e Svizzera.

CEN
COMITATO EUROPEO DI NORMAZIONE
European Committee for Standardization
Comité Européen de Normalisation
Europäisches Komitee für Normung
Segreteria Centrale: rue de Stassart, 36 - B-1050 Bruxelles

© 1997 CEN
Tutti i diritti di riproduzione, in ogni forma, con ogni mezzo e in tutti i Paesi, sono
riservati ai Membri nazionali del CEN.

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0 PREMESSA

0.1 Obiettivi degli Eurocodici


(1) Gli "Eurocodici strutturali" comprendono un gruppo di norme per il progetto strut-
turale e geotecnico di edifici ed opere di ingegneria civile.
(2) Essi trattano l'esecuzione e il controllo solo quando è utile ad indicare la qualità
dei prodotti da costruzione ed il livello di esecuzione necessari per conformarsi al-
le ipotesi delle regole progettuali.
(3) Fino a quando non sarà disponibile il necessario insieme di norme tecniche unifi-
cate per i prodotti e per i metodi di prova, alcuni degli Eurocodici strutturali tratte-
ranno alcuni di questi aspetti in appendici informative.

0.2 Cronistoria del programma degli Eurocodici


(4) La Commissione delle Comunità Europee (CCE) ha cominciato a stabilire un in-
sieme di regole tecniche per il progetto di edifici ed altre opere dell'ingegneria ci-
vile che, inizialmente, sarebbero dovute servire da alternativa alle differenti norme
in vigore nei vari Paesi membri e che, infine, dovrebbero sostituirle. Tali norme tec-
niche sono diventate note con il nome di Eurocodici strutturali.
(5) Nel 1990, dopo aver consultato i rispettivi Paesi membri, la CCE ha trasferito il la-
voro riguardante gli ulteriori sviluppi, la pubblicazione e l’aggiornamento degli Eu-
rocodici strutturali al CEN, ed il segretariato dell'EFTA ha acconsentito ad appog-
giare il lavoro del CEN.
(6) Il Comitato Tecnico del CEN, CEN/TC 250, è responsabile di tutti gli Eurocodici
strutturali.

0.3 Programma Eurocodici


(7) Sono in fase di redazione i seguenti Eurocodici strutturali, ognuno dei quali è divi-
so in un certo numero di parti:
EN 1991 = Eurocode 1 Basis of design and actions on structures;
EN 1992 = Eurocode 2 Design of concrete structures;
EN 1993 = Eurocode 3 Design of steel structures;
EN 1994 = Eurocode 4 Design of composite steel and concrete structures;
EN 1995 = Eurocode 5 Design of timber structures;
EN 1996 = Eurocode 6 Design of masonry structures;
EN 1997 = Eurocode 7 Geotechnical design;
EN 1998 = Eurocode 8 Design provisions for earthquake resistance of structures;
EN 1999 = Eurocode 9 Design of aluminium alloy structures.
(8) Il CEN/TC 250 ha costituito dei sottocomitati separati in relazione ai diversi Euro-
codici sopra citati.
(9) La presente parte 1-5 dell’Eurocodice 3 viene pubblicata dal CEN come norma
europea sperimentale (ENV) con una validità iniziale di tre anni.
(10) La presente norma europea sperimentale è intesa per applicazioni pratiche di tipo
sperimentale e per la presentazione di commenti.
(11) Dopo circa due anni ai membri del CEN sarà richiesto di inviare commenti formali
da prendere in considerazione per definire le future azioni.
(12) Nel frattempo, suggerimenti e commenti sulla presente norma sperimentale do-
vrebbero essere inviati alla Segreteria del CEN/TC 250/SC 3 al seguente indirizzo:
BSI Standards
British Standards House
389 Chiswick High Road
London W4 4AL
England

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o all’ente normatore nazionale.
(nota nazionale - per l'Italia: UNI
Via Battistotti Sassi, 11B
20133 MILANO
(tel. 02/70024.1 - fax. 02/70106106)

0.4 Documenti di applicazione nazionale (NAD)


(13) Considerando le responsabilità delle autorità nei Paesi membri in fatto di sicurez-
za, salute e altre questioni espresse nei requisiti essenziali della Direttiva CEE
Prodotti da Costruzione (CPD), ad alcuni coefficienti di sicurezza contenuti in que-
sta norma sperimentale sono stati assegnati valori indicativi che vengono indicati
da ("valori incasellati"). Si prevede che l’autorità di ogni Paese membro rive-
da i valori incasellati e possa sostituirli con i valori definitivi sostitutivi (di questi
coefficienti di sicurezza) per le applicazioni nazionali.
(14) Alcune delle norme di supporto europee ed internazionali potrebbero non essere
disponibili al momento della pubblicazione della presente norma sperimentale. Si
anticipa quindi che verrà pubblicato da ciascun Paese membro o dall’organismo di
normazione un Documento di Applicazione Nazionale (NAD) che fornirà valori de-
finitivi per i coefficienti di sicurezza, farà riferimento alle norme di supporto com-
patibili e rappresenterà una guida a livello nazionale per l'applicazione della pre-
sente norma sperimentale.
(15) Resta inteso che la presente norma sperimentale verrà usata congiuntamente al
NAD valido nel Paese in cui vengono svolti i lavori di edilizia o ingegneria civile.

0.5 Argomenti di pertinenza specifica della presente norma sperimentale


(16) Le parti della ENV 1993 che entrano nel programma di lavoro sono:
ENV 1993-1-1 General rules: General rules and rules for buildings;
ENV 1993-1-2 General rules: Structural fire design;
ENV 1993-1-3 General rules: Supplementary rules for cold formed thin gauge
members and sheeting;
ENV 1993-1-4 General rules: Supplementary rules for stainless steels;
ENV 1993-1-5 General rules: Supplementary rules for planar plated structures
without transverse loading;
ENV 1993-1-6 General rules: Supplementary rules for the strength and stability
of shell structures;
ENV 1993-1-7 General rules: Supplementary rules for the strength and stability
of planar plated structures loaded transversely;
ENV 1993-2 Steel bridges;
ENV 1993-3 Towers, masts and chimneys;
ENV 1993-4 Silos, tanks and pipelines;
ENV 1993-5 Piling;
ENV 1993-6 Crane supporting structures;
ENV 1993-7 Marine and maritime structures;
ENV 1993-8 Agricultural structures.
(17) La presente Parte 1-5 dell'Eurocodice 3 è stata prodotta come complemento della
Parte 2 fornendo le regole per le lastre ortotrope necessarie nella progettazione di
ponti con travi a parete piena e scatolari.
(18) Poiché tali regole non sono specifiche dei ponti, esse sono state raccolte in un do-
cumento separato, in una forma che rende possibile una futura fusione con altre
regole generali nella Parte 1 dell'Eurocodice 3.

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1 GENERALITÀ

1.1 Scopo e campo di applicazione


P(1) Questa Parte 1-5 della ENV 1993 fornisce provvedimenti supplementari per la
progettazione di lastre ortotrope, con o senza irrigidimenti, per l'uso congiunto con
la ENV 1993-1-1 (compresa la ENV 1993-1-1/A1) ed altre Parti della ENV 1993
che fanno riferimento ad essa.
P(2) Vengono forniti metodi per determinare gli effetti dell'instabilità locale e della diffu-
sione per taglio del carico ("shear lag") in travi a parete piena con sezione a I e
scatolari.
P(3) Tali metodi sono applicabili anche a parti piatte di serbatoi e silos con riferimento
ad effetti nel piano. Gli effetti della pressione laterale non sono coperti in questa
Parte 1-5.
(4) I metodi forniti sono applicabili a sezioni trasversali di Classe 3 e 4, come definito
al punto 5.3.2 della ENV 1993-1-1. Sezioni trasversali di Classe 1 e 2 possono es-
sere trattate allo stesso modo delle sezioni di Classe 3, ma non vengono inclusi
metodi che utilizzano la loro resistenza plastica.
(5) Quando si utilizza questa Parte 1-5, essa sostituisce i corrispondenti provvedi-
menti nella Sezione 5 della ENV 1993-1-1 ed il punto D.5 della ENV 1993-1-1/A1.

1.2 Distinzione fra principi e regole di applicazione


P(1) A seconda della natura dei singoli punti, la presente parte presenta una distinzio-
ne tra principi e regole di applicazione.
P(2) I principi comprendono:
- affermazioni e definizioni generali per le quali non esistono alternative;
- requisiti e modelli analitici per i quali non è concessa alternativa, se non spe-
cificatamente dichiarato.
(3) I principi vengono identificati dalla lettera P prima dell’indicazione numerica del
punto.
P(4) In linea generale le regole di applicazione consistono di regole riconosciute che
seguono i principi e soddisfano i loro requisiti. È ammesso l’uso di regole di pro-
getto alternative diverse dalle regole di applicazione riportate nell’Eurocodice, se
è dimostrato che l’alternativa si accorda con i principi pertinenti e presenta almeno
lo stesso grado di affidabilità.
(5) La presente parte identifica le regole di applicazione attraverso un numero rac-
chiuso tra parentesi, come per questo punto.

1.3 Riferimenti normativi


La presente norma europea sperimentale incorpora, mediante riferimenti datati o non da-
tati, provvedimenti contenuti in altre pubblicazioni. Questi riferimenti normativi vengono ci-
tati nel testo nei luoghi appropriati e le relative pubblicazioni sono elencate qui di seguito.
Per i riferimenti datati, successive revisioni o emendamenti di ciascuna di tali pubblicazio-
ni si applicano alla presente norma europea sperimentale solo quando incorporati in esso
sotto forma di revisioni o emendamenti. Per riferimenti non datati si applica l'edizione più
recente della pubblicazione citata.
ENV 1993-1-1 Eurocode 3: Design of steel structures - General rules - General rules
and rules for buildings
ENV 1993-2 Eurocode 3: Design of steel structures - Steel Bridges

1.4 Definizioni
Ai fini della presente norma si applicano le seguenti definizioni:

1.4.1 sforzo critico elastico: Sollecitazione in corrispondenza della quale un elemento diventa
instabile secondo la teoria elastica applicata in regime di piccoli spostamenti.

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1.4.2 sezione trasversale lorda: Area totale della sezione trasversale di un elemento valutata
escludendo gli irrigidimenti longitudinali che non siano continui, i calastrelli, e gli elementi
di collegamento.

1.4.3 sezione trasversale efficace: Sezione trasversale ridotta per gli effetti dell'instabilità locale
e della diffusione per taglio del carico ("shear lag").

1.4.4 sforzo di membrana: Sforzo nel piano medio di una piastra.

1.4.5 lastra ortotropa: Struttura ottenuta per composizione di elementi nominalmente piani (piat-
ti), irrigiditi o non, collegati tra loro.

1.4.6 irrigidimento: Una piastra o un profilo attaccato ad una piastra allo scopo di impedirne l'in-
stabilità locale o di rinforzarli nei riguardi di carichi concentrati. Un irrigidimento si definisce:
- longitudinale se la sua direzione è parallela a quella dell'elemento;
- trasversale se il suo asse è perpendicolare a quello dell'elemento.

1.4.7 piastra irrigidita: Piastra dotata di irrigidimenti trasversali e/o longitudinali.

1.4.8 pannello d'anima (o subpannello): Pannello non irrigidito circondato da flange o irrigidimenti.

1.5 Simboli
(1) Vengono usati i seguenti simboli, complementari a quelli forniti nella ENV 1993-1-1:
Asl area totale di tutti gli irrigidimenti longitudinali presenti all'interno della lar-
ghezza b0 della flangia, vedere 3.1(1);
Ast area della sezione trasversale lorda di un irrigidimento trasversale;
Aeff area della sezione trasversale efficace, vedere 2.2.2(2);
b larghezza del piatto;
bw luce libera tra due saldature;
beff larghezza efficace nei riguardi dello "shear lag" elastico;
FSd forza trasversale di progetto;
ƒyd resistenza allo snervamento di progetto ƒy/γM1 o ƒy/γM0 secondo la ENV
1993-1-1. Ulteriori pedici ƒ e w indicano rispettivamente ala e anima;
hw altezza libera dell'anima compresa tra due flange;
Leff lunghezza effettiva nei riguardi della resistenza a forze trasversali, vedere
4.4.3(1);
Mƒ,Rd momento resistente plastico di progetto della sezione costituita solo dalle
ali;
Mpl,Rd momento resistente plastico di progetto di una sezione (indipendente-
mente dalla classe di appartenenza della sezione stessa);
MSd momento flettente di progetto;
NSd sforzo assiale di progetto;
t spessore;
teff spessore efficace nei riguardi dell'instabilità da taglio (vedere 4.3.2);
VSd forza di taglio di progetto;
Weff modulo di resistenza efficace della sezione, vedere 2.2.2(3);
β fattore che definisce la larghezza efficace nei riguardi nello "shear lag"
elastico, vedere 3.2(2);
η rapporto tra la resistenza a taglio e la resistenza allo snervamento in tra-
zione;
γM,ser fattore parziale di sicurezza per la resistenza agli stati limite di servizio.
(2) Ulteriori simboli vengono definiti non appena sono utilizzati.

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2 BASI DI PROGETTO
2.1 Modellazione per l'analisi globale elastica
P(1) Gli effetti della diffusione per taglio del carico ("shear lag") e dell'instabilità locale
sulla rigidezza devono essere considerati se influenza in misura significativa
l'analisi globale.
(2) Nell'analisi elastica globale l'effetto dello "shear lag" delle ali può essere conside-
rato attraverso l'uso di una larghezza efficace. Per semplicità tale larghezza effet-
tiva può essere assunta uniforme lungo la lunghezza della trave.
(3) Per ogni luce di trave si raccomanda di assumere la larghezza effettiva delle ali per
ogni lato dell'anima pari al minore tra l'intera larghezza dell'ala e L/8, dove L è la luce
o, in caso di trave a sbalzo, il doppio della distanza dall'incastro all'estremità.
(4) L'effetto dell'instabilità locale sulla rigidezza può essere ignorato nell'analisi glo-
bale elastica di lastre ortotrope.
(5) Se l'area della sezione trasversale efficace di un elemento in compressione (calcolata
secondo il punto 4.2) è minore di 0,5 volte l'area della sezione trasversale lorda, si
raccomanda di considerare la riduzione di rigidezza dovuta all'instabilità locale.

2.2 Verifica della resistenza delle sezioni trasversali


2.2.1 Generalità
P(1) La verifica della resistenza delle sezioni trasversali allo stato limite ultimo deve es-
sere effettuata considerando i seguenti effetti:
a) gli sforzi in direzione longitudinale σx,Ed considerando lo "shear lag" e l'instabi-
lità locale;
b) gli sforzi in direzione trasversale σz,Ed considerando la loro distribuzione e l'in-
stabilità locale;
c) gli sforzi di taglio τEd considerando l'instabilità locale;
d) gli effetti combinati di a), b) e c) agenti nella stessa sezione trasversale laddo-
ve necessario, vedere 2.2.3.
(2) Si raccomanda di eseguire la verifica come segue:
σ x, Ed N Sd M Sd + N Sd e N
η 1 = ------------ - + ----------------------------------- ≤ 1,0
- = ------------------ [2.1]
ƒ yd ƒ yd A eff ƒ yd W eff

σ z, Ed F Sd
η 2 = ------------
- = ---------------------- ≤ 1,0 [2.2]
ƒ ywd ƒ ywd L eff t

τ Ed V Sd
η 3 = ----------------------------
- = ----------------------------------- ≤ 1,0 [2.3]
χ υ ƒ ywd ⁄ 3 χ υ ƒ ywd ⁄ 3 bt
dove:
Aeff è l'area della sezione trasversale efficace secondo 2.2.2(2);
b è la larghezza del piatto (per un'anima la distanza libera fra le due flange
hw);
eN è lo spostamento della posizione dell'asse neutro, vedere 2.2.2(2);
FSd è la forza trasversale di progetto;
ƒyd è la resistenza allo snervamento di progetto ƒy/γM1 o ƒy/γM0 secondo la
ENV 1993-1-1. Ulteriori pedici ƒ e w indicano rispettivamente ala e anima;
Leff è la lunghezza efficace per la resistenza alle forze trasversali, vedere
4.4.3(1);
MSd è il momento flettente di progetto;
NSd è la forza assiale di progetto;
t è lo spessore del piatto;
VSd è la forza di taglio di progetto, comprensiva del taglio dovuto alla coppia;
Weff è il modulo di resistenza efficace della sezione, vedere 2.2.2(3);
χυ è la funzione di resistenza per l'instabilità da taglio, vedere 4.3.2.

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Gli sforzi sono assunti positivi nelle condizioni (2.1), (2.2) e (2.3). Si raccomanda che le
azioni di progetto MSd, NSd e VSd includano gli effetti del secondo ordine quando opportuno.

2.2.2 Sforzi in direzione longitudinale allo stato limite ultimo


(1) Nel calcolo degli sforzi in direzione longitudinale si raccomanda di considerare gli
effetti della diffusione per taglio di carico ("shear lag") e dell'instabilità locale attra-
verso l'uso di una larghezza efficace, vedere 3.5.
(2) Si raccomanda di determinare normalmente l'area efficace Aeff assumendo una
sezione trasversale soggetta solo agli sforzi dovuti alla compressione assiale NSd.
Per sezioni trasversali non simmetriche il possibile spostamento eN del baricentro
dell'area efficace Aeff rispetto al baricentro della sezione lorda (vedere figura 2.1)
induce un momento addizionale che si raccomanda venga portato in conto nella
verifica della sezione trasversale adoperando l'espressione [2.1].
(3) Si raccomanda di determinare il modulo di resistenza efficace Weff assumendo
una sezione trasversale soggetta solo agli sforzi di flessione dovuti a MSd, vedere
figura 2.2.
(4) Come alternativa ai punti 2.2.2(2) e 2.2.2(3) la sezione trasversale efficace può
essere determinata per lo stato di sforzo dovuto a NSd e MSd agenti simultanea-
mente. Si raccomanda di considerare gli effetti di eN come in (2).
(5) Si raccomanda di calcolare lo sforzo in una flangia usando il modulo di resistenza
elastico della sezione con riferimento al piano medio della flangia.
(6) Il materiale delle flange di travi costituite da diversi tipi di acciaio può avere resi-
stenza allo snervamento ƒyf fino a 2 ƒyw a patto che:
a) l'incremento degli sforzi nelle flange causato dallo snervamento dell'anima
venga portato in conto;
b) ƒyf (piuttosto che ƒyw) venga adoperata nella determinazione dell'area efficace
dell'anima.
(7) L'incremento di deformazione dovuto allo snervamento dell'anima può essere
ignorato nelle travi ibride secondo il punto (6).
figura 2.1 Sezioni trasversali di classe 4 - forza assiale
Legenda
1 Asse baricentrico della sezione trasversale lorda
2 Asse baricentrico della sezione trasversale efficace
3 Zone non efficaci
4 Zona non efficace

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figura 2.2 Sezioni trasversali di classe 4 - momento flettente
Legenda
1 Asse baricentrico
2 Zona non efficace
3 Asse baricentrico della sezione efficace

2.2.3 Metodi di verifica per interazioni composte

2.2.3.1 Interazione tra forza di taglio, momento flettente e forza assiale


(1) Se η3 non è maggiore di 0,5 la resistenza di progetto a momento flettente e forza
assiale non necessita di essere ridotta per effetto della forza di taglio. Se η3 è
maggiore di 0,5 si raccomanda di verificare che l'effetto combinato della flessione
e del taglio nell'anima di una trave a I o scatolare soddisfi la relazione:
M ƒ,Rd 2
η 1 + 1 – --------------
- [ 2η 3 – 1 ] ≤ 1,0 [2.4]
M pl,Rd
dove:
Mƒ,Rd è il momento resistente plastico di una sezione trasversale costituita solo
dalle flange;
Mpl,Rd è il momento resistente plastico della sezione trasversale (indipendente-
mente dalla sua classe di appartenenza).
Per tale verifica η1 può essere calcolato usando le proprietà della sezione trasver-
sale lorda. Si raccomanda inoltre di verificare che le condizioni (2.1) e (2.3) siano
soddisfatte.
(2) Si raccomanda di verificare la condizione di cui al punto (1) in ogni sezione tra-
sversale. Essa non necessita comunque di verifica nelle sezioni distanti dagli ap-
poggi interni meno di hw/2.
(3) Si raccomanda di assumere il momento resistente plastico Mƒ,Rd della sezione tra-
sversale costituita dalle sole flange come il prodotto tra la resistenza allo snerva-
mento di progetto, l'area efficace della flangia più piccola e la distanza fra i bari-
centri delle flange.

UNI ENV 1993-1-5:2001 © UNI Pagina 5


(4) Se risulta applicata una forza assiale NSd, si raccomanda di sostituire Mpl,Rd con il mo-
mento resistente plastico ridotto MN,Rd secondo il punto 5.4.8.1(2) della ENV 1993-1-1 e
di ridurre Mƒ,Rd secondo il punto 4.3.4.(2). Se la forza assiale è tale che l'intera ani-
ma risulta in compressione si raccomanda di seguire il punto 2.2.3.1(5).
(5) Si raccomanda di verificare le flange delle travi con sezione scatolare usando la
(2.4) assumendo Mƒ,Rd = 0 e τEd pari allo sforzo di taglio medio nella flangia, ma
comunque non minore della metà del massimo sforzo di taglio nella flangia. Si
raccomanda inoltre di verificare i pannelli d'anima considerando lo sforzo di taglio
medio nel pannello, con il fattore χw relativo all'instabilità a taglio del pannello de-
terminato secondo il punto 4.3.3, assumendo gli irrigidimenti longitudinali rigidi.

2.2.3.2 Interazione tra forza trasversale, momento flettente e forza assiale


(1) Se la trave è soggetta ad una forza trasversale concentrata in combinazione con
momento flettente e forza assiale, si raccomanda di verificare la resistenza usan-
do le [2.1] e [2.2] e la seguente formula di interazione:
η 2 + 0,8η 1 ≤ 1,4 [2.5]

2.2.4 Verifica degli sforzi per stati limite di servizio e di fatica


(1) Si raccomanda di basare la verifica della sezioni per tensioni allo stato limite di se-
vizio e di fatica sulla sezione trasversale efficace portando in conto lo "shear lag"
elastico. Possono essere trascurati gli effetti dell'instabilità locale.
(2) In caso di stato tensionale biassiale, si raccomanda di determinare lo sforzo effi-
cace σe per la verifica dello snervamento usando la seguente espressione:
2 2 2 0, 5
σ e, Ed = [ σ x, Ed + σ z, Ed – σ x, Ed σ z, Ed + 3τ Ed ] [2.6]
considerando gli sforzi presenti nella (2.6) con il loro segno.
(3) Si raccomanda che lo sforzo efficace σe,Ed soddisfi la relazione:
σ e, Ed ≤ f y ⁄ γ M, ser [2.7]
dove:
γM,ser è il coefficiente parziale di sicurezza per la resistenza allo stato limite di
servizio come specificato nell'Eurocodice relativo.

3 EFFETTI DELLA DIFFUSIONE PER TAGLIO DEL CARICO ("SHEAR LAG") SULLA DI-
STRIBUZIONE DEGLI SFORZI E SULLA RESISTENZA
3.1 Generalità
(1) Lo "shear lag" nelle flange può essere trascurato a patto che risulti b0 < Le/20, do-
ve la larghezza della flangia b0 è assunta pari alla lunghezza della flangia esterna
o a metà della larghezza di un elemento interno e Le è la distanza tra due punti di
nullo del momento flettente, vedere 3.2(2).
(2) Laddove tale limite venga superato si raccomanda di considerare gli effetti dello
"shear lag" nelle flange per la verifica degli stati limite di servizio e di fatica adope-
rando una larghezza efficace calcolata secondo il punto 3.2 ed una distribuzione
di sforzi calcolata secondo il punto 3.3. Per la verifica allo stato limite ultimo può
essere adottata una larghezza efficace valutata secondo il punto 3.5.
(3) Si raccomanda di determinare gli sforzi in regime elastico trasmessi dalla flangia
all'anima per effetto dell'introduzione di carichi locali secondo il punto 3.4. Requi-
siti possono essere ricavati dagli altri Eurocodici.

3.2 Larghezza efficace ai fini della diffusione per taglio del carico ("shear lag") agli stati
limite di servizio e di fatica
(1) Si raccomanda di determinare la larghezza efficace beff legata all'effetto dello
"shear lag" in condizioni elastiche con l'espressione:
b eff = β b 0 [3.1]

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(2) Si raccomanda di ottenere il fattore β che determina la larghezza efficace dal pro-
spetto 3.2 usando valori di κ ottenuti dalla:
κ = α0 b 0 ⁄ Le [3.2]
con:
0,5
α 0 = ( 1 + A sl ⁄ b 0 t )
in cui Asl è l'area di tutti gli irrigidimenti longitudinali compresi nella larghezza b0.
Tutti gli altri simboli sono definiti nella figura 3.2.
(3) Se nessuna campata supera 1,5 volte la lunghezza delle campate adiacenti e
nessuno sbalzo è più lungo della metà della campata adiacente, le lunghezze ef-
ficaci Le possono essere determinate secondo la figura 3.1. In altri casi si racco-
manda che Le sia una stima della distanza tra due punti di nullo contigui del dia-
gramma del momento.
figura 3.1 Lunghezza efficace Le per travi continue e andamento della larghezza efficace

figura 3.2 Definizione della notazione relativa allo "shear lag"

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prospetto 3.2 Fattore β determinante la larghezza efficace

α0 ⋅ b 0 Sezioni da verificare Valori di β


κ = ------------------
Le

≤ 0,02 β = 1,0
(0,02) - 0,70 Zone con momento tendente le fibre 1
inferiori β = β 1 = --------------------2
1 + 6,4κ

Zone con momento tendente le fibre 1


superiori β = β 2 = ----------------------------------------------------------------
1 + 6,0  κ – -------------- + 1,6κ
1 2
 2 500κ
Zone con momento tendente le fibre 1
inferiori β = β 1 = ---------
5,9κ
> 0,70
Zone con momento tendente le fibre 1
superiori β = β 2 = ---------
8,6κ
Tutti i valori di κ Appoggi di estremità β 0 = ( 0,55 + 0,025 ⁄ κ ) β 1 ma con β 0 < β 1

Tutti i valori di κ Sbalzi β = β 2 sugli appoggi , β 0 = 1,0 all'estremità

3.3 Distribuzione degli sforzi in caso di "shear lag"


(1) Si raccomanda che la distribuzione degli sforzi in direzione longitudinale lungo
l'impalcato per effetto dello "shear lag" venga valutata secondo la figura 3.3.
figura 3.3 Distribuzione degli sforzi lungo l'impalcato per effetto dello "shear lag"

β > 0,20 β < 0,20


s2 = 1,25 (β - 0,20) s1 s2 = 0
s (y) = s2 + (s1 - s2) (1 - y/b0)4 s (y) = s1 (1 - y/b1)4

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3.4 Introduzione di carichi nel piano
(1) Si raccomanda che la distribuzione degli sforzi in regime elastico in un impalcato ir-
rigidito o non dovuta all'introduzione localizzata di forze nel piano (vedere figura 3.4)
venga determinata attraverso l'espressione:
σ z,Ed = F Sd ⁄ ( b eff t + A st,0 ) [3.3]
con:
2 0,5
b eff = s e [ 1 + ( z ⁄ s e n ) ]
0,5
n = 0,636 ( 1 + 0,878 A st,1 ⁄ t )

se = l ƒ + 2t ƒ
dove:
Ast,1 è l'area della sezione trasversale lorda degli irrigidimenti per unità di lar-
ghezza, cioè l'area dell'irrigidimento divisa per l'interasse tra gli irrigidi-
menti;
Ast,0 è l'area della sezione trasversale lorda degli irrigidimenti che sono diret-
tamente caricati portando in conto una diffusione dei carichi nel rapporto
1:1 lungo lo spessore della flangia.
figura 3.4 Introduzione dei carichi nel piano
Legenda
1 Irrigidimento
2 Distribuzione di sforzo semplificato
3 Distribuzione di sforzo reale

3.5 Effetti dello "shear lag" allo stato limite ultimo


(1) Si raccomanda che allo stato limite ultimo gli effetti combinati dello "shear lag" e
dell'instabilità locale siano considerati adoperando un'area efficace Aeff data da:
κ
A eff = A c, eff ⋅ β ma con A eff ≥ β A c, eff [3.4]
dove:
Ac,eff è l'area efficace per un flangia compressa nei riguardi dell'instabilità loca-
le valutata secondo il punto 4.2;
β è il fattore determinante la larghezza efficace nei riguardi dello "shear lag"
in regime elastico, valutato secondo il punto 3.2;
κ è il rapporto definito al punto 3.2(2).

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(2) L'espressione [3.4] è anche applicabile alle flange tese, nel qual caso Ac,eff va so-
stituito con l’area lorda della flangia soggetta a trazione.

4 RESISTENZA ALL'INSTABILITÀ LOCALE

4.1 Generalità
(1) Si raccomanda di considerare l'instabilità locale dovuta agli sforzi di compressione
in direzione longitudinale attraverso l'impiego di una sezione trasversale efficace
come esposto al punto 4.2. Tale procedura è applicabile alle sezioni di Classe 4,
secondo la definizione data al punto 5.3.2 della ENV 1993-1-1. Si raccomanda
inoltre di considerare l'effetto combinato dello "shear lag" e dell'instabilità locale
secondo il punto 3.5.
(2) Si raccomanda di considerare l'effetto dell'instabilità locale sulla resistenza all'in-
stabilità globale e all'instabilità flesso-torsionale attraverso i punti 5.5.1.1 e 5.5.2
della ENV 1993-1-1 adoperando le sezioni efficaci derivate qui di seguito.
(3) Si raccomanda di determinare la resistenza dei piatti all'instabilità da taglio secon-
do il punto 4.3.
(4) Si raccomanda di determinare la resistenza alle forze trasversali concentrate se-
condo il punto 4.4.

4.2 Instabilità dei piatti in compressione

4.2.1 Sezione trasversale efficace di sezioni di Classe 4 senza irrigidimenti longitudinali


(1) Si raccomanda di basare la determinazione della sezione trasversale efficace del-
le sezioni di Classe 4 sulle aree efficaci degli elementi compressi e sulla loro po-
sizione all'interno della sezione trasversale efficace.
(2) Si raccomanda di usare i prospetti 4.1 (per elementi interni) e 4.2 (per elementi
esterni) per ottenere le aree efficaci di elementi piatti in compressione. Si racco-
manda inoltre di calcolare l'area efficace di un piatto o della parte compressa di un
piatto con area Ac attraverso l'espressione:
A c,eff = ρ A c [4.1]
dove:
ρ è il fattore di riduzione per l'instabilità locale.
(3) In via approssimata il fattore di riduzione ρ può essere ottenuto nel seguente mo-
do:

quando λ p ≤ 0,673 ρ=1 [4.2]


2
quando λ p > 0,673 ρ = ( λ p – 0,22 ) ⁄ λ p [4.3]
con:
ƒy 0, 5 bp ⁄ t
λ p = ------- = ------------------------
- [4.4]
σ cr 28,4ε k σ
bp è la larghezza appropriata riportata come segue (per le definizioni, vede-
re prospetto 5.3.1 della ENV 1993-1-1);
bw per le anime;
b per elementi interni di flange (escluse le sezioni rettangolari cave);
b - 3·t per le flange delle sezioni rettangolari cave;
c per flange esterne.

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prospetto 4.1 Elementi compressi interni

Distribuzione dello sforzo


Larghezza efficace beff
(compressione positiva)
ψ=1

beff = ρb
be1 = 0,5 beff
be2 = 0,5 beff

1>ψ≥0

beff = ρb
2 b eff
be1 = ------------
5–ψ
be2 = beff - be1

ψ<0

beff = ρbc = ρb / (1 - ψ)
be1 = 0,4 beff
be2 = 0,6 beff

ψ = σ2/σ1 1 1>ψ>0 0 0>ψ>-1 -1 -1>ψ>-2

Fattore di instabilità kσ 4,0 8,2 7,81 7,81 - 6,29 ψ + 9,78 ψ2 23,9 5,98 (1 - ψ2)
------------------------
1,05 + ψ
In alternativa per 1 ≥ ψ ≥ - 1:
16
k σ = ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
0, 5
-
2
[ ( 1 + ψ ) + 0,112 ( 1 + ψ ) ] + ( 1 + ψ )

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prospetto 4.2 Elementi compressi esterni

Distribuzione dello sforzo


Larghezza efficace beff
(compressione positiva)
1>ψ≥0

beff = ρc

ψ<0

beff = ρbc = ρc/(1 - ψ)

ψ = σ2 / σ1 1 0 -1 1≥ψ≥-1
Fattore di instabilità kσ 0,43 0,57 0,85 0,57 - 0,21ψ + 0,07ψ2
1>ψ≥0

beff = ρc

ψ<0

beff = ρbc = ρc/(1 - ψ)

ψ = σ2 / σ1 1 1>ψ>0 0 0 > ψ > -1 -1

Fattore di instabilità kσ 0,43 0,578 1,70 1,7 - 5ψ + 17,1ψ2 23,8


------------------
ψ + 0,34

(b + h)/2 per angolari a lati uguali;


h oppure (b + h)/2 per angolari a lati disuguali;
kσ è il fattore di instabilità corrispondente al rapporto di sforzo ψ desu-
mibile dai prospetti 4.1 o 4.2 a seconda dei casi;
t è lo spessore;
σcr è lo sforzo critico elastico di piastra.

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(4) Per elementi di flange, si raccomanda che il rapporto di sforzo ψ usato nei pro-
spetti 4.1 e 4.2 sia basato sulle proprietà della sezione trasversale lorda, eventual-
mente ridotta secondo 3.5 per lo "shear lag" se necessario.
(5) Per elementi di anime, si raccomanda che il rapporto di sforzo ψ usato nel pro-
spetto 4.1 venga ottenuto usando l'area efficace della flangia compressa e l'area
lorda dell'anima.
(6) Ad eccezione di quanto specificato al punto (7), la snellezza di piastra λp di un ele-
mento può essere sostituita da:

λ p,red = λ p σ com,Ed ⁄ ƒ yd [4.5]


dove:
σcom,Ed è il massimo sforzo di compressione di progetto nell'elemento determina-
to usando le aree efficaci per tutti gli elementi in compressione.
Nota La procedura di cui sopra richiede generalmente un calcolo iterativo in cui ψ viene aggiornato ad ogni fase
sulla base degli sforzi calcolati sulla sezione efficace definita alla fine della fase precedente.
(7) In ogni caso, quando si verifica la resistenza all'instabilità di un elemento seguen-
do la ENV 1993-1-1, si raccomanda di usare sempre la snellezza di piastra λp.

4.2.2 Sezione trasversale efficace di sezioni di Classe 4 con irrigidimenti longitudinali

4.2.2.1 Generalità
(1) Si raccomanda che le proprietà della sezione trasversale efficace di sezioni di
Classe 4 con irrigidimenti longitudinali vengano basate sulle aree efficaci degli
elementi compressi. Se i piatti hanno spessore costante le aree efficaci possono
essere determinate secondo i punti 4.2.2.2, 4.2.2.3, 4.2.2.4 o 4.2.2.5. Il metodo
descritto in 4.2.2.2, 4.2.2.3 e 4.2.2.4 si riferisce alle flange ma può essere adope-
rato in via approssimata anche per le anime. Il metodo in 4.2.2.5 può essere usato
sia per le flange, sia per le anime.
(2) Si raccomanda anche di applicare le regole fornite ai punti 4.2.1(4)-(7).
(3) Allo scopo di considerare l'instabilità locale tra irrigidimenti, si raccomanda di cal-
colare in una prima fase l'area efficace Aeff a partire da un coefficiente di riduzione
ρpan per ciascun pannello d'anima. Si raccomanda poi in una seconda fase di
schematizzare il pannello attraverso una piastra ortotropa equivalente e di calco-
lare per questa il fattore di riduzione ρc dovuto all'instabilità globale dell'intera pia-
stra.

4.2.2.2 Fattori di riduzione per pannelli d'anima


Si raccomanda di ridurre l'area di ciascun pannello fra irrigidimenti o dei pannelli formanti
l'irrigidimento stesso mediante un fattore di riduzione ρpan per considerare eventuali feno-
meni di instabilità locale, dove ρpan è assunto pari al valore di ρ determinato secondo il
punto 4.2.1(3).

4.2.2.3 Piatti con irrigidimenti longitudinali multipli


(1) Si raccomanda di determinare il fattore di riduzione per l'instabilità globale di pia-
stra in accordo con il punto 4.2.2.3(9), cioè mediante interpolazione tra un fattore
di riduzione per l'instabilità di piastra (determinato in base ai punti 4.2.2.3(2)-(4))
ed un fattore di riduzione per l'instabilità di colonna (determinato in base ai punti
4.2.2.3(5)-(8)).
(2) Il carico critico elastico della piastra equivalente è dato da:
σ cr,p = k σ,p σ E [4.6]
dove:
2 2
π Et t 2
σ E = --------------------------------
- = 189 800 --- (in MPa) [4.7]
12 ( 1 – υ ) b
2 2 b

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kσ,p è il coefficiente di instabilità secondo la teoria delle piastre ortotrope da
valutarsi assumendo una spalmatura uniforme degli irrigidimenti lungo la
piastra ed ignorando l'instabilità locale tra gli irrigidimenti. Esso può esse-
re ottenuto da appropriati prospetti che riportano i coefficienti di instabili-
tà, oppure mediante opportuna simulazione numerica secondo quanto ri-
portato nell'appendice A.1.
b, t sono definiti nella figura 4.1.
figura 4.1 Simboli per piastra irrigidita longitudinalmente
Legenda
1 Baricentro dell'irrigidimento
2 Baricentro del piatto irrigidito
3 Pannello d'anima
4 Irrigidimento

(3) La relativa snellezza λp per la piastra equivalente è definita come:

βA ƒy
λρ = -----------
- [4.8]
σ cr, p
con:
A eff
β A = --------
-
A
dove:
A è l'area lorda della parte compressa del piatto irrigidito;
Aeff è l'area efficace della stessa parte del piatto tenendo conto dell'instabilità
locale del pannello d'anima, vedere 4.2.2.2.
(4) Il fattore di riduzione ρ per la piastra equivalente è ottenuto dal punto 4.2.1(3).
(5) Si raccomanda di assumere il carico critico elastico di colonna σcr,c della piastra
equivalente come il carico di instabilità della stessa piastra con gli appoggi lungo
i bordi longitudinali rimossi. In caso di compressione uniforme σcr,c può essere ot-
tenuto dalla formula:
2
π Elx
σ cr,c = --------------
2
- [4.9]
Aa
dove:
Ix è il momento di inerzia dell'area lorda della parte compressa del piatto ir-
rigidito relativamente alla flessione in direzione longitudinale.
(6) Un gradiente di sforzo lungo il piatto può essere considerato attraverso l'uso di
una larghezza efficace. Il punto 5.5.2.4(8) della ENV 1993-2 può essere usato con
γ = 0. L'equazione [4.9] può essere adoperata come approssimazione cautelativa
se esiste un gradiente di sforzo lungo il piatto.
(7) La relativa snellezza di colonna per la piastra λc equivalente è definita come:

βA ƒy
λc = ------------ [4.10]
σ cr,c

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(8) Si raccomanda di calcolare il fattore di riduzione χc dal punto 5.5.1.2(1) della
ENV 1993-1-1 sostituendo α con:
0,09
α e = α 0 + ----------- [4.11]
i ⁄e
con:

I
i = ---x- [4.12]
A
e è la più grande distanza dai rispettivi baricentri della piastra e dell’irrigidi-
mento su un solo lato (o dei baricentri di uno dei rinforzi se presenti da en-
trambi i lati) all’asse neutro della piastra irrigidita;
α0 = 0,34 per irrigidimenti con sezione cava;
= 0,49 per irrigidimenti con sezione aperta.
Nota Il fattore αe tiene conto di una imperfezione (freccia iniziale) pari a a/500.
(9) Si raccomanda di ottenere il fattore di riduzione finale ρc per interpolazione tra χc
e ρ secondo la:
ρ c = ( ρ – χ c )ξ ( 2 – ξ ) + χ c [4.13]
dove:
σ cr, p
ξ = ----------
-–1 [4.14]
σ cr,c
Si raccomanda di non assumere il parametro ξ minore di 0 o maggiore di 1.

4.2.2.4 Area della sezione trasversale efficace


(1) Si raccomanda di assumere l'area efficace delle zone compresse del piatto irrigi-
dito come data da:
A c, eff = ρ c A c [4.15]
in cui Ac è composta dalle aree efficaci di tutti gli irrigidimenti e dei pannelli d'ani-
ma che ricadono interamente o parzialmente nella zona compressa.
(2) Si raccomanda di ottenere l'area Ac dall'espressione:

A c = A sl, eff + ∑ ρ pan b c, pan t [4.16]


c

dove:
Asl,eff è l'area della sezione trasversale efficace di tutti gli irrigidimenti longitudi-
nali calcolata in base al punto 4.2.1(3);
bc,pan è la larghezza della parte compressa di ogni pannello d'anima;
ρpan è il fattore di riduzione per ogni pannello d'anima [vedere punto 4.2.1(3)].
(3) La riduzione di area della parte compressa attraverso ρc può essere assunta co-
me una riduzione uniforme conservando la geometria globale.
(4) Si raccomanda di assumere come area della sezione trasversale efficace della
zona tesa dell'elemento piano irrigidito l'area della sua sezione lorda.
(5) Si raccomanda di calcolare il modulo di resistenza Weff della sezione efficace divi-
dendo il momento di inerzia della sezione trasversale efficace per la distanza del
suo baricentro dal punto medio della flangia.

4.2.2.5 Piatti con uno o due irrigidimenti nella zona compressa


(1) Se il piatto ha solo uno o due irrigidimenti longitudinali la procedura esposta al
punto 4.2.2.3 può essere semplificata sostituendo il carico critico elastico di pia-
stra [punto 4.2.2.3(2)] con il carico critico elastico di una colonna fittizia vincolata
elasticamente dal piatto. Si raccomanda di valutare la sezione trasversale della
colonna fittizia in base ai punti 4.2.2.5(2)-(3). Il carico critico può essere ottenuto

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dall'appendice A.2. Si raccomanda infine di calcolare il carico critico elastico della
colonna dalla [4.9] per la stessa sezione trasversale, ma trascurando il vincolo of-
ferto dall'anima.
(2) Si raccomanda di assumere la sezione lorda della colonna fittizia (per il calcolo di
A e Isl) come l'area lorda Asl dell'irrigidimento e delle parti adiacenti del piatto de-
finite come segue. Se il pannello d'anima è interamente compresso, metà della
larghezza è presa come parte della colonna fittizia. Se sussiste sia compressione
che trazione all'interno del pannello, si raccomanda di assumere un terzo della
parte compressa come parte della colonna fittizia, secondo quanto mostrato nella
figura 4.2.
(3) Si raccomanda di assumere come area efficace della colonna fittizia la sezione
trasversale efficace dell'irrigidimento Asl,eff e le parti adiacenti efficaci del piatto,
vedere figura 4.2. La snellezza degli elementi piani nella colonna fittizia può esse-
re determinata secondo il punto 4.2.1(6), con σcom,Ed calcolata per la sezione tra-
sversale lorda del piatto.
(4) Se ρcƒyd, con ρc calcolato secondo il punto 4.2.2.3(9), è maggiore del valore me-
dio dello sforzo σc,Ed nella colonna fittizia, si raccomanda di non operare ulteriori
riduzioni dell'area efficace della colonna fittizia. In caso contrario la riduzione ope-
rata secondo la [4.15] è sostituita da:
A c, eff = ρ c ƒ yd A c ⁄ σ c,Ed [4.17]
(5) Si raccomanda di applicare la riduzione menzionata al punto (4) solo all'area della
colonna fittizia. Nessuna riduzione è necessaria per le altre parti compresse del
piatto, a parte quella per l'instabilità dei pannelli d'anima.
(6) In alternativa all'impiego dell'area efficace secondo il punto 4.2.2.4, la resistenza
della colonna fittizia può essere determinata secondo il punto 4.2.2.3(5)-(8) al fine
di verificare che ecceda lo sforzo medio σc,Ed. Tale approccio può essere seguito
anche nel caso di irrigidimenti multipli, laddove in via semplificativa l'effetto di vin-
colo offerto dal piatto può essere trascurato. Ciò equivale a considerare la colonna
fittizia libera di instabilizzarsi fuori del piano dell'anima.
figura 4.2 Simboli per piastra con singolo irrigidimento

4.2.2.6 Requisiti per gli irrigidimenti trasversali


(1) Allo scopo di ottenere supporti rigidi per gli irrigidimenti longitudinali, si raccoman-
da che gli irrigidimenti trasversali soddisfino i requisiti precisati qui di seguito.
(2) Si raccomanda di assumere la sezione trasversale dell'irrigidimento includendo
una parte del piatto d'anima beff = 30εt (vedere figura 4.9).
(3) Si raccomanda di considerare l'irrigidimento trasversale come una trave semplice-
mente appoggiata avente una imperfezione iniziale sinusoidale w0 uguale a s/300,
essendo s il più piccolo tra a1, a2 e b (vedere figura 4.3).

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figura 4.3 Irrigidimento trasversale
Legenda
1 Irrigidimento trasversale

(4) Si raccomanda che l'irrigidimento trasversale assorba le forze instabilizzanti tra-


smesse dai pannelli compressi adiacenti, nell'ipotesi che gli irrigidimenti trasver-
sali adiacenti siano rigidi e rettilinei. I pannelli compressi e gli irrigidimenti longitu-
dinali sono considerati semplicemente appoggiati agli irrigidimenti trasversali.
(5) Si raccomanda che entrambi i seguenti criteri siano soddisfatti:
- il massimo sforzo nell'irrigidimento non deve eccedere ƒyd;
- lo spostamento aggiuntivo non deve eccedere il valore b/300.
(6) Si può assumere che entrambi i criteri siano soddisfatti a patto che il momento di
inerzia degli irrigidimenti trasversali Ist sia non minore di:
σ m  b 4 300
I st = ------
- --- 1 + w 0 ---------- u [4.18]
E  π b
con:
σ cr,c N Sd 1 1
σ m = ---------- ---------- ----- + -----
σ cr,p b a 1 a 2
2
π E e max
- ≥ 1,0
u = ----------------------
ƒ yd 300 b
dove:
emax è la distanza tra la fibra estrema ed il baricentro dell'irrigidimento;
NSd è il valore di progetto della più grande forza di compressione dei pan-
nelli adiacenti (da assumersi non minore della metà dell'area com-
pressa efficace del pannello e dei relativi irrigidimenti moltiplicata per
il valore massimo dello sforzo di compressione);
σcr,c, σcr,p sono definiti al punto 4.2.2.3.

4.2.2.7 Requisiti per gli irrigidimenti longitudinali


(1) Allo scopo di evitare l'instabilità torsionale di irrigidimenti aventi sezione trasversa-
le aperta si raccomanda di seguire uno dei seguenti criteri:
IT t 2 I ƒ
---- ≥ 11,0  --- oppure ----T ≥ 5,3 ----y- [4.19]
Ip  b Ip E
dove:
b è la larghezza del piatto fra gli irrigidimenti;
t è lo spessore del piatto fra gli irrigidimenti;
Ip è il momento di inerzia polare del singolo irrigidimento intorno al bordo
collegato al piatto;
IT è la costante torsionale alla St. Venant del singolo irrigidimento.
(2) Le anime possono avere irrigidimenti longitudinali discontinui a patto che questi
non vengano considerati come parti efficaci della sezione trasversale destinata ad
assorbire gli sforzi longitudinali.
(3) Un irrigidimento trapezoidale di grandi dimensioni può essere considerato alla
stregua di due irrigidimenti separati o come un unico irrigidimento posizionato alla
mezzeria dell'irrigidimento stesso.

UNI ENV 1993-1-5:2001 © UNI Pagina 17


4.2.2.8 Irrigidimenti sugli appoggi
(1) Si raccomanda che gli irrigidimenti sugli appoggi siano dimensionati per soppor-
tare la reazione vincolare oltre all'eventuale momento flettente dovuto all'eccentri-
cità del supporto. Se si assume che gli irrigidimenti diano luogo ad un ritegno la-
terale per la flangia superiore, si raccomanda che questi possiedano resistenza e
rigidezza in conformità con le ipotesi fatte nei riguardi dell'instabilità flesso-torsio-
nale.

4.3 Instabilità dei piatti a taglio

4.3.1 Basi
P(1) Piatti aventi bw/t maggiore di 72 ε/η nel caso di anima non irrigidita, o maggiore di
31ε k τ ⁄ η nel caso di anima irrigidita, devono essere verificati nei riguardi dell'in-
stabilità a taglio e devono essere provvisti di irrigidimenti trasversali sugli appoggi.
Per il simbolo η vedere 4.3.3.(1) e per kτ vedere 4.3.3.(3).

4.3.2 Resistenza di progetto


(1) Si raccomanda di considerare l'instabilità a taglio delle anime con o senza irrigidi-
menti, considerando la seguente resistenza di progetto:

V cRd = χ υ ƒ ywd bt ⁄ ( 3 ) [4.20]

χ υ = χ w + χ ƒ ma non maggiore di η [4.21]


in cui χw è il contributo dell'anima e χƒ è il contributo delle flange, determinati ri-
spettivamente secondo i punti 4.3.3 e 4.3.4 e ƒywd = ƒyw/γM1. Per semplicità il con-
tributo delle flange χƒ può essere trascurato.
(2) Si raccomanda che gli irrigidimenti ottemperino ai requisiti di cui al punto 4.3.5 e
che le saldature soddisfino i requisiti precisati al punto 4.3.6.
figura 4.4 Criteri per irrigidimenti di estremità

4.3.3 Contributo dell'anima


(1) Per anime aventi irrigidimenti trasversali solo nei punti di vincolo e per anime
aventi irrigidimenti intermedi trasversali e/o longitudinali, si raccomanda di valuta-
re il contributo dell'anima χw alla resistenza e all'instabilità da taglio mediante il
prospetto 4.3. o la figura 4.5

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prospetto 4.3 Contributo dell'anima χw alla resistenza all'instabilità da taglio

λw Montante di estremità rigido Montante di estremità non rigido


< 0,83/η η η
0,83/η ≤ λw < 1,08 0,83/λw 0,83/λw
≥ 1,08 1,37/(0,7 + λw) 0,83/λw

η = 1,20γM1/γM0 per S 235, S 275 e S 355


η = 1,05γM1/γM0 per S 420 e S 460

(2) Si raccomanda di distinguere:


a) montante di estremità rigido secondo il punto 4.3.5.1. Questo caso è applica-
bile anche a pannelli situati non all'estremità della trave e ai punti di vincolo in-
termedi di travi continue;
b) montante di estremità non rigido secondo il punto 4.3.5.2.
(3) Si raccomanda di determinare il parametro di snellezza λw presente nel prospetto
4.3 e nella figura 4.5 attraverso la relazione:
0,5
λ w = 0,76 ( ƒ yw ⁄ τ cr ) [4.22]
dove τcr è lo sforzo critico di taglio ottenuto dalla formula:
τ cr = k τ σ E [4.23]
in cui si raccomanda di valutare σE secondo il punto 4.2.2.3(2) e kτ secondo i punti
(5) e (6).
(4) Per anime aventi irrigidimenti trasversali solo sui punti di vincolo, il parametro di
snellezza λw può essere calcolato con la relazione:
bw
λ w = ---------------
- [4.24]
86,4 t ε
(5) Per anime aventi irrigidimenti trasversali sui punti di vincolo e irrigidimenti interme-
di trasversali e/o longitudinali, il parametro di snellezza λw può essere calcolato
con la relazione:
bw
λ w = -------------------------- [4.25]
37,4 t ε k τ
in cui kτ è il più piccolo coefficiente di instabilità per il pannello d'anima circondato
da supporti rigidi (flangia o irrigidimenti trasversali).
(6) Si raccomanda di ridurre il momento di inerzia degli irrigidimenti ad 1/3 di quello
effettivo quando si calcola kτ. Possono a tal proposito essere usate le formule per
kτ fornite nell'appendice A.3, che considerano tale riduzione.
Nota Tale riduzione è realmente necessaria solo quando λw > 1,3, mentre gli irrigidimenti potrebbero essere con-
siderati interamente efficaci quando λw < 0,83/η. Considerare tale aspetto conduce ad un calcolo di tipo ite-
rativo.

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figura 4.5 Contributo dell'anima χw alla resistenza all'instabilità da taglio
Legenda
A Montante di estremità rigido
B Montante di estremità non rigido

(7) Nel caso di anime con irrigidimenti longitudinali si raccomanda di assumere il pa-
rametro di snellezza λw non minore di:
b w1
λ w = -----------------------------
- [4.26]
37,4ε t k τ1
dove il coefficiente critico kτ1 si riferisce al più grande subpannello avente lun-
ghezza a e profondità bw1, vedere figura 4.6. L'appendice A.3 può essere usata
con kτst = 0.
figura 4.6 Anima con irrigidimenti trasversali e longitudinali
Legenda
1 Irrigidimento trasversale
2 Irrigidimento longitudinale

4.3.4 Contributo delle flange


(1) Se la resistenza delle flange non è completamente utilizzata nell'assorbire il mo-
mento flettente (Msd < Mƒ,Rd), un contributo χƒ da parte delle flange può essere in-
cluso nella resistenza all'instabilità da taglio. Tale contributo è fornito dalla relazione:
2
b ƒ t ƒ ƒ yf 3 M Sd 2
χ ƒ = ---------------------------- 1 –  -------------- [4.27]
ct h w ƒ yw  M ƒ,Rd

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2
1,6 b ƒ t ƒ ƒ yf
c = 0,25 + --------------------------
2
a [4.28]
t h wƒyw
in cui bƒ e tƒ sono relativi alla flangia più piccola.
(2) Se risulta applicata anche una forza assiale NSd, si raccomanda di ridurre il valore
di Mƒ,Rd di un fattore pari a:
N Sd
1 – ------------------------------------
- [4.29]
( A f1 + A f2 )ƒ yfd
dove:
Af1 e Af2 sono le aree delle flange.

4.3.5 Irrigidimenti

4.3.5.1 Montante di estremità rigido


(1) Si raccomanda che il montante di estremità rigido si comporti come un irrigidi-
mento portante capace di assorbire la reazione all'appoggio della trave ed al tem-
po stesso come una trave corta capace di assorbire gli sforzi membranali agenti
nel piano dell'anima in direzione longitudinale.
(2) Un montante rigido di estremità può comprendere due irrigidimenti trasversali
doppi che danno luogo alle flange di una trave corta di lunghezza hw, la cui anima
è costituita dalla striscia di anima fra gli irrigidimenti [vedere figura 4.4 b)]. In alter-
nativa, un montante di estremità può essere realizzato aggiungendo un profilato
collegato all'estremità del piatto d'anima.
(3) Si raccomanda che ogni irrigidimento o piatto abbia una sezione trasversale con
area pari ad almeno 4hwt 2/e, essendo e > hw la distanza tra gli irrigidimenti, vedere
figura 4.4 b). Nel caso in cui il montante di estremità non venga realizzato con bar-
re piatte il modulo di resistenza della sua sezione deve essere pari ad almeno
4hwt 2 per una flessione intorno ad un asse orizzontale perpendicolare all'anima.
(4) In alternativa l'estremità della trave può essere equipaggiata con un singolo irrigi-
dimento in aggiunta ad un irrigidimento verticale posto sufficientemente vicino
all'appoggio da consentire al subpannello di resistere al massimo valore del taglio
quando progettato con un montante di estremità non rigido.

4.3.5.2 Montante di estremità non rigido


(1) Un montante di estremità non rigido può essere costituito da un singolo irrigidi-
mento come mostrato in figura 4.4 c). Si raccomanda che esso agisca come un ir-
rigidimento portante capace di assorbire la reazione sull'appoggio della trave.

4.3.5.3 Irrigidimenti trasversali intermedi


(1) Si raccomanda di verificare gli irrigidimenti intermedi agenti da supporti rigidi per
i pannelli interni dell'anima sia nei riguardi della resistenza, sia della rigidezza.
(2) Altri irrigidimenti trasversali intermedi possono essere considerati flessibili, essen-
do la loro rigidezza stata considerata nel calcolo di kτ in 4.3.3(4).
(3) Si raccomanda che gli irrigidimenti trasversali agenti come supporti rigidi per i
pannelli d'anima abbiano un momento di inerzia che soddisfa le relazioni:
3 3 2
se a ⁄ h w < 2: I st ≥ 1,5 h w t ⁄ a [4.30]
3
se a ⁄ h w ≥ 2: l st ≥ 0,75 h w t [4.31]
Si raccomanda che la resistenza degli irrigidimenti intermedi rigidi, sia verificata
per una forza assiale uguale a VSd meno χwƒywdhwt/ 3 , calcolata assumendo che
l'irrigidimento in oggetto venga rimosso.

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4.3.5.4 Irrigidimenti longitudinali
(1) Gli irrigidimenti longitudinali possono essere rigidi o flessibili. Si raccomanda in
entrambi i casi di portare in conto la loro rigidezza quando si determina la snellez-
za λw in 4.3.3.
(2) se il valore di λw è governato dal subpannello, allora l'irrigidimento può essere
considerato rigido.
(3) Si raccomanda di verificare la resistenza nei riguardi di sforzi direttamente appli-
cati se gli irrigidimenti sono considerati per resistere a tali sforzi.

4.3.6 Saldature
(1) Le saldature possono essere dimensionate per il valore nominale dello scorrimen-
to da taglio VS/hw se VS non è maggiore di χwƒywdhwt/ 3 . Per valori maggiori si rac-
comanda che la saldatura fra le flange e l'anima sia progettata per uno scorrimen-
to da taglio pari a ηƒywt/ 3 , a meno che lo stato tensionale non venga esaminato
in dettaglio.

4.4 Resistenza delle anime alle forze trasversali

4.4.1 Basi
(1) La resistenza di un'anima irrigidita o non irrigidita alle forze trasversali applicate
attraverso una flangia è fornita in 2.2.1(2) con Leff determinato dalle seguenti re-
gole, applicabili a travi laminate o saldate, a patto che le flange siano tenute in po-
sizione in direzione laterale dalla loro stessa rigidezza o da controventature.
(2) Si raccomanda di distinguere fra tre tipi di applicazione del carico, secondo lo
schema riportato di seguito:
a) Forze applicate attraverso una flangia ed equilibrate da forze di taglio nell'ani-
ma, vedere figura 4.7 a);
b) Forze applicate ad una flangia e trasferite attraverso l'anima direttamente
all'altra flangia, vedere figura 4.7 b);
c) Forze applicate attraverso una flangia vicina ad un estremità non irrigidita, ve-
dere figura 4.7 c).
(3) Per travi a sezione scatolare con anime inclinate si raccomanda di verificare sia
l'anima, sia le flange. Le forze interne da prendere in considerazione sono le com-
ponenti del carico esterno nel piano dell'anima e della flangia rispettivamente.
(4) Si raccomanda, inoltre, di considerare l'effetto delle forze trasversali sulla resisten-
za a flessione dell'elemento, vedere 2.2.3.2.
figura 4.7 Coefficienti di instabilità per differenti tipi di applicazione del carico

2 2
hw hw ss + c
kF = 6 + 2 kF = 3,5 + 2 kF = 2 + 6 ≤6
a a hw

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4.4.2 Lunghezza di supporto rigido
(1) La lunghezza di supporto rigido ss sulla flangia è la distanza sulla quale la forza è
efficacemente distribuita e può essere determinata ipotizzando una diffusione del
carico con pendenza 1:1 all'interno della regione compatta di acciaio, vedere figu-
ra 4.8. Si raccomanda comunque che ss non venga assunto maggiore di hw.
(2) Se vari carichi concentrati sono strettamente ravvicinati, si raccomanda di verifi-
care la resistenza per ogni carico individuale così come per il carico totale con ss
assunto come distanza fra le rette d'azione dei carichi più esterni.
figura 4.8 Lunghezza di supporto rigido

4.4.3 Lunghezza resistente efficace


(1) Si raccomanda di calcolare la lunghezza resistente efficace dalla formula:
L eff = χ F l y [4.32]
con:
0,5
χ F = -------- ≤ 1 [4.33]
λF

l y t w ƒ yw
λF = ------------------ [4.34]
F cr
3
t
F cr = 0,9 k F E -----w- [4.35]
hw
(2) Si raccomanda di calcolare il fattore kF dalla figura 4.7 ed ly dal punto 4.4.4.

4.4.4 Lunghezza caricata efficace


(1) Si raccomanda di calcolare la lunghezza caricata efficace ly adoperando i due pa-
rametri adimensionali m1 e m2 dati da:
ƒ yf b ƒ
m 1 = -------------
- [4.36]
ƒ yw t w

h 2
m 2 = 0,02 -----w- ; se λ F > 0,5 m 2 = 0 [4.37]

Per travi a sezione scatolare, si raccomanda che il termine bƒ nell'equazione
[4.36] venga limitato a 25 tƒ su ogni lato dell'anima.
(2) Per i casi a) e b) nella figura 4.7, si raccomanda che ly venga ottenuto dalla formula:

l y = ss + 2t ƒ[1 + m1 + m2] [4.38]

(3) Per il caso c) si raccomanda che ly venga assunto come il valore più piccolo otte-
nuto dalle equazioni [4.38], [4.40] e [4.41]. Si raccomanda comunque di assumere
ss nella [4.38] pari a zero se la struttura che introduce la forza non segue la pen-
denza della trave, vedere figura 4.8.
2
k E t
l e = -----F- ------- -----w- ≤ s s + c [4.39]
2 f yw h w

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m l eƒ 2
l y = l e + t ƒ ------1- + ------ + m2 [4.40]
2 tƒ

l y = l e + t ƒ m1 + m2 [4.41]

4.4.5 Irrigidimenti trasversali


(1) Se la resistenza di progetto di un'anima non irrigidita è insufficiente, si raccoman-
da di adottare irrigidimenti trasversali. Nel punto della trave in cui si prevede la for-
mazione di una cerniera plastica, si raccomanda di adottare sempre irrigidimenti
se il carico locale relativo η2 calcolato secondo il punto (2.2) è maggiore di 0,5.
(2) Nel verificare la resistenza all'instabilità, la sezione trasversale efficace di un irri-
gidimento può essere assunta come comprendente una larghezza di piatto d'ani-
ma pari a 30εtw, disposti con 15εtw da ogni lato dell'irrigidimento (vedere figura
4.9), a patto che tale misura non ecceda la reale dimensione disponibile.
(3) Si raccomanda di verificare la resistenza all'instabilità fuori dal piano secondo il
punto 5.5.1 della ENV 1993-1-1, adoperando la curva c ed una lunghezza libera di
inflessione non minore di 0,75 hw. Si raccomanda di assumere valori maggiori di l
in condizioni in cui il vincolo di estremità risulti meno efficace.
figura 4.9 Sezione trasversale di irrigidimenti trasversali

(5) Quando l'irrigidimento è posto da un solo lato rispetto all'anima o comunque è di


tipo asimmetrico, si raccomanda di considerare l'eccentricità risultante secondo il
punto 5.5.4 della ENV 1993-1-1.
(6) Oltre alla verifica della resistenza all'instabilità, si raccomanda di verificare anche
la resistenza della sezione trasversale di un irrigidimento portante anche in pros-
simità della flangia caricata. Si raccomanda di limitare la larghezza del piatto
d'anima incluso nella sezione trasversale efficace a ly (vedere punto 4.4.4) e di te-
nere conto della presenza di eventuali aperture nell'irrigidimento.

4.4.6 Instabilità della flangia


(1) Allo scopo di prevenire la possibilità di instabilità della flangia compressa nel pia-
no dell'anima, si raccomanda che il rapporto hw/tw per l'anima soddisfi la seguente
relazione:

h w ⁄ t w ≤ k ( E ⁄ ƒ yf ) A w ⁄ A fc [4.42]
dove:
Aw è l'area dell'anima;
Afc è l'area della flangia compressa.
Si raccomanda di assumere il fattore k come segue:
- Se si utilizza la rotazione plastica k = 0,3
- Se si utilizza il momento resistente plastico k = 0,4
- Se si utilizza il momento resistente elastico k = 0,55
(2) Se l'asse della trave è curvilineo, con la flangia compressa sulla faccia concava, si
raccomanda di verificare il seguente criterio:

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k ( E ⁄ ƒ yf ) A w ⁄ A fc
h w ⁄ t w ≤ ----------------------------------------------- [4.43]
hwE
1 + ------------ -
3 r ƒ yf

in cui r è il raggio di curvatura della flangia compressa.


(3) Se la trave è provvista di irrigidimenti trasversali o longitudinali, il valore limite di
hw/tw può essere incrementato.

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APPENDICE A COEFFICIENTI DI INSTABILITÀ
(informativa)

A.1 Coefficiente di instabilità per piatti con irrigidimenti multipli direttamente caricati
(1) Per piatti irrigiditi con diversi irrigidimenti longitudinali equidistanti i coefficienti di
instabilità di piastra kσ,p possono essere approssimati da:
2 2
2[(1 + α ) + γ ] 0,25
k σ, p = ------------------------------------------
2
- se α < ( 1 + γ ) [A.1]
α (ψ + 1)(1 + δ)

4(1 + 1 + γ ) 0,25
k σ, p = ------------------------------------ se α > ( 1 + γ ) [A.2]
(ψ + 1)(1 + δ)
con
σ2
ψ = ------ > 0
σ1

γ = ---- > 50
Ip
A
δ = ------sl-
Ap
α = a⁄b>1
dove:
Ix è il momento di inerzia dell'intero pannello per flessione nella direzio-
ne longitudinale;
3
bt
Ip è il momento di inerzia del piatto = --------------------------
2
-;
12 ( 1 – υ )
Asl è l'area lorda di tutti gli irrigidimenti longitudinali da soli;
Ap è l'area lorda del piatto = bt ;
σ1 è il massimo sforzo sul bordo;
σ2 è il minimo sforzo sul bordo;
a, b e t sono definiti nella figura 4.1.

A.2 Sforzo critico per l'irrigidimento assunto come una colonna fittizia vincolata dal piatto
(1) In caso di irrigidimento longitudinale singolo posto nella zona compressa ed igno-
rando gli irrigidimenti nella zona tesa, lo sforzo critico elastico di piastra è:
3
1,05 E I slt b
σ cr,p = ---------------- -----------------
- se a ≥ a c [A.3]
A b1b2
2
π E l sl E t ba
3 2
σ cr,p = ---------------
2
- + ----------------------------------------------
2 2
- se a ≤ a c [A.4]
Aa 4π [ 1 – υ ] Ab 21 b 22

2 2 3 0,25
a c = 4,33 [ I slb1 b 2 ⁄ ( t b ) ] [A.5]
dove:
A è l'area lorda della colonna fittizia;
Isl è il momento di inerzia della sezione trasversale lorda della colonna fitti-
zia definita al punto 4.2.2.5(2) intorno ad un asse baricentrico e parallelo
al piano della piastra;
b1, b2 sono le distanze dai bordi longitudinali all'irrigidimento (b1 + b2 = b).

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(2) Nel caso di due irrigidimenti longitudinali, entrambi compressi, si raccomanda di
considerare ogni irrigidimento dapprima separatamente, assumendo l'altro rigido
ed usando la procedura per un singolo irrigidimento. Entrambi gli irrigidimenti van-
no poi considerati in un blocco, con un'area ed un momento di inerzia uguali alla
somma dei rispettivi termini degli irrigidimenti individuali. La posizione dell'irrigidi-
mento somma sarà quella della risultante delle forze assiali agenti sugli irrigidi-
menti. Il carico critico elastico per il piatto è il più piccolo di quelli calcolati per i tre
casi. Nel caso in cui uno degli irrigidimenti risultasse teso, la procedura è cautelativa.

A.3 Coefficiente di instabilità da taglio per pannelli irrigiditi


(1) Per piastre con irrigidimenti trasversali rigidi, con o senza irrigidimenti longitudinali
interposti, il coefficiente di instabilità da taglio kτ è dato da:
2
k τ = 5,34 + 4,00 ( h w ⁄ a ) + k τst quando a ⁄ h w ≥ 1 [A.6]
2
k τ = 4,00 + 5,34 ( h w ⁄ a ) + k τst quando a ⁄ h w < 1 [A.7]
con:
2 3/4
h I sl 2,1 l sl 1/3
k τst = 9 -----w- ----------- ma non minore di -------- ------ [A.8]
a 3
t hw t hw

dove:
a è la distanza fra gli irrigidimenti trasversali (vedi figura 4.6);
Isl è il momento di inerzia dell'irrigidimento longitudinale rispetto all'asse z,
vedere figura 4.6 b). Per anime con due o più irrigidimenti uguali, non ne-
cessariamente equidistanti, Isl è la somma delle rigidezze dei singoli irri-
gidimenti.

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