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Fichte
e il primo idealismo
Sansoni
Mauritius_in_libris
Copyright 1975 by G. C. Sansoni S.p.A. - Firenze
FICHTE E IL PRIMO IDEALISMO
1. L'idealismo
Mauritius_in_libris
2 Fichte e il primo idealismo
2. Il principio
3. Il metodo
tit (ma c'erano anche quelli che, come poi far Fichte, lo
articolavano in due diverse formulazioni, di identit e di
contraddizione), era in fondo un indimostrabile, derivato
dalla natura dell'intelletto , la quale non tollera che a
uno stesso soggetto si applichino predicati escludentisi a
vicenda. Sia Wolf che Crusius, notano alcuni recenti stu-
diosi della logica settecentesca, si appoggiavano a una espe-
rienza interiore (W. Rod), a un criterio interiore di
verit (W. Risse): e Fichte parla di un fatto di co-
scienza. Il principio di ragione sufficiente, poi, era il fon-
damento del mondo reale , esattamente quello che il
terzo principio fichtiano, dal quale, come il filosofo dice
espressamente, tutte le altre sintesi sono derivabili. A
scanso di equivoci: non si vuol dire che Fichte sia un epi-
gono della scolastica settecentesca. Si gi detto che la sua
vocazione per la filosofia teoretica, o, come egli la chiama,
speculativa , nata dal contatto col criticismo, e pi
ancora con le discussioni da esso sollevate. Ma sarebbe un
errore dimenticare che, nel suo tentativo di dare una espo-
sizione scientifica della medesima, egli scivolato verso
una architettonica che risente fortemente della tematica pre-
critica. Il che , probabilmente, una delle radici remote del
suo clamoroso recupero di una filosofia dell'Essere, dopo il
1800.
L'indagine filosofica ha per oggetto - dice Fichte nel
1797 - un che di vivente e di attivo, che genera cono-
scenza da e per se stesso, e che il filosofo si limita a osser-
vare [ ... ]. Affare del filosofo mettere l'oggetto dell'inda-
gine in condizione di rendere possibile l'osservazione che
ci si propone; affar suo attendere ai fenomeni, seguirli
e connetterli correttamente: non invece affar suo, bens
dell'oggetto stesso, il modo in cui l'oggetto si manifesta .
Certo, Fichte mantiene ben fermo che l'atto iniziale sem-
pre un atto di libert, e chi non lo compie non vede nulla
di quanto mostrato dalla dottrina della scienza ; ma il
modo di compierlo necessario in quanto fondato
sulla natura dell'intelligenza ; qualcosa di necessa-
rio, che tuttavia si presenta soltanto in e con un'azione
libera .
Il metodo 15
5. L'intersoggettivit
6. La svolta religiosa
della nostra terra, cosl Fichte parla ora di una vita ultra-
terrena che assicuri alla volont sempre nuovi fini. Sono
probabilmente queste le pagine che facevano sorridere
Wilhelm van Humboldt - ma non sarebbe giusto spie-
garle con una sorta di autoindotta esaltazione religiosa.
Quella di Fichte una reinterpret:!zione speculativa della
dottrina ortodossa dell'immortalit, che ne fa qualche cosa
di sostanzialmente diverso; non si consiglia di sacrificare
questa vita a un'altra vita, ma si dilata questa vita al di l
dei limiti che la struttura fisica della terra (e dei 5uoi
abitanti) sembra assegnarle. Del terreno non si nega nulla,
ma nulla di esso posto come definitivo. Il che non privo
di una sua logicit: di un mondo finito, per grande che
sia, si possono sempre toccare i confini, e il cerchio - rap-
presentante il movimento della mente - allora condan-
nato a chiudersi per non riaprirsi mai pi. La nostra
mente, e il nostro stesso essere di soggetti finiti, hanno
bisogno di determinazione per esistere come individui, ma
quando questa determinazione fosse completa la definizione
pi pertinente del soggetto non sarebbe il libero slancio,
ma la rotella di una macchina. Quanto pi a uno dei capi
della catena dell'essere ci si determina, tanto pi all'altro
capo ci deve essere qualche cosa di assolutamente inde-
terminabile (per la mente umana, beninteso); e questo
pensiero, che domin gran parte della sua riflessione, fu
esposto da Fichte in forma particolarmente efficace in una
lettera a Schelling del 31.5.1801: Ogni individuo un
quadrato razionale di una radice irrazionale, che ha sede
nell'insieme del mondo spirituale; e l'intero mondo spiri-
tuale di nuovo il quadrato razionale di quella radice irra-
zionale che identica alla luce immanente, cio a Dio .
7. La seconda filosofia
8. Conclusione
SECONDO TEOREMA
OSSERVAZIONE PRELIMINARE
OSSERVAZIONE PRELIMINARE
DIMOSTRAZIONE
COROLLARI
7. La fede (1800)
Queste pagine sono state redatte nel marzo 1804 per Mme de
Stael la quale, nel suo viaggio attraverso la Germania, aveva
incontrato Fichte e gli aveva chiesto un compendio del suo
pensiero. L'insistenza sulla derivazione di quest'ultimo dallo
spirito (e non dalla lettera) del criticismo ha un significato po-
lemico nei confronti dei pensatori romantici, che preferivano
ormai rifarsi alla tradizione panteistica (G. Bruno e Spinoza)
o mistica (]. Bohme).
(Da Kantstudien, 1914, pp. 151-153).
1. Tutta la filosofia sino a Kant ha - senza eccezione
avuto come proprio oggetto l'essere (l'esistenza oggettiva); suo
compito era di ricondurre all'unit quel molteplice che si
trovava nell'esperienza, e che partecipava dell'esperienza. Nel
dualismo la coscienza, in quanto pensante (anima, spirito, o
come altrimenti la si voglia chiamare) venne trasformata in
essere, e il compito specifico di questo sistema divenne quello
di indicare le connessioni di questi due tipi di essere, quello
corporeo e quello spirituale.
2. Fu soltanto per difetto della necessaria attenzione che, al
riguardo, non ci si accorse come non si dia un essere se non
nella coscienza, n una coscienza che non si rifletta sull'essere,
o vi sia riferita; dal che deriva che oggetto della ricerca filo-
sofica non n l'essere n la coscienza, ma un A il quale, nel
linguaggio, si pu esprimere provvisoriamente solo come esse-
re+ coscienza (ovvero coscienza+ essere), che sia cio l'unit
di entrambi - finora non studiata - prima della loro sepa-
razione nell'empiria. Il primo che fece questa riflessione fu
74 Fichte e il primo Idealismo
mente la Critica - il che del resto egli esige con secche pa-
role - ; 3) e crede che la Critica abbia innalzato le colonne
d'Ercole del pensiero non solo per adesso, ma per tutte le
epoche future - egli ha evidentemente distrutto se stesso, e
Lei non ha altro da fare che prender atto di questo autoanni-
chilimento, e accettarlo ad ogni buon fine. Perch Lei deve
essere convinto (e lo so non solo perch Lei lo ha detto, ma
anche per l'evidenza con cui ne sono convinto) che la filosofia
di Kant ovvero in s nulla e contraddittoria, ovvero dew
sostenere le stesse cose che sostiene la Sua, il dichiarare da
parte di Kant di non avere niente in comune con la Sua filo-
sofia la prova pi evidente che per lui gi venuta la poste-
rit, la quale (come egli stesso disse una volta di Platone) Io
capisce meglio di quanto egli stesso non si sia capito; e poi-
ch ognuno pu dire la sua soltanto nella propria epoca, egli,
che non sa andare al di l dei limiti di essa, ha perduto ogni
diritto di continuare a parlare, ed filosoficamente morto. Ha
tutte le ragioni di non voler ammettere altro che la Critica;
dato per che l'andar oltre la Critica non soltanto possibile,
ma si gi verificato, per cui non pu sussistere alcun dubbio
sulla sua possibilit, ecco che esiste qualcosa che posto del
tutto al di fuori del suo orizzonte, che per lui appartiene gi
alla posterit, e dove egli non ha assolutamente alcun diritto
di parlare.
1. L'idealismo 1
2. Il principio 8
3. Il metodo 11
4. La teoria trascendentale della conoscenza 17
5. L'intersoggettivit 21
6. La svolta religiosa 25
7. La seconda filosofia 31
8. Conclusione 39
Nota biografica 43
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Bibliografia essenziale 45
1. Repertori bibliografici 45
2. Principali edizioni delle opere 45
3. Letteratura su Fichte 46
Testi 48