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Incipit
« Canto XIX, nel quale sgrida contra li simoniachi in persona di
Simone Mago, che fu al tempo di san Pietro e di santo Paulo, e
contra tutti coloro che simonia seguitano, e qui pone le pene che
sono concedute a coloro che seguitano il sopradetto vizio, e
dinomaci entro papa Niccola de li Orsini di Roma perché seguitò
simonia; e pone de la terza bolgia de l’inferno. »
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)
Vi è una struttura lineare divisa in sequenze. Il canto si svolge in un clima
di sdegno. Nonostante Niccolò III sia sempre presente vede come vero
protagonista Dante. Tema: potere temporale della chiesa. Alla fine tutte
queste idee confluiranno nel De Monarchia. Luogo: pietra livida dove si
aprono pozzi circolari. Qui vi sono i simoniaci a testa in giu'. Da questo pozzo
escono i piedi dell'ultimo dannato i quali sono lambiti dal fuoco. vv. 1-
6:apostrofe vv. 7-30: descrizione terza bolgia e pena vv. 31-87: incontro
con Niccolò III vv. 88-117:invettiva contro Papi simoniaci vv. 118-133: si
parla del passaggio alla bolgia successiva.
Contrapasso
Il contrappasso di questi dannati è abbastanza chiaro: poiché essi
preferirono guardare alle cose terrene piuttosto che a quelle celesti, ora
sono conficcati a testa in giù nel suolo. La santità mancata è sottolineata
anche dai due rimandi che indicano l'uso di tali fosse: per i battesimi e per
punire gli "assassini" (due cose, fra l'altro, collegate la prima alla nascita,
la seconda alla morte). Inoltre, com'essi badarono solo ad 'insaccare'
denaro, nella terra sono ora 'insaccati'.
La presenza di fiammelle sulle piante dei piedi si potrebbe spiegare in
particolare per i papi: al contrario degli apostoli che durante
laPentecoste ricevettero il fuoco dello Spirito Santo sulla testa, essi lo
calpestarono. La pena sarebbe poi stata applicata per analogia anche agli
altri simoniaci, un po' come la pena della pioggia di fuoco ritagliata
sui sodomiti veniva estesa a tutti i violenti contro Dio e natura. La visione
del fuoco e la discesa graduale verso l'abisso sono figure presenti anche in
alcune visioni di religiosi medievali, come Alberico di Settefrati o San Pier
Damiani. Assomiglia sia alla pena degli epicurei (Inf. X: sepolti in tombe
infuocate), sia a quella degli avari in Purgatorio, inchiodati al suolo con la
faccia rivolta verso il basso.