Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
oggi, rimasti senza lavoro per via dei robot, giacciono depressi sul
sof zappando tra la paccottiglia televisiva e sorseggiandosi il
cervello tra volgari piogge di milioni e le telenovela recitate da
attori che non vorrebbero nemmeno al teatrino parrocchiale pi
sgarrupato. Mio nonno invece s che stato luomo del viaggio nel
futuro. Per lui la radio, la televisione, il computer suscitano
ancora stupore e sconcerto, hanno ancora qualcosa di
spaventosamente affascinante. Mio nonno stato luomo che in
un sol balzo ha scavalcato il baratro che divide il mondo antico dal
moderno. Forse per questo continuava a collezionare vecchi
televisori, lavatrici e frigoriferi, tenuti in ammollo alla pioggia e in
attesa di essere consumati dalle intemperie fin quando mor nel 74.
Mio nonno diceva che noi montanari ci siamo scafati meglio di
quelli di pianura, perch quelli di pianura avevano la terra da
coltivare e non trovavano il tempo di studiare. Noi invece non
avendo tante risorse scappavamo, e a spasso per il mondo ci siamo
evoluti e integrati meglio nellera moderna.
Un coltello militare smarrito nel 1952 e ritrovato sul posto nel 1984 dal proprietario.
BALLA LA VECCHIA
"Appena arrivi alla carbonaia, guarda se balla la vecchia! " grid un carbonaio ad un altro. Un suggestivo
termine che per noi "scolarizzati" si traduce in diffrazione da calore. Praticamente quel tremolio che si
manifesta osservando il paesaggio attraverso una fonte di calore, dovuto alla diversa densit tra aria calda e
fredda. Persino una vecchia si metterebbe a ballare, passando nello sfondo di una carbonaia surriscaldata.
Il carbone pronto quando balla la vecchia!
donne alla stazione e dopo sei mesi le rividi alla stazione, c'erano
solo uomini in quel posto. Mi ricordo che una volta alcuni
carbonai fecero un rimprovero a mio fratello, gli dissero: "Come
avete coraggio di portare questa donna qui da sola in mezzo alla
macchia". Mio fratello e gli altri andavano a fare carbone
lontano anche due o tre chilometri dalla casetta dove rimanevo
per cucinare, e l passavano i cacciatori. C'erano in giro
taglialegna, gente che non conoscevo, avevo paura. A volte gli
stessi boscaioli del mio gruppo si buttavano malati per restare
soli con me.
Pastore nellagro pontino malato di malaria. Secondo la testimonianza di Salvatore Colafigli di Lucoli, questo personaggio,
nei ritagli di tempo, costruiva le capanne che venivano commissionate dai pastori e i carbonai che arrivavano dallAbruzzo.
Quando brontola la marina ora di partire con il gregge verso la pianura, mi disse un montanaro con lo sguardo un po' triste perso
allorizzonte, ricordando tempi andati. Di mare neanche lombra, per il brontolio si sentiva e come. Era una specie di tuono
sotterraneo che udii anche altre volte; mi ero spesso domandato cosa fosse. Il montanaro mi spieg che, allapprossimarsi dellinverno,
il mare forma delle gigantesche onde le quali, scontrandosi, producono quellinquietante brontolio e che la spuma, prodotta
nellimpatto, avrebbe generato la neve. Non convinto di quella pittoresca teoria, anche perch il mare distava da noi almeno duecento
chilometri, decisi di attingere a fonti scientifiche pi convincenti. Un geologo mi spieg che si trattava di boati prodotti da fenomeni
tettonici incruenti, dovuti alla sollecitazione delle zolle superficiali causata dallimprovviso ingrossamento delle falde acquifere
sotterranee che producono i boati in questione, talvolta seguiti da microsismi. Peccato! Avremmo preferito la versione tradizionale e
sicuramente pi affascinante e poetica esposta dal montanaro, ma la scienza sempre l a fare il guastafeste.
Le capanne fatte di paglia e munite anche di una cintura di zolle che pastori e carbonai costruivano come rifugio temporaneo.
Nella foto a destra, la tosatura della lana, operata dai pastori abruzzesi nella pianura pontina.
COME SE FA NU SCALO
Ovvero, come si costruisce una lunga scala, secondo una divertente descrizione di un macchiaiolo in dialetto abruzzese.
Se taglia nu paju lungu lungu, p se spacca finu a met battenno c 'na mazza sopre nu cugnu. Se scacchia gliu paju
p na mezza metrata, e se blocca c 'na stecca nghiovata sotto. Nghiovata la stecca se fa nu bbusciu c 'nu verdole e se
'nfila nu pizzucu, p se fa n'atru bbusciu e se 'nfila n'atru pizzucu, se fa n'atru bbusciu n'atru pizzucu. Insomma, 'nu
busciu e 'nu pizzucu, nu bbusciu e nu pizzucu . . .Esso! fattu ju scal.
Una tradizionale scala, da alberi ricavata da un unico tronco spaccato a met. 1998, foto di R. Soldati.
Un taglialegna abruzzese.
LUCOLI'S COWBOY
Brano da una lettera inviata dagli Stati Uniti dAmerica, all'inizio del novecento,
da un emigrante del comune di Lucoli:
Cara mamma e cari fratelli, sono tanto dispiaciuto di non potervi scrivere di sovente,
ma il posto laddove lavoriamo tanto distante dalla posta. Per arrivare alla citt si va col treno e ci abbisogna
dormire dove capita e tornare il giorno dopo. Il bestiame va guardato a occhio. Spesso gli indiani si ubriacano
e vengono qua a dare fastidio. Ieri l'altro, ci hanno sparso il bestiame dappertutto e ci voluta mezza giornata
per radunarlo. (. . .) Dovevate vedere quante vacche e bestie si erano ammassate, mentre aspettavamo che i
padroni ci fecessero un ponte colle barche per passare il fiume.
ABBIAMO INTERVISTATO: