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Igiene Degli Alimenti: X P NT
Igiene Degli Alimenti: X P NT
Di norma si tende a individuare 3 diverse diluizioni del campione che viene analizzato in più repliche (3 o 5).
Questo perché all’aumentare del numero di repliche il risultato (statistico) diventa più verosimile. Per
individuare le 3 diluizioni ed effettuare le 5 repliche utilizziamo dei contenitori dalle dimensioni opportune.
Nell’es. del lucido si fa riferimento ai coliformi e, per rivelare la loro presenza sii inseriscono nelle provette
le campanule di Duram che raccolgono i gas provenienti dalla fermentazione del lattosio operata dai
coliformi. Oltre a ciò si osserva anche un intorbidimento del brodo di coltura (abbiamo cioè due indizi di
crescita).
A questo punto si esegue la prova conclusiva all’interno di capsule Petri contenti terreno solido (terreno di
Levin, per i coliformi). Tecnica dello strisciamento: una tecnica di isolamento, eseguita con un’ansa. Dopo
24 h a 37 °C dallo striscio di osserva la presenza di colonie tipiche. A questo punto siamo quasi certi di aver
riconosciuto il MO d’interesse. La prova definitiva (ufficiale) è data solo da prove biochimiche e/o
genetiche. Le prove biochimiche consistono nella crescita o non crescita su terreni selettivi, quelle
genetiche consistono in una PCR per il riconoscimento genetico.
10 mL 1 mL 0,1 mL
1° prova (presuntiva) 4 3 3
2° prova (conferma) 3 2 1
3° prova (conclusiva) 3 1 1
negativi 2 4 4
I risultati dell’ultima riga vanno moltiplicati per il volume del campione nella formula di Thomas.
Quindi, 2 ∙ 10 mL; 4 ∙ 1 mL; 4 ∙ 0,1 mL. La somma di questi tre prodotti dà il valore di N.
FORMULA DI THOMAS
P
X=
√ NT
È riferita ad 1 mL (non a 100 come da figura). Se si vuole ottenere il numero di germi per 100 mL bisogna
moltiplicare per 100.
T è il volume totale del campione insemenzato; quindi 5 ∙ 10 mL + 5 ∙ 1 mL+ 5 ∙ 0,1 mL = 55,5 mL.
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Tabella (p. 16 in basso)
Fornisce l’MPN sulla base delle triplette ottenute. Es. 3-1-1 => MPN/100 mL =2, con un limite di confidenza
compreso fra 4 e 0,5. Essa non risponde alle nostre esigenze perché abbiamo usato volumi differenti.
Quindi ne usiamo un’altra.
ISO … CEN …
ISO 9308-1 Escherichia coli (vedi solo per avere un’idea, non è da sapere)
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CONOSCIAMO L’HACCP
Per poter analizzare un alimento bisogna campionarlo e ricercare i MO nelle unità campionarie. Dall’analisi
di questi possiamo definire l’alimento come edibile o non edibile.
L’HACCP è un sistema che tende a individuare i punti critici attraverso i quali è possibile tenere sotto
controllo la contaminazione batterica. Tale sistema non si applica solo agli alimenti, ma a qualsiasi
metodica per la quale è necessario tenere sotto controllo i rischi: ad es. esiste una metodica HACCP per
l’igiene delle piscine. Questo perché le contaminazioni non sono solo di tipo biologico, ma possono essere
anche chimiche e fisiche.
L’HACCP fu messa a punto per la prima volta negli anni ’60 dalla NASA, in occasione dello sbarco sulla Luna.
Dagli USA si è poi rapidamente diffusa prima in Canada poi in Gran Bretagna. In Italia è stata recepita solo
negli anni ’90 ed è stata attuata alle soglie del 2000.
DEFINIZIONI
Punto di controllo semplice (CP) individua la fase critica di un processo.
Punto critico di controllo (CCP) oltre ad individuare la fase critica consente anche di intervenire al fine di
minimizzare l’eventuale contaminazione dell’alimento.
es. nella cottura di carne “alla fiorentina”, il punto critico di controllo (CCP) è il cuore della fetta, che deve
raggiungere una temperatura > 64 °C per qualche secondo. Oppure la temperatura dei frighi => la
conservabilità varia.
Limite critico: è il valore oltre il quale non possiamo più consentire la manipolazione del prodotto o la sua
commercializzazione.
Verifica: possono essere semestrali, annuali, biennali. Dipendono anche dall’acquisto di nuovi macchinari.