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Lomonaco
Unintroduzione
allalgebra lineare
Terza edizione
ARACNE
Copyright MMVI
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
isbn 8854801445
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dellEditore.
I edizione: ottobre 1997
II edizione: giugno 2005
III edizione: luglio 2006
INDICE
Capitolo 1
STRUTTURE ALGEBRICHE
1
2
3
4
5
6
6
Capitolo 2
SPAZI VETTORIALI
1
2
3
4
5
6
7
1
5
9
12
16
21
25
33
37
37
40
45
53
58
64
69
77
Capitolo 3
MATRICI, DETERMINANTI, SISTEMI LINEARI
1
2
3
4
83
83
90
96
100
5
6
7
8
9
Capitolo 4
MATRICI E APPLICAZIONI LINEARI
1
2
3
4
5
Capitolo 5
SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI
1
2
3
4
5
104
118
124
128
137
148
153
153
161
163
167
173
181
185
185
193
198
204
209
213
215
INDICE ANALITICO
217
ii
Nota dellautore
Il presente volume `e destinato a studenti del primo anno dei corsi di laurea
triennali delle Facolt`
a si Scienze ed Ingegneria. In esso sono trattati alcuni dei
pi`
u classici argomenti elementari di Algebra Lineare.
Si assume che lo studioso lettore abbia gi`a una certa familiarit`a con alcuni argomenti di base quali linsiemistica (insiemi, coppie ordinate, prodotto
cartesiano, relazioni dequivalenza, relazioni dordine, applicazioni, iniettivit`a,
suriettivit`a) e la costruzione degli insiemi numerici (numeri naturali, interi,
razionali, reali e complessi).
Desidero ringraziare gli amici Maurizio Brunetti e Giovanni Cutolo per il
contributo che hanno dato alla stesura di questo libro.
Luciano A. Lomonaco
iii
Capitolo 1
1. Generalit`
a sulle strutture algebriche
Siano S e K due insiemi non vuoti.
Definizione 1.1.
a, b, c S .
xS .
yS .
Osserviamo che il semigruppo (N; ) `e anche un monoide, con elemento neutro 1, mentre (N; +) non lo `e. E invece un monoide la struttura additiva
(N0 ; +), con elemento neutro 0.
Supponiamo ora che la struttura (S; ) sia dotata di elemento neutro u e sia
x S.
Definizione 1.10. Lelemento x si dice simmetrizzabile in S rispetto a se
esiste un elemento y S tale che
xy =u=yx .
In tal caso y si dice simmetrico di x.
Proposizione 1.11. Sia (S; ) un monoide e sia u il suo elemento neutro.
Ogni elemento simmetrizzabile di S `e dotato di un unico simmetrico.
Dimostrazione. Sia x S simmetrizzabile e siano y, y S simmetrici di x.
Risulta che
y = y u = y (x y) = (y x) y = u y = y
ovvero y = y .
anche prodotto) e si dice che loperazione `e espressa in notazione moltiplicativa; se esiste lelemento neutro rispetto al prodotto, esso viene denotato con il
simbolo 1 (uno); il simmetrico y di un elemento x viene indicato con il simbolo
x1 ovvero anche x1 e si dice inverso di x. Il simbolo viene talvolta omesso
e si scrive, ad esempio, indifferentemente x y oppure xy. Useremo spesso la
notazione x1 per indicare il simmetrico di un elemento x ogni volta che la
notazione usata non sia quella additiva.
Sia (S; ) un monoide, con elemento neutro u, e sia x S. Poniamo x0 = u
e definiamo, per ogni n N, un elemento xn S induttivamente ponendo
xn := xn1 x .
xn+m = xn xm
(xn )m = xnm
n, m N0 .
(n + m)x = nx + mx
(nm)x = n(mx)
n, m N0 .
Nel caso in cui x sia dotato di opposto x, per ogni n N poniamo (n)x =
n(x). Si prova che, con tale posizione, le (1 ) sono verificate per ogni n, m Z
ed inoltre (n)x = (nx).
Definizione 1.12.
(2)
xy =xz y =z
Proposizione 1.13.
yx=zx y =z .
2. Gruppi
Definizione 1.15. Un monoide (G; ) `e un gruppo se ogni suo elemento `e
simmetrizzabile. Se poi loperazione `e commutativa, il gruppo (G; ) si dice
abeliano.
In altre parole un gruppo G `e una struttura algebrica (G; ) dotata di una
operazione interna tale che
(i)
(ii)
(iii)
`e associativa;
esiste un elemento neutro u;
ogni elemento `e simmetrizzabile.
x, y H .
km | k Z
x X {a, b, c}
ed inoltre
f (a) = b, f (b) = a, f (c) = c
g(a) = a, g(b) = c, g(c) = b .
Il lettore potr`a verificare che gf 6= f g. Se X = Jn = {1, 2, . . . , n} scriveremo
talvolta Sn invece di SX . Sn prende il nome di gruppo delle permutazioni, o
anche gruppo simmetrico, su n oggetti. Per ogni n consideriamo il gruppo Sn .
Se f Sn , i Jn e si ha che f (i) = i, si dice che i `e fissato da f .
Definizione 1.18. Una trasposizione `e una permutazione che lascia fissati
tutti gli elementi tranne (al pi`
u) due.
In base a tale definizione, lidentit`a `e una trasposizione, poiche lascia fissati
tutti gli elementi.
Proposizione 1.19. Ogni permutazione f pu`o essere espressa come il prodotto di trasposizioni. Tale decomposizione non `e unica, per`o se
f = 1 . . . n = 1 . . . m
(dove 1 , . . . , n , 1 , . . . , m sono trasposizioni), allora m ed n hanno la stessa
parit`a.
Definizione 1.20. Diremo che f `e una permutazione pari se essa `e prodotto
di un numero pari di trasposizioni, dispari in caso contrario.
Ad esempio ogni trasposizione `e una permutazione dispari, mentre lidentit`a
`e una permutazione pari. Per ogni n 2 poniamo
An =
f Sn | f `e pari
Sn .
(3)
ponendo
(f ) =
1
se f `e pari
1 se f `e dispari.
(idJn ) = 1
ovvero, come si suol dire, `e un omomorfismo del gruppo Sn nel gruppo moltiplicativo {1}. Tale omomorfismo prende il nome di segnatura. Poiche per
ogni f Sn si ha che f f 1 = idJn , dallosservazione precedente deduciamo
che
1 = (idJn ) = (f f 1 ) = (f ) (f 1 )
e quindi (f ) = (f 1 ).
1
2
2 3
3 1
2 =
1
3
2 3
1 2
3 =
1
1
2 3
3 2
2 =
1 2
3 2
3
1
1
2
2 3
1 3
I
1
2
1
2
3
I 1
2 1 2 3
I
1
2
1
2
3
2
I
1
2
3
1
1
2
I
3
1
2
1
2
3
I
1
2
2
3
1
2
I
1
3
1
2
1
2
I
dove il prodotto tra due elementi x e y si ottiene selezionando x sulla prima colonna e y sulla prima riga e determinando lelemento della tabella
sullintersezione della riga di x e della colonna di y.
10
e analogamente
f (f1 (a)) = a .
Quindi una azione di G su X induce una applicazione
: G SX
7 f
che talvolta prende il nome di rappresentazione.
Definizione 1.22.
G|b=a
11
12
4. Anelli
Definizione 1.24. Una struttura algebrica (A; +, ) si dice anello se +,
sono operazioni interne di A tali che
(i) (A; +) `e un gruppo abeliano;
(ii) (A; ) `e un semigruppo;
(iii) x (b + c) = (x b) + (x c) x, b, c A;
(b + c) x = (b x) + (c x) x, b, c A.
La (iii) `e nota come propriet`a distributiva del prodotto rispetto alla somma.
Proposizione 1.25. Sia A un anello. Si ha che
(i) a 0 = 0 e 0 a = 0 per ogni a A;
(ii) a (b) = (a b) = (a) b per ogni a, b A;
(iii) (na) b = n(a b) = a (nb) per ogni a, b A, n Z;
(iv) x (b c) = x b x c per ogni x, b, c A;
(b c) x = b x c x per ogni x, b, c A.
Se loperazione `e commutativa, lanello A si dice commutativo. Se esiste
lelemento neutro rispetto al prodotto, A si dice unitario. Osserviamo che se
lanello unitario A non si riduce ad un solo elemento si ha che 1 6= 0. Infatti
se fosse 1 = 0 si avrebbe, per ogni a A che
a=a1=a0=0 .
Definizione 1.26. Sia (A; +, ) un anello e sia B A. Diremo che B `e un
sottoanello di A se B `e una parte stabile di A rispetto alle operazioni +, ed
`e esso stesso un anello rispetto a tali operazioni.
Definizione 1.27. Sia A un anello commutativo. Diremo che A `e un dominio
di integrit`a se accade che
ab=0
a = 0 oppure b = 0
ovvero, equivalentemente,
a b = 0, a 6= 0
b=0
o ancora
a 6= 0, b 6= 0
a b 6= 0 .
Il lettore potr`a verificare che se F `e un dominio di integrit`a, il suo sottoinsieme F {0} `e stabile rispetto alla moltiplicazione.
13
Esempio 12. (Z; +, ) `e un anello commutativo unitario ma non `e un campo, in quanto (Z {0}; ) non `e un gruppo.
14
i2 = j 2 = k 2 = 1
i j = k = j i
j k = i = k j
k i = j = i k
e definiamo
(a + ib + jc + kd) (a + ib + jc + kd ) = aa bb cc dd
+ i(ab + ba + cd dc )
+ j(ac + ca + db bd )
+ k(ad + da + bc cb ) .
Si verifica che 0 + i0 + j0 + k0 `e lelemento neutro rispetto alla somma,
1 + i0 + j0 + k0 `e lelemento neutro rispetto al prodotto e che con tali
operazioni H `e un corpo, ma non un campo. H prende il nome di corpo dei
quaternioni ed i suoi elementi si dicono quaternioni, ovvero anche numeri
hamiltoniani.
15
In particolare, se 1 H allora H = A.
Si verifica agevolmente che il sottogruppo mZ del gruppo additivo degli
interi `e anche un ideale dellanello degli interi. Si verifica anche che se F
`e un campo gli unici suoi ideali sono quelli banali. Infatti tale condizione
caratterizza i campi.
Proposizione 1.33. Un anello commutativo unitario A `e un campo se e
solo se i suoi unici ideali sono quelli banali.
Dimostrazione. Sia A un campo e sia H 6= {0} un suo ideale. Sia inoltre
h H {0}. Lelemento h sar`a invertibile, e quindi, come gi`a osservato,
H = A. Viceversa, supponiamo che A sia un anello commutativo unitario e
che i suoi ideali siano solo quelli banali. Sia h A {0} e proviamo che h `e
invertibile. Definiamo un sottoinsieme (h) di A ponendo
(h) = { a h | a A } .
Si verifica facilmente che (h) `e un ideale di A. Tale ideale `e distinto da {0} in
quanto h (h). Pertanto (h) = A e cio`e 1 (h). Esiste allora un elemento
a A tale che a h = 1 e quindi h `e invertibile.
2
Esempio 15. In Z Z definiamo le operazioni di somma e di prodotto
ponendo
(a, b) + (a , b ) = (a + a , b + b ) ;
(a, b) (a , b ) = (a a , b b ) .
16
i+j=k
ai bj
k N0 .
17
Siano (an )nN0 , (bn )nN0 due polinomi non nulli e sia
(an )nN0 + (bn )nN0 6= 0 .
Si ha che
deg (an )nN0 + (bn )nN0 max{deg(an )nN0 , deg(bn )nN0 }
deg(an )nN0 = deg(an )nN0 .
{0}.
per ogni (an )nN0 , (bn )nN0 F
Dimostrazione. Siano (an )nN0 , (bn )nN0 due polinomi non nulli su F di
grado m, m rispettivamente e sia (dn )nN0 = (an )nN0 (bn )nN0 . Si ha che
dm+m = am bm 6= 0 .
Pertanto (dn )nN0 6= 0 e deg(dn )nN0 = m + m .
18
Proposizione 1.37.
Si ha che
= (0, . . . , 0, 1, 0, 0, . . . )
| {z }
n
Abbiamo che
= a0 + a1 x + a2 x2 + + am xm .
19
20
f = gq + r = gq + r
dove q, q , r, r F[x] e si ha che r = 0 oppure deg(r) < deg(g) e r = 0 oppure
deg(r ) < deg(g). Abbiamo che
g(q q ) = r r .
21
Se r 6= r e r, r 6= 0 si ha che g(q q ) 6= 0 e
Pertanto deg(r) deg(g) oppure deg(r ) deg(g), e questa `e una contraddizione. Se r 6= r ma r = 0 oppure r = 0, si ragiona in modo analogo.
Esaminiamo infine il caso in cui r = r . Abbiamo che
g(q q ) = 0
Abbiamo gi`
a osservato che per ogni dominio di integrit`a unitario F anche
F[x] `e un dominio di integrit`a unitario. Ha senso quindi considerare lanello
dei polinomi su F[x] che si indica ad esempio con F[x][y], o anche con F[x, y],
ed `e a sua volta un dominio di integrit`a unitario. Gli elementi di tale anello si
dicono polinomi su F nelle indeterminate x, y. Pi`
u in generale si pu`o definire,
induttivamente, per ogni n N, il dominio di integrit`a unitario F[x1 , . . . , xn ]
che prende il nome di anello dei polinomi su F nelle indeterminate x1 , . . . , xn .
Un polinomio f F[x1 , . . . , xn ] avr`a quindi una espressione del tipo
X
ar1 ,...,rn x1r1 . . . xrnn
f=
r1 ,...,rn
f : F F
f (c) = a0 + a1 c + + an cn .
22
Lemma 1.42. Per ogni polinomio f e per ogni scalare c esiste un unico
polinomio q tale che
f = (x c)q + f (c) .
Dimostrazione. Usando lalgoritmo euclideo della divisione, troviamo ununica coppia (q, r) di polinomi tale che f = (x c)q + r dove r = 0 oppure
deg(r) < deg(x c) = 1, ovvero r = 0 oppure deg(r) = 0. In altre parole r `e
una costante. Si ha che
f (c) = (c c)q(c) + r(c) .
Pertanto r `e il polinomio costante f (c), come richiesto.
f = (x c)q + f (c) .
f = (x c)h
dallunicit`a del quoziente e del resto di una divisione tra polinomi e dal confronto tra la (4) e la (5) si deduce che h = q e f (c) = 0, ovvero c `e una radice
di f .
2
23
24
Definizione 1.49. Sia f un polinomio e sia c una radice di f . La molteplicit`a (c) di c `e il massimo intero non negativo k tale che f `e divisibile per
(x c)k . Diremo che c `e una radice semplice se (c) = 1, multipla se (c) 2.
Definizione 1.50.
Teorema 1.51. Sia f un polinomio e sia c una sua radice. c `e una radice
multipla se e solo se `e radice anche del polinomio Df .
Dimostrazione. Sia c una radice multipla di f . Esiste allora un polinomio
h tale che f = (x c)2 h. Quindi
Df = 2(x c)h + (x c2 )Dh .
Pertanto (Df )(c) = 0 e c `e una radice di Df . Viceversa, supponiamo che c
sia radice di f e di Df . Esiste un polinomio h tale che f = (x c)h e quindi
Df = (x c)Dh + h .
Pertanto
0 = (Df )(c) = (c c)(Dh)(c) + h(c)
ovvero h(c) = 0. c `e quindi una radice di h ed esiste un polinomio q tale che
h = (x c)q. Sicche
f = (x c)h = (x c)2 q
e c `e una radice multipla di f .
25
7. Fattorizzazione di un polinomio
Affrontiamo ora il problema della fattorizzazione in F[x].
Definizione 1.53. Siano f, g due polinomi non nulli. Diremo che f e g sono
associati, e scriveremo f g, se esiste un polinomio invertibile (ovvero una
costante non nulla) k tale che f = kg.
Si verifica facilmente che `e una relazione di equivalenza. In particolare se
f g allora f |g e g|f . Viceversa, se f |g e g|f , esisteranno dei polinomi h, h tali
che g = hf e f = h g. Pertanto g = hh g e quindi, per cancellazione, 1 = hh
e h `e invertibile, cio`e f g. Osserviamo esplicitamente che tutti i polinomi
di grado 0, ovvero le costanti non nulle, sono tra loro associati e formano una
classe completa di equivalenza rispetto a . Si pu`o dire qualcosa di pi`
u: se
f g allora deg(f ) = deg(g). Infatti se f g allora esiste una costante
non nulla k tale che g = kf . Ma allora deg(g) = deg(k) + deg(f ) = deg(f ),
essendo deg(k) = 0. Sia ora f un polinomio non nullo e di grado positivo. Se
k `e un polinomio invertibile, `e chiaro che k|f . Infatti f = k(k1 f ). I polinomi
invertibili e i polinomi associati ad f si dicono divisori impropri di f . Se h|f
ed h non `e un divisore improprio, diremo che h `e un divisore proprio di f . In
tal caso, poiche h non `e invertibile, sar`a deg(h) > 0. Inoltre esister`a un altro
polinomio h tale che f = hh , ed anche h non sar`a invertibile, altrimenti f
ed h sarebbero associati. Pertanto anche h sar`a un divisore proprio di f e si
avr`a deg(h ) > 0. Poiche infine
deg(f ) = deg(h) + deg(h )
avremo che deg(h) < deg(f ).
Definizione 1.54. Sia f = a0 + a1 x + + an xn un polinomio non nullo di
parametro direttore an . Se an = 1 diremo che f `e monico.
Lemma 1.55. Sia g = b0 + b1 x + + bm xm un polinomio non nullo di
parametro direttore bm . Esiste allora un unico polinomio monico, di uguale
grado, h = c0 + c1 x + + cm1 xm1 + xm associato a g.
o prova lesistenza di h. Lunicit`a
Dimostrazione. Basta porre h = b1
m f . Ci`
si verifica poi in modo agevole.
2
26
(6)
g1 = g2 f2 + g3
g2 = g3 f3 + g4
..
.
gn3 = gn2 fn2 + gn1
gn2 = gn1 fn1 + gn
gn1 = gn fn
27
gn = a f + b g .
Poiche p gn , esiste un polinomio invertibile k tale che p = kgn . Moltiplicando entrambi i membri della (7) per k otteniamo quindi
p = kgn = ka f + kb g
e quindi lasserto, con a = ka , b = kb .
1 = af + bg .
28
Daltra parte, se vale la (8) allora 1 = mcd(f, g). Infatti `e chiaro che 1|f , 1|g.
Inoltre, se anche h|f , h|g, esistono dei polinomi h1 , h2 tali che
f = hh1 ;
g = hh2
29
(, F, 6= 0) .
h = k h1 . . . ht
e quindi
f = (k k ) h1 . . . hs h1 . . . ht .
Proviamo ora lunicit`a di una fattorizzazione del tipo richiesto. Siano k, k due
costanti non nulle e f1 , . . . , fr , g1 , . . . , gs dei polinomi monici irriducibili tali
che
(9)
f = k f1 . . . fr = k g1 . . . gs .
30
k = k gr+1 . . . gs
e ci`
o `e assurdo, in quanto il primo membro della (10) ha grado 0 mentre il
secondo membro della (10) ha grado positivo. Dobbiamo quindi dedurre che
r = s e che fi = gi per ogni i = 1, . . . , r. Inoltre, dopo r cancellazioni, si
ottiene che k = k e ci`
o conclude la dimostrazione.
2
Concludiamo questo capitolo con alcune osservazioni sui polinomi a coefficienti reali e complessi. Le dimostrazioni degli enunciati che saranno di seguito
esposti sono omesse, essendo per lo pi`
u di natura non elementare.
Teorema fondamentale dellalgebra 1.63.
Ogni polinomio non costante f C[x] ammette una radice.
Corollario 1.64. Sia f C[x] un polinomio non nullo, e sia deg f = n. Se
z1 , . . . , zt C sono le radici (a due a due distinte) di f e b1 , . . . , bt sono le
molteplicit`a di tali radici, si ha che
f = an (x z1 )b1 . . . (x zt )bt
ovvero, come si suol dire, ogni polinomio `e completamente riducibile in C[x].
Poiche R pu`o identificarsi con un sottocampo di C mediante linclusione
a R 7 a + i0 C
possiamo anche considerare R[x] identificato con un sottoanello di C[x], ovvero
considerare un polinomio a coefficienti reali anche come polinomio a coefficienti
complessi. Se z = a + ib C (con a, b R), indichiamo con z = a ib il suo
complesso coniugato. Osserviamo esplicitamente che z + z e z z sono numeri
reali, per ogni z C.
Lemma 1.65.
31
dove g1 , . . . , gs sono polinomi monici di primo grado, h1 , . . . , ht sono polinomi monici di secondo grado irriducibili e b1 , . . . , bs , c1 , . . . , ct sono interi non
negativi.
Osserviamo che n = b1 + + bs + 2c1 + + 2ct . Inoltre, poiche i polinomi
g1 , . . . , gs sono monici e di grado 1, per ogni i esister`a uno scalare i R
tale che gi = x i . Pertanto i sar`a una radice di f di molteplicit`a bi .
Analogamente, poiche h1 , . . . , ht R[x] sono monici di secondo grado, per
ogni j esisteranno degli scalari j , j R tali che hj = j + j x + x2 . Daltra
parte gli hj sono irriducibili in R[x] ma non in C[x], e poiche un polinomio
reale che ammette un numero complesso z come radice ammette anche z come
radice, per ogni j esister`a un numero complesso zj tale che
hj = (x zj ) (x zj ) = x2 (zj + zj )x + zj zj
e quindi j = zj zj e j = zj + zj .
32
Corollario 1.69.
radice (reale).
33
Esercizi.
1. Sia X un insieme non vuoto e sia End(X) linsieme delle applicazioni di X in se.
Definiamo una operazione interna in End(X)
ponendo
f g := g f .
(i) Provare che la struttura algebrica
End(X); `e un monoide;
f End(X) | f (y) = y y Y
End(X) ;
4. Sia X un insieme non vuoto. Provare che la differenza tra sottoinsiemi `e una
operazione interna non associativa in P (X).
5. Sia S 1 la circonferenza unitaria del piano euclideo, ovvero linsieme dei punti P
del piano le cui coordinate x, y in un fissato riferimento monometrico ortogonale
soddisfino la relazione x2 + y 2 = 1. Per ogni R indichiamo con P il punto di
coordinate cos , sen . Poiche per ogni si ha che cos2 + sen2 = 1, si ha che
P S 1 . Daltra parte ogni punto P (x, y) di S 1 `e di questo tipo. Definiamo
una operazione in S 1 ponendo
P P = P+ .
(i) Provare che la struttura (S 1 ; ) `e un gruppo abeliano e il suo elemento neutro
`e il punto P0 (1, 0);
(ii) provare che il sottoinsieme H costituito dai punti P2 con Q `e un
sottogruppo di S 1 .
6. Sia X un insieme non vuoto e sia C(X) linsieme delle applicazioni di X in R.
Definiamo due operazioni e in C(X) ponendo
(f g)(x) = f (x) + g(x) ;
34
f C(X) | f (x) = 0 x Y
provare che IY `e un ideale (non banale) di C(X) e che tale ideale `e massimale nellinsieme I degli ideali propri di C(X) parzialmente ordinato per
inclusione se e solo se Y `e un singleton.
7. Trovare il massimo comun divisore monico tra i polinomi reali
f = x3 x2 + x 1 ;
g = x4 x3 x2 x 2 .
g = x3 6x2 + 11x 6 .
g = x3 6x2 + 11x 6 .
35
15. Sia F un campo e sia I il sottoinsieme di F[x] costituito dai polinomi aventi il
termine costante nullo, ovvero del tipo
f = a1 x + + an xn .
Sia inoltre I linsieme degli ideali propri di F[x] parzialmente ordinato per inclusione.
(i) Provare che I `e un ideale di F[x];
(ii) provare che I `e massimale in I;
16. Provare che gli ideali non banali dellanello degli interi Z sono tutti e soli quelli
del tipo I = mZ, dove m `e un intero positivo.