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6. L'ermetismo
L'ermetismo un direzione letterario poetico cui si continuato al simbolismo francese in Italia tra due guerre mondiali.
La caratteristica che il valore espressivo delle parole pi importante di loro significato. I poeti esprimevano la crisi di
valori del '800. La poesia non deve descrivere, ma evocare! Tutti e due i nostri poeti sono rappresentanti dell'ermetismo.
Se ne danno due accezioni differenti: una pi estensiva che, a partire da un celebre saggio del Flora del 1936, associa al
termine in pratica l'intero sviluppo della lirica (con estensione alla critica e alla prosa d'arte, pi che alla narrativa) italiana
da Ungaretti e Montale sino a un gruppo di scrittori fiorentini legati alle riviste Frontespizio e Campo di Marte (Bo,
Bigongiari, Contini, Gatto, Luzi, Macri, Parronchi, Traverso, ecc.); e una pi riduttiva, oggi prevalente, che pur
evidenziando i rapporti tra quei maestri e il gruppo fiorentino ritiene di dover associare il termine solo a quest'ultimo ed
eventualmente a suoi vicini milanesi (legati alla rivista Corrente e facenti capo a Sereni). Si tratta anche in questo caso
in certa misura di problemi di periodizzazione e di classificazione che, una volta posti per dovere di informazione,
possiamo trascurare di analizzare. Basti per ora rilevare che un legame di relativa (comunque non esclusiva) filiazione tra
l'esperienza di Ungaretti e Montale e quella della scuola fiorentina non si pu negare, ma che d'altronde tra quei "padri" e
quei "figli" (peraltro non identici) palesi sono anche le diversit sia ideologiche che formali.
Il ricorso al linguaggio oscuro e difficile di derivazione decadente e simbolista, caratteristico soprattutto del gruppo
fiorentino, come pure alcune tematiche negative come quella dell'assenza e dell'attesa vengono tradizionalmente
interpretati come un dolente rifiuto del fascismo. Tale rifiuto si realizza attraverso una "chiusura" auto introspettiva.
7. Il futurismo
- Il futurismo un movimento culturale e artistico del '900. Inizia con Filippo Tommaso Marinetti e il suo manifesto del
1909. I futuristi rifiutano la tradizione e il conformismo borghese, sono affascinati dalla velocit delle macchine, rischio,
avventura. Il futurismo si serviva di riviste come Lacerba e incontri che si svolgevano nei teatri. Per quanto riguarda la
letteratura futurista, essa propone una nuova poetica, fondata sulla negazione della tradizione, propone la libert di versi,
parole. Si dovrebbero abolire aggettivi, avverbi, punteggiatura e usare segni matematici e musicali.
- In campo letterario, eliminata ogni conseguenzialit logica e psicologica, sostituita alla mediatezza della costruzione
sintattica limmediatezza delirante dellonomatopea, il f. promosse le parole in libert, contagi anche lo stile espressivo
dei manifesti, che restano il risultato pi notevole del movimento, e non rimase senza conseguenze neppure sulloratoria
politica del tempo. Sorto in reazione, oltre che alla letteratura borghese dellOttocento, alla magniloquenza e allestetismo
dannunziani, il f. fu per molti aspetti la metodica radicalizzazione del dannunzianesimo, e la sua involontaria parodia.
Daltra parte limportanza storica del f. va cercata proprio in questo suo attivismo o dinamismo pratico. Le vantate
sintesi e simultaneit liriche futuriste spesso non sono che esperimenti velleitari, e le opere poetiche o drammatiche di
Marinetti e dei suoi seguaci (L. Folgore, P. Buzzi, F. Cangiullo, B. Corra, E. Cavacchioli ecc.) appaiono soffocate da una
retorica che volendo essere antiretorica riesce anche pi fastidiosa.
8. IL CREPUSCOLARISMO
DEFINIZIONE
Il termine poeta crepuscolare fu usato per la prima volta il 10 settembre 1910 quando Giuseppe Antonio Borgese pubblic
sul quotidiano "La Stampa" un articolo, intitolato Poesia crepuscolare, nel quale recensiva tre raccolte poetiche uscite in
quellanno: le Poesie scritte col lapis di Marino Moretti, le Poesie provinciali di Fausto Maria Martini e Sogno e
ironia di Carlo Chiaves. Laggettivo "crepuscolare" alludeva ad una presunta insufficienza della loro poesia, che
chiudeva in tono sbiadito la grande stagione della tradizione ottocentesca, quella dannunziana e pascoliana.
LE CARATTERISTICHE
- La poesia crepuscolare afferma che la vita non unopera da plasmare con il gesto eroico, uno spazio ristretto,
angusto, da superare con larte, da far rivivere attraverso la mediazione della letteratura, cui lesistenza comunica le sue
tonalit, voci basse, gesti quotidiani e sommesse ironie.
- I crepuscolari negano alla poesia ogni ruolo sociale e civile, rifiutano il concetto di poeta vate, promotore del progresso
della storia e considerano la tradizione e il Classicismo, cui si ispirarono in modi diversi Carducci, Pascoli e DAnnunzio,
unesperienza completamente conclusa.
- I poeti sono accomunati da una malinconica inquietudine che nasce dalla totale sfiducia in ogni ideale religioso, politico
e sociale.
- Il silenzio dei crepuscolari se ha un significato non quello di un rifiuto sdegnoso, ma piuttosto di un concreto
appartarsi, fatto pi di rinuncia e anche un po di pigra incomprensione, che di motivato giudizio morale e storico.
I TEMI E GLI AMBIENTI
Il repertorio crepuscolare utilizz, a livello spaziale, i viali solitari, i giardini incolti, le piazze vuote, i giardini polverosi,
le cianfrusaglie delle soffitte, luoghi in cui si celebrava il rito della noia di domeniche sempre uguali e della prosaicit del
quotidiano e dello squallore.
Strettamente legata allambientazione risulta la scelta della tematiche:
- Gli stati danimo privilegiati sono quelli della tradizione decadente, che si traducono nella malinconia, nel rimpianto di
un 800 ormai naufragato, assieme ai miti del progresso e della scienza;
- Stanchezza e solitudine, che porta alla "chiusura" in un mondo provincialmente ristretto sono la traduzione dello
smarrimento decadente;
- Su tutta la produzione crepuscolare aleggia un senso diffuso di morte:
"Sono un fanciullo triste che ha voglia di morire." (Sergio Corazzini)
- La poesia, rifiutata la vita come spettacolo, si riempie delle povere piccole cose di cui fatta lesistenza.
IL PAESAGGIO E LO SPAZIO
- Il paesaggio non pi lintenso luminoso paesaggio di San Martino o quello solare e maestoso di Mezzogiorno alpino di
Carducci, n tanto meno quello silvestre dannunziano de La pioggia nel pineto, in cui lartista si sente immerso
panicamente e al quale partecipa vivendo le suggestive e magiche atmosfere di seduzione della natura;
- il paesaggio crepuscolare si smorza nei toni, nei colori, soffoca la luce, si restringe allinterno di perimetri ben delimitati,
recintati, che solo apparentemente chiudono lorizzonte alluomo e al poeta;
- gli orti delle case, dei conventi, i giardini, i parchi delle ville, i solai, i salotti sono il nuovo spazio entro cui il poeta si
muove e nei quali scopre e ricorda luniverso intorno;
IL LINGUAGGIO
- Sul versante stilistico si verifica un coerente e significativo abbassamento di linguaggio, con conseguente rottura della
continuit con la tradizione classica;
- il lessico comune, quotidiano, umile; la sintassi lineare, senza inversioni, spesso paratattica e comunque
caratterizzata da una cadenza prosastica anche quando ricca di subordinate;
- la metrica registra, rispetto ai maestri del passato recente, una netta discesa culturale che ha certo contribuito alla fortuna
del verso libero in Italia. I versi sono spesso ipometri, cio mancanti di una sillaba, gli accenti non sono sempre regolari,
le rime talvolta imperfette e spesso facili.
10. LA DOMINANTE FIGURA FEMMINILE PER MONTALE si scioglie in immagini diverse MOSCA = reale,
concreta, con cui vive; VOLPE = mondana (svjetovna?), sensuale; CLIZIA = lontana, porta salvezza
- La poesia di Montale si rivolge spesso a un tu femminile in cui lautore cerca unalternativa radicale allinferno della
storia e alla prigione dellesistenza quotidiana. Non si d, per, la possibilit di un rapporto reale con la donna; perci
essa non mai descritta fisicamente, tranne in alcuni particolari simbolici, lo sguardo, i capelli, il passo. La donna infatti
soggetta a una sublimazione che lallontana dalla realt storica e la trasforma in una creatura inafferrabile, che appare,
scompare e riappare in barlumi di luce.
- Montale recupera in questo il modello stilnovistico e dantesco della donna-angelo, portatrice di salvezza, e la salvezza
possibile solo come fuga dal mondo della storia; perci la donna deve rappresentare una dimensione diversa, quella
della morte (Arletta), della religione (Clizia), oppure del mondo istintivo e biologico degli animali (Volpe e Mosca).