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Se il cinema francese esiste per il centinaio di film prodotti allanno chiaro che
solo dieci o dodici meritano di trattenere lattenzione dei critici e dei cinefili, e
dunque quella di questi Cahiers. Questi dieci o dodici film rappresentano quella
che stata con generosit chiamala la tradition de la qualit (tradizione della
qualit), e con le loro ambizioni costringono allammirazione la stampa estera e
difendono due volte allanno i colori della Francia a Cannes e a Venezia, dove, dal
1946, arraffano abbastanza regolarmente medaglie, Leoni doro e gran premi.
Agli inizi del sonoro, il cinema francese era un onesto plagio del cinema
americano. Sotto linfluenza di Scarface creavamo il divertente Il bandito della
Casbah. Fu poi a Prvert che la sceneggiatura francese dovette parte della sua
evoluzione; Il porto delle nebbie rimane il capolavoro della scuola detta del
realismo poetico.
Film di sceneggiatori
Dopo aver tentato la regia girando due cortometraggi dimenticati, Jean Aurenche
si specializzato nelladattamento. Nel 1936 firmava, con Anouilh, i dialoghi di
Vous navez rien dclarer e Les dgourdis de la 11c.
Nello stesso periodo, Pierre Bost pubblicava nella NRF (Nouvelle Revue
Francaise) degli ottimi romanzi brevi.
Aurenche e Bost lavorarono insieme per la prima volta per adattare e creare i
dialoghi di Douce (Evasione), diretto da Claude Autant-Lara.
Oggi nessuno ignora pi che Ausenche e Bost hanno riabilitato ladattamento
rivoluzionando lidea che se ne aveva fino ad allora, e che al vecchio pregiudizio
del rispetto alla lettera del testo hanno sostituito, pare, quello contrario del rispetto
dello spirito, al punto che si arrivati a scrivere questo audace aforisma: Un
adattamento onesto un tradimento (Carlo Rim, Travelling et sex-appeal).
Lequivalenza
La famosa fedelt
Dal 1943 Aurenche e Bost hanno adattato e scritto i dialoghi per: Douce
(Evasione) di Michel Davet, La sinfonia pastorale di Gide, Il diavolo in
corpo di Radiguet, Un recteur lile de Sein (Dio ha bisogno degli uomini)
di Queffelec, Les jeux inconnus (Giochi proibiti) di Franois Boyer, Le bl
en herbe (Quella certa et) di Colette.
Non giudichi.
La maschera strappata
Daccordo, direte
Mi direte che cos racconto anche il libro, e non lo nego. Faccio solo notare che
Gide ha scritto anche La porta stretta, Radiguet II ballo del Conte dOrgel,
Colette La vagabonda, e che nessuno di questi romanzi ha tentato Delannoy o
Autant-Lara.
Vi invito inoltre a notare che le sceneggiature, di cui non ritengo utile parlare qui,
confermano la mia tesi: Le mura di Malapaga, Lamante di una notte, Arriva
fra Cristoforo
Si vede labilit dei promotori della tradition de la qualit nello scegliere solo
soggetti che si prestano ai malintesi su cui si basa tutto il sistema.
Sotto unapparenza di letteratura e quindi naturalmente di qualit viene data al
pubblic la solita dose di bassezze, anticonformismo e facile audacia.
In una sola bobina del film, verso la fine, in meno di dieci minuti si sentono le
parole: prostituta, puttana, baldracca e cazzata. questo il realismo?
Si rimpiange Prvert
Nel constatare luniformit e lomogenea miseria delle sceneggiature di oggi, si
cominciano a rimpiangere le sceneggiature di Prvert. Lui credeva al diavolo,
dunque in Dio, e se la maggior parte dei suoi personaggi erano per suo solo
capriccio oberati di tutti i peccati della creazione, cera sempre posto per una
coppia con cui, novelli Adamo ed Eva, la storia, terminato il film, avrebbe potuto
ricominciare in maniera migliore.
Non ci sono pi che sette o otto sceneggiatori che lavorano regolarmente per il
cinema francese. Ognuno di questi sceneggiatori non ha che una storia da
raccontare e siccome ciascuno aspira al successo dei due grandi, non esagerato
dire che i cento e pi film francesi realizzati ogni anno raccontano la stessa storia:
si tratta sempre di una vittima, di solito un cornuto. (Questo cornuto sarebbe
lunico personaggio simpatico del film se non fosse sempre incredibilmente
grottesco: Blier-Vilbert ecc.). La doppiezza di chi gli sta vicino e lodio che regna
tra i membri della sua famiglia, portano leroe alla rovina; lingiustizia della
vita, e, come colore locale, la cattiveria del mondo (i preti, le portinaie, i vicini, i
passanti, i ricchi, i poveri, i soldati ecc.).
Provate a distrarvi, nelle lunghe serate invernali, cercando titoli di film francesi
che non si adattino a questo quadro e, dato che ci siete, trovate fra questi film
quelli dove nel dialogo non figuri questa frase, o un suo equivalente, pronunciata
dalla coppia pi abietta: Sono sempre loro ad avere i soldi (o la fortuna, o
lamore, o la felicit), ah! per non giusto.
Questa scuola che mira a fare del realismo, lo distrugge sempre nel momento
stesso in cui finalmente lo afferra, preoccupata com di imprigionare gli individui
in un mondo chiuso, barricati da formule, giochi di parole e luoghi comuni, e non
di lasciare che questi individui si mostrino quali sono, sotto ai nostri occhi.
Lartista non pu dominare sempre la sua opera. Qualche volta deve essere Dio,
qualche volta la sua creatura. Conosciamo quel lavoro moderno il cui
protagonista, fisicamente normale quando si leva il sipario, si ritrova alla fine
cul-de-jatte cio senza gambe, la perdita successiva delle sue estremit che
sottolinea i cambiamenti in atto. Strana epoca dove anche il pi mediocre attore
mancato usa il termine kafkiano per qualificare le sue disavventure domestiche.
Questa forma di cinema viene direttamente dalla letteratura moderna,
mezzo-kafkiana, mezzo-bovarysta!
In Francia non si gira pi un film dove gli autori non credano di rifare Madame
Bovary.
Per la prima volta nella letteratura francese, un autore adottava rispetto al suo
soggetto un atteggiamento distaccato, esteriore e il soggetto diventava cos come
linsetto osservato con il microscopio dellentomologo. Ma se, allinizio
dellopera, Flaubert aveva potuto dire: Li trasciner tutti nello stesso fango
perch giusto (frase che gli autori di oggi assumerebbero volentieri come loro
motto), a cose fatte dovette dichiarare: Madame Bovary sono io, e dubito che
questi stessi autori possano riprendere questa frase nei riguardi di se stessi!
Loggetto di queste note limitato allesame di una certa forma di cinema dal solo
punto di vista delle sceneggiature e degli sceneggiatori. Ma credo che convenga
precisare che i registi sono e vogliono essere responsabili delle sceneggiature e dei
dialoghi che illustrano.
Film di sceneggiatori, scrivevo sopra, e non saranno certo Aurenche e Bost che mi
contraddiranno. Quando consegnano la loro sceneggiatura, il film fatto; il regista
, ai loro occhi, il signore che mette le inquadrature e, ahim, vero! Ho parlato
della mania di aggiungere dovunque funerali. Eppure la morte viene sempre elusa
in questi film. Ricordiamoci della splendida morte di Nana o di Emma Bovary in
Renoir; in La pastorale, la morte non che un esercizio dei truccatori e del capo
operatore; paragonate un primo piano di Michle Morgan morta in La pastorale
con uno di Dominique Blanchard in II segreto di Mayerling o di Madeleine
Sologne in Limmortale leggenda: lo stesso viso! Tutto finisce dopo la morte.
Infine voglio citare questa dichiarazione di Delannoy che dedichiamo
perfidamente agli sceneggiatori francesi:
Quando accade che autori di talento, sia per lucro, sia per debolezza, si lascino
andare a scrivere per il cinema, lo fanno con la sensazione di abbassarsi. Cedono
ad un curioso impulso verso la mediocrit, preoccupati come sono di non
compromettere il loro talento, e certi che, per scrivere di cinema, occorra farsi
capire dal basso. (La symphonie pastorale o Lamour du mtter, revue Verger,
novembre 1947).
A ci rispondo: non esatto dire che queste frasi vengono pronunciate dai
personaggi pi abietti. Certo, nei film realistico-psicologici non ci sono che
esseri vili, ma si ritiene tanto smisurata la superiorit degli autori rispetto ai loro
personaggi che quei pochi che, per caso, non sono infami, risultano nella migliore
delle ipotesi grotteschi.
E poi, conosco un piccolo gruppo di uomini in Francia che sarebbero incapaci di
concepire personaggi abietti, che pronunciano frasi abiette. Sono alcuni registi la
cui visione del mondo valida almeno tanto quanto quella di Aurenche e Bost,
Sigurd e Jeanson. Si tratta di Jean Renoir, Robert Bresson, Jean Cocteau, Jacques
Becker, Abel Gance, Max Ophuls, Jacques Tati, Roger Leenhardt; eppure sono
registi francesi e si d il caso curiosa coincidenza che siano degli autori che
spesso scrivono i loro dialoghi e alcuni di loro inventano da soli le storie che
mettono in scena.
Mi si dir anche
Tutti borghesi
Ma i nostri autori, che volevano educare il pubblico, devono capire che lo hanno
forse deviato dal percorso primario per avviarlo sulle strade pi sottili della
psicologia facendolo cos passare nella classe sesta cara a Jouhandeau; e devono
anche capire che non si pu far ripetere eternamente la stessa classe.
Naissance d'une nouvelle avant-garde
Alexandre Astruc
(Orson welles.)
Il est impossible de ne pas voir qu'il est en train de se passer quelque chose dans le
cinma. Nous risquons de devenir aveugles devant cette production courante qui
tire d'un bout de l'anne l'autre ce visage immobile o l'insolite n'a pas sa place.
Or, le cinma aujourd'hui se fait un nouveau visage. A quoi cela se voit-il ? Mais il
suffit de regarder. Il faut tre critique pour ne pas voir cette transformation
tonnante du visage qui s'opre sous nos yeux. Quelles sont les ouvres par o
passe cette beaut nouvelle ? Prcisment celles que la critique a ignores. Ce
n'est pas un hasard si de La Rgle du jeu de Renoir aux films d'Orson Welles en
passant par Les Dames du Bois de Boulogne, tout ce qui dessine les lignes d'un
avenir nouveau chappe une critique qui, de toute faon, elle ne pouvait pas ne
pas chapper.
Mais il est significatif que les ouvres qui chappent aux bnissements de la
critique soient celles sur lesquelles nous sommes quelques-uns tre d'accord.
Nous leur accordons, si vous voulez, un caractre annonciateur. C'est pourquoi je
parle d'avant-garde. Il y a avant-garde chaque fois qu'il arrive quelque chose de
nouveau...
Il faut bien comprendre que le cinma jusqu'ici n'a t qu'un spectacle. Ce qui
tient trs exactement au fait que tous les films sont projets dans des salles. Mais
avec le dveloppement du 16 mm et de la tlvision, le jour n'est pas loin o
chacun aura chez lui des appareils de projection et ira louer chez le libraire du
coin des films crits sur n'importe quel sujet, de n'importe quelle forme, aussi bien
critique littraire, roman, qu'essai sur les mathmatiques, histoire, vulgarisation,
etc. Ds lors il n'est dj plus permis de parler d'un cinma. Il y aura des cinmas
comme il y a aujourd'hui des littratures, car le cinma comme la littrature, avant
d'tre un art particulier, est un langage qui peut exprimer n'importe quel secteur de
la pense.
Cette ide de cinma exprimant la pense n'est peut- tre pas nouvelle. Feyder
disait dj : Je peux faire un film avecL'Esprit des lois. Mais Feyder songeait
une illustration de L'Esprit des lois par l'image comme Eisenstein une
illustration du Capital (ou une imagerie). Nous disons, nous, que le cinma est
en train de trouver une forme o il devient un langage si rigou reux que la pense
pourra s'crire directement sur la pellicule sans mme passer par ces lourdes
associations d'images qui ont fait les dlices du cinma muet. En autres termes,
pour dire que du temps s'est coul il n'est nul besoin de montrer la chute des
feuilles suivie de pommiers en fleur et pour indiquer qu'un hros a envie de faire
l'amour il y a tout de mme d'autres faons de procder que celle qui consiste
montrer une casserole de lait dbordant sur le gaz comme le fait Clouzot
dans Quai des Orfvres.
Ce qui implique, bien entendu, que le scnariste fasse lui-mme ses films. Mieux,
qu'il n'y ait plus de scna ristes, car dans un tel cinma cette distinction de l'auteur
et du ralisateur n'a plus aucun sens. La mise en scne n'est plus un moyen
d'illustrer ou de prsenter une scne, mais une vritable criture. L'auteur crit
avec sa camra comme un crivain crit avec un stylo. Comment dans cet art o
une bande visuelle et sonore se droule dveloppant travers une certaine
anecdote (ou sans anecdote, il importe peu) et dans une certaine forme, une
conception du monde, pourrait-on faire une diffrence entre celui qui a pens cette
ouvre et celui qui l'a crite ? Imagine-t-on un roman de Faulkner crit par
quelqu'un d'autre que Faulkner ? Et Citizen Kane serait-il convenable dans une
autre forme que celle que lui a donne Orson Welles ?
Je sais bien encore une fois que ce terme d'avant-garde fera penser aux films
surralistes et aux films dits a bstraits de l'autre aprs-guerre. Mais cette avant-
garde il est dj une arrire-garde. Elle cherchait crer un domaine propre du
cinma ; nous cherchons au contraire l'entendre et en faire le langage le plus
vaste et le plus transparent qu'il soit. Des problmes comme la traduction des
temps des verbes, comme les liaisons logiques, nous intressent beaucoup plus
que la cration de cet art visuel et statique rv par le surralisme qui d'ailleurs ne
faisait qu'adapter au cinma les recherches de la peinture ou de la posie.
Voil. Il ne s'agit pas d'une cole, ni mme d'un mouvement, peut-tre simplement
d'une tendance. D'une prise de conscience, d'une certaine transformation du
cinma, d'un certain avenir possible, et du dsir que nous avons de hter cet
avenir. Bien entendu, aucune tendance ne peut se manifester sans ouvres. Ces
ouvres viendront, elles verront le jour. Les difficults conomiques et matrielles
du cinma crent ce paradoxe tonnant qu'il est possible de parler de ce qui n'est
pas encore, car si nous savons ce que nous voulons, nous ne savons pas si, quand
et comment nous pourrons le faire. Mais il est impossible que le cinma ne se
dveloppe pas. Cet art ne peut pas vivre les yeux tourns vers le pass, remchant
les souvenirs, les nostalgies d'une poque rvolue. Son visage est dj tourn vers
l'avenir et, au cinma comme ailleurs, il n'y a d'autre souci possible que celui de
l'avenir.