Sei sulla pagina 1di 1

'Akkà e Bahjì

Bahà’u’llah e il bambino

Aqà Muhammad-i-Tabrizi ha raccontato come, bambino di quattro o cinque anni, si recasse ogni
venerdì con la famiglia alla villa di Bahjì, abitudine comune fra i bahà'ì del tempo, per essere
ammesso alla presenza della Bellezza Benedetta. Vi rimanevano tutto il giorno usando le stanze al
piano inferiore della villa.
Durante una di queste visite, mentre sul mezzogiorno e per il gran caldo gli adulti riposavano nelle
loro stanze, uscì dalla sua stanza e iniziò a girare spingendosi fino alla sala principale del piano
superiore. Chiedendosi se poteva raggiungere la dispensa, notò un sacchetto pieno di zucchero.
Seguendo l'istinto ne prese una manciata e se la mise in bocca, poi si riempì le mani prima di uscire.
Ritornato nell'ingresso, si immobilizzò scorgendo la Bellezza Benedetta che camminava in su e in giù.
Bahà'u'llàh, lentamente e gentilmente, si avvicinò, dette uno sguardo amorevole alle sue mani e
condusse il bambino verso un gran tavolo nel centro della sala. Scegliendo un dolce dal vassoio, lo offrì
al bambino che lo prese con la gola chiusa. "Sembra che ti piacciano i dolci", disse Bahà'u'llàh. "Buon
appetito! Arrivederci, e che Dio ti protegga!"
Aqà Muhammad, anni dopo, spiegava ài suoi compagni come a quel tempo nessun altro
apprezzasse i suoi sentimenti infantili e l'amore che provava per la Bellezza Benedetta, un amore
che da quel momento non l'aveva più abbandonato.

(Da Jalàl Nakhjavàni)

Potrebbero piacerti anche