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la teoria secondo la quale la realt complessa antica come luomo.

La scienza classica si rivolge


sempre pi spesso a quei fenomeni che sono regolari e rappresentabili, cercando di spezzettarli.
Questo il cosiddetto fenomeno del RIDUZIONISMO: questo metodo per riduce appunto al
metodo della riduzione il tutto, facendo s che anche ad altri fenomeni, pi complessi si adatti il
riduzionismo. Dagli anni 70 del novecento si passati a pensare che gli oggetti di studio non siano
pi spezzettabili, ma essi sono dei sistemi, con parti ben definite e a volte ben identificabili. Ma
queste parti non possono essere isolate. Ma capita spesso che le connessioni fra queste parti siano
troppo complesse per essere isolate ed identificate. Questo lesempio di un sistema complesso. La
complessit entrata in ogni ambito delle scienze, sia esse naturali che della societ. La complessit
serve a descrivere la fenomenologia. A volte lapproccio della complessit particolarmente
consigliato anche dove si utilizza lapproccio del riduzionismo. Ogni disciplina per in cui la
complessit stata riconosciuta, ha dato ad essa una definizione che va bene solo per quella
specifica disciplina ed difficilmente adattabile alle altre. Il fenomeno che si osserva la
manifestazione percepita, lesito della dinamica di un sistema complesso. Per sistemi complessi
intendiamo quei sistemi che condividono le seguenti caratteristiche: 1. Hanno relazione diffuse tra
le parti eterogenee che interagiscono entro un determinato spazio; 2. Sono prive di un controllore
che guidi le parti verso un obiettivo prestabilito; 3. Lorganizzazione pi orizzontale che gerarchica;
4. Si adattano di continuo attraverso le singole parti; 5. Le dinamiche non prevedono nessun tipo di
equilibrio, ma in realt ne possono prevedere molti o anche nessuno; 6. Se sottoposti a stimoli
nuovi creano dinamiche nuove e del tutto imprevedibili e incontrollabili. La complessit si afferma
come un nuovo percorso del pensiero scientifico, nel quale non si potr prescindere
dallosservazione dei fatti.

1. i primi elementi della visione complessa dei sistemi

Il termine e il concetto di complessit nello studio dei fenomeni relativamente recente. Prima
della met del 900 questo termine era principalmente contrapposto al termine semplicit, che
indicava appunto la semplicit anche nelle teorie fenomenologiche. La prima apparizione della
teoria della complessit si ha nel 1948 ad opera del matematico Weaver, che pubblica un articolo
sulla rivista American Scientist.il matematico analizza tre fasi delle scienze fisiche: la prima quella
della semplicit in cui si analizzano sistemi con poche variabili; la seconda fase, a cavallo tra xix e xx
secolo che riguarda sistemi con variabili incredibili, numeri elevatissimi; la terza fase riguarda i
sistemi complessi in cui non si cerca di dare pi una spiegazione esaustiva, ma bens si cerca di
rispondere a domande che descrivano il quadro della situazione. Questa la cosiddetta
COMPLESSIT NON ORGANIZZATA. Es. le palle da biliardo sono un ottimo esempio per capire come
si sia evoluta la teoria della complessit: alcune palle possono rendere semplici i calcoli, ma quando
si parla di miliardi palle da biliardo come si fa a calcolare quellimmensit di dati.

2. le origini della teoria dei sistemi dinamici

Il determinismo ha per assunto che identici effetti diano cause identiche, che effetti simili generino
cause simili, che principi di base semplici portino a dinamiche semplici. Assunto valido per i sistemi
lineari, mentre quelli non lineari venivano considerati poco e a volte intesi come lineari. Alla fine del
xix secolo fu Maxwell a stravolgere il determinismo dellepoca, affermando che esistevano sistemi
che avevano delle traiettorie dinamiche e instabili, contrarie al sistema lineare, che esso considerava
dei dogmi metafisici. Esso affermava che nei fatti non esistono delle situazioni identiche, al massimo
simili. Il concetto di caos nella fisica matematica risale al 1898, il suo autore, il matematico francese
Hadamard, esaminando la meccanica celeste, esso diceva che per ogni punto passano traiettorie
limitate e si pu alterare il corso di una traiettoria con il libero arbitrio. Il determinismo quindi
applicato alla meccanica classica non implica determinabilit e prevedibilit. Si scopr come
differenze minime iniziali al punto di partenza determinassero la stabilit o linstabilit dinamica di
un sistema. Poincar a cavallo tra 800 e 900 apr la strada allapproccio qualitativo evidenziando i
limiti dei metodi analitici. La previsione diventa impossibile. Ricordarsi di citare il mitico effetto
farfalla. Sistemi in cui il termine caos ritorna, essi non sono ordinati come si pu pensare, ma bens
sono caotici, soprattutto i sistemi matematici, allinizio degli anni 70 quando questo concetto fu
introdotto. Con lintroduzione di questo concetto non si tratta pi di trasferire un approccio da un
sistema in cui questo aveva funzionato ad uno dove questo potrebbe funzionare, ma di accettare
lesistenza di caratteristiche comuni di sistemi complessi diversi, e di tendere verso un approccio
comune.

3. il panorama aperto della teoria del caos

Natura interdisciplinare della teoria del caos, in quanto essa indaga su vari sistemi.

4. approcci alla complessit

A partire dagli anni 70 del Novecento si avuta una inversione di studi: i sistemi prima venivano
intesi come oggetti, ora invece gli oggetti vengono intesi come sistemi. Lidea che i sistemi anche
appartenenti ad ambiti diversi abbiano degli aspetti in comune stenta a farsi strada nellambito
scientifico. Possiamo definire lapproccio alla complessit come lo studio interdisciplinare dei sistemi
complessi adattivi e dei fenomeni emergenti ad essi associati. Un sistema detto complesso quando
composto da parti semplici che interagiscono fra di loro e nello stesso tempo con lambiente che
contiene il sistema stesso, scambiandosi degli stimoli. La complessit di un sistema in fondo una
propriet della rappresentazione che losservatore da di quel sistema. Il sistema complesso altro
non che la rappresentazione complessa che losservatore ci restituisce. La teoria della complessit
si trova ancora oggi in uno stato iniziale, come si sono trovate tutte le teorie scientifiche nel corso
dei quattro secoli precedenti quando erano appena nate, senza sviluppo teorico formale.

Alcuni studiosi gi nellantichit, filosofi classici affermavano che non serve una legge che regoli il
tutto, in quanto data una quantit di spazio e tempo lorganizzazione inevitabile. Dal caos
allordine. Cartesio affermava, confermando tali teorie, che sono in realt le leggi stesse della natura
a darsi poi un ordine. Il primo a tendere verso levoluzione come cambiamento fu Lamarck che
affermava, dopo aver osservato i molluschi, che levoluzione il processo di adattamento alle
condizioni ambientali. Thompson, matematico e biologo, in un libro affermava che ogni cosa come
, e quindi bisogna studiava, oltre alloggetto in s, anche le cause esterne che avevano permesso
levoluzione e il mutamento. Un sistema che viene lasciato crescere, alla fine tende ad essere
ordinato, e quindi a darsi una organizzazione.

Nel primo ventennio del 900, due economisti della scuola di Vienna iniziarono ad introdurre il
concetto di sistema economico autorganizzato prima ancora che questo fosse famoso. Nello
specifico von Mises si oppose al metodo positivista, che vedeva luomo come solo un oggetto. Esso
sviluppa la teoria secondo cui luomo agisce, non un oggetto inanimato, dando importanza alla
coscienza umana. Lagire delluomo sempre composto di due parti: lagire che egli compie per
perseguire i suoi obiettivi e quelle che compie per ottenere la cooperazione altrui. Secondo von
MIses lordine che si ottiene non intenzionale, ma si produce di pari passi con il perseguimento
degli obiettivi personali. Secondo von Hayek leconomia un sistema che si evolve autonomamente,
e in quanto tale, esso non deve vedere lintervento delle politiche dallesterno. Introduce il termine
CATALLASSI, che indica lordine che si stabilisce quando gli individui perseguono il loro obiettivo. La
CATALLASSI un processo in cui si stabiliscono delle relazioni: ogni individuo persegue i propri
obiettivi partendo dal riconoscere gli obiettivi altrui.

Le teorie che affiancano la complessit dei sistemi, vanno a confrontarsi e scontrarsi con la teoria
del cosiddetto RIDUZIONISMO, che prevede la divisione di ogni parte del sistema e lanalisi in
singola di ognuna di queste parti. A partire dagli anni venti del Novecento si diffonde il concetto di
sistema, dove importanza non viene data alla dinamica di ogni singola parte ma allinterazione che
questa ha con tutte le altre parti del sistema stesso. Un sistema vivente si pu replicare
indipendentemente dalla vita delle sue singole parti. Questo perch i sistemi sono aperti e lasciano
entrare altre parti al loro interno.

Il concetto di autorganizzazione e il secondo principio della termodinamica possono coesistere. Per


il filosofo e sociologo francese Morin la complessit organizzata per livelli, partendo
dallinterpretazione letterale del termine che deriva dal latino, dove questo significa tessuti
insieme. Al terzo livello di questa interpretazione esso mette il principio ricorsivo: i processi reali
sono sia leffetto che la causa di quelleffetto. Gli essere umani in questo modo producono societ,
ma la societ produce essere umani. In questo modo lindividuo nella societ, ma la societ
nellindividuo. Il modo di vedere le cose perfino pi importante del cambiamento delle idee.
Secondo Morin la complessit non la risposta, ma la sfida del mondo moderno. Il problema
moderno RIORGANIZZARE. MEGLIO UNA TESTA BEN FATTA CHE UNA TESTA BEN PIENA.

Colui che introdusse il problema della connessione tra sistemi fu Bateson, considerato da molti uno
dei maggiori pensatori di tutto il Novecento. Bateson affermava che i processi mentali dovevano
essere posti al centro del processo di indagine. Per lui allora lEPISTEMOLOGIA diventa
fondamentale per condurre qualunque tipo di studio, sia nelle scienze naturali che in quelle sociali,
analizzando la mente, nella sua concezione pi ampia, non solo quella umana. Sempre secondo
Bateson nulla pu essere compreso veramente se non partendo dal sistema che lha generato, dai
sistemi che lo contengono e da quelli con cui interagisce. Egli propone una epistemologia evolutiva
e interdisciplinare investigando il tema della comunicazione, indicandola come lo strumento ideale
per intendere la realt. Bateson analizza anche la teoria del doppio legame, dove in un legame dove
intervengono legami affettivi si ha una comunicazione contraddittoria da un soggetto allaltro.
Giunge alla conclusione che le turbe dovute alla schizofrenia originino in realt dalla comunicazione.

Il concetto di AUTOPOIESI viene introdotto da due studiosi cileni, Maturana e Varela. Esso non
altro che losservazione cellulare di un organismo, facendo la divisione tra esseri viventi e non
viventi. Analizzando la cellula arrivano alla conclusione che essa, nonostante le infinite relazioni che
ha, resta sempre s stessa, grazie alla sua capacit di rigenerare i componenti. Lautopoiesi quindi
una serie di processi in cui ogni componente contribuisce alla produzione del s. Il concetto di
autopoiesi stato applicato anche alle scienze sociali: i sistemi sociali hanno dei confini ben definiti
e anche loro si autoriproducono. Il concetto venne introdotto dal sociologo tedesco Luhmann,
anchesso convinto sostenitore della comunicazione unico mezzo per la formazione dei sistemi
sociali. I sistemi sociali a differenza di quelli biologici, che fondano il processo autopoietico sulla vita,
fondano il loro essere autopoietici sulla comunicazione e lo scambio di essa.

5. qualche considerazione epistemologica

La matematica, in quanto scienza empirica, ha la capacit di descrivere molti sistemi, ma in molti


ambiti, questa capacit viene meno, e quindi essa non universale. Differenza tra scienze strutturali
e scienze empiriche: le prime non sono esatte, le seconde, come la matematica, sono delle scienze
esatte. Il primo a spiegare gli stravolgimenti allinterno della scienza fu lamericano Thomas Kuhn:
esso afferma che la scienza non si evoluta in maniera costante e lenta, ma bens ha attraverso dei
momenti di stravolgimento bruschi e molto duri, che lo stesso chiama RIVOLUZIONI. Sempre
secondo Kuhn i paradigmi danno origine alle tradizioni di ricerca scientifica che sono arrivati fino ai
giorni nostri. La scienza che lui stesso chiama normale non cerca di creare nuove teorie, ma bens di
risolvere i problemi insoluti. Introduce il concetto di anomalia, affermando per che il
riconoscimento di essa, e quindi labbandono del paradigma non costituisce necessariamente una
rivoluzione scientifica. Per affermarsi, una nuova linea di pensiero, ha bisogno di entrare in una fase
che Kuhn chiama di competizione. Alla fine di questa fase il paradigma che attrae maggiori seguaci
si stabilizza, ma il paradigma vecchio non viene completamente abbandonato. La scienza evolve
attraverso il mutamento brusco dei paradigmi. La vittoria di un paradigma rispetto ad un altro
dipende molto dallaccettazione che di questo ne ha la comunit scientifica.

6. le reti neurali e la simulazione dei processi mentali

Con lidea dellautorganizzazione si svilupp un interesse particolare attorno a questo concetto, che
attrasse soprattutto la cibernetica. Attorno agli anni 40, con lo sviluppo dei primi sistemi di
computer, due studiosi americani, realizzando, dopo degli studi sullattivit celebrale, delle
macchine che erano in grado di simulare lattivit celebrale. Nel 1949 si diffuse lidea, ancora
attuale, che la conoscenza si rafforza grazie al legame che c fra i neuroni, e non grazie ai neuroni
soli. Le idee proposte da Hebb furono sostanzialmente tre: la prima cosiddetta PLASTICIT
SINAPTICA; la seconda illustra come un gruppo di cellule che si sia raggruppato a seguito di uno
stimolo pu continuare ad esistere anche dopo che lo stimolo sia finito; la terza infine quella
secondo cui ci che conosciamo come pensiero in realt un raggruppamento di neuroni. Secondo
von Neumann i neuroni hanno natura digitale, e singolarmente non sono in grado di svolgere
attivit complesse, ma inviano o non inviano un segnale ai neuroni a cui sono connessi.

Verso la fine degli anni 50 uno studioso americano, Rosenblatt, analizzando la composizione
dellocchio della mosca, cre il cosiddetto PERCEPTRON, considerato la prima rete neurale artificiale,
in grado di riconoscere immagini. Nel 1960 vennero costruiti due sistemi di reti neurali, ADELINE E
MADALINE, che erano per la prima volta in grado di rispondere a degli stimoli complessi: eliminare
leco dalla linea telefonica. In quegli per la ricerca fu strozzata anche per via di una cattiva
reputazione pubblica che le macchine potessero avere delle ripercussioni negative sulluomo e sul
suo lavoro. Si arriv cos fino al 1982 dove, grazie ad HOPFIELD, si cap che bisognava realizzare delle
reti neurali in grado di essere utilizzati in pratica.

7. le capacit cognitive della mente: il dibattito fra connessionismo e computazionismo

8. gli automi cellulari e la simulazione dei sistemi spaziali

La definizione pi immediata che si d di automa cellulare appartiene allo studioso che di pi negli
anni ottanta ha formulato teorie a riguardo, WOLFRAM: gli automi cellulari sono modelli matematici
per i sistemi complessi che contengono un gran numero di componenti elementari e identici,
soggetti a interazioni locali. Il destino di una cella, in un sistema di automi cellulari, dipende dal
destino, e dal contenuto della cella che sta accanto. Von Neumann fu anche il primo, durante la
seconda met degli anni 40, a dichiarare che bisognava adattare gli automi cellulari artificiali a
sequenze come in quelli naturali, come per esempio lesclusione di un problema o di un errore. La
domanda era quindi possibile per un automa riprodurre s stesso?. Il primo vero esempio di
automa cellulare costruito fu proprio un elaboratore che era in grado di costruire infinite copie di s
stesso.

Gli automi cellulari sono caratterizzati essenzialmente da 4 propriet: i. la geometria della matrice
delle celle; ii. lintorno o vicinanza di ogni cella; iii. il numero di stati per cella; iv. la variet delle
regole di transizione.

Gli automi cellulari sono, quindi, un metodo che permette di studiare levoluzione dinamica di un
sistema in un spazio e in un tempo entrambi discreti. La prima applicazione pratica degli automi
cellulari avvenuta nel fenomeno fisico dei gas reticolari. A partire dagli anni settanta gli automi
cellulari sono stati introdotti nelle scienze economiche e nelle scienze sociali per spiegare alcuni
fenomeni socioeconomici. Le applicazioni pi estese si sono avute con lo studio della geografia
economica e sociale in generale, e con lo studio, in particolare, dellevoluzione dei sistemi urbani.

Processi gestiti da automi cellulari che sono serviti anche a spiegare levoluzione dellagricoltura, da
parte di Ammerman e Cavalli-Sforza, che hanno dichiarato che non stata lagricoltura a diffondersi,
ma gli agricoltori stessi, attraverso un processo che chiamano diffusione demica.

9. i sistemi multiagente o sistemi fondati sulle interazioni fra individui autonomi

Verso la fine degli anni ottanta viene per la prima volta utilizzato il termine SWARM che indica
lintelligenza collettiva ispirata al sistema dello sciame (swarm significa infatti sciame). Tale concetto
identifica lintelligenza prodotta un gruppo numeroso di agenti, che altrimenti, presi singolarmente,
avrebbero dei limiti cognitivi abbastanza evidenti. La domanda pi grande che si poneva osservando
lorganizzazione dei sistemi degli insetti, era come questa organizzazione potesse essere applicata a
modelli e sistemi artificiali, come per esempio, quello della robotica. Il comportamento collettivo
che viene osservato nelle colonie di insetti sociali, ma anche di stormi di uccelli o greggi di pecore,
il risultato di semplici interazioni basilari fra individui. Questi ultimi non si rendono conto del lavoro
globale del sistema. Gli scarafaggi per esempio fanno delle scelte legate alla collettivit, o scelte
collettive quando decidono di aggregarsi in gruppo.

C ancora molta indecisione sulla definizione di agente, e di conseguenza dei sistemi multiagente.
Una cosa per condivisa da tutti coloro che si occupano del campo: lautonomia un carattere
distintivo dellagente. Si potrebbe definire agente qualunque sistema che, in un ambiente specifico,
compia unazione autonoma e flessibile, volta alla realizzazione di un determinato obiettivo. Un
agente opportunista ed in grado di prendere iniziative, anche in collaborazione con altri agenti.

10. sistemi complicati e sistemi complessi

I sistemi isolati sono detti sistemi semplici: ci vuol dire che la loro osservazione facilitata rispetto
ad altri sistemi. Di contro, i sistemi che sono pi grandi, formati da pi parti, sono detti sistemi
complessi. Losservazione di questi due tipi di sistemi, anche se diversi fra loro, viene fatta attraverso
il riduzionismo. Ma come si gi visto lapproccio riduzionista non pi sufficiente a spiegare tutti i
fenomeni che riguardano il mondo fisico, includendo in questo non solo le scienze della natura, ma
anche le scienze che si occupano di societ. Cause ed effetti non sono collegabili in modo chiaro e
diretto, immediato. Lo studio dei sistemi complessi permette di comprendere le dinamiche che non
elementari.

Quando un sistema non lineare soggetto allazione di vincoli si allontana dallo stato di equilibrio si
creano varie situazioni di stabilit, chiamate attrattori. Ogni attrattore formato da propriet che si
originano indipendentemente. Levoluzione di un sistema complesso un processo senza fine che
non incompatibile con il carattere deterministico delle leggi descrittive. Ogni elemento del sistema
legato ad un altro attraverso legami che sono mossi da flussi. Esaminare lintensit e la tipologia
del flusso permette di stabilire i legami che tengono quellelemento entro il sistema. A seconda di
come si comportano tali legami possiamo avere tre tipi di sistemi: i. sistema semplice; ii. sistema
complicato; iii. sistema complesso. La differenza fra caso ii e iii che nel secondo il controllo avviene
allinterno del sistema, mentre nel caso ii esso pu avvenire dallesterno. Il caso iii quindi quello in
cui si manifesta concretamente il fenomeno dellautorganizzazione. Nei primi due tipi di sistemi
sono identificabili le singole parti di essi, ed possibile descriverli usando laccezione riduzionista.
Nel caso dei sistemi complessi ci impossibile.

11. la misura della complessit


In letteratura il termine complessit ha avuto una dicotomia di usi: da una parte si usato per
descrivere gli attributi complessi di un sistema complesso; dallaltra come una misura quantitativa,
ovvero un numero, che caratterizza alcuni tipi di sistemi, notoriamente considerati pi complessi di
altri. La misura della complessit per essere considerata buona, deve essere rilevante per molti
aspetti del sistema, ovvero dare informazioni dettagliate sulle caratteristiche del sistema.

La complessit di un sistema dovuta alla sua grandezza. Pi il numero delle singole componenti
di un sistema pi esso complesso. Il numero degli elementi per da solo non sufficiente per
quantificare la complessit di un sistema. Serve prendere in considerazione anche la variet degli
elementi che costituiscono un sistema. C anche molta differenza tra complessit soggettiva, cio
quella intesa da ogni essere diversamente, e quella oggettiva. Per misurare la complessit di un
sistema bisogna anche stabilire il suo scopo e la sua funzione. Visto che lo studio della complessit si
sviluppato prima nelle scienze della natura, esse hanno a disposizione un maggior numero di
strumenti per la misurazione dei sistemi complessi.

Quanto complesso un sistema complesso? Per rispondere a questa domanda necessario


introdurre la teoria di Kolmogorov.

13. i sistemi sociali complessi e le interazioni fra gli individui

Il problema quando si analizza un problema nelle scienze della societ sono le peculiarit del campo
di azione. Nelle scienze sociali, e quindi nei sistemi sociali, a differenza delle scienze della natura
infatti, ci sono gli attori che sono protagonisti del sistema. Vi anche il problema intrinseco dellio
che analizza il modello, esso stesso parte del modello. Il problema pi rilevante nelle scienze della
societ quello di distinguere i singoli fenomeni. I settori delle scienze sociali sono esse stesse
fenomeni sociali. Nelle scienze della societ non sempre si riesce a stabilire un dialogo fra teorie e
osservazioni empiriche. Parisi offre una divisione delle scienze delluomo: i. le scienze in cui le teorie
non sono consolidate come la storia; ii. le scienze con teorie e dati empirici ma con scarso dialogo
fra essi come la sociologia e lantropologia; iii. le scienze in cui i dati empirici sono inconfutabili da
qualsiasi teoria, come la psicologia; iv. le scienze che hanno sia teorie che dati empirici con una
buona comunicazione fra di loro, ma che limitano il quantitativo di dati raccolti, come leconomica o
la linguistica formale. Per la scienza economica i fenomeni che non possono essere studiati con gli
strumenti che si hanno a disposizione non esistono. Interazioni non lineari fra individui in ambito
sociale e/o economico danno origine a fenomeni emergenti ai quali, la teoria economica
neoclassica, non trova spiegazione.

Nelle teorie economiche moderne vale ancora il principio di Hume, che durante il settecento
affermava che la razionalit delluomo fondamentale per fargli compiere azioni che non sono
dettate dalla razionalit ma dal desiderio. luomo razione solo se impiega ogni sua energia per
massimizzare il suo egoistico benessere. Da questo assunto partir Smith per teorizzare la famosa
mano invisibile che guida leconomia. Smith prese spunto, per formulare questa teoria da un
poemetto scritto da un medico, de Mandeville, in cui egli utilizz la metafora dellalveare per
analizzare la societ economica del tempo e le azioni delluomo. Secondo il suo quadro le relazioni
che gli uomini hanno con i loro bisogni e desideri sono pi importanti di quelle che hanno fra essere
umani stessi. Gli uomini quindi, secondo questa accezione sono tutti, fondamentalmente, egoisti.

La dottrina delleconomia neoclassica cerca di dare alla scienza economica una matrice scientifica,
analizzando i suoi fenomeni con assunti teorici come si fa per i sistemi fisici. Questo paradigma
diventato quello ormai globalmente riconosciuto da parte di tutti gli studiosi, anche se nel secondo
dopoguerra si cercato di intraprendere nuovi sentieri di ricerca. In questa teoria il mercato
inteso come lunione delle scelte effettuate dai singoli individui che compongono il sistema. Il
mercato cos quel luogo in cui operano forze cieche e impersonali. Subito dopo la crisi del 29 si
afferm la teoria di Keynes: egli non prevedeva esplicitamente attori individuali n conteneva
dinamiche di sorta. Questo modello era per solamente basato su basi teoriche, e vedeva la
mancanza di alcuni punti fondamentali. Viene introdotto a questo punto il concetto homo
oeconomicus, ovvero luomo che puramente razionale che basa le sue scelte su una personale
egoistica utilit. Esso amorale e aderisce ad un valore sociale solo se intravede il suo personale
tornaconto.

Viene introdotto il concetto di Ottimo di Pareto: nella distribuzione delle risorse economiche non vie
alcuna modifica che permetta di migliorare lo status di benessere di un individuo di quel sistema e
non danneggiarne automaticamente anche almeno un altro. Quindi uno stato paretiano si ha
quando aumenta il benessere di un singolo e diminuisce quello di un altro. La teoria neoclassica ha
formulato due teoremi nel quale si verifica un ottimo paretiano: i. teorema delleconomia del
benessere che prevede il mondo abitato da due tipi di agenti, i primi soggetti egoisti e i secondi
aziende in competizione fra loro ma non sufficientemente grandi da influenzare il prezzo; ii. il
secondo teorema del benessere prevede che se la distribuzione iniziale delle risorse ben definita
un mercato concorrenziale permette di raggiungere uno stato predeterminato., creando cos un
ottimo paretiano.

Successivo allo Ottimo di Pareto si sviluppa lidea dellequilibrio generale grazie ed Arrow e Debreu,
due studiosi che affermavano limpossibilit di realizzazione di un mercato perfetto. Questa teoria
cerca di spiegare il comportamento dellofferta, della domanda e dei prezzi in un intero sistema
economico, composto da pi mercati. La afferma inoltre che in un sistema di mercato i prezzi, le
scelte di produzione e le scelte di consumo siano in stretta correlazione fra di loro.

Famoso il dilemma del prigioniero, secondo cui ci che conveniente per i singoli individui non lo
sia invece per la collettivit. Si crea cos un sistema nel quale gli agenti sarebbero in una condizione
peggiore se avessero agito per la collettivit che non per s stessi: equilibrio stabile.

Linterazione fra gli agenti cambia radicalmente la dinamica dei sistemi socioeconomici. Le scelte
che gli agenti adottano sono il risultato dellanalisi dei dati parziali che essi hanno a disposizione.

14. modelli complessi dei sistemi economici e sociali

Leconomia moderna che si sviluppata nellultimo secolo ha preso come modello quella fisica che
si evoluta da quella classica, ovvero la fisica che si affermata nel corso del Novecento. Gli
economisti classici invece hanno preferito continuare a seguire i dogmi della fisica classica. Ancora
oggi nelleconomia classica c lidea di poter descrivere alcuni fenomeni come se fossero dei
fenomeni che interessano la meccanica razionale o lingegneria meccanica. Le teorie moderne per
conservano qualche assunto delle teorie economiche neoclassiche: lefficienza dei mercati.
Lefficienza dei mercati prevede che linformazione necessaria sia contenuta nel denaro, e che essa
sia disponibile subito per gli attori coinvolti. In un mercato completamente efficiente, cosa solo
teorica, non ci sarebbe bisogno di effettuare trading perch non sarebbe possibile guadagnare.
Forte stata laffermazione di Black secondo cui impossibile che i prezzi di mercato possano
essere stabiliti da risultati di stime tecniche, e questo perch nel mondo reale un numero
considerevole di scambi viene effettuato da attori scarsamente informati. Secondo Black il rumore
esiste quando alcuni agenti sanno qualcosa per certo e altri invece suppongono di sapere qualcosa.
Il prezzo, afferma infine Black, stabilito da rumore, e pi un determinato bene viene scambiato pi
il prezzo di questo difficilmente identificabile. IL MERCATO DEVE AVERE DELLE INEFFICIENZE. Un
esempio palese di come i calcoli matematici possono aiutare in economia, ma non essere
determinanti il crollo della borsa di Wall Street del 1987, quando questo crollo era stato calcolato
ma aveva una percentuale talmente bassa da non essere preso in considerazione. Secondo Veblen
sia ricchi che non ricchi cercano di fare impressione sugli altri soggetti, in quella che egli chiama
ostentazione del consumo di beni costosi e del godimento di agi costosi che danno insieme
origine ad ostentazione di spreco.

A partire dalla fine degli anni 50 si sono riconosciuti i limiti cognitivi della mente umana, grazie a
degli studi di Simon. Ogni essere umano coinvolto in qualche processo, a differenza dellhomo
aeconomicus, elabora la realt in maniera soggettiva. Luomo un costrutto sociale, esso ha una
storia, una cultura che lhomo aeconomicus non in grado di possedere. Perroux afferma che la
realt sociale impregna fortemente la realt economica. Esso definisce lo sviluppo come un modo in
cui si manifesta il rapporto sociale che mette gli individui in reciproco contatto. Perroux indica le
attivit degli imprenditori come delle forme di dominazione sociale. La nascita del concetto di
collettivit porta alla nascita del sistema socioeconomico, in cui non ci sono pi individui-atomo, ma
gruppi di individui che concorrono nella decisione. A questo punto allora, allhomo aeconomicus si
affianca lhomo socialis che tende ad analizzare i sistemi in cui si trova coinvolto con unottica di
risparmio. Esso ha la cosiddetta razionalit socioeconomica. Lhomo aeconomicus un individuo, si
potrebbe dire, che vive in un totale stato di solitudine, egoista alla ricerca della sua personale
soddisfazione. Lhomo socialis a differenza invece inserito in un sistema collettivo, ed esso non pu
esistere o sopravvivere senza la rete sociale dov inserito. Esso ha la capacit di apprendere per
avere alternative di scelta.

Gli studi e gli studiosi di psicologia hanno confermato che gli individui non sono cos avidi come si
tende a credere secondo molte teorie. Un test molto determinante nella contestazione della teoria
della completa razionalit egocentrica il cosiddetto GIOCO DELLULTIMATUM: le regole del gioco
prevedono una somma di denaro assegnata al soggetto A, che dovr darne una parte al soggetto B.
Se B dovesse accettare la transazione sarebbe avvenuta con successo, ma se B, perch considera
non adatta la proposta dovesse rifiutare, allora sia A che B perderebbero tutti i soldi. Gli individui
tendono, nella realt, a cooperare, e questo documentato dal cosiddetto GIOCO DELLA FIDUCIA:
soggetto A viene data una somma, esso pu tenere o trasferire questa somma al soggetto B,
correndo il rischio. Tale somma trasferita a B viene infatti triplicata, e il soggetto B pu decidere di
tenerla o restituirla in parte ad A. Dallanalisi dei risultati si visto come i due soggetti non siano
egoisti fra loro, e la ripartizione della somma iniziale conferita al soggetto A sempre tendente
allequo. Negli ultimi anni si affermata la neuroscienza applicata a diversi ambiti del mondo. Fra
questi leconomica, con la nascita della NEUROECONOMIA: lo studio che cerca di dimostrare la
connessione tra fenomeni biologici e le decisioni che un soggetto prende in campo economico.
Secondo alcuni studiosi per impossibile stabilire una connessione tra la base naturale di un
soggetto e le manifestazioni fenomenologiche, nonostante queste ultime dipendano e siano
influenzate dalla base naturale.

La scoperta nel 1996 da parte di un gruppo di scienziati italiani, con a capo Rizzolatti, dei cosiddetti
neuroni specchio ha permesso di cambiare il modo di intendere le relazioni tra esseri umani. I
neuroni specchio si attivano quando facciamo unazione o la vediamo fare, essi praticamente creano
un ponte fra losservatore e lattore. Il fenomeno dellempatia stato in questo modo riscontrato
anche a livello neuronale e biologico. Questo conferma la tesi secondo cui luomo un essere
relazionale. Hobbes nel 1651 osservava gi che pi facile e conveniente cooperare che non farlo.
Ci si pu aspettare che la mente umana abbia generato una sorta di senso morale universale verso
cui protende quando sottoposta a determinati stimoli. Si pensi al dilemma del vagone in corsa e alla
possibilit di scelta se indirizzarlo su 5 operai o su un singolo individuo ignaro della situazione. In
questo caso molte delle risposte tendono verso luomo singolo, risposta e opzione considerata
giusta moralmente. A questo punto si arrivati a classificare due tipi di sistemi mentali: 1.
pensiero inconscio, dove le operazioni sono tipicamente veloci, automatiche e richiedono uno
sforzo minimo; 2. pensiero conscio, con operazioni lente, deliberate, basate su regole e richiedono
un maggiore sforzo. Le valutazioni morali sono inserite nel nostro sistema biologico, fanno parte di
noi.

La neuroeconomia cerca di spiegare concretamente, e a livello naturale, i processi che portano a


compiere determinate scelte in campo economico, dettati dalleconomia tradizionale. La
neuroeconomia analizza e identifica le strutture neuronali coinvolte nel comportamento economico.
Si possono identificare 4 fasi in questa analisi: 1. scelta del modello formale e individuazione della
decisione che lagente dovrebbe prendere; 2. test del modello formale per vedere se gli agenti
seguono gli standard; 3. identificazione delle aree celebrali coinvolte durante il processo
decisionale; 4. spiegazione di come mai lagente segue o non segue il modello di scelta prestabilito.
Con questa analisi si introduce il concetto di HOMO NEUROECONIMICUS, ovvero quel soggetto che
compie le scelte che fa dettato da motivazioni biologiche neuronali, pi che dalla razionalit.

Un sistema composto solo da homo aeconomcus un sistema non complesso, in quanto privo di
ogni tipo di interazione fra i soggetti. Leconomia del dono e la reciprocit: questi due elementi
tengono insieme gli individui di una societ, e non la ricerca egoistica del massimo profitto
individuale. Polanyi fu il primo a diffondere il concetto di SOCIET DI MERCATO, per indicare
linsieme costituito da la moderna economia di mercato e la nazione-stato.

Qualunque teoria si adotti, bisogna considerare che una decisione compiuta da un agente pu
essere comunque descritta come un processo mentale, attraverso il quale lagente compie una
scelta a partire da una serie di fattori, quali possono essere per esempio il calcolo dellutilit, i propri
desideri, le proprie opinioni e le proprie sensazioni. Bisogna distinguere fra valutazione esterna
della razionalit e valutazione interna dellindividuo. La prima riguarda una regola o una procedura,
la seconda invece riguarda la coerenza fra i desideri, delle opinioni dellagente con le sue azioni e i
suoi piani. Unazione pu essere considerata razionale da un punto di vista esterno e non interno, e
cos anche viceversa. La neuroeconomia ha il compito proprio di spiegare come delle azioni che
possono sembrare irrazionali da un punto di vista esterno, siano invece razionali da un punto di vista
interno. Secondo Davidson lirrazionalit non mancanza di razionalit, ma piuttosto un mal
funzionamento della regione della ragione della mente. Alcune azioni che allapparenza possono
sembrare irrazionali per, possono in realt essere razionali, se chi le effettua abbia delle tesi valide
a supporto di esse (si pensi a chi crede nelle streghe o nellastrologia). Accade anche che un
desiderio o una opinione nella mente di un soggetto possa dare origine a un desiderio o una
opinione nelle mente di un altro, senza andare ad intaccare la razionalit di questultimo. Per questo
motivo Davidson dichiara che bisogna analizzare la mente come divisa in parte, in modo da poter
associare ad ognuna di esse un determinato comportamento o una determinata azione.
Lirrazionalit quindi un modo di funzionare della mente stessa, che genera dal disaccordo fra le
parti che la compongono.

La felicit vera solo se condivisa. Si veramente felici quando si in un buon rapporto con il
mondo, quando si felici nella sfera privata, quella la felicit degli stupidi. Queste affermazioni ci
arrivano direttamente dalla filosofia classica, con le storie che ci sono state lasciate da Erodoto, in
cui diceva che un uomo si pu considerare veramente felice quando avr finito di vivere veramente
felice. Quindi un sistema in cui la fa da padrone lhomo aeconomicus si sviluppa linfelicit, la
solitudine. Qui entra in gioco lECONOMIA RELAZIONALE che rifiuta lidea dellhomo aeconomicus,
sostenendo che il fatto che gli individui abbiano amici, siano in grado di stabilire con essi dei
rapporti tracciati da forze non lineari, questo genera un sistema complesso. Il cosiddetto WELL-
BEING a cui gli esseri umani aspirano, non dettato solo dal proprio essere egoisti, come succede
per lhomo aeconomicus, ma da bisogni di varia natura, fra questi il bisogno relazionale, nei rapporti
con gli altri che sono gratificanti su piano affettivo.
15. osservazioni conclusive

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