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Contrariamente a quanto avrei voluto fare, i fatti e il modo di narrarli sono il risultato di

un taglia e cuci di realt e fantasia. Avrei preferito attenermi a criteri oggettivi, per
rispetto dei morti e onest nei confronti dei vivi, ma una certa pigrizia d'indole unit a
condizioni pratiche avverse mi hanno impedito d'immergermi nel duro lavoro che
sarebbe stato necessario per portare avanti il mio proposito nella sua forma ideale. Non
me ne abbia nessuno, scrivere un'attivit volontaria da assolversi secondo le proprie
inclinazioni e il proprio senso di responsabilit. In quanto a limiti e imprecisioni ho
svolto un lavoro generoso, ma a mia discolpa posso affermare di non essermi
risparmiato nemmeno una forte dose di consapevolezza.

Si pu parlare di un posto senza conoscerlo. S, probabilmente con tutta una serie di


imprecisioni e distorsioni che causeranno l'ira degli abitanti del luogo, ma si pu fare. E
si pu anche parlare di fatti di cui si conoscono soltanto ricostruzioni parziali e
condizionate. I rischi massimi sono querele per diffamazione e articoli polemici sui
giornali locali, difficilmente, a meno che non si tratti di fatti legati a grossi sistemi
delinquenziali e politici, si potr aspirare a ribalte nazionali. Il danno del parlare senza
cognizione di causa dunque minimo, un rischio che pu essere calcolato, accettato e
utilizzato a proprio vantaggio come eventuale cassa di risonanza.

In poesia nulla stato ancora detto,


non c' il problema dei pittori,
n degli artisti pi recenti che vagano
nel contemporaneo annegando.
Noi poeti si galleggia,
sul mare della storia
mobili e leggeri come sughero,
aspettiamo l'onda grossa,
la corrente di risulta,
tutto ci che stato e che venga il dunque.
Io nemmeno pi scrivo,
covo la poesia come un malato la malattia.
Alla fine si render visibile,
forse con una febbre,
o un'eruzione cutanea,
e non so se basteranno gli antibiotici a guarirmi.

Tempo previsto per l'esecuzione del processo, 3,16 x 10 alla -996 esima secondi.
Un pomeriggio di giugno particolarmente caldo, al ritorno dalla pausa pranzo, Alcide
De Rinomatis, titolare unico dell'ufficio Odonomastica del Municipio della capitale,
venne travolto da una raffica di notizie insolite.
Sullo schermo del terminale, solitamente muto, bippavano messaggi in costante
aggiornamento.
La prima comunicazione gli strapp un sorriso. A quanto riportato da netturbini e vigili
urbani, nelle vie di uno storico quartiere intitolato alle antiche popolazioni barbare e
latine, bande di armati con fattezze e ornamenti riconducibili a tempi remoti, si
combattevano in una battaglia tutti contro tutti, forse per questioni territoriali.
La seconda nota insinu il dubbio. In Piazza della radio, persone distinte e professorali
avevano disputato per tutta la mattina di minimi e massimi sistemi, intrattenendo i
passanti fino a quando la cosa era degenerata in rissa. Tra i fermati per accertamenti un
sedicente Einstein Alberto, un certo Marconi Guglielmo e tale Cardanus Hieronymus,
tutti sprovvisti di documenti d'identit e vestiti, a dir poco, fuori moda.
La terza velina costrinse Alcide a una presa di coscienza. Nei pressi della piramide
Cestia, ignoti segnalavano a pi riprese la presenza di un esercito di cavalieri in armi
capitanato da un severo barbuto che inneggiava in latino contro i turchi.
Il resto delle notizie lo abbatterono con la forza di un maglio.
In tutto il centro, a ogni angolo di strada, predicatori di ogni razza e specie parevano
spuntati come funghi ognuno col suo particolarissimo tono religioso.
Contemporaneamente, per tutta la citt, s'inseguivano avvistamenti di condottieri in
abiti guerreschi, antichi romani, prevalentemente patrizi, presumibili imperatori e
nobiluomini d'ogni foggia venuti dritti dritti dai secoli passati.
Il dubbio che si trattasse di uno scherzo ben congegnato venne meno quando ebbe la
forza di risalire

Tripartizione di Cavour

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