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Storie di Bahà’u’llah

Bahà’u’llah chiude gli occhi delle guardie

Aqà 'Abdu'r-Rahìm-i-Bushrù'i, uno dei primi credenti, arrivò a 'Akkà dopo un arduo viaggio di sei
mesi che per giungere in Terra Santa, lo portò a Baghdad, Diyàrbakr Mosul. A quel tempo, la
Bellezza Benedetta era imprigionata, sotto stretta sorveglianza, nella caserma. 'Abdu'r-Rahìn
incontrò a Akkà Nabìl-i-Zarandì e gli confidò il desiderio di giungere alla presenza di Bahà'u'llàh.
"Io stesso sono stato per nove mesi nei pressi della prigione," rispose Nabìl, "e i portali
dell'incontro con la Bellezza Benedetta per me sono ancora sbarrati."
Udite queste parole, 'Abdu'r-Rahìm si congedò da Nabìl e si recò alla spiaggia per lavare gli
indumenti che indossava, farli asciugare e rimetterseli. Aveva appena cominciato a circumambulare
le fortificazioni della prigione quando notò qualcuno che, da una finestra del piano superiore
dell'edificio, richiamava la sua attenzione. Si rese subito conto che si trattava della Bellezza
Benedetta Che lo invitava alla Sua presenza. In gran fretta raggiunse il cancello esterno della
caserma, passò il posto armato di guardia e senza paura, si inoltrò nella prigione. Nessuno cercò
di fermarlo e, con umiltà e riverenza, giunse alla presenza della Bellezza Benedetta. "Sebbene tu
abbia incontrato numerose difficoltà," gli Si rivolse Bahà'u'llàh, "non di meno hai raggiunto il
Tesoro. In verità, abbiamo chiuso gli occhi delle guardie che ti fosse possibile contemplare il
Sembiante di Dio e rendere testimonianza con i tuoi occhi, del Suo potere e grandezza. Riporta
agli amici di Dio tutto ciò che hai visto." In una Tavola rivelata in suo onore, la Bellezza
Benedetta ricordò a Aqà 'Abdu'r-Rahìm il suo arrivo a Akkà e come avesse trovato le porte della
prigione circondate dai soldati. Bahà'u'llàh, per mezzo del Suo potere, lo aveva protetto dai loro
sguardi per consentirgli di entrare nella prigione, "come era Nostro intento".
Quando giunse il momento in cui Aqà 'Abdu'r-Rahìm doveva lasciare la Sua presenza, la Bellezza
Benedetta gli affidò numerose tavole da consegnare in Persia a determinate persone. Mentre
transitava da Baghdad destò comunque i sospetti di alcuni funzionari che iniziarono a pedinarlo
Passando nei pressi di una bottega, tolse con molte precauzioni dalla scarsella il pacchetto di lettere
e, affidandosi a Dio, le gettò dentro, riprendendo poi la sua strada. Poco tempo dopo i funzionari
lo catturarono e lo condussero dal sovrintendente di polizia che, dopo alcune domande, fu
soddisfatto fino al punto di fornirgli del denaro per proseguire il viaggio.
'Abdu'r-Rahìm, approssimandosi il tramonto, si recò nuovamente nei pressi del negozio,
passandovi prudentemente davanti. Mentre faceva così, il proprietario lo invitò a entrare e
salutandolo con le parole "Allàh'u'Abhà" gli restituì il pacchetto di lettere.
'Abdu'r-Rahìm trascorse molti giorni a Baghdad trattenendosi in casa di quell'uomo e
incontrando altri credenti. Si mise poi in viaggio per Bùshihr, proseguendo quindi alla volta di
Yazd, Isfahan e Mashhad, consegnando le lettere ai legittimi destinatari.

(Faraydùn Rahìmì, The Biography ofAqà 'Abdu 'r-Rahìm-i-Bushrù 'i, opuscolo non pubblicato)

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