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Giorgio Campanini
Professore f. r. di Storia delle dottrine politiche
nell'Università di Parma
Con questo intervento chiude il Forum sulla «forma partito», aperto il febbraio
scorso. Il Partito Democratico è nato con il voto alle primarie di 3.400.000
cittadini. Evento di portata storica. I cattolici ripensino il proprio ruolo in Italia: la
loro «identità politica» non è più «identità partitica».
Il Forum sulla «forma partito» e il ruolo dei cattolici in Italia ha lasciato sullo sfondo un tema a
nostro avviso centrale: quello della «identità politica» dei cattolici stessi, che è cosa diversa dalla
«identità partitica». Quali siano le differenze fra l'una e l'altra questione, nello specifico contesto
italiano, ce lo fa comprendere la lezione della storia.
Il provincialismo blocca la speranza, perché marcia contro la storia. È l'ora di liberarsi della
categoria del «nemico», che demonizza e criminalizza il forestiero.
«Si tratta di un'invasione dalla quale bisogna difendersi? Oppure i poveri hanno il diritto, appunto
perché poveri, di bussare alle porte delle società benestanti?». È l'interrogativo da cui parte la
riflessione di Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i
migranti e gli itineranti, pubblicata nel numero di luglio-agosto del mensile gesuita
Aggiornamenti Sociali. I problemi dell'accoglienza, i respingimenti e i rimpatri, i fenomeni di
xenofobia e razzismo non sono un caso solo italiano, limitato ai tentativi dei migranti africani di
raggiungere le coste siciliane di Lampedusa, ma riguardano tutto il pianeta, scosso dalle migrazioni
di oltre 200 milioni di vite umane.
Si capisce allora quanto sia necessaria «l'istituzione di un ordinamento giuridico internazionale, che
stabilisca un'effettiva condivisione di responsabilità tra i Paesi di partenza, transito e destinazione»
dei migranti, in modo che «nessuno sia lasciato solo nel gestire le difficili situazioni che
inevitabilmente si creano». E se nessuno vuole negare agli Stati l'autorità di stabilire le modalità di
entrata e permanenza sul proprio territorio, non si può dimenticare che questa sovranità è vincolata
«dalla ratifica dei trattati internazionali e dal rispetto di due principi etici: la tutela della dignità
della persona» e la convinzione che «tutta l'umanità, al di là delle distinzioni etniche, nazionali,
culturali e religiose, formi una comunità senza discriminazioni tra i popoli, che tendono alla
solidarietà reciproca. In sintesi i «diritti umani fondamentali, garanti della dignità della persona,
devono essere pienamente assicurati. Analogamente va detto per i doveri, che tutti devono
assumersi per garantire la reciproca sicurezza, lo sviluppo e la pace».
Abbiamo oltrepassato la soglia del terzo millennio, sono maturi i tempi» perché la diversità sia
apprezzata come ricchezza. «Del resto, si sa, - continua Vegliò - il provincialismo blocca la
speranza, perché marcia contro la storia. Il fenomeno migratorio sta producendo nuove schiavitù
nelle società opulente, spesso senza valori». Diventa allora necessario che istituzioni scolastiche e
ecclesiali lavorino sulla formazione dei giovani, su temi riguardanti, «per esempio, la democrazia, i
diritti umani, la pace, l'ambiente, la cooperazione e la comprensione internazionale, la lotta alla
povertà, il dialogo interreligioso e tutte le questioni connesse allo sviluppo sostenibile». La strada
da battere sembra essere quella della «differenza nella comunione»: differenza che diventa
ricchezza, «purché ci si liberi della categoria del "nemico", che demonizza e criminalizza il
forestiero».