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Marco Valenti
Introduzione: I1 problema
Il panorama delle informazioni sulla ceramica comune in Toscana tra et tardoantica ed alto
medioevo estremamente limitato; non vengono infatti pubblicati rinvenimenti corredati da chiare
ed estese presentazioni della cultura materiale.
Cronologie di ricognizione e di scavo trovano fondamento quasi rigoroso solo sugli indicatori noti
(le ultime sigillate, i contenitori da trasporto) nella datazione di contesti sino alle soglie del VII
secolo; di fatto, mancano dati tali da permettere la costruzione di sequenze tipologiche che
raggiungono la fine del IX-inizi X secolo.
Conseguentemente, con pochissime eccezioni (soprattutto Ciampoltrini per il V-VII secolo2), non si
producono modelli diacronici insediativi in ambito urbano e rurale che traguardino la tarda
romanit. Non essendo studiata la ceramica pi diffusa, quella d'uso comune, non sempre (nel
senese, per esempio, raramente) associata a importazioni o produzioni particolari con cronologia
ormai assodata, viene quindi meno l'unico modo per comprendere le vicende del popolamento.
Non si spiegano in altro modo i grossi buchi neri tra tardoantico e fine X-inizi XI secolo;
quest'ultima cronologia, spesso adottata in quasi tutti i contesti di sola ceramica acroma di
tradizione chiaramente medievale, rappresenta addirittura, secondo noi, una sorta di salvagente
legato al filo delle pi antiche fasi di incastellamento (in altre parole: non arrischio datazioni
anteriori cos non sar criticato)!
Nel corso delle indagini sul Chianti senese ci siamo trovati di fronte ad un numero notevole di
rinvenimenti, apparentemente non databili, connotati da una forte presenza di ceramiche in buono
stato di conservazione che rimandavano ad una tradizione produttiva di tipo romano: recipienti da
fuoco acromi ad impasto grezzo e da mensa ad impasto depurato con coperta di colore rosso o
tendente all'arancio sulle superfici interne ed esterne La necessit di inquadrare cronologicamente le
restituzioni di superficie ci ha portato ad approfondire lo studio di tali materiali sia a tavolino, sia
effettuando un saggio di scavo su uno dei depositi considerati in migliore stato di conservazione3.
stato cos possibile realizzare una prima tipologia ceramica compresa tra V-VII secolo,
riconoscere nelle ceramiche da mensa con coperta rossa un vero e proprio fossile guida per la
datazione delle fasi insediative tra tardoantico ed altomedioevo, costruire seriazioni per la ceramica
ad impasto grezzo in associazione4.
La sequenza stata poi allargata sino alla fine del IX-inizi X secolo attraverso i risultati dello scavo
di Poggio Imperiale (Poggibonsi-Siena)5, collina a lunga frequentazione con villaggio di capanne in
vita almeno dalla met del VII secolo6, che ha mostrato le seguenti fasi insediative altomedievali:
fase I - met del VII-inizi VIII secolo;
fase II - met VIII-inizio IX secolo;
fase II-III - primi decenni IX secolo;
fase III - seconda met IX-fine IX/inizi X secolo.
Prime anticipazioni in VALENTI 1992, pp.227-234; VALENTI 1994, pp.179-190; VALENTI 1995, pp.63-106. Il
volume sui primi due anni di indagine stratigrafica in corso di stampa: VALENTI (a cura di) c.s.
Per il periodo di frequentazione del villaggio sono disponibili in Toscana pochissimi contesti di confronto
essenzialmente limitati al rinvenimento di superficie in localit Podere Aione (Follonica-Gr) (CUCINI 1989, pp.499512), i depositi stratigrafici di Scarlino (Gr) e Montarrenti (Si) purtroppo ancora inediti (ma che pubblicheremo almeno
in parte nel convegno sulla ceramica nel Mediterraneo), restituzioni molto particolari come il Palazzo dei vescovi a
Pistoia dove, pur di fronte ad una ampia diacronia ceramica, i materiali quantitativamente pi numerosi datano a partire
dal XII secolo (VANNINI (a cura di) 1985), stratigrafie urbane come Pisa (BRUNI (a cura di) 1993) dove le ceramiche
sono datate entro un arco troppo ampio: strati formatisi tra VIII-X secolo.
6
Recenti supplementi di indagine (scavo maggio-giugno 1995), hanno anticipato la nascita dell'insediamento alla fine
del VI secolo-inizi VII secolo; i dati sono in corso di elaborazione e non vengono presentati in questa sede.
7
AA.W. 1990, pp.l69-187; AA.W. lggO, pp.165-162; GELICHI, GIORI}ANI (a cura di) 1994.
Infine si rinvengono alcuni esemplari (in particolare i grandi piatti da portata e le brocche) che
possono presentare una coperta parziale e distribuita in superficie a formare motivi decorativi di
carattere geometrico (si vedano al riguardo Fiesole e Lucca)8; sono stati individuati con la
definizione di ceramica dipinta tarda e la decorazione realizzata con l'impiego della vernice
povera gi presente sulle ceramiche descritte prima. Non dobbiamo confondere tali recipienti con la
cosiddetta ceramica decorata a bande rosse, una produzione caratteristica delle regioni centromeridionali, diffusasi gi sul finire dell'et tardoantica e su larga scala soprattutto tra VII-VIII
secolo; quest'ultima praticamente assente in Toscana, tranne le poche eccezioni riguardanti
contesti particolari come il Palazzo dei Vescovi di Pistoia9 e la citt di Pisa10.
Nel senese (come a Fiesole)11 le tre produzioni elencate, non mostrano differenze per quanto
riguarda forme ed impasti; pur non avendo effettuato analisi su campioni si ipotizza comunque che
tutti i prodotti, sia con copertura uniforme sia con decorazione, uscissero dalle medesime officine.
In questa sezione le tre ceramiche sono quindi accumunate; crediamo infatti di trovarci di fronte ad
un'unica classe sulla cui definizione influiscono soprattutto la funzionalit ed i criteri stilistici
rivelati dalle foggie.
Per quanto riguarda le forme aperte, il filo di congiungimento sembra soprattutto la destinazione di
tali ceramiche ad uso mensa e talvolta cucina, la costante ripetizione e rielaborazione di archetipi in
sigillata africana D, ma non si escludono inoltre forme estrapolate da modelli in sigillata
microasiatica ed in sigillata adriatica.
Le forme chiuse (rinvenute nel senese in quantit minore delle forme aperte) non trovano invece
confronti precisi ed stata proposta recentemente per le restituzioni romagnole e fiesolane una
derivazione da prototipi metallici12; si tratta comunque di un repertorio limitato soprattutto a pochi
tipi con varianti interne, essenzialmente boccali, brocche e bottiglie. In questo contributo non
presenteremo alcun esemplare, essendo i frammenti rinvenuti in pessimo stato di conservazione.
Pur diffusa sull'intera regione (Roselle13, Fiesole e Firenze-Piazza della Signoria, zona di Asciano14,
Lucca e suo entroterra15, Volterra16, Pistoia17, Siena e Chianti senese18, Arezzo19) esistono chiari
indizi per individuare peculiarit regionali e spesso sub-regionali all'interno delle diverse
AA.VV., 1990, pp.188-194, 3~76-379, 432 Tav.III, 437 Tav.VIII, fig.2; CIAMPOLTRINI, ~INI 1990, pp.588-589.
VANNINI (a cura di) 1985, p.409.
10
ABELA 1993, pp.413-418. Riguardo a quest'ultimo intervento, non condividiamo il taglio dato alla trattazione della
classe; in essa vengono inseriti rinvenimenti toscani come quelli di Lucca (CIAMPOLTRINI, NOTINI 1990) che in
realt appartengono anch'essi alla classe delle ingobbiate (o verniciate) di rosso.
11
AA.W. 1990, p.169.
12
LAVAZZA, VITALI 1994, pp.27-29. Questo contributo non risulta comunque aggiornato, proponendo una
bibliograf~a scarna e datata; per quanto riguarda la Toscana, per esempio, si porta solo il caso di Fiesole.
13
MICHELUCCI 1985, p.111.
14
DOBBINS 1983.
15
CIAMPOLTRINI, NOTINI 1990, pp.561-592.
16
MAGGIAN, 1976.
17
VANNINI (a cura di) 1985, pp.333-337
18
BOLDRINI, PARENTI (a cura di) 1991, pp.296-301; VALENTI 1991; inoltre si segnala un rinvenimento, ancora
inedito, effettuato nel quartiere di Castelvecchio ed oggetto attualmente di una tesi di laurea.
19
MELUCCO VACCARO (a cura di) 1991.
9
produzioni. Nel senese (ma anche nella lucchesia e forse nell'aretino) sono attestati soprattutto
grandi coppe/bacini emisferici con labbro rientrante tipo HAYES 50, 61, 61A, 84, 99, 99A;
ciotole/coperchi con orlo introflesso tipo HAYES 61B, Lamboglia 55A; con orlo estroflesso tipo
HAYES 192, Lamboglia 22; piatti con tesa tipo HAYES 73, Lamboglia 51, 51A; grandi ciotole
listellate tipo HAYES 91C e HAYES 100.
Si tratta di una produzione, probabilmente comparsa nel corso del II-III secolo20, che a partire dal
IV-V secolo ha iniziato a proporsi quasi esclusivamente come imitazione di manufatti
d'importazione. La sua peculiarit risiede nella continua riproposizione, per almeno i due secoli
successivi, dei medesimi tipi affiancandoli alle nuove forme imitate e rielaborate. Sono per
osservabili nette differenziazioni tra gli esemplari provenienti dal territorio senese ed il resto della
Toscana, anche se affinit pi sensibili si riscontrano con le restituzioni del vicino complesso
urbano di Fiesole21, con alcuni reperti individuati a Lucca citt e chiaramente con i pochi frammenti
restituiti dallo scavo di S. Maria della Scala a Siena22.
Nel nostro caso ci troviamo di fronte ad un campionario stabilizzato che viene incrementato
continuamente da nuove componenti nelle quali, talvolta, sono raccolti elementi appartenenti a pi
archetipi. Esempi in tal senso sono i grandi piatti imitanti la forma HAYES 73 con decorazione
sulla tesa resa da cerchi dentellati incisi a rotella (Tav. V n.3)23, che lascia intravedere una
cronologia di met V secolo24, ma rinvenuta comunque in associazione ad imitazioni della forma
HAYES 91C, datata tra primo trentennio del VI-inizio VII secolo e della forma HAYES 99C, VIVII secolo; le grandi forme aperte con decorazione su fondo tipo ramo di palma racchiuso entro
rettangolo, che pare imitare il motivo 62 della ceramica narbonense (Tav. V n.4), databile tra il
primo ventennio ed i successivi cinquant'anni del V secolo o le losanghe, probabilmente imitanti lo
stampo 42 (stile D) della sigillata africana (Tav. V n.5) datato tra la seconda met del V-inizi VI
secolo. Inoltre, il caso delle forme imitanti i bacini HAYES 61 (A-B) che, prodotti essenzialmente
tra IV-V secolo in sigillata, raggiungono in realt il VII secolo nel panorama delle imitazioni.
Tutto ci significa che non sempre, anzi raramente, di fronte a contesti con ceramica a coperta rossa
si pu attribuire la stessa cronologia dell'archetipo da cui derivano. Per esempio in presenza di
livelli le cui ceramiche ben riconoscibili sono rappresentate da bacini o grandi ciotole riconducibili
alla forma HAYES 61, avremmo seri dubbi sulla datazione che ne deriva. In altre parole, si rende
necessario osservare con la maggiore cura possibile le associazioni delle imitazioni presenti.
Forme aperte
Bacini emisferici con labbro rientrante.
20
Alcuni frammenti provengono infatti da un sito di ricognizione (una fornace) nel Chianti senese con Cronologia di II
secolo (VALENTI 1995).
21
Ci chiediamo comunque se le ceramiche rinvenute nello scavo di Via Marini-Via Portigiani siano realmente
attribuibili tra IV-V secolo, proprio per i motivi qui esposti in precedenza. Nell'edizione del contesto, infatti, vengono
proposte ed accettate le cronologie delle forme originali in africana.
22
BOLDRINI, PARENTI (a cura di) 1991.
23
Stampo 51 della sigillata africana, stili Aii e Aiii.
24
Cronologia confermata anche ad Arezzo con esemplari in sigillata adriatica.
A1 (orlo arrotondato bordo introflesso) - forme in associazione ad oreficerie di met VI-VII secolo
(Tav. I n.1); alcuni esemplari imitano la forma HAYES 109, databile tra fine VI-VII secolo (Tav. I
n. 2).
A2 (orlo assottigliato, bordo introflesso spesso marcato all'esterno da scanalature) - forme attestate
tra VI-VII secolo (forse in uso gi nel V secolo).
A3 (orlo arrotondato, bordo introflesso marcato da carena addolcita) - in associazione ad imitazioni
della forma Hayes 99, inizi VI secolo, della forma Hayes 99C,VI-VII secolo, ed imitazioni della
forma Hayes 91C, datata tra primo trentennio del VI-inizio VII secolo; forme simili sono presenti
anche a Siena citt nel corso del VI secolo (Tav. I nn. 3-6).
B (orlo arrotondato, bordo estroflesso marcato internamente) - forme in uso soprattutto nel V
secolo, probabilmente sino agli inizi del VI secolo (Tav. I n. 7).
C1 (orlo arrotondato, bordo piatto superiormente e marcato all'esterno, introflesso) - forme
rinvenute in associazione ad oreficerie datate nel corso del VI-VII secolo (Tav. II nn. 1, 6);
riconducibili in alcuni casi alla forma Hayes 103A-103B, inizi VI - terzo quarto VI secolo (Tav. II
nn. 2, 4, 7); collocabile per determinati esemplari tra le forme Hayes 87 e 99, nella prima met del
VI secolo (Tav. II n. 3) ed alla forma Hayes 105, fine VI/inizi VIImet VII secolo.
C2: orlo arrotondato, bordo piatto superiormente, introflesso - in associazione ad oreficerie datate
nel corso del VI-VII secolo e pi propriamente al VII secolo (Tav. II n. 8, Tav. III nn. 3, 6).
Riconducibile alla forma HAYES 3E, ultimi decenni del V-primi decenni del VI secolo (Tav. III
n.1), imita la forma HAYES 61A e 61B (Tav.III nn. 2, 4), riconducibili alla forma Hayes 99C,VIVII secolo e HAYES 99, fine V-inizi VI secolo, (Tav. III n. 5).
Coppe
A (forme connotate da tesa e fondo piano) - in associazione a imitazioni della forma Hayes 99C
(Tav. IV nn. 5-6).
B (orlo arrotondato, bordo listellato) - riconducibili alla forma HAYES 91D, VI-VII secolo (Tav.
IV n. 1), HAYES 91C (Tav. IV n. 3), rinvenuta a Siena nel corso del maturo VI secolo (Tav. IV n.
2).
Piatti
Forme connotate da tesa e cavetto profondo ricordano la forma HAYES 73, VI-VII secolo (Tav. IV
n.7, Tav. V nn. 2-3), presente in contesti di V secolo (Tav. V n. 1).
b - La ceramica da fuoco
Si caratterizza per la presenza massiccia di olle per lo pi globulari con fondo piano, apode, di forte
spessore. Le decorazioni in parete, tracciate a punta, si profilano essenzialmente in motivi
sinusoidali o a onde raccolti in fasce talvolta intrecciati con barrette radiali trasversali, a bande
orizzontali disposte parallelamente; altre presenze sono riconducibili alle tacche di forma
rettangolare, quasi delle stampigliature, soprattutto sulla parte bassa dei recipienti. Differenziazioni
sono osservabili quindi nella foggia delle parti superiori dei recipienti che danno luogo a sette
grandi gruppi.
Nel computo delle cifre, ricordiamo, si deve tenere conto di una loro sicura crescita poich presto verr interamente
scavata la Fase I; osservata la tendenza delle stratigrafie, i valori non dovrebbero per aumentare eccessivamente.
26
Sono sempre evidenti le tracce di annerimento e bruciature sui pezzi.
appena estroflesso, forme di grandi dimensioni (gruppo D tipo I). Si tratta di vasi con diametro di
medie dimensioni, variabile tra 15-17 cm associati a contenitori di medio-grande capacit con
diametro intorno ai 30 cm.
fase II - olle del gruppo A tipi I, IV, VI; con orlo a tesa confluente (gruppo A tipo III); con breve
orlo piatto superiormente, bordo molto estroflesso (gruppo A tipo V); con lungo bordo molto
estroflesso (gruppo C tipo D; lungo bordo appena estroflesso (gruppo C tipo II); con breve bordo
(gruppo C tipo III); olle del gruppo D tipo I; con orlo arrotondato e ingrossato, bordo verticale o
appena estroflesso, forme di medie dimensioni (gruppo D tipo II). Continua e si arricchisce la
gamma delle olle da fuoco con diametro sui 17 cm e delle olle di grandi dimensioni; si aggiungono
inoltre contenitori di nuova foggia con diametri leggermente inferiori, intorno ai 15 cm di diametro
medio.
fase II-III - olle del gruppo A tipi I, III, IV, V, VI; con orlo assottigliato, bordo molto estroflesso
(gruppo A tipo II); gruppo C tipo I, II, III; gruppo D tipo I, II. il momento di massima
articolazione nella foggia delle olle ed ognuno dei gruppi raggiunge il suo numero massimo di
variabili formali.
fase III - olle del gruppo A tipi I, II, III, IV, V, VI; con alto collo cilindrico (gruppo B); gruppo C
tipo I, III. Siamo di fronte ad un panorama tipologico che sta parzialmente cambiando ed in cui gli
esemplari pi grandi sono sostituiti da un gruppo di olle ben rifinite, morfologicamente inedite, con
diametro di 12 cm circa e corpo ovoidale.
Tegami - una produzione tipica della fase III; nel complesso dei frammenti rinvenuti (95
riconducibili a 45 esemplari) il 96% circa appartiene infatti all'ultima frequentazione delle capanne.
Si tratta di recipienti caratterizzati da uniformit formali tanto che una suddivisione in gruppi pu
essere redatta soprattutto in base alle variazioni dei fondi, che sono sempre piani e con evidenti
tracce di distacco dal tornio, ma distinti dalla presenza o meno del piede. Nel complesso sono
recipienti appartenenti ad una stessa produzione protrattasi per un secolo circa. Questi esemplari
sono limitatamente documentati in contesti toscani (podere Aione)27 con cronologie di IX secolo.
Non si conoscono altre attestazioni tranne alcuni esemplari ancora inediti dalla Rocca di Scarlino28.
Il gruppo A, nettamente il pi attestato (percentuale pari a 82%), propone il fondo piano e apode. Il
tipo I (bordo superiormente piatto e orizzontale, diametro medio della parte superiore 21 cm e della
base 15,5 cm) documentato sino dalla fase II-III; allo stesso modo il tipo II (bordo molto
estroflesso, superiormente piatto ed inclinato, diametro medio della parte superiore 20 cm e della
base 15 cm). Tali tegami sono prodotti quindi a partire dal passaggio tra fase II e fase III e sono
usati per l'ultima frequentazione altomedievale. Il tipo III, (bordo assottigliato, diametro medio della
parte superiore 23 cm circa e della base 13 cm) e il tipo IV (bordo arrotondato, diametro medio
della parte superiore 19 cm) sono invece prodotti solo nella parte finale della fase III.
Gli esemplari del gruppo B, in percentuale pari a 18%, che propongono fondo con piede e bordo
estroflesso (diametro medio della parte superiore 22,5 cm e della base 16 cm) sembrano impiegati
27
CUCINI 1989.
Gli esemplari provengono dall'area III, in strati altomedievali relativi ad una capanna tipo longhouse datati per il
momento al IX-X secolo (ringraziamo Laura Cappelli per l'informazione).
28
I tipi B (bacino emisferico con bordo arrotondato ed ingrossato) e C (bordo a sezione rettangolare,
parete estroflessa con filettatura a maglie fitte, fondo piano, piede accentuato) sono invece
caratteristici della fase III.
Boccali
Gruppo A: trilobato con forte espansione delle pareti
Tav. XVIII n. 9 - III fase capanne
Gruppo B: con orlo arrotondato,
Tipo I - bordo estroflesso, forte espansione delle pareti
Tav. XVIII n. 2 - I fase capanne
Tipo II - collo cilindrico
Tav. XVIII n. 3 - II fase capanne
Tav. XVIII n. 5 - III fase capanne; 8,4 cm.
Tav. XVIII n. 6 - II fase capanne
Tav. XVIII n. 10 - II fase capanne
Gruppo C: con orlo confluente, alto collo
Tav. 18 n. 4 - II-III fase capanne.
Ciotole/coperchio
Gruppo A: con bordo rientrante e parete estroflessa
Tipo I - con bordo inclinato e frequente decorazione sinusoidale
Tav. XVII n. 4 - II fase capanne
Tav. XVII n. 7 - I fase capanne
Tav. XVII n. 5 - III fase capanne
Tav. XVII n. 6 - III fase capanne
Tipo II - con bordo inclinato marcato esternamente da solcatura e frequente decorazione sinusoidale
o filettatura a maglie fitte
Tav. XVII n. 9 - II fase capanne
Tav. XVII n. 11 - II-III fase capanne
Tipo III - con orlo piatto superiormente e frequente decorazione sinusoidale
Tav. XVIII n. 8 - II-III fase capanne
Tav. XVII n. 8 - II-III fase capanne
Tav. XVIII n. 1- strato abbandono III fase capanne
Gruppo B: con bordo arrotondato e ingrossato
Tav. XVII n.10 - III fase capanne
Gruppo C: bordo a sezione rettangolare, parete estroflessa con filettatura a maglie fitte, fondo piano,
piede accentuato
Tav. XVIII n. 7 - III fase capanne
Fuseruole troncoconiche
Tav. XVIII n. 11- III fase capanne
3 - Conclusioni
Il quadro generale della produzione rinvenuta a Poggio Imperiale, mostra gi con la fase I il
distacco dai criteri formali presenti nelle ceramiche di V secolo-inizi VII secolo, con la parziale
eccezione delle olle tipo A III e A VI che ricordano (ma non sono uguali) esemplari in uso anche
nei secoli precedenti.
Ci non significa un cambiamento peggiorativo o migliorativo degli impasti o delle tecniche di
tornitura; si tratta invece di una netta cesura tra due diverse produzioni, evidenziata da un
rinnovamento deciso se non quasi radicale dei gruppi e dei tipi.
Nei periodi tardoantico e di passaggio allaltomedioevo, le olle presentano diffusamente tornitura
veloce, alloggi per coperchi, spesso fondi di grosso spessore, corpo globulare (decorato con i motivi
gi descritti) e sono attestati gruppi principali divisi in moltissime variabili tipologiche: con bordo
nastriforme, spigolo inferiore netto all'esterno e orlo rivolto verso l'alto, con bordo estroflesso, orlo
appuntito rivolto verso l'alto, bordo pi o meno estroflesso con orlo variamente sagomato
Nelle fasi del villaggio altomedievale invece sono riscontrabili torniture soprattutto lente corpi sia
globulari sia ovoidi decorati quasi sempre con filettature ben impresse sull'intero vaso, infine un
maggior numero di gruppi ed una variabilit dei tipi minore; gli unici elementi in comune si
riscontrano nella costante ripetizione di fondi piani e apodi, nella scarsa presenza di anse che sono
sempre a nastro o assellate. Le olle presenti in ognuna delle fasi di capanna sono ceramiche ormai
pienamente altomedievali, distaccate dalle produzioni di fine et tardoantica e vicine, ma non
completamente riconducibili, a quelle dei secoli centrali del medioevo; tra X e XI secolo, per
esempio, non si rinvengono olle con collo cilindrico allungato e bordo rivolto verso l'alto (gruppo
B) ed anche gli esemplari del tipo A VI divengono sempre pi rari. Al tempo stesso i paralleli con i
materiali di poco posteriori provenienti da zone contigue indicano a parere nostro un'area territoriale
(per il momento costituita da Val d'Elsa, Val di Merse e Val di Feccia, Chianti senese) con
produzioni assimilabili che nel tempo vedono l'assestarsi ed il protrarsi di determinati tipi e il
decadere di altri.
Anche per la depurata non sembrano plausibili legami con la produzione tardoantica. Unica parziale
eccezione la ciotola, la quale rimanda decisamente per caratteri morfologici agli esemplari di VVII secolo. Dalle ciotole con bordo introflesso, originate indubbiamente da forme di tradizione
tardoantica e di VI-VII secolo (che sono prodotte sino alla fase di interfaccia)29 si passa a recipienti
con bordi di foggia diversa ormai pienamente medievali come mostrano anche gli esemplari
riscontrati nelle stratigrafie legate al villaggio medievale di Poggio Bonizio.
BIBLIOGRAFIA
AA.VV. 1990, Archeologia urbana a Fiesole. Lo scano di Via Marini-Via Portigiani, Firenze.
AA.VV. 1990, Contesti tardoantichi e altomedievali dal sito di Villa Clelia (lmola, Bologna),
"Archeologia Medievale", XVII, pp.155-162.
E.ABELA 1993, Ceramica dipinta di rosso (DR), in S. BRUNI (a cura di), Pisa. Piazza Dante: uno
spaccato della storia pisana. La campagna di scavo 1991, Pontedera, Pontedera, pp.413-418.
29
Si veda per tali esemplari il grande numero di tipi con ingabbiatura rossa presentati per il Chianti senese.