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capitalista, lutilizzo, da parte nemica, dei quanti di conoscenza partigiana che nelle universit
si producono ma spesso, loro malgrado, finiscono o neutralizzati nelle celle insonorizzate
delledificio del potere, o recuperati alla produzione e riproduzione (in senso soprattutto
autodifensivo) di discorso conservatore, contro-rivoluzionario? A colpi di machete, ci faremo
largo in una foresta di idoli e feticci.
Insomma, come impedire la valorizzazione capitalista, come tirar su gli argini, le barricate,
dellauto-valorizzazione onde non tanto chiamare le cose col proprio nome (che comunque
oltre che analiticamente, politicamente nevralgico), quanto piuttosto avviare ad alludere, a
dar corpo, a dar spazio agli embrioni di conoscenza critica dello stato di cose (presente o
passato) che, spesso al di fuori dei gruppi stessi, germogliano e appaiono?
Cominciamo a fendere aria e idoli a colpi di machete: non si tratta crediamo di raccogliere una
serie di studi, recuperare in cartolerie una grande etichetta, disporla accuratamente e scriverci
sopra contro-saperi. Sarebbe pi che velleitario, proprio demenziale. Vogliamo piuttosto, e
semplicemente, aprire uno spazio cui tanti studenti e studentesse possano far riferimento per
mettere propriamente in discussione, a dibattito, un lavoro che, costruito in forza di un
meccanismo accademico, conserva potenzialmente in nuce un valore altro, un valore di segno
+, da raccogliere nellinsieme fluttuante delle finestre che si aprono, dal basso a sinistra, sul
mondo contemporaneo.
Il Premio Lorusso dunque intanto semplicemente questo: unoccasione per mutare registro
alla discussione attorno alle tesi, per chiamare a raccolta una serie, un ventaglio di studi che
crediamo importanti per noi e soprattutto per la costruzione e larricchimento di una
prospettiva critica sullo stato di cose.
Due indispensabili accorgimenti (onde parare un colpo e insieme una deriva): non pensiamo
alla biblioteca per lautoerotismo dei compagni, che possano autocompiacersi dei propri lavori,
n allopportunit di giustapporre dieci comunicati, articolarli sotto legida di un philosophe e
aspettarsi di essere proclamati novell* Luxembourg o Lenin dal consiglio dei commissari del
popolo. Questo ovviamente, iperboli a parte, non ci esclude dal partecipare (anzi! Tuttaltro!),
lo specifichiamo perch allinterno della nostra discussione bolognese si posto il problema
della definizione della forma premio, e non possiamo ignorare i rischi, le difficolt e le giuste
critiche che questa iniziativa potrebbe portare con s.
Questo tipo di ragionamento e' un grande must della nostra epoca. Si chiama soluzionismo
tecnologico e affonda le sue radici nella credenza secondo cui la tecnica, in questo caso una
tecnologia di sorveglianza e gestione di accesso ad un luogo pubblico, possa rappresentare
una soluzione semplice a dei problemi sociali complessi. A volte basta un click, altre unapp,
altre ancora un tornello. Poco conta che i problemi da affrontare siano profondamente diversi
luno dallaltro. Che si tratti di tossicodipendenza, violenze sessuali o un presunto uso
improprio della biblioteca, la risposta e' una sola. Ovvero un dispositivo che placa la paranoia
securitaria e rafforza lidea che chi si comporta bene e non ha nulla da nascondere, non avra'
alcun problema ad accettare restrizioni alla propria liberta' in nome della propria sicurezza
contro i comportamenti devianti in generale. Secondo questo ragionamento, in presenza dei
tornelli persino uno stupro si sarebbe potuto evitare, come se il possessore di badge, cio lo
studente pagante, fosse un soggetto naturalmente buono. Tutti gli altri, quelli che non
pagano, sono immediatamente identificati come motivo di degrado.
Ab integro nascitur ordo: il regno della tecnica e l'universit neoliberale del rettore
Ubertini, Infoaut, 24 Febbraio 2017