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IL FOGLIO

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: LARGO CORSIA DEI SERVI 3 - 20122 - MILANO

ANNO IX NUMERO 180

Dietro il gelo dellufficialit

Un pezzo di Iran vuole


avvicinarsi alla Nato
che si avvicina allIraq
Il ministro degli Esteri critica limpegno
dellAlleanza per Baghdad, Larijani fa
tuttaltro gioco (e ha buone ragioni)

Il precedente di Monaco
Roma. Fustigata per le ambizioni nucleari e le nefaste ingerenze in Iraq, Teheran ha
risposto bellicosa alle accuse pr ovenienti
da Istanbul, vaticinando inevitabile disfatta
per lAlleanza. La Nato non la benvenu ta in medio oriente, ha sentenziato il ministro degli Esteri, Kamal Kharrazi, mettendo
in guardia lAlleanza che il coinvolgimento
annunciato in Turchia non porter niente
di buono e che un eventuale invio di truppe sar del tutto inutile. Ma dietr o lufficialit, la disapprovazione iraniana tuttaltro che granitica e la lobby isolazionista dei
pasdaran, che pur guadagna ter reno, se la
deve vedere con quella dei falchi pragmatici che tesse la tela e sogna un invito al tavolo di Istanbul. Per ch nonostante le obie zioni di quanti a Teheran guardano alla Nato come al cavallo di tr oia di W ashington, lIran ha ragioni poco
ideologiche e molto strategiche
per cercare una sponda con lAlleanza. Piace a T eheran la pr ospettiva di un passaggio di conse gne in Iraq che indebolisca il
predominio anglo-americano a
vantaggio di una coalizione
multilaterale in linea di principio meno avversa al ruolo di
potenza regionale di T eheran. E nella prospettiva di
un consolidamento della
sua influenza internazionale che la Repubblica islamica, impegnata nella ricerca
di nuovi alleati dallIndia al Caucaso, fa rebbe bene a costr uire un ponte con lAl leanza. Ankara ne fa gi par te, Mosca gode
di un rapporto contraddittorio ma privile giato, Islamabad intensifica i contatti e dal
Caspio allAsia centrale lombr ello della
Nato copre, seppur parzialmente, lUcraina,
lArmenia, lAzerbaigian, lUzbekistan e la
Georgia. Una regione dinteresse strategico,
fulcro di una competizione antica tra Teheran e Mosca, rinvigorita in questi anni da
progetti rivali per il passaggio di gasdotti e
oleodotti, e lo sfruttamento del ricco bacino
del Caspio.
Stabilendo buoni rappor ti con la N ato,
lIran pu, se non far volgere le rotte a proprio vantaggio, almeno ostacolar e la corsa
di Mosca e di Ankara, pr esentandosi come
un alleato meno controverso da Baku a Erevan. Un disegno ambizioso, considerato vi tale per il futur o energetico del paese, cui
lavorano da anni, i pragmatici della sacra
patria islamica rivoluzionaria. Infaticabile
avvocato della causa dellavvicinamento allalleanza Mohammad Javad Larijani, fi dato consigliere dellayatollah Khamenei,
che gi nel 2000, in un incontro con lambasciatore belga Guillame Matin, sottolineava
lesigenza di af fiancare alla cooperazione
con lUe , quella con la Nato: Auspichiamo
un incontro con il segretario generale dellAlleanza per uno scambio di idee sulla
nuova carta e sulle performance militari.
Falco tra i riformisti e riformista tra i falchi
Falco tra i riformisti e riformista tra i falchi, tra il 2001 e il 2003, lambizioso Larijani
(tra i papabili alla pr esidenza insieme al
fratello Ali e allalleato Hassan Rowhani)
ha innumerevoli volte descritto lobiettivo
di agganciare la N ato come una priorit
strategica. Nel febbraio 2003, il sogno di venuto realt e Kharrazi ha presenziato come osservatore al summit Nato di Monaco:
occasione impagabile per sondar e il terreno con Lord Robertson e rinsaldare i buoni
rapporti con gli omologhi Jack Straw , Joschka Fischer e Dominique de Villepin. Alla vigilia della guerra, lappuntamento si rivel unopportunit per rassicurar e la delegazione statunitense sulla benevola neu tralit attiva di Teheran nel caso di un at tacco contro Baghdad. Lillusione riformista
era gi allepilogo, ma la Repubblica isla mica mostrava il suo volto pi flessibile: solidale con le obiezioni del vecchio conti nente e possibilista con i piani del nuovo,
disponibile, sempre compiacendo, a tratta re. Poi la neutralit attiva di Teheran si dimostrata meno benevola del previsto e i pasdaran entrati in massa nel Majlis (il parlamento iraniano) ora mostrano i pugni, spingono per il confr onto e giocano lusurata
carta ideologica antioccidentale. Indebolito, il partito realista della trattativa non ha
tuttavia perso le fr ecce pi importanti. Il
multilateralismo il modo pi ef ficace per
risolvere i problemi, ha confermato ieri
Kharrazi in visita in Messico, riaprendo uno
spiraglio a un accor do con lAlleanza. Del
resto la politica iraniana, sospettosa della
cooperazione con i rivali turchi e poco incline a quella con gli arabi, ha r ecentemente
tratto pi di un beneficio dalla liaison con
gli europei. Perch se vero che a T eheran
scoccata lora delle r ecriminazioni contro
la debolezza anglo-franco-tedesca allAiea,
vero anche che proprio grazie alle armi seducenti del dialogo con Londra, Parigi e
Berlino, che lIran ha potuto guadagnare un
altro anno di tempo per il suo pr ogramma
nucleare. I pragmatici insistono: la Nato potrebbe avere molto da offrire a Teheran.

quotidiano

TEL 02/771295.1 - SPED. ABB. POST. - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL. MILANO

GIOVED 1 LUGLIO 2004 - 1

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

Da Saddam ad Allawi
Gli iracheni si fidano del nuovo rais
decisionista, in ciabatte e capace
di sorprese. Anche con le bandiere
Baghdad. A Baghdad, dopo il passaggio
di poteri, la novit si sente. C speranza.
Agli iracheni inoltr e piace il nuovo pr emier, Iyyad Allawi, che rappresenta oggi lo
spirito nazionale. Non mi sognavo di di ventare primo ministr o. N on ci pensavo
neppure durante la guerra quando ero nel
deserto al seguito degli americani. Non credevo di arrivare a Baghdad e ritrovarmi seduto a questa scrivania. Sono i ricor di di
Allawi, una settimana fa nella quiete del
suo ufficio. Ai piedi aveva un paio di cia batte di pezza con la cer niera in mezzo,
quelle di un vecchio signor e di campagna
con qualche problema di gotta. Ma al mo mento buono scarpe di pezza e ricordi sono
finiti in soffitta. Allawi adesso va avanti da
solo, si muove in fr etta e agisce con de strezza. Quasi troppa per uno che non pensava alla leadership. Sapeva soltanto di
partire in buona posizione. Glielo diceva
infatti un sondaggio raccolto prima del passaggio dei poteri. Il 68 per cento degli ira cheni si aspettava qualcosa da lui. N on
molto, ma un minimo di fiducia nel mar e
di cinica disillusione irachena. E Allawi la
sfrutta oggi al massimo. La prima
mossa figlia del suo passato e del la sua giovent. Una giovent ri corda lui tra le fila del
partito
Baath, da rivoluzionario. Seguita da una car riera come collaboratore della Cia. Questo non
lo dice, ma si vede. Davanti al
dilemma di un attacco della
guerriglia alla vigilia del
passaggio dei poteri non ha
dubbi sulla soluzione.
Anticipiamo tutto,
spiazziamoli, dice a
Paul Bremer. Poi fa di pi.
Usa i vecchi contatti, sca valca la Coalizione, parla dir ettamente
con Washington. Fino a quando ar riva il
s del pr esidente americano Geor ge W.
Bush.
Gli iracheni di tutto questo sanno poco,
ma sanno che quelluomo ar rivato da Londra ha spiazzato Abu Musab Zar qawi e la
sua banda di terroristi, li ha sepolti in un
angolo con il lor o carico di ostaggi alla vigilia del 30 giugno. E sa anche che questa
volta a decider e non cera soltanto Paul
Bremer. Cera anche un nuovo ver o leader
iracheno. Quanto basta perch a Baghdad
si senta distintamente che con il passaggio
di poteri una trasfor mazione avvenuta.
Allawi, prima di annunciare la consegna legale di Saddam Hussein al pr oprio governo, si fa precedere da sei enormi bandiere
irachene. Le stesse dei tempi del rais, quelle che il pr ecedente Consiglio di gover no
voleva ridisegnare tra lindignazione del
paese. Lui invece le ha fatte dispiegare, ci
si messo davanti, annunciando una nuova era, e dicendo di aver convinto gli americani a ridarci Saddam e undici criminali di guer ra. Poco impor ta che gli ameri cani siano felici di lasciarsi convincer e.
La classe di Allawi tutta intessuta nella rapidit delle sue mosse, nella capacit
di muoversi in fretta, di sorprendere e
spiazzare anticipando continuamente tempi e attese. Sa che quel 68 per cento di consenso da parte degli iracheni tutta la sua
ricchezza, tutta la sua dote. E per sopravvivere deve continuare a reinvestirla. Sa di
non poter lasciar passare neppure unistante senza regalare ai suoi cittadini leccitante sensazione di aver finalmente sopra la testa un uomo nuovo. Sa di dover dare agli altri ministri, quelli su cui pesano gli intrighi
di sauditi, iraniani, turchi e siriani limpressione di esser un passo avanti e di aver
sempre dietro lalleato americano. Sa che
laltro uomo forte il presidente Ghazi al
Yawar, un sunnita, un capo della potente
trib degli shimmari, la pi estesa del me dio oriente, un parente del principe Abdallah, il reggente saudita: un uomo di Riad,
che qualcuno teme possa deviare dalla scia
di Washington per accodarsi allArabia Saudita. Ma Allawi, uno sciita, deve fare i conti
anche con gli uomini del Consiglio supremo
della Rivoluzione irachena, quello Sciiri
leale con Washington, ma vicino a Teheran.
Sicurezza prima di tutto
Non sono un nuovo uomo for te si di fende lui cer co soltanto di dar e agli iracheni quello che vogliono, ma questo non
significa usare la forza. Quel che si aspet tano loro, gli iracheni, lo leggi sui gior nali,
lo ascolti da ogni bocca. E una parola sola,
amn, sicurezza. Cos dallufficio di Allawi non escono altro che indiscrezioni sulla legge marziale, sulla reintroduzione della pena di mor te, sulle leggi speciali. Gli
iracheni oggi vogliono infatti sentire parlare soprattutto di sicurezza. Poi c lopinione pubblica inter nazionale e Allawi, cr esciuto a Londra e non a T ikrit, lo sa. Dun que quando ar riveranno le leggi saranno
forse meno draconiane. Anche perch Allawi sa di poterle utilizzar e a pieno solo
quando avr una forza vera e ridisporr del
vecchio esercito, quando potr contar e sui
vecchi funzionari dei servizi di sicurezza: la
reintegrazione della vecchia classe diri gente del paese gi iniziata. Il ritor no di
molti generali alle lor o caserme questio ne di poco, anche lamnistia. Promulgandola in fretta Allawi svuoter luniverso degli
insorti di arsenali impor tanti, recuperer
risorse finanziarie e infor mative cruciali
per i nuovi servizi di sicurezza.

La Giornata
* * *
In Italia

* * *
Nel mondo

LA CAMERA HA APPROV
ATO LA
RIFORMA DELLA GIUSTIZIA (ora il testo
passa al Senato): Montecitorio ha detto s
con 277 voti a favore (156 i contrari). In precedenza il governo aveva ottenuto la fiducia sul provvedimento di riordino del sistema giudiziario con 331 s: questa mossa aveva consentito di far decadere tutti gli emendamenti. Per il ministro della Giustizia Castelli stata una grande reazione da parte
della maggioranza. Il Guardasigilli ha an che auspicato lapprovazione a palazzo Madama entro luglio, e senza la fiducia.
Lopposizione ha cominciato a par tecipare
alle votazioni solo dopo larrivo di Berlu sconi e di Fini. Questa legge avr vita breve, ha promesso V iolante (Ds). Critiche
dallAnm, lassociazione dei magistrati.

SUL DARFUR POTREBBE INTERVENIRE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU. Lo


ha detto ieri Colin Powell durante la sua visita nella regione. Pi diplomatico Kofi Annan, secondo cui il vertice dellOnu potrebbe intervenire se il Sudan non riuscisse a
controllare la crisi. Il segretario di Stato
americano e il segretario generale delle Nazioni Unite hanno visitato il Sudan occidentale, dove in atto una grave crisi umanitaria. Powell ha incontrato il ministro degli Esteri sudanese, Mustafa Osmane Ismail,
che ha detto che nella regione c un problema, sulla cui gravit si esagerato.

* * *

Si stringono i tempi sulla verifica di governo. Il ministro Maroni ieri ha chiesto a


Berlusconi di sciogliere i nodi sulleconomia e sulle rifor me entro il Consiglio dei
ministri di sabato, altrimenti la prospettiva
delle elezioni anticipate si avvicina. Poi
ha escluso lipotesi di una crisi lampo o di
un nuovo governo e avvertito gli alleati: Il
federalismo prima della rifor ma elettorale. Berlusconi, che ieri ha incontrato il vi cepremier Fini e il presidente della Camera Casini, ha assicurato: Sto operando per
chiudere entro sabato. Intanto An ha denunciato i conti pubblici deteriorati:
Proseguire in una politica di bilancio che
si limiti a affrontare le difficolt con tagli e
misure finanziarie aspettando la ripr esa
una strategia inadeguata. Tremonti: Il
documento economico di An una buona
base di discussione. Fini: Spero Tremonti sia coerente e contribuisca a far s che la
maggioranza lo condivida.
Le aliquote Irpef saranno pi di tr e, e
non due. Il sottosegr etario Magri ieri ha
chiarito le intenzioni del gover no circa la
riforma fiscale, correggendo le indiscr ezioni
su una no tax area fino a 7.500 euro e di due
sole aliquote. Dovrebbe esserci invece unaliquota del 40/45% per i redditi pi elevati.

* * *

Finito il cammino bipar tisan del ddl sul


risparmio. Cos il relatore di maggioranza
in commissione Attivit pr oduttive della
Camera, Conte (Forza Italia), che s dimesso assieme al collega di minoranza Gambi ni (Ds). Motivo: lapprovazione dun emendamento del diessino Grandi (una modifica
allarticolo 1) da parte dellopposizione, nonostante il par ere contrario espr esso dai
due. Conte: La sinistra non vuole il pr ovvedimento. Ma per Visco (Ds) questa so lo una scusa per affossare una legge ne cessaria. Il presidente Tabacci (Udc): Di
bipartisan resta la ver gogna. La sorte del
ddl sar decisa oggi dalle presidenze delle
commissioni Attivit produttive e Finanze.

* * *

S della Francia allestradizione di Battisti.


La decisione stata presa dalla Corte dAppello di Parigi: lex leader dei Proletari armati per il comunismo (Pac), in Francia dal
90, dovr scontar e i due er gastoli a cui
stato condannato in contumacia per quat tro omicidi che risalgono alla fine degli anni 70. I suoi avvocati hanno gi fatto ricorso
in Cassazione. Castelli: Recepite le ragio ni del governo. Pisanu: Decisione giusta.

* * *

Si riapre il dibattito sulla legge elettorale:


Tremonti ha pr oposto il T atarellum (il si stema delle Regionali) anche per le politi che. Consensi da Cdl e Pdci. La Margherita:
E un dibattito falso.

* * *

A giugno linflazione sale al 2,4 per cento,


dal 2,3 del mese precedente.

* * *

Borsa di Milano. Mibtel: 21.113 (-0,35%).


Leuro (1,2180) guadagna 0,0055 sul dollar o.
La Giornata realizzata in collaborazione con Dir e

* * *

Saddam nelle mani degli iracheni. Sta


bene, ha detto Salem Chalabi, pr esidente
del Tribunale speciale iracheno, che ieri lo
ha incontrato in car cere. Tra i principali
capitoli dellaccusa: uso dei gas contr o i
curdi; torture, esecuzioni e fosse comuni;
invasione del Kuwait e incendio dei pozzi
di petrolio; probabilmente, la guer ra con
lIran e il lancio di missili contr o Israele.
Saddam, che sar incriminato for malmente oggi, potr avere un avvocato ma non gli
stato concesso di far e domande sino al larrivo in Tribunale. Per il neopr esidente
Yawar, il ripristino della pena di mor te
gi stato deciso: i governi occidentali sono
contrari, ma il Kuwait ha gi chiesto che
lex dittatore sia giustiziato.
Il leader curdo Jalal Talabani ieri era a
Roma: ha ringraziato lItalia per aver li berato lIraq e chiesto ai nostri soldati di
restare; ha chiarito che il suo partito vuole uno Stato federale e non la secessione;
s detto contrario alla pena di mor te per
Saddam e ha lanciato un allar me su Zarqawi: Vuole la guerra tra sunniti e sciiti.

* * *

Israele dovr cambiare il tracciato della


barriera difensiva in Cisgiordania (anche
in tratti gi costr uiti). Lha deciso la Cor te
suprema israeliana, raccomandando al go verno di minimizzare le sofferenze dei palestinesi. Immediata la r eazione dellesecutivo, che ha assicurato che le richieste
della Corte saranno accolte.
Articolo a pagina tre

* * *

Attacco con mortai contro una base Usa di


Baghdad: 11 soldati sono rimasti feriti. Un
commissariato di polizia stato assaltato
dalle milizie di al Sadr a Najaf, dove sta to dichiarato il coprifuoco. Una bomba
esplosa a Samawa, senza far vittime.
Wassef Ali Hassoun, 24 anni, americano
libanese, sera arruolato nei marines come
interprete. Il 21 giugno ha diser tato dopo lo
choc per la mor te dun suo commilitone e
cercava di raggiungere Beirut: ora prigioniero della guerriglia irachena che minaccia
di decapitarlo. Lo scrive il New York Times.

* * *

Greenspan rialza i tassi dinter esse di un


quarto di punto: ora quello principale
all1,25 per cento. La Casa Bianca: Non sia mo preoccupati. Leconomia sta crescendo.

* * *

Sparatoria tra polizia e ter roristi a Riad:


quattro morti, due agenti e due miliziani.

* * *

Condannati aller gastolo i due 007 r ussi


accusati in Qatar di aver ucciso Zelimkhan
Yanderbiyev, ex presidente ceceno in esilio
a Doha.

* * *

I commissari li scelgo io, ha detto Barroso, il successore di Prodi alla presidenza


dellesecutivo Ue (in r ealt questa pr erogativa dovr dividerla con i paesi membri).
Il Portagallo savvia alle elezioni anticipa te: le chiede il 51 per cento dei cittadini.
Il ministro Frattini ha detto che la nomi na di Barroso motivo di grande soddisfazione per il gover no italiano. Nelle ultime
settimane il pr esidente Berlusconi ha svi luppato una serie di intensi contatti con i
leader europei per sostenere la candidatura
del portoghese.

* * *

Dice Vannino Chiti (Ds)


e il Corriere riporta fedelmente: Ci sono tutte le condizioni per
una candidatura di
Prodi, non c un solo
collegio che gli sia precluso fossi in lui sce glierei il collegio della mia citt, nel suo caso Bologna. Dice Rutelli a Pr odi, e il Corriere riporta fedelmente: Romano, devi
candidarti, candidarti alle suppletive, devi
tornare alla Camera per guidar e in prima
persona il processo federativo. Risponde
Prodi a Rutelli, e il Cor riere riporta fedelmente: Ma sono impegnato in un pr ogetto
che duri oltre una legislatura, Francesco. E
poi vuoi che te lo dica? Non voglio, di vita
ce n una sola. Per noi ha ragione Prodi a
volersi ripr endere la vita. Le dur e salite
con la bicicletta, la tutina a mezza gamba
che si tende sotto lo sforzo del muscolo, le
chiacchierate con Riccar do Franco Levi,
detto Ricki, e alla fine di ogni gior no lo
shampo naturale, senza ombr e di tintura.
Magnifico, rilassante. E allora non si capi sce perch il Corriere, riportate fedelmen te le intenzioni di Pr odi, poche pagine dopo abbia scelto questo titolo per un pezzo
sulla moda: Meno str ess, pi liber t. E
luomo resta in mutande.

I talebani attaccano nellAfghanistan del


sud: due bombe sono esplose a Jalalabad ferendo 27 persone; a Kandahar attaccato un
convoglio che portava alimenti alle tr uppe
Isaf (rapiti i 12 autisti). Una reporter australiana sarebbe nelle mani dei talebani.
Questo numero stato chiuso in r edazione alle 20,15

Vecchietti

Palazzo

Tutta la nostra ammirazione


per Rehhagel (65 anni) e
Bruckner (66) gran panchinari

Giornata di conciliaboli, per il


Cav. Tutto bene. I calcoli in An,
le frustrazioni di qualche Udc

atidici sgoccioli di
Ffinalmente
Euro 2004. Mentr e
lItalia

sarroventa sotto il sol leone, vanno in scena


gli atti finali della te lenovela calcistica
che ha allietato di un bel
NOTTI MAGGICHE

refresh le nostr e immaginazioni calcisti che. Stasera Repubblica Ceca-Grecia, designer la seconda finalista. In netta mino ranza, immaginiamo, saranno i sostenitori
della stravagante impr esa che ha por tato
gli ellenici fino a questa magnifica ribalta.
La loro presenza in campo praticamente
garanzia di partite brutte ma guerreggiate,
di gioco a toglier e, di filosofia distr uttiva
del calcio. Uno dei pochi che li ammira
bisogna tenerne conto Johann Cr uyff,
che invita a non sottovalutare come il gioco
della Grecia sia il per fetto trionfo dellorganizzazione, di un collettivo nel quale ciascuno fa, al suo meglio, ci che sa far e. Merito di Otto Rehhagel, tecnico da tavolino,
sommamente anti-glamour e strategica mente dotatissimo. Stasera avr di fr onte
laltro cervello da panchina rivelatosi a Euro 2004: Karel Bruckner, mister dei cechi.
Curioso, in questo mondo-Abramovich,
come ci si ritrovi a omaggiare due vecchi signori (65 anni Rehhagel, 66 Br uckner) che
hanno laria di gustar e ancora lodore del
fango quando squadre di ragazzini giocano
sotto la pioggia, e invece dimpipparsene
sommamente del calcio mediatico. Del r esto ormai siamo tutti conquistati dalla bel lezza scapigliata, dallirridentismo pedatorio dei cechi, talmente splendidi artisti del
calcio da essersi assicurati simpatie ovun que, nei bar di periferia (dove garantiscono
che il calcio un tempo tutti lo giocavano cos, di slancio e alla ricerca del gesto memorabile) sia nei saloni di bellezza femminili,
dove piacenti signore in fiore sono pronte a
sottoscrivere che un branco di fusti come
quelli con la maglia bianca della Repub blica Ceca non si vedeva dai tempi delle
pubblicit Coca Cola.
Abatino e Rombo di Tuono
Inutile dire che, intanto, nella nostra penisola incerta s ormai diffusa la nostalgica consapevolezza dun altr o grande evento vissuto alla finestra, da osser vatori un
po rosiconi, nervosi, ma in fondo anche ammirati. Vanno a picco la qualit e linter esse dei talk show calcistici, gli stessi che, finch la nazionale tirava a campar e, veleggiavano formidabili tra ascolti e polemiche
da circolo parrocchiale. Lultima delle quali, messa in giro da un quotidiano sportivo
e ripresa al volo dai programmi dedicati,
la vicenda che di botto schiera lun contr o
laltro armati Gianni Rivera e Gigi Riva.
Lex abatino avrebbe fatto un po dinevitabile ironia sul triste destino della spedizione azzurra, sullaria che tirava attorno a essa e sulle gaf fes che hanno punteggiato il
tutto. Gigi Riva, accompagnator e della nazionale, veterano ingrigito e un po enigmatico in questa qualifica che significa tutto e
niente, tra il confessore, il garante e il guardaspalle, s piccato di brutto e ha risposto
col bazooka. Ha dato a Rivera del politico
in cerca di poltr ona e soprattutto gli ha ri cordato che ai tempi di Messico 70 era andato a un passo dal chiuderlo in un ar madio per quanto non lo sopportava, vezzoso e
fighetto in quella squadra di accettatori duri, se solo non avesse segnato il mitico piattone di Italia-Germania. Pizzicotti tra vecchi rivali che, come tutti gli sportivi col prefisso ex, vivono vite strane, sospese, un
tantino marginali, con le linguette attacca te al passato e una cer ta pretestuosit al
presente. Un battibecco evitabile ma nep pure troppo malsano, niente, comunque, rispetto al carrozzone che gli hanno montato
addosso, poveracci. Nel trionfo del white
trash tv che va sotto le insegne del Pr ocesso di Biscardi, si sono sentiti gior nalisti tacciar e Gigi Riva di mediocrit postagonistica, si sver gognato Rombo di Tuono (capite? Rombo di Tuono! Roba da Marvel) con linvidia pelosa, la spietatezza
vampiresca del cronista che af fonda il colpo impunemente.
Spettacolo mostruoso e tragicamente,
altres, divertente, ipocrita chi lo neghi
non fossaltro che il calcio anche questo,
una lunga propaggine post-partita, uninfinita escrescenza giaculatoria quando le luci dello stadio sono spente e la nazionale
gi sotto gli ombrelloni. A proposito: nel famoso progetto di rinnovamento post-elimi nazione, la restaurazione ha restaurato praticamente tutto. Carraro al suo posto, Lippi ha gi fatto sapere che di prestare T otti
e Cassano allolimpica non se ne parla neppure, lunico novit destinata a scuoter e le
notti dei tifosi il business, con budget da
bilancio dei paesi del Terzo Mondo, con cui
Mediaset sta mettendo le mani sulle par tite di Inter, Milan e Juve in digitale ter restre. Ergo, inevitabilmente il tor mentone e
loggetto culturale del football a partire dal
prossimo settembre sar lapartheid: lirresistibile r evanscismo del calcio aristo cratico delle tre grandi contro le ringhianti ambizioni dei club par venu. Quelli che
tuttal pi hanno vinto un miser o scudettino o due. Un punto di par tenza ideale per
ricominciare, italicamente e geografica mente, a scannarsi.

Silvio Berlusconi insiste: si chiude entr o


sabato, con la verifica. Sulla data nessuno
giura, ma la crisi di governo con corollario
di elezioni anticipate resta lontana, rivelano i finiani. Ieri laffollamento alla Camera per il voto di fiducia sul ddl di riforma
della giustizia ha agevolato una serie di incontri a latere che sono proseguiti allesterno di Montecitorio. Gianfranco Fini e Giulio
Tremonti acquartierati in mattinata sui
banchi deserti della Margherita; il ministro
dellEconomia chiuso con il Cav. allora di
pranzo, Gianni Alemanno e Rocco Buttiglione che confabulavano poco distanti. Nel
pomeriggio Fini ha parlato a lungo con Berlusconi, che ha poi visto Pier Ferdinando
Casini (Tutto bene, il commento del premier). Sullo sfondo, anche lo spettro improbabile di un governo di transizione appoggiato dal fronte trasversale dei proporzionalisti (Udc, Margherita, mastelliani, traditori di Forza Italia) e guidato dal
presidente della Camera (il demiurgo
su cui ieri tuonava il
leghista Roberto Maroni?). La Consulta
economica di An ha
intanto diffuso il documento su Dpef e
manovra: un testo in
cinque punti che
conferma le posizioni dei finiani su aliquote e sviluppo, ma
che Tremonti ha deSILVIO BERLUSCONI
finito una buona
base di discussione. E la nostra proposta dicono in An
ma la novit che prima il ministro si faceva i conti da solo, ora glieli fanno gli allea ti. Al momento in cui questo giornale va in
stampa, nella Cdl si parla dun clima teso
ma in miglioramento. Bonaccia, commentano dalla segreteria della Lega.
I soviet di Gasparri. Nella ricomposizione
interna di An, dopo la legnata elettorale subita dai berluscones, peser il risultato
della verifica. Larretramento di An al ballottaggio di Milano complica la posizione di
Ignazio La Russa. Il coordinatore nazionale
vorrebbe sostituire Maurizio Gasparri al ministero delle Comunicazioni, liberandosi
delle Poste (che preferirebbe accorpate alla Funzione pubblica) per avere in cambio
deleghe su Turismo e Spettacolo. Progetto
macchinoso e ipotizzabile solo nel caso in
cui Gasparri accetti di fare il capogruppo a
Montecitorio (dun posto in Commissione
europea non se ne parla proprio, mentre ieri Rocco Buttiglione ostentava sicurezza sulle proprie possibilit). Il posto di La Russa
potrebbe essere occupato da Gianni Alemanno. Il ministro ci starebbe pensando seriamente ma con qualche pr eoccupazione.
Ora come ora lasciano filtrare i suoi
controllerebbe mezzo partito perch il potere locale dei gasparriani ancora forte.
Alcuni soviet dei berluscones, compresa
Azione giovani guidata dalla gasparriana
Giorgia Meloni, gli si piazzerebbero subito
di traverso. Insomma necessario un
mandato pieno da parte di Fini, che per
pensa ad Alemanno come al capodelegazione di An nellesecutivo. Infine la questione del nome per un possibile ministro
del Mezzogiorno. C in prima fila Pasquale
Viespoli, ma se il dicastero non nasce e Alemanno lascia lAgricoltura, il sottosegretario al Welfare vorrebbe sostituirlo.
Lagenda di Follini arriva a gioved (oggi,
ndr), lo ha detto lo stesso segretario dellUdc riferendosi alla direzione nazionale
del partito convocata per questa mattina.
Dalla riunione dei centristi uscir il docu mento sullo stato di salute della maggioranza con la proposta di un ritorno al sistema
elettorale proporzionale. Su questo punto
lasse con An sta subendo altri contraccolpi.
Non si pu tornare indietro di ventanni,
ha attaccato il ministro per lAmbiente, Matteoli. Lo vogliono solo loro, il proporzionale, aggiunge al Foglio un deputato di An lamentando lo stile ingessato e falsamente
istituzionale con cui Follini sta gestendo il
braccio di ferro con il Cav. Temporeggiando
con la scusa che il partito non vuole poltrone il leader dellUdc ha provveduto a tenere basse le pretese dei suoi colleghi di
partito. E confermandosi monarca indiscusso nelle ultime ore avrebbe bloccato la
rincorsa di Mario Baccini al minister o della Sanit del pericolante Girolamo Sirchia.
In declino anche le aspirazioni di Bruno Tabacci al dicastero delle Attivit produttive:
Troppo isolato dal partito, fa il solista ma
alle europee ha raccolto pochi consensi
personali, si osserva a Montecitorio.
Prove di correntone in An. Se ne parla da
prima delle elezioni: isolato il gaspar riano
Domenico Nania, la debole corrente di Urso e Matteoli (Nuova alleanza) si accingerebbe a diluirsi allinterno della componente di Alemanno. Ultimi segnali: il neonato mensile La Destra, diretto da Fabio
Torriero, in un editoriale vagheggiante il superamento del partito di plastica berlusconiano lancia la proposta di un partito
post-sociale che assomiglia molto a un correntone alemanniano allargato ed egemone.
Nome: Alleanza Italia. E qualcuno ironizza:
Urso e Matteoli hanno una loro corrente?.

ANNO IX NUMERO 180 - PAG 2

Estate
A parte Camilla e Carlo,
il flirt stagionale allinsegna
dellincomunicabilit
el 1978 eravamo tutte troppo piccole,
N
meglio: non eravamo neppure nate.
Tuttavia, ci sono sempre i dvd, le tv com-

merciali, i cineforum. Insomma, Grease


labbiamo visto tutte, ed stato un
film di formazione per chiunque
abbia fra i 15 e i 55 anni. Per molte ragioni (un giorno, quando sarete pronti, questa rubrica vi
parler del dualismo SandyRizzo, ma non oggi, sarebbe
prematuro), una delle quali il concetto di
summer night. Le notti destate su cui
duettavano a distanza Danny e Sandy sono
la dimostrazione primigenia di tutto lo psychobabble su uomini e donne che venuto
poi (genere le une da Venere e gli altri da
Marte, per capirci). Per chi non rivedesse
Grease da tempo: Summer nights era la
canzone con cui Danny raccontava ai suoi
amici la sua storia estiva, e Sandy raccontava alle sue nuove compagne di classe la sua
storia estiva. La storia era la stessa, e non
avrebbe potuto essere pi diversa. Lui la
descriveva pazza di me, lei cos carino.
Lui: Le ho salvato la vita, per poco affogava. Lei: Faceva il figo tuffandosi. E via
cos, con lui che dice di aver pomiciato al
molo e lei: dice Siamo rimasti fuori ben fino alle 10; lei che dice che lui dolcemente
le teneva la mano e lui, manco fosse un
playboy di Riccione, Era brava, se capite
quel che intendo. Ricordatevene, se dovesse venirvi la sciagurata idea dintraprendere un flirt stagionale. Ricordatevene,
se doveste per un attimo inebriar vi dellillusione dei registri contabili, quella che ha
colto tutte noi alla notizia che il bilancio del
principe Carlo, reso pubblico, riporta che il
principe paga alcune spese personali della signora Parker Bowles. Ricor datevene,
prima di crogiolarvi nellillusione che s, un
altro mondo possibile, potete invecchiare
tranquillamente continuando a struggervi
damore per luomo che ha sposato unaltra,
pi giovane e pi bella (di lui e di voi), po tete smettere di stare in ansia perch, quando sarete pi inciabattite che mai, lui non
solo vi amer, ma pagher pur e alcune vostre spese personali (i Tampax?). Non credeteci. Credete, invece, a Grease. Ovvero
al fatto che gli uomini e le donne vanno
daccordo solo fino a che mentono.
Come sarebbe: non sei gay?!
Ho comprato il numero di giugno di Co smopolitan Usa, quello con quellinar rivabile cessa di Gwen Stefani in copertina (che
un giorno qualcuno dovr spiegarmi perch
sia considerata materiale da copertina).
Dentro ci sono le 10 cose che non devi dire
al primo appuntamento. In ordine sparso
e senza pretesa di completezza: Non vorrai
dirmi che non hai mai sbirciato nella spazzatura di una tua ex?; Giusto perch tu lo
sappia, non sono inter essata a cominciare
una relazione: sto aspettando che si liberi
Orlando Bloom; Quanti figli vuoi?; Co me sarebbe: non sei gay?! e E una storia
divertentissima, ero a letto nuda con questo
tizio e un suo amico, quando. Ora, a parte che ho improvvisamente capito perch ai
miei primi appuntamenti non ne seguono
mai dei secondi (le ultime due frasi proprio
non capisco perch non vadano usate non
che io mi ritrovi mai a letto con lamico di
chicchessia, ma insomma questa storia che
agli uomini non devi raccontare niente su
altri uomini senn gli viene lansia da pr estazione cheppalle, facessero il corso di
autostima di Raffaele Morelli), a parte questo: come la mettiamo con le cose che non
deve dire lui? Qualcuno gliele ha elencate?
Forse se leggessi robe tipo Mens health troverei decaloghi al maschile, ma non lo leg go e temo non lo leggano neanche i miei
primi appuntamenti. N on si spiega altrimenti come mai il summer flir ting sia cos
disastroso, fra uomini che ineffabili guardano il tuo Miu Miu e dicono anche mia
madre si metteva smepre un vestito cos, in
casa, uomini che ordinano sette portate
chiosando allusivi tanto non mi pare tu sia
a dieta e persino uomini che, quando
squilla il cellulare, rispondono, chiacchierano e concludono con Sono con una per sona, ma mi sa che mi libero presto.
Guia Soncini

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 1 LUGLIO 2004

L U L T I M O L I B R O D I U N P O M P I E R E P O M P O S O

Quello di Eco pi che un romanzo una vecchia soffitta,modernariato

i Umberto Eco non avevo mai letto una


D
pagina. Quando uscito Il nome della
rosa era lanno di Un paese senza di Arbasino. Nel periodo del Pendolo di FouPUNIZIONI

cault ero impegnato con Calendario di


Cattabiani, Locchiale malinconico di Ceronetti, Dietro limmagine di Zeri. Lisola del giorno prima entr in conflitto con
Mario Perniola ed Elena Soprano. Baudolino venne incautamente pubblicato a ri dosso di Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio di Valentino Zeichen. Quindi non fu
cattiva volont: semplicemente per Eco,
Salvalaggio e Bossi Fedrigotti non ho mai
trovato il tempo. Ma la vita lunga, riserva
molte sorprese, e la sorpresa di oggi sta nel
fatto che ho comprato La misteriosa fiamma della regina Loana (Bompiani, 451 pagine, 19 euro). In copertina c scritto che
un romanzo illustrato, quindi la tentazione
di non leggerlo nemmeno stavolta, Eco,
ma di guardare soltanto le figure. Pi che
un romanzo una vecchia soffitta: ci sono
gli albi di Clarabella, le copertine dei libri
di Nick Carter, intere pagine del Cor riere
dei Piccoli, francobolli della British Central Africa, canzoni del T rio Lescano C
anche lalbo a fumetti di Cino e Franco (chi
erano costoro?) dedicato alla regina Loana
da cui il titolo. Ognuno ha le collezioni che

si merita, molto meglio quelle di Mughini,


che almeno un romanzo illustrato lo avrebbe riempito di donne nude. Qui c soltanto
Josephine Baker, in formato microscopico a
pagina 383, con un po di tettine di fuori. A
quel tempo bastava: Credo sia stata la mia
prima eiaculazione dice il protagonista. A
pagina 110 c la tavola dei supplizi ricava ta dal N uovissimo Melzi del 1905. Dovrei
trarne ispirazione per mi sembra eccessi vo punire un autore settantenne con la crocifissione, la fucilazione o linterramento,
solo perch colpevole di rigattieria. Questo
Umberto Eco uno scrittore generazionale,
come i trentenni pubblicati da Einaudi Stile Libero e Minimum Fax. Anzich giovanilista un senilista, ma cosa cambia, sono
tutti schiavi del Tempo. Se larte una battaglia contro la morte, Eco si messo in un
angolo da solo, e sta perdendo. Lui lAldo
N ove della generazione nata negli anni
Trenta: lo stesso affastellamento di marchi
e personaggi effimeri, lo stesso freddo appassionarsi per i media pi scadenti, la stessa inautenticit di chi nel 63 o nel 93 ha firmato il patto col diavolo dellavanguardia, e
quando lanima lhai venduta poi non c
modo di ricomprarla. La misteriosa fiam ma non nemmeno come lAllegoria del
Bronzino conservata alla National Galler y,
in cui un vecchio sta per gettare il drappo
nero sulla scena dove V enere e Amore si

sbaciucchiano. Qui il vecchio gi passato,


Venere e Amore sono pieni di tarli gi in
cantina, la letteratura ha lasciato il campo
al modernariato.
A volerlo proprio leggere, questo libro
una lunga didascalia, un romanzo divulgativo dove ogni scintilla di erudizione viene
subito spenta da uno spr uzzo di spiegazione, come in un qualsiasi libro di De Crescenzo con la differenza che De Crescenzo
considerato un cabarettista mentre Eco
Presidente della Scuola Superior e di Studi Umanistici presso lUniversit di Bologna, sette maiuscole in tr e righe di risvolto. Umberto Eco un pompiere pomposo, lo
vidi allopera in una conferenza appunto
bolognese. Quel giorno (ma pare che faccia
sempre cos) mobilit ogni suo pelo per mostrarsi intelligente e divertente, il pi intelligente e il pi divertente di tutti. Gigione,
pavone, balanzone, capoclaque di se stesso,
rideva delle sue facezie ancor prima di
averle terminate. Un uomo noiosissimo. In
prima fila cera Inge Feltrinelli che sghignazzava o forse digrignava, dif ficile capirlo visto che in lei le espr essioni sono coincidenti. Ma torniamo al libro, che comincia
con un signore che ha perso la memoria, un
vecchio trucco che Andrea Pinketts si vergognerebbe di riciclare. Il dottore gli ricorda di chiamarsi Giambattista Bodoni, la moglie gli rammenta di avere un nipote di no-

me Giangiacomo. Il romanzo tutto cos,


una strizzatina docchio lunga quattrocento
pagine, con molto birignao e molta nebbia,
la prima metafora che verrebbe in mente a
chiunque per rappresentare la confusione
mentale del protagonista. A pagina 250 La
misteriosa fiamma della regina Loana viene definita la storia pi scipita che mente
umana abbia potuto concepire, lautore sta
parlando del fumetto ma intanto nellor ecchio del lettore entrata la famosa pulce, e
chi la sloggia pi.
Come lo vuoi punire uno cos? V errebbe
da dirgli vada, vada, col tono che hanno i
poliziotti quando lasciano andare il poco-dibuono che non stato nemmeno capace di
commettere un reato significativo. Per
un peccato sprecare il titolo. Con laccendino ricavo una fiamma che non sar misteriosa per brucia lo stesso. La avvicino ai
suoi piedoni irsuti. Lui chiede merc. Impietosito la dirigo verso il libro che prende
subito fuoco con tutti i suoi Flash Gordon, le
sue signorinelle pallide, i suoi Sandokan, le
sue Loane, i suoi ba-ba-baciami piccina, i
suoi Alvari Corsari. Chiamo la donna delle
pulizie che spazza la cenere nel tombino.
Apro il Dizionario dei vitigni antichi minori italiani del professor Attilio Scienza e
finalmente comincio a leggere qualcosa che
promette di avere un futuro.
Camillo Langone

DUE COSTITUZIONI A CONFRONTO

Gli Stati Uniti dEuropa? Cos non nasceranno mai, spiega Ferguson
n forte s alla Costituzione europea vieU
ne dallo storico angloamericano Niall
Ferguson. Ma con un curioso argomento:

perch comunque non saranno gli Stati


Uniti dEuropa. Un invito allEuropa perch si decida ad accoglier e la Turchia viene da George W. Bush, con un curioso argomento: sarebbe la miglior prova che lEuropa non il club di una sola religione; denunciando lo scontro di civilt come un
mito caduco della storia, ha detto parlando ieri allUniversit Galatasaray di Istan bul. Alluno e allaltro lEuropa che si sta
profilando sembra andar bene soprattutto
nella misura in cui non somigli troppo agli
Stati Uniti dAmerica.
La presa di posizione di Ferguson notevole, perch il professore di Oxford e della New York University il massimo teorico della necessit di una nuova politica
imperiale. Il tema ricor rente dei suoi libri che gli Stati Uniti dovr ebbero far tesoro delle lezioni dellImpero britannico
nel suo fulgore ottocentesco. E anche per ch si distacca dal fuoco di sbarramento
degli euroscettici britannici. E questa scelta che lo porta, lui tatcheriano della prima
ora, frequentemente definito storico di
destra (ma Ferguson dice di ritenersi piuttosto un liberale dellOttocento), lui che
confessa di aver sostenuto negli anni Ottanta che la Gran Bretagna doveva resiste-

re allUnione sovietica, ai sindacati britannici e ai socialisti francesi come Jacques


Delors, andati a Bruxelles dopo aver fallito
a Parigi, ad affidare le sue riflessioni di
svolta al Guardian (e, in contemporanea al
Los Angeles Times). Il succo che la Costituzione va bene cos proprio perch non
cambia significativamente la natura dellUnione europea, non ne fa una struttura sovranazionale, simile agli Stati Uniti, come
quella sognata dai padri fondatori. Spiega:
s, vero, sancisce la superiorit delle leggi
europee su quelle nazionali, ma questo cera gi; estende le decisioni a maggioranza
ponderata, senza pi veti, da 34 aree a 70,
comprese immigrazione e politiche sociali,
ma resta il veto su tre aree cruciali: politica
estera, difesa e tasse; s, va bene, tanto goffa quanto di semplice e lineare bellezza
la Costituzione americana, ma proprio questo dovrebbe farla piacere agli euroscettici britannici, il fatto che non un progetto di Stati Uniti dEuropa.
E ovvio che non basta una Costituzione a
fare dellUe gli Stati Uniti. E nemmeno una
sommatoria della popolazione e della potenza economica. Si pu discutere la conclusione di un recente studio condotto dagli
economisti Fredrick Bergstrom e Robert Gidehag, per il think-tank svedese T imbro: il
fatto che il prodotto lordo pro capite Usa sia
del 32 per cento pi alto di quello europeo,

e quello di Italia (100), Germania (100), Francia (105) la met degli Stati americani pi
ricchi (Delaware, 199; Connecticut, 194) e appena al di sopra di quelli pi poveri (Arkansas, 99; Mississippi, 92), significherebbe che
la maggior parte degli americani hanno
uno standard di vita cui la maggioranza degli europei non riuscir mai nemmeno ad
avvicinarsi (se tutto va per il meglio, la
Gran Bretagna ci arriverebbe nel 2010, Germania e Spagna nel 2015, Italia, Svezia e

AGENDA MIELI
Dalla Tods arriva la nuova scarpa Owens, per
averla occor re mettersi
in lista dattesa. Prenotarsi. Accettare di farsi fotografare.
Portogallo nel 2022). Forse non basterebbe
neppure una paragonabile potenza milita re. Ci sono molte altre cose che rendono difficile fare gli Stati Uniti dEuropa. T anto
meno lEuropa di cui vagheggiava V ictor
Hugo, degli Usa con capitale Parigi. L attuale civilt europea il prodotto di una
sintesi molto pi lenta e complessa. C un
problema di lingue (gli Stati Uniti furono
unificati dallinglese; la Cina, a parte lunit

etnica han, e malgrado si parlino lingue


incomprensibili da una r egione allaltra,
unificata dalla scrittura). C poi il pr oblema dellassenza di un patriottismo eur opeo. C chi, come Emmanuel Todd, nel suo
Linvention de lEurope, si dilungato sullenorme frammentazione anche antr opologica europea, a cominciare dal modo di
concepire famiglia e autorit (che si mani festa allinterno di ciascun paese, oltre che
tra paese e paese). La sintesi ha mutuato
la rivoluzione industriale e il rispetto dei diritti individuali dallInghilterra, il suffragio
universale e la contraccezione dalla Fran cia, la sicurezza sociale dalla Germania.
Eppure, proprio il precedente americano
dovrebbe dare argomenti per non dispera re. Due secoli e un quarto fa la Costituzione
Usa scatur da uno scontro feroce tra federalisti e antifederalisti. I federalisti erano
pi affascinati dal modello inglese; gli altri
da quello francese. Jefferson litigava con
Hamilton e Adams pressapoco su quello su
cui si litiga ora in Europa. Si sarebbe dovuto attendere gli anni Sessanta del secolo
scorso perch W ashington imponesse agli
Stati di abbandonare lapartheid sugli autobus. Se la constatazione che gli Stati Uniti dEuropa sono di l da venir e serve a sedare le apprensioni degli euroscettici, ben
venga.
Siegmund Ginzberg

RIDUZIONE DELLE ALIQUOTE, ADESSO O MAI PI

Col proporzionale inevitabile, pi partiti, pi tasse e pi spesa


Roma. Continuano fitti gli incontri nella
maggioranza, in vista del vertice finale di
venerd, sui provvedimenti di correzione
della spesa pubblica e sullimpegno allab battimento delle aliquote fiscali. Tutto ci
in vista del decreto e del documento politico allesame del Consiglio dei ministri convocato per sabato. Poich continuano a fiorire le dichiarazioni di esponenti di An e
Udc tesi a far melina sulla riforma dellIrpef, sarebbe saggio se oggi il presidente del
Consiglio, allassemblea annuale di Confcommercio, ascoltasse le richieste della categoria rappresentata da Sergio Bill ma limitandosi a far parlare i fatti, sabato, senza
incoraggiare nuovi inutili tornei verbali.
Quel che certo che continua ad avere
forza il partito ostile al pi energico abbattimento delle aliquote, malgrado fosse scritto nero su bianco nel programma di governo, e fosse ribadito espressamente nella legge delega di riforma fiscale approvata nel
2003, votata allora da tutti senza eccezione
i partiti della maggioranza. La sorella minore della riforma fiscale di cui si parla in
questi giorni, cio la semplificazione su due
sole aliquote come da promessa, del 23 e
del 33 per cento, ma abbassando lasticella del 33 per cento ai 32 mila euro di reddito invece che ai 100 mila indicati nella leg ge delega, lascerebbe fuori di 10 punti dal labbattimento promesso il 10 per cento dei
contribuenti, quelli compresi appunto tra i

32 mila e i 100 mila euro. Come dimostrano


le serie storiche delle maggiori riforme volte a esercitare i loro effetti sul versante dellofferta attraverso labbattimento proprio
delle aliquote pi elevate, questa rifor ma
in minore gi vedrebbe fortemente diminuiti i propri benefici effetti, innanzitutto
della convenienza a far emergere imponibile evaso o eluso da parte di ceti medio-al-

IL RIEMPITIVO

di Pietrangelo Buttafuoco

AGENZIA LILLI. Anche Atti lio Romita, volto televisivo, ha voluto dichiararsi come nuovo Lilli Gruber. In
tempi delezioni, avremmo potuto anche
capire: tutti a voler fare i nuovi Lilli. Adesso, la fissazione diventata peggio di una
malattia. N oi di gusti allantica, comunque, continuiamo a preferire loriginale.
ti. Quanto pi ci si limita a ritocchi solo delle aliquote inferiori, tanto pi in realt si lavora a favore del partito degli evasori. Eppure tant, anche la riforma in minore
sotto il fuoco degli obiettori di maggioranza.
E a questo punto la scelta sta solo nelle mani del premier. C un aspetto, invece, che
non stupisce affatto, almeno gli studiosi di
politica economica. Non un caso, che la
tentazione a tornare alla legge elettorale

proporzionale affiori proprio sulle labbra


degli obiettori di maggioranza che si batto no con maggior determinazione per i minori tagli fiscali, e per accrescere invece la cosiddetta spesa sociale. Negli ultimi 10 anni, un intero filone di ricerca si attivato
proprio nello studio matematico ed empirico delle costanti che legano sistemi eletto rali, propensione alla spesa e ai trasferimenti pubblici, e di conseguenza a maggiori prelievi fiscali. Ci limitiamo a citarne
due, non solo perch sono quelli cui fa riferimento la maggior parte del confronto teorico pi recente, ma anche per ch si devono a economisti italiani. Il primo ha come titolo Come i sistemi elettorali condizionano
le strutture di partito e di coalizione e le politiche economiche. E stato pi volte aggiornato negli anni, e porta la firma di Guido Tabellini dellIgier-Bocconi, di Torsten
Persson dellUniversit di Stoccolma, e di
Gerard Roland del Dipartimento di economia di Berkeley, California. Prima attraverso la simulazione della massimizzazione
della funzione dinteresse elettorale che
spinge i partiti a fondersi oppure a concorrere formando in governi di coalizione, poi
passando alla simulazione degli effetti su
spesa pubblica e trasferimenti a seconda
dei modelli coalizionali in un sistema maggioritario o proporzionale, e infine metten do a raffronto le evidenze teoriche con i dati raccolti negli ultimi 40 anni in 40 demo-

crazie parlamentari di tutto il mondo, la


conclusione che il sistema proporzionale
coessenziale a maggiori spese e imposte,
esattamente come anche nel maggioritario
i governi di coalizione portano a maggiori
spese e imposte rispetto a quelli monopar tititici tipici della democrazia anglosassone.
Vanno ancora pi a fondo le successive
edizioni di uno studio altrettanto corposo,
Regole elettorali e spesa pubblica, realizzato da Gian Maria Milesi-Ferretti del
Fmi, Roberto Perotti del dipartimento di
Economia della Columbia University , e
Massimo Rostagno della Bce. Anche qui sulla doppia base di una robusta base teorica,
confrontata con le serie storiche di un vasto
numero di paesi, si mettono a raffronto maggioritario e proporzionale. E levidenza
che nei sistemi pr oporzionali i partiti vengono incoraggiati dallelettorato ad accrescere sul totale della spesa pubblica i trasferimenti nella lotta per assicurarsi le diverse constituency sociali rispetto alla
spesa in beni pubblici primari. E che in
ogni caso il proporzionale porta a maggior
spesa pubblica primaria al crescere della
spesa in trasferimenti. Uno degli aspetti pi
sinistramente divertenti, in entrambi gli
studi, notare quanto i dati siano confermati dallItalia proporzionale degli anni Ottanta. E questo, ci che sognano gli obiettori allabbattimento fiscale. Siano allopposizione. Oppure nella maggioranza. (ofg)

Froci
Perch niente finocchie
nellesercito? Cosa si intende
quando vi chiamano papi
Lomosessualit nellesercito tab davvero ambiguo come del resto tutti i tab che
si rispettino. Gli americani che per altri
mille versi sono anni luce davanti a noi
stanno ancora l a menare il torrone vietando a chi nellesercito di dichiararsi omosessuale. Il solo fatto di dichiararlo, sosteneva il presidente Clinton, provocherebbe
scompensi, vertigini e tremori. I generali su
questo sono stati irremovibili: no fags in the
Army, niente finocchie nellesercito. Da allora viene applicata regola pinzochera del
dont ask dont tell, noi non ti chiediamo
niente ma tu tieni la bocca chiusa, please!
(Poi, in branda fai quel che vuoi, sotto le
docce allunga pure le mani e nei campi estivi se proprio non sai frenarti, sollazzati come meglio ti aggrada). Roba da non crederci. Una legge umiliante perch presume che
tu debba nascondere qualcosa come chess? il colore dei tuoi occhi o la lingua che
parli. Per la prima volta durante la manifestazione dellorgoglio omosessuale tenutasi
il 19 giugno a Grosseto un gruppo di soldati
omosessuali italiani ha sfilato a volto scoperto. Poliziotti e finanzieri, militari di carriera e soldatini di complemento, giovani e
meno giovani dicono senza troppe storie
che il fatto di essere omosessuali non costituisce controindicazione per il mestiere che
fanno. La fantasia persecutoria (un vero picnic per ogni bravo psicoanalista) coltivata
da molti maschi etero (siamo uomini o caporali?) appunto una fantasia nevrotica.
N iente di pi. T utti sanno ma pochissimi
ammettono che nelle caserme, come del resto nei conventi, lomosessualit ben rappresentata quando addirittura non sovrarappresentata. E che questo senza dover
ricordare le milizie dellantica Grecia in cui
gli opliti andavano in guerra mano nella
mano non pregiudica n la disciplina n le
attivit marziali. Anzi, a dire il vero da anni
lomosessualit non pi considerata elemento sufficiente per scartare un giovane di
leva. Se giudicata egosintonica (il che vorrebbe dire equilibrata) accolta senza moine ma anche senza br uciori di stomaco. Se
ritenuta egodistonica (e cio, pi sempli cemente, innervosita, repressa e contraddittoria) viene scartata come uno dei tanti
disturbi della personalit che non per mettono una pratica militare coerente e sicura.
Tutto qui. Il che molto e dice ancora di pi
su quanto sia bizzarra questa nostra societ
italiana dove nellesercito ha assorbito senza ipocrisie un compor tamento ritenuto irrilevante mentre nei luoghi della decisione
politica ancora causa di rossori verginali.
Lessico familiare
Pignatta. Sost. femm. Termine che indica
lomosessuale passivo. Pignatta , nel linguaggio corrente, una pentola o un laterizio
forato di forma parallelepipeda. La trasla zione simbolica di tutta evidenza.
Papi (vezzeggiativo di pap). Sost. masch.
Omosessuali pi o meno dichiarati, padri di
bambini, e quindi spesso anche sposati. Nel
mondo gay un papi a volte visto con un
certo interesse erotico perch suscita mal
represse fantasie incestuose. Il termine non
declinabile (un papi, due papi).
Daniele Scalise

PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri

Vengo a sapere, con il solito ritardo, di un bizzarro epilogo


dellinvito a scrivere sulla vicenda di Jannuzzi, che mi aveva
rivolto per il quotidiano Indipendente un
giornalista a me noto solo per un interessante libro sulle persone di destra mie
contemporanee. Avevo ringraziato e de clinato linvito, dopo averci pensato, perch non ne sapevo abbastanza da r endere il mio intervento pi che ovvio. (Ovvia
era la dichiarazione di pazzia metodica
della volont di metter e in galera Jan nuzzi). E successo che quel quotidiano
ha deplorato in pubblico la mia rinuncia
a scrivere, non so con quali argomenti. Il
fatto che io non scrivo pr essoch ogni
giorno un certo numero di articoli che mi
vengono chiesti, n ho mai discriminato
fra i giornali in cui far comparir e la mia
bighellonissima firma. A parte lo strampalato episodio, lunica cosa da evitare
che qualcuno mi pensi tiepido sugli ulti mi anni di Lino Jannuzzi e miei: gli ave vo gi pr eparato mura della mia cella
singola, giaciglio, angolo fumatori, scaf faletto per le prime edizioni di Balzac,
carte napoletane. Chiedete a Vincino.

ANNO IX NUMERO 180 - PAG 3

EDITORIALI
Il grande scontento
Non tutta colpa del Cav. o di Prodi: che lItalia non ha gran che da fare

un titolo involontariamente comico di Repubblica, ieri: Tutti in


ferie per scordare la crisi. S, certo,
nella quarta settimana manca il latte
per i bambini secondo il presidente
della Granarolo, secondo una persona
in genere seria come Pierluigi Bersani,
secondo i quotidiani tragidiaturi che
hanno imbastito la ridicola campagna
preelettorale sullimpoverimento progressivo del
ceto medio; ma poi le
ferie risolvono tutto, e
il boom del turismo
estivo si sovrappone
al piagnisteo pi ipocrita e pi giulivo degli
ultimi anni. L Italia dellinformazione, della politica, delle statistiche, della sociologia
fatta cos: spesso fa sem plicemente ridere. C
qualcosa di magnificente
e di invidiabile, nel nostro stile di vita lamentoso e abbastanza confortevole, nel nostro gran circo del poco lavor o e delle
molte garanzie, tra Stato protettivo e
famiglia cucciolona, tra informalit irresponsabile e libert di interruzione
di pubblico servizio. Siccome ci conosciamo e siamo un popolo di individui
piuttosto intelligenti, ne risultano quel
grande scetticismo e quello scontento
che le minoranze nobili praticano come strumento moralistico di potere e
di influenza, dunque con cinismo, e
quelle ignobili, come siamo noi, come
esercizio salutare di comprensione
realista del reale.
I grandi annunci contengono quasi
sempre in s gi la smentita, il ridimensionamento coatto, ineluttabile,
quel tanto di derisorio a cui non sapremmo rinunciare senza negare la nostra essenza di nazione. E che lItalia
non ha una missione, non ha gran che
da fare, a parte vivere e decidere di volta in volta per un modesto meglio o per
un altrettanto modesto peggio. Se siete
scontenti perch una grande storia co me quella di Berlusconi e del berlusconismo, una storia conflittuale, piena
di svolte improvvise, di cambi di fronte,
di promesse e trasformazioni pi o meno di facciata, avvincente nel delineare
pericoli e minacce, e nello scongiurare
gli uni e le altre, rischia ora di finire in
due anni di ulteriore verifica di governo, e poi in un happy end qualunque
cosa accada (perch probabile non
accada niente), ma con il retrogusto
amaro della ennesima occasione man cata; se siete scontenti perch la sinistra riformista di stampo europeo, quella che Craxi si azzard a vagheggiare in
cambio di una fer oce punizione, af fidata a quelleterno bofonchiare tutti
assieme di Prodi e dei prodiani: se lo
siete, e comunque la pensiate, riflette te su questo punto capitale.
Non siamo tagliati per la storia, siamo un popolo di braudeliani attaccato
alla lunga durata, alle metamor fosi silenti da raccontare dopo invece che ai
cambiamenti urticanti da vivere nelloggi. Anche quel partito di mozzorecchi che mise su linfernale sceneggiata
moralizzatrice di Milano finito, a parte il lato tragico per i pochissimi, nel
grottesco per tutti. Le missioni nazionali, dopo quella sabauda e della destra storica e dei garibaldini, che era
appunto legata al destino di una vera
nazione, il Piemonte, sono tutte prive di

oggetto. I francesi devono giustificare


un gran numero di teste tagliate con i
diritti universali, e coltivano larte dello Stato dal Seicento. I tedeschi hanno
vissuto del mito del Reich fino a ieri, e
poi si sono storditi nel mito del lavoro e
della grassa societ. Gli inglesi vagola no ancora eccitati negli interstizi dellimpero overseas, confortati dal senso
della tradizione. Gli americani credono talmente tanto al loro destino globale e costituzionale da
averlo definito una volta e per
sempre un destino manifesto. A noi cosa restato? Andando
indietro nel tempo: linterclassismo pacioccone
del regime dc tra
Fanfani, Moro
(unica figura tragica, ma privata, della
nostra recente storia) e Andr eotti,
il cominternismo stalinista riformato di Togliatti, il debole federalismo degli Spinelli, la spocchia degli
azionisti e le prediche degli intransigenti, latlantismo accucciato nella
guerra fredda di De Gasperi, limmensa pantomima del fascismo moderato e
cesariano, conati di liberalismo giolit tiano, limperialismo straccione di Crispi e di Adua, il trasformismo della Sinistra storica. Abbiamo alle spalle, e
probabilmente davanti, una lunga e rispettabile storia fatta di molti niente,
di parecchi quasi, di innumerevoli
forse, domani e chiss.
Non colpa di Berlusconi o dei suoi
nemici se stiamo sempre l, se ora si
torna a parlare di proporzionale, se la
riduzione delle tasse si far ma pian
pianino, lasciando tutto in ordine, se
limmaginazione riformatrice di destra
e di sinistra si stempera in tecniche di
soluzione dei problemi che generano
altri problemi identici, tecniche le quali alla fine segretamente ci soddisfano
e finiscono in meritate e obliose ferie,
sebbene ci sia ostico il confessarlo. Lo
scontento, lo scetticismo sono la nostra
seconda pelle, il nostro purgatorio ultrarealista, la nostra condizione virtuale di principato ecclesiastico.
Dopo lunit nazionale, che a occhio
e croce ha lasciato al nord le sue ricchezze e al sud il suo brigantaggio, che
cosa avremmo dovuto fare daltro, di
grazia? Costituzione e Liberazione sembrarono a molti un riscatto, anche perch conveniva che lo sembrasser o, ma
stato autorevolmente spiegato e raccontato che, al contrario di quanto accadde in Spagna, quel riscatto fu pagato da un generico prolungamento delle
faziosit e da un compromesso cinico
chiamato antifascismo non democratico, patto costituzionale con il braccio
italiano del comunismo sovietico, che
fu cos furbo e intelligente da non pretendere per s, mai, il governo del paese, staccando le cedole del poter e culturale e sindacale e di veto.
Sappiamo trasformare, ma non incidere. Curiamo in forma omeopatica
qualunque malattia, e ci affidiamo al
tempo, perch a conti fatti siamo un bel
paese, e relativamente prospero. Non
qualunquismo questo, nemmeno nella
versione nobile del montanellismo,
perch la lotta tra il modesto meglio e
il modesto peggio ha in s le sue ragioni, e anche la disillusione va presa con
le pinze. Senn un altro birignao.

Concertazioni stonate
Epifani scopre ora che la Fiat governativa, salta il contratto di Bill

uglielmo Epifani, il segretario della Cgil, forse comincia a nutrire


qualche dubbio sullutilit di continuare a esaltare la nuova Confindu stria di Montezemolo. In un convegno a
Reggio Emilia, doverano presenti entrambi, gli ha detto in faccia che la sua
nomina alla presidenza della Fiat
pu minare lautonomia che il nuovo
presidente di Confindustria ha apprezzabilmente rivendicato. Proprio
Agnelli diceva che la Fiat per forza
governativa. Montezemolo ha replicato che Confindustria collabora con
qualsiasi governo, ma non ha risposto alla provocazione di Epifani sulla
priorit della questione salariale. Fra
pochi mesi scadono gli accordi integrativi Fiat e il contratto dei metalmeccanici, che nelle ultime due edizioni non sono stati firmati dalla FiomCgil. Qui si vedr se le cortesie reciproche tra Epifani e Montezemolo reggeranno al confronto con le difficolt
di un sistema di contrattazione che si
incagliato sul radicalismo della Cgil.
Daltra parte Montezemolo non stato il primo dei rappresentanti dimpre-

sa a esprimere nostalgia per la concertazione. Questo merito spetta a Sergio Bill, leader della Confcommercio,
che continuava a invocarla anche durante lo scontro sulla legge Biagi. Anche in questo settore, per, la traduzione in pratica dei propositi concertativi si rivelata assai ardua. La settimana scorsa le imprese della grande
distribuzione hanno bocciato la bozza
dintesa per il contratto del commercio, che riguarda un milione e mezzo di
lavoratori ed scaduto da 18 mesi.
Largomento della rottura stata proprio la mobilit, che le aziende vogliono regolare secondo la legge Biagi e i
sindacati no. Cos la Confcommercio si
trova nella curiosa situazione di chi
predica la concertazione agli altri, ma
poi deve registrare una rivolta delle
proprie imprese pi significative quando cerca di applicarla. Nellimminente
assemblea dei commercianti Bill trover certamente il modo per giustificare tutto e il contrario di tutto, dando la
colpa agli altri. Ma di queste eser citazioni retoriche lavoratori e imprese
non sanno che farsene.

IL FOGLIO QUOTIDIANO GIOVED 1 LUGLIO 2004

La barriera dIsraele devia verso il governo di unit nazionale


Gerusalemme. La decisione di ieri della
Corte suprema israeliana di invalidar e il
percorso della barriera difensiva nella zona di Gerusalemme avr conseguenze giu ridiche, pratiche e operative (in tema di si curezza) e politiche. La Cor te ha valutato
una serie di ricorsi contro il tracciato della
barriera, affrontando anche la questione sostanziale del diritto dIsraele di utilizzar e
una tale misura, senza entrare per nel merito della validit e della legalit del pr ovvedimento sia da un punto di vista del di ritto interno sia del diritto inter nazionale,
cosa che verr invece stabilita, anche se solo tramite un parere non vincolante, dalla
Corte internazionale dellAia il 9 luglio.
La decisione di ieri, da un punto di vista
giuridico, soddisfa soprattutto gli opposito ri della barriera: il percorso deve essere
modificato per tenere conto del danno arrecato ai palestinesi. Il gover no ha per il
diritto di erigere una barriera, la cui efficacia nel salvare vite umane la Cor te non ha

messo in discussione: ha sostenuto lillega lit di una barriera che serva scopi politici
(cio che funzioni da confine), ma ha rico nosciuto che, per quanto le conseguenze politiche non si possano escludere, la sua funzione primaria di sicur ezza. Quindi il go verno ha il potere di costruirla, ma nel farlo deve tener conto delle conseguenze che
tale progetto ha sulla vita quotidiana dei palestinesi. Si tratta, secondo la Cor te, di trovare un equilibrio tra le esigenze della si curezza e quelle dei diritti umani e della
democrazia. Il criterio stabilito non quin di quello sperato dagli oppositori della barriera, n tantomeno quello paventato da
parte della comunit internazionale, che indicava la linea verde (il confine provvisorio)
come lunico percorso accettabile. Per il supremo organo giuridico dIsraele non si tratta n delluno n dellaltro. Il diritto sta dalla parte della barriera di principio e fino a
prova contraria. Il tracciato deve tener e
conto non tanto della linea ver de quanto

delle esigenze umanitarie, del principio di


proporzionalit, e in generale del delicato
equilibrio tra sicurezza e democrazia in circostanze difficili come quelle di una guerra
al terrorismo. Quindi, premesso che ogni futuro percorso possa essere presentato come
teso a soddisfare sicurezza e diritti della popolazione, la barriera potr incunearsi nella Cisgiordania, permettendo al governo di
continuare a ignorare la linea verde. Dal
punto di vista pratico-operativo, la decisione rappresenta peraltro una battuta darresto per la politica di sicurezza israeliana, visto che la sentenza, che il minister o della
Difesa non impugner, significa linter ruzione dei lavori su trenta dei quaranta chilometri di barriera presi in esame, la rimozione di quanto gi costruito, la preparazione di un piano di percorso alternativo, e la
sua sottomissione ai vari or gani competenti, sia militari sia politici, per ottenerne lapprovazione. Questo compor ter, oltre allo
spreco finanziario, un ritardo di mesi.

Dal punto di vista politico, la sentenza


non avr molte conseguenze di rilievo. No nostante il presidente della Corte abbia
espresso il desiderio e lintenzione di esprimersi in futuro sulla legalit della barriera,
per il momento la Corte ha taciuto. N sembra ipotizzabile uninfluenza della sua de cisione sulle deliberazioni della Cor te dellAia, visto che da un lato la sentenza di ie ri autorizza la continuazione della costr uzione dentro la Cisgiordania, ma boccia linnalzamento di una sezione specifica sulla
base di considerazioni umanitarie. Tuttavia,
una conseguenza possibile c: ora il gover no israeliano, nel dover riconsiderare tutto
il percorso, potrebbe avere qualche argomentazione in pi da utilizzare nellescludere insediamenti remoti nel tracciato, senza mettere a rischio ulteriormente il futuro
della coalizione grazie alla scusa ora of ferta dalla Corte, e cos facendo potrebbe rimuovere unulteriore obiezione dei laburisti al loro ingresso al governo.

Choice, Blair ruba lultimo slogan thatcheriano rimasto ai Tory


Londra. Fu uno dei momenti pi folgo ranti del premierato di Margaret Thatcher:
durante uninter vista formale a Downing
Street, il solito inviato saccente e spocchio so della Bbc pensava di averla messa in dif ficolt con una domanda cui sar ebbe stato
impossibile risponder e senza perdere il
controllo della parola: Qual per lei il nocciolo essenziale del cristianesimo, cui dice
di ispirarsi cos tanto?. Una pausa di pochi
secondi, durante la quale la mente politica
pi formidabile dellepoca post-bellica bri tannica ha cercato una frase incisiva con la
quale riassumere la sua intera filosofia po litica, legandola idealmente alla sua idea di
fede religiosa. Quegli occhi freddi alla Genghis Khan (per dirla con il suo cher ennemi,
Franois Mitterrand) si fissarono sul suo insolente interlocutore, quelle labbra alla Marilyn Monroe (siamo ancora con Mitterrand)
si aprirono: Choice. Una sola parola. Fu il
divo della Beeb a dover cer care di rispondere, zittito dalla sua brillante risposta,

ancora pi brillante perch funzionante su


pi livelli. Non tanto la scelta, quanto la
facolt intellettuale di poter e, e di saper e,
scegliere. Di saper scegliere fra il Bene e il
Male, e di poter r endersi conto della dif ferenza, con lucidit calvinista, ma anche di
poter esercitare la possibilit da cittadinoutente di sceglier e fra diverse offerte sul
mercato, e quindi esercitare tutta la propria
libert politica e sociale.
Non sorprende quindi che, da oltre venticinque anni, il ter mine choice rimanga
nel lessico politico inglese come qualcosa di
profondamente thatcheriano, odiato e dete stato dagli avversari politici, e inutilizzabile
da chiunque non sia neo-liberale fino alle
ossa. Da due settimane a questa parte, invece, il governo neo-laburista di T ony Blair
lha adottato come come slogan politico, r ubando il termine dallarmamentario dei rivali, con un ritocco sociale: choice for
all, la facolt di poter sceglier e estesa anche ai meno abbienti. La nuova grande idea

blairiana di espandere il Welfare State a


larghi settori del privato, specialmente nel la sanit e nella educazione. Non ti piace lospedale locale pubblico? Dora in poi il tuo
medico condotto ti offrir altre scelte. E dal
2008, potresti persino utilizzare un ospedale
privato, convenziato con lamatissimo NHS,
la sanit di Stato. E per leducazione, come
un editoriale del Foglio ha gi anticipato
qualche giorno fa, il governo Blair intende
liberare da qualsiasi legame statale almeno
500 scuole pubbliche, concedendo la licenza
di trovare fondi da aziende private: la choice esiste anche per chi amministra la scuola pubblica. In futuro, quasi tutti gli istituti
del regno saranno liberi di cambiare identit, pur di offrire una sempre maggiore
scelta allutente.
I sindacati britannici, pr ofondamente
reazionari, non sono convinti, ma quando
Tony Blair ha annunciato al gabinetto la
nuova corsa ideologica, qualche mese fa,
soltanto un ministro non stato daccor do:

il vicepremier vetero-laburista, il rude John


Prescott, che sapeva che la base avr ebbe
digerito un lemma cos thatcheriano con
una certa difficolt. Il maggior dilemma
per i Tory, che si vedono scippar e uno dei
loro concetti pi cari. Nel gir o di qualche
giorno hanno presentato due nuovi policy
statements, sulla scuola e sulla sanit, per
andare oltre le offerte ultraliberiste del
premier neolaburista. The Right to choo se, il diritto di poter scegliere il loro nuovo slogan: un big bang, che of fre da subito,
(una volta eletto il pr ossimo governo tory)
una totale libert di scelta di scuola o di
ospedale, dentro o fuori il sistema statale,
con il governo che paga parte della differenza, con appositi voucher. Ancora, per
garantire che Blair non possa inseguirli fi no a questo punto: se i genitori non sono
convinti delle scuole di una determinata zona, possono costruire degli istituti da soli,
con i soldi dello Stato, e autogestirli a lor o
piacimento.

DellUtri e il pm uniti da una battuta.Tutto il resto scontro


MI SIDDI. DOPO SETTE ANNI ANCHE IL SOSTITUTO ANTONIO INGROIA DICE CHE NON NE PU PI DI QUESTO PROCESSO
Palermo. Mi siddi, disse limputato
DellUtri Marcello, un giorno di primavera,
mentre i pubblici ministeri Antonio Ingroia
e Domenico Gozzo continuavano a chiede re di acquisire prove contro di lui, a sette
anni dallinizio del dibattimento di primo
grado. Ma un ci siddi?, si chiese DellU tri, riferendosi allinsistenza dei pm. E se
ne and, scocciato, deluso, con le scatole
rotte. Siddiato, appunto. Mi siddi, ha
ridetto, a distanza di tre mesi, il sunnominato pubblico minister o Ingroia Antonio,
laltro ieri, gior no destate: era appena la
seconda delle udienze dedicate alle ar ringhe difensive (laccusa ha parlato per sedi ci udienze), ma Ingr oia evidentemente se
lera conservata: aspettava loccasione per
replicare ironicamente allimputato.
Si siddiano tutti, in questo giudizio in terminabile, e leccesso di siddiamento pu
sconfinare nella teatralit delle battute: ma
il processo resta una cosa seria, ter reno di
confronto duro tra la pubblica accusa e un
imputato eccellente e un altr o ancor pi
eccellente il Cav. il cui nome torna spesso, senza figurar e mai uf ficialmente sul
banco degli imputati. Tutto questo lo sanno
bene entrambe le parti, che, al di l delle
battute, continuano la battaglia processuale senza esclusione di colpi. E intanto i pi
siddiati di tutti dovrebbero essere i tre poveri giudici, dal presidente Leonardo Guarnotta, ai due a latere, Giuseppe Sgadari e
Maria Gabriella Di Mar co. Costretti a sor birsi pentiti, contropentiti, investigatori, testimoni, consulenti, i giudici sono sempr e
l, seduti senza altra tr egua che non siano
le pause delle udienze. Sono l per capir e
perch da sette anni sette siano seduti nellaula della seconda sezione del tribunale,
due volte la settimana, a giudicare con laccusa di concorso ester no in associazione
mafiosa limputato DellUtri Mar cello assieme al coimputato Cin Gaetano. E cos
che quando Ingroia interrompe lavvocato
Enzo T rantino, Guar notta ne abbiamo
l 12 settembre 1528 Andrea Doria percorre le vie di una citt deser ta. In un
Isilenzio
irreale raggiunge il Palazzo du -

cale. Vorrebbe chiamare il popolo di Ge nova a raccolta. Nellarengo abbandonato


manca la cor da che ser ve a suonar e la
Campana grossa, quella cui i genovesi
rispondono sempre, quella che la voce
della citt. Resta solo il lezzo dei mor ti,
lodore dolciastro della peste.
Il Doria non tipo da perdersi danimo.
Scende verso la piazzetta di San Matteo,
dove stanno le case della sua famiglia.
Riunisce la gente tra le lapidi che commemorano gli antenati. Pronuncia un discorso che parla dellantica libert cittadina. Dice che bisogna r ovesciare i francesi, senza diventare servi della Spagna.
Dice che tempo di ritrovare lunit, vuol
farla finita con le fazioni. I suoi concittadini gli credono, a lui che era capitano di
ventura, che era nato lontano, a Dolceacqua, che aveva scelto di abitare fuori dalle mura.
E cos Genova rinasce, tor na ai suoi affari, riesce a trovare una rotta sicura tra i
fortunali della politica delle grandi po tenze. Ci riesce per ch il Doria, oltr e ad
essere un guerriero coi fiocchi, uno dei
maggiori presta soldi di Carlo V. Perch,
dietro alla libert promessa, c laccordo
di ventotto giganteschi casati detti alber ghi. Sar questo trust di ricconi a reggere
leconomia europea per pi di un secolo.
In fondo niente di nuovo per una citt che

parlato ieri lo cazzia per ch il collegio


non vuole essere interrotto nellascolto. E
Ingroia confida scher zosamente che in
realt sarebbe ancora in cr edito con Tran-

Enzo e anche lui difensore di DellUtri: parla e tenta di smontar e limpalcatura delle
accuse mosse al senator e azzurro; se la
prende con i pentiti, fa riferimento alla cor-

La difesa torna sulla questione dei pentiti. La Procura ha sostenuto


quelli che concordavano le accuse e ha buttato a mare quelli che invece
scagionavano limputato. Gli esempi? Da un lato Giovanni Brusca,
dallaltro Nino Giuffr. Ma il bersaglio vero stato sempre Berlusconi
tino, che durante la r equisitoria mi aveva
interrotto tre volte, io solo due. Trantino,
dal canto suo, risponde di non temer e il
confronto: Mi interrompa pure afferma

io credo che il dibattito vivifichi la discus sione. Il teatr o apparente continua, ma


Guarnotta non transige.
Ingroia si alterna col collega Domenico
Gozzo e battute a par te sulla pr esunta
noia prende appunti, scrive, si pr epara a
replicare. Parla Enrico T rantino, figlio di

LIBRI
Gabriella Airaldi
GUERRIERI E MERCANTI
325 pp. Aragno, euro 18
non si fida delle sue mura, che non fa
sfoggio di case e palazzi. Quello che con ta, a Genova, solo il coraggio e labilit
degli uomini capaci di coglier e loccasione. Il guizzo di genio che coniuga gli af fari alla politica e alla guer ra.
E cos sin dai tempi di Guglielmo Embriaco detto Testa di Maglio, uno dei tan ti eroi cristianissimi del T asso. La Gerusalemme liberata ce lo mostra mentre, nel
fervore della fede, accetta di far e a pezzi
le sue navi. Il fasciame si trasfor ma in
macchine dassedio capaci di cacciar e
linfedele dalla citt di Davide. In r ealt
Guglielmo prima di esser e guerriero della croce membro della Compagna, la
grande gilda dei mercanti genovesi. E un
capitano di ventura levantino che sa bene
come spartire il bottino: torner a casa carico doro, argento e pepe.
I mercanti liguri infatti non vogliono
terre e castelli, per quello basta il pietr oso entroterra di casa lor o. Si accontenta-

sa ad accusare limputato, guarda caso, ha


osservato, coincidente con il dicembr e del
1995, il periodo cio in cui la Pr ocura rilancia le indagini sul vertice Fininvest, tenta di arrivare a Silvio Berlusconi e si av venta sul suo delfino siciliano, DellUtri appunto. Prima di allora non una parola dice lavvocato e poi, tutto dun tratto, i pentiti cominciano a capire che il manager di
Publitalia merce preziosa, percepiscono
che parlando di lui si possono ottenere i benefici dei programmi di protezione. Ed allora, dopo Salvatore Cancemi, ecco Gaspa re Mutolo, Salvatore Di Carlo, Francesco Di
Carlo e Francesco Onorato.
Pi si parla di obiettivi appetibili per
laccusa, sostiene il collegio di difesa, e pi
aumentano i benefici per i collaboratori di
giustizia: libert, stipendio, soldi, nomi fal si, documenti di coper tura I cosiddetti
collaboranti arrivano pure al falso, sostiene il legale, ricorrono alle accuse combinate, agli accordi sotterranei; lo farebbero Di
Carlo e Onorato, detenuti nello stesso car cere, Rebibbia, nel 1997: Si parlar ono, socializzarono, cercarono di sovvertire la verit. La Procura aveva bollato come pol petta avvelenata liniziativa di DellUtri
tendente a ricostruire come andarono i fatti, ha etichettato con unaccusa di calunnia
la sua decisione di parlar e con un pentito,
Pino Chiofalo, amico di Cosimo Cir feta, colui che sosteneva di aver assistito alla comno di fondaci sicuri dove commer ciare,
dove costruire unaltra Genova, magari in
piccolo. Un posto in cui fare i propri affari, noleggiare navi veloci a chiunque pa ghi abbastanza, offrire balestrieri mercenari a chi ne ha bisogno. Il tutto quasi senza ricordarsi di aver e una patria, almeno
finch la patria non si riveli una buona
fonte di palanche.
E cos le vicende di questi ar matori
predoni si incr ociano, per dar vita alla
storia di una citt che stata la culla del lindividualismo capitalista. A riannodare
le fila di questi per corsi secolari ci ha
provato Gabriella Airaldi, storica esperta
di Mediterraneo e di Liguria. Il risultato
un libro in cui, come in tanti piccoli cam mei, si susseguono naviganti famosi, guerrieri del mare, mercatanti con la passione
della penna, semplici notai. Ritratti a volte solo accennati, a volte cesellati con la more del dettaglio.
Uno dei pi belli quello di Simone
Boccanegra, luomo nuovo che, nel 1339,
volle farsi doge. Dalle pieghe del tempo
emerge un astuto politico, che sfr utta la
borghesia scalpitante per imporsi alle
grandi famiglie della nobilt. Un gioco di
prestigio, sospeso tra politica e finanza,
che abbaglia ma non dura. Boccanegra
muore di veleno. I Suoi fratelli finiscono
arrestati. Siamo lontani dal patos dello monima tragedia verdiana; un conto la
librettistica risorgimentale, un altro le logiche della partita doppia.

bine. La Procura, dice ora la difesa, rivolta


la frittata: Cirfeta dovrebbe essere ringraziato sostiene Enrico T rantino . Il collaboratore di giustizia pugliese denunci gli
accordi sottobanco dei suoi colleghi e oggi a giudizio, assieme allo stesso DellU tri, in un processo per calunnia.
Pentiti buoni e pentiti cattivi. Agli uni si
liscia il pelo, agli altri si fanno pelo e con tropelo. Per Nino Giuffr aveva detto luned, nella prima arringa, Enzo T rantino
c una sorta di innamoramento, da par te
della Procura. Idem per Giovanni Br usca.
Ma quando lo stesso Brusca non accusa gli
imputati, allora le sue dichiarazioni valgo no come la car ta straccia. Brusca ha ribadito per sette volte che la mafia non vot
per Forza Italia, per i magistrati dicono
che ci furono addirittura le cosiddette primarie di Cosa Nostra per scegliere DellUtri. Stessa considerazione a corrente alternata per Tommaso Buscetta, che nel processo venuto a dir e di non saper e nulla
della mafiosit del senatore.
I Trantino difendono DellUtri con gli altri avvocati Rober to Tricoli, Giuseppe Di
Peri e Francesco Ber torotta. Tutti parle ranno, nel corso delle ar ringhe, che impegneranno il tribunale fino allautunno prossimo. La sentenza arriver non prima di ottobre-novembre. Non un processo a Berlusconi? si chiede Enzo T rantino . La
Procura ci parla di delusione istituzionale
per il fatto che il premier si avvalso della
facolt di non risponder e, a Palazzo Chigi.
E ribadisce che il pr esidente non aveva
nulla da temere, da quellinterrogatorio.
Un interrogatorio cui il Cav. sarebbe stato
sottoposto come indagato di reato connesso, seppur e archiviato. N oi abbiamo un
verbale attacca Trantino senior quello
del giornalista De Gregorio, lautore dello
scoop sulla cr ociera di Buscetta, che co mincia e finisce con domande della polizia
giudiziaria su Berlusconi e la Fininvest.
Contro chi era, questo processo?.

OGGI N ord: parzialmente nuvoloso


con aumento della nuvolosit sullar co
alpino e sul Triveneto con possibili rovesci sparsi nelle ore pomeridiane e serali. Centro: poco nuvoloso con possibi li annuvolamenti a evoluzione diur na
sui rilievi che potranno dar luogo ad isolati rovesci pomeridiani su Mar che e
Abruzzo. Sud: ser eno con annuvola menti sullappennino calabro-lucano.
DOMANI Nord: parzialmente nuvoloso su nord-est e Lombardia, con possibilit di r ovesci che assumeranno ca rattere temporalesco a ridosso dei ri lievi, poco nuvoloso altrove. Centro: sereno con annuvolamenti ad evoluzione
diurna sui rilievi. Sud: poco nuvoloso
su Campania, Molise, sud Puglia e Sicilia meridionale con possibilit di rovesci. Sereno sulle restanti aree.

ANNO IX NUMERO 180 - PAG 4

Militaria
Scuola iraniana per terroristi,
magazzini della Nato in Egitto,
mare petrolifero blindato in Iraq
Lintelligence delle Guardie rivoluzionarie
iraniane avrebbe istituito il primo centr o
daddestramento per martiri suicidi rivolto
alla formazione dei volontari di tutto il
mondo islamico. La notizia stata diffusa a
fine maggio dallagenzia Iranian Student
News Agency e definisce la scuola per ter roristi: World Islamic Martyrs and Fighters
Staff Headquarters. In Iran il corpo delle
Guardie rivoluzionarie costituisce di fatto
una forza armata al servizio del regime dispirazione khomeinista, parallela allo strumento militare nazionale pi laico e con venzionale. I servizi segreti delle Guardie
rivoluzionarie curano il supporto militare
e informativo di tutti i gr uppi estremisti
islamici appoggiati da T eheran. Il centr o
daddestramento per martiri rivolto alla
formazione di elementi di Hamas, Hezbol lah, Jihad islamico e Fronte Popolare per
la Liberazione della Palestina-Comando
Generale, ma lintelligence anglo-america na teme che siano addestrati anche martiri
suicidi destinati allIraq, dove Teheran appoggia i gruppi estremisti sciiti e le milizie
di Moqtada al Sadr. Oltre alle tecniche di
realizzazione di bombe umane e ai sistemi
dinnesco, i pasdaran addestrano gli aspi ranti martiri a occultar e gli esplosivi e a
eludere i controlli.
Per proteggere le installazioni petr olifere
offshore dellIraq meridionale le forze della US Coast Guard e dei marines hanno istituito una war ning area ampia tr emila
metri e una exclusion zone larga due chilometri allinterno della quale qualunque
battello non autorizzato sar af fondato. La
necessit di pr oteggere meglio le infra strutture petrolifere apparsa evidente dopo gli attacchi suicidi dellaprile scorso
contro la stazione di pompaggio marittima
a sud di Bassora e gli attentati contro i pozzi petroliferi nel Kur distan, che in agosto
saranno pr esidiati da una brigata sudco reana composta da 3.500 militari.
La polizia irachena inef ficiente, assenteista e in molti casi cor rotta. Questo
quanto emerge da fonti ufficiali e indiscrezioni che fanno il punto sulle for ze di sicurezza da poche ore sotto il controllo diretto
del nuovo governo. Secondo il Pentagono,
la gran parte degli agenti di polizia (ben 57
mila su 87 mila) non ha ricevuto sufficiente
addestramento e anche per questa ragione
molti agenti cadono spesso negli agguati
della guerriglia, alla quale in tanti casi non
si oppongono. Secondo indiscrezioni di fonte britannica, ben 30 mila agenti sarebbero
stati licenziati per corruzione e abusi non
compatibili con il nuovo corso dellIraq,
mentre ufficiali britannici avr ebbero lamentato la scarsa disponibilit a correre rischi e il diffuso assenteismo dei poliziotti.
Il Cairo ha offerto le pr oprie strutture e
basi militari per costituir e depositi di pr eposizionamento per ar mi ed equipaggia menti statunitensi e della Nato in caso di
impiego in medio oriente. Lofferta del presidente Hosni Mubarak per metterebbe alle forze alleate di stockar e armi pesanti e
munizioni da impiegare in esercitazioni o
in operazioni militari da condurre in medio
oriente e la cui manutenzione potrebbe essere gestita dalle stesse for ze egiziane, da
tempo standardizzate su armamenti americani, quali i jet F-16 e i car ri M-1 Abrams.
Laumento di mezzo punto per centuale
della quota di spesa militar e (sia quella
corrente sia quella riferita agli investimenti) sul pil italiano, passando dall1,5 per
cento del 2003 al 2, deter minerebbe un incremento pari a 0,31 punti percentuali della crescita del pil pro capite. E uno dei dati che emergono da un rappor to dellArel
(Agenzia di Ricerche e Legislazione) sugli
investimenti nellaerospazio e nella difesa,
e sul loro effetto sulla crescita economica e
sullo sviluppo tecnologico. Lo studio sta to presentato a Verona da Fabio Pammolli
(professore ordinario di Management ed
Economia presso lUniversit di Fir enze e
presidente della Fondazione CERM), in occasione del convegno organizzato da Alenia
Aeronautica sul tema Aerospazio e Difesa:
sviluppo e innovazione. L Italia ha r egistrato tra il 1989 e il 2003 unincidenza del la spesa militare sul pil nonch della spesa
militare pro capite decisamente pi basse
rispetto allesperienza di Francia e Regno
Unito, e dal 1973 al 2001 stato lunico paese a non aver innescato un cir colo virtuoso
tra investimenti nella difesa e crescita economica.

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 1 LUGLIO 2004

Molto imbarazzo allesame di storia, ci parli della guerra fresca


Al direttore - A Roma, a un ragazzino che
usciva dagli esami orali di ter za media con la
faccia imbronciata stato chiesto il per ch di
quella faccia sconsolata. Mi hanno fatto una
domanda di storia e ho fatto scena muta, ha
risposto il ragazzo triste. Cosa ti hanno chie sto? tutti gli domandano. E lui: Mi hanno
chiesto di parlare della guerra fresca.
Gianni Boncompagni
Al direttore - Non vero che la sorte di Saddam Hussein gi decisa. Ad esempio, ancora
si ignora se dopo trasmetteranno un video
di al Jazeera oppure no.
Maurizio Crippa
Al direttore - Apprendo dal suo giornale che
il sito dei girotondi contempla una fitta serie
di appuntamenti, fissati per luglio, quasi interamente dedicati alla pr esentazione dellultimo libro di Travaglio e Gomez. Conoscendo il
suo giornale come molto bene informato, ed
escludendo che si riferisca al calendario dellanno scorso, la pregherei di farmi sapere: 1)
quale sarebbe il libro che andiamo presentando io e il mio coautore: credevo che lultimo insieme lavessimo scritto un anno fa, mentre
ora ne uscito uno soltanto mio su Montanelli e il Cavaliere, ma pu darsi che ne abbia
scritto un altro con Gomez e non me ne sia accorto; 2) dove si svolger ebbero tutti questi ap puntamenti: da quando qualcuno ha or dinato di non invitarmi pi alle feste dellUnit di
questanno, mi si prospettava finalmente unestate di tutto riposo; ma ora apprendo che ho
un calendario fittissimo e non ne so nulla. Mi
illumini, la prego. Se presento libri in ogni dove, dovr pur esserci.
Marco Travaglio
Nel pezzo si diceva che laggior namento
del sito-girotondi era fer mo al 2003. Com plimenti per la censura alle Feste.
Al direttore - E siccome in tanti anni solo
due o tre volte mera capitato di sor ridere alle
vignette di Vincino, non le sbirciavo pi e non
mero neppure accorto che lui mi avesse pr eso
a bersaglio nella sua collaborazione quotidia -

na al Foglio. Un suo diritto, dir ete. Certo, anche se chi usa della satira deve por re attenzione alla linea divisoria che separa la satira dallinsulto e dalla diffamazione. Una linea divisoria che il Gran Mentecatto aveva superato
alla grande in quella sua vignetta in cui mi
raccontava come una sor ta di jena che gode
dellattuale detenzione di Adriano Sofri nel
carcere pisano, e che pulsa di libidine purch

questa detenzione duri il pi possibile. Ora era


successo che pr oprio sul Foglio, e non su un
giornale inglese o polacco, io avessi scritto non
ricordo pi se due o tre articoli di ardente polemica a favore della clemenza per Adriano. A
quel punto pensavo che vi foste accor ti della
obiettiva caduta di gusto del vostro vignettista
e e gli aveste messo un punto e basta. Ne ero sicuro. E invece vedo che sul Foglio di luned

Su Sciostacovic polemica anche sul NYT


i surriscaldano gli animi su Sciostacovic
anche in America. Sul numero del 15 luS
glio della New Y ork Review of books, che

deve ancora ar rivare in edicola, Solomon


Volkov, lautore dei libri su cui si fonda la
tesi secondo cui il compositore sarebbe stato critico e ironico, o addirittura sarcastico,
nei confronti del potere sovietico, risponde
stizzito ad una recensione a firma Orlando
Figes sul suo Shostakovich and Stalin che
era apparsa sul numer o del 10 giugno. Ac cusa il recensore di continuar e a fondarsi
su vecchi tentativi di screditare la memoria di Sciostacovic, che proseguono da quasi un quarto di secolo e sono par te di un feroce dibattito in corso per cer care di definire la complessa personalit e politica del
compositore. Reagisce duramente allo
sforzo di creare limpressione che i miei i
libri in collaborazione siano stati scritti tutti dopo la morte dei soggetti. Circa le smentite, se la cava con la velenosa, e non pr oprio elegantissima osservazione che le vedove degli uomini famosi sono una razza capricciosa, molto pi difficile da accontentare di quanto fossero stati i loro grandi mariti. Figes gli risponde, non meno caustica mente, chiedendogli se ha labitudine di rispondere sempre alle recensioni critiche attaccando lintegrit del r ecensore. In confronto, gli scambi su queste colonne tra Fi lippo Facci e Paolo Isotta, seguiti ad un ar ticolo di Siegmund Ginzberg, appaiono quasi sdolcinatamente complimentosi.
Eppure, la recensione di Figes alla re-

cente raccolta di polemiche A Shostakovich Casebook pubblicata dallIndiana University Press, e allultimo libro di V olkov,
dava quasi ragione a questultimo, pur non
tacendo incongruenze, sospetti di manipo lazione postuma e il fatto che tutte le pagine del dattiloscritto del primo libr o-intervista, Testimonanze, in possesso della famiglia, firmate di suo pugno dal compositore, non sono fr utto di colloqui ma trascri zione parola per parola di interviste pubblicate in precedenza. Osservava che ironia e sarcasmo non sono la stessa cosa che
dissidenza, ma gli andava in qualche mo do dietro nellanalisi delle ambiguit di
molte composizioni, e in particolare della
Quinta sinfonia, dove persino nelle fanfare
che apparentemente celebrano il trionfo
del socialismo qualcuno ha individuato temi da marce funebri. Un esempio di dissidenza ancora pi palese sarebbe stata la
scelta di comporre su testi in yiddish. Concludendo per, abbastanza ragionevolmente, che non si pu esagerar e nel pretendere di decodificare nella musica di Sciostacovic messaggi nascosti che ne rivelino
pensieri e intenzioni. Semplicemente perch il mezzo non si presta. Ricordava pure
che a Sciostacovic non garbava analizzar e
la propria musica (nelle lettere parla pi di
calcio che di musica). E che nel 1973 la sua
firma era apparsa in una lettera sulla Pravda che denunciava Andrei Sakharov. Nessuno lo aveva obbligato, testimoni il suo
amico Lev Lebedinsky.

scorso, Vincino riprende a insultarmi, evidentemente sicuro di farla franca: sa di cer to che
non arriver mai al punto di disonor e di affrontarlo intellettualmente. Mi chiedo tuttavia
se il direttore e i redattori del Foglio godano di
queste cadute di gusto o no. E se no? V ostro
Giampiero Mughini
Non mi pare questione di gusto ma del
naturale abuso che le vignette fanno della
loro libert. Di quellabuso non condividiamo unacca, Vincino lo sa e ne ha goduto.
Al direttore - Mi tocca risponder e alla terza
letterina in cui Paolo Isotta (sbadiglio) mi d
di cretino e di odalisca del Suo harem. Sul cretino non replico: sarei cretino. Sul mio concu binaggio ho apprezzato come non abbia replicato il pasci, questultimo ricor dando come
esposi in privato ci che la napoletana Isotta
ha ritenuto di dover sventolare alla stregua di
mutande mediatiche. Ci nocumento del mio
umore, perch io a Paolo Isotta voglio bene: se
altri avesse fatto scrivere ci che a suo tempo
Egli fece scrivere contro di me (camor ra) lavrei gi scaraventato dalle scale atonali che al
solito sparpaglia pei suoi ampollosi elzeviri gi
sospesi tra il diritto r omano e la mera inven zione lessicale. Dicevo che gli voglio bene
evidente si ch gli perdono, circa Shostakovic,
la scolastica traslitterazione dal cirillico (proprio quella doveva scegliere) e davermi smentito prima di avermi letto (Egli conferma anzich confutare) e circa la Quinta daver confuso lispirazione bruckneriana con quella mahleriana (Egli odia Mahler) e di aver confuso il
secondo movimento della Decima con il quarto
della medesima (capita) e compr ensibilmente
di non sapere da uno che legge V olkov che
tra le reprimende zdanoviane e la presunta autocritica della Quinta, Shostakovic, fece in tempo a comporre Ventiquattro preludi e una Sonata di fattura assai pi semplicistica della
Quinta, che poi tanto facile non . Sui Car mina Burana: se le ascolti lui, queste pere di scansioni isoritmiche gi chiamasi cori da stadio.
Cercasse vieppi grane, domani sera Isotta passi da Rosiello che sono a cena l.
Filippo Facci

Luomo che ha dato una cultura alla destra Usa lascia la National Review
una istituzione nazionale, scrisse
una volta il Chicago T ribune di W ilE
liam F. Buckley, detto Bill, il leggendario

fondatore della National Review e uno dei


pi prestigiosi analisti politici della destra
americana. A 79 anni Buckley ha deciso di
rinunciare al controllo della propriet del
settimanale di opinioni e di pensier o politico che fond 49 anni fa, e di donare le sue
quote a un board fiduciario composto dai
suoi pi stretti collaboratori. Un passaggio
dei poteri che per la destra intellettuale
americana importante quanto quello si glato luned a Baghdad. Non c nessun intrigo, ha detto Buckley con il suo solito sti le cinico e raffinato, la questione ha a che
fare con la mia mor talit. Buckley, alla
cui biografia sta lavorando Sam T
anenhaus, cio lattuale dir ettore dellinserto libri del New York Times, ha fondato
la National Review nel novembr e 1955 e
lha diretta fino al 5 ottobre del 1990, rifiutando nel frattempo anche una candidatu ra a governatore dello Stato di New York.
La sua creatura, N ational Review , ha
sdoganato nel mondo della cultura la de -

stra conservatrice e repubblicana. Per an ni stata lunico luogo di destra dove cir colasse pensiero politico e battaglia cultu rale. National Review fuori luogo, scrisse Buckley nelleditoriale di presentazione
della rivista datato 19 novembr e 1955, nel
senso che fin dallinizio la contrappose al
mainstream del New York Times.
Il politicamente corretto e il radical chic
non cerano ancora, ma Bill Buckley fu il
primo a organizzare una risposta culturale
alla classe intellettuale che aveva abban donato il conservatorismo per inseguire le
progressive sorti del socialismo e dellan tagonismo politico. La National Review si
mette di traverso alla storia e le urla di fermarsi, in un momento in cui nessuno portato a farlo o non ha la pazienza necessaria
con quelli che vorrebbero farlo, questa
la sintesi, codificata fin dal primo editoriale, dellappr occio della N ational Review .
Su quelle pagine, quando Ronald Reagan
era ancora iscritto al par tito Democratico,
cominciarono ad elaborare e a discutere le
idee liberiste e fiscali che in seguito divennero il marchio di fabbrica di Reagan.

La National Review oggi la rivista del le giovani leve dei conservatoroni vecchio
stampo, contro laborto, contro le misure liberali sullimmigrazione, contro la politica
della spesa di Bush che, secondo la rivista,
cos ter ribilmente vicina alle ricette di
spesa dei liberal. Il settimanale ha appog giato linvasione dellIraq, sebbene un an no dopo abbia cominciato a nutrir e seri
dubbi sulla saggezza di quella scelta: La
grande visione di un medio oriente libero e
democratico andrebbe ridimensionata, si
leggeva in un editoriale di un paio di mesi
fa. Lo stesso Buckley dice che se prima della guerra avesse immaginato in che situa zione si sarebbe trovata lAmerica un anno
dopo linvasione, certamente si sarebbe opposto allintervento.
In realt la National Review non ha mai
dato grande impor tanza allidealismo de mocratico dei neocon, nonostante Buckley
nel 1971 sia stato il primo intellettuale di
destra a capir e che nella sinistra liberal
stava succedendo quello smottamento che
poi port alluscita dei neoconservatori dalla galassia liberal. I neocon, allora riuniti

intorno alla rivista Commentar y, stavano


ancora a sinistra e lottavano contro la deriva potenzialmente antiamericana verso cui
tendeva il liberalismo Usa. Addirittura non
era stata ancora coniata la par ola neocon, che del 1973. Eppur e due anni prima, Buckley firm un editoriale dal titolo
Cmon in, the water is fine, venite, lacqua
buona, che voleva esser e una rassicurazione ai futuri neocon su quanto sarebbero
stati bene accolti nel mondo misterioso dei
conservatori. Era ancora troppo presto, ma
se negli anni successivi i neocon trasmigrarono a destra un ruolo lo ebbe Buckley.
Il dialogo con i neocon, pur nella diver sit, resiste ancora, specie sul sito Inter net
che ospita una delle pi sofisticate riviste
on line della rete. Ogni giorno su National
Review Online scrivono Michael Ledeen,
Victor Davis Hanson, Michael Rubin, David
Frum, Michael Novak e tanti altri dellarcipelago neo, paleo, social conser
vatore.
Spesso le idee di Buckley e dei suoi sono
antimoderne, ma se la destra americana
ha una cultura, il merito del neopensio nato William F. Buckley. (chr. ro.)

Arriva Bartolomeo, gli ortodossi dItalia si contano e un po litigano


Roma. Paolo VI laveva promesso, quarantanni fa, allallora patriarca di Costantinopoli, Athenagoras: la comunit greca
ortodossa di Roma avrebbe avuto una degna sede ecclesiale. La promessa stata
mantenuta, e Sua Santit Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, pr esiede stamattina una solenne liturgia eucaristica nella
chiesa di San T eodoro Megalomartire al
Palatino, destinata per volont di Giovanni
Paolo II allArcidiocesi ortodossa dItalia.
La circostanza significativa, e non solo
dal punto di vista ecumenico. La Caritas ha
appena annunciato che tra gli immigrati in
Italia in grande crescita la componente
ortodossa. Per tutto lOttocento e per gran
parte del N ovecento, la Chiesa cattolica
gett lallarme sullinvasione dellItalia
da parte dei missionari protestanti. Arrivati i tempi dellecumenismo, quellallarme
cess, sostituito da quello di gran parte dellopinione pubblica sullinvasione degli
immigrati islamici, in breve divenuti la seconda comunit religiosa del Paese. Al
punto che gi da prima dell11 settembre
alcuni ambienti della gerarchia ecclesiastica hanno ricominciato sommessamente
a consigliare di porre qualche limite, favo-

rendo piuttosto limmigrazione di cristiani.


Sorpresa delle sorprese, adesso londata
dei musulmani rifluisce, e si annuncia una
imprevista, terza invasione: or todossa. E
proprio un organismo cattolico qualificato
come la Caritas ad annunciare la nuova tendenza, nelledizione 2004 del dossier statistico sugli immigrati. Per la verit, la proiezione che il documento fa sullappartenenza religiosa degli stranieri r esidenti in Italia si basa su un meccanismo in parte opinabile: proiettare sugli immigrati soggiornanti le appartenenze religiose dei Paesi di
provenienza. Si presuppone, cio, che la
composizione religiosa delle comunit straniere sia analoga a quella presente nei Paesi di origine. Non sempre vero. I filippini,
ad esempio, sono al 70 per cento cattolici, al
20 per cento protestanti e al 10 per cento
musulmani. Ma in un Paese come lItalia,
dove la loro immigrazione molto legata a
circuiti parrocchiali, i cattolici ar rivano in
proporzione molto pi alta, mentre i protestanti preferiscono gli Usa e i musulmani gli
Stati del Golfo Persico.
Il rapporto una tendenza generale co munque la indica: della r egolarizzazione
del 2002 hanno pr ofittato solo 180.000 mu -

sulmani contr o ben 400.000 cristiani, dei


quali due su tre sono ortodossi. I cristiani oltrepassano per la prima volta la met del totale dei residenti stranieri regolari (rispetto
alle rilevazioni degli anni passati 1.281.000
su 2,5 milioni, contr o 824.000 islamici e
110.000 fedeli di religioni orientali). In percentuale, i cristiani sono passati dal 44,6 del
1991 al 50,3 per cento di oggi, mentr e i musulmani sono scesi dal 38 al 32,4 per cento.
Gli ortodossi, nello stesso periodo di tempo,
sono passati da 43.000 a 515.000, e sarebbero
quindi diventati la terza denominazione religiosa presente in Italia dopo cattolicesimo
e islamismo, e prima dei 400.000 T estimoni
di Geova. Anche se, come per lIslam, non
c ancora unintesa che permetta agli ortodossi di accedere alla ripartizione dellotto
per mille. In comune con i musulmani, c la
difficolt di costruire una struttura di rappresentanza unitaria in grado di far e da interlocutore nei confronti dello Stato italia no. Su 104 chiese e luoghi di culto or todossi
in Italia, infatti, 62 dipendono dallArcidiocesi ortodossa dItalia costituita dal Patriarcato di Costantinopoli nel 1991 e ricono sciuta come persona giuridica nel 1998, e altre due dipendono dallEsar cato delle Co -

munit di tradizione russa in Europa occidentale, pure dipendente dal Patriarcato di


Costantinopoli, che in linea di principio ri vendica la giurisdizione su tutta lItalia.
Tant che nellArcidiocesi dItalia ci sono
anche una parrocchia di lingua r omena e
una di lingua serba. Ma questa pr etesa
contestata sia dal Decanato dItalia della
Diocesi del Chersoneso del Patriar cato di
Mosca, da cui dipendono 16 luoghi di culto;
sia dal Metropolita di Zagabria, Slovenia e
Italia del Patriarcato di Serbia, che ne ge stisce 4; sia dal V icariato dItalia della Dio cesi dellEuropa occidentale e meridionale
del Patriarcato di Romania, che ne ha 19; e
perfino dalla Chiesa ortodossa autocefala di
Polonia, che ha una chiesa ad Algher o. E
un capitolo ulterior e dei difficili rapporti
tra chiese ortodosse, recentemente sfociati
nella rissa tra r ussi e Patriar cato di Co stantinopoli sui fedeli di Cuba e nel contrasto tra lo stesso Patriar cato e la chiesa gr eca sulle diocesi della Gr ecia del nord. Inoltre, nella concezione teologica ortodossa separare queste chiese dai patriarcati di riferimento costituirebbe scisma: ma per la legge italiana le intese si possono firmare solo
con entit nazionali.

Royal watch
Delicatezze borboniche
sullEurostar, il Duca di Calabria
offre champagne al Duca dAosta
ra morto quattro anni fa a Madrid. NaE
poli ha chiesto le sue spoglie, che venisse sepolto nella sua terra con tutti gli

onori, nella Chiesa di Palazzo, la splendida


basilica di San Ferdinando, dentro alla cappella di San Luigi Gonzaga. Letterato, cosmopolita, umanista, uomo di grande spiri to, Sua Altezza Reale il Principe Giovanni
di Borbone delle Due Sicilie riposa oggi con
tutti gli onori nella terra dei suoi avi. Per ricordarlo sono arrivati cinquanta Borbone.
Cerano i fratelli Casimiro e Antonio, rispettivamente coniugati con la figlia delleroe dellAmba Alagi e con la figlia del Duca
di Wuttemberg, cerano le sorelle Margherita e Maria Immacolata, i nipoti Gennaro,
Francesco, Luigi Alfonso e il Legionario di
Cristo, Alessandro Sicilia-Aosta, era presente financo la Marchesa Ines Carelli Palombi, figlia dellInfante di Spagna, Don
Carlos. In prima fila naturalmente il capo di
Casa Reale, il Duca di Calabria, con lui anche il capo del Cerimoniale della Far nesina, lAmbasciatore Paolo Pucci di Benisichi, e la Signora Mariapia Fanfani. Il principe Giovanni era figlio di Gabriele, figlio
minore del Conte di Caserta e della figlia
del Conte di Trapani, Maria Antonietta.
A esequie avvenute, in molti ripartono
verso Roma in treno. La carrozza dellEurostar frequentata benissimo, Boncompagni,
Windishgraetz, Agnelli, il viaggio breve,
ma il Duca dAosta non intende affrontarlo
sprovveduto. Acquista da un venditore ambulante bibite in una bacinella piena di
ghiaccio, e con una punta di understatement che fa sempre chic, passa tra i sedili
dello scompartimento per rinfr escare le
principesse assetate. Ma come in un film, ecco che arriva il capo ser vizio del treno, accompagnato dai suoi garons, con un carrello pieno di flutes e spumante ghiacciato, e
dice: Altezza Reale, abbiamo saputo dal
Duca di Calabria che lei sta viaggiando su
terra borbonica con generi di consumo troppo modesti. Il Duca di Calabria le manda
questo spumante affinch il passaggio sulle
terre dellantico regno risulti a Sua Altezza
Reale e ai suoi ospiti, pi gradevole. Una
scena daltri tempi, una conferma della classe delle linee ferroviarie borboniche, le prime a essere costruite nellItalia preunitaria.
Il cardinale e le onorificenze
A Roma i giornali fanno speculazioni sulle dimissioni del cardinale Francesco Pompedda, Gran Priore dellOrdine Costantiniano, da Prefetto del Supremo T ribunale
della Segnatura Apostolica, per raggiunti limiti di et. Dimissioni regolarmente accettate dal Santo Padre e senza rinnovo dellincarico, come sarebbe consuetudine. Al
suo posto stato nominato il vescovo di Albano, Agostino Vallini. Alcuni, con un pizzico di fantasia, hanno voluto parlare di un
monito da parte della Segreteria di Stato
Vaticana verso Sua Eminenza, che a ogni
buon conto rimasto Presidente della Corte di Cassazione, per essersi troppo legato
allOrdine Dinastico del Duca di Castro, cugino del compianto Principe Giovanni. Interpretazione bizzarra e decisamente poco
informata, laddove ricordiamo in primo luogo che proprio dalla Segreteria di Stato era
pervenuta il 1 novembre del 2003 la nomina di Pompedda a Gran Priore, e che ben
sette mesi fa Monsignor Vallini aveva accettato la Commenda Costantiniana, a Palazzo
Savelli, sede del Comune di Albano. N el
consegnarla a nome del Gran Maestro, lAddetto del Duca di Calabria, Leonardo Saviano, ha sottolineato come questa onorifi cenza fosse simbolica in quanto andava a
saldare un debito secolare che la Casa Reale delle Due Sicilie aveva con la chiesa di
Albano per aver ospitato le spoglie mortali
della Regina Maria Teresa, seconda moglie
di Ferdinando II, nata Austria, l sepolta
per un secolo e mezzo, fino alla recente traslazione in Santa Chiara a Napoli. Con lei
mor anche il Cardinale Altieri, anche lui
martire, nel disperato tentativo di assistere
la popolazione di Albano colpita dallepidemia di colera, a loro Monsignor Vallini ha
voluto dedicare la sua decorazione.
Stefano Palumbo

Alta Societ
Villa Taverna, 2 luglio, Indipendence
Day Reception. The Cincsouth Brass
Quintet suoner il National Anthem. Hot
Dogs, Hambur gers, Drinks, Ice Creams, Popcorn. God bless America. Forever.

SE IL TERRORISMO NON E DAUTORE


Sms dallIraq
Anche in Francia, nel traffico
caotico di reti del terrore, a volte si
scontrano inquirenti e giudici
Parigi. La Francia, fino agli attentati di
Madrid del marzo scorso, era il paese che
in Europa aveva pr obabilmente subito il
maggior numer o di attentati di matrice
islamica sul suo ter ritorio. In seguito al londata di attacchi attribuiti allIran di
Khomeini, che a Parigi, nel settembre 1986,
fecero undici morti e pi di 150 feriti, lal lora primo ministro Jacques Chirac istitu
lattuale polo giudiziario verso il quale
convergono tutte le inchieste legate al ter rorismo. Tra lagosto e lottobr e del 1995
Parigi sub una seconda ondata di attentati, sempre di origine islamista, che costa rono la vita a dieci persone e ne ferir ono
pi di 200. Questa volta gli attentati furono
attribuiti agli algerini del Gia (Groupement
islamique ar m), braccio ar mato del Fis
(Front islamique du salut). A questi atten tati vanno aggiunti episodi drammatici, come il dirottamento di un Airbus di Air
France della linea Algeri-Parigi, nel di cembre del 1994. Allaer oporto di Marsi glia, dove laereo fu fatto atterrare, lintervento delle forze speciali francesi liber i
passeggeri. Nella propaganda del Gia il dirottamento era rappresentato con un aereo
in picchiata sulla Tour Eiffel, quasi un annuncio dell11/9.
Le indagini successive a questi attentati
avevano mostrato agli inquirenti lestrema
complessit della rete terrorista, alla quale aderivano algerini, tunisini, marocchini,
egiziani, sauditi e francesi, in gran parte
passati dai campi daddestramento in Bosnia, Cecenia e Afghanistan. A complicar e
il quadro, gli inquirenti scoprirono le relazioni tra islamisti e malavita. N el marzo
1996, a Lilla, le indagini su alcune rapine
portarono a un gruppo di individui il cui
covo, a Roubaix, fu preso dassalto dalle
forze dellordine. La maggior parte degli
islamisti prefer morire facendo esplodere
alcune bombe, come hanno fatto altri terroristi in Spagna alcune settimane fa. Tra le
macerie gli investigatori trovarono documenti che mostravano come nove dei dieci
islamisti appartenessero ai battaglioni dei
moudjahidine di Zeenica, in Bosnia. In seguito le indagini metteranno in evidenza
come alcuni militanti del jihad, arrestati in
precedenza, avessero fatto proselitismo
nelle prigioni, convincendo giovani delin quenti musulmani a entrare nella rete.
In questo contesto, dove operano piccoli gruppi atomizzati dice un esperto dei
servizi lintervento di al Qaida rende la situazione ancora pi complicata. Da alcu ni anni la Francia sembra essere un paese
di transito e di reclutamento, e non pi il
bersaglio diretto. Gli attentati del 1986 sono
attribuibili al Jihad islamico, mentre il Gia
responsabile di quelli del 1995. Nel primo
caso probabile che gli attentati nacquero
nel clima di contrasto tra il governo iraniano e quello francese, che aveva sospeso il
finanziamento e la collaborazione per la
costruzione, in Iran, di una centrale per
larricchimento delluranio. Gli attentati
del 1995 hanno invece a che vedere con i
rapporti tra il governo di Algeri, che annull le elezioni favorevoli agli islamisti, e
quello di Parigi, che lo sostenne.
La dissimulazione delle cellule
Da una parte si ha quindi una nebulosa
islamista atomizzata, che pu dissimularsi
nelle numerose associazioni caritative musulmane e che fornisce finanziamenti, logistica e manovalanza, e dallaltra dei gruppi
islamici pi strutturati che tirano i fili. Questa complessit pu anche generare tensioni e incomprensioni tra gli stessi investigatori e la loro gerarchia, com successo la
scorsa settimana, quando un giudice istruttore ha rilasciato alcuni presunti militanti
del Jihad fatti arrestare dai giudici antiterrorismo. Secondo gli investigatori alcuni salafisti radicali, che attraverso lassociazio ne Iqra dirigono una moschea a LevalloisPerret, nellovest di Parigi, avrebbero utilizzato il denaro dei fedeli musulmani per
alimentare la guerra santa. T ra gli elementi di accusa anche un sms scoperto sul
telefonino di uno dei responsabili della
moschea. Il messaggio: Il gruppo ben arrivato. Vi contatto se ho bisogno daiuto,
sarebbe stato inviato dallIraq da un fran cese convertito allislam. Gli elementi scoperti in questa indagine, i dubbi sulla reale destinazione della zakat, la questua musulmana, e i contatti con zone turbolente,
come lIraq, non sono stati ritenuti sufficienti, i sospetti sono stati liberati.
Gianluca Arrigoni

IL FOGLIO

ANNO IX NUMERO 180 - PAG I

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 1 LUGLIO 2004

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quotidiano

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GIUSTIZIA

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Quando una sigla non costituisce fatto notorio il gip cancella il reato

1.

Se oggi si discutesse di organizzazioni


terroristiche tipo le Brigate Rosse e
dellomicidio di Aldo Moro, questo Giudice non avrebbe alcuna necessit di aver e
la prova che sono esistite le Brigate Rosse
in Italia e che Aldo Mor o sia stato assassinato, perch potrebbe utilizzare listituto
del fatto notorio (). Lorganizzazione terroristica e lomicidio pr edetti, infatti, appartengono alla comune coscienza del po polo italiano e nessuno potr ebbe porli in
dubbio. Ma Hassan Hattab? Il Gspc (Gr uppo salafita per la pr edicazione e il com battimento)? Uno o pi omicidi in Algeria?
Il caratter e pi disciplinato del Gspc ri spetto alle unit operanti sotto la sigla del
Gia? Il Gia?. E il passaggio centrale il
pi significativo dellor dinanza dell8
gennaio 2004, con la quale il dottor Um berto Antico, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, ha rigetta to le richieste del pubblico minister o di
sottoporre a custodia cautelare in carcere
una serie di soggetti indagati per ter rori-

Le indagini sono state vane non


perch ritenute non vere, ma
perch il gip non ha considerato il
Gspc e il Gia gruppi eversivi
smo internazionale, in quanto indiziati di
appartenere in Italia a una r ete di soste gno logistico del Gr uppo salafita per la
predicazione e il combattimento (Gspc),
collegato con al Qaida, finalizzato a com piere attentati in Algeria. Il pm aveva in dividuato i ruoli di ciascuno degli indaga ti, dagli or ganizzatori ai dirigenti ai sem plici partecipi, e aveva anche indicato i
comportamenti concreti, rivelativi dellattivit dellassociazione terroristica, dal reclutamento alla raccolta di finanziamenti,
dalla falsificazione di documenti allassi stenza legale degli immigrati.
Che qualche elemento sostanziale con tro gli indagati ci fosse confermato dalla
circostanza che il gip ha comunque disposto larresto di tre di loro per ricettazione
di documenti falsi, ritenendo che si fosse
realizzata pure la contraffazione degli
stessi. Dunque, in quel procedimento si
era concretamente riscontrato uno dei rami di attivit pi intensi delle cellule terroristiche presenti in Europa: quello che
consente ai terroristi di occultarsi sotto generalit diverse da quelle reali. Ma ci
che interessa di pi nella vicenda non
tanto capire se nel caso in esame vi fossero o meno, dal punto di vista giudiziario,
gli elementi di fatto r egistrati dallorgano
di polizia che aveva svolto le indagini
nella specie, il Ros e sottolineati dal pm:
di questo si stanno interessando altri giudici, davanti ai quali il pm ha fatto appello. Interessa invece constatare che le valutazioni di carattere generale riportate
allinizio hanno fatto s che il giudice ab bia escluso lesistenza di una associazione
terroristica, e abbia negato che il Gspc sia
una associazione terroristica; da questa
esclusione derivata lesenzione di responsabilit per i presunti appartenenti a
quellassociazione.
Appartiene alla conoscenza e allap profondimento del singolo giudice, sulla
base dei dati oggettivi a disposizione, capire se un tale par te attiva di una cellula
terroristica; chi non ha r uoli istituzionali
in quel particolare procedimento pu solo
accendere un cero al santo preferito affinch laccertamento sia il pi possibile aderente alla realt, per non mandare in carcere innocenti e per non lasciare in libert
dei potenziali assassini. Costituisce invece
un dato culturale non esclusivo del giudi ce la consapevolezza dellesistenza e delle
caratteristiche attuali del ter rorismo di
matrice islamica. Il problema da porsi il
seguente: pur se questo dato non esclusivo del patrimonio di conoscenza del giudice, pu rimanere estraneo alla sua cultu ra? Cio, a quellinsieme di parametri che
concorrono a formare la sua decisione? Se
la risposta fosse af fermativa senza incer tezze, le conseguenze sar ebbero tragiche.
Per restare al caso di Napoli, accaduto
che anni di indagini, di appostamenti, di
intercettazioni, di confr onti fra nomi ed
episodi, siano stati (al momento) vanificati
non perch ritenuti non veri, ma per ch
non si considerato provato che un determinato gruppo il Gspc fosse qualifica bile come terrorista. Addirittura ci si posto il dubbio della esistenza e della natura
del Gia (a Napoli! dove per la prima volta
in Italia dieci anni fa sono iniziate le inda-

Il gip sostiene che si parla di


jihad come lotta morale, ma se
lo si fa in un contesto di traffico
darmi, vale la stessa tesi?
gini sul terrorismo islamico, relative proprio al Gia); non pr ovato, e non costitui sce nemmeno fatto notorio. Questo non
succede soltanto a Napoli. E avvenuto di
recente a Per ugia, allor ch i giudici del
riesame hanno scarcerato tre dirigenti del
Campo antimperialista e dei Comitati per
la resistenza del popolo irakeno, in pr ecedenza arrestati per aver ospitato, nascosto
e finanziato terroristi turchi del Devrmci
Halk Kur tulus Partisi-Cephesi (Dhkp/c).
Avviene in altre sedi giudiziarie.
Si ha la conferma che il problema sia
anzitutto culturale allorch lordinan2.
za del dottor Antico si spinta alla disa -

mina lessicale di ter mini come salafita,


jihad, fondamentalismo per giungere alla conclusione che la variet di significati
di ciascuna di queste parole impedisce di
prenderli in considerazione negativamen te per gli indagati che ne fanno uso. Quan -

do, per esempio, in una inter cettazione si


sente evocare il jihad, secondo il gip di Napoli nulla esclude che si faccia riferimento
alla lotta morale per migliorar e se stessi e
per sottomettersi alla legge di Allah. Il che
vero in tesi: ma quando chi parla di jihad
viene trovato in possesso di decine di pas saporti falsificati e in altr e intercettazioni
conversa con chi a sua volta fa riferimento
specifico a traffici di armi, sostenere quella tesi equivale a sposar e un pregiudizio
che non tollera prove contrarie. Ma il nocciolo della questione quello del brano riportato allinizio: or ganizzazioni da tutti,
anche per via giudiziaria, considerate ter roristiche, non possono esser e qualificate
tali perch la loro conoscenza non appartiene alla comune coscienza del popolo italiano, e quindi nemmeno a quella del giudice. Non un pr oblema di soluzione faci le; chi si accontenta del mero rispetto della forma potrebbe osser vare che la que stione si risolver quando la Corte di Cassazione si pr onuncer in via definitiva su
questa, come su altre vicende che interessano realt del terrorismo islamico: nei futuri procedimenti di merito, la pr oduzione
agli atti del giudizio di quelle decisioni
consentir di dare per presupposto ci che
oggi giudici come il gip di Napoli ritengono
indimostrato. In passato andata cos, per
esempio, per la sacra corona unita: quando inter venuta la prima sentenza della
Cassazione che lha qualificata associazione mafiosa bastato depositare nei giudizi di merito copia di questa decisione, e da
quel momento in avanti non stato pi ne cessario dimostrare in ogni singolo processo che lorganizzazione esisteva e che ave va natura criminale e mafiosa.
Ma nel caso che qui interessa non esattamente la stessa cosa: nella vicenda della
sacra corona i giudici di merito avevano
ricostruito i fatti che poi hanno condotto la
Cassazione a confer mare la mafiosit di
quella organizzazione, e lavevano gi per
proprio conto qualificata in questo modo.
Per il terrorismo islamico pi di un giudicante ha rinunciato e rinuncia addirittura
allesame del fatto costituito dallesistenza
di una o pi associazioni ter roristiche e
questo rende pi difficile la qualificazione.
Vi poi, a fianco, un risvolto concr eto al

quale perfino il giurista, che, come gli altri,


prende la metropolitana e fa la spesa al supermercato, non dovrebbe restare indifferente: mentr e si attendono i tempi della
Cassazione, probabili terroristi circolano
per le strade, frequentano le metropolitane
e passano fra i banchi dei supermercati; ci
preoccupa di per s. Che per avvenga do po che le for ze di polizia hanno raccolto
elementi a loro carico e un pm li ha sintetizzati in una richiesta di ar resto, solo perch un giudice ritiene che lassociazione a
cui quei soggetti appar tengono non sia da
considerare terroristica in base alla co mune coscienza del popolo italiano tran quillizza ancora di meno.
Sia chiaro: non vi nessun desiderio di
leggi speciali o di diminuir e le ga3.
ranzie del pr ocesso. Ma ci sar pur e un
punto di equilibrio fra la possibilit di lunghe detenzioni cautelari intr odotta in altri
paesi occidentali per questi delitti, con deroghe significative ai sistemi di raccolta
delle prove, e lignoranza degli elementi essenziali del quadro, in quanto non attingi bili da fatti notori, teorizzata dal gip di
Napoli. Lesperienza italiana segnala fino a
questo momento, a legislazione sostanzial mente invariata, un ottimo lavor o di prevenzione e di conoscenza della r ealt del
terrorismo islamico da parte dei nostri servizi di informazione e delle forze di polizia.
Segnala al tempo stesso un punto debole
costituito, non sempr e e non da per tutto,
da una risposta di or gani giudicanti inadeguata non perch garantista (come se fosse forcaiolo un pm che espone in or dine
e con rigore logico un insieme di elementi
indizianti), ma perch non attrezzata a una
minaccia criminale nuova e diversa rispetto al passato. Non lunica lacuna esisten te nel nostro sistema: le questioni sono tante e riguar dano, volendo r estare al piano
strettamente processuale, i rapporti con le
autorit giudiziarie di altri Stati; la diso mogeneit di norme, in base alla quale atti
formalmente ineccepibili in alcuni ordinamenti sono inutilizzabili da noi; i tempi delle rogatorie internazionali troppo lunghi, di

fronte alle necessit di inter venti imme diati. E per questi aspetti sono gi oggetto
di attenzione in sede europea e nei consessi internazionali: hanno, purtroppo, tempi
indeterminati di definizione, dovr ebbero
essere tenuti in un conto superior e rispetto alle quote latte o allidentit della pizza,
ma non sono comunque estranei allagenda
degli addetti ai lavori.
Il discorso sviluppato fino a questo mo mento viceversa segnala un pr oblema che,
anche in sede giudiziaria, non viene percepito come tale se non da una cer chia ristretta. La segnalazione del pr oblema pu
favorire la sua considerazione; per non
sufficiente: si tratta di capire come uscirne.
Per giungere a questo, necessario com prenderlo nella sua effettiva configurazione: e constatare anzitutto che non riguarda
la magistratura nel suo insieme, bens una
parte non marginale della magistratura
giudicante. Le pr ocure sono pi vicine ai
fatti di indagine e, come fa ben compr endere Stefano Dambruoso, fino a pochi mesi
fa impegnato nelle pi importanti indagini
sul terrorismo islamico, nel suo r ecente libro Milano Bagdad, i pubblici ministeri
vivono in simbiosi con la polizia giudizia ria, della quale condividono fatiche, ansie,
successi e fallimenti. Questa maggiore adesione alla realt manca ai giudicanti: non
sempre un male, in questo caso s. N giova farsi prendere dalla tentazione di invo care o di disporre accertamenti disciplinari verso i giudicanti che seguono questi ra gionamenti: un riflesso condizionato che
non affronta in modo dir etto il pr oblema,
che in ogni caso pr escinde dai compor tamenti che in tesi legittimano il richiamo alla deontologia.
Alla ricerca di ipotesi di soluzione, si
4.
pu partire proprio dal brano riportato
allinizio: Se oggi si discutesse di or ganiz-

zazioni terroristiche tipo le Brigate Rosse e


dellomicidio di Aldo Moro, questo Giudice
non avrebbe alcuna necessit di aver e la
prova che sono esistite le Brigate Rosse in
Italia e che Aldo Moro sia stato assassinato,
perch potrebbe utilizzare listituto del fatto notorio. Ma quando si discuteva, anche
in sedi giudiziarie, di Brigate Rosse alle poca dellomicidio di Aldo Moro, o nel pe-

riodo immediatamente precedente, a quali


conclusioni si per veniva? Non sempr e ha
costituito fatto notorio che quello delle
Br fosse terrorismo e che fosse pur e rosso; era altrettanto poco notorio che as sociazioni della sinistra estr ema diverse
dalle Br fossero ritenute terroriste: questa
ambiguit di valutazione, non sempre involontaria, non si limitata a un periodo di
pochi mesi. Basta ricor dare le critiche pe santi, per eccesso di zelo, che Magistratura
democratica (Md) rivolse al lavor o di repressione della lotta armata mosse nei confronti di Giancarlo Caselli e di Guido Viola,
pure aderenti alla medesima corrente. Basta ricordare la difesa, da par te della sinistra politica e di Md, dellavv . Lazagna, incriminato da Caselli per contiguit al ter rorismo brigatista: in quella circostanza un
gruppo di magistrati convintamente demo cratici arriv a riunirsi per valutar e se il
supporto probatorio a carico di Lazagna
fosse sufficiente a giustificare la detenzione. Solo in seguito lar ga parte dei magi strati democratici riconobbe che Caselli
aveva ragione, che le prove contro Lazagna
cerano, che le Br non erano sedicenti, e
che erano rosse per davvero: anche se la
presa di distanza dalla violenza diffusa le
molotov, per intender ci fu pi lunga ri spetto a quella dal terrorismo. La consapevolezza fu piena e definitiva quando, col
Pci inserito stabilmente nella maggioranza
allepoca della solidariet nazionale, la magistratura nel suo insieme cominci a pa gare un tributo di sangue sempr e pi pe sante per una scelta di contrasto senza in certezze. Anche allora, come oggi, vi furono
disquisizioni lessicali; non riguar davano
lestensione e il significato del ter mine
jihad: riguar davano il modo di porsi di
fronte alla lotta di classe e agli str umenti
da adoperare per giungere alla vittoria del
proletariato. C da chiedersi se oggi, in un
contesto, anche interno alla magistratura,
diverso per motivazioni e per spinte ideo logiche da quello di 30 anni fa, il caso di
ripetere errori simili, salvo a riser varsi la
soddisfazione, fra 25 anni, di poter di sporre di qualche fatto notorio in pi.

5.

Qualche passo in avanti sul piano della


chiarezza normativa stato fatto allin domani dell11 settembre. Nellottobre 2001
il governo ha presentato al Parlamento un
decreto legge, pr ontamente conver tito in
legge, che, fra laltr o, ha introdotto il delit to di partecipazione o organizzazione di associazioni con finalit di ter rorismo anche
internazionale e ha consentito lutilizzazione su questo versante di strumenti di indagine in pr ecedenza non adoperabili. Ma
evidentemente non bastato a convincere
una parte di color o che sono chiamati ad
applicare le norme che non esistono sol tanto nuove disposizioni incriminatrici e
procedurali; vi pur e una sensibilit cul turale e giuridica da affinare, in virt della
presenza di quelle nor me, che a lor o volta
rispondono, sia pure in parte, allesigenza
di fornire risposte giudiziarie adeguate al
nuovo volto del ter rorismo. Non credo che
su questo versante possa incider e quel
coordinamento centrale delle indagini che
viene sollecitato da pi tempo, allor ch si

Organizzazioni terroristiche non


sono qualificate tali perch la loro
conoscenza non appartiene alla
coscienza del popolo italiano
prospetta la costituzione di una Procura nazionale antiterrorismo, ovvero una esten sione delle competenze della Pr ocura nazionale antimafia, come ha suggerito sva riate volte lattuale procuratore Vigna, trovando concorde il ministr o Castelli; quel
coordinamento, comunque venisse attuato
(laggiunta di competenze alla Dna avrebbe
il pregio di andar e esente da oneri finan ziari), sarebbe utilissimo, ma riguar derebbe la magistratura inquirente, e si tradurrebbe nello sforzo di eliminare le sovrapposizioni e le inter ferenze fra il lavor o di
tutte le Procure ordinarie sparse sul ter ritorio nazionale; non incider ebbe sul pr oblema cui si fatto cenno finora. N que stultimo verrebbe superato dal riferimen to, da parte del pubblico ministero, a black
list dellUnione europea o di organismi internazionali: se vale la pr emessa pi volte
richiamata, il giudicante esige o pr ove da
produrre ogni volta per intero in ordine alla natura terroristica di una certa associazione (il che concr etamente impossibile)
o un dato consolidato dal punto di vista della comune coscienza del popolo italiano;
e la lista non ha queste caratteristiche.
Resta il piano della formazione e dellaggiornamento professionale: per il quale, come tutti sanno, il Csm ha competenza
piena ed esclusiva e la magistratura asso ciata rivendica altrettanto piena ed esclu siva autonomia, al punto da criticar e la
riforma dellordinamento giudiziario, fra
laltro, per il fatto che intacca quella competenza. Pu allora esser e interessante
constatare che, mentre gi da qualche an no le forze di polizia promuovono per i
propri ufficiali e funzionari corsi di ag giornamento sullislam, e sul terrorismo
che ha quella matrice, nellinter o anno
2004 il Csm ha programmato un solo seminario sul tema, dal titolo Terrorismo e legislazione penale; si svolto a Roma dal
29 al 31 marzo, e ha interessato circa cento
partecipanti. Gi questi dati illustrano il
grado di coinvolgimento dellincontr o di
studi: poco pi di un paio di gior ni per un
gruppo limitatissimo di magistrati, solo
una parte dei quali svolgeva funzioni giudicanti. Sui contenuti, il seminario si occupato anche del terrorismo interno: tant
che ha incluso un appr ofondimento in ordine alle tecniche che hanno por tato alla
disarticolazione della str uttura delle Br ,
dopo larresto di Nadia Lioce. Una sezione
stata dedicata allomicidio di Marta Russo e ai rilievi balistici effettuati per individuare la traiettoria dei proiettili al fine di
risalire agli autori del delitto: che cosa
centri questo col terrorismo, interno o internazionale, tutto da scoprir e. E per
probabile che il semplice porsi questin terrogativo sia visto come una pericolosa
lesione dellautonomia e dellindipendenza della magistratura. Sul ter rorismo internazionale, a parte la segnalazione dei
problemi di rogatorie e di validit delle
prove cui prima si accennava, stata fatta
una lista solo verbale dei gr uppi eversivi
di matrice islamica, in modo approssimativo e senza nulla aggiunger e o approfondire rispetto alle notizie che si ricavano dal la lettura continuativa degli articoli che un
buon quotidiano dedica allar gomento.
N essun riferimento alle decisioni giudi -

Nel 2004 il Csm ha fatto un


solo seminario sul terrorismo. Il
porsi il problema una lesione
della sua autonomia?
ziarie che sono state pi volte citate finora
e ai problemi che esse sollevano. Tutto ci
si commenta da s e, fra laltr o, induce a
non temporeggiare n a tergiversare nel
condurre in porto la riforma dellordinamento giudiziario, anche nella par te relativa alle nuove competenze in materia di
formazione dei giudici. Ma induce, prima
ancora, ad approfondire la riflessione, e a
coinvolgere nella riflessione il mondo fo rense nel suo insieme, e in par ticolare la
magistratura giudicante.
Facendo tutti gli scongiuri, meglio un dibattito animato che esser e costretti dalla
forza drammatica dei fatti a r epentini mutamenti giurisprudenziali. Quei fatti non sono notori solo per chi non intenda quali ficarli come tali; ma, se si guar da al di l
della propria scrivania, e magari oltr e i
confini del Golfo di Napoli, appaiono tragicamente incombenti.
Alfredo Mantovano

Il caso Battisti
La Corte di appello di Parigi
ha detto s allestradizione dellex
terrorista. Parla Perrault
Parigi. Non sono bastati i sit in di Jane
Birkin in difesa di Cesare Battisti, e nemmeno i proclami di Philippe Sollers. A nulla poi servita la cittadinanza onoraria concessa allex fondatore dei Proletari armati
per il comunismo dagli eletti di sinistra al
consiglio comunale della Ville de Paris, che
volendo proteggere litaliano da una presunta persecuzione giudiziaria hanno per sino presenziato le udienze in tribunale,
senza fascia tricolore. Ieri mattina, la Chambre dinstruction della Corte di appello di
Parigi ha detto s allestradizione di Cesare
Battisti, richiesta dal governo italiano, dopo
essersi vista respinta per vizio di forma una
prima richiesta del 1991.
Non se laspettava lex fondatore dei Proletari armati per il comunismo, condannato
allergastolo per quattro omicidi commessi
o ideati tra il 1978 e il 1979 (del maresciallo
Antonio Santoro, dellagente Digos Andrea
Campagna, del macellaio di Mestre Lino Sabadini e del gioiellere milanese Pierluigi
Torregiani), fuggiasco in Messico dopo unevasione rocambolesca dal carcere di Frosinone, e da ventanni residente in Francia
grazie alla dottrina Mitterrand e alla sua
ambiguit accogliere i terroristi che avessero deposto le ar mi, purch non avesser o
ucciso che gli ha consentito di lavorare come portiere, mettere su famiglia almeno un
paio di volte, e scrivere gialli a sfondo autobiografico per La srie Noir di Gallimard.
Alla lettura della sentenza, apparso scosso, mentre i familiari piangevano, e i fan
esplodevano al grido di vergogna, questa
non giustizia. Era stato rimesso in libert
nel marzo scorso. E da allora era stato sommerso da un profluvio di attestati di solidariet, lettere aperte, manifestazioni varie,
sit in davanti al car cere della Sant, e per sino lonore duna visita in cella da parte
del segretario del Ps, Franois Hollande.
Sul caso c stata una forte pressione
mediatica, dice oggi Guillaume Perrault, il
trentenne cronista giudiziario del Figaro
che coi suoi articoli riuscito a cogliere in
contraddizione il socialista Hollande, e a
imporre un trattamento pi equilibrato del
caso, subito seguito dai colleghi dellExpress, e persino dalla redazione tendance
trockiste del Monde, mentre solo Libration teneva accesa la fiaccola della militanza a oltranza. Nel marzo scorso, quando la
Corte di appello di Parigi ha rimesso Battisti in libert controllata, con obbligo di consegnare il passaporto e non uscire dallIle
de France, i giudici sembravano accogliere
alcuni argomenti della difesa. Franois Hollande, che era andato a trovarlo alla Sant,
aveva commentato, esultando, la prova
che avevamo ragione. Oggi invece dopo approfondito esame, i magistrati riconoscono
la fondatezza della richiesta destradizione
e respingono le tesi della difesa. Non so se
sia stata la stampa a influenzarli, ma certo
un bello schiaffo ai fan di Battisti, o per lomeno la sconfessione delle loro tesi.
Quanto a Hollande, visto che vuole fare il
presidente della Repubblica, sarebbe interessante conoscere il suo parere. Ma non
penso che mi risponder.
La decisione della Corte dappello di Parigi dimostra, secondo Perrault, che lEuropa della giustizia sta cominciando a funzionare. E la prova che lEuropa rappresenta
una speranza per la Francia, perch solo il
contatto con gli altri paesi dEuropa permette di misurare gli arcaismi ideologici
che perdurano in Francia. Molte cose sono
cambiate rispetto alla prima richiesta di
estradizione respinta nel 1991. Allepoca la
procedura era tutta bur ocratica. Non cera
alcun contatto tra i magistrati dei vari paesi. E, per quanto strano possa sembrare, i
giudici francesi potevano pronunciarsi, e di
fatto si sono pronunciati, senza avere dettagli precisi sulla procedura italiana del processo in contumacia, che non implica lassenza dei difensori, come hanno fatto credere gli avvocati di Battisti, ma il fatto che
limputato non si presenti dai giudici.
Una novit giudiziaria e culturale
La novit per oltre che giudiziaria politica, anzi culturale. Dimostra la sensibilit
della magistratura francese allair du tem ps, al nuovo clima di lotta al terrorismo che
malgrado linerzia dellestrema sinistra e i
suoi arcaismi si respira dopo l11 settembre:
Le dimensioni che ha preso il caso Battisti
dice Perrault traducono la cecit ideologica di molti intellettuali francesi, che restano affascinati dallidea di violenza e di rivoluzione per procura, la rivoluzione in casa daltri. Rispettano Battisti e sono pr onti
a dar credito alle ipotesi pi ir realistiche,
convinti come sono che sia innocente, che
non abbia commesso i reati per i quali stato condannato. Credono che lItalia degli anni Settanta fosse come il Cile di Pinochet.
Difendere questo signore, per loro, un modo di restare ancorati ai sogni di giovent.
Ma da perfetti irresponsabili, oltrech
fuori luogo, applaudire Battisti come un
eroe, mentre c gente che per colpa dei
suoi espropri proletari e vendette politiche
vive da anni su una sedia a rotelle.
Gli avvocati di Battisti hanno gi annun ciato un ricorso in Cassazione. Il che potrebbe tardare di qualche mese lestradizione vera e propria. Gli avvocati fanno il
loro mestiere dice Perrault . Io per non
credo che il loro ricorso sar accolto. Non
vedo quale regola di diritto potr essere invocata per salvare Battisti, che a questo
punto non sar estradato prima di settembre. Se poi il decreto di estradizione sar
contestato di fronte al Consiglio di Stato, il
suo soggiorno parigino non durer pi di un
anno. Questo genere di cause si giudicano
velocemente. E la dimensione internazionale a imporlo.
Marina Valensise

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