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Stabilità Baldacci PDF
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Stabilit dell'equilibrio*
Fig. 1.
M = Rz p( z )zdz (1)
a
indipendentemente dal fatto che la trave sia deformata. Tutte le distanze sono
calcolate nella configurazione iniziale indeformata; invece, tenendo conto della
deformazione della trave, tutti i bracci di leva risulterebbero alterati dalla deformazione
della trave, come, a rigore, si dovrebbe tenere conto in quanto le caratteristiche di
sollecitazione sono conseguenti all'applicazione dei carichi e quindi si riferiscono alla
configurazione deformata e non a quella iniziale.
Per in questi problemi confondere le due configurazioni, e questo giustificato
dallosservazione che le deformazioni sono molto piccole, infinitesime nelle nostre
usuali ipotesi, incider sulla determinazione delle caratteristiche di sollecitazione in
misura trascurabile.
Nei problemi usuali della Scienza delle Costruzioni normalmente si prescinde
dall'influenza della deformazione nel valutare lo stato di tensione; vi sono per dei casi
in cui il trascurare l'influenza dello stato di deformazione non ha un carattere
puramente quantitativo, bens essenziale ed proprio questa influenza che d
significato al problema. A tale situazione complessa appartengono appunto i problemi
di stabilit ed altri, sui quali non insistiamo nei quali si vuole giudicare il tipo di
equilibrio; in altri termini, oltre a stabilire se il sistema equilibrato o meno, si vuole
valutare anche come equilibrato, e precisamente se l'equilibrio stabile, instabile o
*
Tratto da: R.F. Baldacci, Complementi di Scienza delle Costruzioni, 9, in Problemi di base
delle strutture metalliche, Istituto di Scienza delle Costruzioni, Genova, 1969, Tamburini ed.
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
indifferente.
Per esaminare il lato concettuale del problema ci riferiremo a sistemi ad elasticit
concentrata, in modo da poter svolgere l'analisi necessaria in modo elementare.
MR = K (2)
Fig. 2. Fig. 3.
La trave equilibrata purch la reazione del vincolo sia eguale al carico P. Per
valutare che tipo di configurazione di equilibrio si tratti si deve esaminare cosa accade
in configurazioni variate, ottenute dalla configurazione fondamentale imprimendo una
deformazione che, in questo caso, consiste in una rotazione rigida. Consideriamo
allora una configurazione diversa da quella fondamentale di una quantit finita e
scriviamo l'equilibrio per questa configurazione variata, figura 3.
L'equilibrio alla traslazione verticale non cambiato e si ha ancora:
R=P. (3)
In seguito alla rotazione nasce il momento attivo
M A = P l sen( ) (4)
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
K
P= , (5)
l sen()
e quindi la configurazione variata in equilibrio se P ha il valore dato dallequazione
(5). Per discutere la stabilit dellequilibrio si diagrammi la funzione P(), il cui
andamento si ricava immediatamente, figura 4.
Fig. 4.
Si osserva che il valore PK = K/l il valore del carico per 0, per cui, quando
P<PK il momento reattivo MR sempre maggiore del momento attivo MA. Per un
qualsiasi valore di P compreso tra 0 e K/l, si imponga alla trave una rotazione che la
porti in una configurazione variata diversa da quella iniziale e dalla quale la si rilascia
istantaneamente: la trave ritorna nella posizione iniziale, ovvero, in altri termini, i carichi
P inferiori a PK caratterizzano un equilibrio evidentemente stabile.
Per carichi P superiori a PK accade che, se una qualsiasi perturbazione sposta la
trave dalla posizione verticale, essa continua a ruotare fino a raggiungere un angolo
per cui sinstauri una situazione di equilibrio per MR=MA. Ma queste situazioni,
rappresentate dai punti dell'asse P al di sopra di PK, caratterizzano configurazioni di
equilibrio instabile per la trave diritta, mentre sono di equilibrio stabile per la trave
ruotata.
Per P = PK l'equilibrio poi indifferente, cio sono possibili variazioni infinitesime
dalla posizione diritta nel rispetto dell'equilibrio. Il carico PK che segna, allora, il limite
tra posizioni di equilibrio stabile e configurazioni di equilibrio instabile per la trave
diritta, e prende il nome di carico critico; esso tipico della situazione di indifferenza.
In PK si dice che l'equilibrio si dirama in quanto esiste la possibilit che sussistano
configurazioni diritte instabili e di configurazioni ruotate stabili: il punto PK prende il
nome di punto di biforcazione dellequilibrio.
L'esempio discusso mostra il significato concettuale del carico critico. Se si
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
M A = Pl sen( ) (6)
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
Fig.6.
Fig. 7.
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
S * S1 2 P 1
1* f = 2 * = , (9)
EA EA 2 sen( ) 2 sen( )
essendo S1=1/2 sen lo sforzo normale nei puntoni generato dalla forza verticale
unitaria applicata nella cerniera centrale, S lo sforzo normale prodotto dalla forza P.
In definitiva:
P
f = , (10)
2EA sen 2 ( )
ovvero:
P = 2EA f sen 2 ( ) , (11)
Tracciamo la curva P(): essa avr un andamento del tipo indicato in figura 8.
La relazione (11) non mette in evidenza alcun fenomeno nuovo, in quanto dedotta
partendo dalla configurazione iniziale senza tenere conto dell'influenza della
deformazione nell'analisi dello stato di tensione, cio del fatto che le sollecitazioni nelle
aste variano al variare di .
P
Fig. 8.
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
[l (1 )] 2 = a 2 + (h f )2 , (15)
da cui sviluppando:
1
= 1 l 2 + f 2 2hf , (16)
l
e in definitiva, sostituendo nella (12), si ottiene:
hf
P = 2S sen(~
) = 2S . (17)
l 2 + f 2 2hf
Assumendo per il modello costitutivo assiale un legame elastico lineare del tipo
S = A = EA , (18)
per sostituzione nella (17) si ottiene:
2EA (h f )
P= 1
1
l 2 + f 2 2hf . (19)
l 2
+ f 2hf
2 l
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
Fig. 9.
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Introduzione alla stabilit dellequilibrio
Pk = 2EA sen 3 ~ ( )
k . (22)
Gli esempi discussi hanno notevole importanza per comprendere quale sia
l'essenza dei fenomeni dinstabilit dell'equilibrio elastico nei suoi vari aspetti. Quando
ci si riferisca a strutture ad elasticit diffusa, cio a sistemi elastici continui, ci troviamo
di fronte a difficolt analitiche spesso insormontabili: da un punto di vista concettuale,
per, non esiste differenza alcuna rispetto ai semplici casi sopra esposti.
Si osserva che nelle strutture reali il problema della stabilit dellequilibrio pu
intervenire con un materiale che manifesta una risposta non lineare. Ci si riferisce in
questo caso allinstabilit dellequilibrio in fase elasto-plastica. Per approfondimenti si
faccia riferimento a: A. Brencich, Stabilit dellequilibrio elasto-plastico, Capitolo 5, e
Stabilit delle strutture intelaiate, Capitolo 6 di Analisi non lineare delle Strutture, a
cura di A. Carpinteri, Pitagora, Bologna, 1998.