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Spettacoli
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PESARO
CULTURA / SOCIETÀ
«Il giornalismo è migliorato». La lezione di Isgrò al Festival di Urbino
– URBINO –
ARTE, CULTURA, politica e
giornalismo sono stati gli argo-
menti protagonisti dell’inaugura-
zione del Festival del giornalismo
culturale 2018, ieri, nella Bibliote-
ca del Duca di Palazzo Ducale. Al
centro della scena c’era Emilio
Isgrò, artista e scrittore noto per il
suo stile della «cancellatura della
parola», che ha dialogato con il di-
rettore della Galleria Nazionale
delle Marche, Peter Aufreiter,
Lella Mazzoli e Giorgio Zanchi-
ni, condirettori del festival, pre-
sentando il suo libro Autocurricu-
lum.
«PIÙ CHE a un’autobiografia, as-
somiglia alla redazione di un cur-
riculum che si fa quando si cerca
un impiego meno precario di
quello che si ha – ha commentato
–. Ecco, il racconto ha preso que-
sta forma quasi come se fossi anco-
ra alla ricerca di un posto nella vi-
ta. Alla mia età un posto lo devo
avere, ma un uomo senza desideri
non è un uomo e io ancora ne ho».
Isgrò ha raccontato degli incontri
avuti con tanti personaggi e perso-
AUTORE Emilio Isgrò
nalità come lo scrittore urbinate
Paolo Volponi, la cui figlia, Cateri-
na, era presente ieri, e il presiden-
te degli Stati Uniti John F. Ken-
nedy «che ho intervistato quando
facevo anche il giornalista. A pro-
posito di giornalismo, devo dire
che, nonostante oggi se ne parli
tanto male, credo sia migliorato.
Chi lo fa si rende conto che il suo
ruolo sociale è aumentato e che de-
tiene un tesoretto da gestire: le pa-
GIOVEDÌ 25 OTTOBRE 2018
DUE MINUTI
Mario TOZZI
DI STORIA
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www.ilrestodelcarlino.it/pesaro
role dell’informazione. A livello
etico c’è più consapevolezza».
Isgrò ha poi esposto la propria vi-
sione della cultura, di quello rap-
presenta oggi e di che potrà rap-
presentare in futuro. «Dobbiamo
abituarci all’idea che la cultura si
possa fare anche senza soldi. Biso-
gnerà affidarsi alle competenze e
queste nasceranno dalle terre peri-
feriche che si mobilitano per il
mondo principale. Il problema
non è la globalizzazione, ma co-
me si gestisce. Dobbiamo render-
ci conto che davanti abbiamo per-
sone e con queste dobbiamo dialo-
gare». Un discorso che s’intreccia
al suo peculiare modo di fare arte:
«La cancellatura è segno di disa-
gio, ma anche di speranza. Cancel-
lare non è distruggere, ma conser-
vare la parola fino a quando potrà
trasformarsi in dono per parlare
alla gente, non in chiacchiera. Se
la cultura è alimentata da un me-
cenatismo disinteressato funzio-
na perché è abbastanza libera e di-
sinibita da poter porre alla società
quelle domande che altri non po-
trebbero. L’artista è l’elemento
scomodo della società, un bambi-
no utile al progresso sociale».
Nicola Petricca
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