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Incipit
« Canto XV, ove tratta di quello medesimo girone e di quello
medesimo cerchio; e qui sono puniti coloro che fanno forza ne la
deitade, spregiando natura e sua bontade, sì come sono li
soddomiti. »
(Anonimo commentatore dantesco del XIV secolo)
Contrapasso
I dannati sono costretti a camminare continuamente, senza alcuna sosta su
sabbia infuocata e a subire sui loro corpi la violenza provocata dalla pioggia
di fuoco che si abbatte su di loro. La legge del contrappasso è in parte per
analogia e in parte per antitesi. Per analogia in quanto loro subiscono
violenza sui loro corpi così come loro hanno fatto in vita contro i loro simili
e contro la natura; questo tipo di violenza ora la subiscono infatti su tutto
il corpo: a cominciare dalla pianta dei piedi (a causa della sabbia infuocata)
fino al capo (a causa della pioggia di fuoco).
Mentre per antitesi possiamo vedere l'ulteriore pena che i dannati
subiscono ogni volta che si fermano; essi devono rimanere sdraiati per cento
anni. Dante mette in relazione questa sosta e la gloria terrena e dimostra
come questa non sia nulla rispetto all'eternità.